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Sommario del 24/12/2009

Il Papa e la Santa Sede

  • Alle 22 in San Pietro, la Messa della Notte di Natale. Il Papa: avere un cuore vigilante per vedere la luce dell’amore di Dio nel buio del mondo
  • Comprendere il mistero del Natale con gli occhi del bambino: la riflessione di mons. Canobbio
  • Nomina
  • Natale. Farsi prossimi ai lontani, con rispetto: editoriale di padre Lombardi
  • Il Papa accende il lume della pace all’inaugurazione del Presepe in Piazza San Pietro
  • Oggi su "L'Osservatore Romano"
  • Oggi in Primo Piano

  • Natale in Terra Santa. Il nunzio: rafforzare l’impegno di pace
  • Vigilia di Natale di sangue in Iraq: minacce contro le chiese
  • L'arcivescovo dell'Aquila: il Bambino che nasce, speranza dei terremotati
  • Il Natale dei non credenti: intervista con lo scrittore Erri De Luca
  • Chiesa e Società

  • Indonesia: massima allerta per attacchi alle chiese durante le funzioni del Natale
  • India: pace e perdono, i due volti del Natale fra i cristiani dell’Orissa
  • Natale senza manifestazioni pubbliche per i cristiani di Bassora
  • Nel mondo 7 persone su 10 non hanno libertà religiosa
  • Il Senato Usa approva la riforma sanitaria: le riserve dei vescovi
  • Regali di Natale per 450 famiglie povere, cristiane e indù, dello Sri Lanka
  • Sri Lanka: il Natale delle Suore del Buon Pastore con i bimbi più poveri
  • Vescovi sud-coreani: la luce del Natale vince le tenebre del materialismo
  • Filippine: appello per un Natale senza sprechi del vescovo di Caloocan
  • Congo: preoccupazioni e speranze della Chiesa per le minacce dei ribelli ugandesi
  • Colombia: il dolore dei vescovi per l’assassinio del governatore di Caquetà
  • Bolivia. Il cardinale Terrazas: “I cristiani devono saper stare con Cristo”
  • Il patriarca di Lisbona: netto no al progetto di legge per le unioni gay
  • Taiwan: iniziative di evangelizzazione a Natale
  • Il Fondo famiglia del cardinale Tettamanzi compie un anno. Raccolti 6,5 milioni di euro
  • Inaugurato dalla Chiesa di Firenze nuovo centro di accoglienza per i senza tetto
  • 24 Ore nel Mondo

  • Pakistan: almeno cinque morti in un attacco suicida nel centro di Peshawar
  • Il Papa e la Santa Sede



    Alle 22 in San Pietro, la Messa della Notte di Natale. Il Papa: avere un cuore vigilante per vedere la luce dell’amore di Dio nel buio del mondo

    ◊   Benedetto XVI presiederà oggi alle ore 22, nella Basilica Vaticana, la Santa Messa della Notte per la Solennità del Natale del Signore. La solenne celebrazione sarà preceduta da un breve veglia di preghiera. Nel servizio di Alessandro Gisotti, ripercorriamo alcune riflessioni del Pontefice sulla bellezza di questa notte luminosa, in cui Dio si fa piccolo e bisognoso dell’amore umano:

     (Tu scendi dalle stelle)

    Nella Notte Santa, la luce squarcia le tenebre per sempre. Una luce che riscalda il cuore, una luce – ci ricorda Benedetto XVI - d’amore e speranza. A portarla è un Bambino. E’ Dio che rinuncia al suo splendore e discende in una stalla, “affinché noi possiamo trovarlo e perché così la sua bontà tocchi anche noi”. Dio, sottolinea il Papa, è diventato uno di noi, affinché noi potessimo diventare come Lui:

     
    “Dio è così grande che può farsi piccolo. Dio è così potente che può farsi inerme e venirci incontro come bimbo indifeso, affinché noi possiamo amarlo”. (Messa della Notte di Natale, 24 dicembre 2005)

     
    Ma non tutti sono pronti ad accogliere il Bambino di Betlemme, a lasciarsi guidare dalla sua luce. “In qualche modo – rileva il Papa – l’umanità attende Dio, la sua vicinanza. Ma quando arriva il momento, non ha posto per Lui”. E così, troppo spesso, oggi la società non ha tempo per il sofferente che ha bisogno di cure. Ecco perché, ribadisce il Pontefice, dobbiamo tornare a quella fonte di luce che svela la verità e illumina la nostra vita:

     
    “Il messaggio di Natale ci fa riconoscere il buio di un mondo chiuso, e con ciò illustra senz’altro una realtà che vediamo quotidianamente. Ma esso ci dice anche, che Dio non si lascia chiudere fuori. Egli trova uno spazio, entrando magari per la stalla; esistono degli uomini che vedono la sua luce e la trasmettono”. (Messa della Notte di Natale, 24 dicembre 2007)

     
    Bisogna dunque essere vigilanti, è l’esortazione di Benedetto XVI, “avere il senso di Dio e della sua vicinanza” nella vita di ogni giorno. Solo così possiamo comprendere l’amore di Dio che si è chinato verso le sue creature, mettendosi “nella condizione di dipendenza totale che è propria di un bambino”. Il segno di Dio, dunque, “è la semplicità, il segno di Dio è il bambino”. E questo Bambino ha un messaggio per tutti gli uomini:

     
    “Ad un cuore vigilante può essere rivolto il messaggio della grande gioia: in questa notte è nato per voi il Salvatore. Solo il cuore vigilante è capace di credere al messaggio. Solo il cuore vigilante può infondere il coraggio di incamminarsi per trovare Dio nelle condizioni di un bambino nella stalla”. (Messa della Notte di Natale, 24 dicembre 2008)

     
    Una stalla, annota il Papa, che rappresenta la terra maltrattata, sfruttata dall’egoismo. Un mondo “inquinato e minacciato per il suo futuro”. E proprio per questo, Cristo è venuto in mezzo a noi: “Egli è venuto per ridare alla creazione, al cosmo la sua bellezza e la sua dignità”. Natale diventa così “una festa della creazione ricostruita”, in cui possiamo cogliere la “sintonia tra il volere umano e il volere divino”:

     
    “Nella stalla di Betlemme cielo e terra si toccano. Il cielo è venuto sulla terra. Per questo, da lì emana una luce per tutti i tempi; per questo lì s’accende la gioia; per questo lì nasce il canto”. (Messa della Notte di Natale, 24 dicembre 2007)

     (Adeste fideles)

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    Comprendere il mistero del Natale con gli occhi del bambino: la riflessione di mons. Canobbio

    ◊   Il Papa, ieri all’udienza generale, ha detto che “chi non ha capito il mistero del Natale, non ha capito l’elemento decisivo dell’esistenza cristiana”: su queste parole ascoltiamo, al microfono di Fabio Colagrande, la riflessione di mons. Giacomo Canobbio, docente di teologia sistematica alla Facoltà teologica dell’Italia settentrionale:

    R. – Siccome al centro del mistero cristiano sta la manifestazione dell’amore di Dio, che - potremmo dire con San Paolo - è un amore folle, vuol dire che non ha colto il senso autentico dell’identità di Dio. Con questo voglio dire che il mistero del Natale - come richiama il Papa nel suo intervento - svela la dedizione totale di Dio ad una umanità che è in attesa di essere accolta, di non essere perfino forzata dall’intervento stesso di Dio. Un amore che non si impone, ma che si fa vicino alle persone per far percepire loro quanto siano care a Dio.

     
    D. – La gioia del Natale nasce proprio dalla constatazione che Dio diventa l’Emmanuele, il Dio con noi, dal quale non ci separa alcuna barriera. E’ questa comunione particolare con Dio che è il mistero del Natale?

     
    R. – Certo, proprio questo mi pare che sia da richiamare: il mistero del Natale ci richiama alla possibilità - come dice il Papa nelle prime parole che ha pronunciato nell’udienza - ci permette di toccare con mano la bontà del nostro Dio. Qui si può vedere benissimo richiamato il prologo della prima Lettera di Giovanni: quel che noi abbiamo visto, quel che noi abbiamo udito, quel che noi abbiamo toccato. E quando si tocca con mano – oserei dire – la tenerezza di Dio, allora rinasce il coraggio dentro le persone, anche nelle più svantaggiate, anche quelle che di fronte alle proposte eccessivamente forti si spaventano. Il mistero del Natale si manifesta, invece, come la possibilità per tutti, anche per i più fragili e per i più deboli, di ritrovare speranza e di ritrovare coraggio.

     
    D. – Il Papa ci dice che chi non diventa come un bambino non può capire il Natale?

     
    R. – E’ chiaro, perché noi capiamo le cose per forza di sintonia o di empatia. Fino a quando non si entra in questa dimensione di semplicità e di immediatezza, è un po’ difficile poter capire come Dio possa rendersi presente all’umanità senza forza, in una maniera inerme, come dice ancora il Papa.

