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Sommario del 16/12/2009

Il Papa e la Santa Sede

  • Benedetto XVI all'udienza generale: preoccupante scollamento in alcuni Paesi tra ragione e libertà con il rischio di una dittatura del relativismo
  • Testimoniare l'amore alla vita e ai poveri in una società che alimenta false speranze: così il Papa ricevendo la cittadinanza onoraria di Introd
  • Rinuncia e nomina
  • Scambio di auguri tra il Papa e i giovani su "Pope2you": intervista con mons. Celli
  • Messa del cardinale Comastri per i dipendenti vaticani: il vero Natale è avere un cuore solo e un'anima sola
  • Oggi su "L'Osservatore Romano"
  • Oggi in Primo Piano

  • Il Messaggio del Papa per la Giornata Mondiale della Pace: il commento di mons. Antonino Raspanti
  • All'Europarlamento, cerimonia per il Premio Sakharov e questione del Crocifisso nelle scuole
  • Emergenza umanitaria in Sud Sudan
  • “Non c’è giustizia senza vita”: in un libro, l'impegno della Comunità di Sant'Egidio contro la pena di morte
  • Chiesa e Società

  • Il nunzio in Iraq: le autorità fermino le violenze anticristiane
  • India: nuovo attacco contro una chiesa del Karnataka
  • Inaugurata una nuova chiesa a Khandhamal, in India, teatro di violenze contro i cristiani
  • Messaggio natalizio dei vescovi del Venezuela: se vuoi la pace difendi la vita e la giustizia
  • Guatemala: denuncia di Amnesty International
  • Italia: aumentano i minori stranieri non accompagnati
  • Repubblica Democratica del Congo: da novembre 84 mila civili in fuga
  • Liberia: rapporto della Commissione verità e riconciliazione su crimini e ingiustizie
  • In Sudafrica la “Giornata della Riconciliazione” per una società unita
  • Uganda: Chiesa e leader religiosi danno vita a un Consiglio Interreligioso per favorire il dialogo
  • Dai seminari dell'Africa un altro allarme sul clima
  • Myanmar: la crisi economica ricade sui seminari
  • Filippine: urgenti misure di sicurezza a Maguindanao dopo la fine della legge marziale
  • Macao ricorda il decimo anniversario del ritorno alla Cina
  • Terra Santa: primo catechismo in lingua ebraica
  • Il programma del prossimo incontro della Comunità di Taizé in Polonia
  • Ospedale Bambino Gesù: guida ai regali sicuri
  • 24 Ore nel Mondo

  • Vertice sul clima a Copenaghen: ancora lontano un accordo
  • Il Papa e la Santa Sede



    Benedetto XVI all'udienza generale: preoccupante scollamento in alcuni Paesi tra ragione e libertà con il rischio di una dittatura del relativismo

    ◊   Nella nostra epoca si assiste a un preoccupante “scollamento” tra la ragione, che ha il compito di “scoprire i valori etici legati alla dignità della persona umana”, e la “libertà che ha il dovere di promuoverli”. All’udienza generale di questa mattina in Aula Paolo VI, davanti a circa novemila persone Benedetto XVI è tornato a parlare della “dittatura del relativismo” sulla base degli scritti di un antico teologo del Medioevo, Giovanni di Salisbury. Il Papa ha ribadito che il vero sviluppo di una società non è un “prodotto” dell’uomo, ma ha la sua radice nel piano d’amore di Dio sulle sue creature. Il servizio di Alessandro De Carolis:

    Novecento anni fa, un importante pensatore del Medioevo, il vescovo di Chartres, Giovanni di Salisbury - vissuto tra il 1100 e il 1180 - affermava che le leggi umane e l’agire politico dovrebbero conformarsi alla legge naturale che attribuisce a ogni persona diritti inalienabili, i quali “in nessun caso” possono “essere abrogati”. Tuttavia, ha constatato Benedetto XVI, un millennio di consapevolezza non ha sempre prodotto quel grado di rispetto per l’uomo come il ricorso ad aborto, eutanasia e sperimentazioni genetiche, o gli attacchi alla dignità della famiglia oggi spesso evidenziano. Se nella sua Caritas in veritate, il Papa affermava che l’azione sociale e politica non deve essere “mai sganciata dalla verità oggettiva sull’uomo e sulla sua dignità, secondo Giovanni di Salisbury, ha rilevato il Pontefice...

     
    “...esiste (…) anche una verità oggettiva e immutabile, la cui origine è in Dio, accessibile alla ragione umana e che riguarda l’agire pratico e sociale. Si tratta di un diritto naturale, al quale le leggi umane e le autorità politiche e religiose devono ispirarsi, affinché possano promuovere il bene comune”.
     
    Una considerazione di stretta attualità, anche se purtroppo, ha osservato Benedetto XVI, di quella “equità” che per il vescovo medievale significava attribuire ad ogni persona i suoi diritti, oggi vi sono tracce spesso sbiadite:

     
    “Nel nostro tempo, infatti, soprattutto in alcuni Paesi, assistiamo a uno scollamento preoccupante tra la ragione, che ha il compito di scoprire i valori etici legati alla dignità della persona umana, e la libertà, che ha la responsabilità di accoglierli e promuoverli”.
     
    “Forse - ha proseguito il Papa - Giovanni di Salisbury ci ricorderebbe oggi che sono conformi all’equità solo quelle leggi che tutelano la sacralità della vita umana e respingono la liceità dell’aborto, dell’eutanasia e delle disinvolte sperimentazioni genetiche, quelle leggi che rispettano la dignità del matrimonio tra l’uomo e la donna, che si ispirano a una corretta laicità dello Stato - laicità che comporta pur sempre la salvaguardia della libertà religiosa - e che perseguono la sussidiarietà e la solidarietà a livello nazionale e internazionale”:

     
    “Diversamente, finirebbe per instaurarsi quella che Giovanni di Salisbury definisce la ‘tirannia del principe’ o, diremmo noi,‘la dittatura del relativismo’: un relativismo che, come ricordavo qualche anno fa, ‘non riconosce nulla come definitivo e lascia come ultima misura solo il proprio io e le sue voglie’”.
     
    E l’ombra del relativismo etico che produce tutto ciò si allunga di frequente anche sui mass media, con i loro messaggi lontani - ha notato il Papa - da quella “sapienza” della quale invece il mondo “ha urgente bisogno”:
     
    “Oggi, quella che Giovanni definiva ‘eloquenza’, cioè la possibilità di comunicare con strumenti sempre più elaborati e diffusi, si è enormemente moltiplicata. Tuttavia, rimane urgente la necessità di comunicare messaggi dotati di ‘sapienza’, ispirati cioè alla verità, alla bontà, alla bellezza. È questa una grande responsabilità, che interpella in particolare le persone che operano nell’ambito multiforme e complesso della cultura, della comunicazione, dei media”.
     
    Al contrario, ha concluso il Pontefice, è Dio, che è verità e Amore, la “fonte ultima” cui deve riferirsi ogni sfera dell’agire umano:

     
    “Questo principio è assai importante per la società e per lo sviluppo, in quanto né l'una né l'altro possono essere solo prodotti umani; la stessa vocazione allo sviluppo delle persone e dei popoli non si fonda su una semplice deliberazione umana, ma è inscritta in un piano che ci precede, e che costituisce per tutti noi un dovere che deve essere liberamente accolto (…) perché nasca la giustizia. Ma possiamo trovarlo e accoglierlo solo con un cuore, una volontà, una ragione purificati nella luce di Dio”.
     
    Al momento dei saluti finali, Benedetto XVI ne ha indirizzato uno in particolare ai partecipanti al pellegrinaggio promosso dall’associazione “Fraternità”, accompagnati dal cardinale Ennio Antonelli, presidente del Pontificio Consiglio per la Famiglia, e dal vescovo di Crema, Oscar Cantoni. “Li incoraggio - ha detto il Papa - a testimoniare con crescente impegno i valori dell’accoglienza e della solidarietà, specialmente verso i bambini e le famiglie più provate”.

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    Testimoniare l'amore alla vita e ai poveri in una società che alimenta false speranze: così il Papa ricevendo la cittadinanza onoraria di Introd

    ◊   Un evento gioioso ha concluso la mattinata del Papa che al termine dell’udienza generale, ha ricevuto la cittadinanza onoraria di Introd, il piccolo comune valdostano meta di vacanze estive di Benedetto XVI e di Giovanni Paolo II. Il servizio di Roberta Gisotti.

    “Un segno di affetto di tutti gli Introleins e degli abitanti dell’intera Valle d’Aosta, che sempre mi hanno riservato un’accoglienza calorosa e cordiale e, al tempo stesso, discreta e rispettosa del mio riposo estivo”. Con “grande gioia” Benedetto XVI ha accolto dalle mani del sindaco di Introd, Osvaldo Naudin, e dal presidente della Regione Val D’Aosta, Augusto Rollandin, il riconoscimento di cittadino onorario della “deliziosa località” dove il Papa ha ricordato di aver “trascorso indimenticabili periodi di riposo circondato dallo splendido panorama alpino, che favorisce l’incontro con il Creatore e ritempra lo spirito”. E se - come sottolineato dal Sindaco – la presenza di Benedetto XVI e di Giovanni Paolo II ha favorito la crescita della fede in quella regione, la Chiesa in Val d’Aosta sotto la guida del vescovo Giuseppe Anfossi, ha aggiunto il Papa, “non si stanca di innestare la ‘notizia’ sempre nuova di Gesù Verbo di Dio, che s’è fatto uomo per offrire agli uomini la gioia di vivere, già su questa terra, l’esaltante esperienza di essere figli amati da Dio":

    "Tale compito appare particolarmente urgente in una società che alimenta, soprattutto nelle nuove generazioni, illusioni e false speranze, ma che il Signore anche oggi chiama a trasformarsi in ‘famiglia’ dei figli di Dio, che vivono con ‘un cuore solo e un’anima sola’ per testimoniare l’amore alla vita e ai poveri".

