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Sommario del 14/12/2009

Il Papa e la Santa Sede

  • In udienza dal Papa il premier del Montenegro, Djukanović. Apprezzamento per il contributo sociale dei cattolici nel Paese
  • Altre udienze
  • L’amore arriva dove la medicina si ferma: il commento del prof. Balzaretti alle parole del Papa all’Hospice Sacro Cuore
  • Domani la presentazione del Messaggio del Papa per la 43.ma Giornata mondiale della pace 2010 "Se vuoi coltivare la pace, custodisci il creato"
  • Il triduo di preghiera degli universitari romani in preparazione all'incontro con Benedetto XVI di giovedì prossimo. Intervista con don Paolo Morocutti
  • Seconda riunione preparatoria del Sinodo per il Medio Oriente. In primo piano il tema della testimonianza. Prossima la stesura finale dei "Lineamenta"
  • Oggi su "L'Osservatore Romano"
  • Oggi in Primo Piano

  • Il Papa a Silvio Berlusconi: vicinanza e auguri di pronta guarigione dopo l'aggressione subita a Milano
  • Avvento, periodo ideale per riscoprire una società a misura della fraternità. Una riflessione di mons. Elio Tinti
  • Dopo il terremoto, riaperta al culto la prima chiesa nel centro storico de L'Aquila. Intervista con suor Gabriella Merelli
  • La memoria liturgica di San Giovanni della Croce: insegnò ad accostarsi alla Bibbia come ad una lettera d'amore di Dio all'uomo
  • Trent'anni fa moriva il "microfono di Dio", padre Riccardo Lombardi. Un libro di Raffaele Iaria ne racconta la vita e la missione
  • Chiesa e Società

  • Vertice sul clima: ieri celebrazione ecumenica con l'arcivescovo di Canterbury
  • Alla Conferenza sul clima l’Africa chiede il sostegno dei Paesi ricchi per ridurre l'inquinamento
  • Filippine: per i vescovi i cambiamenti climatici sono un pericolo reale per il Paese
  • I vescovi cileni: dopo le elezioni vinti e vincitori collaborino per il bene della nazione
  • Congresso a Gerusalemme su “Cultura della vita e religione”
  • Leader religiosi indiani al governo: depenalizzare l’omosessualità, non legalizzarla
  • India: per il Natale appello ecumenico dell'arcivescovo di Bhopal
  • Sri Lanka: giovani tamil e singalesi insieme per la pace e la riconciliazione
  • L’opera dei volontari cattolici per i bambini del terremoto di Sumatra, in Indonesia
  • Burkina Faso: inaugurato l’Ospedale San Massimiliano Kolbe dei Minori conventuali di Sabou
  • Messaggio del presidente dei vescovi canadesi per la Giornata di preghiera per i popoli autoctoni
  • Bolivia: il cardinale Terrazas ricorda 300 anni di lavoro missionario a Concepcion
  • Venezuela: la Chiesa di Tachira si prepara al 2010, Anno della Parola di Dio
  • Ecuador: conclusa la terza Assemblea del Movimento di vita cristiana
  • Messaggio natalizio dei vescovi albanesi: si lavori per un Paese più giusto e più unito
  • Cina: la riunione dell’Unione delle Superiore generali delle Congregazioni femminili dell’He Bei
  • I vescovi australiani: i social network per conoscere Cristo
  • Irlanda: la tristezza del cardinale Brady per la morte del missionario ucciso in Kenya
  • Madrid: una veglia di preghiera con disabili in preparazione alla Gmg 2011
  • Scozia: associazioni per la vita contro la legge che legalizza il suicidio assistito
  • Dibattito nell’UE: no ai test sugli animali per la ricerca cosmetica, sì per quella scientifica
  • Si è spento mons. Nesti, emerito di Camerino San Severino Marche. Domani le esequie in S. Pietro
  • Campagna per le mamme africane promossa dai Missionari della Consolata
  • 24 Ore nel Mondo

  • Tensioni ed arresti in Iran: alcuni giovani accusati di aver strappato la fotografia di Khomeini
  • Il Papa e la Santa Sede



    In udienza dal Papa il premier del Montenegro, Djukanović. Apprezzamento per il contributo sociale dei cattolici nel Paese

    ◊   Un’analisi della situazione internazionale e un particolare apprezzamento per l’apporto sociale dei cattolici del Montenegro sono stati gli elementi centrali dell’udienza che questa mattina Benedetto XVI ha concesso stamattina al primo ministro del Paese balcanico, Milo Djukanović. “Nel corso dei cordiali incontri - riferisce una nota della Sala Stampa Vaticana - c’è stato un fruttuoso scambio di opinioni su temi di attualità internazionale e sulla situazione della Regione, come pure sulle sfide principali che l’attendono. In seguito - prosegue la nota - si è rilevato il positivo contributo che la significativa minoranza cattolica apporta alla società montenegrina. Infine, ci si è soffermati - conclude il comunicato - su alcune tematiche di attualità, in particolare sull’impegno del governo per promuovere la pace e l’equilibro fra le popolazioni e le confessioni religiose presenti nel Paese”.

    Dopo l’udienza con il Papa, il premier del Montenegro ha avuto un colloquio con il cardinale segretario di Stato, Tarcisio Bertone, accompagnato dal segretario per i Rapporti con gli Stati, l’arcivescovo Dominique Mamberti.

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    Altre udienze

    ◊   Benedetto XVI ha ricevuto nel corso della mattinata, in successive udienze, un gruppo di presuli della Conferenza episcopale della Bielorussia in visita ad Limina. Successivamente, il Papa ha ricevuto l'on. Hans-Dietrich Genscher, già ministro federale degli Esteri della Repubblica Federale di Germania, e i vescovi Jean Laffitte, segretario del Pontificio Consiglio per la Famiglia, Mario Toso, segretario del Pontificio Consiglio della Giustizia e della Pace, e Giovanni D'Ercole, ausiliare dell’arcidiocesi de L'Aquila.

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    L’amore arriva dove la medicina si ferma: il commento del prof. Balzaretti alle parole del Papa all’Hospice Sacro Cuore

    ◊   Accanto alle indispensabili cure cliniche, occorre offrire ai malati gesti concreti di amore e di vicinanza. E’ quanto sottolineato ieri da Benedetto XVI in una commovente visita ai malati nell’Hospice Sacro Cuore al Gianicolo di Roma, centro specializzato per l’assistenza ai malati terminali. Ma quanto concretamente conta questa vicinanza quando si assistono persone vicine alla morte? Al microfono di Alessandro Gisotti, risponde il prof. Franco Balzaretti, rappresentante mondiale dei Medici Cattolici alle Nazioni Unite:

    R. - Questo è fondamentale, perché anche tutte queste richieste di eutanasia, di sospensione delle terapie che vengono da più parti, spesso emergono anche per una sorta di angoscia da parte degli ammalati e delle loro famiglie che si sentono un po’ abbandonati. Viviamo in una società, come ha detto giustamente il Santo Padre, nella quale al vertice dei valori non c’è più il valore della vita, il valore dell’amicizia e della solidarietà, ma al vertice c’è solo il benessere, l’efficientismo e il profitto. E tuttavia, pur con il progresso, pur con tanti aspetti positivi delle ricerche tecnologiche, viviamo in una società nella quale si tende sempre più ad emarginare gli ammalati. Vengono da più parte ritenuti quasi un peso, un problema e la società tende a risolverlo con qualsiasi mezzo: da qui, appunto, le istanze di eutanasia e di sospensione dell’alimentazione e dell’idratazione.

     
    D. - E’ la solitudine, dunque, il grande male dei nostri tempi?

     
    R. - La solitudine che deriva anche un po’ dalla nuova cultura. Nella cultura tradizionale, nella cultura del passato, l’anziano, l’ammalato, il debole, il malato terminale erano al centro della vita familiare. Nella nostra cultura, sono relegati ai margini, al mesto ruolo di assistiti. Domina il mito della salute e chi non è in grado di stare al gioco è tagliato fuori. Le famiglie, spesso, sono abbandonate, però a volte sono le stesse famiglie, che in casi particolari, trascurano un po’ l’ammalato, perché anche nelle famiglie non c’è più quella cultura di farsi carico della persona più debole, della persona che ha necessità di essere accudita, di ricevere le cure degli altri familiari.

     
    D. - Il Papa, nella Sua visita all’Hospice Sacro Cuore, ha anche sottolineato che pure nelle condizioni di estrema fragilità, la persona non perde mai la sua dignità. Un tema, oggi, molto presente, in particolare nel dibattito sulla bioetica...

     
    R. - In questi ultimi tempi, si è parlato molto dell’eutanasia, della sospensione dell’alimentazione, dell’idratazione. Devo dire che io sono veramente allibito di fronte ad alcune motivazioni e ad alcune riflessioni che si sentono anche da parte di clinici importanti. Nella mia modestia, devo dire che nutrizione e idratazione sono sempre atti dovuti, eticamente oltre che deontologicamente e giuridicamente: questo perché - come ha sottolineato anche il Comitato di bioetica - sono degli atti indispensabili per garantire le condizioni fisiologiche di base per la vita. Per cui, acqua e cibo, non possono essere considerati una terapia medica solo perché vengono somministrati per via artificiale. I nostri fratelli più deboli, non devono essere considerati delle persone di una categoria inferiore rispetto agli altri ma, anzi, a maggior ragione hanno bisogno della stessa dignità che viene riservata a tutte le altre persone. Una dignità ancora maggiore, proprio perché queste persone devono affrontare delle difficoltà, delle prove ancora più difficili.

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    Domani la presentazione del Messaggio del Papa per la 43.ma Giornata mondiale della pace 2010 "Se vuoi coltivare la pace, custodisci il creato"

    ◊   Si intitola “Se vuoi coltivare la pace, custodisci il creato” il Messaggio di Benedetto XVI per la 43.ma Giornata Mondiale della pace, che verrà celebrata il primo gennaio 2010. Il documento sarà presentato domani mattina alle 11.30 nella Sala Stampa della Santa Sede dal cardinale Renato Raffaele Martino, presidente emerito del Pontificio Giustizia e Pace, e dal segretario del medesimo dicastero, mons. Mario Toso.

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    Il triduo di preghiera degli universitari romani in preparazione all'incontro con Benedetto XVI di giovedì prossimo. Intervista con don Paolo Morocutti

    ◊   Gli studenti universitari romani si preparano all’incontro con il Santo Padre, nella celebrazione dei Vespri di giovedì 17 in San Pietro. Oggi inizia il triduo di preghiera alla presenza dell’Icona di Maria “Sedes Sapientiae”. Ad aprire i tre giorni la Messa, alle 16, nella chiesa di San Pietro in Vincoli presieduta dal cardinale Francis Arinze, prefetto emerito della Congregazione per il Culto Divino e la Disciplina dei Sacramenti. Massimiliano Menichetti ha intervistato don Paolo Morocutti, cappellano dell’Università Lumsa di Roma.

    R. - Come ogni anno, atenei di Roma e gli universitari si preparano a incontrare il Santo Padre in un evento molto atteso in preparazione al Santo Natale. Quest’anno, si vuole sottolineare il legame fecondo e importante che la pastorale universitaria ha instaurato con l’Africa. Infatti, questo triduo sarà un triduo al quale saranno presenti delle delegazioni africane. Gli universitari romani avranno questo dialogo di preparazione al Natale con gli studenti che provengono dai vari Paesi africani e che si trovano a Roma per motivi di studio.
     
    D. - Tre giorni di preghiera alla presenza dell’icona di Maria “Sedes Sapientiae”...

     
    R. - Ricorda il legame profondo con la sapienza, che è una necessità trovare nella fede le risposte al loro raziocinio, alla loro ragione. Questa icona gira le varie parti di Europa e non solo: pensiamo appunto all’Australia, il passaggio dall’Australia al continente africano. E’ un modo per legare non solo idealmente, ma concretamente nello spirito gli animi di questi universitari che insieme ricercano la verità.

