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Sommario del 29/08/2009

Il Papa e la Santa Sede

  • Il magistero di Benedetto XVI su Giovanni Battista, del quale la Chiesa celebra oggi la memoria del martirio
  • Le celebrazioni della Perdonanza celestiniana aperte solennemente ieri sera dal cardinale Tarcisio Bertone. Intervista con mons. Santoro
  • Oggi su "L'Osservatore Romano"
  • Oggi in Primo Piano

  • La situazione dei cristiani in Iraq discussa al Meeting di Rimini, che si conclude oggi. Interviste con l'on. Mario Mauro e Staffan de Mistura
  • Il cardinale Angelo Bagnasco difende Dino Boffo dagli attacchi de Il Giornale: "Fatto disgustoso e molto grave"
  • Il commento del teologo don Massimo Serretti al Vangelo della 22.ma Domenica del Tempo ordinario
  • Chiesa e Società

  • RD del Congo: l’Unicef denuncia il perpetuarsi di stupri e violenze
  • Appello di Amnesty per la ratifica della Convenzione contro le sparizioni forzate
  • India: in Orissa attivista del pogrom anticristiano scagionato per mancanza di prove
  • Sri Lanka: l'esperienza di venti suore tra i profughi Tamil
  • In Nepal si invoca più dialogo fra i cristiani
  • Paraguay: i vescovi lanciano l’allarme sulla violenza nel Paese
  • Nuove iniziative della Conferenza episcopale cilena per la Missione continentale
  • Messico: appello dell’arcivescovo di Leon per sostenere finanziariamente la Chiesa
  • I sacerdoti dell'Africa meridionale discutono della loro condizione
  • Filippine, mons. Quiambao contro i casinò: “Distruggono la fibra morale della nostra società”
  • I Missionari Verbiti nelle Filippine compiono 100 anni
  • A Udine il “Pellegrinaggio dei Tre Popoli" tra le Chiese di Friuli, Carinzia e Slovenia
  • Francia: 300 giovani evangelizzatori nei luoghi di vacanza
  • Il tradizionale pellegrinaggio a Lourdes della diocesi di Roma
  • 24 Ore nel Mondo

  • Ancora sangue in Iraq, mentre da Kirkuk cristiani e musulmani si preparano a levare un appello per la riconciliazione del Paese
  • Il Papa e la Santa Sede



    Il magistero di Benedetto XVI su Giovanni Battista, del quale la Chiesa celebra oggi la memoria del martirio

    ◊   La Chiesa ricorda oggi il martirio di San Giovanni Battista, che rese a Dio la sua suprema testimonianza. E’ l’amico che esulta di gioia alla voce dello sposo e si eclissa di fronte al Cristo, sole di giustizia: “Ora la mia gioia è compiuta; Egli deve crescere, io invece diminuire”. Alla sua scuola si sono formati alcuni dei primi discepoli del Signore. Amedeo Lomonaco ricorda alcuni degli insegnamenti di Benedetto XVI sulla figura e la missione del Precursore:

    San Giovanni Battista sigilla la sua missione di Precursore con il martirio. E’ l’ultimo profeta dell’Antico Testamento e il primo apostolo di Gesù. E’ l’unico fra i Santi di cui si celebri la natività e il giorno della morte. Annuncia la venuta del Signore, esorta alla conversione e predica la penitenza. In molti accorrono da tutta la Giudea, da Gerusalemme e dalla regione intorno al fiume Giordano per ascoltarlo. In tanti pensano sia il Messia ma è Giovanni stesso ad assicurare che è solo il Precursore. La vita di Giovanni, come ricorda Benedetto XVI all’Angelus del 24 giugno del 2007, è stata in realtà “tutta orientata a Cristo”:

     
    “Giovanni Battista è stato il precursore, la ‘voce’ inviata ad annunciare il Verbo incarnato… Invochiamo la sua intercessione, insieme con quella di Maria Santissima, perché anche ai nostri giorni la Chiesa sappia mantenersi sempre fedele a Cristo e testimoniare con coraggio la sua verità e il suo amore per tutti”.

     
    Giovanni Battista battezza Gesù, non annuncia se stesso ma “l’Agnello di Dio, che toglie il peccato del mondo”. E’ “il primo “testimone” di Gesù, che indica “Figlio di Dio e redentore dell’uomo”. Giovanni - aggiunge il Papa - indica la Verità, senza paura:

     
    “Da autentico profeta, Giovanni rese testimonianza alla verità senza compromessi. Denunciò le trasgressioni dei comandamenti di Dio, anche quando protagonisti ne erano i potenti. Così, quando accusò di adulterio Erode ed Erodiade, pagò con la vita, sigillando col martirio il suo servizio a Cristo, che è la Verità in persona”.