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    Rinuncia e nomina

    ◊   Benedetto XVI ha accettato la rinuncia al governo pastorale della diocesi di Jataí (Brasile), presentata da mons. Aloísio Hilário de Pinho, per raggiunti limiti di età. Gli succede il padre redentorista José Luiz Majella Delgado, sottosegretario generale aggiunto della Conferenza episcopale del Brasile (CNBB). Padre José Luiz Majella Delgado è nato il 19 ottobre 1953 a Juiz de Fora (Minas Gerais). Emessa la professione religiosa nella Congregazione del Santissimo Redentore (provincia di São Paulo) il 31 luglio 1980, ha ricevuto l’ordinazione sacerdotale il 14 marzo 1981.

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    Scambio di auguri tra il Papa e i giovani su "Pope2you": intervista con mons. Celli

    ◊   “Pope2you”, il portale della Santa Sede, dedicato a Benedetto XVI e ai giovani, si apre allo scambio degli auguri natalizi tra il Santo Padre e quanti vorranno aderire all’originale iniziativa. Roberta Gisotti ha intervistato l’arcivescovo Claudio Maria Celli, presidente del Pontificio Consiglio delle Comunicazioni Sociali:

    D. – Eccellenza, novità per il Natale sul sito “Pope2You”. Possiamo dire: il Papa e i giovani più vicini in queste festività?

     
    R. –Sì, il nostro sito “Pope2You”, che era stato proprio creato per favorire una maggiore vicinanza tra il Santo Padre e i giovani, in occasione del Natale proporrà delle iniziative natalizie. Questo vuol dire che i giovani potranno – come si faceva prima - inviare delle cartoline ai loro amici con un’immagine natalizia legata alla vita del Santo Padre e, allo stesso tempo, potranno anche inviare i propri auguri di Natale al Santo Padre. Un domani potranno poi essere messi a conoscenza dei giovani i messaggi più belli che sono arrivati. Volevamo far sì che in questa atmosfera natalizia ci potesse essere un incontro più vivo, più bello, più profondo, più ecclesiale tra i giovani e il Papa.

     
    D. – Quindi i messaggi più belli saranno messi in rete e tutti ne potranno partecipare e creare un ambiente virtuale positivo?

     
    R. – Proprio così, i giovani amano queste cose e quindi abbiamo realizzato per loro delle cartoline speciali, belle, significative.

     
    D. – Quale bilancio di “Pope2You” ad otto mesi dal suo lancio su Internet?

     
    R. – Noi siamo rimasti sorpresi di come i giovani abbiano accolto questa iniziativa. Lei pensi che nei primi quindici giorni di apertura del sito, abbiamo avuto circa 5 milioni di accessi. Questo vuol dire che mediante questo sito abbiamo trovato un linguaggio comprensibile per i giovani di oggi. Ed io spero che i giovani lo sappiano apprezzare. Attualmente abbiamo un gruppo stabile di amici che ci visita regolarmente. Riferendoci solamente all’invio delle cartoline con l’immagine del Papa ed una frase tratta dai suoi discorsi, fino a poco tempo fa erano state inviate più di 200 mila cartoline. Questo vuol dire che i giovani hanno risposto in maniera simpatica a questa nostra iniziativa, accogliendola di gran cuore.

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    Messa del cardinale Comastri per i dipendenti vaticani: il vero Natale è avere un cuore solo e un'anima sola

    ◊   Solo nell’amore reciproco sarà vera la celebrazione del Natale: è quanto ha detto questa mattina il cardinale Angelo Comastri, vicario generale del Papa per la Città del Vaticano, nella Messa celebrata in San Pietro, presso l’Altare della Cattedra, per i dipendenti vaticani in vista delle festività natalizie. Il servizio di Sergio Centofanti.

    (musica)

     
    Non c’è Natale senza il suo protagonista: Dio che si fa bambino. Vivere una giornata di buoni sentimenti vale a poco se non si coglie l’essenza del Mistero dell’Incarnazione. Questo l’invito del cardinale Comastri:

     
    “Dovremmo uscire decisamente dallo spirito di competizione, di rivalità, di gelosia che è satanico, per entrare nello spirito di Betlemme, lo spirito della semplicità che porta alla stima reciproca e quindi a gesti di attenzione, di comprensione, di pazienza, di incoraggiamento e di riconoscimento della presenza di Dio in chi ci sta accanto. Quanto sarebbe bello se potessimo respirare questo clima! Non potete immaginare quanto diventerebbe bella la nostra vita!”.
     
    Ma perché – si è chiesto il porporato – Gesù è venuto nel mondo?

     
    “Uno degli astronauti – Armstrong – ha scritto: ‘La cosa strabiliante non è che l’uomo sia arrivato a camminare sulla luna. La cosa strabiliante è che Dio sia arrivato a camminare sulla terra! Questo è il vero prodigio!'. Ma cosa è venuto a fare? E’ venuto a portare una scintilla di amore vero, di cui Dio è l’esclusivo proprietario e di cui il mondo – e mondo siamo anche noi, ciascuno di noi – ha drammaticamente bisogno”.
     
    I cristiani – ha detto il porporato - si riconoscono se c’è amore reciproco: nelle famiglie, nelle parrocchie, nelle comunità. Soltanto se sono “un cuore solo e un’anima sola” possono attrarre. E’ vedere l’amore di Dio negli uomini che converte altri uomini. Ma come entrare in questo amore?

     
    “Attraverso l’umiltà che è la prima, basilare virtù, è la porta di ingresso del cristianesimo. Non potete immaginare quanto sia importante l’umiltà, e quanto sia distruttivo l’orgoglio! Madre Teresa diceva: ‘L’orgoglio è l’autostrada di Satana’. Ogni briciola di orgoglio è una distanza tra noi e Dio, è un’opposizione tra noi e Dio. E non c’è Natale se non ci si converte all’umiltà. Se non avviene questo cambiamento, il Natale è una pura finzione. E’ un’offesa al mistero di Dio”.
     
    Nella Basilica di Gerusalemme – ha concluso il cardinale Comastri – si entra per una porta molto bassa:

     
    “Storicamente, quella porta è stata fatta per impedire l’ingresso dei cammelli che talvolta i musulmani spingevano dentro per disprezzo, ma oggi quella porta è diventata un simbolo: per incontrare Dio bisogna abbassarsi. Bisogna buttar via un po’ d’orgoglio. Gettiamolo via anche noi, tutti! E diventeremo un presepe vivente dove Gesù nasce ancora. E quando accadrà questo, il nostro sguardo diventerà così limpido che ci accorgeremo che quelli che ci stanno accanto non sono avversari, non sono dei rivali, ma sono dei fratelli. E’ il mistero del Natale”.
     
    (musica)

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    Oggi su "L'Osservatore Romano"

    ◊   Sono eque le leggi che rispettano la vita e promuovono la solidarietà: all'udienza generale il Papa parla del teologo inglese Giovanni di Salisbury.

    Per chi salvare l'ambiente: in prima pagina, un fondo di Ettore Gotti Tedeschi sulle incertezze del vertice di Copenaghen.

    Nell’informazione internazionale, un articolo di Pierluigi Natalia dal titolo “Migrazioni e globalità”.

    Storia umanistica della colonna vertebrale: in cultura, Marcello Celestini e Alessandro Serenelli ripercorrono l'iter dall'Homo sapiens alle società ipertecnologiche.

    Il brano iniziale del nuovo libro di Inos Biffi “Newman, ossia: ‘i Padri mi fecero cattolico’. Un profilo”.

    Lotta alla droga, alla povertà e alla criminalità organizzata nella società contemporanea: la lectio magistralis di Antonio Maria Costa, direttore esecutivo dell'United Nations Office on Drugs and Crime, in occasione del conferimento del premio internazionale Francesco Vito.

    Signor atomo, che ore sono?: Maria Maggi su un orologio di altissima precisione che sarà installato dal 2013 sulla Stazione spaziale internazionale.

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    Oggi in Primo Piano



    Il Messaggio del Papa per la Giornata Mondiale della Pace: il commento di mons. Antonino Raspanti

    ◊   Ampia eco ha avuto nel mondo il Messaggio del Papa per la Giornata Mondiale della Pace del primo gennaio 2010 sul tema “Se vuoi coltivare la pace, custodisci il creato”. Benedetto XVI ha lanciato un forte appello alla responsabilità per la salvaguardia del creato, dono di Dio a tutti. Ascoltiamo in proposito il commento di un teologo, mons. Antonino Raspanti, docente presso la Pontificia Facoltà Teologica di Sicilia, al microfono di Federico Piana:

    R. – Il creato è il creato, ovvero è un dono di Dio all’uomo: è questa la prospettiva a partire dalla quale il Papa, e quindi la Chiesa stessa, guarda ai beni naturali e a tutto quello che c’è stato dato, per usufruirne, per metterlo a frutto.