     
    D. - Che cosa porteranno i ragazzi al Papa?

     
    R. - Porteranno il loro affetto come sempre. L’incontro annuale con il Santo Padre quest’anno assume una forma del tutto particolare: non ci sarà la celebrazione eucaristica, ma il Papa presiederà i Vespri insieme agli universitari. Una nuova forma di preghiera che viene proposta agli universitari, dopo tanti anni nei quali veniva proposta la celebrazione dell’Eucarestia.

     
    D. - Qual è l’invito fronte che si rivolge ai ragazzi in questi giorni, in questo periodo di Avvento e in vista del Natale?

     
    R. - Far sì che i giovani studenti si sentano accolti nella Chiesa e possano trovare dalla Chiesa le risposte e gli incentivi alla propria formazione e al proprio studio, per poter essere testimoni della verità e del Vangelo nell'università e nel mondo.

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    Seconda riunione preparatoria del Sinodo per il Medio Oriente. In primo piano il tema della testimonianza. Prossima la stesura finale dei "Lineamenta"

    ◊    
    Nei giorni 24 e 25 novembre 2009, si è svolta a Roma la seconda riunione del Consiglio presinodale per l’Assemblea Speciale per il Medio Oriente del Sinodo dei Vescovi. Nella prolusione, il segretario generale del Sinodo dei Vescovi, mons. Nikola Eterović, ha messo l’accento sul tema della testimonianza, rifacendosi all’Esortazione apostolica postsinodale pubblicata nel 1997, a seguito dell’Assemblea Speciale per il Libano. I cristiani, ha detto mons. Eterović, sono chiamati ad essere testimoni della morte e Risurrezione di Cristo in virtù del dono dello Spirito, che ispira i credenti ad agire non individualmente ma in comunione ed unità con tutta la Chiesa. Nell'azione evangelizzatrice, ha continuato, occorre far conoscere alle nuove generazioni il grande patrimonio di fede e di testimonianza delle singole Chiese e questo compito investe tutte le categorie ecclesiali.

     
    Durante l’incontro, informa un comunicato del Sinodo, ci si è confrontati sullo studio del progetto dei Lineamenta per l’assemblea stessa, che si svolgerà dal 10 al 24 ottobre 2010 sul tema: "La Chiesa Cattolica nel Medio Oriente: Comunione e testimonianza. ‘La moltitudine di coloro che erano diventati credenti aveva un cuore solo e un'anima sola’. Un’articolata ed accurata discussione, svolta in due gruppi di lavoro distinti, informa la nota del Sinodo, ha permesso di elaborare un testo che ormai è prossimo alla stesura finale. I partecipanti all’incontro hanno dedicato ampio spazio anche al tema dell’approfondimento della comunione nella Chiesa Cattolica e, in particolare, nelle e tra le Chiese Patriarcali e il Patriarcato Latino di Gerusalemme, come pure nelle Conferenze episcopali dei Paesi del Medio Oriente. I membri del Consiglio non hanno tralasciato il tema dei rapporti con ebrei e musulmani, insistendo soprattutto sulla necessità di dialogo e di collaborazione in vari campi di attività sociale e culturale. Il prossimo incontro è stato fissato per i giorni 23 e 24 aprile 2010.

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    Oggi su "L'Osservatore Romano"

    ◊   Quel Dio vicino che è il cuore del mondo: all'Angelus Benedetto XVI invita a riscoprire il senso del Natale. Il Papa prega poi per i missionari uccisi in Africa e invoca riconciliazione e pace per il continente.

    Un campanello d'allarme: in prima pagina l'aggressione al presidente del Consiglio dei ministri italiano; la solidarietà del capo dello Stato e del Papa.

    In rilievo, nell'informazione internazionale, il Sudan, dove tra nord e sud è stata raggiunta un'intesa sulle riforme in vista delle elezioni generali ad aprile.

    In Iran, duro monito di Khamenei contro l'opposizione.

    I gabbiani della Vaticana: in cultura, Cesare Pasini annuncia la riapertura - il 20 settembre 2010 - della Biblioteca Vaticana.

    L'apologeta di Roma eterna che non scese mai a sud delle Alpi: Francesco M. Petrone rievoca la figura di Friedrich Schiller a 250 anni dalla nascita.

    L'ultimo dei classici, il primo dei moderni: il saggio di Vincent Pomarède, curatore della mostra, a Verona, "Corot e l'arte moderna. Souvenirs et Impressions".

    Un articolo di Cesare De Michelis dal titolo "Ritratto di signora": una rilettura di Maria Zef, il romanzo più celebre di Paola Drigo.

    L'angoscia di Prudenzio: "E' stata utile la mia vita?": Roberto Palla sugli echi virgiliani della "Psychomachia".

    Le piccole grandi tribolazioni degli umili che fanno la storia: Emilio Ranzato sul sacerdote nel cinema contemporaneo così come è rappresentato in "Roma città aperta" di Roberto Rossellini.

    Nell'informazione vaticana, la visita del Papa ai malati terminali nell'Hospice Fondazione Roma.

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    Oggi in Primo Piano



    Il Papa a Silvio Berlusconi: vicinanza e auguri di pronta guarigione dopo l'aggressione subita a Milano

    ◊   Auguri di "pronta guarigione" e la propria "paterna vicinanza" sono stati espressi da Benedetto XVI al presidente del Consiglio italiano, Silvio Berlusconi, rimasto ieri vittima di una violenta aggressione a Milano. Il telegramma è stato firmato dal cardinale segretario di Stato, Tarcisio Bertone. Solidarietà era stata espressa ieri anche dal direttore della Sala Stampa della Santa Sede, padre Federico Lombardi: al presidente Berlusconi, così irresponsabilmente colpito - aveva affermato padre Lombardi - va “la nostra doverosa solidarietà”. In Italia, intanto, il mondo politico è “sotto shock”. Secondo un’agenzia di stampa, l’aggressore, Massimo Tartaglia, 42 anni - che ieri ha colpito al volto con un oggetto il premier al termine di un suo intervento, ferendolo seriamente e costringendolo al ricovero in ospedale - avrebbe confessato il proprio odio nei confronto di Berlusconi. La cronaca nel servizio di Giampiero Guadagni:

    Il ministro dell’Interno, Roberto Maroni, ha presieduto questa mattina una riunione in Prefettura a Milano per avere una informativa dettagliata e completa su quanto accaduto ieri. Dal mondo politico e istituzionale condanna e sdegno rappresentati dalle parole del Capo dello Stato, Giorgio Napolitano, che ieri sera ha telefonato al premier per esprimergli la sua personale solidarietà. Questa mattina visita al San Raffaele dei presidenti di Senato e Camera, Renato Schifani e Gianfranco Fini. Netta la condanna anche da parte di Pd e Udc, ma fanno discutere i commenti del presiedente del Partito democratico, Rosy Bindi, e soprattutto del leader dell’Italia dei valori, Antonio Di Pietro, che pure deplorando il gesto sostengono che Berlusconi sia tra gli artefici del clima di tensione. Solidarietà piena al premier è giunta dal presidente dell’Associazione nazionale magistrati, Luca Palamara, mentre in rete sono subito comprasi gruppi che inneggiano a Marco Tartaglia per il gesto compiuto ma il padre dell’uomo costernato sottolinea: “Votiamo PD ma non abbiamo mai incitato all’odio verso il premier”. Auguri di pronta guarigione sono intanto giunti da molti leader mondiali. Per il presidente della Conferenza episcopale italiana, cardinale Angelo Bagnasco, si tratta di un episodio di singolare ed esecrabile gravità ed auspica per l’Italia un clima più sereno. Interviene anche il direttore della Sala Stampa Vaticana, padre Federico Lombardi, che parla di fatto molto grave e preoccupante che manifesta il rischio reale che dalla violenza delle parole si passi alla violenza dei fatti. “Ogni violenza - sottolinea padre Lombardi - va fermamente condannata senza incertezze da tutte le parti politiche e dalle diverse componenti della società”.

     
    Un atto di "esecrabile gravità" è stato definito l'accaduto anche da parte dei vescovi della Conferenza episcopale italiana, che hanno auspicato "un clima culturaole più sereno e rispettoso" per l'Italia. Condanna del gesto anche dal mondo dell'associazionismo cattolico. Fabio Colagrande ha sentito il presidente delle Acli, Andrea Olivero, e Roberto Fontolan, direttore del Centro internazionale di Comunione e Liberazione.

    R. - Io credo che i vertici delle istituzioni si rendano conto della gravità. Le parole oggi del presidente del Senato, Schifani, e nei giorni passati del presidente della Repubblica, ci dicono che effettivamente non siamo solo in una fase di acuta tensione politica, ma siamo un po’ andati oltre. Quindi, è bene che immediatamente si compiano dei gesti di chiarezza: le vicende, i conflitti politici devono essere riportati nelle aule parlamentari, negli spazi del dibattito, del confronto - che lì può essere duro fin che si vuole, ma è un confronto verbale in base alle questioni specifiche della politica. Dobbiamo, secondo me, con più forza rimarcare che non ci debba essere nessuna modalità di conflittualità che veda le persone in gioco.

     
    D. - Fontolan, per creare questo clima culturale più sereno e rispettoso, spiegato dai vescovi italiani, quali passi bisogna auspicare facciano la maggioranza di governo e faccia l’opposizione?

     
    R. - Mi piace pensare non esclusivamente ad un clima culturale, ma ad un vero e proprio clima umano e qui forse ieri si è toccato il fondo. Ora, la domanda è: cosa vuol dire ripartire? La politica non è un ambito isolato e non si strumentalizza la politica per fare violenza, per l’annientamento dell’avversario. Questo non è privo di contaminazioni con tutto il resto degli ambiti della vita pubblica e della vita sociale e forse in questo modo riusciremo anche ad influenzare un nuovo linguaggio della politica. (Montaggio a cura di Maria Brigini)

     
    Sull’aggressione al premier Berlusconi e l’attuale momento politico dell'Italia, Francesca Sabatinelli ha raccolto il commento del prof. Paolo Savarese, docente di Etica sociale alla Pontificia università Gregoriana:

    R. - Io vedo un enorme polverone che rende estremamente difficile affrontare i problemi. E’ come se la vita pubblica e il confronto culturale si stia caricando di valenze simboliche che non riusciamo più a gestire. Alla fine, è inevitabile lo scontro e lo scontro venga poi messo fisicamente in mano alle persone più deboli. Il problema è che il tessuto dell’autointerpretazione dell’italiano è talmente indebolito nelle sue strutture portanti che poi non riusciamo più nemmeno ad avere una vita pubblica come nella Costituzione italiana viene poi depositato e incanalato.

     
    D. - Professor Savarese, il presidente Napolitano nel suo messaggio di solidarietà al premier - e non solo lui: tanti altri politici di maggioranza e opposizione - hanno ribadito che bisogna fermare la spirale dell’odio. Ma da cosa è alimentata? Dal linguaggio politico, dalla contrapposizione?

     
    R. - Io penso ci siano molti livelli. Alcuni lei li ha menzionati, solo che ci sono livelli più profondi e forse uno dei più profondi sta nel fatto che noi, ormai, siamo chiusi nell’immediatezza,cioè nel nostro interesse, nelle nostre reazioni. Tutto ciò che incontriamo che ci fa difficoltà cerchiamo o di dominarlo o di spazzarlo via e questa è diventata la chiave di fondo della nostra cultura. A livello politico e a livello poi di grande comunicazione, entrano problemi grandi che hanno grandi valenze concrete e simboliche. In un confronto serio anche duro, ma leale, ci deve essere il riconoscimento, altrimenti alternative al riconoscimento sono armi di vario genere. Ci dobbiamo rendere conto che ci stiamo giocando il futuro civile della nostra nazione.

     
    D. - Quindim, professore, il gesto seppure isolato, del lancio contro Silvio Berlusconi ha un profondo significato sociale?