     
    D. – Mons. Canobbio, come trovare dunque la serenità e la gioia del Natale in un mondo che – come ricordava il Papa – è caratterizzato da una attività frenetica?

     
    R. – Siccome il Papa fa continuo riferimento al Presepe di San Francesco, provare a ri-costruire nelle proprie case il presepe e mettersi lì a contemplare con gli occhi stupiti del bambino il mistero che lì viene quasi rappresentato o che almeno viene evocato. Il presepe - come ricorda il Papa - ha una forza particolare di evocazione: ricorda l’umanità di Gesù e, quindi, la vicinanza di Dio e la vicinanza la si coglie attraverso dei segni semplicissimi. (Montaggio a cura di Maria Brigini)

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    Nomina

    ◊   Benedetto XVI ha nominato vescovo coadiutore del Vicariato Apostolico di Phnom-Penh (Cambogia) padre Olivier Schmitthaeusler, vicario generale di Phnom-Penh e segretario della Conferenza Episcopale di Cambogia. Gli è stata assegnata la sede titolare vescovile di Catabum castra. Padre Olivier Schmitthaeusler è nato il 26 giugno 1970 a Strasburgo (Francia). Suo padre è diacono permanente dell’arcidiocesi di Strasburgo. Dopo aver concluso le scuole primarie, medie e superiori, è entrato nel Seminario Maggiore e ha completato gli studi filosofici e teologici all’Università cattolica di Strasburgo. Dal 1991 al 1994 è stato in Giappone per un progetto di collaborazione con l’Università di St. Thomas di Osaka. È stato ordinato sacerdote il 28 giugno 1998 ed appartiene alla Società delle "Missions Etrangères de Paris". Dopo l’ordinazione sacerdotale ha ricoperto i seguenti incarichi: 1998-2002: servizio pastorale nella zona di Kampot Takeo, Cambogia; 2003-2005: docente di Storia della Chiesa al Seminario Maggiore di Phnom-Penh; dal 2004: direttore della Commissione diocesana per l’Educazione; dal 2007: vicario generale (vicario delegato) di Phnom-Penh; dal 2008: segretario della Conferenza Episcopale di Cambogia, responsabile della Pastorale Giovanile e Vocazionale, Incaricato per lo sviluppo rurale.

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    Natale. Farsi prossimi ai lontani, con rispetto: editoriale di padre Lombardi

    ◊   Siate “sempre pronti a rispondere a chiunque vi domandi ragione della speranza che è in voi. Tuttavia questo sia fatto con dolcezza e rispetto”: Benedetto XVI cita spesso queste parole di San Pietro. Nel discorso alla Curia Romana, lunedì scorso, il Papa ha ripreso questo invito sottolineando la necessità di un dialogo con i non credenti. Ascoltiamo in proposito l’editoriale di padre Federico Lombardi per Octava Dies, il settimanale informativo del Centro Televisivo Vaticano, in onda il 26 dicembre ma che la nostra emittente anticipa ad oggi:

    “Al dialogo con le religioni deve oggi aggiungersi soprattutto il dialogo con coloro per i quali la religione è una cosa estranea, ai quali Dio è sconosciuto e che, tuttavia, non vorrebbero rimanere semplicemente senza Dio, ma avvicinarlo almeno come Sconosciuto”. L’ultima parte del discorso del Papa alla Curia Romana è quella che certamente ha colpito di più. Vivendo in un mondo largamente secolarizzato e in cui la fede appare sempre più difficile, sono parole di cui avevamo bisogno. Il Papa ricorda che Gesù sgombera con passione dagli affari materiali un grande cortile del tempio – quello detto “dei gentili”, dei non appartenenti al popolo ebraico – proprio perché ci possa essere un luogo di preghiera aperto a coloro che “conoscono Dio soltanto da lontano, che sono scontenti con i loro dèi, riti, miti; che desiderano il Puro e il Grande, anche se Dio rimane per loro il “Dio ignoto”.

     
    Il Papa è riuscito a far capire che “le persone che si ritengono agnostiche o atee, devono stare a cuore a noi credenti”; e questo rispettando la loro libertà di pensiero e di volontà, rispettando il loro non voler essere considerate “oggetto di missione” da parte nostra. Non sempre le nostre parole lasciano intendere questo rispetto. E tuttavia esse devono sentirci – come singoli e come comunità - cordialmente vicini, amichevoli esperti nel riconoscere il continuo tornare della domanda su Dio come essenziale all’esistenza umana, nostalgia profonda di amore e di luce. La contemplazione dell’Incarnazione, che è insieme rivelazione e mistero, ci educhi a questa duplice amicizia con Dio e con l’uomo che non lo conosce.

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    Il Papa accende il lume della pace all’inaugurazione del Presepe in Piazza San Pietro

    ◊   Oggi nel pomeriggio l’inaugurazione in Piazza San Pietro del maestoso Presepe. La cerimonia - presieduta dai cardinali Giovanni Lajolo, presidente del Governatorato, ed Angelo Comastri arciprete della Basilica Vaticana - sarà suggellata da una Veglia di preghiera e dalla benedizione finale del Papa. Il servizio di Roberta Gisotti.

     
    (Canto di Natale)

     
    Il grande Presepe in Piazza San Pietro per il piacere dei romani e di tutti i fedeli e turisti che transitano nella città eterna e soprattutto dei bambini stupiti davanti alla rievocazione dell’umile nascita di Gesù, in uno scenario tanto suggestivo. Il Presepe fuori dalla Basilica Vaticana, voluto da Giovanni Paolo II nel 1982, si rinnova ogni anno nell’allestimento e nei personaggi, secondo l’impianto tradizionale, che risale alla sacra rappresentazione messa in scena da San Francesco, a Greccio nel 1223, con veri pastori, contadini, frati e nobili dell’epoca.

     
    Al centro del colonnato berniniano, il Presepe di Piazza San Pietro, si estende su una superficie di 300 metri quadri con un fronte di 25 metri; al centro la grotta con la Natività, posta ai margini della città; ai lati i simboli cristiani dell’acqua e del fuoco; e poi intorno scene ambientate in luoghi di pescatori e di pastori. 15 i personaggi, alcuni alti fino a tre metri, in parte provenienti dal presepe allestito da San Vincenzo Pallotti nella Basilica romana di Sant’Andrea della Valle nel 1842.

     
    Un lavoro di preparazione per l’allestimento lungo e meticoloso, che dura diversi mesi Dal progetto iniziale, ai primi bozzetti, alla costruzione delle scene che impegna le maestranze operai, carpentieri, giardinieri dei Servizi tecnici del Governatorato Vaticano, alla preparazione delle statue abbigliate dalle Francescane missionarie di Maria del “Laboratorio di restauro degli arazzi”.

     
    Attesa dunque per la cerimonia d’inaugurazione prevista alle 17, presieduta dal cardinali Giovani Lajolo ed Angelo Comastri, cui seguirà alla 17.30 una Veglia di preghiera, al termine della quale - alle 18 - Benedetto XVI accenderà il lume della pace posto sul davanzale della finestra del suo studio, impartendo la benedizione a tutti i fedeli riuniti in Piazza San Pietro in questa Vigilia di Natale.
     
    (Canto di Natale)

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    Oggi su "L'Osservatore Romano"

    ◊   Una diffusione promettente e impegnativa: in prima pagina, un editoriale del direttore sull’iniziativa che da domenica 27 permetterà a “L’Osservatore Romano” di triplicare la tiratura, grazie alla distribuzione dell’edizione settimanale in lingua spagnola insieme al quotidiano di Madrid “La Razon”.

    Colui che cavalca le nubi oggi gattona come un bimbo: un fondo di Manuel Nin sulla nascita di Cristo nella tradizione siro-occidentale.

    Grandi Laghi di dolore: in rilievo, nell’informazione internazionale, i nuovi profughi dell’Ituri mentre l’Onu proroga la missione Monuc per soli cinque mesi.

    Un vagito che parla al cuore: in cultura, l’arcivescovo Gianfranco Ravasi sul Natale tra musica e poesia.

    Inos Biffi sul “malriuscito” inno di Manzoni dedicato alla Natività.

    Un articolo di Simona Beretta dal titolo “L’economia disgregante del male”: echi della “Caritas in veritate” tra i lemmi di un nuovo dizionario.

    Non c’è mai stato un ragazzo che amava i Beatles e i Rolling Stones: Giuseppe Fiorentino e Gaetano Vallini sui due gruppi storici “Colti nelle immagini più segrete 1963-69” dall’obiettivo di Mark Hayward.

    Nell’informazione religiosa, intervista di Marta Lago al vescovo di Alcala de Henares, Juan Antonio Reig Pla, sulla Giornata della famiglia che si celebra a Madrid.

