Logo 50 Radiogiornale Radio Vaticana
Redazione +390669883674 | +390669883998 | e-mail: sicsegre@vatiradio.va

Sommario del 10/12/2009

Il Papa e la Santa Sede

  • Benedetto XVI all'ambasciatore cubano: miglioramenti in tema di libertà religiosa nell'Isola. Il disgelo con gli Usa una chance di progresso
  • Il contributo dei cattolici allo sviluppo della società al centro dell'incontro del Papa col presidente del Gabon
  • Altre udienze e nomine
  • Il Papa consegna ad André Glucksmann il Premio per i diritti umani "Giovanni Paolo II"
  • Scambio degli strumenti di ratifica dell'Accordo tra Santa Sede e Brasile
  • Lettera del cardinale Hummes ai presbiteri: senza la preghiera dei sacerdoti le comunità si disperdono
  • La Chiesa e l'astronomia: in un libro la storia e i nuovi progetti della Specola Vaticana
  • Oggi su "L'Osservatore Romano"
  • Oggi in Primo Piano

  • Mons. Migliore sul vertice di Copenaghen: soluzioni tempestive contro il degrado
  • Riforma sanitaria Usa al Senato: delusione dei vescovi su aborto e immigrazione
  • Dichiarazione dei vescovi irlandesi sulla questione degli abusi su minori nella diocesi di Dublino
  • Convegno Cei sulla "questione di Dio”. Il cardinale Ruini: Italia più cristiana di quello che dicono i media
  • Giornata dei diritti umani. L'Onu: sradicare ogni forma di discriminazione
  • Memoria della Vergine di Loreto. Il cardinale Comastri: salvare la famiglia da banalizzazione e disimpegno
  • Ultimo saluto allo storico cattolico Gabriele De Rosa. Il ricordo del prof. Malgeri
  • Chiesa e Società

  • Il cardinale Bertone ad Al Jazeera: “nuovo slancio al dialogo col mondo arabo”
  • Violenze anticristiane in Iraq: uccisi due fratelli a Mosul
  • Pakistan: Natale in tono minore quest’anno per la comunità cristiana
  • Vietnam: domani il presidente Nguyen Minh-Triet incontra il Papa. Il commento dei vescovi
  • Conferenza sul clima: le organizzazioni cattoliche chiedono più attenzione per i poveri
  • Mons. Van Luyn: Europa protagonista di un accordo ambizioso sul clima
  • Lettera dei vescovi della Patagonia a Ban Ki-moon per il vertice sul clima
  • Onu: traffici illegali alimentano il caos e mettono a rischio lo sviluppo dell'Africa
  • Romania: simposio sulla difesa dei valori dello spirito durante la dittatura comunista
  • Messaggio di Natale del Custode di Terra Santa: ritrovare la speranza nel Bambino Gesù
  • Francia: il cardinale Barbarin commenta il referendum svizzero sui minareti
  • Allo studio del Patriarcato di Mosca un documento sul Primato nella Chiesa
  • Finito di copiare il “Vangelo del Cile”. Un versetto è opera del Papa
  • Cina: ordinazioni sacerdotali in diverse diocesi nella solennità dell'Immacolata
  • Malaysia: la Chiesa tra difesa dei non-musulmani e dialogo con l'islam
  • Costa d'Avorio: inaugurato il nuovo Santuario della Madonna della Guardia a Bonoua
  • Spagna: sale l’attesa per l’apertura dell’Anno Compostelano
  • Solidarietà tra i ragazzi dell'Infanzia Missionaria degli Usa e 40 coetanei del Nepal
  • Appello del cardinale Sepe: "camorristi, convertitevi!"
  • Terra Santa: il 13 dicembre gli Scout accendono la “Fiaccola di Betlemme”
  • Nelle librerie italiane il primo rapporto mondiale sulla Dottrina sociale della Chiesa
  • 24 Ore nel Mondo

  • Obama insignito del Premio Nobel per la pace a Oslo
  • Il Papa e la Santa Sede



    Benedetto XVI all'ambasciatore cubano: miglioramenti in tema di libertà religiosa nell'Isola. Il disgelo con gli Usa una chance di progresso

    ◊   Il disgelo con gli Stati Uniti, il miglioramento della libertà religiosa, la crisi economica mondiale che l’embargo ha reso più acuta e che richiede sia affrontata “su solide basi etiche” per la difesa dei diritti di tutti: sono gli elementi principali constatati da Benedetto XVI nella sua disamina della situazione di Cuba, affrontata nel discorso rivolto al nuovo ambasciatore dell’Isola caraibica presso la Santa Sede, Eduardo Delgado Bermudéz. Il Papa lo ha ricevuto stamattina in Vaticano per la presentazione delle Lettere credenziali. Il servizio di Alessandro De Carolis:

    Circa dodici anni fa, in un contesto internazionale molto diverso, l’auspicio di Giovanni Paolo II risuonò nei Caraibi e nel mondo: "Che Cuba si apra con tutte le sue meravigliose possibilità al mondo e il mondo si apra a Cuba ". Un decennio dopo, Benedetto XVI ha potuto constatare che quell’auspicio si è trasformato in un percorso in parte compiuto - “tra aspettative e difficoltà” - dall’Isola e i suoi abitanti. Cuba, ha riconosciuto il Papa, “ha raggiunto un ruolo decisivo, in particolare nel contesto economico e politico dei Caraibi e dell'America Latina”. Ma, rispetto al 1998, sono soprattutto le aperture registrate con il vicino gigante nordamericano ad aver schiuso la possibilità di una storia diversa dal passato:

     
    “Alcuni segnali di un disgelo nei rapporti con i vicini Stati Uniti farebbero presagire nuove opportunità per un approccio reciprocamente vantaggioso, nel pieno rispetto della sovranità e del diritto degli Stati e dei loro cittadini”.
     
    Oggi, ha osservato Benedetto XVI, Cuba si segnala per la sua collaborazione con molte nazioni “in settori vitali come l'alfabetizzazione e la salute” e nella promozione della cooperazione e la solidarietà internazionale”. E questo nonostante l’attuale scenario internazionale costringa i governi - ha affermato il Pontefice - a “porre rimedio alle gravi conseguenze della crisi finanziaria, senza trascurare le esigenze fondamentali dei cittadini”:  “Come molti altri Paesi, anche il suo subisce le conseguenze della crisi globale che, unita agli effetti devastanti delle calamità naturali e dell’embargo economico, colpisce soprattutto le persone e le famiglie più povere. In questa complessa situazione si manifesta una volta di più l’urgente necessità di una economia che, costruita su solide basi etiche, ponga la persona e i suoi diritti, il suo benessere materiale e spirituale, al centro dei suoi interessi”.
     
    Impegnata “con grande intensità” da mesi nei preparativi per la celebrazione, nel 2012, del quarto centenario della scoperta e della presenza dell'immagine benedetta della Madonna della Carità, Madre e Patrona di Cuba, la Chiesa caraibica è una istituzione, ha assicurato il Papa, che “si sente vicina alla popolazione” e che “vuole contribuire con il suo aiuto modesto ed efficace”. Il “rafforzamento della cooperazione raggiunto con le autorità nel suo Paese”, ha constatato Benedetto XVI, ha permesso “la realizzazione dei grandi progetti e l'assistenza alla ricostruzione, in particolare durante le calamità naturali”. In questo clima positivo, ha auspicato il Papa:

     
    “Spero continuino a moltiplicarsi i segnali concreti di apertura per l'esercizio della libertà religiosa, come è stato fatto negli ultimi anni, come ad esempio la possibilità di celebrare la Messa in alcune carceri, di realizzare processioni religiose, di provvedere alla riparazione e alla restituzione di alcuni templi e alla costruzione di alcune case religiose, o la possibilità di disporre di tutele sociali per sacerdoti e religiosi. Così la comunità cattolica può esercitare più liberamente il suo compito pastorale specifico”.
     
    Le antiche radici cristiane, ha proseguito il Papa, hanno donato a Cuba “uno straordinario patrimonio spirituale e morale che ha contribuito in modo decisivo a creare l'‘anima’ cubana, dandole un carattere e una personalità propria”, insegnandole quei valori morali e spirituali, come il rispetto per la vita dal concepimento alla morte naturale che, ha ribadito il Pontefice, “rendono l'esistenza umana più degna”. Dunque, sarebbe auspicabile, ha concluso Benedetto XVI, che il dialogo con le autorità cubane, in modo analogo ad altre nazioni, porti alla definizione di un quadro normativo per il “corretto e mai interrotto rapporto tra il Vaticano e Cuba”, che garantisca un adeguato sviluppo della vita e dell'attività pastorale della Chiesa in quella nazione”: “In questo senso, il servizio principale fornito alla Chiesa cubana è l'annuncio di Gesù Cristo e il suo messaggio di amore, di perdono e di riconciliazione nella verità. Una popolo che percorre questo cammino di armonia è un popolo che nutre la speranza di un futuro migliore”.

    inizio pagina

    Il contributo dei cattolici allo sviluppo della società al centro dell'incontro del Papa col presidente del Gabon

    ◊   Benedetto XVI ha ricevuto oggi il presidente della Repubblica del Gabon, Ali Bongo Ondimba, che poi ha incontrato il cardinale segretario di Stato Tarcisio Bertone e mons. Dominique Mamberti, segretario per i Rapporti con gli Stati. “Durante i cordiali colloqui – riferisce un comunicato della Sala Stampa vaticana - si è ricordato il presidente, El Hadj Omar Bongo Ondimba, recentemente scomparso. Inoltre, si è espresso compiacimento per le buone relazioni esistenti tra la Santa Sede e il Gabon, in virtù dell’Accordo-Quadro stipulato nel 1997 e dei suoi sviluppi, e ci si è soffermati sul contributo dei cattolici allo sviluppo del Paese e al progresso integrale del popolo gabonese, in particolare nel campo educativo”.

    inizio pagina

    Altre udienze e nomine

    ◊   Benedetto XVI ha ricevuto questa mattina anche mons. Robert Sarah, arcivescovo emerito di Conakry, segretario della Congregazione per l’Evangelizzazione dei Popoli; il Cavaliere Supremo dei Cavalieri di Colombo, Carl A. Anderson, con mons. William Edward Lori, vescovo di Bridgeport (Stati Uniti d’America).

    Il Santo Padre ha accettato la rinuncia all’ufficio di ausiliare della diocesi di Legazpi (Filippine), presentata da mons. Lucilo B. Quiambao, per raggiunti limiti di età.

    Il Papa ha nominato nunzio apostolico in Canada mons. Pedro López Quintana, arcivescovo titolare di Agropoli, finora nunzio apostolico in India e in Nepal.

    inizio pagina

    Il Papa consegna ad André Glucksmann il Premio per i diritti umani "Giovanni Paolo II"

    ◊   Il «Premio Oswiecim (ovvero Auschwitz) per i diritti umani “Giovanni Paolo II”», destinato a personalità che si distinguono nella promozione e nella difesa dei diritti umani, è stato eccezionalmente consegnato al vincitore di quest'anno, André Glucksmann, da Benedetto XVI. La breve cerimonia – informa l’Osservatore Romano - ha avuto luogo ieri in una saletta attigua all'Aula Paolo VI, al termine dell'udienza generale. Scopo del premio è onorare e scegliere come modelli di comportamento coloro che, nella loro vita e nella loro attività pubblica, tutelano e difendono i diritti umani secondo gli insegnamenti e la testimonianza di Giovanni Paolo II. Alla cerimonia erano presenti i membri della giuria: il cardinale Franciszek Macharski, Andrzej Zoll, presidente dell'Accademia per i diritti umani che ha promosso il Premio, e Waldemar Rataj.

    inizio pagina

    Scambio degli strumenti di ratifica dell'Accordo tra Santa Sede e Brasile

    ◊   Oggi, nel Palazzo Apostolico Vaticano, si è proceduto allo scambio degli strumenti di ratifica dell’Accordo tra la Santa Sede e la Repubblica Federativa del Brasile, firmato il 13 novembre 2008. Hanno proceduto allo scambio per la Santa Sede mons. Dominique Mamberti, segretario per i Rapporto con gli Stati, e per la Repubblica Federativa del Brasile l’ambasciatore Luiz Felipe de Seixas Corrêa, munito dei Pieni Poteri. Presenti al solenne atto anche i cardinali Tarcisio Bertone, segretario di Stato, e Cláudio Hummes, prefetto della Congregazione per il Clero.

