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Sommario del 11/12/2009

Il Papa e la Santa Sede

  • Primo incontro in Vaticano tra il Papa e il presidente vietnamita. Progressi nei rapporti bilaterali
  • Il Papa ai vescovi irlandesi: dolore e vergogna per gli abusi sui minori da parte del clero, solidarietà per le vittime e le loro famiglie
  • Benedetto XVI al Convegno Cei: ogni cristiano renda Dio presente nel mondo, non confinarlo alla sfera privata
  • Il cardinale Bagnasco: il cattolico resti tale dovunque, senza schizofrenie
  • Padre Cantalamessa nella seconda predica di Avvento: il sacerdote sia il buon profumo di Dio nel mondo
  • Altre udienze
  • Colloqui Santa Sede-Israele: cordialità e reciproca comprensione
  • Martedì 15 dicembre la presentazione del Messaggio del Papa per la Giornata Mondiale della Pace
  • Il cardinale Bertone ricorda don Sturzo: la politica è esercizio di carità verso il prossimo
  • Mons. Vegliò: circo e luna park, luoghi importanti delle città
  • Oggi su "L'Osservatore Romano"
  • Oggi in Primo Piano

  • Grecia a rischio bancarotta: l'impegno dell'Ue
  • Vertice di Copenaghen: Ue in aiuto dei Paesi in via di sviluppo
  • Austria: vescovi critici sulle unioni civili fra omosessuali
  • Padre Lombardi a cento anni dal Nobel a Marconi: la radio sia sempre al servizio dell'umanità
  • Un libro rilancia la cooperazione Stato-Chiesa in Turchia
  • Chiesa e Società

  • Nuovi attacchi contro la Chiesa in Colombia: minacce di morte a un vescovo
  • I vescovi boliviani a Morales: lavorare insieme contro la povertà
  • Indonesia: prestigioso premio per i diritti umani vinto da un sacerdote
  • Congo: le violenze sui religiosi viste da un missionario barnabita
  • La Caritas di Gerusalemme: manca l'acqua potabile in Cisgiordania
  • Inghilterra: una legge anti-discriminazione potrebbe mettere fuori regola i vescovi
  • Perù: i vescovi presentano il libro ‘Siamo discepoli missionari’
  • Spagna. Lettera per l'Anno Santo Compostelano
  • Convegno alla Lateranense su ordine interno ed internazionale nella Caritas in veritate
  • Il coro ‘Wiener Sängerknaben’ chiude a Roma il Festival di Musica sacra
  • 24 Ore nel Mondo

  • Usa e Ue non escludono nuove sanzioni all'Iran per il nucleare
  • Il Papa e la Santa Sede



    Primo incontro in Vaticano tra il Papa e il presidente vietnamita. Progressi nei rapporti bilaterali

    ◊   Questa mattina, Benedetto XVI ha ricevuto in udienza il presidente della Repubblica Socialista del Viêt Nam, Nguyên Minh Triêt. Si tratta del primo incontro tra un presidente vietnamita e il Pontefice. “La Santa Sede – si legge nel comunicato diffuso dalla Sala Stampa vaticana – ha manifestato il suo compiacimento per la visita, significativa tappa per il progresso dei rapporti bilaterali con il Viêt Nam e ha auspicato che le questioni pendenti possano essere risolte al più presto”. I cordiali colloqui, riferisce la nota, “hanno permesso di toccare alcuni temi relativi alla cooperazione tra Chiesa e Stato, anche alla luce del messaggio che il Santo Padre ha inviato alla Chiesa in Viêt Nam” in occasione della recente apertura dell’Anno Giubilare. Infine, sottolinea il comunicato, “non è mancato un accenno all’attuale situazione internazionale, con particolare riferimento all’impegno del Viêt Nam e della Santa Sede in campo multilaterale”.

    Dopo l’udienza con il Papa, il presidente Nguyên Minh Triêt si è incontrato con il cardinale segretario di Stato, Tarcisio Bertone, accompagnato da mons. Dominique Mamberti, segretario vaticano per i Rapporti con gli Stati.

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    Il Papa ai vescovi irlandesi: dolore e vergogna per gli abusi sui minori da parte del clero, solidarietà per le vittime e le loro famiglie

    ◊   Un Benedetto XVI “scosso e addolorato” ha ascoltato questa mattina da una delegazione di vescovi irlandesi, ricevuti in udienza, le risultanze alle quali è pervenuta la Commissione irlandese di inchiesta istituita per indagare sui casi di abusi sui minori, perpetrati da parte di membri del clero dell’arcidiocesi di Dublino. Il Pontefice, afferma un comunicato ufficiale della Sala Stampa vaticana, dopo “un attento studio della relazione” ha espresso ancora una volta “il suo profondo rammarico per le azioni di alcuni membri del clero che - si legge - hanno tradito la loro solenni promesse a Dio, così come la fiducia in loro riposta da parte delle vittime e delle loro famiglie, e dalla società in generale”. “Il Santo Padre - si afferma nella nota - condivide l'oltraggio, il tradimento e la vergogna percepiti da così tanti fedeli in Irlanda, e si è unito a loro nella preghiera in questo momento difficile nella vita della Chiesa”, invitando allo stesso tempo i cattolici irlandesi e in tutto il mondo “ad unirsi a lui nella preghiera per le vittime, le loro famiglie e tutti coloro che sono colpiti da questi crimini efferati”.

    Inoltre, prosegue il comunicato, Benedetto XVI “assicura tutti gli interessati che la Chiesa continuerà a seguire la grave questione con la massima attenzione, al fine di meglio comprendere come tali vergognosi eventi siano accaduti e il modo migliore per sviluppare strategie efficaci così da evitare il loro ripetersi”. La Santa Sede, si ribadisce, “prende molto sul serio le questioni centrali sollevate dalla relazione, ivi comprese le questioni relative alla guida dei responsabili della Chiesa locale che hanno la responsabilità ultima nella cura pastorale dei bambini”. Il comunicato termina con l’annuncio delle intenzioni del Pontefice di inviare una lettera pastorale ai fedeli irlandesi, nella quale “indicare chiaramente le iniziative da adottare in risposta alla situazione”, e con un ultimo invito di Benedetto XVI rivolto a tutti coloro che, si legge, “hanno dedicato la loro vita nel servizio generoso ai bambini” perché perseverino “nelle loro opere buone, a imitazione di Cristo Buon Pastore”. (A cura di Alessandro De Carolis)

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    Benedetto XVI al Convegno Cei: ogni cristiano renda Dio presente nel mondo, non confinarlo alla sfera privata

    ◊   La relazione con Dio “è essenziale per il cammino dell’umanità”: è quanto sottolinea Benedetto XVI in un messaggio indirizzato al cardinale Angelo Bagnasco, in occasione del Convegno “Dio oggi: con Lui o senza di Lui cambia tutto”, apertosi ieri pomeriggio all’Auditorium di via della Conciliazione a Roma. All’evento, che si concluderà domani, e che è stato organizzato dal Progetto Culturale della Cei, partecipano oltre 1500 persone e numerosi intellettuali di livello internazionale. Nel suo saluto introduttivo, il cardinale Bagnasco ha sottolineato che il Convegno “è mosso dalla esigenza tipicamente umana e profondamente cristiana della ricerca della verità”. Il servizio di Alessandro Gisotti:

    “La questione di Dio – scrive il Papa – è centrale anche per la nostra epoca, nella quale spesso si tende a ridurre l’uomo ad una sola dimensione, quella ‘orizzontale’, ritenendo irrilevante per la sua vita l’apertura al Trascendente”. La relazione con Dio, osserva il Pontefice, è invece “essenziale per il cammino dell’umanità”. Del resto, è la sua esortazione “la Chiesa e ogni cristiano hanno proprio il compito di rendere Dio presente in questo mondo, di cercare di aprire agli uomini l’accesso a Dio”. Benedetto XVI rileva che nella “situazione culturale e spirituale come quella che stiamo vivendo”, cresce “la tendenza a relegare Dio nella sfera privata, a considerarlo come irrilevante e superfluo, o a rifiutarlo esplicitamente”. Di qui l’auspicio che il Convegno sulla questione di Dio “possa contribuire almeno a diradare quella penombra che rende precaria e timorosa per l’uomo del nostro tempo l’apertura verso Dio, sebbene Egli non cessi mai di bussare alla nostra porta”. Le esperienze del passato, “anche non lontano da noi – si legge ancora nel Messaggio – insegnano che quando Dio sparisce dall'orizzonte dell’uomo, l’umanità perde l’orientamento e rischia di compiere passi verso la distruzione di se stessa”. La fede in Dio, sottolinea Benedetto XVI, “apre all’uomo l’orizzonte di una speranza certa, che non delude; indica un solido fondamento su cui poter poggiare senza timore la vita; chiede di abbandonarsi con fiducia nelle mani dell’Amore che sostiene il mondo”.