     
    R. - Il guaio è che simbolicamente non è isolato. Occorre ritirare fuori le ragioni profonde del perché io devo trattare una persona che mi intralcia la strada o che la pensa diversamente o che eventualmente mi ha fatto del male, perché comunque io la devo trattare da persona. Il che vuol dire che non posso utilizzare una qualsiasi arma per risolvere la controversia con lui.

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    Avvento, periodo ideale per riscoprire una società a misura della fraternità. Una riflessione di mons. Elio Tinti

    ◊   Avere un cuore limpido, solidale, accogliente. Per un cristiano è questo il modo più giusto per prepararsi al Natale. Il vescovo di Carpi, mons. Elio Tinti, lancia per l'Avvento un appello alla fraternità e invita in particolare le parrocchie a modificare in vista Natale stili di vita per creare ambienti nei quali si respira un clima di amore e di condivisione. Federico Piana ha domandato a mons. Tinti in che modo si debba lavorare per realizzare questo obiettivo:

    R. - Cercando di accogliere il Signore che viene a Natale, ma viene ogni giorno, in ogni istante, in ogni persona, in ogni avvenimento. L’importante è saperne cogliere la presenza e quindi anche la portata di salvezza, di grazia, di amore e la chiamata a vedere in ogni persona un fratello, e a donargli amore, calore, attenzione e condivisione.

     
    D. - Per quale motivo per noi cristiani è importante l’Avvento?

     
    R. – Perché l’Avvento ci dà la grazia di rivivere i sentimenti di fiducia, di speranza, che hanno vissuto i nostri Patriarchi e Profeti del popolo ebraico, e che oggi sono da noi particolarmente ripresi proprio nella liturgia, attraverso anche il richiamo costante che il Vangelo ci fa accogliere il Signore e quindi anche avere speranza e fiducia, perché il Signore ci accompagna, è con noi, ci sostiene, ci dà forza e questo è motivo di grande speranza.

     
    D. - Una speranza, eccellenza, che è accompagnata, in un certo senso, in questo momento anche alla penitenza, perché secondo me bisogna anche fare un po’ di pulizia nel nostro cuore per accogliere il Signore...

     
    R. - “Beati i puri di cuore, perché vedranno Dio”: è importante preparare il Natale purificando il proprio cuore, che ha bisogno continuamente di essere purificato dal Signore. Che sia davvero un cuore limpido, trasparente, onesto, accogliente, solidale, capace - particolarmente oggi, in un contesto di crisi economica e finanziaria - di uno stile sobrio ed essenziale di vita. E questo cuore puro bisogna proprio che sia poi vissuto, autenticamente pronto ad essere manifestato in famiglia, assumendo proprio stili di vita all’insegna della solidarietà e del dialogo, nella scuola e nel lavoro che sono ambienti di vita quotidiani, costruendo un ambiente educativo veramente umano. E qiuesto anche nelle nostre comunità parrocchiali, dove c’è bisogno di essere accoglienti e ricchi di fraternità e di autentico amore cristiano. Chi viene deve cogliere un ambiente di amore, di perdono, di condivisione e di grande attenzione gli uni per gli altri. (Montaggio a cura di Maria Brigini)

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    Dopo il terremoto, riaperta al culto la prima chiesa nel centro storico de L'Aquila. Intervista con suor Gabriella Merelli

    ◊   Commozione e gioia ieri nella zona rossa del Centro Storico dell’Aquila dove, dopo il sisma dello scorso aprile è stata riaperta al culto la prima chiesa. Si tratta della cappella annessa al monastero delle Suore agostiniane di Sant’Amico, che anche quest’anno hanno potuto celebrare la tradizionale liturgia del giorno di Santa Lucia. Cinque funzioni religiose e un concerto di Natale hanno scandito la giornata indimenticabile e significativa per l’intera comunità. Lo conferma, al microfono di Paolo Ondarza, suor Gabriella Merelli, madre superiora del monastero:

    R. - Noi abbiamo già aperto il nostro monastero dalla festa di Santa Lucia che è molto sentita qui dal popolo aquilano. Ci sono state le nostre preghiere, le lodi del mattino, le preghiere monastiche e poi ci sono state delle Sante Messe con molta gente, molte persone che piangevano dalla gioia. E’ stata un’emozione grande per noi e molto più per il popolo aquilano perché è l’unica chiesa riaperta. Noi stiamo nel centro storico dell’Aquila.

     
    D. - Quindi la zona più colpita?

     
    R. - Sì, questa è stata la zona più colpita. La nostra chiesina ha avuto molti danni, anche se non molti. Il monastero un po’ di più e noi siamo accampate in una casetta di legno nel nostro giardino. In quattro non ci siamo mai allontanate dal monastero, siamo state sempre qui. Le altre le abbiamo mandate nel monastero delle consorelle di Cascia.

     
    D. - Suor Gabriella, questa riapertura rappresenta un segno di grande speranza per l’intera comunità aquilana...

     
    R. - Per noi questo è un segno di grande speranza, in sintonia con la festa di Santa Lucia, che è la luce: il significato vorrebbe essere quello dell'accendere la luce nel cuore degli aquilani, della città.

     
    D. - Ancora una volta potremmo dire che il vostro monastero, tanto legato anche alla figura di Santa Lucia, ha potuto celebrare questa importante liturgia…

     
    R. - Questo è un segno significativo per la città e per noi. Vorremmo essere questa luce proprio il giorno di Santa Lucia, il giorno del “Gaudete”, a metà dell’Avvento, in preparazione del Santo Natale. Abbiamo riaperto questa chiesa portando questo segno di luce.

     
    R. - Vivere la riapertura di una chiesa nel centro cittadino - un luogo sconvolto e devastato dal terremoto - è anche un segno di resurrezione?

     
    R. - Sì, questo è il segno della resurrezione, anche per noi che non siamo mai uscite da questo luogo e che stavamo nel nostro giardino. La comunità è piena di gioia e vogliamo riversare questa gioia e questa felicità anche nel popolo aquilano.

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    La memoria liturgica di San Giovanni della Croce: insegnò ad accostarsi alla Bibbia come ad una lettera d'amore di Dio all'uomo

    ◊   La Chiesa celebra oggi la memoria liturgica di San Giovanni della Croce, collaboratore di Santa Teresa d’Avila nella fondazione dei Carmelitani scalzi e dottore della Chiesa universalmente riconosciuto come mistico per eccellenza. Le sue opere di mistica sono un testo indispensabile per chi desidera avventurarsi in questo mondo di intimità unica fra Dio e l’uomo. Il servizio di Amedeo Lomonaco:

    (musica)

    San Giovanni della Croce nasce nel 1542 in Spagna in una famiglia poverissima. Dedica l’intero cammino della sua vita alla ricerca di Dio, scoprendo giorno dopo giorno che la via più sicura per accostarsi a Lui è “conoscere” Gesù Cristo. Il suo messaggio, incentrato sull’orientamento totale ed esclusivo verso Dio, è racchiuso in questa esortazione:

    “Su, coraggio, alzati: non stagnare in una pietà superficiale o in un debole impegno virtuoso. Affrontate decisamente le avversità della notte, salite il sentiero aspro del nulla per attingere l’incandescenza dell’Amore”.

    Il linguaggio di San Giovanni della Croce è poetico, ricco di immagini e simboli. Con spirito nuovo, da umanista rinascimentale, offre un valido aiuto per il cammino cristiano dell’uomo moderno, tormentato dall’angoscia esistenziale. Padre Saverio Cannistrà, preposito generale dei carmelitani scalzi:

    “San Giovanni della Croce dice all’uomo di ogni tempo e di ogni luogo di riscoprire questa destinazione ultima alla comunione con Dio, che è qualcosa che portiamo iscritto nella nostra stessa natura. Giovanni della Croce ha un dono particolare che è il dono dell’arte: prima ancora di essere un teologo, è un poeta. E' riuscito a esprimere queste sue intuizioni in un linguaggio lirico, di una lirica di amore. Lui si accosta alla Bibbia come se fosse una grande e lunga lettera di amore che Dio scrive all’uomo, alla quale Giovanni risponde con una sua lettera scritta a Dio. Rilegge la stessa natura di Dio come una natura sponsale: cioè la comunione trinitaria è riletta come una comunione sponsale che si allarga fino ad accogliere l’uomo”.

     
    Lo sguardo non deve dunque scostarsi da Gesù. Come ha ricordato Benedetto XVI all’udienza generale del 14 dicembre del 2005, San Giovanni della Croce ci invita a mettere il Signore al centro della nostra vita:

    “Ci invita, cari amici, a volgere lo sguardo del cuore al mistero nascosto in Gesù Cristo, ricordandoci che, chi veramente desidera la sapienza divina, desidera anzitutto entrare nello spessore della Croce. Con questi sentimenti prepariamoci a vivere il Natale ormai prossimo”.

     
    (canto Adeste fideles)

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    Trent'anni fa moriva il "microfono di Dio", padre Riccardo Lombardi. Un libro di Raffaele Iaria ne racconta la vita e la missione

    ◊   Si intitola “Per un Mondo Nuovo. Vita di padre Riccardo Lombardi" il libro scritto dal giornalista, Raffaele Iaria, e pubblicato dalle Edizioni Ancora sulla figura del religioso gesuita e celebre predicatore, del quale proprio oggi ricorre il 30.mo dalla morte. Padre Riccardo Lombardi, soprannominato “il microfono di Dio”, ebbe grande notorietà negli anni '40 e '50 del Novecento attraverso le sue incisive riflessioni radiofoniche. Fu in stretto contatto con Pio XII del quale padre Riccardo Lombardi si impegnò a realizzare il celebre proclama del 1952, con il quale Papa Pacelli auspicava la nascita di un “mondo migliore”. E con queste parole si intitola il Movimento ecclesiale fondato dal religioso nel 1952, oggi presente in tutti i continenti. Al microfono di Angela Ambrogetti, l’autore del libro descrive la spiritualità che animò gli interventi di padre Riccardo Lombardi:

    R. - L’idea di fondo che guidò padre Lombardi era quella di recuperare una visione di Chiesa che fosse coerente con la dottrina del Vaticano II. Questo appena dopo il Concilio. Prima del Concilio, padre Lombardi lavorò con assiduità al tema del rinnovamento ecclesiale. Aveva intuito la necessità del Concilio molto prima della convocazione, ne aveva parlato più volte con lo stesso Pio XII, che però non riteneva possibile realizzarlo in quel momento storico, per via della situazione nela quale si trovava allora il mondo, diviso tra due blocchi contrapposti. Ma della necessità di una riforma della Chiesa Lombardi pensava già alla fine ’47. Quando Papa Giovanni XXIII annuncia il Concilio con sorpresa di tutti, padre Lombardi sperò che potesse essere lui il Papa del "mondo migliore" di cui lui parlava. E molte delle idee di padre Lombardi confluirono poi nei documenti ufficiali del Concilio.

     
    D. - Poi il Concilio termina. La Chiesa cambia significativamente. Padre Lombardi come prosegue la sua missione?

     
    R. - Lui ha continuato nella sua battaglia per un mondo migliore, tant’è che oggi - a mio avviso - è arrivato il momento di riscoprire la profondità di quest’uomo. Un uomo che si nascondeva dietro una figura pubblica, una figura spesso osteggiata per la radicalità del suo messaggio e per il suo temperamento poco incline alla diplomazia. Oggi, però, gli storici sono propensi a considerarlo tra i personaggi più importanti del cattolicesimo italiano.

     
    D. - C’è un personaggio in particolare tra i tanti nella vita di padre Riccardo Lombardi: Chiara Lubich…

     
    R. - Padre Lombardi ebbe una grande influenza nel Movimento dei Focolari. Chiara Lubich inizialmente era osteggiata come tutti i Movimenti appena nati nella Chiesa. Padre Lombardi pensò addirittura, per salvare il Movimento fondato da Chiara Lubich, di accorparlo insieme con il suo. La cosa non andò avanti per ragioni varie, però Chiara Lubich rimase molto legata a padre Lombardi, tant’è che padre Lombardi guidò per diversi anni gli esercizi spirituali dei Focolarini. Adesso, l’attività del Movimento per un Mondo migliore è principalmente collegata al servizio e di animazione comunitaria presente in Italia e in una trentina di Paesi del mondo, con 600 membri tra cui anche 6 vescovi, 200 sacerdoti, ma l’idea di padre Lombardi era quella di formare un istituto intervocazionale. Io non sono uno storico ma un giornalista e quindi da giornalista nel mio libro faccio parlare molto i protagonisti che l’hanno conosciuto e che hanno avuto dei colloqui con me durante la realizzazione del volume.