     
    D. – Cosa possiamo fare per rispettare l’ambiente secondo le parole del Papa?

     
    R. – Lui, in realtà, alla fine suggerisce, come tante altre volte ha ricordato, la sobrietà nell’uso dell’energia, oppure l’attenzione alla solidarietà intergenerazionale, cioè assumersi la responsabilità delle generazioni future, perché sono a nostro carico, e noi abbiamo la responsabilità per loro. Ho detto la parola responsabilità perché mi ha colpito una cosa: all’inizio di questo suo messaggio fa una precisazione dicendo che se guardiamo al creato come a qualcosa di affidato al caso o al determinismo evolutivo si rischia di attenuare la coscienza della responsabilità verso i beni creati. Invece, dice lui, bisogna guardarli come un dono, un dono di Dio. Se li si guarda come un dono, cresce di molto questa responsabilità, perché comprendiamo qual è la nostra chiamata e qual è il valore addirittura della stessa dignità dell’uomo. Quindi, va a fondo della crisi ecologica, chiamandola soprattutto una crisi di carattere etico. Non comprendere bene che cos’è ci porta a non usufruire in modo appropriato del creato, ma ci porta soprattutto a rivoltarci contro di noi, perché non capiamo nemmeno chi siamo e quale dignità e quale compito abbiamo.

     
    D. – Quindi, si può dire che s’inquina la Terra e non si rispetta il creato, perché in fondo non si ama Dio?

     
    R. – Sì, esattamente, le due cose sono connesse. Se lei mi fa un bel regalo ed io lo prendo davanti ai suoi occhi e lo butto per terra, lo calpesto, non credo che io stia rispettando lei e non credo affatto di avere un atteggiamento di gratitudine. Se invece lo accolgo con gioia e, a mia volta, in maniera grata, tento di restituire il dono, addirittura arricchito e abbellito, perché lei mi ha chiesto di essere un suo collaboratore nel far crescere questo dono, allora è un segno di rispetto e di grande amore nei confronti di Colui che ce l’ha donato.

     
    D. – Bisognerebbe riscoprire l’amore verso Dio…

     
    R. – Sì, perché se non c’è un solido fondamento, come dice il Papa, che è quello che lei sta chiamando l’amore per Dio, cioè la fede, l’occhio nuovo attraverso il quale guardare i beni creati, appunto l’occhio della fede, se non c’è questo solido fondamento, come si fa a costruire il futuro per le generazioni oppure a dare il giusto valore ai beni creati?

     
    D. – Ora, abbiamo il dovere di trasmettere intatto il creato alle generazioni future...

     
    R. – Credo che dal punto di vista teologico, la chiamata a collaborare dal punto di vista della creazione, la chiamata a collaborare con Dio, fa pensare che di per sé di energie se ne possano trovare prima o dopo, ma non soltanto per ragioni materiali, ma attraverso l’attivazione dell’intelligenza umana, della sintonia tra il progetto dell’uomo e il piano di Dio naturalmente. Quanto più c’è questa sintonia, che è frutto di un discernimento, di un’obbedienza al Creatore, tanto più siamo in grado di intendere questo creato e di trovare in questo creato la possibilità di portarlo avanti, di portarlo a quel compimento per il quale Lui stesso l’ha creato. E siccome il creato è destinato a tutti gli uomini della Terra, non solo quelli presenti adesso, ma quelli in futuro, si presume che lui abbia dato a questo creato la possibilità di arrivare ad effetto, a compimento, quantitativamente e qualitativamente per sempre, fino a quando almeno Lui ha deciso. Il creato ha la perfettibilità, cioè ha la possibilità con la nostra collaborazione di arrivare a quello scopo per cui è stato creato da Dio. (Montaggio a cura di Maria Brigini)

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    All'Europarlamento, cerimonia per il Premio Sakharov e questione del Crocifisso nelle scuole

    ◊   Speriamo di contribuire alla fine del circolo vizioso di paura e violenza che assedia i difensori dei diritti umani nella Federazione Russa: così il presidente dell'Europarlamento Buzek ha commentato la consegna, stamane, del Premio Sakharov 2009 a tre attivisti russi dell'organizzazione Memorial per i diritti umani. Ma al Parlamento Europeo si discute anche della sentenza della Corte del Consiglio d'Europa sulla presenza del Crocifisso nelle scuole. Ci racconta tutto da Strasburgo Fausta Speranza:

     
    Oleg Orlov, Sergei Kovalev e Lyudmila Alekseeva: storie di assistenza a prigionieri politici, in un caso di esperienza diretta di prigione. Con loro lavorava Natalia Estemirova, uccisa in Cecenia nel luglio scorso. La loro organizzazione Memorial è nata alla fine degli Anni '80 per mettere su un memoriale per le vittime dello stalinismo ed è diventata voce autorevole a difesa dei diritti umani. Il premio è davvero importante per noi – hanno detto - e poi hanno aggiunto: dopo l'assassinio di Anna Politkovskaya, temiamo che premi e notorietà non siano sufficienti a salvare la vita degli attivisti per i diritti umani in Russia". Da parte sua il presidente dell'Europarlamento Buzek ha sottolineato che “gli attivisti della società civile devono essere dappertutto liberi di esercitare il loro diritto di pensare e parlare”. Buzek non ha nascosto la soddisfazione personale nel consegnare il premio: il presidente dell'Europarlamento di oggi, infatti, nel suo passato ha vissuto l'esperienza di Solidarnosc e la Polonia che lottava per la libertà. Ma il Premio Sakharov è solo un momento della Plenaria di fine anno del Parlamento Europeo: tra l'altro, si è tornato a parlare del Crocifisso nelle scuole: dopo la petizione contro la sentenza che vorrebbe rimuoverlo, presentata l'11 novembre, i parlamentari europei stanno discutendo il testo di interrogazione orale alla Commissione, che verrà messo ai voti domani. In sostanza si deciderà se chiedere alla Commissione, organo esecutivo dell'Ue, di intervenire per dichiarare inapplicabile la sentenza. Sugli obiettivi della petizione ascoltiamo l'on. Roberta Angelilli, vicepresidente del Parlamento Europeo:

     
    R. – E’ quello proprio di risvegliare le coscienze e di porsi degli interrogativi, perché l’obiettivo di chi ha emesso quella sentenza è proprio quello di addormentare le coscienze, di cancellare le differenze, di cancellare le idealità e le entità. Noi, invece, vogliamo fare proprio il processo contrario, altrimenti i giovani perderanno completamente le loro radici, le loro idealità, i loro valori e noi costruiremo una generazione di persone che non hanno più riferimenti ideali. L’unica cosa che posso dire rispetto a questa sentenza – vedendo il bicchiere mezzo pieno – è che ha dato una scossa fortissima, risvegliando le coscienze e portando tante persone a dire “no” ad una Europa della burocrazia e a dire, invece, “sì” all’Europa dell’impegno, all’Europa dei valori, all’Europa delle idealità forti.

     
    D. – Con il Trattato di Lisbona si rafforza il potere del Parlamento europeo. In qualche modo ci sarà anche più potere nella difesa di questi valori?

     
    R. – Io credo di sì, perché per la prima volta ci sarà meno spazio allo strapotere dell’euro-burocrazia e si darà invece più forza ai rappresentanti del popolo e quindi al Parlamento europeo, dove ci sono gli unici eletti e quindi scelti dai cittadini europei. Ci sarà più spazio per la democrazia e per la discussione.

     
    D. – Un dibattito su tutto questo da dove – secondo lei – deve partire?

     
    R. – Deve partire, come del resto è ripartito, proprio dalle persone, dai cittadini, dalle città, dalle scuole, dalle istituzioni. La discussione e la partecipazione sono proprio il senso della democrazia e il senso della cittadinanza attiva, altrimenti noi ci trasformiamo in sudditi, schiavi di decisioni prese sopra le nostre teste. Dobbiamo tornare ad essere protagonisti.

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    Emergenza umanitaria in Sud Sudan

    ◊   “Affrontare la realtà: la crisi sanitaria peggiora mentre la violenza aumenta”. Questo il titolo dell’ultimo rapporto di Medici Senza Frontiere sul Sud Sudan, dove la popolazione “è intrappolata in una crisi che continua a peggiorare”, a quattro anni dagli accordi di pace che avevano posto fine a oltre due decenni di guerra civile contro il Nord Sudan. Soltanto qualche giorno fa i leader della parte meridionale e settentrionale del Paese avevano raggiunto un accordo sull'introduzione di riforme democratiche, prima delle elezioni generali previste per l'aprile dell'anno prossimo e del referendum sull'indipendenza del Sud nel 2011. Ma l’appello di Medici Senza Frontiere alle autorità governative, ai donatori internazionali e alle organizzazioni umanitarie è quello “di riconoscere la reale portata della crisi”. Sulla situazione in Sud Sudan, Giada Aquilino ha intervistato Andrea Pontiroli, di Medici Senza Frontiere-Italia:

    R. – Purtroppo la situazione del Sud Sudan è una crisi che continua a peggiorare. Ricordiamo che dal 2005 - quando ci sono stati gli accordi di pace che hanno posto fine alla guerra civile tra Nord e Sud - la situazione non è migliorata, come forse molti credevano e speravano. La situazione umanitaria, e quindi parliamo proprio di bisogni immediati della popolazione civile, non hanno trovato alcuna risposta in questi anni e l’anno che sta chiudendosi – il 2009 – è stato forse il peggiore dal 2005, perché ci sono stati violentissimi scontri che hanno provato, tra le altre cose, lo sfollamento di 250 mila persone. Se ci riferiamo poi anche ai nostri dati medici, ci rendiamo conto di come il numero di feriti rispetto allo scorso anno si è quasi raddoppiato; così come è aumentato notevolmente, quasi raddoppiato, il numero di persone colpite da gravi malnutrizioni.