     
    Stamani, la sessione del Convegno è stata incentrata sul tema: “Il Dio della cultura e della bellezza”. I lavori sono stati presieduti dal rettore della Cattolica, Lorenzo Ornaghi. Nel suo intervento, il cardinale patriarca di Venezia, Angelo Scola, ha sottolineato che, per superare il secolarismo e l’eclissi di Dio, bisogna “ripensare in modo unitario storia, ontologia ed esperienza, affinché si dia di nuovo relazione con il Dio di Gesù Cristo”. Del resto, ha rilevato come la tesi della secolarizzazione quale inevitabile declino religioso e come irreversibile privatizzazione della religione non sono più attuali”. Oggi, ha detto il cardinale Scola, il rischio è piuttosto quello di “un’estrema soggettivizzazione dell’esperienza religiosa” da un lato e il “carattere fondamentalista di talune correnti religiose, soprattutto quelle legate all’islam”. Il patriarca di Venezia non ha mancato di sottolineare, richiamando Benedetto XVI, che “la domanda di Dio incontra adeguata ospitalità nell’orizzonte del Logos-Amore”. Il filosofo americano Roger Scruton ha invece denunciato l’avanzare del “culto della bruttezza e della dissacrazione” invitando gli artisti a inseguire la bellezza. La mattinata all’Auditorium si è conclusa con una tavola rotonda sul tema “Dio nell’arte figurativa di ieri e di oggi”, tenuta dall’arcivescovo Gianfranco Ravasi e dal direttore dei Musei Vaticani, Antonio Paolucci. “Dio – ha detto il presidente del Pontificio Consiglio della Cultura - conserva la sua trascendenza rendendosi visibile all’uomo”. Ed ha aggiunto: “La figura umana è un’efficace e reale icona di Dio” anche se “non ne esaurisce la realtà piena”. L’arte, ha detto ancora riferendosi alla figura di Gesù Cristo, è “la narrazione visiva dell’esperienza dell’incontro con un volto, una parola, un’immagine veramente visibile perché incarnata”.
     
    Nella sessione iniziale del Convegno, ieri pomeriggio, il cardinale Camillo Ruini, presidente del Comitato per il Progetto culturale della Cei, ha evidenziato che “la questione di Dio coinvolge inevitabilmente il soggetto che la pone, dato che essa ha a che fare con il senso e la direzione della nostra vita”. D’altro canto, ha ribadito, esiste una “differenza grande e radicale tra credenti e non credenti”. Per i primi infatti, “Dio è l’origine, il senso e il fine dell’uomo e dell’universo”. Per questo, ha detto, per il credente è impossibile “un approccio neutrale e puramente scientifico”. Dal canto suo, il cardinale arcivescovo di Bologna, Carlo Caffarra, intervenendo ad una tavola rotonda su Dio e la vita umana, ha messo l’accento sul bisogno inestinguibile di un senso che ogni uomo ha in sé. “Dio – ha detto il porporato – non esiste perché l’uomo cerca un senso ma l’uomo cerca un senso perché Dio esiste”. Tema toccato anche dal filosofo tedesco Robert Spaemann. “La creazione – ha detto – non è un evento nel quale noi ci imbatteremo un giorno studiando la storia del cosmo”. La Creazione, infatti, definisce la relazione tra il cosmo e la volontà divina. Ed ha ribadito che la “facoltà che ci consente di ricercare Dio è la ragione” e la sua “traccia nel mondo siamo noi”.

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    Il cardinale Bagnasco: il cattolico resti tale dovunque, senza schizofrenie

    ◊   Sugli obiettivi del Convegno della Cei ascoltiamo il cardinale Angelo Bagnasco, presidente della Conferenza episcopale italiana, al microfono di Luca Collodi:
     
    R. – E’ portare a tema, all’attenzione e alla riflessione di tutti, il più possibile, la grande questione di Dio di cui spesso ha parlato il Santo Padre Benedetto XVI e che i vescovi italiani hanno prontamente ripreso anche perché nell’esperienza proprio pastorale sia dei vescovi, sia di tutti i nostri sacerdoti, noi cogliamo quello che spesso dice il Santo Padre: cioè, come Dio sia il cuore della vita delle persone ma anche della società. Nello stesso tempo questa deve essere una realtà sempre più pensata sia dalla Chiesa nel suo insieme ma anche dall’intelligenza dell’uomo.

     
    D. - Molti dicono: si può credere a Dio … ma c’è qualche insofferenza spesso per i dogmi, per il magistero…

     
    R. – Si rischia a volte di credere in un Dio astratto, muto, lontano che in fondo poi non entra nella vita dell’uomo e quindi non la scomoda più di tanto. Questo è un rischio e certamente non è il Dio di Gesù, il Dio della Rivelazione. Il Dio della Rivelazione è un Dio che si è manifestato in Gesù Cristo appunto, nella sua parola, nella sua vita, nella sua morte e resurrezione e questo entra nella vita delle persone, come della società, per orientare, per illuminare e per salvare. Allora una fede senza Cristo e senza le verità della fede diventa veramente una fede vuota e alla fine poi irrilevante per la vita stessa.

     
    D. – La ragione può favorire delle scorciatoie per arrivare a Dio…

     
    R. - Non parlerei tanto di scorciatoie quanto delle piste, come ricorda Sant’Agostino, perché la fede non è mai in una posizione fideistica e cioè irragionevole. La fede non è razionale di natura sua ma non è neppure irragionevole, è ragionevole: cioè, si poggia anche su delle ragioni, delle tracce, dei riflessi che Dio ha lasciato nella natura, nel cosmo, nella razionalità della natura come nel cuore di ogni uomo, negli aneliti del cuore umano perché attraverso queste vie - potremmo dire naturali, dell’ordine naturale - l’uomo possa accedere al mistero, al mistero santo di Dio. Direi che la ragione, l’intelligenza, è assolutamente un ingrediente della fede, qualcosa che consente di arrivare al mistero, all’infinito, per poi fare il passo decisivo della fede stessa.

     
    D. - Nell’uomo quale rapporto giusto nella ricerca di Dio deve esserci tra anima e ragione?

     
    R. – L’anima è il principio immortale, è il soffio di Dio che vitalizza e che fa la sintesi della persona stessa, è la sorgente ultima della dignità e del valore di ogni persona: “facciamo l’uomo a nostra immagine e somiglianza”. L’intelligenza è la facoltà del vero che oggi spesso viene contestata purtroppo da una parte della cultura contemporanea in quanto viene sfiduciata nella sua capacità di cogliere il vero. Oggi, infatti, si parla di pensiero debole e il pensiero debole è un pensiero che ha rinunciato a cogliere la verità oggettiva universale, quindi la realtà così com’è, per confinarsi unicamente nel mondo delle opinioni soggettive, personali.

     
    D. - Il rapporto tra Dio e politica oggi quale deve essere?

     
    R. – La politica è una dimensione costitutiva della persona umana in quanto riguarda la sua dimensione relazionale con gli altri e quindi con la società e con tutte le sue forme: lo Stato, la politica, il diritto e via discorrendo. Ora, se Dio entra nella vita di una persona vi entra in modo totalizzante, quindi senza escludere nessuna dimensione e nessun aspetto vitale dell’uomo. Ecco allora che il cristiano, il cattolico, deve essere cattolico non solamente in Chiesa o in sacrestia, ma per la strada, sul lavoro, nel mondo delle responsabilità, delle professioni e quindi anche del servizio della politica: deve entrarci da cattolico, senza dicotomie, senza schizofrenie.

     
    D. – Aumenta l’occultismo oggi in Italia: c’è una preoccupazione in voi, vescovi su questo fronte?

     
    R. – Tutte le forme di occultismo e di esoterismo sono delle forme, delle cifre, dei tentativi distorti attraverso i quali non poche persone cercano delle risposte a quel bisogno di comprendere il mistero della vita, di se stessi, che credono di poter trovare in queste forme veramente distorte e che si rivolgono poi contro l’uomo alla fine dei conti. E quindi sono un segnale che noi consideriamo attentamente sia come indizio di una necessità, di un’esigenza interiore, e sia anche con una certa preoccupazione per le conseguenze che spesso queste forme possono avere per l’umanità stessa.

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    Padre Cantalamessa nella seconda predica di Avvento: il sacerdote sia il buon profumo di Dio nel mondo

    ◊   Ogni sacerdote dovrebbe manifestare “il buon profumo di Dio nel mondo”. Con questa immagine, padre Raniero Cantalamessa, ha espresso uno dei passaggi centrali della sua seconda predica di Avvento, tenuta questa mattina alla presenza del Papa e dei membri della Curia Romana. Parlando della sacralità conferita al sacerdozio dall’unzione sacerdotale, il predicatore della Casa pontificia ha stigmatizzato, viceversa, l’infedeltà di quei presbiteri che, dando scandalo, provocano il rifiuto di Cristo da parte della gente. Il servizio di Alessandro De Carolis:

    E’ possibile che il “profumo” di Dio si trasformi in “lezzo”? Sì, se chi è stato deputato a diffonderlo, per grazia e ministero, come un sacerdote si comporta con quell’“arido intellettualismo”, o peggio, con quegli atteggiamenti scandalosi che impediscono al profumo di espandersi o ne causano la degenerazione. L’articolata metafora è stata utilizzata da padre Cantalamessa dare incisività alla meditazione dedicata ai sacerdoti come “ministri dello Spirito”, secondo la definizione di San Paolo. Come Cristo, il sacerdote è “unto” da Dio e tale “unzione” comporta degli effetti concreti, sperimentabili, nella giornata di un sacerdote:

    “Avere l’unzione significa, dunque, avere lo Spirito Santo come ‘compagno inseparabile’ nella vita, fare tutto ‘nello Spirito’, alla sua presenza, con la sua guida (…) Tutto questo si traduce, all’esterno, ora in soavità, calma, pace, ora in autorità (...) È una condizione caratterizzata da una certa luminosità interiore che dà facilità e padronanza nel fare le cose. Un po’ come è la ‘forma’ per l’atleta e l’ispirazione per il poeta”.