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    Chiesa e Società



    Vertice sul clima: ieri celebrazione ecumenica con l'arcivescovo di Canterbury

    ◊   I delegati delle reti mondiali di agenzie umanitarie aderenti a Caritas internationalis e Cidse, provenienti da 25 Paesi, hanno partecipato ieri a Copenaghen ad una celebrazione ecumenica nella cattedrale luterana, presieduta dall’arcivescovo di Canterbury Rowan Williams, alla presenza della Regina di Danimarca e di molti negoziatori che partecipano in prima persona al vertice Onu sui cambiamenti climatici. Williams ha ricordato “le profonde basi religiose del nostro impegno a favore dell’ambiente”, invitando ad interrogarsi se gli “atteggiamenti e gli stili di vita” personali siano consoni al rispetto del mondo in cui “Dio ci ha chiamati ad abitare”. “Come costruire delle istituzioni internazionali in grado di assicurare che le risorse vadano dove c’è bisogno?”, si è chiesto, auspicando che i provvedimenti vadano nelle tasche dei più poveri e svantaggiati. “Non possiamo mostrare il lato giusto dell’amore – ha affermato l’arcivescovo di Canterbury – se come umani non lavoriamo per salvaguardare la terra come dimora sicura per tutti”. Sempre ieri le campane delle chiese cristiane di Copenaghen, della Danimarca e di tutto il mondo hanno suonato nel pomeriggio 350 rintocchi per chiedere “azioni concrete” ai governanti riuniti al vertice sui cambiamenti climatici. L’iniziativa è stata promossa dalle Chiese cristiane d'Europa, dal Ccee e dalla Kek, e rilanciata dalle reti di agenzie umanitarie Caritas internationalis e Cidse. Il numero dei rintocchi non è casuale: 350 sono le parti per milione di CO2 in cui rientrare, secondo l'opinione degli scienziati, per non alterare il clima. La catena di rintocchi e preghiere si è estesa per tutto il pianeta, lungo il fuso orario che partendo dalle Isole Fiji, nel Sud Pacifico - la prima regione in cui sorge il sole, dove gli effetti negativi del cambiamento climatico si fanno già sentire - arriva fino all'Europa settentrionale. (R.P.)

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    Alla Conferenza sul clima l’Africa chiede il sostegno dei Paesi ricchi per ridurre l'inquinamento

    ◊   “L’Africa subisce i torti fatti alla natura da altri”: denuncia Athanase Bopda, ricercatore dell’Istituto camerunense di cartografia, inviato alla Conferenza mondiale sul clima in corso a Copenhagen come esperto dell’Unione Africana (UA), esprimendo un sentimento diffuso in un continente responsabile di meno del 4% delle emissioni mondiali di gas serra. “I grandi inquinatori - sostiene Bopda - temono di vedere emergere altre potenze, che inquinano come loro; sanno di fare un commercio di ipocriti”. Con decine di altri delegati – riferisce l’agenzia Misna - il ricercatore camerunense sostiene la posizione dell’Unione Africana sui risarcimenti, una delle questioni più complesse in discussione alla Conferenza dell’Onu nella capitale danese. L’UA chiede stanziamenti equivalenti a 46 miliardi di euro l’anno, necessari per mitigare le conseguenze dei mutamenti climatici in una delle regioni del mondo più colpite dal surriscaldamento planetario. Secondo Bopda, l’ipocrisia del Nord del mondo si manifesta anche negli appelli a difendere i “polmoni verdi” del pianeta, dall’Amazzonia al bacino del fiume Congo, una regione estesa per oltre due milioni di chilometri quadrati. “Gli europei abbattono gli alberi dal Medioevo - sottolinea il ricercatore - ma non si sono mai chiesti se questo provochi conseguenze in Africa. Ora il nostro continente è indicato come uno dei polmoni dell’umanità per la sua foresta equatoriale: questa foresta, però, è la risorsa della quale vivono le comunità africane”. Finora, i negoziati di Copenhagen hanno prodotto solo bozze di accordi e polemiche. È possibile che qualcosa cambi da domani, quando dovrebbero concludersi le sessioni tecniche e cominciare i colloqui politici con l’arrivo di oltre 100 fra capi di Stato e di governo. Fonti di stampa internazionali riferiscono che i Paesi a sud del Sahara chiederanno alle potenze industriali di tagliare le emissioni del 40% entro il 2020, rispetto ai livelli del 1990. (R.G.)

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    Filippine: per i vescovi i cambiamenti climatici sono un pericolo reale per il Paese

    ◊   I cambiamenti climatici rischiano di colpire seriamente larghe aree delle Filippine, con conseguenze disastrose per la vita della popolazione. È l’allarme lanciato dalla Chiesa delle Filippine che, in occasione del Vertice di Copenaghen, ha ricordato le sofferenze patite dal popolo filippino per i tifoni che hanno sconvolto il paese nel 2009. In una nota inviata all’agenzia Fides, la Conferenza episcopale delle Filippine ricorda che l’innalzamento del livello del mare, dovuto al riscaldamento globale, e ai cambiamenti climatici, “colpisce fortemente 16 regioni del Paese, che includono 20 province e 700 città”, dove la popolazione si ritrova, impotente, esposta a disastri e catastrofi naturali. I vescovi ribadiscono che “i cambiamenti climatici hanno notevolmente aumentato il numero di tifoni e tempeste che colpiscono le Filippine ogni anno”, senza dimenticare che ogni tifone “riporta alla memoria collettiva la deforestazione selvaggia e illegale che continua a verificarsi nel Paese”. La situazione, notano i vescovi, citando dati delle Nazioni Unite, si è nettamente aggravata negli ultimi 20 anni. Nei mesi scorsi, in occasione dell’ultimo, distruttivo tifone Ondoy che ha colpito Manila e la parte centrale dell’isola di Luzon, la Conferenza episcopale aveva già sollevato il problema delle sempre più frequenti calamità sociali dovute a uragani, siccità, eruzioni vulcaniche: tutti fenomeni derivanti dalla sconsiderata opera dell’uomo che manca di rispetto verso la natura e le sue leggi. La Chiesa filippina, inoltre, si batte da tempo per la protezione dell’ambiente, delle popolazioni indigene e degli agricoltori, contro lo sfruttamento minerario incontrollato, affidato spesso in concessione a multinazionali straniere. “Urge un sussulto di coscienza e di responsabilità dei privati cittadini, dei leader politici e delle istituzioni pubbliche, a livello nazionale e internazionale, per preservare la natura e la vita stessa dell’uomo”. (R.P.)

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    I vescovi cileni: dopo le elezioni vinti e vincitori collaborino per il bene della nazione

    ◊   “Al di là di chi alla fine sarà il vincitore, tutti devono evitare le euforie eccesive e coloro che risulteranno sconfitti non dovranno mai smettere di offrire la propria collaborazione apportando idee e proposte per il bene del Cile”. Queste le parole pronuniciate ieri, dopo aver votato, dall’arcivescovo di Santiago, cardinale Francisco Javier Errázuriz che si è presentato agli scrutatori del suo seggio con piccoli doni per “per aiutare a passare la lunga giornata elettorale”. Lo stesso gesto hanno fatto tutti i vescovi del Paese e tra loro quello di Rancagua, mons. Alejandro Goic, presidente dell’episcopato, che parlando con i giornalisti ha spiegato che con questo gesto si desidera “non solo ringraziare queste persone ma sottolineare l’importanza della loro opera nel rinforzamento della democrazia”. Il presidente dei vescovi ha augurato a tutta la nazione, come poi è accaduto, una “giornata elettorale serena, pacifica e senza nessuna violenza”, ricordando al tempo stesso che “la democrazia ha i suoi riti e che quello fondamentale consiste nel concedere ai cittadini di esprimersi liberamente”. Poi, mons. Goic, ha rilevato quanto già detto dai vescovi nelle settimane scorse: “Chi vince deve ricordare che diventa servitore e coloro che perdono devono continuare ad avere voce e diritti Ci troviamo in un’epoca nuova: abbiamo ricuperato la democrazia e siamo cresciuti dal punto di vista economico. Ma occorre fare alcuni importanti passi nuovi, soprattutto per fare della nostra una società più equa, e dove esista più partecipazione e più solidarietà”. Infine, rispondendo alle domande sulle principali sfide del futuro e anche sulle incertezze più preoccupanti, mons. Goic ha precisato che “è necessario un maggiore sforzo tra tutti i cileni per stabilire un accordo sui valori fondamentali che devono guidare la vita del popolo. Per esempio dare importanza e centralità alla famiglia, più giustizia ed equità per rispondere con la solidarietà alla cultura fortemente individualista. Inoltre, ha aggiunto, una vera e solida democrazia deve avere una permanente preoccupazione per i più poveri e i più deboli. E’ dovere di tutti, ha concluso, reagire con generosità e nobiltà di spirito poiché il Cile è di tutti e non solo di coloro che alla fine vinceranno un’elezione”. (A cura di Luis Badilla)

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    Congresso a Gerusalemme su “Cultura della vita e religione”

    ◊   Scienziati ed esperti in bioetica di religione ebraica, islamica e cristiana si sono incontrati ieri ed oggi nella Città Santa e multiculturale per eccellenza, presso l’Auditorium del Centro pontificio Notre Dame di Gerusalemme, diretto dai Legionari di Cristo, per dialogare su bioetica e religioni. Il congresso dal titolo “Cultura della vita e religione” è stato organizzato dalla Cattedra in Bioetica e Diritti umani dell’Unesco in collaborazione con il Master in Scienza e fede dell’Università Pontificia Regina Apostolorum, che insieme all’Università europea di Roma - grazie al riconoscimento dell’Unesco nel luglio scorso - sono sedi italiane di tale cattedra. Tra le relazioni di ieri quelle di due esperti, un ebreo e un musulmano, che hanno approfondito il tema di vita e bioetica nelle rispettive tradizioni religiose, e l’intervento di mons. Elio Sgreccia, presidente del Fibip (Federazione Internazionale dei Centri ed Istituti di Bioetica di Ispirazione Personalista) e presidente emerito della Pontificia Accademia per la Vita, che ha presentato l’etica e l’antropologia cattolica, nella prospettiva biblica e personalistica. Nella tavola rotonda di ieri pomeriggio medici, teologi, biologi e bioeticisti a confronto sui diversi approcci culturali e morali alle scelte mediche. Un costruttivo e cordiale clima di dialogo intorno ai dilemmi etici più caldi nel dibattito attuale, che ha richiamato l’attenzione anche sui metodi di insegnamento e di presentazione della bioetica agli studenti di medicina e scienze infermieristiche, che talora rischiano di non ricevere le chiavi ermeneutiche adeguate a risolvere e valutare casi complessi e delicatissimi, quali sono le decisioni riguardanti il fine vita, la proporzionalità delle cure, e il testamento biologico. L’incontro, svoltosi in spirito d'ascolto e attenzione, ha portato a riflettere soprattutto su temi fondamentali quali il diritto naturale, la dignità dell’uomo, le motivazioni e antropologie sottese alle decisioni pratiche. Un primo e importantissimo passo per avviare un approfondito dialogo tra culture e per intraprendere un cammino di pace e di comprensione reciproca. (Da Gerusalemme, Sara Fornari)

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    Leader religiosi indiani al governo: depenalizzare l’omosessualità, non legalizzarla