     
    D. – Quali sono le zone più interessate da questa emergenza nel Sud Sudan?

     
    R. – Gli Stati di Jonglei e dell’Upper Nile, dove ci sono stati scontri molto violenti, sono regioni in cui ci sono sempre stati scontri legati più che altro a furti di bestiame; quest’anno, invece, quello che abbiamo potuto constatare è come siano stati i villaggi ad essere direttamente colpiti. Va, inoltre, notato come il numero dei morti sia stato il triplo di quello dei feriti.

     
    D. – Secondo Medici Senza Frontiere, perché continuano questi scontri?

     
    R. – Il fatto è che non c’è un unico fattore. Si passa da scontri tra diverse fazioni che sono in lotta fra loro da tantissimo tempo ad attacchi del gruppo ribelle ugandese del Lord’s Resistence Army, che è un gruppo coinvolto in una lunghissima guerra civile tuttora in corso peraltro nel Nord dell’Uganda, dove ha provocato lo sfollamento di milioni di persone. Questo gruppo si sta ora spostando ed infatti è attivo sia nel Sud Sudan, sia nella Repubblica Democratica del Congo. Questo è il segnale di un conflitto che sta peggiorando: è la cosa che più ci preoccupa. E’ il motivo per cui abbiamo anche pubblicato un rapporto, nel quale chiediamo alle organizzazioni umanitarie di intervenire, poiché in questo momento l’impegno della Comunità internazionale è soprattutto rivolto a progetti di sviluppo di lungo periodo. La realtà è che l’emergenza continua, ma a fronte di questa emergenza non c’è un impegno sufficiente da parte della Comunità internazionale. Noi ed altre organizzazioni umanitarie interveniamo, ma è ovvio che da soli non siamo in grado di far fronte a questa situazione drammatica. Rivolgiamo, quindi, un accorato appello alla Comunità internazionale affinché affronti quella che è la realtà del Sud Sudan, che è una realtà in questo momento di gravissima crisi umanitaria.

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    “Non c’è giustizia senza vita”: in un libro, l'impegno della Comunità di Sant'Egidio contro la pena di morte

    ◊   Una giustizia con la pena di morte imbarbarisce il mondo. La giustizia deve rispettare sempre la dignità umana, anche quella del colpevole del più efferato delitto. Lo hanno ribadito ieri sera, a Milano, i partecipanti alla presentazione del libro “Non c’è giustizia senza vita” scritto da Mario Marazziti, portavoce dalla comunità di Sant’Egidio, che racconta la storia della campagna mondiale contro la pena capitale, che ha visto in prima fila, con altre organizzazioni, proprio la Comunità di Sant’Egidio. Dalla città ambrosiana il servizio di Fabio Brenna:

     
    Nel libro trovano spazio anche le testimonianze dei condannati a morte, “testimonianza di quanta vita c’è dentro i bracci della morte”, ha osservato il presidente della Casa della Carità, don Virginio Colmegna, illustrando storie di incredibile redenzione di persone che, attraversate dalla violenza estrema, diventano umanità raffinata. Storie anche di chi, innocente, ha trascorso 20 anni nei bracci della morte. Il miglior antidoto alla tentazione di rispondere ad eclatanti manifestazioni di violenza col ritorno della pena di morte sta proprio nell’argine costituito in Italia ed in Europa, come spiega Mario Marazziti:

     
    “Il fatto che l’Europa sia diventato il primo continente senza la pena capitale diventa una difesa da quegli istinti che rinascono nei momenti di crisi”.

     
    La campagna per l’abolizione della pena di morte ha raggiunto un importante traguardo con la moratoria indetta dall’Onu alla fine del 2007, una campagna che ha visto protagonista l’Italia e la Comunità di Sant’Egidio:

     
    “La risoluzione approvata dalle Nazioni Unite, che chiede una moratoria universale per fermare tutte le esecuzioni del mondo e per andare verso l’abolizione definitiva della pena capitale, anche se non è un documento vincolante, fissa uno standard e dice che la pena capitale è comunque un’offesa ai diritti umani, non è solo una questione di giustizia interna. Non a caso per 15 anni si sono opposti in tanti, hanno cercato di non far presentare questa risoluzione. Poi nel 2007, una data storica, è stata approvata”.

     
    Ma come fare quando sembra essere il popolo a chiedere la pena capitale?

     
    “Non basta il consenso popolare: il consenso popolare è mobile, a seconda degli umori. Quindi, da qui lo Stato e le leggi non possono mai scendere a livello dell’assassino".
     
    L’attore Moni Ovadia ha poi letto lettere e testimonianze dal braccio della morte, raccolte nel libro di Marazziti.

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    Chiesa e Società



    Il nunzio in Iraq: le autorità fermino le violenze anticristiane

    ◊   “Le autorità irachene intervengano subito per garantire la necessaria sicurezza alla minoranza cristiana”. A chiederlo è il nunzio apostolico in Iraq e Giordania, mons. Francis Chullikat, che al Sir commenta gli attacchi avvenuti ieri a Mosul contro due chiese cristiane. “Questa recrudescenza della violenza – afferma il nunzio – deve essere affrontata dalle autorità del Paese che hanno sempre ribadito che in casi simili sarebbero intervenute immediatamente per garantire la sicurezza ai cristiani che essendo una minoranza, sono nel diritto di chiedere protezione”. “E’ urgente che le autorità, nel modo più giusto ed immediato, intervengano per dare garanzie di sicurezza ai cristiani così che possano vivere in pace e sicurezza nel Paese”. “E questo – spiega mons. Francis Chullikat – vale ancora di più adesso che siamo alla vigilia del Natale”. Esprimendo la speranza che gli attacchi “non siano collegati alle elezioni di marzo”, il nunzio sottolinea infine che “i cristiani sono la minoranza più esposta” a possibili attacchi perché non hanno alcun tipo di protezione. “Rispondiamo alla violenza – conclude mons. Francis Chullikat – con la speranza ed il bene. Resteremo fedeli a questa missione nella consapevolezza di avere al fianco tutta la Chiesa con il Papa”. (A.L.)

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    India: nuovo attacco contro una chiesa del Karnataka

    ◊   Ancora un atto vandalico contro la comunità cristiana del Karnataka. E’ stata presa a sassate la grotta di Sant’Antonio nel villaggio di Kolaigiri. Per il Global Council of Indian Christians negli Stati governati dal Bharatiya Janata Party (Bjp) le autorità ignorano “il diffondersi della cultura di violenza e terrore contro le comunità della minoranza cristiana”. Il commissario distrettuale di polizia, Pravin Madhukar Pawar, ha compiuto un sopralluogo e assicurato che le forze di sicurezza “stanno dedicando tutte le dovute attenzioni alla vicenda” messa in atto da persone “che vogliono guastare il clima pacifico del distretto di Udupi”. L’escalation di violenze che sta colpendo diverse comunità cristiane del Karnataka desta forte preoccupazione. Sajan George, presidente del Global Council of Indian Christians (Gcic), spiega ad AsiaNews che l’atto di vandalismo di Kolaigiri è il quarto caso di aggressione contro i cristiani dello Stato negli ultimi quattro giorni. Il 12 dicembre i componenti del coro della chiesa metodista di St. Paul sono stati assaliti da estremisti. Il 14 dicembre 11  fedeli di Virapt sono stati fermati per alcune ore nel locale posto di polizia con l’accusa di aver compiuto conversioni forzate. Per lo stesso motivo e nello stesso giorno un pastore protestante e sua moglie sono stati picchiati da membri di gruppi estremisti. Atti vandalici, assalti alle chiese, arresti di fedeli e false accuse di conversioni forzate sono ormai all’ordine del giorno. “Questo fondamentalismo crescente – spiega Sajan K George – avviene sotto lo sguardo miope delle autorità, che non vedono il diffondersi di una cultura di violenza e terrore contro le comunità della minoranza cristiana”. “L’aspetto paradossale – dice il presidente del Global Council of Indian Christians – è che mentre pastori e fedeli cristiani sono arrestati per presunte trasgressioni del codice penale, i criminali che aggrediscono loro e le chiese spesso e volentieri restano in giro liberi”. (A.L.)

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    Inaugurata una nuova chiesa a Khandhamal, in India, teatro di violenze contro i cristiani

    ◊   È dedicata a Maria, Madre di Dio, la nuova Chiesa di Simonbadi, nel distretto indiano di Khandhamal, teatro di numerose violenze anticristiane, perpetrate dagli estremisti indù. L’edificio di culto è stato inaugurato nei giorni scorsi dall’arcivescovo di Cuttack-Bhubaneswar, mons. Raphael Cheenath, alla presenza di oltre 3mila fedeli. “Questa bella chiesa – ha detto il presule nella sua omelia – è costruita di mattoni, cemento, metallo e sabbia. Allo stesso modo, le persone di fedi diverse devono vivere in armonia, come un’unica comunità”. Dopo la benedizione dei portali della chiesa, padre Thomas Sebastian, Provinciale dei Cappuccini dell’Andhra-Orissa, ha tagliato il nastro inaugurale dell’edificio. Durante l’offertorio, i fedeli hanno portato all’altare la bandiera nazionale insieme al vessillo papale e ad un modellino della nuova Chiesa, costruita a forma ottagonale. Il nuovo edificio ha visto la posa della prima pietra tre anni fa; il suo completamento è stato reso possibile dalle donazioni e dal lavoro gratuito dei fedeli stessi. Infine, bisogna ricordare che l’estate scorsa nel distretto di Khandhamal si sono verificati molti episodi di violenza contro i cristiani, messi in atto dagli estremisti indù. Gli scontri erano iniziati dopo l'assassinio un leader collegato al partito nazionalista Bharatiya Janata Party (Bjp). Secondo gli indù, i responsabili di quell'omicidio e di altri quattro avvenuti in precedenza appartenevano alla comunità cristiana. Le uccisioni erano state poi rivendicate da un gruppo di estremisti maoisti. (I.P.)