    L’unzione, dunque, “conferisce un reale potere interiore” grazie allo Spirito Santo. Tuttavia, ha osservato padre Cantalamessa, c’è “un rischio comune” a tutti i Sacramenti:

    “...quello di fermarsi all’aspetto rituale e canonico dell’ordinazione, alla sua validità e liceità, e non dare abbastanza importanza (…) all’effetto spirituale, alla grazia propria del Sacramento, in questo caso al frutto dell’unzione nella vita del sacerdote. L’unzione sacramentale ci abilita a compiere certe azioni sacre, come governare, predicare, istruire; ci dà, per così dire, l’autorizzazione a fare certe cose, non necessariamente l’autorità o autorevolezza nel farle; assicura la successione apostolica, non necessariamente il successo apostolico”.

    Se allora “l’unzione è data dalla presenza dello Spirito ed è dono suo, che cosa possiamo fare noi per averla?”, si è chiesto il predicatore francescano:

    “Anzitutto pregare. C’è una promessa esplicita di Gesù: ‘Il Padre celeste donerà lo Spirito Santo a coloro che glielo chiedono’. Poi rompere anche noi il vaso di alabastro come la peccatrice in casa di Simone. Il vaso è il nostro io, talvolta il nostro arido intellettualismo. Romperlo, significa rinnegare se stessi, cedere a Dio, con un atto esplicito, le redini della nostra vita. Dio non può consegnare il suo Spirito a chi non si consegna interamente a lui”.

    Non sempre, ha proseguito padre Cantalamessa, per un sacerdote è così spontaneo cogliere in profondità il significato dell’unzione sacramentale e soprattutto ricorrervi come una “risorsa”. In questo caso, ha detto...

    “...succede come con un flacone di profumo. Noi possiamo tenerlo in tasca o stringerlo nella mano finché vogliamo, ma se non lo apriamo il profumo non si effonde, è come se non ci fosse”.

    E citando un passo di San Paolo ai Corinzi, padre Cantalamessa ha ribadito:

    “Questo dovrebbe essere il sacerdote: il buon profumo di Cristo nel mondo! Ma l’Apostolo ci mette sull’avviso, aggiungendo subito dopo: ‘Abbiamo questo tesoro in vasi di terra’. Sappiamo fin troppo bene, dalla dolorosa e umiliante esperienza recente, cosa tutto questo significa. Gesù diceva agli apostoli: ‘Voi siete il sale della terra; ma, se il sale diventa insipido, con che lo si salerà? Non è più buono a nulla se non a essere gettato via e calpestato dagli uomini’. La verità di questa parola di Cristo è dolorosamente sotto i nostri occhi. Anche l’unguento se perde l’odore e si guasta, si trasforma nel suo contrario, in lezzo, e anziché attirare a Cristo, allontana da lui”.

    “Tanti”, ha constatato il predicatore pontificio, sono i sacerdoti, “ignorati dal mondo”, che diffondono “nel loro ambiente il buon odore di Cristo e del Vangelo”. Ed ha concluso citando il profilo ideale del sacerdote descritto da padre Lacordaire, religioso francese dell’Ottocento:

    “Vivere in mezzo al mondo senza alcun desiderio per i suoi piaceri; essere membro di ogni famiglia, senza appartenere ad alcuna di esse; condividere ogni sofferenza, essere messo a parte di ogni segreto, guarire ogni ferita; andare ogni giorno dagli uomini a Dio per offrirgli la loro devozione e le loro preghiere, e tornare da Dio agli uomini per portare a essi il suo perdono e la sua speranza; avere un cuore di acciaio per la castità e un cuore di carne per la carità (...) O Dio, che genere di vita è mai questo? È la tua vita, o sacerdote di Gesù Cristo!”.

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    Altre udienze

    ◊   Benedetto XVI riceve questo pomeriggio il cardinale William Joseph Levada, prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede.

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    Colloqui Santa Sede-Israele: cordialità e reciproca comprensione

    ◊   Una “atmosfera di cordialità e di reciproca comprensione” ha caratterizzato questa mattina, nel Palazzo apostolico vaticano, la riunione della Commissione bilaterale permanente di lavoro tra la Santa Sede e lo Stato di Israele. “La Plenaria - ha reso noto un comunicato ufficiale della Sala Stampa Vaticana - ha preso nota di quanto è stato fatto dalla Commissione ‘di Lavoro’ in seguito alla precedente Plenaria e ha dato indicazioni per il compito da effettuare in futuro”, fissando inoltre la prossima plenaria per il 27 maggio 2010, in Vaticano, e per il 7 gennaio la prossima riunione di lavoro. La delegazione vaticana, informa la nota, era guidata dal sottosegretario per i Rapporti con gli Stati, mons. Ettore Balestrero, mentre la delegazione dello Stato di Israele aveva a capo il viceministro degli Affari esteri, Daniel Ayalon.

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    Martedì 15 dicembre la presentazione del Messaggio del Papa per la Giornata Mondiale della Pace

    ◊   Martedì prossimo 15 dicembre alle ore 11.30, sarà presentato, nella Sala Stampa della Santa Sede, il Messaggio del Papa per la 43.ma Giornata Mondiale della Pace che si celebrerà il primo gennaio 2010 sul tema: “Se vuoi coltivare la pace, custodisci il creato”. Interverranno il cardinale Renato Raffaele Martino, presidente emerito del Pontificio Consiglio della Giustizia e della Pace, e mons. Mario Toso, segretario del medesimo dicastero. Il testo del Messaggio sarà disponibile in lingua italiana, francese, inglese, tedesca, spagnola e portoghese.

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    Il cardinale Bertone ricorda don Sturzo: la politica è esercizio di carità verso il prossimo

    ◊   Nel 50.mo anniversario della morte di don Luigi Sturzo e nel 90.mo della fondazione del Partito popolare l'attualità politica di don Sturzo è stata al centro di un convegno tenutosi ieri pomeriggio alla Lumsa. Il cardinale segretario di Stato Tarcisio Bertone ha ricordato la straordinaria figura del sacerdote di Caltagirone, sottolineando che seppe incarnare la propria vocazione “tracciando una linea di pensiero e di impegno sociale orientata ai valori cristiani”. Ricordando il pensiero di don Sturzo, il cardinale Tarcisio Bertone ha anche ribadito che Stato e Chiesa sono legati dalla “comune missione di promuovere il pieno sviluppo della persona”. Il servizio di Amedeo Lomonaco:

    In un contesto che “tende a separare l’etica privata da quella pubblica”, l’impegno indicato da don Sturzo è di ricercare la “virtù sociale”. Dalla virtù della persona – sottolinea il cardinale Tarcisio Bertone - dipende quella della società. In ogni sua manifestazione la politica deve allora tradursi in “un esercizio di responsabile carità verso il prossimo”. Soprattutto i credenti – osserva il porporato - hanno il compito di mostrare il modello di “una vita virtuosa”. La missione del cattolico, come ricorda don Sturzo, in ogni attività umana, politica ed economica, deve essere imperniata su “ideali superiori” perché in tutto “si riflette il divino”. Ma se questo senso del divino manca, tutto si deturpa: “la politica diviene mezzo di arricchimento, l’economia arriva al furto e alla truffa”.

     
    A difesa di tutte le “forme di dissoluzione” – aggiunge il porporato ricordando il pensiero di don Sturzo - si erge la famiglia, che ha il compito di divenire una scuola di educazione civica. Lo Stato potrà così adempiere al suo obiettivo, che non è la propria conservazione od espansione, ma “lo sviluppo dell’uomo”. Gli Stati – afferma il cardinale Tarcisio Bertone - possono trovare “il riferimento in Dio” per una visione completa e trascendente dell’uomo e del bene comune. Riconoscendo la libertà religiosa e favorendo l’espressione del sacro, Stato e organizzazioni internazionali ravvivano la “fiaccola del dovere civico”. La vera vita, come soleva ripetere don Sturzo, è “prevalentemente vissuta e nascosta in Dio” e la fede può divenire la guida “nell’ambizioso progetto di elevazione materiale e morale della società”.