    Nell’informazione vaticana, un articolo di Nicola Gori dal titolo “I presepi in Vaticano fra tradizione e originalità”.

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    Oggi in Primo Piano



    Natale in Terra Santa. Il nunzio: rafforzare l’impegno di pace

    ◊   La Terra Santa si appresta a celebrare il Natale, anche quest’anno, in una situazione di sofferenza e precarietà: il patriarca Latino di Gerusalemme Fouad Twal presiederà la Santa Messa della Notte nella Basilica della Natività a Betlemme. Tutto pronto per la celebrazione del Natale anche al Caritas Baby Hospital di Betlemme, l’unico ospedale pediatrico della Cisgiordania che serve oltre 500.000 bambini. E’ guidato dalle Suore Francescane Elisabettiane. Antonella Palermo ha intervistato una delle responsabili della struttura, suor Donatella Lessio, chiedendole innanzitutto quali siano le caratteristiche del presepe che hanno fatto per i piccoli dell’ospedale:
     
    R. – E’ la caratteristica della semplicità, perché qui a Betlemme la semplicità è di casa. La presenza del Bambino, di Maria e di Giuseppe è il segno tangibile della memoria che qui Dio si è fatto uomo: il Dio Onnipotente si è fatto piccolo e vogliamo che venga mostrato proprio qui al Caritas Baby Hospital perché i piccoli sono i nostri bambini-Gesù e lui ne è l’immagine. Quindi, proprio la semplicità, per dare spazio ai nostri bambini-Gesù …

     
    D. – Betlemme dovrebbe essere il simbolo quotidiano, vivente, concreto del trionfo della vita. Spesso, però, non lo è, vero?

     
    R. – No. Anche se la vita sta diventando il motivo per questo popolo di reagire, sia da un punto di vista di bimbi che continuano a nascere, ma proprio anche come possibilità di superare le problematiche che Betlemme, la Terra Santa, in particolare la Palestina ha. Sì: purtroppo, un muro che ci separa, l’occupazione che rende molto difficile la vita, in una Betlemme dove gli angeli hanno cantato “pace in terra”, ecco, questa pace sembra che qui faccia fatica a trovare un terreno fertile e quindi a germogliare e far sì che le sue radici possano davvero raggiungere tutta la Terra Santa.

     
    D. – Voi state reagendo in maniera anche abbastanza energica, convinta e costante e lo strumento è quello della preghiera …

     
    R. – E’ l’unica arma che noi vogliamo sfoggiare e che abbiamo. Per cui noi, ogni venerdì, ci rechiamo proprio al muro, vicino al check-point, a pregare il Rosario per far sì che attraverso l’intercessione di Maria, il Signore ci dia la pace e il cambiamento del cuore e della mente, perché venga abbattuto il muro della separazione e si faccia dei due popoli un popolo solo. (Montaggio a cura di Maria Brigini)

     
    Sul clima che sta vivendo in questi giorni la Terra Santa, Federico Piana ha sentito il nunzio in Israele e delegato apostolico per Gerusalemme e la Palestina mons. Antonio Franco:
     
    R. – Non riprendono i negoziati di pace, ancora non si vede uno spiraglio. Si crea, però, questo spirito del Natale per creare l’atmosfera di festa che ricordi e rinnovi quell’attesa e quella speranza. E’ un’occasione in cui si fa uno sforzo maggiore per cercare di far sentire a tutti che bisogna rafforzare il nostro impegno, perché questa attesa della pace sia anche gradualmente realizzata.

     
    D. – Un augurio non solo ai cristiani che sono lì, ma da lì ai cattolici che sono in tutto il mondo per non dimenticare la situazione israeliana e la questione palestinese…

     
    R. – L’augurio è che questa celebrazione del Natale conservi il suo carattere religioso e spirituale, che sia per tutti un messaggio di speranza, di pace e di fraternità, che ci faccia sentire più solidali gli uni con gli altri e ci faccia riscoprire il valore della comunione con Dio e della comunione con i fratelli, perché questo è il dono che Gesù ha fatto all’umanità, mettendo in condizione ciascuna persona di vivere anche la dimensione di fraternità in una maniera più piena.

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    Vigilia di Natale di sangue in Iraq: minacce contro le chiese

    ◊   Non c’è pace in Iraq. Oggi due bombe a Hilla, 100 km a sud di Baghdad, hanno causato la morte di almeno cinque persone, tra cui un membro del Consiglio provinciale, e a Mosul sembra che un cristiano sia stato freddato da colpi di pistola alla guida del suo furgone. Ieri sempre a Mosul erano state uccise nell’attacco ad una chiesa tre persone, due musulmani e un caldeo. E a Baghdad quattro persone, tra cui donne e bambini, erano state uccise in diversi attentati. E bisogna dire che alle chiese della capitale giungono in queste ore diverse minacce da terroristi. Lo denuncia il vicario patriarcale della capitale irachena, Shlemon Warduni, sottolineando che il clima di paura tra i fedeli è palpabile. Della situazione Fausta Speranza ha parlato con mons. Philip Najim, procuratore della Chiesa Caldea a Roma:

    R. – Sicuramente sarà un Natale di speranza, un Natale di attesa del Salvatore che viene a salvare i fedeli da questa difficile situazione che vivono ormai ogni giorno e non soltanto i cristiani, ma tutto il popolo iracheno. La situazione è veramente una situazione anomala, una situazione precaria, una situazione difficile: l’iracheno non è più rispettato; non sente più la sua identità e non vede rispettata la sua dignità. La responsabilità è dello Stato che dovrebbe riuscire a garantire la sicurezza e il benessere del popolo iracheno. Ma questo la gente non lo vede e quindi continua a scappare per cercare di continuare a vivere, per cercare una vita migliore altrove. Questo sarà, quindi, un Natale veramente importante per i cristiani.

     
    D. – Mons. Najim, cosa dire delle minoranze in genere: lei ha parlato del ruolo dello Stato riguardo alla sicurezza, ma dallo Stato quale input viene per le minoranze?

     
    R. – Si vede, purtroppo, che per le minoranze lo Stato non sta facendo assolutamente niente, così come in realtà non sta facendo niente per tutto il resto della popolazione. Lo Stato qui è uno Stato debole, che non ha la forza di proteggere il suo popolo mentre questo dovrebbe rappresentare il primo compito di uno Stato verso i suoi cittadini. Abbiamo uno Stato debole, abbiamo uno Stato che dovrebbe essere rafforzato, che dovrebbe essere più cosciente di tutto quello che sta accadendo. Bisogna muoversi. In questa situazione anche la Comunità internazionale dovrebbe intervenire. Una vita migliore in Iraq porterebbe anche ad una vita migliore nei Paesi vicini e nel resto del mondo.

     
    D. – Mons. Najim, cosa c’è dietro alla persecuzione contro le minoranze, in particolare quella dei cristiani, ma anche contro le altre minoranze? Ci sono giochi di potere? C’è una tensione all’ennesima potenza fra la popolazione? Cosa c’è?

     
    R. – Io non credo che ci sia un gioco di potere. Credo che in Iraq ci sia la volontà di creare la confusione, di creare il caos e questo specialmente da parte di singoli gruppi interessati ognuno ai propri interessi. Non c’è patriottismo, non c’è più unità nazionale, non c’è più la volontà di pensare ad un Iraq solo, ad un Iraq unito. Non ci sono interessi dello Stato, perché io qui lo Stato non lo vedo. Vedo una nazione divisa, vedo una nazione spezzata ed ogni pezzo vuole qualcosa per sé, ha i suoi interessi personali. Pensa solo a se stesso e non pensa all’altro, non pensa allo Stato, non pensa al Paese. In questo momento abbiamo veramente bisogno di abbandonare l’odio che abbiamo l’uno verso l’altro e cercare di riunirci, tutti insieme, per ricostruire uno Stato forte, uno Stato che abbia la capacità di creare un futuro migliore per i suoi cittadini.

     
    D. – Dunque, una preghiera di pace per questo Natale per l’Iraq, ma prima di tutto una preghiera di unità…

     
    R. – L’unità è una cosa molto importante per poter creare la pace e la riconciliazione è una cosa molto importante per poter creare uno Stato forte. Dobbiamo aprire il cuore per ricevere il Signore, per ricevere il Bambino e per illuminare così le nostre strade, per avere una vita più felice, più sicura, più pacifica. Questa è una speranza che aiuta l’essere umano a continuare il suo cammino nella fede e nel suo Paese.