    L’Accordo, che entra in vigore oggi, consolida ulteriormente i tradizionali vincoli di amicizia e di collaborazione esistenti tra le due Parti, si compone di un Preambolo e di venti articoli, che disciplinano vari ambiti, tra i quali: lo statuto giuridico della Chiesa cattolica in Brasile, il riconoscimento dei titoli di studio, l’insegnamento religioso nelle scuole pubbliche, il matrimonio canonico, il regime fiscale. L’Accordo – ha detto nella circostanza mons. Mamberti - rappresenta “anche un punto di partenza” prendendo le mosse “proprio dall’attuale momento di ottimo stato delle relazioni diplomatiche bilaterali. Il consenso raggiunto – ha aggiunto - è il più chiaro segnale della volontà di continuare a lavorare insieme, con un nuovo strumento, per il conseguimento della formazione integrale di ogni persona, in quanto credente e in quanto cittadino”. Mons. Mamberti ha sottolineato che “l’Accordo non pregiudica la sussistenza e l’attività di tante Comunità religiose, cristiane e non cristiane, che in Brasile hanno trovato accoglienza, e neppure pone la Chiesa cattolica in una posizione privilegiata, come qualcuno potrebbe essere erroneamente indotto a pensare. Esso, piuttosto, garantisce la libertà che ad essa compete e tiene doverosamente in considerazione il singolare ruolo che la medesima Chiesa cattolica ha avuto nella formazione della coscienza e dell’identità culturale del Paese”.

    inizio pagina

    Lettera del cardinale Hummes ai presbiteri: senza la preghiera dei sacerdoti le comunità si disperdono

    ◊   “Veramente, senza il cibo essenziale della preghiera, il presbitero si ammala, il discepolo non trova la forza per seguire il Maestro, e così muore per denutrizione. In conseguenza, il suo gregge si disperde e, a sua volta, muore”: è quanto scrive il cardinale Cláudio Hummes, prefetto della Congregazione per il Clero, in una Lettera scritta ai presbiteri in occasione dell'Anno Sacerdotale. Quando la preghiera viene meno – afferma il porporato – “la fede si indebolisce e il ministero perde contenuto e senso. La conseguenza esistenziale per il presbitero sarà avere meno gioia e meno felicità nel ministero di ogni giorno. È come se, sulla strada della sequela di Gesù, il presbitero, che cammina insieme a tanti altri, cominciasse ad arretrarsi sempre più e così si allontanasse dal Maestro, fino a perderLo di vista all’orizzonte. Da allora, egli resta smarrito e vacillante”.

    “Perciò - scrive il cardinale Hummes - il presbitero per restare fedele a Cristo e fedele alla comunità, ha bisogno di essere un uomo di preghiera, un uomo che vive nell’intimità del Signore. Ha bisogno inoltre di essere confortato dalla preghiera della Chiesa e di ogni cristiano”. Il porporato invita quindi tutti i fedeli a “pregare, con perseveranza e tanto amore, per i preti e con i preti”. E a questo proposito, la Congregazione per il Clero, ogni primo Giovedi del mese, durante l’Anno Sacerdotale, alle ore 16.00, celebra un’Ora eucaristico-mariana nella Basilica di Santa Maria Maggiore, a Roma, per i preti e con i preti. A conclusione della lettera, il cardinale Hummes rivolge ai sacerdoti i suoi più fervidi auguri di Buon Natale: “nel presepe il Bambino Gesù ci invita a rinnovare riguardo a Lui quell’intimità di amico e discepolo, per rinviarci come i suoi evangelizzatori!”.

    inizio pagina

    La Chiesa e l'astronomia: in un libro la storia e i nuovi progetti della Specola Vaticana

    ◊   “L’infinitamente grande. L’astronomia e il Vaticano”, il titolo del libro curato dalla Specola Vaticana, edito in Italia dalla Libreria Editrice Vaticana in collaborazione con la De Agostini. Il volume è stato presentato stamane nella sede dei Musei Vaticani, alla presenza del cardinale Giuseppe Lajolo, presidente del Governatorato dello Stato della Città del Vaticano, insieme ad illustri ospiti. Il servizio di Roberta Gisotti:

    Un libro rivolto al grande pubblico, per accostarsi alla scienza astronomica, che rende testimonianza del rapporto positivo e aperto della Chiesa riguardo questo tema, ha spiegato il cardinale Lajolo, sottolineando come la Specola Vaticana, tra le più antiche istituzioni astronomiche del mondo, non viva del passato ma sia pienamente inserita nel presente. Ma che cosa racconta questo libro? Padre José Gabriel Funes, direttore della Specola Vaticana:

     
    "Questo libro racconta la storia della Specola Vaticana, come mai la Chiesa ha questo Osservatorio astronomico, e le attività di ricerca che svolgiamo nel presente. Penso che possa essere d’interesse per il lettore, perché offre un punto di vista privilegiato di uomini di scienza e di fede".
     
    Dio e la percezione dell’universo: dove arriva la ragione e dove inizia il mistero? Prof. Ugo Amaldi, membro dell’Accademia nazionale delle Scienze, docente di Fisica medica nell’Università di Milano Bicocca:
     
    R. – Come tutti gli uomini, gli scienziati subiscono questo senso del mistero dell’universo. Ci sono scienziati che credono e che mettono l’origine di questo mistero nel Creatore, altri che non credono ma comunque guardano a questa struttura che sottende l’universo, che noi osserviamo come qualcosa di fantastico, misterioso che interroga. Per tutti gli uomini, il mistero incomincia dall’osservazione dell’universo.

     
    D. – Ricerca di Dio e ricerca scientifica possono convivere?

     
    R. – Senz’altro sì. E’ dimostrato dal fatto che esistono grandi scienziati credenti, non solo al tempo di Galileo e di Newton, ma anche oggi. Letto con gli occhi di oggi il messaggio "esiste un Creatore che sostiene nell’essere l’universo" è sempre valido.

     
    D. – L’infinitamente grande può aprire orizzonti di fede nell’ateo?

     
    R. – Può, ma spesso non lo fa, come è anche dimostrato dal fatto che probabilmente il 70 per cento degli scienziati che studiano l’universo o il microcosmo, che è altrettanto affascinante, non credono o perlomeno non credono in un Dio delle religioni rivelate. Però, certamente, non c’è nessuna incompatibilità. Io penso che negli ultimi decenni questo 'fatto' sia diventato più presente anche a coloro che non credono. In realtà si tratta di due discorsi diversi che, se si vuole, possono illuminarsi a vicenda.

    inizio pagina

    Oggi su "L'Osservatore Romano"

    ◊   L’uomo è il primo capitale da salvaguardare: il discorso del Papa al nuovo ambasciatore di Cuba presso la Santa Sede.

    “Viva il Papa, viva lo scoiattolo!”: in prima pagina, un editoriale di Lucetta Scaraffia su Benedetto XVI e l’attenzione al creato.

    Nell’informazione internazionale, lo scambio degli strumenti di ratifica dell’accordo tra la Santa Sede e il Brasile.

    In cultura, un articolo di Carlo Carletti dal titolo “L’autoepitaffio di Papa Damaso”: l’11 dicembre del 384 moriva l’autore degli “Epigrammi” sui martiri.

    “Partiti” senza sostegno popolare: Giuseppe Zecchini sulle divisioni nella comunità nel quarto secolo, che non riflettevano il comune sentire dei cristiani di Roma i quali approvarono per acclamazione l’elezione del loro vescovo.

    Oltre mille anni di reciproca considerazione: Aleksej Judin sui rapporti diplomatici tra Santa Sede e Russia.

    Nell’informazione religiosa, un articolo di Marco Bellizi dal titolo “Negli Stati Uniti nuovo intervento dei vescovi sulla riforma sanitaria” (dopo che il Senato ha bocciato un emendamento contro il finanziamento dell’aborto).

    Libertà e diritti umani per un futuro di pace tra le religioni: nell’informazione vaticana, il cardinale Tarcisio Bertone intervistato da Al Jazeera.

    Un articolo di Francesco M. Valiante, corredato da un servizio fotografico, dal titolo “Un merlo bianco nei giardini del Papa”.

    inizio pagina

    Oggi in Primo Piano



    Mons. Migliore sul vertice di Copenaghen: soluzioni tempestive contro il degrado

    ◊   E’ giunto al quarto giorno di lavori il vertice Onu sui cambiamenti climatici, che si sta svolgendo a Copenaghen. All'indomani dello scontro fra Paesi avanzati e in via di sviluppo, il governo danese ha annunciato che presenterà una proposta di compromesso. La proposta sarà la prima a livello ufficiale posta sul tavolo della discussione. Il servizio di Salvatore Sabatino:

    I tempi stringono, a Copenaghen, per raggiungere un accordo, o almeno una piattaforma su cui pianificare le azioni dei Paesi industrializzati ed in via di sviluppo. Le 192 delegazioni sono al lavoro, in attesa della seconda fase, quella ministeriale, che partirà sabato. E le trattative in corso hanno prodotto un primo risultato: ci sarebbe, infatti, un accordo tra i grandi Paesi in via di sviluppo che in un documento – ancora non ufficiale - riaffermano la propria fedeltà al Protocollo di Kyoto, che resta "lo strumento legale" con cui si chiede ai Paesi industrializzati la riduzione del 40% delle emissioni dei gas serra da qui al 2020 rispetto al 1990. La presa di posizione giunge in un momento piuttosto teso. Solo ieri, infatti, la Cina – il più grande ed importante tra i Paesi emergenti - aveva incalzato la Casa Bianca affinché aumentasse gli obiettivi di riduzione dell'anidride carbonica. Per il momento Washington ha annunciato un taglio del 17% di Co2 al 2020. Un livello insufficiente – ed è il parere anche dell’Unione Europea – per raggiungere l'obiettivo del 30% nello stesso anno. Per Pechino il taglio per i Paesi industrializzati dovrebbe essere invece del 25-40 per cento al 2020; solo in quel caso si impegnerebbe a ridurre della metà i gas serra al 2050. Una posizione dura, quella del gigante asiatico, che risulta una novità per la grande platea. Eppure già negli anni scorsi la Cina aveva ribadito il proprio impegno sul fronte dei cambiamenti climatici. Francesco Sisci, corrispondente a Pechino per il quotidiano La Stampa:

    R. – C’era una politica che era iniziata a cambiare negli ultimi quattro o cinque anni con una maggiore attenzione all’inquinamento e tra questo c’era poi proprio l’impegno tra Cina e Italia che, secondo Pechino, è il modello di cooperazione ambientale in Cina fra tutti i Paesi al mondo.

     
    D. – La presenza di Pechino a Copenaghen influenzerà alla fine in maniera concreta il Vertice o quello di questi giorni sono solo parole?

     
    R. – Ci sarà un impatto molto forte, perché la Cina è oggi il maggiore inquinatore mondiale ed è anche la maggiore economia emergente. Questo potrà avere un impatto sia sui Paesi in via di sviluppo che in qualche modo dovranno cercare di allinearsi con la Cina, sia sui Paesi sviluppati che non possono permettersi di farsi lasciare indietro sul rispetto ambientale da parte della Cina.
     Il vertice Onu sui cambiamenti climatici di Copenaghen si sta dimostrando un utile tavolo di confronto internazionale, ma ripropone antiche contrapposizioni tra Paesi ricchi ed in via di sviluppo. Qual è il ruolo della Santa Sede? Salvatore Sabatino ha girato la domanda a mons. Celestino Migliore, osservatore permanente vaticano presso le Nazioni Unite, a New York, a capo della delegazione della Santa Sede al vertice di Copenaghen. Ascoltiamo:

    R. – Negli ambiti del negoziato, il contributo della Santa Sede va nel senso di promuovere e appoggiare misure che si inseriscano nel principio della responsabilità comune ma differenziata, e delle rispettive capacità dei Paesi nel far fronte alle misure di mitigazione e adattamento ai cambiamenti climatici. In dettaglio, non si tratta solamente di stabilire dei limiti alle emissioni di anidride carbonica, ma anche di garantire il mantenimento: regolare le emissioni di gas serra, per quanto sia importante, non può però lasciare nell’ombra altri tipi di inquinamento, forse ancora più dannoso. I fondi stanziati per l’adattamento e la mitigazione nei Paesi in via di sviluppo dovrebbero coprire progetti a corta ma anche a lunga scadenza, ed occorre metterli al riparo da ogni corruzione.

     
    D. – Qual è il messaggio che lei personalmente porterà a Copenaghen?

     
    R. – Un messaggio positivo e di speranza. I cambiamenti climatici non sono un problema a parte, ma rientrano nel quadro più ampio della salvaguardia del Creato, e l’ambiente, come dono di Dio, ha un valore proprio in quanto coltivato e curato – come ci dice la Bibbia. D’altra parte, la degradazione dell’ecosistema e l’impatto dei cambiamenti climatici sono sotto i nostri occhi: dobbiamo trovare soluzioni tempestive ed efficaci. E per essere credibili e meritare la fiducia della gente, occorre affinare il rapporto tra scienza e politica, tra verità e politica. E’ indispensabile coniugare cura dell’ambiente con formazione dello sviluppo; le soluzioni devono correre sui binari della giustizia e della solidarietà, dando corpo al principio di una responsabilità comune e mettendo gli impegni finanziari – ci saranno ingenti fondi che saranno stanziati – al riparo dalla corruzione.

     
    D. – Benedetto XVI ha ribadito alla vigilia del Vertice di Copenaghen un appello alla responsabilità per cambiare lo stato delle cose. Come commentare quelle parole?