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    Mons. Vegliò: circo e luna park, luoghi importanti delle città

    ◊   I circensi e i fieranti aprono spazi di amicizia e di festa: “Lo spettacolo itinerante da sempre è stato presente nella vita degli uomini e li ha accompagnati irrompendo nella loro quotidianità, spesso grigia e banale, con un insieme di performance piacevoli, fra luci abbaglianti, vivaci decorazioni e musiche coinvolgenti”. E’ quanto ha affermato mons. Antonio Maria Vegliò, presidente del Pontificio Consiglio della Pastorale per i Migranti e gli Itineranti, aprendo stamani i lavori dell’incontro dei Direttori Nazionali della Pastorale per i Circensi e i Fieranti. Il servizio di Amedeo Lomonaco:

    Il circo e il lunapark possono far nascere il sorriso in un bambino e illuminare lo sguardo di una persona sola. Attraverso lo spettacolo e la festa – spiega mons. Vegliò - “rendono gli uomini più vicini gli uni agli altri”. Il circo e il luna park favoriscono la socializzazione, aiutano a sviluppare creatività e fantasia. Dal centro fino alle periferie urbane più disagiate “lo spettacolo viaggiante spesso svolge con le sue attività un ruolo importante nella vita culturale, contribuendo alla sua vitalità e animazione”.

     
    La vocazione di quanti si dedicano a queste attività – aggiunge l’arcivescovo - è sempre stata quella di portare serenità e pace, speranza e fiducia all’uomo che, soprattutto oggi, ne ha tanto bisogno “quanto più si discosta da Dio e dalle sorgenti della Grazia, chiudendosi in un materialismo cieco ed egocentrico”. Accoglienza, ospitalità, ascolto e solidarietà fanno dei circhi e dei luna park “luoghi straordinari di aggregazione e di comunione”. Questi valori – osserva mons. Vegliò – vanno sostenuti e difesi anche per permettere a circensi e fieranti di svolgere “un’azione educativa”.

     
    Citando le parole di don Luciano Cantini, direttore dell’Ufficio per la Pastorale dei Fieranti e dei Circensi, l’arcivescovo sottolinea infine la vera magia del circo e del luna park: “Una giostra funziona non perché ‘gira’ ma perché chi la conduce ha la capacità di innescare nel proprio pubblico quella fantasia che lo proietta altrove e lo fa sognare”. L’auspicio finale è che “i valori fondamentali della famiglia, indubbiamente forza dei circensi e fieranti, possano sostenere le generazioni di oggi nella costruzione del proprio futuro” dando vita ad una società dove tutti i vari ambiti “siano permeati di spirito evangelico”.

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    Oggi su "L'Osservatore Romano"

    ◊   L'impegno comune per la pace fondata sulla carità, la giustizia e la libertà: nell'informazione internazionale, l'intervento dell'arcivescovo Dominique Mamberti, Segretario per i Rapporti con gli Stati, al 17 Consiglio ministeriale dell'Osce ad Atene.

    Comunicato congiunto in merito alla Commissione permanente bilaterale di lavoro tra la Santa Sede e lo Stato di Israele.

    Luigi Sturzo e la Costituzione: in cultura, Raffaele Alessandrini su un convegno alla Lumsa dedicato all'attualità di un cattolico in politica e dove è intervenuto il cardinale segretario di Stato.

    Il convegno, a Roma, su "Dio oggi: con lui o senza di lui cambia tutto": le relazioni del cardinale Angelo Scola, dell'arcivescovo Gianfranco Ravasi, e la cronaca di Silvia Guidi della prima giornata dei lavori.

    Un articolo di Claudio Toscani dal titolo "Un grido strappato alla sintassi": dopo quarant'anni i "Meridiani" ripropongono "Vita di un uomo. Tutte le poesie" di Giuseppe Ungaretti.

    La storiografia come analisi di un'identità: Anna Foa ricorda Yosef Hayim Yerushalmi.

    Il fascino delle cose incomprensibili: Luca Pellegrini sul Natale nella storia del cinema.

    Il pellegrinaggio in Giappone delle reliquie dei martiri: nell'informazione religiosa, Roberto Sgaramella intervista monsignor Takami, arcivescovo di Nagasaki.

    Nell'informazione vaticana, comunicato della Santa Sede dopo l'incontro del Papa con i vertici della Conferenza episcopale irlandese.

    Nuove vocazioni e nuove chiese per i cattolici in Bielorussia: in un'intervista di Mario Ponzi, il vescovo Aleksander Kaszkiewicz, presidente della Conferenza episcopale, illustra le priorità pastorali.

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    Oggi in Primo Piano



    Grecia a rischio bancarotta: l'impegno dell'Ue

    ◊   Oltre un terzo dei cittadini della Grecia considera probabile l'insolvenza del Paese, secondo un sondaggio pubblicato oggi. La Grecia è infatti attraversata da una profonda crisi economica: Atene prevede un disavanzo pubblico al 12,7% nel 2009 e al 9,4% nel 2010, con un debito - stimato in circa 300 miliardi di euro - al 120% il prossimo anno. In queste ore l’emergenza del Paese ellenico è stata affrontata a Bruxelles, al vertice dei 27 leader di governo dell’Unione Europea, alla presenza del premier greco Papandreou, del Pasok. La presidenza di turno svedese ha definito la situazione del debito della Grecia “molto grave e difficile da risolvere”, mentre la cancelliera tedesca Angela Merkel ha sottolineato come gli europei abbiano al riguardo una “responsabilità comune”. Sentiamo Adriana Cerretelli, corrispondente da Bruxelles del Sole24Ore, intervistata da Giada Aquilino:

    R. – E’ una situazione decisamente preoccupante, come hanno riconosciuto tutti i capi di Stato e di governo riuniti al vertice di Bruxelles, perché complice la crisi economica dell’ultimo biennio e complice soprattutto il fatto che i dati statistici della Grecia sono sempre stati piuttosto improbabili, si è scoperto che la Grecia ha un deficit abnorme, 12,7 per cento, e un debito che ha cominciato a crescere in maniera esponenziale. Quindi, questo naturalmente preoccupa, perché si teme che la Grecia non sia in grado di sostenere un disastro finanziario di questo tipo e quindi possa fare bancarotta.

     
    D. – La linea di Bruxelles allora nei prossimi giorni quale sarà?

     
    R. – Chiedere alla Grecia di fare la sua parte. L’Europa ha offerto solidarietà, perché come ha detto la Merkel, quando si ha una moneta comune la responsabilità è comune. Ma la Grecia deve fare la sua parte e deve fare riforme strutturali, anche dolorose, perché per esempio si prevede una riforma delle pensioni che dovrà essere piuttosto drastica e quindi ci si chiede anche dove il governo troverà il sostegno popolare per fare tutto questo.

     
    D. – Per l’Unione Europea, come perseguire la stabilità dell’euro con la Grecia in crisi, l’Irlanda sulla via del risanamento e la Spagna a rischio?

     
    R. – Diciamo che è un momento piuttosto difficile per l’unione monetaria, però un intervento a favore della Grecia non sarebbe certamente di dimensioni tali da non essere alla portata dell’Europa. L’Europa, comunque, ritiene che attraverso questi messaggi rassicuranti di solidarietà intraeuropea ai mercati e con l’impegno del governo Papandreu ad avviare un programma di risanamento in tempi più lunghi di quanto era originariamente previsto, si possa far rientrare la crisi. In fondo, anche ai tempi dell’Irlanda c’era stato un momento di enorme tensione sui mercati. Si temeva anche per la bancarotta dell’Irlanda, ma poi il problema è rientrato, perché il Paese si è impegnato sulla strada del risanamento. Quindi, il problema è vedere se anche la Grecia riuscirà a fare questo. Penso che sia nel suo interesse.

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    Vertice di Copenaghen: Ue in aiuto dei Paesi in via di sviluppo

    ◊   Quinto giorno di lavori al vertice Onu sul Clima, in corso di svolgimento a Copenaghen. Prodotto un primo punto definitivo da inserire nella bozza d’accordo, che fissa a 1,5 - 2 gradi Celsius l'innalzamento massimo consentito sul pianeta. Da Bruxelles, intanto, giunge la notizia che i 27 dell'Unione Europea hanno raggiunto un accordo per aiutare le economie in via di sviluppo. Il servizio è di Salvatore Sabatino:

    Copenaghen chiede un sostegno per aiutare i Paesi in via di sviluppo ad adottare tecnologie pulite per frenare il surriscaldamento del pianeta. Bruxelles risponde con uno stanziamento di 2,4 miliardi di euro per i prossimi tre anni. A deciderlo i leader dei 27 che potrebbero incontrarsi nuovamente il 17 in un vertice informale da tenersi nella capitale danese. Un passo importante, dunque, per quello che gli addetti ai lavori definiscono il “fast start”, il fondo per preparare i Paesi più poveri all'entrata in vigore di un nuovo trattato sul clima a partire dal gennaio 2013, quando il Protocollo di Kyoto uscirà di scena, nonostante i Paesi emergenti abbiano chiesto ieri il suo prolungamento oltre il 2012. Intanto i tavoli tecnici, a Copenaghen, hanno definito un primo punto definitivo da inserire nella bozza d’accordo; punto che fissa a 1,5 - 2 gradi Celsius l'innalzamento massimo consentito sul pianeta. La bozza costituisce un punto di partenza per i prossimi negoziati cui parteciperanno, nei prossimi giorni, tutti i "grandi" del pianeta. Una priorità assoluta, quella dell’innalzamento delle temperature, che preoccupa non poco la maggior parte degli scienziati che nella capitale danese continuano a presentare studi e previsioni. Dal Consiglio Nazionale delle Ricerche, ad esempio, arriva un rapporto che conferma un notevole aumento delle temperature in Italia negli ultimi 200 anni. Teresa Nanni, responsabile del gruppo di Climatologia storica dell’Istituto di scienze dell’atmosfera e del clima del Cnr di Bologna:

     
    R. - Abbiamo visto che in Italia gli ultimi 10 anni più caldi, dal 1800 ad oggi, sono successivi al 1990. Di questi 6 su 10 sono successivi al 2000.