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    Messaggio natalizio dei vescovi del Venezuela: se vuoi la pace difendi la vita e la giustizia

    ◊   “Se vogliamo raggiungere una vera pace dobbiamo educare alla pace, quale prodotto della giustizia e costruire insieme una cultura della vita”. Così i vescovi del Venezuela in un comunicato firmato dalla presidenza dell’episcopato e indirizzato alla nazione in occasione delle feste di Natale. I presuli invitano tutti “a promuovere tutte le istanze della vita personale, familiare e sociale così come il dialogo e l’intesa, rifiutando al tempo stesso ogni ricorso alla violenza, alle minacce e alle offese personali usate come strumento per affrontare le divergenze”. In questo contesto i vescovi, ancora una volta, condannano e rifiutano “le offese ingiustificate lanciate in questi giorni contro l’arcivescovo di Caracas, cardinale Jorge Urosa”. I presuli ribadiscono anche il loro sostegno “a tutte le persone, aggregazioni e istituzioni che tramite un lavoro perseverante, in totale fedeltà alla Costituzione e alle leggi, manifestano il loro disaccordo con le decisioni che limitano le libertà cittadine e denunciano come poco democratico l’esercizio dell’autorità”. Nel clima di “rinnovamento spirituale, di vicinanza familiare e di riconciliazione cristiana, sentimenti caratteristici del natale, i vescovi venezuelani invitano inoltre a “contemplare nel presepe di Betlemme il Dio fatto uomo” e così a “proclamare l’altissima dignità della persona umana” e l’impegno “a difesa dei diritti inalienabili”. Nel comunicato si condannano poi alcuni casi in cui questi diritti sono stati violati “in particolare in alcune città e regioni della frontiera” con la Colombia. Prima di concludere il loro messaggio, i vescovi esprimono grande preoccupazione “per lo stato di salute e per la vita dei giovani studenti che attraverso uno sciopero della fame cercano di richiamare l’attenzione della coscienza cittadina sulla situazione dei diritti umani” in Venezuela. “Vogliamo far pervenire la nostra solidarietà a tutti coloro che in questi giorni - concludono i vescovi - sentono l’incertezza e la tristezza per aver perso un caro per colpa della violenza e l’insicurezza metropolitana; così come a tutti coloro che hanno perso il proprio lavoro oppure vedono in pericolo i propri risparmi per i comportamenti irresponsabili di alcune istituzioni bancarie, oppure a quanti che sono privati della loro libertà a causa dello loro posizioni politiche”. (A cura di Luis Badilla)

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    Guatemala: denuncia di Amnesty International

    ◊   Amnesty International ha condannato l’operato delle autorità del Guatemala, stato dell’America Centrale, che “non svolgono indagini approfondite sulle uccisioni extragiudiziali in cui sono coinvolti agenti di polizia”. Sono state ricevute numerose segnalazioni di persone che, dopo essere entrate in contatto con la polizia, non sono più state trovate vive. Com’è stato riportato dall’agenzia Sir, i corpi delle vittime, in alcuni casi persino tredicenni, vengono recuperati in discariche o in terreni abbandonati, con le mani legate dietro la schiena, strangolati o con molti segni di colpi di arma da fuoco. “Nonostante le ripetute segnalazioni e inchieste è un problema costante – ha dichiarato Kerrie Howard, vicedirettrice del Programma Americhe di Amnesty International - Il governo del Guatemala deve prendere in seria considerazione le denunce e avviare indagini approfondite e tempestive”. Queste uccisioni extragiudiziali sono definite dai media e dalle autorità come operazioni di “pulizia sociale”, destinate a “ripulire” la società da persone sospettate di essere coinvolte in attività criminali. Il Guatemala ha tassi molto alti di crimine violento, con una percentuale di condanne molto bassa. Si stima che il 98% dei casi di omicidio rimanga irrisolto. (C.P.)

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    Italia: aumentano i minori stranieri non accompagnati

    ◊   Cresce il numero di minori stranieri in Italia. Nel 2009 sono oltre 860 mila. Cresce anche la presenza di minori non accompagnati. E’ l’istantanea scattata dal primo rapporto annuale intitolato “I minori stranieri in Italia” di Save the Children, presentato stamani a Roma. La maggior parte dei minori stranieri residenti in Italia sono nati in territorio italiano. Sono circa 519 mila. Oltre 343.753 sono invece i minori giunti in Italia attraverso il ricongiungimento familiare. L’incidenza dei nati stranieri sul totale dei nati in Italia è passata dal 2,5% del 1997 al 12,6% nel 2008. Le prime cinque province, dove si registra il maggior numero di minori residenti, sono Milano, Roma, Torino, Brescia e Bergamo. I minori stranieri che giungono da soli, i cosiddetti “non accompagnati”, sono 6.587. Il 77% di questi è senza un documento di riconoscimento. I minori provengono da 77 diversi Paesi, in prevalenza africani. I gruppi nazionali più numerosi sono quelli del Marocco (15% del totale), Egitto (14%), Albania, Afghanistan, Palestina, Somalia ed Eritrea. “I minori stranieri in Italia”, ha sottolineato Valerio Neri, direttore generale di ‘Save the Children Italia’, “è la prima pubblicazione interamente dedicata al fenomeno dalla nostra organizzazione; è il frutto del nostro pluriennale impegno su questo versante, a sostegno di centinaia di minori stranieri, soprattutto non accompagnati, nelle aree dove è più rilevante la loro presenza”. Per quanto riguarda i punti di entrata, nel corso del 2008 risultano approdati sulle coste delle regioni meridionali 2.749 minori stranieri, di cui il 95% a Lampedusa. Altri valichi di frontiera significativi: Fiumicino; Gorizia, Brindisi, Ancona e Malpensa. In tutti questi casi la gran parte dei ragazzi in arrivo è costituita da minori soli. Arrivati in Sicilia e inviati alle comunità d'accoglienza perminori dell'agrigentino, molti però scappano poco dopo: secondo Save the Children, tra maggio 2008 a febbraio 2009 sono stati 1119 i minori fuggiti su un totale di 1860 accolti. "Questi ragazzi si lasciano alle spalle situazioni di grande povertà e mancanza di prospettive e sono quindi fortemente determinati a lavorare per aiutare sé e la propria famiglia di origine", ha aggiunto Neri, "e ciò spiega perché scappino quasi subito dalle comunità". E' necessario piuttosto, ha continuato, "rafforzare e razionalizzare il sistema di accoglienza, prevedendo delle strutture di prima e seconda accoglienza, e individuare una soluzione di lungo termine per ogni minore". Inoltre, ha concluso Neri, "è essenziale adottare standard e procedure condivise in materia di identificazione, accertamento dell'età e verifica delle relazioni parentali dei minori in ingresso. Commettere degli errori durante anche uno di questi passaggi può tradursi nella violazione di alcuni diritti fondamentali dei quali i minori stranieri sono titolari, compresa l'adozione di provvedimenti altamente lesivi come la detenzione in centri per migranti adulti irregolarmente presenti, l'espulsione e la mancata protezione da violenza o tratta e sfruttamento". (A.L.)

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    Repubblica Democratica del Congo: da novembre 84 mila civili in fuga

    ◊   Cresce il numero di civili congolesi che scappano dalla martoriata provincia dell’Equatore, nel nord-ovest della Repubblica Democratica del Congo (Rdc). E’ quanto denuncia l’Alto commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati (Acnur) aggiungendo che i congolesi continuano a riversarsi nella confinante Repubblica del Congo: sono 84 mila dall’inizio di novembre, quando è divampata la violenza interetnica fra le tribu Enyele e Munzaya per dispute relative ai diritti agricoli e di pesca. Insieme ai suoi partner, l’Acnur sta cercando di far fronte ai nuovi arrivi ma gli aiuti – si legge in una nota “iniziano a scarseggiare, i rifugiati aumentano e i bisogni superano le risorse disponibili”. Vi sono inoltre “considerevoli ostacoli di carattere logistico; che l’intera popolazione di rifugiati è distribuita su un territorio di 500 km quadrati lungo le rive del fiume Oubangui”. I rifugiati – riferisce il Sir - vivono in condizioni di sovraffollamento e i rischi di contrarre infezioni respiratorie, diarrea e malaria, anche per la carenza di acqua pulita, sono molto alti. L’Acnur sta distribuendo tavolette per depurare l’acqua e ha appoggiato i progetti per la creazione di nove ambulatori. Sono disponibili anche dei centri medici mobili per le aree più remote. (A.L.)