    ◊   Depenalizzare l’omosessualità “genera una grande confusione” che rischia di portare “grave danno all’edificazione del tessuto sociale”: è il giudizio condiviso da leader cristiani, indù, sikh e musulmani in occasione di un incontro interreligioso promosso l’11 dicembre scorso da mons. Vincent M. Concessao, arcivescovo di New Delhi. I responsabili delle religioni più diffuse nel Paese - riferisce l'agenzia AsiaNews - hanno inviato un memorandum al primo ministro Manmohan Singh. In esso esprimono preoccupazione sulla piega che sta prendendo il dibattito innescato dalla depenalizzazione dell’omosessualità sancita dall’Alta Corte di New Delhi il 3 luglio scorso con la dichiarazione di incostituzionalità dell’articolo 377 del codice penale indiano. Oltre alle sottolineature di carattere morale, i leader religiosi esprimo sconcerto davanti alle “menzogne” che vengono propagandate come verità. Essi temono che dalla depenalizzazione dell’omosessualità si passi alla sua legalizzazione con i relativi diritti di matrimonio, paternità e adozione che alcuni considerano diretta e logica conseguenza della decisione dell’Alta Corte. L’iniziativa del tribunale di New Delhi è salutata come la fine della discriminazione a cui sono sottoposti gli omosessuali, trattati alla stregua di criminali; ma vi è anche il rischio di un tradimento della tradizione culturale del Paese e di un attentato ai principi e valori su cui si basa la società. La Chiesa indiana è intervenuta a più riprese nella discussione spesso caratterizzata da poca chiarezza e faziosità. Di recente mons. Agnelo Gracias, vescovo ausiliare di Mumbai e presidente della commissione per la famiglia dalle Conferenza episcopale indiana (Ccbi), ha promosso una serie di conferenze e tavole rotonde sul tema “La confusione attuale riguardo all’orientamento sessuale”. Nel corso degli incontri i relatori hanno affrontato gli aspetti giuridici, psicologici e morali sottesi all’art. 377 ed alla sua revisione. Il ciclo promosso a Mumbai da mons. Gracias ha chiarito i vari termini del dibattito. Anzitutto che “depenalizzare” non significa “legalizzare” e che “ permesso legalmente” non coincide con “accettabile moralmente” . Le conferenze aperte al pubblico hanno inoltre sottolineato che la fine della criminalizzazione degli omosessuali è un traguardo importante per la società indiana. Questo non elimina il fatto che essi, obiettivamente, compiono atti contro la legge naturale e contro la morale. (R.P.)

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    India: per il Natale appello ecumenico dell'arcivescovo di Bhopal

    ◊   Viene da un luogo come Bhopal – segnato dal dolore per il drammatico episodio dell’esplosione dell’industria Union Carbide , 25 anni or sono– uno slancio verso l’ecumenismo dei cristiani in India, in vista del Natale. Come l’agenzia Fides apprende dalla Chiesa locale dello Stato di Madhya Pradesh, mons. Leo Cornelio, arcivescovo di Bhopal, presiedendo un recente incontro ecumenico ha sottolineato che i cristiani sono chiamati ad essere uniti per affrontare insieme, in pace e concordia, le molteplici sfide che oggi offre il contesto sociale, politico e religioso indiano. Una terra e una popolazione come quella di Bhopal, segnata dal disastro del 1985, sa cosa significa la sofferenza, lo scoramento, il pessimismo, la sfiducia verso lo Stato e anche il lamento verso Dio, che sembra “assente” nei momenti di maggiore dolore dell’umanità. “Dio è invece presente ed è proprio accanto a chi soffre”, hanno rimarcato i leader cristiani di diverse confessioni, riuniti a Bhopal, ed “è compito dei cristiani renderlo presente, testimoniare il suo amore nel mondo contemporaneo”. L’appello dell’arcivescovo Cornelio è stato centrato sulla necessità della preghiera, “affinché tutti siano una cosa sola”, e del mutuo rispetto, elementi necessari per costruire l’ecumenismo e l’unità. L’incontro è stato organizzato in vista del Natale, definito da tutti come “la festa comune in cui Dio si mostra come Emanuele, Dio-con-noi”, e in preparazione alla Settimana di preghiera per l’Unità dei Cristiani, che sarà celebrata dal 18 al 26 gennaio 2010. Un altro episodi che testimonia il rafforzamento dell’ecumenismo in India riguarda lo stato dell’Orissa: i cristiani dello stato hanno lanciato un forum ecumenico denominato “Sampradayik Hinsa Prapidita Sangathana” (“Associazione delle vittime della violenza intercomunitaria”), con sede nell’area di Kandhamal, dove si sono registrate le più forti violenze anti-cristiane. L’Associazione, che opererà a stretto contatto con altri corpi delle società civile, intende preservare la vita dei sopravvissuti alle violenze e tutelare la loro testimonianza legale, nonché provvedere all’assistenza sociale. Fra le finalità citate, la legalità, la giustizia, la pacificazione sociale. (R.P.)

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    Sri Lanka: giovani tamil e singalesi insieme per la pace e la riconciliazione

    ◊   Un gruppo di giovani tamil da Jaffna e centinaia di studenti di Colombo hanno vissuto insieme per 5 giorni per condividere le angosce e le ferite della guerra, insieme al desiderio di ricostruire la convivenza fra etnie e religioni. I 35 giovani tamil del Nord e i circa 700 studenti del sud, di età sui 14-16 anni, sono stati guidati da un programma di “pace e riconciliazione” organizzato dal Consiglio nazionale per la pace (Npc), in collaborazione con molte scuole, gruppi religiosi e associazioni della società civile. Il programma, svolto dal 6 al 10 dicembre comprendeva racconti e pièce teatrali sulla guerra, danze e musiche delle diverse etnie e religioni (indù, cristiani, musulmani, buddisti). Il dott. Jehan Perera, direttore esecutivo dell’Npc, spiega ad AsiaNews i valori del programma: “Dopo anni di polarizzazione nella società, per rompere le barriere è importante incontrarsi faccia a faccia. I ragazzi di Jaffna hanno offerto un dramma teatrale in cui raccontano gli ultimi giorni della guerra, una guerra che quelli del sud non hanno nemmeno visto, a causa della censura dei media. In tal modo i giovani del sud possono capire cosa quelli del nord hanno sofferto. Allo stesso tempo, i giovani del nord possono vedere che quelli del sud non li odiano, ma vogliono essere uniti a loro”. John William, presidente del gruppo direttivo dell’Npc, sottolinea: “Adesso si parla di pace in Sri Lanka, ma questa non è la pace che cerchiamo. Occorre fiducia fra le comunità etniche e fra le comunità religiose; fiducia fra genitori e figli. Solo così ci sarà una vera pace”. Dilhani Mudannayake, una studentessa di Kotte (Colombo), commenta in modo positivo lo scambio avvenuto in questi giorni. “Speriamo – dice – di potere incontrarci ancora in futuro e che ci sia una vera pace senza barriere”. Anche per i giovani tamil del nord, c’è molto bisogno “di essere liberi per andare ovunque nel Paese e di parlare con tutti in modo libero. Abbiamo bisogno che i giovani singalesi vengano a farci visita”. (R.P.)

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    L’opera dei volontari cattolici per i bambini del terremoto di Sumatra, in Indonesia

    ◊   Curare i traumi dei bambini sopravvissuti al terremoto, con giochi e momenti comuni di svago. È l’attività organizzata da un gruppo di volontari in una scuola cattolica di Padang, nei pressi di Sumatra, in Indonesia, gravemente danneggiata dal sisma del 30 settembre scorso. Le lezioni – riferisce l’agenzia AsiaNews - sono riprese a distanza di due settimane dal terremoto. Il terremoto di magnitudo 7,9 ha fatto migliaia di vittime, molte delle quali sono rimaste sotto le macerie. Il sisma ha pure abbattuto quasi 135.500 edifici, oltre 65 mila abitazioni private, 2.164 scuole, 51 ospedali e 1.003 luoghi di culto, fra moschee e chiese. Ma non sono solo i bambini subiscono le conseguenze oltre che materiali psicologiche del terremoto; anche gli adulti hanno subito dei traumi. Per questo la Catholic Humanitarian Charity Organization (Kkbk) ha allestito una squadra specializzata, che dedica la propria attività al ‘recupero’ di genitori, fratelli maggiori, anziani. Nelle settimane successive al sisma, le voci di possibili nuove scosse hanno inoltre contribuito ad alimentare il clima di terrore e paura. Più di 150 studenti hanno abbandonato le scuole della zona e la città di Padang, per rifugiarsi da parenti o amici sparsi in tutto l’arcipelago indonesiano. (R.G.)

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    Burkina Faso: inaugurato l’Ospedale San Massimiliano Kolbe dei Minori conventuali di Sabou

    ◊   Quest’anno la solennità dell’Immacolata Concezione, ha segnato un altro grande evento per la missione e gli abitanti di Sabou, il comune situato nella zona centro occidentale del Burkina Faso. Come racconta all’agenzia Fides padre Gianbattista Buonamano, direttore del Centro missionario dei Frati minori conventuali, “la giornata dell’inaugurazione ufficiale dell’ospedale San Massimiliano Kolbe è iniziata con la Celebrazione eucaristica presieduta da mons. Basile Tapsoba, vescovo della diocesi di Koudouogou e responsabile della Commissione episcopale della Sanità, a cui hanno partecipato molti sacerdoti e tanti fedeli. Nel presentare il Progetto Ospedale, il direttore padre Tomek ha sottolineato che “il Centro medico vuole offrire il suo servizio per il bene di tutti senza distinzione di appartenenza religiosa o etnica ”. Una ulteriore testimonianza messa in risalto dal direttore del centro missionario, è stata quella di Suor Maria, medico della struttura, la quale ha riportato in sintesi l’attività dell’ospedale. “Sono in servizio 22 operatori tra infermieri, guardiani, farmacista, animatrici, ragioniere. 7 infermieri si alternano giorno e notte per le urgenze, le cure dei bimbi malnutriti, il reparto di medicina generale (circa 30 consulenze al giorno e 5 o 6 ricoverati). Quattro animatrici si occupano dei bimbi malnutriti con le loro mamme. Si tratta di seguire un protocollo preciso di recupero (cura e nutrizione) e di educare le mamme ad una migliore igiene di vita. Spesso ci sono da risolvere problemi sociali molto dolorosi. Attualmente abbiamo circa 12/18 bambini che soffrono di malnutrizione grave ricoverati con le loro mamme, mentre gli esterni, che quotidianamente vengono al Centro, possono essere da 30/70 secondo la stagione. Nonostante le sfide, guardiamo al futuro con speranza. Sperimentiamo quotidianamente la Provvidenza di Dio, il quale ci sostiene con il suo amore di Padre. Fiduciosi in Lui e grati di essere stati scelti a servirlo nei nostri fratelli e sorelle burkinabè, viviamo nella gioia della vita nuova dataci in Cristo nostro Salvatore” conclude padre Gianbattista. (R.P.)