     
    D. – Quindi c’è una concentrazione dell’aumento delle temperature negli ultimi 20 anni…

     
    R. – C’è una concentrazione negli ultimi 20 anni. Il 2009 ha confermato quello che tra l’altro noi già avevamo detto. E' chiaro che in Italia stiamo calcolando le tendenze della temperatura dal 1990 e, man mano che gli anni passano, seguiamo il trend della temperatura.

     
    D. – Gli scienziati si sono divisi tra coloro che vedono l’aumento delle temperature legato alle emissioni di anidride carbonica ed altri che invece dicono che è assolutamente una questione naturale. Qual è il vostro parere?

     
    R. – E’ vero che la temperatura ha subito sempre variazioni notevolissime. Quanto questo sia dovuto alle emissioni di anidride carbonica al contributo antropico in generale o anche ad altri fattori, è difficile da valutare. Ci sono molte problematiche in gioco. Ci sono problematiche collegate al ruolo degli aerosol in atmosfera, al ruolo delle nubi, ai possibili feedback che si potrebbero avere nella variazione del bilancio energetico della terra. Queste sono tutte problematiche che noi dobbiamo tener presente quando vogliamo azzardare delle previsioni per il futuro.

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    Austria: vescovi critici sulle unioni civili fra omosessuali

    ◊   Il Parlamento austriaco ha approvato ieri l’istituzione di un contratto limitato per le unioni civili fra omosessuali, che potranno, dal prossimo primo gennaio, registrarsi al Comune, senza organizzarvi cerimonie, ottenendo gli stessi benefici di cui godono le coppie eterosessuali in materia pensionistica e di sussidi alimentari. Resta vietata l’adozione di un bambino anche se nato da inseminazione artificiale. La decisione è giunta al termine di mesi di discussione all’interno della coalizione di governo nonostante la ferma opposizione dei conservatori. Perplessa e critica la Conferenza episcopale austriaca, come spiega al microfono di Gabriella Ceraso, Eduard Habsburg portavoce di mons. Klaus Kung, responsabile dell’ufficio pastorale per la famiglia:

    R. - La Conferenza episcopale dell’Austria si è espressa al riguardo - a livello puramente pragmatico - affermando che questa legge non è necessaria, in quanto ci sono già, nella legge attuale, tutte le possibilità per i diritti civili delle coppie omosessuali. Poi su un altro livello è un segnale un po’ pericoloso perché si crea una legge che assomiglia molto alla legge sul matrimonio eterosessuale e si può temere che in pochissimo tempo tutte le differenze saranno cancellate, come succede in altri Paesi. Dal punto di vista della Chiesa la società è fondata sul matrimonio tra uomo e donna e dunque questo segnale porta una grande confusione nella società. Per i vescovi austriaci è stata aperta una porta che non si potrà più chiudere.

     
    D. - Le differenze comunque con il matrimonio per ora sussistono: non esiste questo termine, non c’è una cerimonia analoga, né gli stessi luoghi…

     
    R. – Si tratta di una sfumatura. Non siamo certo ingenui: nei comuni il contratto per le unioni civili fra omosessuali avviene nello stesso edificio dei matrimoni civili, cambia solo la stanza. E' stata una mossa dei socialisti per dire ai cristiani del Partito popolare:” vedete, non è la stessa cosa del matrimonio”. Ma nei giornali e nella vox populi lo chiamano "matrimonio tra omosessuali". Secondo la Chiesa si fa una legge molto costosa per un piccolo gruppo della società che, secondo tanti, anche commentatori politici, non sarà molto utilizzata. E’ come un gesto verso una minoranza che ha, però, una voce molto forte.

     
    D. - A livello politico si è detto che non ci sia stata però l’unanimità al momento della decisione…

     
    R. – Una grande parte dell’opposizione era contro ed è pure possibile che una grande parte dei deputati cristiani sarebbe stata contro la legge, ma il Partito popolare ha deciso di non permettere il voto libero. Questo vuol dire che tutti i deputati erano obbligati a votare a favore della legge.

     
    D. – Quali prospettive si aprono in questo momento e quale sarà anche l’atteggiamento della Chiesa…

     
    R. – Io penso che la Chiesa, soprattutto in Austria, lotterà sempre per la tutela del matrimonio, perché una società non può funzionare se il matrimonio non è sacro, non è santo e non è protetto dalla legge dello Stato.

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    Padre Lombardi a cento anni dal Nobel a Marconi: la radio sia sempre al servizio dell'umanità

    ◊   Il desiderio di servire il bene dell’umanità: così, padre Federico Lombardi, direttore della Radio Vaticana e della Sala Stampa della Santa Sede, ha definito l’apporto significativo della radio e del suo inventore, Guglielmo Marconi, a 100 anni dall’assegnazione del Nobel per la Fisica allo scienziato italiano. Oggi la giornata commemorativa dell'avvenimento in Campidoglio. Il servizio di Roberta Rizzo:

     
    Guglielmo Marconi ha espresso molte volte la sua profonda convinzione che le sue scoperte dovessero servire direttamente per il bene della famiglia umana. Pensava al soccorso delle navi in difficoltà – ha ricordato padre Federico Lombardi - ma anche alla diffusione di messaggi di pace nel mondo. È con questo spirito che lo scienziato italiano si mise a disposizione di Pio XI per la costruzione della stazione radio del nuovo Stato della Città del Vaticano, il 12 febbraio del 1931. Il direttore della nostra emittente ha parlato nella Giornata che commemora i 100 anni del Nobel per la Fisica a Guglielmo Marconi, consegnato nel 1909 per la prima volta a uno scienziato italiano. Grazie alla nuova invenzione, ha sottolineato padre Lombardi, i radiomessaggi dei Papi furono diffusi a livello mondiale ed ebbero un impatto grandissimo. Molti di essi erano ascoltati ben aldilà della Chiesa. Durante la Seconda Guerra Mondiale la radio era infatti l’unica via per raggiungere tutti, travalicando i confini della nazioni e i fronti di guerra. Da sempre usata per unire e non per dividere, Radio Vaticana è stata protagonista anche del Dopoguerra. In piena Guerra Fredda fra Usa e Urss, molti riconobbero un ruolo essenziale per la salvezza della pace proprio a un messaggio di Papa Giovanni XXIII, trasmesso il 25 ottobre 1962. In anni più recenti, come ha ricordato il gesuita, l’emittente vaticana ha rinnovato la sua gloriosa tradizione umanitaria. Allargando i suoi orizzonti, la radio ha moltiplicato le trasmissioni dei programmi nelle lingue di Paesi in cui la libertà veniva violata: dal tedesco e francese per la Francia occupata dai nazisti fino alle lingue dell’est europeo oppresso dal regime comunista. Senza dimenticare il ruolo essenziale dell’emittente durante il conflitto in Kosovo del 1998. La storia di Radio Vaticana testimonia dunque un grande orizzonte umanistico e ideale, ha concluso padre Lombardi, e le immense potenzialità delle scoperte marconiane messe al servizio dell’umanità.

    L’avventura scientifica e umana di Guglielmo Marconi, dunque, sottolineano l’importanza della ricerca, dell’innovazione e dello sviluppo delle tecnologie per fronteggiare le sfide della globalizzazione e la competitività su scala internazionale. Sul futuro delle telecomunicazioni, Roberta Rizzo ha raccolto il commento di Enrico Manca, presidente della Fondazione Ugo Bordoni.

    R. – Marconi ha abolito la distanza attraverso le sue onde, che hanno varcato l’Oceano. Oggi le telecomunicazioni, figlie appunto di questa intuizione creativa di Marconi, stanno determinando un "sistema nervoso" planetario, collegato con le telecomunicazioni fisse, ma soprattutto con quelle mobili. Pensiamo ai cellulari, che hanno raggiunto il numero di oltre 4 miliardi nel mondo. Stanno determinando una rivoluzione permanente che consente alle persone di parlarsi tra loro, che consente delle transazioni economiche, un dialogo costante in un’economia globalizzata e in un’economia sempre più competitiva con i soggetti protagonisti del mondo che cambia rapidamente. Tutto questo è legato alla comunicazione, alla telecomunicazione. E’ una prospettiva di grandissimo respiro per tutto il mondo.