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    L'arcivescovo dell'Aquila: il Bambino che nasce, speranza dei terremotati

    ◊   Tra dolore e speranza: così L’Aquila si prepara a vivere il Natale, nell’anno del sisma che ha provocato oltre 300 morti e distrutto il centro storico del capoluogo e tanti altri abitati dell’Abruzzo. Riaperte per consentire la partecipazione dei fedeli alle celebrazioni 61 chiese: tra queste la Basilica di Collemaggio che, gravemente danneggiata, è stata messa in sicurezza per lo svolgimento del rito di mezzanotte. Ma con quale stato d’animo sarà vissuto questo Natale? Fabio Colagrande lo ha chiesto all’arcivescovo dell’Aquila Giuseppe Molinari:
     
    R. – Il Natale porta sempre con sé una gioia così grande, una risorsa di speranza così grande che nessuno può resistere a questo fascino. Certo, noi siamo ancora feriti, devastati da questa grande tragedia del terremoto. Penso, però, che i cristiani dell’Aquila sapranno prepararsi più degli altri a vivere la gioia del Natale, proprio perché siamo più poveri degli altri in questo momento e Gesù è venuto per i più piccoli, per i più poveri.

     
    D. – Avete voluto celebrare la Messa di Mezzanotte a Collemaggio, la Chiesa scoperchiata dal sisma, simbolo concreto di una città ferita gravemente anche nei suoi edifici sacri...

     
    R. – Noi ringraziamo la protezione civile e tutti coloro che hanno lavorato per rendere la Basilica di Collemaggio utilizzabile la notte di Natale. E’ un lavoro colossale che stanno facendo. La parte che era stata devastata dal terremoto adesso è coperta e ci stiamo preparando a questo Natale particolare, proprio in questa Basilica, che è un luogo simbolo della nostra città, perché ci ricorda San Celestino, ci ricorda la Perdonanza celestiniana. Quindi, lì è la misericordia di Dio che ci viene incontro; La natività è l’amore di Dio: e queste due realtà si sposano bene. Noi siamo contenti, felici, come aquilani, di ritrovarci lì, la notte di Natale, per cantare la nostra fede, per implorare l’aiuto del Signore, per rinnovare la nostra fede nell’amore di Dio, che si fa carne in Gesù bambino, che viene in mezzo a noi.

    Anche Onna, il paese più devastato dal terremoto, si appresta a celebrare il Natale. Ecco la testimonianza di Giustino Parisse, caporedattore del quotidiano abruzzese Il Centro, che nel sisma del 6 aprile ha perso due figli e il padre:
     
    R. – Alle 23 ci sarà la Messa di Mezzanotte, e a mezzanotte ci sarà una piccola processione con le candele e andremo a poggiare il Bambinello in un presepe che ci è stato offerto dagli amici di Desio, proprio davanti alla nuova chiesa. Grazie alla Croce Rossa, grazie alla Provincia autonoma di Trento e grazie a tanta solidarietà, noi qui ad Onna abbiamo a disposizione una nuova chiesa, piccolina ma calda, accogliente e bella … Poi, il giorno dopo ci sarà una serie di appuntamenti che ci riempiranno un po’ tutta la giornata. Il 26 per noi è la festa del compatrono, Santo Stefano: quindi ci sarà una processione, ci sarà la distribuzione del pane benedetto. E poi, il 31 dicembre – anche se con tanto dolore nel cuore – celebreremo il Te Deum di ringraziamento.

     
    D. – Lei, sotto le macerie, proprio ad Onna, ha perso due figli, ha perso il padre: davvero, come trovare la forza per continuare? Come l’ha trovata?

     
    R. – Questa è una domanda che mi sono posto sin dal primo momento e che spesso mi fanno. Rispondo che la forza l’ho trovata nella fede, anche se in quei momenti spesso la fede vacilla e non trovi risposte; nonostante tutto, la fede resta un baluardo per sperare e per andare avanti. Poi, resta la memoria. Purtroppo, io i miei figli li ho persi, ho perso mio padre, ho perso 40 compaesani, ho perso 300 concittadini, e credo che noi abbiamo un solo dovere: ricordarli, ricordarli sempre. E devo dire che spesso io ho la sensazione che loro stanno con noi e ci danno questa forza. I morti ci devono dare la speranza forte per il futuro. (Montaggi a cura di Maria Brigini)

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    Il Natale dei non credenti: intervista con lo scrittore Erri De Luca

    ◊   Come vivono i non credenti il Natale? Fabio Colagrande ha intervistato lo scrittore Erri de Luca, appassionato di Sacra Scrittura: benché non sia credente interpreta la vita come un’attesa della seconda venuta di Gesù. Ecco la sua riflessione:
     
    R. – E’ l’attesa di un intervallo. Siamo in un intervallo. Questo intervallo viene continuamente rinnovato nel Natale. Ecco: questa è una festa che contiene l’aspettativa, l’attesa di quel ritorno, ed è concentrata nel desiderio e nella festa di quel ritorno. Il Natale è una piccola parte di quella ‘Parusia’.

     
    D. – Fin dalle prime pagine, lei sottolinea quanto nella storia di Gesù sia importante la figura del padre, Joseph, Giuseppe …”che pure i Vangeli congedano in fretta”, lei nota. Qual è il valore di questa figura?

     
    R. – Le cose stanno, in termini legali, così: Miriam – Maria – quella ragazza è incinta prima del matrimonio e non del suo sposo. Dunque a tutti gli effetti è una adultera, passibile delle più gravi conseguenze, secondo la legge di quel tempo. E Giuseppe – Joseph – le crede. Le crede! Crede a quella ragazza. Intanto, nessun Vangelo dice che Giuseppe sia anziano, dunque ce lo possiamo legittimamente immaginare giovane, innamorato e – perché no? – anche bello. Joseph viene dal verbo ebraico “jassaf” e vuol dire “colui che aggiunge” e i nomi in ebraico hanno una forza di intervento sulla vita di chi li porta, sono una profezia. Joseph effettivamente, nella sua vita, “aggiunge”: aggiunge intanto la sua fede “seconda” nei confronti di quella ragazza. Lui è convinto di sposare una ragazza benché incinta, vergine. Quindi accetta di essere lo sposo “secondo” di quella ragazza. E poi, aggiunge la sua paternità di padre “secondo” di quella “strana” creatura capitata in mezzo a loro. Ecco, Joseph non solo insegnerà a quella creatura il suo mestiere, lo farà diventare un falegname, ma iscrive Gesù a suo nome dentro l’anagrafe ebraica. Ecco che Gesù sta dentro la genealogia di Davide, quella che per i cristiani e per gli ebrei è la genealogia del Messia: Gesù sta in quella genealogia perché Giuseppe è di diritto un “pronipotino” di quel Davide. Dunque, Joseph è una figura data per scontata nella storia dei Vangeli, che però permette a questa storia di compiersi.

     
    D. – Erri De Luca, per lei, che è un non credente ma un conoscitore, potrei dire anche un amante, proprio, delle pagine della Bibbia, che significato ha questo Natale che stiamo vivendo?

     
    R. – Ma … non ce ne accorgiamo, del significato … Per me, il Natale è la festa di una ragazza-madre che ha finalmente portato a termine il suo compito, ed è la festa di una ragazza-madre forestiera, che si è avventurata assieme al suo sposo lontano da casa, e riesce a sbrigarsela nel modo che sappiamo e che rappresentiamo con i nostri presepi: questo è il Natale. Corrisponde a questa frenesia alimentare e commerciale? A me sembra di no, però, insomma … ce lo teniamo così com’è!

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    Chiesa e Società



    Indonesia: massima allerta per attacchi alle chiese durante le funzioni del Natale

    ◊   Le forze di sicurezza indonesiane hanno rafforzato i controlli in tutto il Paese, a poche ore dall’inizio delle funzioni del Natale. Polizia e militari presidiano le chiese nelle province considerate più a rischio, come lo Java centrale e il West Java, ma lo stato di allerta è diffuso. Il timore è che si possano ripetere episodi di violenza, come avvenuto la vigilia di Natale del 2000. Nei giorni scorsi, infatti, gruppi fondamentalisti hanno assaltato alcuni luoghi di culto cristiani, minacciando i fedeli. Blindata la provincia di West Java dove la polizia ha stanziato più di 10mila agenti, ai quali si aggiungono membri dell’esercito. Misure analoghe sono state prese da Alex Bambang Riatmodjo, capo delle forze di sicurezza dello Java Centrale. Più di 11mila gli agenti schierati, sostenuti dai militari. Ma non vi è solo il terrorismo armato a frenare le cerimonie del Natale. Nel West Java numerosi luoghi di culto cristiani sono chiusi dal 2004, a causa della revoca del permesso di costruzione. A Bandung, capoluogo della provincia, centinaia di fedeli “non hanno un posto” dove celebrare le funzioni natalizie. L’ultimo caso riguarda la reggenza di Purwakarta, sempre nel West Java, dove i cristiani non possono più celebrare le funzioni perché le autorità hanno revocato i permessi. Due settimane fa il complesso della chiesa di Sant'Alberto, nella reggenza di Bekasi, è statata assaltata da un migliaio di estremisti in occasione del nuovo anno islamico.  La mancanza di sicurezza ha spinto gruppi di cristiani a celebrare la messe natalizie nei centri commerciali, negli hotel e nei ristoranti, o nelle abitazioni private. John Simon Timorason, presidente della Federazione delle chiese di West Java (Bksg), conferma che la decisione è frutto dei “numerosissimi ostacoli incontrati nella costruzione di chiese”. (C.S.)