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    Messaggio del presidente dei vescovi canadesi per la Giornata di preghiera per i popoli autoctoni

    ◊   La Chiesa canadese ha celebrato il 12 dicembre, Festa della Vergine di Guadalupe, Patrona delle Americhe, la Giornata nazionale di preghiera per i popoli autoctoni. Nel messaggio per la ricorrenza, promossa dal Consiglio autoctono cattolico del Canada, il presidente della Conferenza episcopale, mons. Pierre Morissette, sottolinea il valore simbolico di questa data, che - scrive - vuole ricordarci “come il messaggio della salvezza è destinato a tutto il mondo”. Nel testo, il vescovo di Saint-Jerôme ricorda anche che la Chiesa canadese si sta preparando a celebrare nel 2010 il quarto centenario del battesimo del Grande capo Inuit Mi'kmaq Membertou. Questa commemorazione – afferma - sarà un’occasione per richiamare l’invito di Cristo a “fare discepoli di tutte le Nazioni, battezzandoli nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo…” e “per rinnovare e rafforzare i nostri comuni vincoli di fede, di riconciliazione e fiducia con i cattolici autoctoni”, nello spirito che ha caratterizzato l’incontro di Benedetto XVI con una delegazione di esponenti aborigeni canadesi, lo scorso 29 aprile. Nell’omelia al Santuario della Martiri canadesi, il 15 settembre 1984, sottolinea ancora il messaggio, “Giovanni Paolo II ci ha ricordato che “non solo il cristianesimo interessa tutte le popolazioni indiane, ma Cristo, nei membri del suo corpo, è egli stesso indiano”. La Giornata nazionale di preghiera per i popoli aborigeni – conclude quindi il presidente dei vescovi canadesi - è un invito a tutti i cattolici del Paese ad unirsi ai loro fratelli e sorelle indigeni nella preghiera e testimoniando che siamo stati tutti battezzati in un solo Spirito per formare un solo corpo’. (A cura di Lisa Zengarini)

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    Bolivia: il cardinale Terrazas ricorda 300 anni di lavoro missionario a Concepcion

    ◊   Il cardinale Julio Terrazas, arcivescovo di Santa Cruz de la Sierra, ha presieduto l'8 dicembre la Santa Messa di ringraziamento del popolo di Concepcion per i 300 anni di fondazione: una celebrazione molto sentita, cui ha partecipato tutta la popolazione venuta ad ascoltare le parole del suo Pastore. La cattedrale di Concepcion era completamente gremita e vi hanno assistito tutti, dalle autorità pubbliche all'ultimo cittadino. Prima della celebrazione, la gioventù di Concepcion ha dato vita ad una rappresentazione teatrale di quello che fu il momento della fondazione del paese, appunto 300 anni fa. I festeggiamenti si sono prolungati per una settimana. Durante la sua omelia, il cardinale Terrazas ha ricordato che al momento della nascita non solo si riceve un nome, ma si riceve anche una missione, un lavoro e un ruolo da svolgere, in cui si concentra l'identità: "l'orgoglio di ognuno di voi è la fede incrollabile, inflessibile, quella fede nel Signore, nell'amore e nell'affetto per sua Madre, la Vergine, che è anche Madre Nostra". Il cardinale ha ricordato quindi la storia della popolazione, il lavoro dei sacerdoti diocesani e poi l'arrivo della famiglia francescana. Tutta la storia è scritta con "luci e ombre, scritta col sangue da una parte, e con dubbi ed errori dall'altra, ma ci sono anche gioie e benedizioni, e una di queste benedizioni è la presenza di Cristo sulla Croce e la sua Risurrezione, che è presente in ciascuna delle nostre vite. Tutto il popolo di Concepcion è segnato dall’esempio dei missionari francescani. A poco a poco, durante la storia di Concepcion, i missionari sono cresciuti con l’aiuto delle comunità”. All’Eucaristia ha partecipato anche mons. Antonio Reimann, vicario Apostolico di Nuflo di Chavez, il quale ha ringraziato il popolo di Concepcion per il sostegno ai missionari e anche per il grande contributo all’opera di evangelizzazione realizzata insieme ai missionari durante questi 300 anni di vita comunitaria. (R.P.)

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    Venezuela: la Chiesa di Tachira si prepara al 2010, Anno della Parola di Dio

    ◊   Con una solenne celebrazione eucaristica presso il Centro sportivo di Tariba, con la partecipazione del clero diocesano e delle delegazioni delle parrocchie, è terminata sabato scorso la prima fase della Missione diocesana a Tachira, realizzazione della Missione continentale lanciata da Aparecida. L'Eucaristia - riferisce l'agenzia Fides - è stata presieduta da mons. Mario Moronta, vescovo della diocesi di San Cristobal, che nella sua omelia ha riflettuto sull’immagine biblica del cammino, presentando il "camminare" della Chiesa di Tachira in mezzo al lavoro pastorale. "L'immagine biblica del cammino – ha detto - ci aiuta a capire che cosa abbiamo fatto. Effettivamente, siamo eredi del ‘cammino’ pasquale del popolo di Dio che va verso la pienezza. Storicamente, la Chiesa di San Cristobal ha percorso i sentieri che Dio le ha indicato". Mons. Moronta ha evidenziato tre sfide che i fedeli di questa Chiesa devono assumere per essere discepoli missionari di Gesù Cristo: diventare luce del mondo, avere un atteggiamento di speranza, caratterizzarsi per la perseveranza. Il vescovo ha anche annunciato che il 2010 sarà dedicato al rafforzamento delle Comunità Ecclesiali di Base in tutte le parrocchie della diocesi: per questo sarà messa in risalto la diffusione e la lettura della Parola di Dio. Così, il 2010, nella diocesi di San Cristobal sarà considerato come l'Anno della Parola di Dio. Al termine ha invitato tutti a partecipare all’Ora Santa del 31 dicembre, in ogni parrocchia, per pregare per la pace e per il lavoro apostolico del prossimo anno 2010. (R.P.)

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    Ecuador: conclusa la terza Assemblea del Movimento di vita cristiana

    ◊   L'arcivescovo di Quito, mons. Raul Vela Chiriboga, ha parlato dell'esperienza di comunione e della preghiera in comune che ha segnato la 3.a Assemblea Plenaria del Movimento di Vita Cristiana (Mvc). A questo evento, che si tiene ogni cinque anni, hanno partecipato 250 delegati provenienti da 17 Paesi dei cinque continenti dove è presente il Movimento. Dopo una settimana di lavoro - riporta l'agenzia Fides - sono state raccolte numerose riflessioni, contributi, esperienze e progetti sviluppati da questo movimento in tutto il mondo. La 3.a Assemblea plenaria è stata presieduta dal coordinatore del Mvc, Eduardo Regal Villa, e dai membri del servizio a livello generale, e si è svolta nel Centro dei Congressi Simón Bolívar a Guayaquil (Ecuador), con la partecipazione di Luis Fernando Figari, il fondatore. Durante l’Assemblea, i membri del Mvc hanno avuto l'opportunità di condividere le loro esperienze di lavoro apostolico che svolgono in vari Paesi. Leonor Loyola, del Perù, ha ricordato il contesto storico in cui questo movimento è nato: "Vogliamo costruire le fondamenta di una umanità rinnovata. Di una nuova generazione. Siamo nati illuminati da un Consiglio. La nostra generazione contempla la fine di un millennio, per far posto a un altro." Per Jermy, un delegato di Sydney (Australia), i membri del Mvc nel loro Paese, "cercano di presentare la fede come una fede incarnata. La fede con tutta la sua fermezza, forza e tradizione, diventa una cosa molto attuale e rilevante per i giovani". Il Movimento di Vita Cristiana è un'associazione internazionale di fedeli di diritto pontificio, è composto da uomini e donne in vari stati di vita: giovani, coppie sposate, sacerdoti e laici consacrati. Si incontrano attraverso gruppi, istituzioni, associazioni e servizi di vario tipo e di specifiche finalità apostolica. La prima Assemblea Plenaria si è tenuta a Roma nel 1999 dove i membri del MVC hanno avuto un incontro con Papa Giovanni Paolo II. (R.P.)

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    Messaggio natalizio dei vescovi albanesi: si lavori per un Paese più giusto e più unito

    ◊   “Ci rivolgiamo a tutti voi, impegnati nella vita politica, economica, sociale e culturale”, - scrivono i vescovi albanesi nel messaggio per il Natale e l’Anno nuovo, letto ieri in tutte le chiese del Paese - “accettate questa verità per l’uomo”, “verità rivelata nel nascondimento, nel silenzio e nella semplicità”: “non ci può essere l’uomo senza Dio. L’uomo non può negare Dio senza negare se stesso”. Il messaggio rivolto “ai fedeli e a tutti gli uomini di buona volontà” si divide in quattro parti”, come spiega all’agenzia Sir Europa don Gjergj Meta, portavoce dei vescovi albanesi. “La prima contiene un invito a contemplare il Bambino che nasce come la nascita dell’uomo nuovo. I vescovi, citando Paolo VI, ricordano che un’umanità senza Dio è un’umanità disumana”. La seconda parte “è dedicata all’Anno Sacerdotale”. I vescovi chiedono ai preti di essere “annunciatori del Vangelo, proclamando la Parola prima di tutto con l’esempio della vostra vita”. La Conferenza episcopale, aggiunge don Meta, “invita anche i fedeli cattolici a pregare e ad accompagnare i sacerdoti nel loro compito” perché, “rafforzati dal Signore, diventino santi sacerdoti”. I fedeli, affermano i presuli, devono anche pregare per le nuove vocazioni al sacerdozio e alla vita consacrata. Nella terza parte, “viene evocata la figura di Madre Teresa di Calcutta di cui quest’anno ricorre il 100° anniversario della nascita. Ai fedeli l’impegno di guardare a lei come ad un esempio di rispetto per la vita e di attenzione verso i più bisognosi”. Madre Teresa, scrivono i vescovi albanesi “ha ricordato alla società anonima di oggi la dignità insostituibile della persona umana”. L’ultima parte del testo “contiene un appello alla classe politica affinché trovi la via del dialogo per la soluzione dei problemi”. Per i presuli, “la polarizzazione politica, quando diventa causa di divisione, è un male che dev’essere superato. L’amore per la patria deve superare ogni interesse dei partiti. L’impegno per il bene comune deve superare ogni ideologia politica”. Indicando l’ottima convivenza pacifica tra le religioni quale esempio anche per la classe politica, i vescovi concludono: “Scegliete la via del dialogo. Cercate ciò che è utile alla nostra popolazione e dimostrate il dovuto rispetto gli uni per gli altri anche nel dibattito e nel confronto, senza usare un vocabolario offensivo, che non è adeguato a chi rappresenta il popolo. Le persone hanno il diritto di vedere in voi un modello e un esempio di comportamento. Collaborate per un’Albania più giusta, più pacifica e più unita”. (R.G.)

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    Cina: la riunione dell’Unione delle Superiore generali delle Congregazioni femminili dell’He Bei

    ◊   La formazione, l’evangelizzazione, la testimonianza, la spiritualità ed il servizio saranno gli impegni principali dei prossimi tre anni per l’Unione delle Superiore Generali delle Congregazioni femminili dell’He Bei. E’ la decisione della nuova direzione dell’Unione, eletta nei giorni scorsi a Shi Jia Zhuang, durante la V riunione plenaria dell’Unione, alla presenza di 12 Superiore generali di Congregazioni religiose della provincia dell’He Bei, che è la roccaforte della comunità cattolica della Cina continentale ed anche la regione più organizzata dal punto di vista delle strutture. Nella stessa occasione si è tenuto anche un corso di formazione di tre giorni per le Superiore maggiori. Secondo le notizie pervenute all’agenzia Fides, l’incontro, che si è svolto in un clima di preghiera e di comunione, ha sottolineato l’importanza e l’urgenza della formazione vocazionale. Inoltre le Superiore generali stanno lavorando intensamente per organizzare un ciclo di lezioni di teologia destinato alle religiose. Secondo la nuova presidente dell’Unione, suor Zhao Xing Shuang, Superiora generale della Congregazione di Nostra Signora del Buon Consiglio della diocesi di Jing Xian (oggi Heng Shui), “questo è il nostro desiderio più forte, ma siamo coscienti delle difficoltà da affrontare. Però ci mettiamo completamente nelle mani del Signore, abbiamo piena fiducia nel nostro Signore. Lui ascolterà la nostra preghiera e ci darà la forza di portare avanti la collaborazione tra noi suore, con il Vescovo, con sacerdoti e laici, con la diocesi, oltre all’impegno sociale, all’apostolato e alla testimonianza”. La Presidente uscente ha ripercorso il cammino dei 10 anni di vita dell’Unione, confermando i successi ottenuti grazie “al servizio, alla testimonianza e alla formazione, secondo il carisma dell’Unione e l’azione dello Spirito Santo che è sempre presente in mezzo a noi”. L’Unione delle Superiore Generali delle Congregazioni Femminili dell’He Bei è nata il 20 aprile 1999 a Shi Jia Zhuang, capoluogo della provincia dell’He Bei. L’impegno di formazione delle religiose, il servizio sociale e l’assistenza pastorale nelle parrocchie, coordinati dall’Unione, sono apprezzatissimi dai vescovi, dai sacerdoti, dai laici e dalle stesse Congregazioni religiose. (R.P.)