     
    R. – Il Papa si è messo sul terreno delle motivazioni che devono incentivare e degli ideali che devono dare audacia e costanza a chi è chiamato a creare un accordo su impegni, traguardi, scadenze, cifre da stanziare, modalità di intervento … Parlando di Creazione, e non semplicemente di ambiente, ha posto la questione nella giusta prospettiva e ha ricordato a tutti che l’ambiente è un dono di Dio. Dunque, non si tratta solo di difenderlo ma di salvaguardarlo così come Dio ci ha invitato a fare. E poi, Benedetto XVI ha evidenziato il rapporto mutuo tra ambiente e sviluppo: non c’è l’uno senza l’altro. Chi deve prendere decisioni ha a disposizione non solo dati, cifre, tecnologie, pianificazioni e interessi nazionali e corporativi, ma soprattutto criteri della giustizia e della solidarietà.

    inizio pagina

    Riforma sanitaria Usa al Senato: delusione dei vescovi su aborto e immigrazione

    ◊   Il voto del Senato che ha respinto l’emendamento anti-aborto “Nelson-Hatch-Casey” è “un grave errore e un serio colpo ad una genuina riforma sanitaria”. E’ quanto afferma il presidente dell’episcopato statunitense, il cardinale Francis E. George, dopo la votazione sulla clausola che avrebbe imposto restrizioni all’uso di fondi pubblici per l’aborto. Una clausola che ha raccolto, tra i senatori, 54 voti contrari e 45 favorevoli. Preoccupazione viene anche espressa dai vescovi americani per la mancanza, nel progetto di riforma del Senato, di disposizioni in favore degli immigrati. Il servizio di Alessandro Gisotti:

    Il Senato degli Stati Uniti, ha affermato il cardinale Francis E. George, “sta ignorando la promessa fatta dal presidente Obama e la volontà del popolo americano”. Sta, infatti, “fallendo nell’inserire dei limiti duraturi sul finanziamento federale dell’aborto”. Il porporato esprime l’auspicio che le misure anti-aborto approvate alla Camera dei Deputati, nelle scorse settimane, siano alla fine accolte nel testo definitivo della riforma sanitaria, che dovrà essere votato da entrambe i rami del Congresso. Il fallimento nell’esclusione del finanziamento pubblico dell’aborto, ha concluso il cardinale George, obbligherebbe i vescovi “ad opporsi alla legge” di riforma. Posizione ribadita dal cardinale Daniel DiNardo, presidente della Commissione dell’episcopato statunitense per le Attività Pro-Life che ribadisce la necessità di mantenere le attuali restrizioni sui fondi federali in materia d’aborto. Dal canto suo, mons. William Murphy, presidente della Commissione episcopale sulla giustizia interna e lo sviluppo umano ha esortato il Congresso a salvaguardare il diritto di obiezione di coscienza poiché la nazione ha urgente bisogno di una riforma sanitaria che protegga la vita e la dignità di tutti.

     
    Delusione viene espressa dai vescovi anche sul fronte della copertura sanitaria degli immigrati. Argomento sul quale è intervenuto mons. John Wester, presidente della Commissione episcopale sull’immigrazione. “Per molti anni – ha ricordato il presule – i vescovi americani hanno fortemente sostenuto un sistema sanitario accessibile” per tutti. Riteniamo, ha proseguito, che un sistema sanitario universale “non dovrebbe negare le cure a coloro che ne hanno bisogno in ragione del luogo da dove provengono”. Il progetto del Senato, ha avvertito mons. Wester, è deficitario su questo punto. “Gli immigrati – è stata la sua esortazione – meritano l’accesso alla sanità” per il loro bene e di tutta la società. Ed ha quindi esortato i senatori a “sostenere quegli emendamenti che migliorano l’accesso alle cure per gli immigrati e le loro famiglie”, respingendo invece quelle misure volte a negare loro questa opportunità.

    inizio pagina

    Dichiarazione dei vescovi irlandesi sulla questione degli abusi su minori nella diocesi di Dublino

    ◊   Alla vigilia dell’udienza con Benedetto XVI, fissata per domani in Vaticano, la Conferenza episcopale irlandese riflette sugli abusi sui minori commessi da alcuni sacerdoti dell’arcidiocesi di Dublino. L’accaduto è, infatti, al centro dell’incontro invernale dei presuli, in corso tra ieri ed oggi a Maynooth. Ieri, i vescovi hanno diffuso una dichiarazione in cui chiedono perdono per gli abusi commessi. Il servizio di Isabella Piro:

     
    È un incontro particolare quello degli ultimi due giorni tra i vescovi irlandesi. L’assemblea, infatti, è stata eccezionalmente dedicata al Rapporto della Commissione governativa di inchiesta sugli abusi commessi nell’arcidiocesi di Dublino e pubblicato il 26 novembre. Avvenimenti per i quali i presuli chiedono pubblicamente scusa.“Noi, come vescovi – si legge in una dichiarazione diffusa ieri – chiediamo scusa a tutti coloro che sono stati abusati da preti come bambini, alle loro famiglie e a tutte le persone che si sentono giustamente indignate e deluse dalla mancanza di autorità morale e di responsabilità che emerge dal Rapporto". ”Come prima risposta al Relazione - continua la nota – abbiamo deciso di avanzare una richiesta al Consiglio nazionale per la Tutela dei minori nella Chiesa cattolica perché esamini, insieme ai dipartimenti governativi e alle autorità competenti, il modo con cui far sì che le misure messe in atto dalla Chiesa, in relazione alla salvaguardia dei minori, rappresentino il meglio e che le accuse di abusi siano trattate in modo appropriato”. Quindi, la Conferenza episcopale irlandese ribadisce di essere “profondamente scioccata dalla portata e dalla depravazione degli abusi così come vengono descritte nel Rapporto”. I vescovi esprimono “vergogna” per il modo in cui “l’arcidiocesi di Dublino ha coperto gli abusi sessuali sui minori e riconoscono che ciò indica una cultura che si era diffusa nella Chiesa”. “Evitare lo scandalo – si legge ancora nella dichiarazione – e preservare la reputazione dei singoli e della Chiesa hanno avuto la precedenza sulla sicurezza ed il benessere dei bambini”. Di qui, il profondo rammarico espresso dai presuli perché “ciò non sarebbe mai dovuto accadere e non bisogna permettere che accada ancora. Chiediamo umilmente perdono”. Poi, i vescovi sottolineano che “il Rapporto solleva temi molto importanti per la Chiesa d’Irlanda, incluso il funzionamento della Conferenza episcopale e il modo in cui i fedeli laici possono essere efficacemente coinvolti nella vita della Chiesa”. Temi sui quali i vescovi irlandesi si riservano di dare “ulteriori dettagli”. Quante alle perplessità sollevate sull’uso della reticenza, i presuli desiderano “affermare categoricamente” che non ci sono giustificazioni “per nascondere il male”. “La carità, la verità, l’integrità e la trasparenza – ribadisce la Conferenza episcopale – devono essere il punto fermo di tutte le nostre comunicazioni”. Infine, chiedendo “umilmente di continuare a pregare per tutti coloro che hanno sofferto a causa degli abusi sui minori”, la nota ricorda che domani, 11 dicembre, il cardinale Seán Brady, presidente della Conferenza episcopale irlandese, e mons. Diarmuid Martin, arcivescovo di Dublino, verranno ricevuti in udienza dal Papa, da lui stesso convocati per “consentirgli di essere informato e valutare la dolorosa situazione della Chiesa in Irlanda a seguito della pubblicazione del Rapporto, redatto dalla Commissione Murphy”.

    inizio pagina

    Convegno Cei sulla "questione di Dio”. Il cardinale Ruini: Italia più cristiana di quello che dicono i media

    ◊   “Dio oggi. Con Lui o senza di Lui cambia tutto”: è il tema di un convegno internazionale promosso dal Comitato per il Progetto culturale della Conferenza episcopale italiana, che si apre oggi pomeriggio nell’Auditorium di via della Conciliazione a Roma. Teologi, filosofi, giornalisti, intellettuali, uomini di cultura e docenti universitari si confronteranno per tre giorni sulla “questione di Dio”, spaziando dalla musica alla politica, dalla letteratura alla scienza. Il Convegno sarà aperto, alle ore 15, dai saluti del cardinale Angelo Bagnasco, presidente della Cei, e del sindaco di Roma, Gianni Alemanno. Intervistato da Luca Collodi, il presidente del Progetto culturale della Cei, il cardinale Camillo Ruini, si sofferma sull’importanza della cultura nella vita della Chiesa:

    R. – E’ importante perché la cultura è come l’aria che tutti respiriamo. Dalla cultura dipende la vita, come, del resto, dalla vita dipende la cultura. C’è un rapporto profondo. La presenza cristiana nella cultura è essenziale per l’evangelizzazione.

     
    D. – Secondo lei, l’evangelizzazione della cultura italiana è oggi ancora possibile in una società dove c’è un forte pluralismo culturale?

     
    R. – Non solo è possibile, ma direi quanto mai necessaria. L’evangelizzazione è capace di penetrare ogni cultura e tanto più può penetrare una cultura come quella italiana di oggi, che ha radici cristiane profonde, che nasce in buona parte dal cristianesimo, anche se – per certe sue tendenze – sembra allontanarsi dal cristianesimo stesso.

     
    D. – Quanto è importante la presenza e l’incidenza del laicato in ambito sociale, ma anche politico?

     
    R. – C’è stata, con il Concilio Vaticano II, la grande riscoperta del valore del laicato. Questa esperienza, che certamente ha un terreno privilegiato nel campo sociale e politico, riguarda la vita di ogni giorno, ad esempio la vita familiare, e riguarda anche la testimonianza cristiana. E’ mia profonda convinzione che l’evangelizzazione nel futuro non sarà possibile se non ci saranno tanti laici evangelizzatori, che con la loro testimonianza di vita ed anche con la loro capacità di proporre le ragioni della fede possano fare un apostolato capillare negli ambienti in cui vivono.

     
    D. – C'è chi afferma che si può credere in Dio, ma che non si possono più sostenere alcuni precetti della Chiesa cattolica in campo dottrinale e morale. Lei cosa risponde?

     
    R. – Si può credere in Dio e si può accogliere pienamente e definitivamente la Chiesa in campo dottrinale come in campo morale. Per me altrettanto essenziale e forse ancora più essenziale è un’altra questione, quella della vita oltre la morte. Non c’è autentico cristianesimo se pensiamo che la vita dell’uomo finisca su questa terra. Cristo è risorto dai morti. Questo è il messaggio centrale del Nuovo Testamento, questa è la missione degli Apostoli, rendere testimonianza alla Risurrezione di Cristo. Cristo non è risorto solo per sé, ma è risorto per tutti noi.

     
    D. – Per il Progetto culturale è fondamentale anche un sano rapporto con la stampa, la radio, la televisione. Ma questo rapporto con i media è un altro punto su cui fermarsi a riflettere. Il Papa ne ha parlato anche domenica scorsa in Piazza di Spagna…

     
    R. – E’ un punto molto delicato ed importante. Io sono convinto che la realtà della vita quotidiana della nostra gente è molto più impregnata di cristianesimo di quello che spesso emerga dall’immagine che ne danno i mezzi di comunicazione. Perciò chiederei ai mezzi di comunicazione di ascoltare e vedere la realtà della vita, che non è soltanto rappresentata dalle deviazioni, dalle cose brutte che purtroppo avvengono e che sono sempre avvenute, ma c’è anche tanto di positivo nella vita. C’è anche una adesione a Dio, una ricerca di Dio anche in coloro che, magari nella loro vita, non riescono sempre ad essere coerenti.

     
    D. – Lei cosa si aspetta da questa tre giorni di lavori?

     
    R. – Mi aspetto anzitutto un approfondimento culturale. Abbiamo chiamato personalità di grande spessore culturale in vari campi. Spero poi, in secondo luogo, che l’attenzione dell’opinione pubblica sia richiamata su questo punto centrale perché - come dice il titolo del Convegno - soltanto con Lui, con Dio o senza di Dio cambia tutto, cambia il senso della nostra vita. Ma anche perché la questione che viene prima di tutto è sempre questa: Dio c’è o non c’è? Credo che potremmo mostrare molte buone ragioni per renderci conto che non solo da un punto di vista del credente, ma anche dal punto di vista dell’uomo che cerca di essere razionale, la domanda su Dio si impone oggi così come si è sempre imposta nel passato. (Montaggio a cura di Maria Brigini)

    inizio pagina

    Giornata dei diritti umani. L'Onu: sradicare ogni forma di discriminazione

    ◊   E’ centrata sulla non discriminazione l’odierna Giornata internazionale dei diritti umani. Molte violazioni, sottolineano le Nazioni Unite, sono fondate sulla discriminazione, sul razzismo e sull’esclusione per motivi di carattere etnico, religioso, razziale. Nel mondo intero, spiega l’Onu, milioni di persone affrontano una lotta quotidiana contro la discriminazione e contro i suoi effetti, sul piano legislativo, politico, ma anche sul piano sociale, a causa del pregiudizio. Portata ad estreme conseguenze, la discriminazione può arrivare sino alla pulizia etnica e al genocidio. Per una riflessione sul tema della Giornata, Francesca Sabatinelli ha intervistato Antonio Papisca, titolare della cattedra Unesco per diritti umani, democrazia e pace dell’Università di Padova.

    R. – Rimane la discriminazione uomo-donna, maschio-femmina, in molte parti del mondo. Poi, la discriminazione di carattere etnico – tuttora –, di carattere razziale e discriminazione – chiaramente – di carattere religioso: queste sono le forme più diffuse nella forma del razzismo, dei fondamentalismi, delle prevaricazioni dei gruppi più arroganti. Bisogna sempre avere in mente però che il principio di non-discriminazione è uno dei principi sacri del diritto internazionale, dei diritti umani, insieme al divieto di schiavitù e di tortura.

     
    D. – Professor Papisca, abbiamo oltrepassato il XX secolo, pensando di aver chiuso i conti con molte di queste storture …

     
    R. – Intanto, partirei dal dato positivo: il millennio che abbiamo lasciato alle spalle, ci lascia un diritto internazionale nuovo che è quello, appunto, dei diritti umani. Allora, proprio questa pagina tutta positiva mette ancora più in risalto le contraddizioni che persistono e sembrano acuirsi, in molti casi. Quindi, noi riscontiamo prevaricazioni diffuse nel mondo, violenze. C'è il riarmo che è forsennatamente in atto, e che è in contraddizione molto forte con questo diritto internazionale dei diritti umani.

     
    D. – Abbiamo discriminazioni sparse a macchia di leopardo, sul pianeta …

     
    R. - Discriminazioni che si infittiscono e cronicizzano anche in ragione dei grandi flussi migratori per i quali non ci sono ancora politiche comuni a livello internazionale che possano gestire questi flussi, nel rispetto della legalità internazionale e di quella forte che, appunto, è la legalità dei diritti umani.