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    Liberia: rapporto della Commissione verità e riconciliazione su crimini e ingiustizie

    ◊   Il lavoro della Commissione verità e riconciliazione in Liberia, conclusosi con la pubblicazione di un rapporto finale, “è un notevole tentativo di onestà nei confronti del popolo liberiano e delle sofferenze che lo hanno accompagnato per troppo tempo”. E’ quanto afferma alla Misna padre Mauro Armanino, per anni missionario in Liberia. Nel Paese africano – spiega il sacerdote – “si sta diffondendo la consapevolezza che l’impunità, finora compagna inseparabile della storia liberiana, non sarà considerata ineluttabile”. Dopo quattro anni di lavoro, oltre 22 mila testimonianze, decine di interviste e più di 500 deposizioni pubbliche, sono stati individuati oltre 100 responsabili di violazioni dei diritti umani e reati economici che la Commissione verità e riconciliazione auspica di vedere giudicati in tribunale. “La ricostruzione della verità dei fatti accaduti, la domanda di perdono – spiega padre Mauro Armanino – sono state intese come contributo alla guarigione del tessuto sociale e alla riscrittura di un’altra storia”. E’ apprezzabile – conclude il missionario – il tentativo di trovare il consenso su un’interpretazione condivisa della storia della Liberia alla luce delle ingiustizie che hanno accompagnato il Paese fin dalla sua fondazione, avvenuta nel 1847 ad opera di schiavi liberati negli Stati Uniti. (A.L.)

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    In Sudafrica la “Giornata della Riconciliazione” per una società unita

    ◊   In Sudafrica si celebra la “Giornata della Riconciliazione” con diverse iniziative segnate dalla comune volontà di proseguire lungo il percorso indicato da Nelson Mandela, primo presidente post-apartheid. “Il nostro Giorno della Riconciliazione – ha detto Helen Zille, attivista anti-apartheid, oggi alla guida del partito ‘Democratic alliance’ – ci ricorda quanta strada siamo riusciti a percorrere. Celebrando i risultati raggiunti, rinnoviamo il nostro impegno per una società unita, sana, prospera e libera nella quale ogni sudafricano abbia il diritto a realizzare i suoi sogni”. Quest’anno la ricorrenza è stata accompagnata dalla presentazione di un film per il cinema che rievoca la vittoria della nazionale di rugby sudafricana ai Mondiali del 1995. La vittoria degli ‘Springbok’, squadra prevalentemente composta da giocatori bianchi fu allora salutata da Nelson Mandela in un modo che in pochi forse si aspettavano: in segno di dialogo e pace tra le varie componenti del nuovo Sudafrica – ricorda la Misna - Mandela scese in campo con indosso la maglia verde con lo springbok - una piccola antilope africana - stampato sopra. Quella maglia e quel simbolo erano stati per anni simbolo del regime segregazionista. (A.L.)

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    Uganda: Chiesa e leader religiosi danno vita a un Consiglio Interreligioso per favorire il dialogo

    ◊   La Chiesa e i leader religiosi dell’Uganda hanno deciso di dare vita a un Consiglio Interreligioso, per favorire il dialogo e la collaborazione tra le religioni nel Paese. L’assemblea costitutiva del nuovo organismo si è svolta nei giorni scorsi a Entebbe. Erano presenti mons. Cyprian Kizito Lwanga, arcivescovo cattolico di Kampala, il Vice-Mufti dell’Uganda Abdul Mukiibi, il vescovo anglicano Henry Orombi Luca, il reverendo John Kakembo della Chiesa Avventista del Settimo Giorno e il Metropolita ortodosso Giona Lwanga. Il primo atto del Consiglio – riferisce l’agenzia Apic – è stato un appello al governo a promuovere energia pulita e rinnovabile per ridurre gli effetti dei cambiamenti climatici. In una dichiarazione congiunta ripresa dal quotidiano locale “The Vision”, i leader religiosi ugandesi invitano le autorità di Kampala a rendere noti i rapporti sull’impatto ambientale dello sfruttamento delle risorse petrolifere nel Paese. Essi si impegnano inoltre a mobilitarsi per sensibilizzare i cittadini sulla necessità di tutelare l’ambiente e a promuovere il risparmio energetico. Alla cerimonia di chiusura dell’assemblea, il Ministro dell’Istruzione Mwesigwa Rukutana ha elogiato i gruppi religiosi ugandesi invitandoli a intraprendere azioni comuni per affrontare insieme le sfide sociali del Paese e mettendo da parte le loro differenze religiose. (L.Z.)

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    Dai seminari dell'Africa un altro allarme sul clima

    ◊   “Fino all’inizio degli anni ’90 i nostri seminaristi riuscivano a soddisfare gran parte delle esigenze alimentari delle proprie comunità coltivando i campi. Negli ultimi anni, a causa dei cambimenti climatici, non si riesce a produrre più niente, e dobbiamo dipendere dagli aiuti esterni per sopravvivere”. E’ la preoccupazione espressa all’agenzia Fides da padre Terence Lino Idraku, sacerdote degli “Apostles of Jesus”, la prima congregazione missionaria africana, fondata in Uganda nel 1968. Padre Terence, che attualmente è a Roma per completare gli studi dopo aver lavorato nei seminari della congregazione, sottolinea che le regole dell’istituto prevedono ogni giorno la preghiera, lo studio e il lavoro. Così, attraverso il lavoro dei campi, i seminaristi producevano mais, sorgo, patate dolci, fagioli. Negli ultimi anni le piogge arrivano in ritardo e con violenza, così distruggono quello che si era piantato in ritardo, mentre nei periodi sempre più lunghi di siccità, a causa delle elevate temperature, i germogli seccano. L’unica cosa che si può ancora coltivare è un po’ di verdura, che però deve essere innaffiata a mano. La gravità della situazione non riguarda solo una particolare zona dell’Africa, come spiega padre Terence, sottolineando che la Congregazione ha 5 seminari minori con circa 800 alunni (due in Uganda, uno in Kenya, uno in Tanzania e uno in Sudan), un seminario di filosofia e uno di teologia, entrambi in Kenya, con circa 250 studenti, e due noviziati, in Kenya e in Tanzania, che ospitano una cinquantina di studenti ciascuno. “Grazie a Dio le vocazioni non mancano – sottolinea il sacerdote - tanto che dobbiamo rifiutarle per mancanza di posto”. E’ inoltre da considerare che i seminari si trovano in zone di conflitto, dove la povertà è alta, per cui i genitori hanno già difficoltà a pagare la retta al seminario, e non si può chiedere loro un ulteriore contributo per il vitto. Bisogna infatti retribuire i professori, mantenere gli ambienti, provvedere ad acquistare la benzina per i generatori elettrici dove non c’è corrente. “Il problema dei cambiamenti climatici è un problema serio, che ha gravi conseguenze sulla vita delle persone, specie le più povere – conclude padre Terence -. Tutti sanno che i cambiamenti climatici non sono del tutto naturali, ma in buona parte sono causati dall’azione dell’uomo. Allora è meglio sospendere la produzione di ciò che porta alle mutazioni del clima piuttosto che compromettere la sopravvivenza di intere popolazioni”. (R.P.)

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    Myanmar: la crisi economica ricade sui seminari

    ◊   I seminaristi cattolici del Myanmar, stanno affrontando una grave crisi finanziaria. Padre John Saw Yaw Han, rettore del seminario minore di San José, ha affermato che i contributi dei donatori stranieri sono diminuiti del 50% negli ultimi due anni, e il calo si è aggravato ancor di più a causa della crisi economica mondiale. Le donazioni dei fedeli continuano ad essere il sostegno principale dei seminari. Padre Han ha infatti ricordato che la colletta di Natale del 2008 riuscì a coprire l'equivalente di un mese di spese per il seminario, cioè due milioni di kyats, 1.250 euro. “I sacerdoti hanno il dovere di fare qualcosa per garantire la sopravvivenza del loro seminario”. L’agenzia Zenit riporta che, i costi della formazione di un seminarista arrivano a circa 450.000 kyats all'anno (circa 300 euro). I 51 giovani seminaristi del centro San Giuseppe, l'unico seminario maggiore e meno colpito situato a Yangon, devono apportare un contributo annuale di 100.000 kyats (67 euro) ciascuno per coprire le spese di manutenzione e formazione. L'arcivescovo di Mandalay, monsignor Paul Zinghtung Grawn, ha insistito nell’esortare i fedeli di tutta l'Arcidiocesi a unirsi all'associazione St Aloyius Family Association, creata nel 2005, per apportare sostegno sia materiale che spirituale ai seminaristi della regione. Le Chiese nel Myanmar, ha aggiunto l’arcivescovo, potranno a poco a poco smettere di dipendere dagli aiuti esterni, e trovare autonomamente i mezzi per diventare economicamente autosufficienti. (C.P.)

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    Filippine: urgenti misure di sicurezza a Maguindanao dopo la fine della legge marziale

    ◊   In seguito alle proteste della popolazione filippina e le accuse di incostituzionalità da parte delle autorità politiche ed ecclesiastiche, la presidente Gloria Arroyo - Macapagal, è stata costretta a revocare la legge marziale nella regione autonoma a maggioranza musulmana di Mindanao, proclamata lo scorso 5 dicembre ed abrogata il 12 dello stesso mese. Vescovi filippini invitano il governo ora ad impegnarsi per assicurare alla giustizia i responsabili del massacro di Maguindanao, e chiedono di provvedere ad “urgenti misure di sicurezza”. Come riportato dall'agenzia Asianews, persiste infatti lo stato di emergenza nelle province di Maguinandao, Cotabato e Sultan Kudarat. Oltre 4 mila militari presidiano l’area controllata dall’ex governatore dell’Armm (Autonomous Region in Muslim Mindanao), Andal Ampatuan sr., considerato il principale mandante del massacro dei sostenitori di Ishmael “Toto” Mangudadatu. Secondo padre Albert Alejo, rettore della Catholic University di Zamboanga, il governo dovrebbe compiere una serie di verifiche anche in merito all’utilizzo dei fondi concessi dall’Asian Development Bank e dalla Banca Mondiale. “E’ necessaria un’interruzione dei fondi internazionali – afferma il sacerdote – perché questi servono solo per mantenere i signori della guerra”. (C.P.)