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    India: pace e perdono, i due volti del Natale fra i cristiani dell’Orissa

    ◊   Dopo due anni di feroci persecuzioni, i cristiani dell’Orissa si preparano al Natale con una “rinnovata speranza” . Sulle celebrazioni gravano ancora oggi le minacce di alcuni gruppi fondamentalisti indù; nella memoria della gente è ancora vivo il ricordo degli attacchi, gli omicidi, le case e le chiese bruciate. Ma il desiderio di festeggiare la nascita di Cristo, che ha insegnato il valore del “perdono”, le rassicurazioni fornite dalle forze dell’ordine del distretto di Kandhamal e i primi arresti contro i responsabili delle violenze, sono piccoli segni che invitano a “lavorare per la pace e la riconciliazione”. Il primo grande attacco contro la comunità dell’Orissa - ricorda l'agenzia AsiaNews - è avvenuto proprio la Vigilia di Natale del 2007. All’origine delle violenze, un presunto assalto a Swami Laxamananda Saraswati. Il bilancio è stato di otto morti, più di 850 case e 50 chiese bruciate, fedeli in fuga nella foresta in cerca di riparo. Ancor più drammatico il Natale 2008, trascorso nei campi profughi a causa del pogrom anti-cristiano lanciato dai fondamentalisti indù in risposta all’omicidio dello Swami, avvenuto a fine agosto. Essi hanno incolpato i cristiani, scatenando una catena infinita di violenze che ha causato centinaia di vittime, devastazioni, chiese e conventi dati alle fiamme, interi villaggi abbandonati. Quest’anno, in concomitanza con la festa, gruppi nazionalisti estremisti del Sangh Parivar hanno lanciato due giorni di scioperi e manifestazioni proprio il 24 e il 25 dicembre; attivisti brandiscono cartelli e manifesti che invitano a “boicottare il Natale”. Le minacce, tuttavia, non impediscono ai cristiani di vivere con gioia le celebrazioni. Augustine Singh, legale delle vittime delle violenze anti-cristiane, racconta “l’atmosfera di gioia” che si respira fra i bambini, che “attendono con impazienza la festa”. Certo, i problemi non sono risolti. Le celebrazioni si terranno per il secondo anno consecutivo nelle tende, perché “le chiese sono rase al suolo e abbiamo abbandonato i villaggi per le minacce subite”. L’arresto di Gururam Patra, segretario generale del Bjp (Bharatiya Janata Party) di Kandhamal, la mente numero due del pogrom è stato “un segnale forte contro gli autori delle violenze e un raggio di speranza per la comunità cristiana”. Padre Manoj Nayak, coordinatore dei programmi di assistenza ai profughi, registra “segni di pace e riconciliazione fra le comunità”, come avvenuto lo scorso 10 dicembre quando “circa 2000 persone, in maggioranza non cristiani, si sono riuniti per celebrare la Giornata internazionale per i diritti umani”. Sr Christa, delle Carmelitane di Santa Teresa, sottolinea che Gesù è “segno di pace e di riconciliazione” e “noi siamo i suoi messaggeri”. Il mondo può sperare nella pace, spiega, e “il perdono dovrebbe essere il valore fondante delle relazioni umane”. “Questo è ciò che Cristo è venuto a insegnarci – aggiunge – perché tutti possano riconoscere Dio come Padre e accettare tutti gli uomini come fratelli e sorelle”. Le autorità di Kandhamal hanno garantito sicurezza e protezione per i fedeli che parteciperanno alle funzioni. Krishen Kumar, procuratore capo del distretto, ha indetto una manifestazione per la pace, che si è svolta il 21 dicembre scorso. Egli ha lanciato un appello al “rispetto e solidarietà per le comunità cristiane”. Il padre Praful Digal ribadisce che la comunità vuole “dimenticare il dolore, le divisioni, la perdita delle persone care”. “Abbiamo sofferto per Gesù – spiega – ed è Gesù che ci allevierà dalle sofferenze. Qui possiamo capire cosa significa nascere, come Gesù, in una mangiatoia, senza una casa. Perché siamo anche noi senza una casa, senza un luogo per ricordare Gesù”. (R.P.)

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    Natale senza manifestazioni pubbliche per i cristiani di Bassora

    ◊   I cristiani di Bassora, seconda citta' per grandezza dell'Iraq, quest'anno festeggeranno il Natale privatamente, senza manifestazioni pubbliche, a causa delle contemporanee celebrazioni per l'Ashura, in cui gli sciiti, la maggiore comunita' irachena, commemorano il martirio dell'imam Hussein. Il patriarca dei vescovi caldeo-assiri dell'Iraq, Imad al Banna, ha inviato un messaggio alle chiese di Bassora chiedendo che il Natale venga festeggiato ''senza sfoggio di gioia o con ricevimenti pubblici''. Una richiesta, afferma, che si inserisce ''nella volonta' di esprimere rispetto per i sentimenti dei musulmani, in particolare sciiti''. Nel messaggio il patriarca esorta i cristiani a accontentarsi di ''celebrare la Santa Messa nelle chiese o nelle case, senza uscire nelle strade". A Bassora, che ha circa due milioni di abitanti, vivevano prima della caduta del regime di Saddam Hussein nel 2003 circa 5.000 cristiani. Ora ne sono rimasti la meta'. (C.S.)

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    Nel mondo 7 persone su 10 non hanno libertà religiosa

    ◊   Il 70% della popolazione mondiale vive in aree dove si registrano forti limitazioni alla libertà religiosa: è quanto emerge da uno studio pubblicato dal Pew Research Center’s Forum on Religion and Public Life, che rileva anche come ai primi posti nella graduatoria tra le nazioni con maggiori restrizioni alla libertà di professione della fede e di culto ci sono Paesi quasi tutti a maggioranza musulmana, Medio Oriente e Nord Africa in primis, mentre nelle Americhe si registra il livello meno elevato. Il rapporto - scrive l'Osservatore Romano - prende in esame la situazione in 198 nazioni di tutti i continenti, in un arco temporale che va dal 2006 al 2008. In particolare risulta che in circa un terzo delle nazioni (64) sono imposte limitazioni severe ma questi paesi tra cui Cina e India contano la più alta concentrazione di popolazione mondiale, ovvero 6,8 miliardi di persone. Lo studio descrive varie realtà dove si sommano sia le azioni dirette dei governi volte ad imporre per legge limitazioni di tipo religioso, sia le attività di singoli o gruppi fondamentalisti che praticano un’aggressiva politica ai danni delle minoranze, provocando in tal modo dei forti conflitti sociali. La maglia nera in questo caso all’Arabia Saudita, seguita da Pakistan e Iran dove le ostilità da parte dei governi si sommano a quelle dei gruppi sociali. Al contrario in Nigeria e Bangladesh i governi agiscono con politiche meno severe, ma nelle società le occasioni di scontro tra i gruppi non accennano a placarsi. (C.S.)

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    Il Senato Usa approva la riforma sanitaria: le riserve dei vescovi

    ◊   Il Senato americano ha approvato stamani il progetto di riforma sanitaria voluta dal presidente Barack Obama. I voti a favore sono stati 60, mentre 39 quelli contrari. La riforma prevede la copertura sanitaria per 31 milioni di americani che ne erano finora privi. Ora il testo approvato al Senato dovrà essere armonizzato con quello passato il 7 novembre alla Camera, prima di essere approvato definitivamente al Congresso ed andare alla firma del presidente. I democratici auspicano che l’iter possa essere completato entro la fine di gennaio. Nei giorni scorsi, l’episcopato Usa aveva espresso delle forti riserve sul testo in discussione al Senato, chiedendo “cambiamenti essenziali” al disegno di legge. Il progetto, rilevavano in particolare i vescovi, permette infatti l’utilizzo di fondi pubblici per la copertura di pratiche abortive. Al tempo stesso, la riforma sanitaria del Senato esclude dall’accesso alle cure mediche 23 milioni di immigrati. (A.G.)