     
    D. – C’è da registrare anche l’acuirsi di discriminazioni verso gruppi stanziali: mi riferisco, ad esempio, alle ultime nei confronti di fedeli cristiani in alcune zone del mondo …

     
    R. – Sì. Una priorità è proprio il rispetto del diritto alla libertà religiosa, diritto veramente in sofferenza. E allora, qui bisogna essere molto chiari: il diritto fondamentale alla libertà religiosa significa libertà non soltanto di professare il proprio credo nel privato, ma anche nelle forme pubbliche che quel determinato credo propone.

     
    D. – Professor Papisca, da che cosa dipende il futuro dei diritti umani?

     
    R. – Dall'essere consapevoli che i diritti della persona sono oggi giuridicamente riconosciuti anche in sede internazionale, che almeno il nuovo diritto internazionale pone la persona al centro, che dentro questo diritto universale la vita è il valore supremo; si esalta la famiglia come nucleo centrale ed essenziale della società … Sicuramente bisogna denunciare le violazioni. Però, ad ogni denuncia una proposta, e soprattutto aiutare le persone, a cominciare dai giovani, a vedere un orizzonte un po’ più aperto.

    inizio pagina

    Memoria della Vergine di Loreto. Il cardinale Comastri: salvare la famiglia da banalizzazione e disimpegno

    ◊   La Chiesa celebra oggi la memoria della Beata Vergine Maria di Loreto. Nella cittadina marchigiana, nella basilica dedicata alla Vergine, ha presieduto stamani la solenne Messa Pontificale il cardinale Angelo Comastri, vicario del Papa per la Città del Vaticano. “La festa della Venuta della Santa Casa a Loreto è un’occasione provvidenziale per recuperare il senso della famiglia, la preziosità della famiglia, la necessità della famiglia” ha detto il porporato nella sua omelia, sottolineando che, se oggi la famiglia è attaccata e banalizzata in nome di una libertà diventata giustificazione di ogni egoismo, disimpegno e infedeltà, lo sguardo alla Santa Casa di Nazareth deve portarci verso affetti veri e puliti. Ma che cosa si ricorda in particolare oggi? Tiziana Campisi lo ha chiesto a mons. Giovanni Tonucci, arcivescovo prelato di Loreto:

    R. – Si ricorda la sorpresa e la gioia della popolazione del territorio di Recanati nel trovare questa reliquia, che proveniva direttamente dalla Terra Santa, ossia i resti della casa di Maria portati in maniera – diciamo – miracolosa attraverso una serie di itinerari, difficili da poter definire storicamente, ma che portano con sé tutta la bellezza delle leggende e delle storie antiche. Un trasporto miracoloso che fece sì che la parte davanti alla Grotta di Nazareth - parte in muratura - fosse trasferita qui, nel territorio di Recanati, che col tempo assunse il nome di Loreto, ricordando il bosco di lauri che allora decorava questa zona impervia e non abitata.

     
    D. – Leggenda, tradizione e storia si mescolano. Ma cosa resta alla fede?

     
    R. – Rimane tantissimo alla fede e soprattutto quello che con le parole del Papa Giovanni Paolo II è stato definito un “Santurario non devozionale, ma teologico”. E questo perché il ricordo che la Santa Casa porta con sé è il ricordo dell’Incarnazione. Dobbiamo pensare che quelle pareti sono state testimoni del “sì” di Maria e, quindi, del momento in cui il Verbo si è fatto Carne. Ecco, il messaggio che la Santa Casa porta è rappresentato dalle parole del Vangelo stesso. Noi leggiamo il Vangelo di Luca e lo meditiamo all’interno di quelle tre pareti della Santa Casa e ci rendiamo conto di vivere, ancora una volta, quell’esperienza di bellezza e di fede che fu vissuta da Maria nel momento in cui ebbe il coraggio e la grandezza di dire di “sì” a Dio per il progetto di amore che aveva programmato per tutta l’umanità.

     
    D. – Ma oggi cosa vuole dire il Santuario di Loreto al pellegrino che viene a visitarlo?

     
    R. – Dice questo: è il momento di rinnovare il tuo atto di fede; è il momento di far ascoltare al cuore, ancora una volta, la parola del Signore che chiede anche a noi un assenso di fede al suo progetto d’amore. Maria diventa per tutti noi un esempio di fede da seguire per poter rinnovare, anche noi, quell’assenso che il Signore ha chiesto a Lei in prima istanza, ma che chiede anche a ciascuno di noi, perché il progetto di amore che è la redenzione del mondo possa andare avanti e diventare una realtà.

    inizio pagina

    Ultimo saluto allo storico cattolico Gabriele De Rosa. Il ricordo del prof. Malgeri

    ◊   Il mondo della cultura e quello della politica hanno dato oggi l’ultimo saluto allo storico ed ex senatore Gabriele De Rosa, morto due giorni fa all’età di 92 anni presso la sua casa romana. Stamani i funerali nella chiesa di Sant’Agostino, officiati dal cardinale Achille Silvestrini. Nato a Castellammare di Stabia il 24 giugno del 1917, De Rosa è stato un innovatore del metodo di ricerca sulla storia religiosa: tra le sue opere principali si annoverano la “Storia dell’Italia religiosa” e la “Storia del movimento cattolico”. Oggi l'Aula della Camera ha tributato un sentito applauso a questa figura straordinaria. Massimiliano Menichetti ha raccolto il commento dello storico Francesco Malgeri, allievo prima, collega poi, di Gabriele De Rosa.

    R. – Possiamo definirlo un intellettuale cattolico ed uno storico che ha lasciato un segno profondo nella storiografia italiana ed europea.

     
    D. – Prof. Malgeri, lei è stato anche un allievo del prof. De Rosa, chi era quindi per lei?

     
    R. – Per me è il docente che ho conosciuto nel 1958 all’Istituto Sturzo a Roma, dove io seguivo come borsista dei corsi, e da allora mi ha seguito, indirizzato. Io personalmente devo tutto a lui. Devo soprattutto l’attenzione e la passione per la storia, nella ricerca del documento, nella ricerca d’archivio, attraverso la pazienza della ricerca.

     
    D. – Qual era un tratto del suo carattere, che le è rimasto particolarmente impresso?

     
    R. – Una grande umanità. Alle volte, c'erano anche dei momenti che potevano apparire duri, ma avevano sempre un sottofondo di grande apertura e di grande capacità di ascolto.

     
    D. – La camera ardente è allestita all’Istituto Luigi Sturzo. Lui è stato l’anima di questo Istituto...

     
    R. – Lui è diventato presidente nel 1979, ma possiamo dire che sin dalla nascita dell’Istituto è stato uno dei collaboratori più attivi. Tra l’altro lo legava anche un rapporto particolare con lo stesso Sturzo, che lui conobbe nel ’54, grazie a mons. Giuseppe De Luca, con cui era legato da un rapporto di amicizia e di collaborazione. Con Sturzo ebbe dei colloqui molto frequenti tra il ’54 e il ’59, fino a quando Sturzo morì.

     
    D. – Biografo di Sturzo, amico di De Gasperi, come si articolava in lui questo percorso di studio ed esistenziale?

     
    R. – Si legava alla sua convinzione che i cattolici dovevano avere un ruolo di rilievo nella vita politica del Paese, essere espressioni di una corrente democratica, che proprio attraverso Sturzo e attraverso De Gasperi aveva delineato questa corrente di pensiero politico, che poi è stata al centro della vita dell’Italia repubblicana.

     
    D. – Cattolicesimo, storia e politica, tre pilastri che in lui però in realtà diventavano un unico indirizzo di vita...

     
    R. – Certamente. Diventarono indirizzo di vita e un indirizzo anche sul piano della ricerca storica. Vorrei ricordare anche i suoi studi sulla realtà della Chiesa meridionale, tra ‘700 e ‘800, ispirata all’utilizzazione di nuove fonti documentarie, recepite negli archivi diocesani del Mezzogiorno, dove attraverso queste carte veniva ricostruita la vita religiosa, la pietà popolare, ma anche il contesto storico-sociale di queste regioni.

     
    D. – De Rosa nel gennaio scorso, in un’intervista al quotidiano "Avvenire", ribadiva: “I politici servono lo Stato, non lo usino per sé”...

     
    R. – Direi che è un messaggio forte che fa parte di quel bagaglio culturale che lo sosteneva e che poi si ispirava anche al pensiero di Sturzo e di De Gasperi, indubbiamente.

     
    D. – Che cosa resta di lui?

     
    R. – Resta direi certamente il suo insegnamento, la sua capacità di coinvolgere ambienti, di creare iniziative di carattere culturale, di grande spessore politico-sociale. Penso a tutta la sua attività, anche nell’ambito dell’Istituto Sturzo, alla raccolta di tutta la documentazione possibile sull’Italia e sul mondo cattolico italiano negli ultimi due secoli.

    inizio pagina

    Chiesa e Società



    Il cardinale Bertone ad Al Jazeera: “nuovo slancio al dialogo col mondo arabo”

    ◊   I rapporti tra il mondo arabo e la Chiesa cattolica, dialogo interreligioso e reciprocità dei diritti delle minoranze. Sono queste le tematiche salienti dell’intervista del cardinale Segretario di Stato Tarcisio Bertone concessa ad Al Jazeera Documentary Channel che sta realizzando un documentario per spiegare al mondo arabo il ruolo del Papa e della Santa Sede. Bertone ha evidenziato in particolare il ruolo della Chiesa, che in tutto il mondo, difende i diritti di tutte le minoranze dei migranti e al tempo stesso invita all’integrazione attraverso l’osservanza delle leggi del Paese d’arrivo. Per il cardinale bisogna assicurare a ciascuno la libertà di culto, “dialogando e lavorando assieme per aiutare chi ha più bisogno”, perché la Chiesa promuove il bene delle persone senza distinguere la loro religione. Il Segretario di Stato ha poi ricordato l’importanza della minoranza cristiana in Medio Oriente minacciata dalle continue violenze. In merito al dialogo tra Islam e Chiesa cattolica, il cardinale Bertone ha citato l’impulso positivo dato da Benedetto XVI che ha rilanciato il lavoro del Pontificio consiglio per dialogo interreligioso. Una collaborazione, quella tra le religioni, che viene promossa anche in chiave di lotta alla povertà nei Paesi più poveri del mondo. Sul piano diplomatico il nuovo impulso positivo nei rapporti è dimostrato dall’accreditamento dei nunzi apostolici nel Qatar ed Emirati Arabi. Bertone ha infine spiegato la complessa struttura della Santa Sede, la sua doppia natura religiosa e politica e sui rapporti con lo Stato italiano regolati dai patti lateranensi. (M.G.)

    inizio pagina

    Violenze anticristiane in Iraq: uccisi due fratelli a Mosul

    ◊   Non si ferma la violenza anticristiana in Iraq. Nella serata di ieri la polizia ha rinvenuto i cadaveri di due fratelli cristiani a Mosul. I due sono stati uccisi con un colpo di pistola alla testa. Fonti della sicurezza locale, citate da AsiaNews, confermano l’assassinio di due fratelli originari di Batnaya, villaggio cristiano 20 km a nord della città. Ieri mattina i due erano arrivati nella zona industriale di Mosul, per riparare il loro camion cisterna. La polizia ha rinvenuto i cadaveri nella serata di ieri: entrambi sono stati uccisi con un colpo di pistola alla testa. Dalla dinamica sembra trattarsi di una vera e propria esecuzione, dietro la quale vi sarebbero gli estremisti sunniti che già in passato hanno attaccato la comunità cristiana. A Baghdad, intanto, emergono le prime rivendicazioni della strage dell’8 dicembre scorso, in cui sono morte 127 persone, oltre 500 i feriti. In un comunicato diffuso attraverso siti internet jihadisti, lo Stato islamico d’Iraq, una cellula locale di al Qaeda, si è attribuito la responsabilità dell’attacco. I fondamentalisti promettono nuovi attentati se il governo non applicherà la shariah, la legge islamica nel Paese. Il premier Nouri al Maliki ha rimosso il capo delle forze di sicurezza capitale e ha avvertito le opposte fazioni in Parlamento a non politicizzare gli attentati. Un alto funzionario della polizia della capitale, invece, accusa Damasco e Riyadh di “complicità” nella carneficina. Il generale Jihad al-Jabiri, direttore generale delle forze di sicurezza, sottolinea che “questa operazione richiede ingenti capitali, che provengono da Siria e Arabia Saudita” e i governi dei due Paesi “ne erano al corrente”. Egli ha aggiunto che gli attentati sono stati commessi con materiale esplosivo “proveniente dall’estero”. (M.G.)

    inizio pagina

    Pakistan: Natale in tono minore quest’anno per la comunità cristiana

    ◊   Sarà un Natale in tono minore quello celebrato quest’anno in Pakistan, teatro nelle ultime settimane di una nuova ondata di attacchi terroristici ad opera dei fondamentalisti islamici. “Considerata la situazione attuale, la maggior parte delle celebrazioni pubbliche in programma sono state annullate”, ha dichiarato lunedì all’agenzia Ucan Mons. Lawrence John Saldanha, arcivescovo di Lahore e presidente della Conferenza episcopale pakistana. “Le nostre celebrazioni saranno più simili ad una riunione di famiglia, senza ostentazione. Il nostro sarà un Natale del silenzio. Scopriremo così il significato del Natale nella discrezione con la speranza del ritorno dell’armonia e della pace”, ha detto l’arcivescovo del capoluogo del Punjab, dove nella stessa giornata di lunedì è avvenuto l’ultimo sanguinoso attentato con 36 vittime. La nuova ondata di attacchi terroristici segue l’offensiva lanciata in queste settimane dall’esercito pakistano contro le roccaforti dei talebani nella parte nord-occidentale del Paese, al confine con l’Afghanistan. A Peshawar, capoluogo della Provincia della Frontiera del Nord-Ovest (Sarhad), un catechista, che ha voluto mantenere l’anonimato, ha riferito che la comunità cristiana locale vive nella paura e che per questo sono state cancellate tutte le feste natalizie ad eccezione delle Messe. Anche nella diocesi di Faisalabad, nel Punjab, la tradizionale festa all’aperto organizzata dopo la Messa di Natale nella cattedrale di San Pietro e Paolo è stata annullata. (L.Z.)