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    Macao ricorda il decimo anniversario del ritorno alla Cina

    ◊   Domenica prossima ricorrerà il decimo anniversario del ritorno di Macao alla Cina. Il vescovo della diocesi di Macao, mons. Jose Lai Hung-seng, ha chiesto che si preghi per la città e per il nuovo capo dell’esecutivo. Nel pomeriggio di domenica, inoltre, vari cattolici aderiranno ad una marcia per chiedere maggiore democrazia e un miglioramento delle condizioni sociali. La marcia – spiega ad AsiaNews Paul Chan Wai-chi, parlamentare cattolico, membro dell’Associazione di Macao per la Nuova democrazia – intende “spingere il nuovo governo ad affrettare il processo democratico”. Si chiede, in particolare, un deciso intervento contro la corruzione. Anche mons. Jose Lai Hung-seng è preoccupato per la diffusa corruzione, per la lentezza con cui la legge viene applicata. Il presule spera che il nuovo capo dell’esecutivo, Chui Sai-on, fermi i guadagni illeciti. Un recente caso ha alimentato molte critiche. E’ quello dell’ex ministro dei trasporti e del lavoro, Ao Man-long, accusato di riciclaggio di denaro sporco che dal 2008 sconta una pena di 27 anni. Prima del 20 dicembre del 1999, Macao è stata per secoli sotto l’amministrazione coloniale portoghese. Attualmente è una regione cinese ad amministrazione speciale. La popolazione di Macao è di circa 541.200 persone. La disoccupazione si aggira attorno al 3,5%. I cattolici sono il 4% della popolazione. (A.L.)

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    Terra Santa: primo catechismo in lingua ebraica

    ◊   “Conoscere Cristo”: è il titolo del primo catechismo in lingua ebraica. E’ opera di padre Gregor Pawlowsky, sacerdote polacco che dal 1970 vive in Israele al servizio delle piccole comunità di coloro che – per strade diverse – sono approdati al cristianesimo. Lui stesso è figlio di ebrei polacchi morti a causa dello sterminio nazista. Padre Gregor si occupa dal 1982 dell’iniziazione cristiana dei ragazzi della piccola comunità sorta in Israele negli anni ’50. Per quest’opera si è sempre servito di un testo dattiloscritto nel quale aveva incollato alcune cartoline dei luoghi della Terra Santa. Un modo efficace per far capire ai ragazzi che gli eventi raccontati si svolgono proprio in quella regione del mondo in cui vivono. Oggi quel testo è diventato un libro di 191 pagine, stampato dalla casa editrice del Patriarcato di Gerusalemme. In copertina c’è l’immagine di Gesù che dalla barca parla alle folle radunate sulla riva del lago Tiberiade. Il testo – ricorda Avvenire - è a disposizione anche di quegli adulti, anche non cristiani, che in Israele vogliono semplicemente sapere chi era Gesù. (A.L.)

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    Il programma del prossimo incontro della Comunità di Taizé in Polonia

    ◊   Distribuito il programma del prossimo incontro della Comunità di Taizé. Al loro arrivo a Poznan, il 29 dicembre, i giovani provenienti da tutta l’Europa come anche da altri continenti per questa tappa del «pellegrinaggio di fiducia sulla terra» riceveranno la «Lettera dalla Cina» di frère Alois. Il priore di Taizé ha da poco trascorso tre settimane con i cristiani di questo gran paese e parlerà di questo ai giovani durante l’incontro europeo. «In ogni essere umano, un’attesa, una sete di pienezza di vita»; «fare una scelta fra i nostri desideri» o «condividere ciò che abbiamo» fanno parte dei temi affrontati in questa lettera e serviranno da base agli scambi che ci saranno ogni mattina dell’incontro nelle 150 parrocchie della accoglienza. Nei pomeriggi del 30 e del 31 dicembre, il programma dell’incontro propone una lista di una ventina di temi fra cui scegliere. Ci saranno anche incontri a carattere sociale e incontri di carattere culturale. Nel pomeriggio del 1° gennaio ci saranno degli incontri per paesi o regioni d’origine, con il tema: «Rinnovare il coraggio». Questi incontri, animati da fratelli di Taizé, permettono di scoprire iniziative locali per continuare il «pellegrinaggio di fiducia» una volta tornati a casa. Durante l’incontro, i giovani si ritroveranno ogni giorno alle 13,15 ed alle 19,00 al parco delle esposizioni di Poznan per la preghiera comune, che si terrà in due grandi padiglioni decorati per l’occasione. (A.M.)

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    Ospedale Bambino Gesù: guida ai regali sicuri

    ◊   L'Ospedale pediatrico Bambino Gesù di Roma presenta un vademecum per aiutare genitori e parenti a scegliere un dono che non possa nuocere ai più piccoli. Si consiglia in particolare di controllare la presenza del marchio che garantisce la conformità del giocattolo alla normative comunitarie e di rispettare la fascia d’età indicata sulle confezioni. La guida, intitolata: “Tutelare l’incolumità fisica del bambino”, è stata realizzata per aiutare genitori e parenti a scegliere un regalo di Natale sicuro. Sono sempre numerosi, infatti, i bimbi vittime di incidenti dovuti al malfunzionamento di giocattoli. L’ospedale non è nuovo a iniziative del genere e i risultati positivi si vedono. Per il secondo anno consecutivo – ricorda il settimanale diocesano Roma Sette - il Pronto Soccorso del Bambino Gesù, infatti, ha fatto registrare un leggero decremento del numero totale degli accessi e una corrispondente diminuzione del numero di incidenti avvenuti tra le pareti di casa, in larga parte causati durante il gioco. Tra le cause più frequenti ci sono l’inalazione di piccoli componenti, ferite causate da giocattoli ridotti in pezzi e reazioni allergiche ai suoi materiali. (A.L.)

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    24 Ore nel Mondo



    Vertice sul clima a Copenaghen: ancora lontano un accordo

    ◊   Alla Conferenza sul clima di Copenaghen stanno arrivando tutti i principali leader politici della terra per la fase saliente dei negoziati. Ma a due giorni dalla chiusura dei lavori, appare sempre più lontana la possibilità di raggiungere un accordo vincolante sulla riduzione delle emissioni dei gas serra. Intanto, per le strade della capitale danese si registrano nuovi scontri tra manifestanti e forze dell’ordine. Oltre 200 i dimostranti fermati questa mattina. Il servizio del nostro inviato a Copenaghen Salvatore Sabatino:

    Dal vertice della speranza a quello del pessimismo, qui al Bella Center: le 192 delegazioni presenti ai negoziati si dicono deluse dalle trattative. Nessuna nuova bozza di accordo è stata presentata, nonostante gli incontri siano proseguiti anche nella notte. Fonti vicine ai negoziati parlano di alcuni progressi sui capitoli riguardanti agricoltura e deforestazione, ma non sufficienti per giustificare un vertice tra capi di Stato e di governo. Un segnale preoccupante, che conferma la storica contrapposizione tra Paesi ricchi e Paesi poveri emergenti. Se da un lato, gli Stati Uniti e l’Europa cercano di andare oltre il Protocollo di Kyoto e di stabilire obiettivi di riduzione più ambiziosi, i Paesi del G77 vanno in senso diametralmente opposto e chiedono finanziamenti e tecnologie per stare al passo con lo sviluppo. Si lavora come base attorno a due bozze: la prima sul finanziamento all’economia in via di sviluppo per mitigare le conseguenze del cambiamento climatico, nella quale non appaiono cifre, mentre un secondo testo contiene le percentuali da negoziare sulle emissioni globali di CO2 fino al 2080. Tutto questo complica la situazione, a 48 ore dalla fine dei lavori. In realtà, il clima di preoccupazione si respirava già ieri, quando all’apertura della sessione ministeriale, la presidente danese del summit, Connie Hedegaard, aveva detto che il vertice era a rischio e che erano necessari dei compromessi. Sulla stessa lunghezza d’onda anche il segretario generale dell’Onu, Ban Ki-moon, che ha lanciato un appello a tutte le parti affinché si riesca a giungere ad un accordo entro venerdì, giornata in cui arriveranno qui a Copenaghen oltre 120 tra capi di Stato e di governo. I primi ospiti illustri sono già arrivati: il presidente venezuelano, Hugo Chavez, al quale seguirà tra breve anche il suo omologo boliviano, Evo Morales. Intanto, fuori del Bella Center, che riunisce i delegati e i leader della Terra, sale la tensione: no global e movimenti ambientalisti sono scesi di nuovo in piazza e hanno tentato di marciare verso il Centro congressi. Oltre 200 persone, riferisce la polizia, sono state arrestate all’esterno della struttura. Copenaghen invece si prepara questa sera ad un black-out volontario: un messaggio particolare ai grandi della Terra, affinché si raggiunga l’accordo. E se a lanciarlo è la città più eco-compatibile del mondo questo assume un valore ancora maggiore.

     
    Russia-Nato-Usa
    Il segretario generale della Nato, Anders Fogh Rasmussen, oggi a Mosca ha parlato di una “nuova tappa nei rapporti tra Russia e Nato”. Rasmussen, durante un colloquio con il ministro degli esteri russo, Serghiei Lavrov, ha sottolineato che il suo obiettivo è quello di costruire “un’autentica partnership con la Russia”. Intanto, il Dipartimento di Stato americano ha annunciato che Stati Uniti e Russia sarebbero molto vicini ad un accordo per un nuovo Trattato di riduzione degli armamenti nucleari, in sostituzione del vecchio START-1. Russia e Usa hanno comunque concordato di estendere la validità del vecchio accordo in attesa di firmare il nuovo, che non sembra essere in programma al vertice sul clima di Copenaghen.