     
    D. – La ricerca, l’innovazione, che sono stati ispiratori per Marconi, sono ancora oggi punti chiave?

     
    R. – Senza ricerca e senza innovazione c’è il degrado. Solo con la ricerca e l’innovazione è possibile cogliere tutte le opportunità di una competitività sempre più agguerrita. Quindi, per ogni Paese, puntare tutto su ricerca e innovazione è l’unica scelta che valga la pena di compiere.

     
    D. – Un paragone tra la radio, quindi tra un mezzo di comunicazione di inizio ‘900, e Internet, il wireless, quelle che sono oggi le telecomunicazioni…

     
    R. – In fondo, la radio è stata, in nuce, il paradigma digitale che ha determinato una forma d’interattività. Secondo me, la radio rimane l’asse portante sostanzialmente, naturalmente con l’aggiunta, non indifferente, del video e dell’abbattimento anche visivo delle distanze.

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    Un libro rilancia la cooperazione Stato-Chiesa in Turchia

    ◊   E’ uscito recentemente il primo libro pubblicato dal governo turco per la Chiesa cattolica: il volume ricostruisce le tappe più importanti dell’Ospedale “La Pace” di Istanbul, gestito dalla Congregazione delle Figlie della Carità. Quale il significato di questa pubblicazione? Davide Dionisi lo ha chiesto a Rinaldo Marmara, direttore di Caritas Turchia e portavoce della Conferenza episcopale turca:

    R. – Secondo me più che un libro questo è un simbolo che segue il programma di apertura del governo turco. E’ il primo libro pubblicato da un ente governativo per la Chiesa cattolica in Turchia.

     
    D. – Di che cosa tratta la pubblicazione?

     
    R. – Il libro parla dell’ospedale delle Figlie della Carità, l’ospedale La Paix, costruito durante la guerra di Crimea. Le Figlie della Carità durante la guerra di Crimea hanno aiutato anche i soldati ottomani ed il sultano, riconoscente, ha dato loro un terreno ed anche 50 mila franchi per la costruzione. Adesso hanno festeggiato il 150.mo anniversario e il governo ha voluto fare questa pubblicazione.

     
    D. – Secondo lei questa è un’apertura nei confronti della Chiesa cattolica, considerate le difficoltà che la Chiesa cattolica vive in Turchia?

     
    R. – C’è più di un’apertura, in un certo senso potremmo dire un riconoscimento dell’opera caritatevole delle Figlie della Carità, della presenza della Chiesa cattolica in Turchia.

     
    D. – I rapporti però tra governo e Chiesa cattolica non sono stati sempre sereni. La visita di Benedetto XVI, in qualche modo, ha aperto nuove frontiere e nuovi orizzonti, cui però è seguito il problema della Chiesa di Tarso ed oggi questa pubblicazione. Secondo lei i rapporti, attualmente, come sono?

     
    R. – Secondo me quando c’è un evento negativo bisogna sottolinearlo, parlarne. Ma anche quando avvengono cose positive come appunto la pubblicazione del libro, bisogna parlarne.

     
    D. – Come giudica i rapporti tra la Chiesa cattolica e le altre confessioni; a che punto sono?

     
    R. – I rapporti sono sempre buoni, si fanno passi avanti: noi siamo una piccola minoranza.

     
    D. – Secondo lei l'intervento del governo turco è finalizzato solo ad un riconoscimento del lavoro delle Figlie della Carità oppure c’è dell’altro?

     
    R. – C’è il riconoscimento delle Figlie della Carità come anche il riconoscimento dell’opera della Chiesa cattolica in Turchia. Perciò dico che questo libro è molto importante, è un simbolo di apertura, di riconoscimento della Chiesa cattolica. Esso sta a significare che le relazioni possono andare ancora più avanti; speriamo di far sentire la presenza della Chiesa cattolica in Turchia, perché siamo sì una piccola Chiesa, ma dobbiamo comunque fare del nostro meglio per farci conoscere, per affermare la nostra esistenza in Turchia.(Montaggio a cura di Maria Brigini)

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    Chiesa e Società



    Nuovi attacchi contro la Chiesa in Colombia: minacce di morte a un vescovo

    ◊   Mons. Alberto Giraldo Jaramillo, arcivescovo di Medellín, in Colombia, lo scorso 9 dicembre in una nota alla comunità ecclesiale racconta che uno dei suoi vescovi ausiliari, mons. Víctor Manuel Ochoa Cadavid, nei giorni passati ha ricevuto un pacco, “apparente dono di Natale”, contenente invece "minacce di morte molto serie". Dopo le consultazioni necessarie, il nunzio apostolico, ritenendo che tali minacce rappresentassero “un serio pericolo per la vita” del vescovo, ha deciso di trasferirlo in un luogo protetto. L’arcivescovo ha quindi invitato tutta la comunità a pregare intensamente per la vita del presule. Ha confermato, tuttavia, che tutte le iniziative apostoliche “continueranno senza interruzione” in spirito di unità e comunione. “Comprendo molto bene il contesto in cui vive la città - scrive l’arcivescovo di Medellín - si tratta di un fatto grave che semina dolore e sofferenza e riguarda mons. Ochoa Cadavid, la sua cara famiglia e tutti noi”. “Consapevoli del nostro dovere di difendere sempre la vita - prosegue il presule - rifiutiamo questi fatti e richiamiamo l’attenzione degli autori di queste minacce affinché correggano il loro modo di pensare e il loro modo di agire. Da parte nostra continueremo a pregare per un Natale di pace per tutti gli abitanti di questa parte della Colombia”. La Chiesa in Colombia da molti anni è vittima di attacchi e violenze di ogni tipo, in particolare da parte del crimine organizzato e dai diversi gruppi o 'cartelli' del narcotraffico, tra cui quelli di Medellín, città dove sono stati uccisi diversi sacerdoti. Secondo i dati ufficiali dell’episcopato colombiano, dal 1984 sino ad oggi sono stati oggetto di minacce di morte 16 vescovi, 48 sacerdoti, 5 religiosi e 3 religiose. Due, inoltre, i vescovi uccisi dai guerriglieri: il 2 ottobre 1989 mons. Jesùs Jaramillo, vescovo di Arauca, e il 17 marzo 2002 mons. Isaías Duarte Cancino. Oggi mons. Víctor Manuel Ochoa Cadavid porta avanti l’opera di mons. Jaramillo in favore della pace e la riconciliazione e le sue denunce contro la piaga del narcotraffico, lo stesso impegno che fu già di mons. Duarte Cancino. L’elenco di queste violenze sembra non avere fine: solo negli ultimi 9 anni sono stati assassinati oltre 35 sacerdoti, quasi 100 chiese o centri pastorali sono stati distrutti o hanno subito gravi danni materiali e le minacce contro il personale ecclesiastico si moltiplicano ogni giorno. Il governo del presidente Uribe, dall’agosto 2005, è fortemente impegnato nel combattere anche questo tipo di violenza, ma purtroppo non sembra avere successo di fronte all’arroganza di questi gruppi criminali. (A cura di Luis Badilla)

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    I vescovi boliviani a Morales: lavorare insieme contro la povertà

    ◊   In seguito alla riconferma di Evo Morales Ayma alla guida del Paese nelle elezioni svoltesi il 6 dicembre scorso, i vescovi della Bolivia hanno scritto una lettera indirizzata al popolo e al presidente in cui si congratulano per il successo ottenuto ed esortano la sua amministrazione a orientarsi soprattutto verso i più bisognosi. “Il popolo della Bolivia – scrivono i vescovi, la cui lettera è riportata dall’agenzia Fides – ha esercitato il dovere e il diritto di voto in modo pacifico e responsabile, dimostrando ancora una volta la propria vocazione democratica”. Un plauso è stato fatto anche all’ampia affluenza popolare alle urne. La Conferenza episcopale locale, inoltre, ha rinnovato la propria disponibilità a collaborare per cercare una soluzione alla povertà “sulla base dei principi duraturi della dottrina sociale della Chiesa, come la dignità della persona umana, la sussidiarietà, il bene comune e la solidarietà”. I vescovi, infine, invocano “il Signore della Vita e della Storia affinché illumini il nuovo Governo e guidi il Paese sulle vie della prosperità nella giustizia, della speranza e della pace”. (R.B.)

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    Indonesia: prestigioso premio per i diritti umani vinto da un sacerdote

    ◊   È stato per il suo “servizio umanitario in favore della popolazione locale nonostante le minacce degli ufficiali militari, soprattutto da quando la Papua è stata dichiarata ‘zona di guerra’ a causa delle sporadiche incursioni di gruppi separatisti” che la giuria del prestigioso premio Yam Thiam Hien, nell’edizione 2009, lo ha attribuito al sacerdote indonesiano Johannes Jonga. Come riporta Asianews, padre Jonga, originario di Manggarai, 51 anni, da otto parroco della chiesa di St. Michael a Waris, nel distretto di Keerom, spesso teatro di scontri tra esercito e gruppi separatisti come l’Opm, Organisasi Papua Merdeka, è impegnato in prima linea nell’ambito dei diritti umani e nell’aiuto della popolazione locale, oggetto di soprusi da parte di militari e multinazionali. La sua parrocchia, infatti, si trova nell’area di confine con la Papua Nuova Guinea e qui è dal 1965 che i ribelli dell’Opm chiedono l’indipendenza dell’estrema regione indonesiana dal Governo di Jakarta. Molti di loro sono braccati e costretti a vivere come randagi: padre Jonga li ha sempre soccorsi, indipendentemente dalla loro militanza, e per questo si è guadagnato le ire di molti militari. Tra le motivazioni dell’assegnazione del premio, infatti, come ha detto il presidente della Indonesian Human Right Commission, c’è proprio il suo operato per la promozione della pace e del rispetto della dignità della persona “nonostante le minacce degli ufficiali militari”. (R.B.)