    inizio pagina

    Vietnam: domani il presidente Nguyen Minh-Triet incontra il Papa. Il commento dei vescovi

    ◊   E’ un evento che “riempie di speranza” i cuori dei cattolici vietnamiti, apre nuove prospettive, suscita grande attesa: l’incontro fra Benedetto XVI e il presidente del Vietnam, Nguyen Minh-Triet, annunciato per domani in Vaticano, catalizza l’attenzione della Chiesa vietnamita che ha da poco aperto il suo Anno Santo e che vive l’Avvento in “gioiosa attesa delle grazie del Signore”: è quanto dichiara in un’intervista all’agenzia Fides mons. Pierre Nguyen Van Nhon, vescovo di Dalat e presidente della Conferenza episcopale del Vietnam. "Per noi questo incontro - afferma il presule - è segno del reciproco rispetto, che permetterà uno scambio molto utile. La comunicazione serve in vista di una mutua comprensione, che aprirà così nuove promesse e speranze per il Vietnam e per la Chiesa cattolica. Stiamo vivendo questo Anno giubilare, aperto il 24 novembre, sul tema 'La Chiesa di Cristo in Vietnam: mistero, comunione e missione'. Questa celebrazione - continua il vescovo di Dalat - si inserisce nel solco della millenaria tradizione della Chiesa come un tempo propizio di grazia, di conversione, di riconciliazione, in vista dell’ evangelizzazione. Oggi vogliamo essere degni della grazia delle nostre origini: nel Giubileo intendiamo approfondire e arricchire la comunione ecclesiale per costruire il bene comune della società. Per questo desideriamo che l’incontro metta in risalto che la Chiesa non intende in alcun modo sostituirsi ai responsabili governativi. Desideriamo soltanto, in uno spirito di dialogo e collaborazione rispettosa, - conclude il presidente dei vescovi vietnamiti - poter dare un giusto contributo alla vita della nazione, al servizio di tutto il popolo". (R.P.)

    inizio pagina

    Conferenza sul clima: le organizzazioni cattoliche chiedono più attenzione per i poveri

    ◊   L’International Cooperation for Development an Solidarity (Cidse) e la Caritas Internationalis, che rappresentano oltre 180 agenzie cattoliche per lo sviluppo del Nord e del Sud del mondo, sono a Copenaghen per il Vertice sul clima, con vescovi e rappresentanti di 25 Paesi con l’obiettivo di salvare il genere umano da un futuro di caos climatico. Insieme stanno lavorando per raggiungere un nuovo accordo sul cambiamento climatico mettendo in primo piano le necessità dei Paesi più poveri. “Le comunità cattoliche di tutto il mondo vogliono vedere i propri leader prendere le misure necessarie per salvaguardare il nostro futuro”, ha detto il Segretario generale del Cidse, Bernd Nilles. Cidse e Caritas chiedono un accordo equo, efficace e vincolante, basato su alcuni criteri essenziali come l’impegno dei Paesi industrializzati a versare circa 131 milioni di euro dal finanziamento pubblico, entro il 2020, per sostenere i paesi in via di sviluppo nei processi di adattamento al cambiamento climatico in corso e al suo sviluppo sostenibile. Le due organizzazioni cattoliche chiedono anche un impegno a mantenere il riscaldamento globale molto al di sotto dei 2° C e la riduzione della emissione di gas serra del 40%. Inoltre i risultati di Copenaghen dovranno essere giuridicamente vincolanti e legalmente esecutivi. I rappresentanti delle due Ong provengono da Messico, Zambia, Sudafrica, America del Nord, Isole del Pacifico, Mozambico, Kenya, ed Europa. (R.P.)

    inizio pagina

    Mons. Van Luyn: Europa protagonista di un accordo ambizioso sul clima

    ◊   L’Unione Europea deve assumere la leadership nella lotta ai cambiamenti climatici affinché a Copenhagen “venga adottato un accordo sul clima ambizioso, globale e giusto”. Così mons. Adrianus van Luyn, presidente della Commissione episcopati Comunità europea (Comece), rivolgendosi ai leder dei 27 Paesi membri dell’Ue che fra pochi giorni raggiungeranno la capitale danese per prendere parte alla fase saliente della 15.ma conferenza delle Nazioni unite sul clima. I presule, citato dal Sir, esorta tutti gli Stati europei a superare gli interessi nazionali in vista del bene comune perché i cambiamenti climatici diverranno sempre una più questione di sopravvivenza per le future generazioni”, facendo suo l’appello di Benedetto XVI nella “Caritas in veritate” invita dunque a lasciare loro la terra in buone condizioni. Mons. Van Luyn rammenta inoltre che sono in particolare i Paesi in via di sviluppo a subire le conseguenze più drammatiche dei cambiamenti climatici provocati soprattutto dall’industrializzazione della civiltà occidentale e dello stile di vita consumistico. “Non è un’elemosina – chiarisce pertanto – ma un imperativo di giustizia” fornire a questi Paesi “un aiuto finanziario per superare le conseguenze nefaste dei cambiamenti e offrire loro realistiche prospettive di una crescita ecologicamente sostenibile”. Ribadendo che l’accordo globale deve avere come obiettivo quello di “limitare il riscaldamento globale a meno di 2°C”, il presidente della Comece sottolinea la necessità che tutti i Paesi “diminuiscano le proprie emissioni”. Per questo i Paesi sviluppati devono “trasferire tecnologie nei Paesi in via di Sviluppo” per aiutarli a investire nel miglioramento dell’efficienza energetica e nelle energie rinnovabili, e “a intraprendere misure di adeguamento ai cambiamenti climatici”. Da mons. Van Luyn, infine, l’esortazione “agli uomini e alle donne di buona volontà a convertirsi ad uno stile di vita ecologico e sostenibile”. “Oggi più che mai – conclude – abbiamo bisogno” di “una vita basata non sulla ricchezza materiale ma sulla ricchezza delle relazioni umane e sui valori culturali e spirituali”. (M.G.)

    inizio pagina

    Lettera dei vescovi della Patagonia a Ban Ki-moon per il vertice sul clima

    ◊   E’ indirizzata al Segretario generale delle Nazioni Unite, Ban Ki–moon, la lettera che i vescovi della Chiesa cattolica della Patagonia (Cile e Argentina) hanno scritto in occasione del Vertice di Copenaghen sui cambiamenti climatici. “Consapevoli dell'enorme responsabilità delle decisioni delle autorità politiche di tutti i Paesi riguardo la pace sociale, lo sviluppo dei popoli, il presente e il futuro della storia, i cambiamenti climatici, l'energia, l'ambiente, e in particolare l'acqua”, i vescovi si dicono “felici di vivere in Patagonia, terra rigogliosa benedetta da Dio”, che vogliono “proteggere, curare e rispettare”. Manifestano poi la loro preoccupazione per le minacce alla Patagonia che potrebbero danneggiare seriamente e in maniera irreversibile la natura e la vita umana di questa "riserva di vita" del pianeta. Quindi i vescovi - riferisce l'agenzia Fides - chiedono che “nell'ordine del giorno del Vertice ONU di Copenaghen, si aggiunga il tema dell'Acqua nelle discussioni” e così possa avere una notevole importanza nei Trattati post-Kyoto (2012), perché l’acqua dolce è un elemento vitale e fonte di vita, che non può essere sostituito. Inoltre essa è un dono di Dio, come tutta la vita, e fonte di vita (terra, aria, acqua, luce) e quindi “è un diritto umano, è patrimonio comune dell'umanità e non può essere privatizzato e neanche mercificato”. Propongono quindi l’elaborazione a breve termine di un Piano Mondiale dell'Acqua; la promozione in tutti i paesi della gestione delle risorse idriche con la partecipazione del settore pubblico, del settore privato, di comunità locali e istituzioni. L’ONU infine deve farsi promotore della cultura della Vita, secondo il tema proposto da Benedetto XVI per la prossima Giornata mondiale per la Pace del 1° gennaio 2010: "Se vuoi coltivare la pace, custodisci il creato". “La Patagonia – concludono i vescovi - vuole aiutare ad accrescere la consapevolezza in modo che l'acqua non diventi il simbolo e il mezzo di nuove colonizzazioni e schiavitù nel secolo XXI”. (R.P.)

    inizio pagina

    Onu: traffici illegali alimentano il caos e mettono a rischio lo sviluppo dell'Africa

    ◊   Dalle 30 alle 35 tonnellate di eroina arrivano ogni anno in Africa orientale dall’Afghanistan, 50-60 tonnellate di cocaina giungono contemporaneamente in Africa occidentale dall’America latina; sempre più spesso i trafficanti convogliano poi i carichi delle due sostanze stupefacenti usando rotte comuni attraverso il deserto del Sahara in direzione dei ricchi mercati europei. In un discorso tenuto di fronte al Consiglio di Sicurezza dell’Onu, il direttore dell’Ufficio delle Nazioni Unite contro droga e criminalità (Unodc), Antonio Maria Costa, ha sostenuto che alcune regioni dell’Africa vengono con sempre maggiore frequenza usate dalla reti criminali internazionali per i loro traffici di stupefacenti, ma anche di esseri umani, merci contraffatte, armi, risorse naturali. A preoccupare Costa è in particolare la Somalia: “Soprattutto a causa della drammatica situazione del paese del Corno d’Africa - ha detto il responsabile dell’Unodc – la regione orientale del continente si sta trasformando in una zona di libera attività per qualunque tipo di trafficante” con aree dove vengono abbandonati rifiuti pericolosi e con un tratto di mare divenuto il più pericoloso del mondo per i continui atti di pirateria. Sull’altro lato del continente, è invece la Guinea Bissau ad essere considerato il Paese più vulnerabile alle influenze della criminalità organizzata con notizie preoccupanti che arrivano anche dai Paesi vicini, alcuni dei quali stanno ancora riprendendosi da anni di conflitti interni. “Nel passato – ha concluso – Costa – erano le carovane ad attraversare il Sahara. Oggi i traffici avvengono a un livello tecnologico molto alto, come dimostra anche il rinvenimento della carcassa di un grosso aereo precipitato in Mali a novembre e usato per trasportare droga dall’America latina in Africa”. In una intervista all'agenzia Misna risalente allo scorso Luglio, Costa aveva sottolineato che una piccola minoranza di persone sta approfittando delle difficoltà di alcuni Paesi a spese delle comunità africane: “ Se non si troverà un rimedio – aveva poi aggiunto – sarà inevitabile in alcuni casi che democrazia e sviluppo cedano il passo a criminalità e corruzione”. (R.P.)

    inizio pagina

    Romania: simposio sulla difesa dei valori dello spirito durante la dittatura comunista

    ◊   “La resistenza attraverso i valori spirituali. Modelli e fatti nella storia recente della Romania e dell’Europa dell’Est”. È tema al centro del simposio internazionale che si svolge oggi e domani presso l’Istituto teologico romano-cattolico di Iasi, in Romania. La due giorni ha l’obiettivo di proporre un legame con la storia recente che possa mettere in risalto la resistenza tramite i valori dello spirito di fronte alle persecuzioni della dittatura comunista a 20 anni dalla caduta del regime romeno. Non a caso la conferenza ricade nell’anniversario della “dies natalis” del servo di Dio, il vescovo martire Anton Durcovici, ponendosi quindi come un omaggio intellettuale, pastorale e liturgico, reso all’ex-pastore della diocesi di Iasi. Un omaggio allargato a tutti i pastori della Chiesa di Cristo in Romania e in Europa dell’Est che, durante la persecuzione comunista, hanno accettato la prigione oppure la morte per la causa di Dio e il bene della loro comunità, ma anche a tutte le elite romene e europee che abbiano creduto nei valori dello spirito sino alla morte. In questo modo ci si rivolge anche alla generazione presente, esortandola a vivere nel mondo dei valori spirituali come via di salvezza di fronte alle persecuzioni delle diverse dittature, cominciando con quelle comuniste e fasciste e terminando con quelle recenti, del nichilismo e del relativismo. L’iniziativa si avvarrà di diverse testimonianze di laici e religiosi in riferimento a questi eventi drammatici della storia recente. In apertura sono stati letti i messaggi di saluto del decano del Collegio Cardinalizio, cardinale Angelo Sodano; dell’arcivescovo di Cracovia, cadinale Stanislao Dziwisz; dell’arcivescovo di Praga, cardinale Miroslav Vlk e dell’arcivescovo di Esztergom, Peter Erdo. (M.G.)

    inizio pagina

    Messaggio di Natale del Custode di Terra Santa: ritrovare la speranza nel Bambino Gesù