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    I vescovi australiani: i social network per conoscere Cristo

    ◊   Un invito a conoscere Cristo e la comunità cristiana, attraverso le nuove tecnologie in particolare i social network, oramai parte integrante della società moderna. E’ quanto si propone la Conferenza episcopale australiana che in questi giorni sta lanciando un sussidio su come conoscere e utilizzare al meglio i nuovi strumenti di socializzazione quali Facebook, Twitter e Myspace. “I social network - si legge in una nota dall’Abc ripresa dall'agenzia Sir - possono essere un vantaggio e un’opportunità per la Chiesa per comunicare al mondo l’amore di Cristo. Al tempo stesso impiegati, volontari, organizzazioni e gruppi legati alla Chiesa, devono essere consci del limite di una comunicazione online, abbracciare le nuove tecnologie ma senza dimenticare il rispetto per la persona”. Un vero e proprio appello a tutti i fedeli australiani specialmente alle nuove generazioni cresciute nell’era digitale. Nel vademecum i vescovi mettono in guardia sui rischi legati all’uso di Facebook e Myspace, specialmente per quello che riguarda l’accettare l’amicizia o diventare di ‘fan’ di qualcuno che non si conosce, e ricordano che la Giornata mondiale della gioventù 2008 a Sydney, ha generato proprio un social network cattolico (XT3) per mantenere in contatto i pellegrini di tutto il mondo. (R.P.)

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    Irlanda: la tristezza del cardinale Brady per la morte del missionario ucciso in Kenya

    ◊   “La morte di Padre Roche ci fa memoria del grande sacrificio di coloro che rischiano la vita, rispondendo alla chiamata di Dio a portare la Buona Novella ai più poveri tra i poveri di tutto il mondo. Prego in particolare per la sicurezza dei nostri missionari religiosi e laici che lavorano sotto la minaccia di violenza nelle loro comunità”. Sono le parole di cordoglio del card. Seán Brady, primate della Chiesa cattolica di Irlanda, per la morte del missionario irlandese Jeremiah Roche, assassinato nella notte tra il 10 e l’11 dicembre da alcuni sconosciuti che sono entrati nella sua casa a Kericho, 250 chilometri da Nairobi. Al suo arrivo da Roma dove ha incontrato il Papa, il cardinale Seán Brady ha appreso “con molta tristezza” della morte del missionario: ”Le raccapriccianti circostanze che circondano la morte di padre Roche – ha detto il cardinale ripreso dall'agenzia Sir - hanno scioccato tutti coloro che lo hanno amato e ammirato nella sua parrocchia a Kericho e nella sua parrocchia di Athea, Co. Limerick, dove ha pianificato di andare in pensione il prossimo anno dopo aver trascorso oltre 40 anni di lavoro come un sacerdote missionario”. (R.P.)

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    Madrid: una veglia di preghiera con disabili in preparazione alla Gmg 2011

    ◊   Una veglia di preghiera con giovani disabili, malati e volontari. Si terrà domenica prossima 20 dicembre nella parrocchia del Patrocinio di San Giuseppe, nella capitale spagnola, nell'ambito della preparazione della Giornata mondiale della gioventù che si svolgerà a Madrid nel 2011 e della peregrinazione della Croce dei giovani in corso nell'arcidiocesi madrilena. “In questo incontro – spiegano gli organizzatori all'agenzia Sir – riaffermeremo la fede nell'amore di Cristo. Ci piacerebbe anche richiamare l'attenzione della Chiesa e della società affinché si eliminino le barriere, tanto architettoniche che mentali, per una piena integrazione nelle comunità di giovani con necessità e condizioni diverse. Anche celebrare i valori della gioventù che non si limitano all'agilità, la forza fisica, la bellezza, la fama o le abilità sociali. Tali valori attraversano la dedizione, la solidarietà, la capacità di amare, l'impegno e soprattutto la radicale dignità di tutti come figli di Dio, creati a sua immagine”. L'incontro è promosso dalla delegazioni diocesane di pastorale della salute e dell'infanzia e della gioventù, con la collaborazione di organizzazioni e movimenti di diversamente abili e di volontari cristiani nell'ambito della salute. (R.P.)

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    Scozia: associazioni per la vita contro la legge che legalizza il suicidio assistito

    ◊   “Invitiamo disabili, malati gravi e anziani a fare sentire la loro voce, scrivendo ai parlamentari scozzesi, ai giornali o contattando organizzazioni per la vita, per opporsi alla nuova proposta di legge che vorrebbe la legalizzazione del suicidio assistito in Scozia”, Alistair Thompson, portavoce di “Care not killing alliance”, associazione pro-life, ha spiegato al Sir che la nuova legge, che verrà discussa dal parlamento scozzese a partire da gennaio 2010, “rischia di far sentire malati terminali o cronici un peso per le loro famiglie, gli amici e il sistema sanitario”. “Non esiste sufficiente protezione per categorie a rischio come chi soffre di depressione, che avrebbe bisogno di cure e invece potrebbe decidere di voler morire”, spiega Thompson. La proposta di legge è stata promossa da Margo MacDonald, una parlamentare che soffre del morbo di Parkinson e che ha dichiarato di volere il diritto di terminare la propria vita se la sua malattia peggiora. Per la stampa scozzese il premier Alex Salmond consentirà ai parlamentari di votare secondo coscienza, ma per Thompson non esiste una maggioranza favorevole alla legge. “Anziché spingere chi è vulnerabile verso il suicidio assistito o l’eutanasia dovremmo lavorare per queste persone garantendo loro efficaci cure palliative”. (R.P.)

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    Dibattito nell’UE: no ai test sugli animali per la ricerca cosmetica, sì per quella scientifica

    ◊   La Commissione europea ha proposto di mettere al bando gli esperimenti su alcune categorie di animali, inclusi i primati, ma c’è chi in sede di Parlamento sostiene che tale bando penalizzerebbe i ricercatori europei rispetto a quelli asiatici o americani. Da qui la mediazione in corso tra Commissione, Consiglio e Parlamento per arrivare ad provvedimento da approvare in Aula nel prossimo febbraio 2010. La delegazione che conduce i negoziati è sostanzialmente d'accordo sulla fine delle sperimentazioni sugli animali per la produzione di cosmetici, mentre restano aperte le possibilità questioni per la ricerca farmacologica, mirata alla cura di malattie gravi. Nell'UE a 27, ogni anno vengono impiegati circa 12 milioni di animali nelle procedure scientifiche. Il Parlamento cercherà di assicurare che tale numero sia ridotto al minimo, ricorrendo laddove possibile a metodi alternativi, senza compromettere gli obiettivi della ricerca. La delegazione concorda anche sul fatto che gli animali randagi e selvatici delle specie domestiche non debbano essere utilizzati per i test e sostengono il divieto di ricorrere ad animali minacciati di estinzione, come le grandi scimmie, se non ai fini di esperimenti volti a conservare le stesse specie. (R.G.)

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    Si è spento mons. Nesti, emerito di Camerino San Severino Marche. Domani le esequie in S. Pietro

    ◊   È deceduto ieri mons. Piergiorgio Silvano Nesti, vescovo emerito di Camerino-San Severino Marche e già segretario della Congregazione per gli Istituti di vita consacrata e per le società di vita apostolica. Lo rende noto la Congregazione della Passione di Gesù Cristo, ricordando “con gratitudine il forte senso di appartenenza e l’impegno efficace nel servizio della Congregazione passionista come direttore, rettore, consultore provinciale, segretario della Cipi e titolare della Cattedra della Croce e presidente Fies”. Mons. Nesti era nato il 18 febbraio 1931 a Marostica (Vi) ed era stato ordinato sacerdote il 30 agosto 1959 per poi essere consacrato vescovo il 29 agosto 1993. Le spoglie di mons. Nesti rimarranno esposte in una sala a piano terra della Clinica delle Figlie di S. Camillo a Roma, fino alle ore 15 di oggi. Successivamente verrano esposte nella Chiesa di S. Stefano degli Abissini, in Vaticano. I funerali saranno celebrati domani alle ore 11, nella Basilica di S. Pietro nell’altare della Cattedra, dal card. Angelo Comastri, vicario di Sua SantitaÌper la Città del Vaticano e arciprete della Basilica di S. Pietro, che terra anche l’omelia. Dopo le celebrazioni funebri, le spoglie di mons. Nesti saranno accompagnate e riposeranno nella cripta della comunità passionista dei SS. Giovanni e Paolo, nel Cimitero monumentale del Verano a Roma.

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    Campagna per le mamme africane promossa dai Missionari della Consolata

    ◊   "A Natale regala la vita". È il titolo della campagna di solidarietà - di cui riferisce L’Osservatore Romano - avviata in Africa dalla fondazione Mco-Missioni Consolata. L'obiettivo è garantire un parto sicuro e le cure postnatali alle madri e ai neonati di due regioni africane fra le più martoriate, dove da oltre trent'anni operano i  missionari della Consolata. La campagna interesserà  la provincia orientale  della  Repubblica  Democratica del  Congo, ai confini con la regione del Kivu, dove sono tuttora in corso conflitti interetnici, e l'Etiopia meridionale,  recentemente  colpita da una delle più gravi carestie degli ultimi vent'anni. Ogni anno nel mondo più di 500 mila donne muoiono di parto. La metà di queste morti avviene in Africa. Nei Paesi in via di sviluppo, la probabilità per una donna di morire di parto è 1 su 66, mentre nel mondo industrializzato è pari a 1 su 8 mila. Ogni giorno in Etiopia e nella Repubblica Democratica del Congo circa 70 donne muoiono di parto, solo 1 donna su 2 partorisce con l'assistenza di personale qualificato. "L'ospedale Nostra Signora della Consolata di Neisu in Congo e la clinica di Modjo in Etiopia - ha spiegato il responsabile della cooperazione di Mco, padre Antonio Rovelli - assicurano già servizi sanitari gratuiti a oltre 70 mila persone, fra le quali 5 mila  partorienti e donne incinte, che si rivolgono alle nostre strutture sanitarie  per  un parto sicuro  e  le  cure ai  neonati sono  in  continuo  aumento". Per questo, la fondazione Mco sta ampliando a Neisu e a Modjo i servizi di salute materna e neonatale. Sono previsti, infatti, l'acquisto di nuova attrezzatura medica e di farmaci, la formazione di venticinque ostetriche professioniste, il rafforzamento dei servizi di vaccinazione neonatale, l'ampliamento del centro nutrizionale e dei servizi di prevenzione e trattamento della malaria. (R.G.)

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    24 Ore nel Mondo



    Tensioni ed arresti in Iran: alcuni giovani accusati di aver strappato la fotografia di Khomeini

    ◊   Nuove tensioni in Iran. Diverse persone sono state arrestate con l’accusa di essere state presenti ad un episodio in cui una fotografia del defunto ayatollah Khomeini veniva strappata. Nei giorni scorsi, la televisione di Stato aveva trasmesso immagini relative all’accaduto, accusando alcuni giovani dell'opposizione di essere gli autori della protesta. I riformisti, invece, hanno negato ogni implicazione, parlando di una messinscena orchestrata per schiacciare il movimento di protesta e denunciando che a breve potrebbero addirittura essere portati in carcere i leader dell’opposizione, Moussavi in testa. In questa situazione, che significato assumono gli ultimi arresti in Iran? Giada Aquilino lo ha chiesto a Riccardo Redaelli, docente di Geopolitica all’Università "Cattolica" del Sacro Cuore di Milano:

     
    R. – E’ forse l’atto finale di un percorso sempre più drammatico e sempre più in declino della possibilità di esprimere con moderazione le proprie opinioni politiche in Iran. Per anni il regime, che era molto diviso nel proprio interno, aveva permesso, concesso una certa espressione del dissenso, soprattutto durante gli anni delle riforme, dal ’97 al 2007. Tutto questo sta tramontando per i mutamenti politici interni alla Repubblica islamica dell’Iran.