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    Regali di Natale per 450 famiglie povere, cristiane e indù, dello Sri Lanka

    ◊   Un gruppo di 130 volontari della Società di San Vincenzo dell’arcidiocesi di Colombo ha visitato per Natale alcune famiglie di profughi del villaggio di Adampan, nel distretto di Mannar, portando loro in regalo, aiuti per 3milioni di rupie, pari a oltre 18mila euro. Padre Mahendra Gunatileke, direttore spirituale della San Vincenzo del decanato di Kandana, ha riferito all’agenzia AsiaNews di aver consegnato pacchi contenenti vestiti nuovi, lenzuola, calzature, cancelleria, detersivi e altre cose a circa 450 famiglie indù e cattoliche.  L’incontro tra il gruppo proveniente da Colombo e le famiglie di Adampan è stata una festa. La raccolta dei regali di Natale portati ad Adampan è cominciata in novembre ed ha coinvolto tutti i fedeli del decanato di Kandana. Tutti hanno risposto con entusiasmo all’invito di donare qualcosa, tramite la San Vincenzo, per gli ex profughi della guerra della diocesi di Mannar. Il viaggio verso il villaggio e la zona sino a poco tempo fa teatro della guerra tra esercito e Tigri tamil, è stata poi un’occasione illuminante per i 130 membri del gruppo partito da Colombo. “Solo quando ci siamo trovati insieme a loro - dice padre Mahendra - abbiamo compreso le reali condizioni in cui vivono e l’immenso bisogno di aiuto che hanno”. E aggiunge: “I loro sorrisi calorosi ci hanno rivelato la profonda gratitudine nel ricevere dei fratelli lontani arrivati sin sulla soglia della loro porta di casa per condividere le fatiche che vivono”. (C.S.)

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    Sri Lanka: il Natale delle Suore del Buon Pastore con i bimbi più poveri

    ◊   Le suore del Buon Pastore hanno organizzato una festa di Natale per i bambini poveri delle comunità di tre villaggi nei pressi di Jaela, 25 km da Colombo. Martedì pomeriggio le religiose hanno invitato 52 bambini di Wewala, Weligampitiya e Kalaeliya negli spazi adiacenti al loro convento per una festa di due ore con canti e balli, la rappresentazione della nascita di Gesù e la consegna dei regali. I bambini sono studenti della scuola pomeridiana organizzata dalle suore nella zona. Suor Lusina, superiora del convento, spiega ad AsiaNews che ha individuato lei stessa i suoi piccoli allievi visitando due parrocchie dei villaggi. Con le consorelle e 12 insegnanti permette ai bambini poveri e malati di frequentare la scuola nonostante le difficoltà economiche delle loro famiglie ed i problemi di salute. “Le classi sono aperte lunedì, mercoledì e venerdì dalle 4 del pomeriggio sino alle 5.30 – dice sr. Lusina - e insegnamo ai bambini singalese, inglese e matematica”. L’opera educativa delle suore del Buon Pastore offre lezioni per i bambini delle scuole primarie, dal 3° al 9° grado di istruzione. La festa è stata l’occasione per “condividere la gioia del Natale con i bambini e le loro famiglie” ed i piccoli studenti hanno ricevuto in dono materiale scolastico. Racconta un madre: “I nostri bambini hanno ricevuto in regalo un'uniforme e libri per gli esercizi che useranno nelle lezioni del prossimo anno”. I bambini descrivono la festa come “una giornata memorabile”. Erandhi, uno di loro, dice: “ Non avevamo mai ricevuto regali dalle nostre scuole e siamo pieni di riconoscenza per i regali che ci hanno fatto e per l’aiuto che ci danno permettendoci di frequentare gratis la scuola”. (R.P.)

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    Vescovi sud-coreani: la luce del Natale vince le tenebre del materialismo

    ◊   Vincere la cultura della morte, superare il materialismo e i conflitti che inquinano la società, condividere l’amore di Cristo con i propri cari e i vicini per costruire una vera “cultura della vita”. È quanto chiedono i vescovi sud-coreani, nel messaggio di Natale inviato da ognuno ai fedeli della propria diocesi, ripreso dall'agenzia AsiaNews. Il cardinale Nicholas Cheong Jinsuk, arcivescovo di Seoul, sottolinea che il problema più urgente della nostra società è un “materialismo” che impoverisce “tutti gli altri valori”. Il porporato aggiunge che “fino a quando gli uomini metteranno il denaro e i beni materiali in cima alla scala dei valori”, non potranno che vivere “nell’isolamento, e la comunità di individui diventerà terreno di conflitti e divisioni”. In un simile contesto, spiega, si tende a “negare il valore della vita”. L’arcivescovo di Seoul ribadisce che “è fondamentale ristabilire i veri valori” e invita i leader della società civile a “prendere iniziative in questo senso”. Dal canto suo mons. Andreas Choi Chang-mou, arcivescovo di Kwangju, spiega che “in questo contesto, dove la cultura della morte domina nel mondo, per vivere come figli della luce dobbiamo camminare nella luce della verità”. Il prelato sottolinea la necessità di possedere “coscienza e discernimento” e meditare “sul cammino tracciato dal Salvatore”. Mons. Thaddeus Cho Hwan-gil, amministratore arcidiocesano di Deagu, ha impartito la benedizione natalizia invitando i fedeli a “condividere i beni con i poveri”. “Gioire per questo – spiega – è cogliere la vera luce di Dio e del Natale”. (R.P.)

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    Filippine: appello per un Natale senza sprechi del vescovo di Caloocan

    ◊   Per ritrovare l’autentico spirito del Natale e fermare la crescita esponenziale di spazzatura prodotta dalle famiglie in questi giorni densi di consumi e sprechi, monsignor Deogracias Iniguez, vescovo di Caloocan, nelle Filippine in un messaggio pastorale ha chiesto ai fedeli di ridurre, riusare e riciclare quanta più spazzatura possibile in queste festività. “Nel celebrare il Natale – ha scritto il presule, - rallegriamoci in semplicità e non lasciamoci sommergere dal gretto consumismo che ingigantisce la differenza tra ‘avere’ e 'non avere’ nella nostra società, e aumenta la domanda di beni non essenziali che esauriscono le nostre ridotte risorse naturali e contribuiscono al riscaldamento del clima”. Mettendo in relazione la “crescente massa di spazzatura” e la “crisi climatica” il vescovo ha sottolineato che il primo Natale “fu magnificamente celebrato con profonda semplicità in una mangiatoia”. Il presule ha poi sollecitato i fedeli a sostituire gli sprechi per i regali con “buone azioni per il prossimo e per l’ambiente”. (C.S.)

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    Congo: preoccupazioni e speranze della Chiesa per le minacce dei ribelli ugandesi

    ◊   “La situazione per il momento è tranquilla, i ribelli non si sono fatti vedere e speriamo veramente di passare un Natale di pace”. Questa la dichiarazione rilascita all’agenzia Fides da mons. Julien Andavo Mbia, vescovo di Isiro-Niangara nel nord-est della Repubblica Democratica del Congo, una zona soggetta alle minacce dei ribelli ugandesi dell’Esercito di Resistenza del Signore (Lra). Qualche giorno fa l’Lra aveva minacciato un nuovo Natale di sangue come quello del 2008, quando i ribelli, in una serie di attacchi compiuti tra il 24 dicembre e il 17 gennaio uccisero 865 persone e ne rapirono altre 160. “La popolazione ha ancora paura ma sappiamo che la Monuc ha inviato un aereo da ricognizione per osservare i movimenti dei ribelli” dice il vescovo. “La mia più grande preoccupazione al momento riguarda le migliaia di sfollati che si trovano accampati a circa 60 chilometri da Isiro. La Caritas del Congo sta accertando il loro numero e le loro condizioni per avviare le operazioni di assistenza”. L’Lra è stata accusata di crimini contro l’umanità da un rapporto dell’ONU pubblicato il 21 dicembre. Secondo il documento, in 10 mesi l’Lra nell’est della Repubblica Democratica del Congo e nel sud Sudan ha ucciso 1300 civili, ha rapito circa 1.400 persone, inclusi centinaia di bambini e di donne e ha costretto alla fuga oltre 300mila persone. Il rapporto è stato redatto dall’Ufficio dell’Alto Commissario ONU per i Diritti Umani (Ohchr), dalla Missione ONU nella Repubblica Democratica del Congo (Monuc) e dalla Missione ONU in Sudan (Unmis). “La brutalità degli attacchi è sistematica, premeditata e smisurata” si legge nel capitolo del rapporto riguardante il Sudan. Le vittime, tra cui anche dei neonati, sono state mutilate e uccise con armi da taglio, machete, asce, coltelli e zappe. Diversi villaggi sono stati in tutto o in parte distrutti e 38mila persone costrette alla fuga. Nella provincia Orientale del Congo, tra il settembre 2008 e il giugno 2009, l’Lra ha ucciso 1200 persone, ne ha rapite 1400 e costrette alla fuga oltre 230mila. In diversi casi le donne e le ragazze sono state violentate prima di essere uccise, altre sono state rapite per farne delle schiave sessuali. Il rapporto accusa anche l’esercito congolese di crimini contro gli sfollati e chiede infine alla comunità internazionale “di assistere la Repubblica Democratica del Congo a stabilire un sistema di controllo per migliorare la qualità delle sue forze di sicurezza e la loro capacità di proteggere i civili e di cooperare con la Corte Penale Internazionale nell’arrestare i leader dell’Lra accusati di crimini internazionali”. (C.S.)