    ◊   È tutto incentrato sulla forza della speranza il messaggio di Natale, ripreso dal Sir, del Custode di Terra Santa, padre Pierbattista Pizzaballa. Alzare il capo e credere, con coraggio e fiduciosa speranza è quanto esorta a fare a tutti coloro che si sentono sconfitti dalle incapacità, “delusi, feriti, umiliati, con una fede debole, una speranza stanca, confusi, spaventati tanto da non saper uscire dalle paure” per andare incontro a una “felicità che non riconosciamo perché non è come noi la immaginiamo”. Una condizione che il Custode invita a superare guardando all’esempio dei Magi che davanti ad “un bambino piccino, bisognoso di tutto, hanno saputo alzare il capo e vedere gli occhi di Gesù che cercava i loro occhi”. Si sono sentiti guardati – prosegue il religioso - , conosciuti nelle loro aspirazioni più alte, nella loro speranza più audace, nel loro essere uomini che avevano accettato di mettersi in viaggio per capire, incontrare, donare. I loro occhi hanno avuto la grazia di riposarsi nello sguardo di quel Bambino, nella gloria di Dio che guarda gli uomini con benevolenza, con un amore tanto grande da non esitare a darsi in suo Figlio per la salvezza del mondo. Hanno capito – conclude Pizzaballa - che Dio ha messo la sua grandezza e la sua gloria, la sua onnipotenza, in quel Bambino piccolo, debole, che ha bisogno degli uomini”. (M.G.)

    inizio pagina

    Francia: il cardinale Barbarin commenta il referendum svizzero sui minareti

    ◊   Una moschea ha bisogno di un minareto? L’interrogativo è stato posto dal cardinale Philippe Barbarin, arcivescovo di Lione (Francia) e primate delle Gallie, alla luce del voto svizzero che proibisce la costruzione di minareti nella Comunità Elvetica. In un intervista all'emittente RCF Lyon Fourvière, ripresa dalla Zenit, il porporato ha spiegato che quella del “faro” delle moschee è una “questione di secondo piano”. Ciò che conta è che “i musulmani che sono in Europa” abbiano “diritto a luoghi di culto”. Il primate delle Gallie ha anche raccontato di aver parlato “per telefono con il rettore della grande moschea di Lione”, che gli ha confermato che “per lui ciò che conta è la moschea. Il minareto è una questione di secondo piano”. Citando il Concilio Vaticano II, il porporato ha quindi ricordato che “ciascuno ha il libero diritto di esercitare la propria religione e deve essere rispettato da tutti in questo campo”. “Pertanto, quando la paura dice 'd'accordo le moschee, ma non i minareti', non è un buon segno” (come hanno detto i vescovi svizzeri fin da prima della votazione). Tuttavia “ci sono sicuramente motivi per questo e bisogna comprenderli”. Il cardinale Barbarin ha infine ricordato la “tradizione già antica di dialogo profondo con i musulmani e gli ebrei” a Lione, “il che ci permette di dire che questo diritto libero deve essere lo stesso ovunque, anche nei Paesi musulmani”. Entrando nel merito della questione della reciprocità il porporato ha poi ricordato il viaggio in Algeria di circa tre anni fa, quando tutti insieme, cristiani e musulmani, si sono detti colpiti dal 'cattolicesimo delle catacombe”. “In alcuni Paesi c'è un cattolicesimo delle catacombe – ha insistito –. Io l'ho detto e anche alcuni musulmani lo deplorano”. (M.G.)

    inizio pagina

    Allo studio del Patriarcato di Mosca un documento sul Primato nella Chiesa

    ◊   La Commissione sinodale biblica e teologica della Chiesa ortodossa russa, presieduta dal metropolita Filaret di Minsk, sta lavorando alla stesura di un documento sul Primato nella Chiesa. A darne notizia è un comunicato diffuso ieri dal Patriarcato di Mosca. “Si tratta – precisa il portale di informazione religiosa della Chiesa ortodossa russa di Francia – di un contributo del Patriarcato di Mosca al dialogo cattolico-ortodosso che sta esaminando attualmente la questione del Primato e della conciliarità, così come quella dell’esercizio del primato del vescovo di Roma nel primo millennio”. A questo tema - riferisce l'agenzia Sir - si sta dedicando la Commissione mista internazionale per il dialogo teologico tra la Chiesa cattolica e la Chiesa ortodossa nel suo insieme alla quale partecipano anche delegati del Patriarcato di Mosca e che si è incontrata a Cipro dal 16 al 23 ottobre sotto la co-presidenza del cardinale Walter Kasper, presidente del Pontificio Consiglio per l’unità dei cristiani, e del metropolita di Pergamo, Ioannis. In un messaggio al Patriarca ecumenico di Costantinopoli Bartolomeo I per la festa di Sant’Andrea, Benedetto XVI è tornato a proporre alle Chiese sorelle quanto già aveva chiesto prima di lui Giovanni Paolo II nell’enciclica "Ut unum sint" e cioè di studiare “le forme” nelle quali il ministero del Vescovo di Roma “possa realizzare un servizio d’amore riconosciuto dagli uni e dagli altri”. (R.P.)

    inizio pagina

    Finito di copiare il “Vangelo del Cile”. Un versetto è opera del Papa

    ◊   L’arcivescovo di Santiago del Cile, cardinale Francisco Javier Errázuriz, lo scorso 8 dicembre nel corso dell’omelia dell’Eucaristia celebrata nel santuario dell’Immacolata Concezione nella colina di San Cristóbal nella capitale, ha rivelato che è stato Benedetto XVI a copiare il primo versetto del Vangelo di Marco dando così inizio alla singolare iniziativa chiamata “Il Vangelo del Cile”. Nella cornice della Missione continentale in corso, l’episcopato, alcuni mesi fa, ha lanciato l’idea di far copiare a 8mila fedeli volontari i Vangeli per concludere con l’elaborazione di un libro da pubblicare prossimamente e distribuire in tutto il Paese. In sostanza, l’8 dicembre si è chiusa l’iniziativa e ora il progetto è entrato in una fase editoriale che impiegherà alcuni mesi poiché si tratta di allestire e stampare un libro facsimile che riporti tutte le calligrafie digitalizzate dei partecipanti. Secondo gli organizzatori del progetto la prima copia stampata sarà disponibile nel mese di novembre del 2010 e sarà depositata presso il Santuario nazionale della “Virgen de Maipú” nelle vicinanze della capitale. Nonostante i molteplici problemi che preoccupano il popolo cileno, così come altri dell’America Latina, alle prese con gravi incertezze socio-economiche e diverse sfide di natura etica, il Paese sudamericano sta attraversando un momento religioso molto intenso e di grande partecipazione sociale. Alcune settimane fa si è svolto nella città di Concepción un affollatissimo pellegrinaggio con la presenza inattesa di oltre 10mila giovani. Quest’iniziativa del “Vangelo del Cile” è stata una vera mobilitazione di massa con eventi collaterali di grande rilevanza spirituale e religiosa. Infine, fra il 7 e l’8 dicembre, presso il Santuario mariano de Lo Vásquez (Valparaiso), secondo i rapporti della polizia locale si sono raduni almeno 800mila fedeli e pellegrini. Il pellegrinaggio, che in pratica è iniziato il 6 dicembre, si è valso dell’aiuto di più di mille volontari, 50 sacerdoti, e decine di seminaristi e religiose. Mons. Gonzalo Duarte, vescovo di Valparaiso, parlando con i giornalisti ha sottolineato i “due aspetti più belli di questa festa religiosa: da un lato l’allegria di coloro che partecipano, arrivano per fermarsi almeno un giorno e vivono insieme lunghe ore di fratellanza. Dall’altro, ha spiegato il presule, la preghiera che porta ad affidarsi alla Vergine, a confessarsi e ad ascoltare la Messa per poi tornare con il cuore rinfrescato e rinnovato alle loro case e parenti”. (A cura di Luis Badilla)

    inizio pagina

    Cina: ordinazioni sacerdotali in diverse diocesi nella solennità dell'Immacolata

    ◊   Nella solennità dell’Immacolata Concezione della Vergine Maria, festa mariana molto sentita nel mondo cattolico cinese, e nel contesto dell’Anno Sacerdotale, sono state celebrate diverse ordinazioni sacerdotali nelle distinte diocesi della Cina continentale. Secondo le informazioni pervenute all’agenzia Fides, oltre 5.000 fedeli hanno partecipato all’ordinazione di 11 nuovi sacerdoti che si è svolta nella cattedrale di Shang Hai presieduta dal vescovo ausiliare mons. Giuseppe Xing Wen Zhi, concelebrata da ben 130 sacerdoti provenuti da tutto il paese, con la partecipazione di 100 seminaristi. I nuovi sacerdoti provengono: tre dalla diocesi di Shang Hai, tre da Hang Zhou, due da Xia Men, due da Wen Zhou e uno da An Hui. Durante la solenne cerimonia, il Centro per il servizio sociale di Guang Qi ha raccolto i fondi per bambini e famiglie disagiate. Nello stesso giorno, oltre 2.000 fedeli hanno assistito all’ordinazione sacerdotale di 6 diaconi celebrata nella cattedrale della diocesi di Tai Yuan. Il rito è stato concelebrato da 106 sacerdoti. Una ordinazione dal carattere “particolare” si è svolta nella parrocchia dedicata all’Immacolata Concezione del distretto di Ping Yin - dove si trova il santuario mariano e il santuario dedicato a San Giuseppe - della diocesi di Ji Nan, della provincia dello Shan Dong. Questo piccolo villaggio, da cui sono venute una ventina di vocazioni sacerdotali negli ultimi anni, per la prima volta ha celebrato l’ordinazione sacerdotale di un suo membro nella parrocchia del villaggio. Sono stati 27 i sacerdoti, 15 i religiosi e migliaia i fedeli che hanno preso parte con grande emozione e gioia al rito. (R.P.)

    inizio pagina

    Malaysia: la Chiesa tra difesa dei non-musulmani e dialogo con l'islam

    ◊   La Chiesa in Malaysia deve avere il coraggio di continuare a difendere i diritti dei non-musulmani, promuovendo nel contempo la ricerca dell’uguaglianza e della giustizia attraverso il dialogo con tutti. Ad affermarlo all’agenzia Ucan è mons. Paul Tan Chee Ing, vescovo della diocesi di Melaka-Johor, nel Borneo settentrionale. 69 anni, mons. Tan è da tempo impegnato nel dialogo interreligioso e nella difesa dei diritti delle minoranze religiose in Malaysia, dove l’etnia dominante malese è in maggioranza musulmana. Prima di essere nominato vescovo di Melaka-Johor ha co-fondato nel 1980 il Consiglio consultivo malese per il Buddismo, il Cristianesimo, l’Induismo, Sikhismo e taoismo (Mccbchst, in sigla), un organismo che negli anni è diventato un interlocutore privilegiato delle autorità malesi sulle questioni riguardanti la convivenza tra le religioni nel Paese. Interpellato dall’Ucan sull’annosa controversia circa l’uso della parola "Allah" per indicare Dio nella Bibbia tradotta in malese, o nella sezione in lingua malese del settimanale cattolico locale “The Herald”, mons. Tan ha ribadito gli argomenti più volte sostenuti dalle Chiese cristiane locali: ossia, che in malese non esiste un altro termine, oltre a quello di “Allah”, per indicare Dio, che il suo uso da parte dei cristiani data da molto prima dello stesso Maometto e che nella vicina Indonesia i cristiani usano da secoli questa parola senza alcun problema. La controversia – evidenza il presule – è solo uno dei tanti segnali della progressiva islamizzazione della società e dell’ordinamento giuridico malese che di fatto privilegia l’Islam, praticato dal 60% dei 28 milioni di abitanti della Federazione. Di fronte a questi tentativi, dice, “la Chiesa dovrebbe avere la forza di continuare ad essere paladina dei diritti dei non musulmani e allo stesso tempo premere per l’uguaglianza nel dialogo con tutti”. Secondo mons. Tan è “essenziale unire le nostre forze con tutti i non musulmani nell’ambito del Mccbchst. In questo modo – afferma - non verremo additati come anti-musulmani e faremo sentire meglio la nostra voce insieme a quella degli altri che insieme a noi costituiscono il restante 40% della popolazione”. I cristiani in Malaysia rappresentano intorno al 9% della popolazione, di cui i cattolici sono circa 3-3,5%. La maggior parte è concentrata nelle province del Sabah e del Sarawak, nell’isola del Borneo. (L.Z.)

    inizio pagina

    Costa d'Avorio: inaugurato il nuovo Santuario della Madonna della Guardia a Bonoua

    ◊   Il vescovo della diocesi di Grand-Bassam, mons. Paul Dakoury, alla presenza del nunzio apostolico in Costa d'Avorio, mons. Ambrose Madtha e di mons. Antony Swamy, vescovo indiano di Chikmagalur, ha presieduto la prima Messa solenne nel nuovo Santuario della Madonna della Guardia, sulla collina di Bonoua, realizzato dall'Opera Don Orione. Alla solenne cerimonia erano presenti il Superiore generale dell'Opera Don Orione don Flavio Peloso, il Superiore della vice-provincia orionina Notre Dame d'Afrique, don Angelo Girolami, numerosi sacerdoti diocesani e orionini, autorità locali e civili e una grande folla di oltre 2000 fedeli accorsi ad onorare Maria. "La benedizione del Santuario è un evento importante per tutta la diocesi e per tutta la Costa d'Avorio - ha detto il vescovo Paul Dakoury -. La devozione alla Madonna porta a Gesù e unisce alla Chiesa". A dare ulteriore solennità alla festa c'è stata l'ordinazione di tre nuovi diaconi orionini. Alla fine della celebrazione, il Superiore generale ha portato attraverso la folla commossa il reliquiario con la preziosa reliquia della Santa Croce. Il nunzio apostolico, mons. Ambrose Madtha, ha letto un messaggio, del cardinale Segretario di Stato, Tarcisio Bertone, con la benedizione apostolica del Santo Padre, in cui tra l’altro è scritto: "La devozione alla Madonna della Guardia è cara a Sua Santità Benedetto XVI, che non di rado, recitando la preghiera nella quiete dei Giardini Vaticani, si sofferma davanti all'edicola che conserva la sacra immagine donata dall'Arcidiocesi di Genova". (R.P.)