    Iran
    Nuova fiammata di tensioni tra Iran e Occidente, dopo che questa mattina Teheran ha testato un nuovo missile a lungo raggio in grado di raggiungere Israele. Sullo sfondo, intanto, resta il controverso programma nucleare e il duro scontro politico interno alla Repubblica islamica. Il servizio di Marco Guerra:

    Teheran ha portato a termine con successo il test di Sejil-2, missile a lunga gittata con un raggio d'azione maggiore dello Shahab, collaudato di recente e in grado di raggiungere il territorio israeliano e le basi militari statunitensi nel Golfo. L’annuncio dato dalla tv di stato iraniana ha raccolto l’immediata la reazione occidentale. Il premier britannico, Gordon Brown, ha detto che il test spinge “verso nuove sanzioni”. Sullo stesso tono Parigi, che parla di “un pessimo segnale rivolto alla comunità internazionale”. Gli Stati Uniti sono intanto passati dalle parole ai fatti. Ieri sera, la Camera di Washington ha approvato una misura per imporre sanzioni alle compagnie straniere che forniscono benzina all'Iran. Teheran, a causa della mancanza di raffinerie interne, è infatti costretta ad importare circa il 40% del suo fabbisogno di carburante. Sempre più tesa anche la situazione nel Paese: il capo della magistratura iraniana, l'ayatollah Sadeq Larijani, sostiene di poter provare che i leader dell'opposizione hanno alimentato le proteste dopo le contestate elezioni presidenziali del 12 giugno, e ha avvertito che il sistema giudiziario potrebbe decidere di agire in ogni momento contro di loro.

     
    Pakistan: attentato in Punjab, bilancio sale a 34 morti
    Sono salite a 34 le vittime dell'attacco suicida sferrato ieri in un mercato di Dera Ghazi Khan, popolosa città nella provincia del Punjab pakistano. I feriti ricoverati in vari ospedali sono almeno 90, molti di essi in gravi condizioni. Decine invece le persone di cui non si hanno notizie e che probabilmente sono rimaste intrappolate sotto i negozi crollati. I soccorritori per il momento sono riusciti a estrarre dalle macerie tre persone ancora vive. Intanto, almeno 20 militanti islamici sono morti e altri sei sono rimasti feriti in un raid dell'aviazione militare pakistana nella regione denominata Orakzai Agency, non lontano dal confine con l'Afghanistan. Un'emittente locale ha precisato di aerei ed elicotteri pakistani che hanno bombardato nascondigli dei talebani a Sultanzai e Stori Khel.

    Afghanistan: non si ferma l’ondata di attentati, 21 vittime nelle 24 ore
    Ieri sera, un rudimentale ordigno collocato sul bordo di una strada nel distretto di Rubat-i-Sangin, provincia occidentale di Herat, ha causato la morte di quattro agenti della polizia afghana, che si trovavano a bordo della loro auto. Sale così a 21 il numero delle vittime che in meno di ventiquattro ore sono morte per una serie di attentati dei talebani, che ha interessato anche Kabul e le province di Helmand e Paktia. La Forza internazionale di assistenza alla sicurezza in Afghanistan (Isaf) ha annunciato di avere arrestato quattro comandanti talebani nella provincia di Kandahar insieme a numerosi altri militanti islamici. L'Isaf ha anche confermato l’uccisione, avvenuta ieri, di due soldati britannici e di uno estone.

    Usa: Obama - Guantanamo
    Il presidente degli Stati Uniti, Barak Obama, ha ordinato ieri la requisizione del carcere di massima sicurezza di Thomson, nell’Illinois per agevolare la chiusura del centro di detenzione di Guantanamo. La decisione s’inquadra nell’impegno di chiusura di quest’ultimo in tempi rapidi, preso solennemente a inizio mandato da Obama. Attualmente, sono ancora 210 i prigionieri detenuti nella base americana in territorio cubano con l’accusa di essere terroristi internazionali.

    Stati Uniti: riforma sanitaria
    Il capo della casa Bianca, Obama, ha chiamato a raccolta i senatori democratici per esortarli al massimo impegno in vista dell’approvazione finale della riforma della sanità che mira estendere la copertura sanitaria a 30 milioni di americani che ne sono sprovvisti. A margine dell’incontro, il presidente statunitense ha detto che esiste un "ampio consenso" sugli obiettivi generali del provvedimento e ha rimarcato quella che secondo lui è stata una cattiva informazione in merito al costo reale della manovra.

    Italia - Finanziaria
    Con 307 "sì" e 271 "no" e 2 astenuti, la Camera dei deputati italiana ha approvato la fiducia che il governo ha posto sulla Finanziaria. Domani, si svolgerà il voto finale sull'intero provvedimento che poi passerà al Senato per l'approvazione definitiva.

    Italia - Berlusconi
    C’è attesa per le dimissioni del premier, Silvio Berlusconi, dall’ospedale San Raffaele di Milano, dove si trova ricoverato dopo l’aggressione subito domenica scorsa. La scorsa notte, è stato fermato un giovane torinese di 26 anni che si era introdotto nella struttura sanitaria. Le autorità stanno cercando di capire le intenzioni dell’uomo, dopo che nella sua auto sono state trovate alcune mazze da hockey. Intanto, il giudice per le indagini preliminari ha confermato la custodia cautelare in carcere per l’aggressore del premier, Massimo Tartaglia.

    Myanmar
    In Myanmar, la Giunta militare al potere ha concesso al leader dell’opposizione birmana, Aung Sang Suu Kyi, di incontrare alcuni membri della direzione del suo partito, la Lega nazionale per la democrazia (Lnd). Il Premio Nobel per la pace aveva ricevuto ieri nella sua residenza i suoi legali, con i quali ha discusso dei progressi nella causa di appello contro la sua recente condanna ad altri 18 mesi di reclusione. La Corte suprema birmana deciderà lunedì 21 dicembre sull'appello. Aung Sang Suu Kyi è tuttora agli arresti domiciliari, vissuti quasi senza interruzione da quando, nel 1990, la Lnd aveva vinto le ultime elezioni libere nell’ex Birmania.

    Libia
    L'ex agente libico, Abdelbaset al-Megrahi, unico condannato per l'attentato di Lockerbie in cui morirono 270 persone nel 1988, è scomparso. Secondo un indagine del quotidiano britannico The Times, l’uomo - tornato da pochi mesi in patria dopo essere stato scarcerato dalla Scozia per motivi di salute - non è né a casa né al Tripoli Medical Center, dove ha fatto la sua ultima apparizione pubblica lo scorso 9 settembre. Il giornale spiega che se l'ex terrorista non verrà rintracciato potrebbe aprirsi una nuova crisi con il governo scozzese.

    Russia. Scomparso Iegor Gaidar, padre di storiche riforme economiche
    E’ scomparso stanotte alle porte di Mosca, Iegor Gaidar, economista e studioso russo, considerato l'architetto delle riforme economiche del libero mercato avviate nei primi anni Novanta in Russia dall'allora presidente, Boris Ieltsin. Aveva 53 anni. La morte è avvenuta improvvisamente per una trombosi cerebrale. Sulla sua cosiddetta "terapia shock" in economia, Giada Aquilino ha intervistato l’economista Alberto Quadrio Curzio, preside della Facoltà di Scienze politiche all’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano:

    R. - Si trattò di una terapia di passaggio molto rapido, in tempi acceleratissimi, da un’economia collettivista ad un’economia di mercato: il che significa procedere molto rapidamente con processi di privatizzazione, con processi di smantellamento dei controlli di natura amministrativa, pubblica e collettivista dell’economia e passare a quella che è l’economia di mercato nel senso più tipico del termine. Certamente, fu una decisione di natura molto, molto forte, radicale, anche perché il passaggio alla democrazia può essere accompagnato in economia da un passaggio graduale al meccanismo di mercato.

     
    D. - Questa rapidità, di fatto, che effetti provocò?

     
    R. - Sono di natura composita, perché in taluni casi ci sono stati dei fenomeni di accentramento del potere economico nelle mani di grandi monopolisti e si è, perciò, passati dal monopolio di Stato - dal monopolio collettivista - a delle forme di oligarchie private, che hanno enormemente arricchito talune categorie e ceti denominati “gli oligarchi”. Poi, da un altro lato, si sono create anche delle grandi ondate di disordine nei mercati della Russia.

     
    D. - Ma dopo il crollo del Muro di Berlino, la caduta della cortina di ferro, era un passaggio in un certo senso dovuto, oppure poteva essere adottata qualche altra misura?

     
    R. - Credo che una maggiore gradualità, intendo dal punto di vista economico, soprattutto considerata le dimensioni dell’Unione Sovietica, sarebbe stata probabilmente più opportuna. Naturalmente, bisogna anche tener conto che l’evento di per sé era un "unicum": non c’erano esperimenti antecedenti e, quindi, si può anche mettere in conto una certa quantità di errori che sono stati compiuti. In Paesi più piccoli, transitati dall’economia di comando, dall’economia collettivista, all’economia di mercato, il processo è stato certamente più facile proprio per la loro piccola dimensione: anche laddove sono state attuate delle privatizzazioni rapide, la ridotta dimensione non ha creato quegli squilibri tipici del capitalismo estremo e delle oligarchie di capitalismo, che si sono invece verificati nella Russia. (Panoramica internazionale a cura di Marco Guerra e Chiara Pileri)

     
    Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LIII no. 350

     
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