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    Colombia: il dolore dei vescovi per l’assassinio del governatore di Caquetà

    ◊   In un comunicato della Conferenza episcopale colombiana i vescovi del Paese esprimono le loro condoglianze e solidarietà ai familiari e amici del governatore di Caquetà, Luís Francisco Cuellar, governatore di Caquetà, sequestrato e ucciso la notte tra lunedì e martedì ad opera delle Farc. Per i vescovi si tratta di “un gesto sconsiderato e crudele” che deve essere “rifiutato energicamente da tutti”. “La nostra posizione, si legge nel comunicato, per quanto riguarda ogni tipo di violenza è conosciuta e questo delitto potrebbe compromettere “le possibili liberazioni di alcuni sequestrati che da diversi mesi si negoziano”. “Ogni cosa che si oppone alla vita, dal sequestro fino all’omicidio, ogni cosa che violenta l’integrità della persona umana, ogni gesto violento da qualsiasi parte provenga, merita solo un rifiuto categorico”, ribadisce l’episcopato colombiano. Con riferimento alla grande festa di Natale, i vescovi osservano che la “pace e la vita degli altri sono doni del Signore”, il Dio della vita che proprio in queste celebrazioni si ricorda che si fece uomo proprio per donare a tutti la vita in abbondanza. “Ci sentiamo umiliati e feriti nel profondo della nostra fede, soprattutto quando un tale fatto si produce nelle vicinanze della festa di Natale, così cari alla comunità cristiana”, concludono i vescovi. La Colombia in queste ore è sotto shock dopo che si è diffusa la notizia del ritrovamento del corpo di Luis Francisco Cuellar, non lontano da dove era stato sequestrato. Si tratta di un crimine odioso sulla cui responsabilità il presidente Alvaro Uribe non ha alcun dubbio, visto che ha accusato “i terroristi” delle Forze armate rivoluzionarie della Colombia (Farc). L’ora dell’uccisione resta per il momento sconosciuta. Secondo la ricostruzione fatta dal presidente, i terroristi sarebbero stati inseguiti dalle forze della sicurezza e quindi per evitare scontri avrebbero deciso di uccidere il governatore. (A cura di Luis Badilla)

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    Bolivia. Il cardinale Terrazas: “I cristiani devono saper stare con Cristo”

    ◊   “L’albero di Natale più bello è la persona umana e la sua dignità”. Così il presidente dell’episcopato della Bolivia, l'arcivescovo di Santa Cruz, cardinale Julio Terrazas, nel corso dell’incontro per gli scambi di auguri di Natale. Nella suo discorso, indirizzato a tutta la nazione, il cardinale ha definito il Natale un momento per sperimentare e sentire che il Signore ci ha scelto e al tempo stesso è voluto entrare nei nostri cuori. Egli ci insegna però - ha detto il porporato- che nessuno deve “restare avvolto in sé stesso”, isolato dall’altro e che deve invece “andare incontro al prossimo portando con sé il Cristo da annunciare e comunicare a tutti. Cristo sta con noi, ma dobbiamo essere capaci di far sì che sia presente dove lavoriamo, dove giochiamo, dove si fanno i grandi progetti per servire questo popolo di Dio”. I cristiani, ha osservato ancora il cardinale Terrazas “devono saper stare con Cristo come testimone di luce”, per ricordare che Lui “è la luce che illumina ogni persona e ogni popolo e che spesso ci manca” perché sommersa da “troppe parole”. Il porporato ha voluto anche soffermarsi sullo svolgimento dell’Anno sacerdotale per invitare i presbiteri boliviani a mettere l’accento, nelle attività del 2010, sull’ambito pastorale, in particolare “donando Cristo ai giovani; seminando tra loro entusiasmo, invitandoli ad assumere come bandiera della vita la verità del Signore”. “Nella nostra chiesa non vogliamo dei tiepidi, - ha ribadito - ma neanche ribelli senza ragione. Vogliamo persone dedicate alla causa di Cristo, che è una causa di salvezza, di liberazione, la causa che nobilita la vita di chi dona il proprio essere agli altri. E’ questa la nostra sfida e il nostro modo “di testimoniare il Figlio di Dio tra noi”. Per il cardinale Terrazas comportarsi in questo modo non è altro che testimoniare la vita, contro ogni forma di odio, antagonismo e violenza. “E’ l’ora: ci dobbiamo svegliare per non abituarci alla morte” e alla pseudo cultura che trascina dietro di se”. Dobbiamo essere docili e disponibili affinché attraverso di noi si manifesti “il Dio della forza dell’amore e della forza della verità”, ha concluso il presidente dell’episcopato della Bolivia. (L.B.)

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    Il patriarca di Lisbona: netto no al progetto di legge per le unioni gay

    ◊   Il cardinale patriarca di Lisbona, José da Cruz Policarpo, smentisce categoricamente ogni «patto» con il primo ministro portoghese José Sócrates riguardo un progetto di legge sul «matrimonio» tra persone dello stesso sesso presentato dal Governo. Il presunto accordo era stato paventato da un quotidiano della capitale che aveva parlato di «una certa condiscendenza della Chiesa sul progetto di legge». In una lettera rivolta alla comunità cattolica e indirizzata all'agenzia Ecclesia, il porporato, ha assicurato che il primo ministro non ha suggerito alcuna alleanza ed ha ribadito: «a nessuno e a maggior ragione al patriarca di Lisbona, è consentito qualsivoglia compromesso che condizioni anche indirettamente la libertà della Chiesa». Il cardinale ha detto poi di aver incontrato il primo ministro José Sócrates, il 20 ottobre ma per “normali e riservati momenti di dialogo” tra gli esponenti delle istituzioni e la gerarchia della Chiesa. Nell'ultima parte della lettera il cardinale Policarpo afferma che «l'insegnamento della Chiesa sul matrimonio tra persone dello stesso sesso è noto a tutti e la proposta di legge governativa costituisce un grave deterioramento della concezione antropologica del matrimonio e della famiglia, fondamento della società». (C.S.)

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    Taiwan: iniziative di evangelizzazione a Natale

    ◊   “A Taiwan il Natale è un giorno lavorativo come qualsiasi altro. Quest’anno però, al termine delle celebrazioni per il 150mo anniversario dell’inizio dell’evangelizzazione di Taiwan, la Chiesa lo vuole celebrare con diverse attività, per attirare l’attenzione dei non credenti sul vero significato della ricorrenza cristiana”: è quanto riferisce all’agenzia Fides il missionario camilliano padre Felice Chech, direttore nazionale delle Pontificie Opere Missionarie a Taiwan. “In particolare tra gli aborigeni, a maggioranza cattolici o protestanti, per tutta la serata di oggi, la vita dei villaggi si riaccende tra canti natalizi e semplici rappresentazioni della storia del Natale”, racconta padre Felice che ha una lunga esperienza di evangelizzazione tra gli aborigeni. Durante le settimane che precedono o seguono la festa del Natale, sono previste diverse attività come la visita agli anziani nei ricoveri, ai poveri della stazione ecc. Tutte le scuole cattoliche della capitale hanno organizzato una serie di intrattenimenti presso la stazione ferroviaria di Ban-Chiao (Taipei). Ai bambini nelle parrocchie o nei vari asili gestiti dalla Chiesa cattolica sono stati inoltre distribuiti 30.000 libretti con la storia dei Re Magi. Padre Felice sottolinea di aver incoraggiato le parrocchie, i centri giovanili e gli altri centri cattolici, ad iniziare la tradizione dei presepi viventi, come strumento di evangelizzazione. (C.S.)

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    Il Fondo famiglia del cardinale Tettamanzi compie un anno. Raccolti 6,5 milioni di euro

    ◊   E’ trascorso un anno da quando l’arcivescovo di Milano, Dionigi Tettamanzi, espresse nell’omelia della messa di mezzanotte del Natale 2008, il desiderio e la volontà di costituire un fondo per aiutare le famiglie che hanno perso il lavoro e versano in gravi condizioni di indigenza, stanziando lui stesso un milione di euro e invitando le comunità di tutta Italia. Al 23 dicembre del 2009 il fondo ha raccolto circa 7 milioni di euro, grazie ai versamenti raccolti dalle parrocchie, enti e società e anche offerte da parte dei privati cittadini. Per raccogliere le domande di aiuto delle famiglie in difficoltà e destinare le risorse, la Caritas e le Acli hanno organizzato e attivato su tutto il territorio diocesano 104 distretti serviti da 500 volontari. Tra tutte le richieste attualmente sono 2.333 i nuclei familiari ritenuti idonei per ricevere il sostegno. (C.S.)