    inizio pagina

    Spagna: sale l’attesa per l’apertura dell’Anno Compostelano

    ◊   A meno di un mese dall’apertura dell’Anno Compostelano del 2010, l’arcivescovo di Santiago de Compostela, mons. Julián Barrio, ha indirizzato una lettera pastorale a sacerdoti, religiosi e laici della sua diocesi esortandoli a prepararsi alla celebrazione dell’evento. Nella testo, di cui riferisce la Zenit, l'arcivescovo sottolinea che questo Anno Santo è il secondo del terzo millennio del cristianesimo e ricorda che il prossimo si celebrerà nel 2021. La Diocesi, afferma monsignor Barrio, “deve vivere con gioia ed entusiasmo questo avvenimento di grazia che favorirà la rivitalizzazione della nostra vita cristiana in una situazione di preoccupante indifferenza nei confronti dei valori religiosi”. Per questo, esorta a prepararsi “spiritualmente per rendere grazie a Dio che ci ha benedetti con questo dono e per accogliere le grazie giubilari”. In questo senso, propone a tutti i diocesani che il 18 dicembre, venerdì della terza settimana d'Avvento, sia un giorno di digiuno, “vissuto con atteggiamento profondamente spirituale, offrendo ad ogni famiglia l'aiuto economico che ritenga possibile alla Caritas diocesana perché questa possa far fronte ad alcune delle necessità dei poveri e degli emarginati”. Allo stesso modo, chiede che il 30 dicembre, vigilia dell'Apertura della Porta Santa, o nella data più prossima che sembri conveniente dal punto di vista pastorale, nella Cattedrale, nelle chiese parrocchiali e nei centri di culto delle comunità religiose si svolga un atto di adorazione al Santissimo, un'ora santa, nel momento più opportuno. “Molte volte – afferma l'arcivescovo – ci mancano le parole per esprimere la ricchezza dei nostri sentimenti e sono i segni, i gesti o i simboli che ci aiutano a comunicare ciò che le parole non sono capaci di esprimere. Questi segni orienteranno il nostro sguardo verso l'Anno Santo Compostelano”. Il presule termina quindi invitando a sforzarsi in questo Anno Santo “a trasmettere il messaggio rivelato, a celebrare il culto cristiano in tutte le sue manifestazioni e a mettere in pratica la carità con le sue molteplici esigenze, essendo come San Giacomo Apostolo, amici e testimoni del Signore”. (M.G.)

    inizio pagina

    Solidarietà tra i ragazzi dell'Infanzia Missionaria degli Usa e 40 coetanei del Nepal

    ◊   L’impegno per i bambini in situazione di necessità che vivono in Nepal e il sostegno alla Chiesa locale, che porta loro aiuto e speranza, sono al centro dell’attività di Avvento e Natale promossa quest’anno dalla Pontificia Opera dell’Infanzia Missionaria negli Stati Uniti d’America. “Mentre ci prepariamo a celebrare il Natale, non posso dimenticare i molti bambini che ho incontrato durante le mie visite alle missioni” afferma il direttore nazionale delle Pontificie Opere Missionarie negli Stati Uniti d’America, mons. John Kozar, in una sua comunicazione inviata all’agenzia Fides. “Questi bambini fanno esperienza dell’amore di nostro Signore, unico Salvatore del mondo, attraverso il servizio di sacerdoti, religiose e catechisti laici” spiega mons. Kozar riferendosi in particolare ad una parrocchia del Nepal dove è stato allestito un ostello per circa 40 ragazzi che frequentano una scuola locale. Dal momento che essi vivono così lontano da ogni scuola – sarebbero necessari due giorni di viaggio in autobus e cinque giorni a piedi – questa è l’unica possibilità che hanno per avere un’educazione. All’ostello inoltre i ragazzi ricevono le attenzioni premurose delle suore. La Newsletter inviata per l’Avvento a tutti i ragazzi dell’Infanzia Missionaria degli Stati Uniti, invita ad offrire amore e preghiere per questi ragazzi di Kathmandu, che sono così lontani geograficamente dagli Stati Uniti d’America, suggerendo anche il testo di una preghiera da recitare in questo periodo dell’anno liturgico, chiedendo a Dio di aiutarli nel loro impegno di annunciare la Buona Novella di Gesù, “in modo che il mondo intero sia illuminato dalla luce del suo amore”. “I ragazzi del nostro paese rispondono con entusiasmo, con preghiere e sacrifici, per aiutare i loro fratelli e sorelle nei Paesi lontani – spiega mons. Kozar -. Sanno bene di essere missionari adesso, dove si trovano. La gnerosità della loro fede missionaria è un esempio anche per me”. (R.P.)

    inizio pagina

    Appello del cardinale Sepe: "camorristi, convertitevi!"

    ◊   “Camorristi, convertitevi! Un giorno verrà il giudizio di Dio”. L’appello lanciato da Giovanni Paolo II nella Valle dei Templi nel 1993 è risuonato nuovamente nell’omelia pronunciata dall’arcivescovo di Napoli, cardinale Crescenzio Sepe, in occasione della Messa per la solennità dell'Immacolata tenutasi lo scorso martedì nella chiesa partenopea del Gesù Nuovo. Il porporato ha fatto riferimento proprio alla cronaca del capoluogo campano: “Napoli mostra spesso residui che la violenza e il malaffare, le ingiustizie e le prevaricazioni lasciano sul campo, sfigurando anche il volto di questa nostra amata città che ha, invece, bisogno di riaprire e rinverdire pagine di segno diverso: quelle, per esempio, di un storia di fronte alla quale, al pari della speranza, non esiste umiliazione tanto grande da poterla mutilare”. La Chiesa, ha confessato, “si sente parte in causa, pienamente coinvolta nella ricerca dei modi in cui rendere più autentico e più incisivo il proprio messaggio di amore per il prossimo al quale l’ha iniziata il Salvatore Gesù Cristo”. Connesso al comandamento dell'amore, ha spiegato, c'è sul piano civile “un valore di riferimento per il quale si può essere pienamente e autenticamente cittadini di una comunità matura e responsabile: la moralità”. Nella festa dell’Immacolata, “fortemente sentita e vissuta” dai napoletani, il cardinale Sepe ha poi dichiarato di voler chiedere davanti alla Vergine “perdono per il male che ancora sporca di sangue le nostre strade, la nostra vita, la nostra anima”. “Come possiamo chiedere la benedizione della Vergine per questa nostra amata terra, per i suoi figli, se non abbiamo il coraggio di lottare apertamente e quotidianamente contro la civiltà della morte, che qui da noi si chiama camorra?”, ha chiesto. “Come possiamo chiedere l’intercessione dell’Immacolata in questo momento di crisi per le famiglie in difficoltà, per i giovani che non trovano lavoro, per i disoccupati di sempre, per i senza tetto, se non gridiamo forte la nostra indisponibilità contro un sistema malavitoso che ancora blocca l’economia, che ancora propone modelli culturali ed educativi aberranti che s’insinuano nella vita di tutti?”. L’arcivescovo della città chiama quindi tutti ad una responsabilità condivisa: “perché la cultura della morte trova spazio nel vuoto o nel compromesso di alcuni, nell’omertà di altri, nell’indifferenza di molti, nella disperazione di quanti, abbandonati a se stessi, si affidano a chiunque offra lavoro e sostentamento, anche a costo della vita degli altri”. Perchè non basta prendere coscienza del problema ma è necessario dire di “No”. “Napoli può e deve risorgere - ha affermato infine il cardinale -. Napoli può e deve ritrovare la propria speranza. Napoli può e deve sentirsi amata. Perché non è la città dell’onore perduto: Napoli può e deve diventare la città del coraggio ritrovato”. “Conoscere Cristo, annunciarlo e consumarci per Lui è il modo più vero e più intenso per servire l’uomo e porsi al suo fianco, accompagnarlo in ogni passo della vita, fargli sentire il respiro di una speranza di fronte alla quale nessuna difficoltà è mai tanto grande che non possa essere superata”, ha concluso. (M.G.)

    inizio pagina

    Terra Santa: il 13 dicembre gli Scout accendono la “Fiaccola di Betlemme”

    ◊   L’appuntamento, per tutti gli Scout e le Guide di Francia, è per sabato 12 dicembre: quel giorno, infatti, arriverà dall’Austria la “Fiaccola di Betlemme”, simbolo della pace, che i giovani veglieranno e manterranno sempre accesa fino al 24 dicembre. Numerose manifestazioni e veglie di preghiera di svolgeranno in diverse diocesi francesi, come Sens et Auxerre, Aix-en-Provence, Lyon e Lille. “Si tratta di un gesto formidabile – spiega Tiffany Bujdarz, responsabile della Pastorale giovanile francese – Se si riesce a vegliare una fiaccola fino al giorno di Natale, allora si riesce anche a fare attenzione all’altro, a tentare di vivere in un mondo più pacifico”. L’iniziativa della “Fiaccola di Betlemme” è nata nel 1985, quando una radio austriaca decise di andare in pellegrinaggio fino alla Grotta della Natività. Una volta in Terra Santa, i partecipanti accesero una fiaccola, mantennero la fiamma sempre viva, la riportarono a Vienna e la distribuirono in segno di pace. Come i campioni dello sport si passano di mano in mano la fiaccola olimpica, dunque, così gli Scout, “campioni della fraternità” decisero di mantenere vivo questo simbolo di pace. Nel 2003, l’iniziativa si è allargata anche alla Francia ed ora, ogni anno, nel terzo sabato di Avvento, avviene la cerimonia di consegna della fiaccola tra la nazione austriaca e quella francese. (I.P.)

    inizio pagina

    Nelle librerie italiane il primo rapporto mondiale sulla Dottrina sociale della Chiesa

    ◊   187 pagine di informazioni, sintesi e valutazioni su quanto si è fatto nei cinque continenti nel campo della diffusione della Dottrina sociale della Chiesa. Così si presenta il primo rapporto sulla Dottrina sociale della Chiesa nel mondo redatto dall'Osservatorio internazionale Cardinale Van Thuân e edito dalle edizioni Cantagalli di Siena. Il testo – in questi giorni in uscita nelle librerie italiane - presenta una Sintesi introduttiva, un’analisi del magistero del Santo Padre nell'anno in esame, un’analisi delle problematiche emergenti nei cinque continenti con una prospettiva a 360 gradi, uno Studio dell'anno affidato a Stefano Zamagni e una serie di Documenti. Il documento si conclude con una cronologia molto analitica dei principali avvenimenti. I due autori, Giampaolo Crepaldi e Stefano Fontana, hanno voluto offrire uno strumento fondamentale di informazione, di ricerca, di riflessione e di dialogo per capire dove sta andando la Chiesa cattolica con la sua Dottrina sociale, i punti di forza e di debolezza, gli avanzamenti e i ritardi. Il Rapporto "fa il punto", come fanno i naviganti in mare. Come afferma il cardinale Martino nella prefazione del rapporto, si tratta di un avvenimento di assoluta novità e di grande utilità. Fra l’altro l’opera sarà la prima di una lunga serie. L'Osservatorio internazionale Cardinale Van Thuân, presieduto dall'arcivescovo Giampaolo Crepaldi, ha infatti annunciato che il rapporto avrà una cadenza annuale affinché “diventi punto di riferimento atteso” da quanti si interessano alla Dottrina sociale della Chiesa. (M.G.)

    inizio pagina

    24 Ore nel Mondo



    Obama insignito del Premio Nobel per la pace a Oslo

    ◊   Il presidente statunitense, Barak Obama, è stato insignito oggi ad Oslo del Premio Nobel per la pace 2009. Nel suo discorso, il capo della Casa Bianca ha affrontato la delicata questione del ricorso alla guerra come mezzo di difesa della pace. Sentiamo Eugenio Bonanata:

     
    ''Gli strumenti di guerra giocano un ruolo nel preservare la pace'', anche se la guerra è “una premessa di tragedia umana”. Il presidente Obama, che ha detto di accettare il Premio “con profonda gratitudine e grande umiltà”, ha spiegato in questo modo la condotta americana in Afghanistan e Iraq. Una condotta definita da alcuni in contraddizione rispetto all’assegnazione del Nobel per la Pace. “Un movimento non-violento - ha affermato Obama - non avrebbe fermato i soldati di Hitler”. Allo stesso modo, “i negoziati non convinceranno i leader di al Qaeda a deporre le armi”. Obama si è detto inoltre convinto che “non siamo prigionieri del destino” e che le “nostre azioni contano e possono indirizzare la storia verso la giustizia”. Il presidente Usa, ricordando tutti i reduci dell’Afghanistan, aveva già affrontato la questione in mattinata sottolineando che l’obiettivo principale della politica estera americana è quello di trovare pace e stabilità in tutto il mondo. A pochi giorni dalla decisione di inviare altri 30 mila uomini in Afghanistan, Obama aveva assicurato che, a partire da luglio 2011, inizierà il ritiro dal Paese e il conseguente passaggio di consegne alle autorità locali. Obama ha inoltre ripetuto che altri avrebbero meritato più di lui questo riconoscimento. Il presidente del Comitato norvegese per il Nobel, Thorbjoern Jagland, ha motivato la scelta spiegando che si è trattato di un riconoscimento alle idee del presidente americano. Obama nel suo discorso ha espresso solidarietà con quanti lottano per la libertà in Iran, Zimbabwe e Birmania, assicurando il pieno sostegno degli Stati Uniti.