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    Congo: le violenze sui religiosi viste da un missionario barnabita

    ◊   Una violenza che va “al di là della nostra comprensione”: così padre Jean Paul Bahati, missionario barnabita da tempo a Bukavu, capoluogo del sud Kivu, nella Repubblica democratica del Congo, commenta alla Misna l’uccisione avvenuta qualche giorno fa, nel giro di 48 ore, di due religiosi: un sacerdote e una suora. “Colpire i pastori significa gettare il gregge nello scompiglio”, ha detto ancora smentendo le voci circolate su un presunto attacco contro una struttura dei Barnabiti nella zona. “I militari – aggiunge padre Bahati - sono stati mandati a proteggere le strutture che ospitano i religiosi, fanno la guardia notturna”. Nonostante l’aumentata sicurezza, però, gli avvenimenti degli ultimi giorni alimentano paura nelle comunità delle zone degli attacchi, e si teme che le prossime festività natalizie possano essere segnate dal clima di insicurezza attuale. (R.B.)

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    La Caritas di Gerusalemme: manca l'acqua potabile in Cisgiordania

    ◊   Ci sono grandi problemi di acqua potabile in Cisgiordania, in particolare nell’area del villaggio di Jalbun, 2500 residenti, inondato dalle acque residue. A denunciarlo è la Caritas di Gerusalemme, che spiega come l’abitato sorga in una zona depressa e adiacente a una fattoria e come non sia collegato alla rete di distribuzione idrica, cosa che costringe gli abitanti ad acquistare acqua da bere a prezzi elevatissimi. Come riporta la Zenit, la Caritas rileva inoltre come i palestinesi restino per giorni o addirittura mesi consecutivi senz’acqua. Questo costituisce “sia un pericolo per la salute che un problema sociale e agricolo”, spiega il direttore generale dell’Organizzazione per lo Sviluppo dell’acqua e dell’ambiente, Nader al-Khateeb. Secondo i funzionari palestinesi, infine, Israele controlla circa 50 pozzi che riforniscono 250mila persone; i palestinesi ne controllano circa 200 che devono servire per il fabbisogno di acqua di due milioni e mezzo di abitanti. (R.B.)

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    Inghilterra: una legge anti-discriminazione potrebbe mettere fuori regola i vescovi

    ◊   Si chiama Equality Bill: sarà discussa il 15 dicembre dalla Camera alta di Londra e, secondo un portavoce di Dowing Street, potrebbe essere convertita in legge entro i primi mesi dell’anno prossimo: è una proposta legislativa finalizzata a eliminare le discriminazioni sui luoghi di lavoro in Inghilterra ma che, paradossalmente, potrebbe mettere fuori regola i vescovi britannici. I vescovi, infatti, sono considerati i datori di lavoro dei sacerdoti e, se la legge passasse senza modifiche, come rileva Richard Kornicki, coordinatore dei rapporti tra i vescovi della Chiesa cattolica d’Inghilterra e del Galles con il Parlamento di Londra, potrebbero incorrere in sanzioni legali per aver attribuito nella scelta dei lavoratori, i sacerdoti diocesani appunto, discriminazioni nei confronti di uomini sposati, donne, omosessuali conviventi e transessuali. L’Osservatore Romano riporta la notizia sottolineando che i vescovi cattolici britannici hanno fatto notare che la proposta non prende in considerazione parte della missione dei religiosi, cioè il lavoro pastorale, e lamentano di non essere stati consultati dal Governo prima che il testo fosse presentato alle Camere. Dall’altra parte, un portavoce del Primo ministro precisa che l’Equality Bill contiene già norme che consentono ai religiosi, e quindi anche ai sacerdoti cattolici diocesani, di continuare la loro missione. (R.B.)

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    Perù: i vescovi presentano il libro ‘Siamo discepoli missionari’

    ◊   Sarà presentato lunedì 14 dicembre il volume ‘Siamo discepoli missionari’ della Pontificia Commissione per l’America Latina. A presentarlo, riferisce la Fides, sarà la Conferenza episcopale peruviana, attraverso mons. Adriano Tomasi Travaglia, vescovo ausiliare di Lima. La presentazione sarà presieduta dall’arcivescovo di Trujillo, nonché presidente della Conferenza episcopale del Perù, mons. Miguel Cabrejos Vidarte, e sarà presente anche il vescovo di Carabayllo e segretario generale della Conferenza episcopale locale, mons. Lino Panizza Richero. La missione continentale in Perù si concretizza in molte attività di formazione: un cammino che ha come punto di riferimento “l’itinerario di sequela che indica lo stesso documento di Aparecida”. La seconda parte di questo documento, intitolata ‘La vita di Gesù Cristo nei discepoli missionari’ indica la bellezza della fede in Gesù Cristo come fonte di vita per gli uomini e le donne che si uniscono a Lui e percorrono il cammino del discepolato missionario. Nel libro sono presenti le grandi dimensioni interconnesse che riguardano i cristiani come discepoli missionari di Gesù Cristo e la gioia di essere chiamati per annunciare il Vangelo, con tutte le sue ripercussioni come ‘Buona novella’ sulla persona e sulla società, la vocazione alla santità, la comunione di tutto il popolo di Dio e di tutti nel popolo di Dio. (R.B.)

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    Spagna. Lettera per l'Anno Santo Compostelano

    ◊   “Vivere con gioia ed entusiasmo questo avvenimento che favorirà la rivitalizzazione della vita cristiana in una situazione di preoccupante indifferenza nei confronti dei valori religiosi”: è questo l’augurio di mons. Julián Barrio, arcivescovo di Santiago de Compostela, alla comunità di laici e religiosi della sua diocesi, cui ha inviato una lettera in preparazione dell’Anno Santo Compostelano 2010 che si aprirà il 31 dicembre. Un’esperienza cui tutti devono “prepararsi spiritualmente per rendere grazie a Dio che ci ha benedetti con questo dono e per accogliere le grazie giubilari”, riferisce l’agenzia Zenit. In particolare il presule propone due appuntamenti: il primo, il 18 dicembre, venerdì della terza settimana d’Avvento, una giornata di digiuno da vivere con “atteggiamento profondamente spirituale”, in modo che ogni famiglia offra l’aiuto economico che può alla Caritas che si occupa di poveri ed emarginati. Il secondo, il 30 dicembre, vigilia di apertura della Porta Santa, è l’adorazione del Santissimo Sacramento, nella cattedrale, nelle chiese parrocchiali e nei centri di culto delle comunità religiose. (R.B.)

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    Convegno alla Lateranense su ordine interno ed internazionale nella Caritas in veritate

    ◊   “Ordine interno ed ordine internazionale nella Caritas in veritate”: è il tema di un Convegno che si terrà alla Pontificia Università Lateranense, nella giornata del 17 dicembre prossimo. A partire dall’Enciclica sociale di Benedetto XVI Caritas in veritate, in raccordo con il Magistero sociale di Giovanni Paolo II, sarà evidenziato il tema della corretta articolazione tra gli operatori civili: politici, economici e culturali, a livello nazionale e sovranazionale; per un ordine mondiale a misura della trascendente dignità della persona umana, ispirato ai principi di “sussidiarietà” e di “poliarchia”. Il tema della Giornata di studio sarà declinato negli aspetti teologici, antropologici, politologici, economici e giuridici. Il Convegno è organizzato dalla Facoltà di Diritto Civile e dal Pontificio Istituto Pastorale “Redemptor Hominis” della Pontificia Università Lateranense, presso l’Aula Paolo VI della Lateranense. Interverranno il rettore, mons. Rino Fisichella ed il prorettore, mons. Gaetano De Simone, il decano della Facoltà di Diritto Civile, il prof. Vincenzo Buonomo, oltre ai professori, mons. Denis Biju-Duval, Flavio Felice, mons. Gianni Manzone e Rocco Pezzimenti. Introdurrà e chiuderà i lavori mons. Mario Toso, segretario del Pontificio Consiglio per la Giustizia e la Pace. (A.G.)