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    Inaugurato dalla Chiesa di Firenze nuovo centro di accoglienza per i senza tetto

    ◊   La Chiesa ha aperto oggi a Firenze, un nuovo centro di accoglienza per i senza tetto con 25 posti letto. Per l'arcivescovo del capoluogo toscano, mons. Giuseppe Betori, si tratta di una risposta concreta in un momento di difficolta' per i piu' bisognosi. Il nuovo centro nasce, nel popoloso quartiere di San Frediano, nei locali dell'istituto degli Artigianelli, dove un tempo venivano formati i giovani artigiani e dove oggi ha sede un ristorante gestito dall'Associazione ''Il sipario'' che accoglie ragazzi handicappati. La nuova struttura sara' gestita in collaborazione con la Caritas e la parrocchia di San Felice e restera' aperta anche una volta superata l' emergenza maltempo. L'arcivescovo Betori ha quindi ricordato l'attenzione data dalla Chiesa fiorentina nel corso dell'anno alla dimensione liturgica, educativa, ai problemi economici e sociali della città, così come alla tutela del patrimonio storico-artistico. (C.S.)

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    24 Ore nel Mondo



    Pakistan: almeno cinque morti in un attacco suicida nel centro di Peshawar

    ◊   Ennesimo attentato questa mattina a Peshawar, in Pakistan. Due kamikaze si sono fatti esplodere contro un posto di blocco della polizia, causando cinque morti e 10 feriti. La deflagrazione si è verificata a Mall Road, la strada che ospita edifici governativi, non lontano da una chiesa della minoranza cristiana dove numerosi fedeli erano impegnati nei preparativi per il Natale. Peshawar, vicina al confine con l'Afghanistan, è uno dei principali obiettivi degli attentati dei talebani. Vigorosa la condanna da parte delle più alte cariche dello Stato: il presidente della Repubblica Zardari ha assicurato che “i mandanti di questo crimine non resteranno impuniti”. Da parte sua, il premier Raza Gilani ha assicurato che “terrorismo ed estremismo saranno presto sradicati dal Paese”.

    Iran - proteste e nucleare
    Le autorità iraniane hanno proibito nuove cerimonie di commemorazione del defunto ayatollah dissidente Ali Montazeri, ad esclusione che nella città Qom e a Najafabad città natale del religioso. La decisione arriva dopo gli scontri e i numerosi arresti, che si sono registrati a Isfahan, nell'Iran centrale, dove ieri sono di nuovo scesi in piazza i manifestanti anti governativi. Tuttavia, secondo alcuni blog circa duemila persone si sarebbero radunate oggi in piazza Topkhaneh, a Teheran, inneggiando slogan contro il governo. La repressione continua anche nelle aule dei tribunali. Oggi l'ex portavoce del governo del presidente riformista Khatami è stato condannato a sei anni di carcere in relazione ai disordini post-elettorali del giugno scorso. Intanto il presidente Ahmadinejad, in un'intervista al britannico "Channel 4", ha rifiutato la “mano tesa” al dialogo offerta da Obama e ha paragonato il negoziato sul programma nucleare iraniano ad una stucchevole “serie tv”. Il presidente iraniano ha inoltre respinto l'ultimatum a porre fine alle attività di arricchimento dell'uranio entro la fine dell'anno intimato dal presidente americano, definendolo “privo di senso”.

    Afghanistan
    In tutto l’Afghanistan, proseguono le operazioni contro le milizie talebane. Reparti congiunti dell'Esercito nazionale afghano (Ana) e della Forza internazionale hanno catturato diversi talebani e sequestrato un quantitativo importante di eroina e armi. L'Isaf ha inoltre confermato la morte nel sud del Paese di un soldato britannico martedì e di uno canadese ieri.

    Yemen - terrorismo
    Almeno 34 membri di al Qaeda sono stati uccisi in quattro diversi raid aerei dell’aviazione militare yemenita. Le autorità di Sana’a ritengono che, fra le vittime, ci sarebbe anche Anwar al-Awlaki, l'imam radicale che predicava negli Stati Uniti e del quale era seguace Nidal Hasan, l'ufficiale musulmano responsabile della strage di Fort Hood. Nel raid potrebbe essere stato ucciso anche Abu Basir Nasser al-Wahayshi, considerato il leader di al Qarda nella Penisola arabica. Nei giorni scorsi, i militanti radicali sauditi e yemeniti hanno annunciato si essersi uniti sotto la sigla “Al Qaeda nella Penisola arabica”, con base nello Yemen.

    Eritrea - sanzioni Onu
    Il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite ha adottato ieri una serie di sanzioni contro l’Eritrea per il sostegno offerto ai ribelli islamici in Somalia. La risoluzione, a lungo attesa, comprende divieti sulla vendita di armi e di espatrio. Il servizio è di Giulio Albanese:

    La notizia ha mandato ieri su tutte le furie il governo di Asmara. Il Consiglio di Sicurezza dell’Onu ha, infatti, votato una serie di sanzioni contro l’Eritrea per il sostegno dato ai ribelli islamici in Somalia. La risoluzione - sostenuta da tredici dei quindici membri del Consiglio - comprende una serie di misure che vanno dai divieti sulla vendita di armi al congelamento di assets, ai divieti di espatrio. La Cina sembrava in un primo momento contraria al provvedimento ed è questo, in fondo, il dato politico da non sottovalutare, ma si è invece astenuta dalla votazione. Naturalmente l’ambasciatore eritreo all’Onu, Araya Desta, ha denunciato le sanzioni definendole vergognose ed ha accusato Stati Uniti ed Etiopia di aver spinto il Consiglio ad adottare la risoluzione. Sta di fatto che sono anni che la società civile nel Corno d’Africa denuncia il coinvolgimento eritreo in Somalia e soprattutto le vessazioni del regime di Asmara contro i suoi oppositori.

     
    Cina - processo dissidente
    La Cina ha denunciato “ingerenze straniere” nel processo al dissidente Liu Xiaobo, per il quale è prevista per domani il pronunciamento della sentenza. Ieri diplomatici americani, australiani, canadesi e di numerosi Paesi dell'Unione Europea sono stati bloccati mentre cercavano di entrare nell'aula nella quale si è tenuto il processo. Xiaobo rischia 15 anni di prigione per aver diffuso degli scritti che chiedono maggiori libertà civili e politiche.

    Georgia - Russia
    Georgia e Russia sono vicine ad un accordo per la riapertura della frontiera terrestre, chiusa tre anni fa all’inizio delle tensioni che poi hanno portato alla secessione di Abkhazia e Ossezia del Sud e alla guerra lampo tra i due Paesi nell’agosto del 2008. Ad annunciarlo oggi il Ministero degli esteri georgiano, secondo cui il passaggio di Kazbegi-Verkhny Lars tornerà in funzione all'inizio di marzo. Il valico di confine è l'unico alla frontiera tra Russia e Georgia che non passa attraverso le due repubbliche secessioniste.

    Russia missili
    La Russia ha effettuato con successo il test di lancio del missile balistico intercontinentale Voievoda Rs-20V. Contemporaneamente il presidente russo Medvedev ha annunciato che Mosca sta lavorando a nuova generazione di missili in grado di trasportare testate nucleari. Le parole del capo di Stato russo coincidono con il rinvio della firma del nuovo trattato sulla riduzione delle testate atomiche con gli Usa (al posto dello "Start 1" scaduto il 5 dicembre scorso), malgrado l'impegno di massima assunto con l'omologo Obama a raggiungere una accordo nel 2010.

    Guinea - elezioni
    Elezioni democratiche in tempi brevi. Le ha assicurate ieri il capo ad interim della Guinea, il generale Sékouba Konate, a un anno dalla presa del potere da parte dell’esercito. Invocata anche la riconciliazione tra i guineani.

    Grecia - economia
    In Grecia, il governo ha approvato ieri la Finanziaria 2010, un “primo passo” per il risanamento dei conti pubblici richiesto dall’Unione Europea dopo il rischio di crack finanziario paventato nelle scorse settimane. Il bilancio prevede una riduzione del 3,6% del disavanzo pubblico, con tagli della spesa e parziale congelamento dei salari medio-alti.

    Berlusconi - lettera a Benedetto XVI
    Il premier italiano, Silvio Berlusconi, ha ringraziato Benedetto XVI per la vicinanza manifestata dopo l’aggressione in piazza Duomo a Milano. In una lettera, il presidente del Consiglio assicura, inoltre, che “i valori cristiani sono sempre presenti nell’azione del governo”, e che, si legge, “adotterà tutte le misure necessarie per garantire la serenità e la pace sociale”. (Panoramica internazionale a cura di Marco Guerra)

     
     
    Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LIII no. 358

     
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