     
    Filippine: sequestrati circa 65 civili
    Tensioni politiche, etniche, religiose ed episodi legati alla criminalità organizzata. In questo scenario si colloca, nelle Filippine, il sequestro avvenuto nell’isola di Mindanao, nel sud dell’arcipelago, di circa 65 civili, soprattutto scolari ed insegnanti di una scuola. Il rapimento è stato effettuato da un commando di miliziani, che ha rilasciato alcuni degli ostaggi in una regione dove le forze governative già lottano contro la ribellione del fondamentalismo islamico. Su questa difficile situazione che crea continua instabilità nel Paese, Giancarlo La Vella ha intervistato padre Gianni Re, missionario del Pime, da anni nelle Filippine:

    R. - Attualmente, sembra che l’esercito stia intervenendo con mano abbastanza pesante, ma purtroppo sembra ci siano degli elementi - sia all’interno della polizia, sia all’interno dell’esercito - collegati a questi gruppi criminali, per cui la situazione non è sempre molto chiara. Quando si avvicinano le elezioni, poi, questi episodi aumentano. Si pensa che probabilmente ci sia sempre qualche politico alle spalle di questi criminali, con lo scopo di finanziare la loro campagna elettorale.

    D. - Tra gruppi fondamentalisti islamici, gruppi ultramaoisti e criminalità organizzata, le Filippine sembrano essere un Paese ancora alla ricerca di stabilità. Che cosa si cerca di fare per fronteggiare la situazione?

     
    R. - Ciò che si cerca di fare è portare avanti il dialogo interreligioso, oppure fornire aiuti umanitari: attività nelle quali si cerca di coinvolgere un po’ tutti. E naturalmente, anche denunciando i fatti di criminalità sia politica che comune.

     
    D. - Anche la comunità cattolica è stata spesso vittima di attentati…

    R. - Sì, è stata vittima di rapimenti: anche recentemente è stato sequestrato un sacerdote missionario irlandese, fortunanatamente poi rilasciato. In passato, ci sono stati però altri episodi di rapimento e purtroppo anche uccisioni. In altre occasioni, sono stati uccisi rappresentanti della comunità cattolica che si battevano per i diritti umani o per portare avanti un discorso di tipo umanitario. Il lavoro, certamente, continua e si cerca di farlo collaborando insieme e in tutti i modi, anche se in certe aree non è facile, perché questi atti di violenza inevitabilmente creano delle diffidenze tra i vari gruppi. A volte, questa diffidenza si trasforma anche in odio e purtroppo è poi molto difficile cercare di sostenere valori come la fratellanza e la convivenza pacifica.

    Italia: RU486
    “Saranno messe in atto tutte le misure per capire se l’utilizzo della RU486 è compatibile con la Legge 194 sull’aborto. Se non ci sarà il ricovero ospedaliero il governo interverrà”. Così il Ministro italiano della salute, Maurizio Sacconi, all’indomani della pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale delle linee guida del preparato abortivo, ultimo passaggio prima del suo uso negli ospedali italiani. Le associazioni pro-life ribadiscono che “l’uso della pillola banalizza l’aborto, che rimane un omicidio”. Massimiliano Menichetti ha raccolto il commento del prof. Alessandro Caruso, direttore di Ostetricia e ginecologia del Policlinico Agostino Gemelli di Roma:

    R. - La pillola RU486 è praticamente una specie di veleno che pervade l’organismo della donna, agisce sui ricettori del progesterone e provoca l’aborto in quel modo. Quindi, è un aborto con tutti i rischi di un aborto.

     
    D. - Da più parti si ribadisce che non ci sarà uniformità nel trattamento, quindi aumenteranno anche i rischi...

     
    R. - Certamente, nell’applicazione i vari ospedali si comporteranno in maniera diversa: chi vorrà farlo in day hospital, chi vorrà farlo con il ricovero. Noi però crediamo che la donna, poi, una volta presa questa pillola gestirà la situazione in casa e lì la pericolosità aumenterà senz’altro. Se è vero che in alcuni di questi casi non ci sarà il cosiddetto "trauma chirurgico", è anche vero però che - innescando un meccanismo patologico di espulsione del prodotto del concepimento - si rischia di avere emorragie, oltre che dolori, e anche la necessità di fare poi ugualmente il raschiamento. In altre parole, tutto un corteo di situazioni nelle quali la donna è lasciata sola e poi costretta a rivolgersi in un secondo tempo al presidio ospedaliero.

     
    D. - Un altro appello è quello al monitoraggio della somministrazione della pillola in rispetto alla Legge 194, che prevede che tutto il trattamento abortivo sia esperito in ospedale. Ma è possibile averne la certezza?

     
    R. - Qualunque paziente, in qualsiasi momento, può firmare una cartella e andarsene. Ogni cittadino è libero di stare o non stare. Quindi, non è che la donna possa essere costretta, una volta assunta la pillola, a rimanere dentro ad un ospedale. Questa giusta libertà di autodeterminazione può dunque, in questo caso, far correre dei pericoli. E' ancor più sulla strada della banalizzazione dell’aborto.

     
    D. - La RU486 si aggiunge ai metodi abortivi. Come si favorisce invece la cultura della vita?

     
    R. - Il problema è culturale. E’ culturale per le donne, perché devono essere sempre più sensibilizzate a quello che è un istinto che hanno in loro stesse: l’istinto della maternità. La donna sa che quando inizia la gravidanza c’è un’altra vita dentro di sé: quello è suo figlio fin dall’inizio. Poi, c’è un problema culturale nei confronti dei medici. Bisogna ricondurre la cultura medica a quello che era prima della legge sull’aborto: alla concezione ippocratica del rispetto della vita sempre e comunque, dal suo inizio alla sua fine. Spero proprio che noi medici cattolici ci sentiamo incoraggiati a insistere sulla strada per fare cultura. Io dico no all’aborto, perché l’aborto vuol dire l’uccisione di una persona, che ha gli stessi diritti di tutela della vita di quelli della madre. Noi uccidiamo una persona.

     
    Pakistan: drone usa in azione nel sud Waziristan
    Nelle ultime ore, è salito a sei morti e otto feriti il bilancio dell'attacco di un drone americano, che oggi ha lanciato due razzi nel Waziristan meridionale, nel nordovest del Pakistan. Da tempo, le operazioni dei droni (velivoli senza pilota) si sono intensificate, creando vive preoccupazioni a Islamabad. Intanto, proseguono le indagini sui cinque studenti musulmani residenti negli Usa, arrestati ieri nella città di Sargodha, in Pakistan, perchè sospettati di contatti con organizzazioni estremistiche. Stando alla polizia locale, non è escluso che stessero preparando un attentato.
     
    Afghanistan: 50 talebani si arrendono per cooperare con il governo
    Un gruppo antigovernativo talebano, operante nella provincia settentrionale afghana di Baghlan, ha deciso questa mattina di deporre le armi e di arrendersi. Il capo della polizia provinciale, Mohammad Kabir Andarabi, ha reso noto che una cinquantina di talebani armati, guidati dal comandante Abidudin e attivi nel distretto di Pul-e-Hisar, si sono impegnati a cooperare con il governo per ripristinare la stabilità nella provincia.

    India: chiesta estradizione per uno dei responsabili dell’attentato a Mumbai
    L'India cercherà il modo per poter interrogare e ottenere l'estradizione di David Coleman Headley, il cittadino statunitense di origine pakistana accusato di essere uno dei "cervelli" dell'attentato di Mumbai, che lo scorso anno fece oltre 170 morti. Da parte sua, l'Fbi ha accusato Headley di aver svolto ''un minuzioso controllo di obiettivi a Mumbai per oltre due anni'', prima dell'attacco terroristico del 26 novembre 2008.

     
    Corea del Nord: rilancio dei negoziati con gli Usa
    Accordo tra Stati Uniti e Corea del Nord sulla necessità di riprendere negoziati sul programma atomico di Pyongyang. E’ il risultato della missione nel Paese Asiatico dell’emissario del governo americano, Stephen Bosworth, resa nota in una conferenza stampa a Seoul. Nel complesso, è emersa la visione comune sulla “necessità di recuperare la dichiarazione congiunta del 2005 - quella dell'abbandono dei piani nucleari in cambio di aiuti umanitari ed economici - e di riprendere i negoziati a sei, che coinvolgono le due Coree, la Cina, la Russia, il Giappone e gli Usa”. Stati Uniti e Russia sigleranno a breve una nuova intesa sul disarmo nucleare in sostituzione del trattato Start, che è scaduto lo scorso 5 dicembre.

    Influenza A: Pyongyang accetta invio di aiuti da Seul
    La Corea del Nord ha accettato l'offerta di aiuto dalla Corea del Sud, a seguito di un focolaio di influenza A. Ieri, la Corea del Nord ha annunciato di avere riscontrato fra la popolazione diversi casi di contagio per il virus A. Lo scorso anno, a seguito del peggioramento dei rapporti fra i due Paesi, Seul aveva sospeso la maggior parte degli aiuti umanitari.

    Turchia: nove ribelli curdi uccisi in scontri con esercito
    Nove ribelli separatisti curdi appartenenti al Partito dei lavoratori del Kurdistan (Pkk) sono stati uccisi oggi durante scontri con l'esercito turco nelle province di Mardin e Hakkari, nella Turchia sud-orientale. Altri nove militanti del Pkk, si sono arresi oggi alle autorità turche mentre attraversavano la frontiera di Habur, al confine fra Turchia ed Iraq. Questa nuova operazione dell'esercito turco viene a pochi giorni dall'agguato, avvenuto lunedì scorso, che ha causato la morte di sette militari e il ferimento di tre loro commilitoni sempre nella Turchia sud-orientale.

    Honduras: in stallo i negoziati per Zelay
    Ostacolati i negoziati per permettere al deposto presidente dell'Honduras Manuel Zelaya di raggiungere il Messico, dopo essere rimasto per tre mesi asserragliato nell'ambasciata brasiliana. Ma il governo de facto di Tegucigalpa ha respinto la richiesta di un salvancondotto da parte del Messico, affermando che l'ex leader potrebbe lasciare il Paese solo se richiedesse l'asilo. Il presidente destituito ha però respinto la proposta, preferendo mantenere una posizione che gli consenta di continuare a battersi per un suo pieno ritorno.

    Russia: salgono a 131 le vittime del rogo di Perm
    Sale a 131 il bilancio delle vittime del rogo di Perm, ai piedi dei monti Urali. L’incendio si è sviluppato in un nightclub tra il 4 ed il 5 dicembre scorsi. Finora, sono state arrestate cinque persone, accusate a vario titolo di responsabilità colpose, in particolare per la violazione delle norme antincendio. In ospedale ci sono ancora un centinaio di feriti, una trentina dei quali in gravi condizioni. In seguito a questa tragedia, il governo di Perm al completo ieri si è dimesso. Inoltre a Kemerovo, nella Siberia centrale, è stato trovato ucciso con alcuni colpi d'arma da fuoco Ghennadi Prudetski, direttore di un fondo di beneficenza in favore dei detenuti e delle vittime delle repressioni. Ancora sconosciuto il movente.

     
    Italia: Istat conferma +0,6% nel III trimestre
    Il Prodotto interno lordo (pil) italiano torna a crescere nel terzo trimestre del 2009, dopo un calo durato 15 mesi consecutivi: +0,6% è il dato registrato dall’Istat, che conferma tuttavia la diminuzione del 4,6% su base annua. E oggi alla Camera dei deputati riprende la discussione sulla Finanziaria. L’opposizione alza barricate contro il governo che mira a porre la fiducia sulla manovra. L’Udc ha offerto la riduzione al massimo degli emendamenti per evitarla, mentre il Pd ha chiesto direttamente al presidente della Camera, Gianfranco Fini, di difendere il ruolo del parlamento. "La sovranità in Italia è passata dal parlamento al partito dei giudici", ha affermato il premier, Silvio Berlusconi, da Bonn per il Congresso del Partito popolare europeo, precisando che si sta lavorando “per cambiare la situazione anche attraverso la riforma della Costituzione".

    Grecia: lenta ripresa per la borsa ateniese
    Sempre in primo piano la situazione in Grecia. Il premier Papandreou in mattinata ha incontrato il presidente e ha proposto una riunione con tutti i leader dei partiti politici per affrontare insieme la crisi economico-finanziaria e ''lanciare un forte messaggio ai mercati''. Fiducioso il presidente dell'Eurogruppo, Juncker, che ha escluso categoricamente l’ipotesi di bancarotta per il Paese. Il presidente della Banca centrale europea (Bce), Jean-Claude Trichet, chiede al governo della Grecia di adottare misure “coraggiose” per ridurre il preoccupante deficit che sta interessando tutti i paesi della zona euro.

    Somalia: pirateria sequestra nave pachistana
    La motonave Shahbaig, battente bandiera pakistana, è stata sequestrata ieri al largo delle acque somale. Non ci sono per ora ulteriori particolari, ma si ritiene che l'equipaggio sia composto da 29 persone, tutte di nazionalità pachistana. Attualmente nelle mani dei pirati somali ci sono una dozzina di navi, ed oltre 280 membri degli equipaggi. Quasi tutte le imbarcazioni sequestrate si trovano sulle coste del Puntland, regione semiautonoma del nord est della Somalia. (Panoramica internazionale a cura di Eugenio Bonanata e Chiara Pileri)

    Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LIII no. 344

     
    E' possibile ricevere gratuitamente, via posta elettronica, l'edizione quotidiana del Bollettino del Radiogiornale. La richiesta può essere effettuata sulla home page del sito www.radiovaticana.va/italiano.

    inizio pagina