     
    D. – Gli oppositori dicono che non solo la foto è falsa, ma che sia imminente l’arresto dei loro leader, Moussavi in testa. E’ possibile?

     
    R. – E’ da tempo che si rincorrono queste voci. Anche questo è possibile. Del resto il regime si sente forte e l’accusa internazionale è in difficoltà. In Afghanistan, stanno guardando ad un’Iraq non ancora stabilizzato e quindi pensano di poter agire con impunità.

     
    D. – E’ possibile, dall’altra parte, che questa stretta repressiva sia legata al fatto che le autorità iraniane sentano avvicinarsi invece nuove sanzioni internazionali per il programma nucleare?

     
    R. – Sì e no. Starei un po’ attento a correlare queste cose. L’Iran aveva la possibilità di ottenere un ottimo compromesso sul nucleare, dopo le trattative di Ginevra e di Vienna. Questa è una lettura più interna. Gli ultra radicali, le forze paramilitari, i militari hanno deciso di gestire tutto il potere senza lasciare più spazio alle altre correnti.

     
    D. – C’è da temere un’escalation di violenza?

     
    R. – Temo che aumenterà. C’è però una sorta di violenza non solo fisica: ci sono le minacce che colpiscono centinaia, se non migliaia, di giornalisti, intellettuali, professori che stanno lasciando il Paese, cosa che in passato non avveniva a questi livelli.

     
    Iran - Usa
    Saranno processati da una Corte iraniana i tre cittadini americani arrestati alla fine di luglio, dopo aver sconfinato nel territorio della Repubblica islamica dal vicino Iraq. Secondo Washington, i tre statunitensi, detenuti da quasi cinque mesi con l'accusa di spionaggio, sono solamente escursionisti che facevano trekking.

    Afghanistan - fondamentalisti
    Commando di oppositori fondamentalisti islamici sono entrati in azione oggi in due province afghane provocando la morte di 16 agenti di polizia. Il primo attacco è avvenuto in mattinata ad un posto di blocco della polizia nel distretto di Markazi, provincia settentrionale di Baghlan. Il secondo nel distretto di Panjab, nella provincia meridionale di Helmand, roccaforte dei talebani e teatro in questi giorni di una offensiva militare statunitense e britannica. Secondo il governatore della provincia di Baghlam, Mohammad Akbar Barakzai, l'attacco è stato condotto dal gruppo Hezb-e-Islami, fondamentalisti islamici particolarmente forti nell'area e nella vicina provincia di Kunduz.

    Ocse - disoccupazione
    La disoccupazione nell'area Ocse a ottobre si è attestata all'8,8%, lo 0,1% in più rispetto al mese precedente e il 2,3% in più su ottobre 2008. L’Ocse segnala che in Italia il tasso disoccupazione è sceso di 1 punto percentuale, dal 7 all'8%. In Francia è stato pari al 10,1% (+0,1 su settembre 2009 e +2 su ottobre 2008), in Germania è al 7,5% (rispettivamente -0,1 e +0,4), nel Regno Unito (dato di agosto) al 7,8%, invariato su luglio e in crescita di 1,9 punti percentuali su agosto 2008. Negli Stati Uniti (dato di novembre) il tasso di disoccupazione è sceso al 10%, dal 10,2% di ottobre. In Giappone il tasso di ottobre era al 5,1%, dal 5,3% di settembre (+1,3 su ottobre 2008).

    Borsa - Dubai
    Dopo settimane di perdite e tensioni, giornata positiva per le Borse di Dubai ed Abu Dhabi. Dubai ha chiuso gli scambi con un rialzo del 10,37%, sulla scia del finanziamento da 10 miliardi di dollari annunciato dal governo del Paese mediorientale, dei quali oltre 4 miliardi verranno destinati a ripagare un bond in scadenza oggi, emesso dalla società Nakheel, controllata da Dubai World. Il resto del finanziamento sarà impiegato da Dubai World per pagare fornitori e creditori relativamente alle scadenze da qui a fine aprile del 2010. Dubai intanto continua nell'attività di cercare di ristrutturare un indebitamento da 26 miliardi di dollari, meno della metà dei 59 miliardi di dollari di debito a fine 2008.

    Borsa - Grecia
    La Borsa di Atene è in forte rialzo in apertura, con l'indice generale a +2%, in attesa che il premier Papandreou annunci le nuove misure che intende adottare per far fronte all'emergenza finanziaria. Il premier, pur accogliendo le raccomandazioni europee, eviterebbe qualsiasi congelamento salariale. Intanto la magistratura greca ha denunciato per “diffamazione” tre esponenti di un'Ong antinazista, per aver diffuso ''false informazioni'' e ''diffamato'' il tribunale che aveva assolto Costas Plevris, storico negazionista. Questi nel suo libro "Gli Ebrei: tutta la verità'', si dichiara apertamente nazista e antisemita.

    Italia - debito
    In Italia continua a salire il debito. Secondo i dati della Banca d'Italia a ottobre ha raggiunto quota 1801,6 miliardi di Euro rispetto a 1786,8 di settembre. C’è poi il dato positivo delle entrate tributarie che si attestano a 28,4 miliardi di Euro rispetto ai 20,1 di settembre.

    Consiglio Cooperazione del Golfo
    Cooperazione e sfide economiche, ma anche il panorama politico regionale, con attenzione all'allargamento del conflitto in Yemen, alle ambizioni nucleari dell'Iran e alla situazione in Palestina ed Israele: sono i temi cardine del vertice del Consiglio di Cooperazione del Golfo (Ccg) che inizierà stasera in Kuwait. Il summit è il primo, a distanza di vent'anni, ad aprire con uno dei Paesi membri in conflitto con un Paese vicino. Continua la tensione tra Arabia Saudita e Yemen, iniziate a novembre quando i guerriglieri yemeniti al-Houti, già in aperta ribellione contro il governo di Sana'a, hanno sconfinato nel regno petrolifero, uccidendo un ufficiale militare saudita. Lo Yemen, inoltre, è in trattativa per una sua possibile inclusione del blocco petrolifero costituito da Arabia Saudita, Kuwait, Bahrein, Qatar, Emirati Arabi Uniti ed Oman.

    Khartoum - opposizione
    La polizia sudanese ha disperso una manifestazione dell'opposizione a Khartoum e arrestato una trentina di dirigenti di partito. Lo riferisce l'emittente del Qatar Al Jazira, mentre la Reuters parla di 200 manifestanti dispersi dalla polizia antisommossa, con manganelli e gas lacrimogeni, mentre tentavano di raggiungere il Parlamento per chiedere riforme democratiche prima delle elezioni generali dell'aprile prossimo e del referendum sull’indipendenza del sud del 2011. L'episodio di oggi fa seguito ad un accordo sule stesse questioni tra il Movimento di Liberazione del Popolo Sudanese (Splm), partner di minoranza dell'attuale governo, ed il Partito Nazionale del Congresso (Ncp) del presidente Osmar Hassan al-Bashir. L'accordo era stato annunciato ieri da alti esponenti dei due partiti. Ma per l'opposizione, scesa in strada per la manifestazione programmata già prima di quest'ultimo sviluppo, l'accordo raggiunto non sarebbe sufficiente ed i partecipanti intendevano recarsi in parlamento per consegnare una lettera con le loro richieste. Lunedì scorso si era svolta un'altra manifestazione dispersa dalla polizia, che aveva arrestato per alcune ore, tra un centinaio di manifestanti, anche alcuni esponenti di spicco dell'Splm.

    Cile - presidenziali
    Il candidato della destra, l'imprenditore miliardario Sebastian Pinera, ha vinto il primo turno delle presidenziali di ieri in Cile, ottenendo il 44,4% dei voti rispetto al 29,3% del rappresentante della “Concertacion”, la coalizione di centrosinistra al potere, il democristiano Eduardo Frei. I due candidati si affronteranno il 17 gennaio nel ballottaggio per la presidenza del Cile. Il candidato conservatore e l'ex presidente espressione della sinistra cilena non sono riusciti a ottenere la maggioranza assoluta, anche se l'imprenditore miliardario è dato per favorito.

    Medvedev - Sakharov
    Il leader del Cremlino, Dmitri Medvedev, ha sottolineato oggi la coerenza morale e l'attualità delle idee dell'ex dissidente sovietico Andrei Sakharov, Premio Nobel per la pace nel 1975, di cui ricorre oggi il 20.mo anniversario della morte. ''Andrei Sakharov si rendeva benissimo conto di come fossero indivisibili la libertà e la responsabilità'', ha scritto Medvedev in un messaggio letto nel corso della cerimonia a Mosca per commemorare l'evento. Presenti anche la responsabile del Consiglio russo per i Diritti dell'uomo presso la presidenza, Ella Panfilova, e il commissario del Consiglio d'Europa per i diritti umani, Thomas Hammerberg. "Lui capiva quanto fossero importanti le aspirazioni all'autoperfezionamento morale", - si legge nel messaggio – ed è "esempio di una vita ispirata alla propria coscienza, al rispetto dei principi, difesi senza paura e in modo disinteressato". "Le idee di Sakharov - prosegue Medvedev - sono in consonanza con i compiti che deve adempiere la società russa". Sakharov, padre della bomba all'idrogeno, ricevette il premio Nobel nel 1975 per la sua attività a favore dei diritti umani, ma non potè ritirarlo. Nel 1980 fu arrestato ed esiliato a Gorki (attuale Nizhni Novgorod) da dove la moglie Elena Bonner costituì il suo unico contatto con il mondo esterno. Riabilitato da Gorbaciov nel 1986, rientrò a Mosca e fu eletto deputato nel 1989. Morì nella capitale russa il 14 dicembre dello stesso anno, all'età di 69 anni.

    Russia - Ossezia del nord
    I servizi segreti ingusci, appartenenti ad una repubblica autonoma della Federazione Russa, hanno disinnescato due bombe di produzione artigianale destinate a far saltare il gasdotto che collega Mozdok, nella repubblica caucasica dell'Ossezia del nord, con Tbilisi, per arrivare poi in Armenia. Gli artificieri hanno anche rimosso nella stessa zona una serie di mine trappola che, secondo le autorità, avrebbero dovuto colpire le persone accorse sul posto, secondo una tecnica tipica della guerriglia cecena. In seguito alla scoperta degli ordigni, la Russia ha sospeso le esportazioni di gas verso l'Armenia e due repubbliche russe del Caucaso per timore di un attacco terroristico.

    India
    Il ministro dell’Interno indiano Chidambaram, a 62 anni dall’indipendenza dell’India, ha annunciato la nascita del ventinovesimo Stato. Si tratta del Telangana, una delle regioni chiave dell'industria informatica indiana, situata vicino all'Hyderabad, e formato dallo smembramento del più grande Andrha-Pradesh. Il progetto è stato accolto con entusiasmo dai movimenti e dai partiti di Telangana, che chiedevano l’autonomia da anni. In molti, invece, sottolineano che il riconoscimento del nuovo Stato può aprire la via a richieste simili per altri territori nella vasta nazione indiana, contraddistinta da numerose comunità con lingua e cultura proprie.

    Thailandia - traffico armi
    Le autorità thailandesi hanno posto sotto sequestro all'aeroporto di Bangkok un aereo cargo proveniente dalla Corea del Nord con a bordo 35 tonnellate di armi. Oggi i cinque membri dell'equipaggio compariranno in tribunale per rispondere di traffico di armi illegali.

    Pentagono - Pakistan
    Il Pentagono vuole allargare il raggio d'azione dei velivoli senza pilota alla città pachistana di Quetta, dove si ritiene abbiano trovato rifugio alcuni leader talebani.(Panoramica internazionale a cura di Fausta Speranza e Chiara Pileri)


    Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LIII no. 348

     
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