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    Il coro ‘Wiener Sängerknaben’ chiude a Roma il Festival di Musica sacra

    ◊   Si svolge oggi alle 21 nella Basilica di San Giovanni in Laterano il concerto natalizio dell’antico coro viennese di voci bianche ‘Wiener Sängerknaben’ che chiude l’ottava edizione del Festival Internazionale di Musica sacra. Il concerto del coro, dedicato ai sacerdoti e seminaristi della diocesi di Roma in occasione dell’Anno Sacerdotale, è stato promosso dalla Fondazione Pro Musica e Arte Sacra che tanto si è prodigata per far tornare a Roma la formazione. Le giovanissimi voci spazieranno dal mottetto del XVI secolo alla musica barocca di Purcell, Couperin e Bach fino al Romanticismo tedesco di Mendelssohn Bartholdy, passando per lo struggente canto della tradizione ebraica, ‘Shalom aleichem’ e per il ‘Gloria’ di Ramirez tratto dalla Misa Criolla. E, naturalmente, i canti di Natale più classici, come il celeberrimo ‘Adeste Fideles’. Il ‘Wiener Sängerknaben’ fu creato a Vienna nel 1498 e fino al 1918 le sue esibizioni rimasero esclusivo beneficio della corte imperiale; dopo di che il coro si trasformò in un’istituzione privata e dal 1926 in poi iniziò a viaggiare, dapprima in Europa e poi in tutto il mondo, arricchendo anche molto il suo repertorio. Oggi il coro conta cento coristi tra i 10 e i 14 anni, divisi in quattro formazioni, e tiene una media di 300 concerti l’anno. (R.B.)

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    24 Ore nel Mondo



    Usa e Ue non escludono nuove sanzioni all'Iran per il nucleare

    ◊   Nella comunità internazionale continua con forti accenti il dibattito sul controverso programma nucleare iraniano. Il segretario alla Difesa americano, Robert Gates, parlando a Kirkuk, nel nord dell’Iraq, ha ipotizzato l’imposizione di “ulteriori e significative sanzioni” contro Teheran a causa dell’atteggiamento iraniano poco conciliante sulle modifiche da apportare al programma di produzione dell’uranio arricchito. Dal canto suo, l’Unione Europea si è detta pronta a sostenere tutte le azioni del Consiglio di sicurezza dell'Onu se l’Iran continuerà a non collaborare sul dossier nucleare. Intanto, da ieri una squadra d’ispettori dell’Aia si trova in Iran per una terza missione d'ispezione su un sito nucleare in costruzione presso la città santa di Qom.

    Nucleare: progressi nel dialogo tra Corea del Nord e Usa
    Soddisfazione della Corea del Nord per i colloqui con gli Stati Uniti sul nucleare. Pyongyang ha sottolineato ieri che l’incontro con l’inviato americano, Stephen Bosworth, ha portato alla “riduzione delle differenze tra i due Paesi” e a condividere la visione “sulla necessità di riprendere” i colloqui sul disarmo.

    Iraq
    Le più grandi aziende petrolifere del mondo si sono raccolte questa mattina a Baghdad, al Ministero dell'economia, dove si è svolta l'asta per alcuni tra i più ricchi giacimenti petroliferi dell’Iraq. Il consorzio guidato da Shell, con la partecipazione della Petronas, si è aggiudicato il gigantesco giacimento di Majnoun, mentre compagnie cinesi sono riuscite ad acquistare il giacimento di Halaya.

    Pakistan
    In Pakistan, prosegue la lotta senza quartiere ai talebani. Nelle ultime ore, le forze di sicurezza di Islamabad hanno condotto un'operazione contro il gruppo radicale conosciuto come Quetta Shura, indebolendone le capacità operative. La cellula terroristica operava attacchi in Afghanistan utilizzando le retrovie in territorio pakistano al confine fra i due Paesi. Ieri, un esponente di rilievo di al Qaeda sarebbe stato ucciso in un bombardamento statunitense condotto con droni nella parte nordoccidentale del Paese. Nel raid, riferiscono fonti del Pentagono, hanno perso la vita anche altre quattro persone. E sempre ieri, cinque giovani americani di origine mediorientale che volevano unirsi alla jihad islamica sono stati arrestati.

    Afghanistan
    “I militanti islamici nella provincia di Helmand sono così forti che ci vorrà tempo affinché l'operazione in corso dia frutti”. Lo ha sostenuto il ministro della Difesa britannico, Bob Ainsworth, riferendosi all’azione denominata "Rabbia del Cobra", avviata dalla coalizione internazionale nella provincia meridionale di Helmand. A questo intervento partecipano oltre 1.000 soldati statunitensi, britannici ed afghani, con l'obiettivo dichiarato di allontanare i talebani dalla località strategica dell'Helmand. Intanto, questa mattina un attentato suicida a Sharan, nella provincia orientale afgana di Paktika, ha provocato la morte di cinque persone, tra cui un agente di polizia, ed il ferimento di altre 18.

    Israele
    Ancora stallo nelle trattative tra Israele ad Hamas per la liberazione del caporale israeliano Shalit, tenuto prigioniero della striscia di Gaza dal 2006. Secondo alcuni esponenti del movimento islamico, l’accordo è ancora lontano perche lo Stato ebraico rifiuta di accettare alcune condizioni proposte. Il quotidiano israeliano Haaretz riferisce che Israele avrebbe rifiutato di rilasciare un ex leader radicale palestinese.

    Turchia
    Sono tutti morti i 19 minatori rimasti intrappolati ieri in una miniera di carbone, quando è avvenuta un'esplosione ed il successivo crollo della stessa, nella provincia turca di Bursa, nel nordovest della Turchia. La deflagrazione si è verificata dopo che era stata fatta brillare della dinamite a circa 250 metri sotto il livello del suolo. Il recupero delle salme è stato ostacolato dall'alta concentrazione di metano. Prima di calarsi all'interno della cava, le squadre di soccorso hanno dovuto attendere che fosse purificata l'aria. Intanto, è attesa per questo pomeriggio la decisione della Corte costituzionale turca sulla messa al bando o meno del Partito per una società democratica (Dtp), il principale partito filo-curdo della Turchia, accusato di collegamenti con il Partito dei lavoratori del Kurdistan (Pkk).

    Filippine
    Ancora 48 gli ostaggi, tra scolari e insegnanti, nelle mani di uomini armati nelel Filippine, che ieri hanno assaltato una scuola nell’isola di Mindanao. Il gruppo criminale, dopo aver liberato una trentina di rapiti, ha rivolto un ultimatum alle autorità, chiedendo che vengano ritirati i mandati d’arresto per omicidio nei confronti dei propri membri e che venga disarmato il clan rivale.

    Cina: dissidente Liu Xiaobo sarà processato
    Incriminato formalmente per sovversione dalla procura di Stato cinese, il dissidente Liu Xiaobo, promotore del documento "Carta 08", un manifesto firmato da 333 dissidenti, attivisti e scrittori per chiedere l'avvento della democrazia. L'avvocato di Liu, Shang Baojun, ha spiegato che il suo assistito rischia una condanna fra i cinque e i 15 anni di carcere. Liu è stato accusato in giugno di sovversione e la polizia ha consegnato due giorni fa le conclusioni dell'indagine alla Procura di Pechino.

    Italia
    Giornata segnata dalle manifestazioni in Italia. A Roma e Milano hanno sfilato i lavoratori del pubblico della Cgil. Nella capitale italiana, si è tenuto il corteo degli studenti dell’Onda contro la riforma Gelmini, durante il quale si sono registrati alcuni scontri con la polizia dopo che un gruppo ha provato ha staccarsi dal percorso previsto.

    Disarmo: negoziati Russia-Usa
    Secondo una fonte vicina al Ministero degli esteri russo, il nuovo trattato “Start 2” sulla riduzione degli arsenali nucleari strategici potrebbe essere firmato dai presidenti Medvedev e Obama il “18 o 19 dicembre in una capitale europea” diversa da Copenaghen.

    Perm: polistirolo espanso la causa del rogo
    La causa del rogo di Perm, negli Urali, è stata l'utilizzo del polistirolo espanso come materiale isolante contro i rumori. I responsabili della tragedia di una settimana fa, avvenuta nel locale notturno "Il cavallo zoppo", hanno fatto uso di questo materiale per ridurre gli effetti del rumore che disturbava le case e gli appartamenti vicini. Subito dopo la sciagura, era stata denunciata anche l'inadeguatezza del sistema di evacuazione, con una sola uscita effettiva.

    Honduras: Zelaya lascerà Tegucigalpa entro il 27 gennaio
    Il deposto presidente dell'Honduras, Manuel Zelaya, ha tempo fino al prossimo 27 gennaio per traslocare dall'ambasciata brasiliana di Tegucigalpa, che lo ospita dal 21 settembre scorso. Zelaya ha assicurato che lascerà la sede diplomatica entro quella data limite, “logicamente con il sostegno del governo brasiliano”. Ieri, intanto, non è andata a buon fine la sua partenza per il Messico. Secondo Zelaya, il governo de facto di Roberto Micheletti pretendeva una sua rinuncia alla carica di presidente per consegnargli un salvacondotto di uscita dall'Honduras. Micheletti ha ribattuto accusando Zelaya di “menzogne”. (Panoramica internazionale a cura di Marco Guerra e Chiara Pileri)

     
    Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LIII no. 345

     
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