     
    Giovanni Battista condanna pubblicamente Erode Antipa, che conviveva con la cognata e per questo viene decapitato. Il suo esempio testimonia che “l’amore di Cristo è più forte della violenza e dell’odio”. All’Angelus del 26 dicembre 2006, il Papa affida all’intercessione di Giovanni Battista “tutti coloro che, seguendo il suo esempio, introducono nel mondo la giustizia del regno di Dio:

     
    “Con speciale vicinanza spirituale, penso anche a quei cattolici che mantengono la propria fedeltà alla Sede di Pietro senza cedere a compromessi, a volte anche a prezzo di gravi sofferenze. Tutta la Chiesa ne ammira l’esempio e prega perché essi abbiano la forza di perseverare, sapendo che le loro tribolazioni sono fonte di vittoria, anche se al momento possono sembrare un fallimento”.

     
    L’eroico esempio di San Giovanni Battista - auspica infine il Santo Padre all’udienza generale del 30 agosto 2006 - sia lo “stimolo per progettare un’esistenza in piena fedeltà a Cristo, per affrontare la sofferenza con coraggio e per testimoniare un amore sincero per Dio e verso il prossimo”.

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    Le celebrazioni della Perdonanza celestiniana aperte solennemente ieri sera dal cardinale Tarcisio Bertone. Intervista con mons. Santoro

    ◊   La Perdonanza sia un’esortazione a convertirci: è stato questo ieri sera a L’Aquila l’appello del cardinale segretario di Stato, Tarcisio Bertone, levato durante la Messa solenne di apertura della Perdonanza celestiniana. Nel capoluogo abruzzese, come reso noto ieri dalla Sala Stampa Vaticana, non si è recato come previsto il presidente del Consiglio italiano, Silvio Berlusconi, rappresentato alle celebrazioni dal sottosegretario, Gianni Letta. La cronaca della cerimonia del nostro inviato a L’Aquila, Fabio Colagrande:

    La festa del Perdono è tornata da ieri in una città che mostra ancora le ferite, non solo fisiche, della drammatica scossa del 6 aprile. Celebrando la Santa Messa stazionale di apertura della Perdonanza 2009, il cardinale Bertone ha anzi voluto sottolineare che questo evento di fede stimola a vedere nelle prove della vita “non il segno dell’abbandono da parte di Dio”, ma “la manifestazione di una sua misteriosa vicinanza che ci provoca mediante la sofferenza a non chiuderci in noi stessi ma ad aprirci fiduciosi al suo amore”. Nell’omelia pronunciata di fronte a centinaia di fedeli sul lato orientale della Basilica di Collemaggio - seriamente danneggiata dal sisma - il porporato ha sottolineato che “il fatto di essere sottoposti a non pochi disagi” facilita oggi paradossalmente la comprensione della Perdonanza, perché ci fa sperimentare che “solo l’amore di Dio può farci superare certe difficoltà”. La tradizione spirituale inaugurata nel 1294 da Celestino V - ha aggiunto il segretario di Stato - è dunque “un’esortazione accorata ad accogliere Dio nella nostra esistenza”.

     
    Il cardinale Bertone ha ricordato poi che la Perdonanza di quest’anno coincide con l’VIII centenario della nascita di Pietro da Morrone e ha quindi auspicato che l’Anno Celestiniano - voluto per questo motivo dai vescovi dell’Abruzzo e del Molise che concelebravano con lui - sia “un Anno Santo di conversione e riscoperta di ciò che è essenziale nella nostra esistenza”. Il porporato ha voluto poi fare eco alle parole pronunciate a L’Aquila da Benedetto XVI il 28 aprile scorso auspicando l’impegno di tutti per la rinascita del capoluogo abruzzese:

    “Anch'io incoraggio tutti, autorità, istituzioni pubbliche e private, imprese e volontari a contribuire efficacemente perché questa città e questa terra risorgano al più presto. Sono certo che sarà compiuto ogni sforzo, anche a livello internazionale, perché siano mantenute le promesse fatte, tese a ridare alle persone la possibilità di riprendere una normale vita familiare nelle loro case, ricostruite o rese agibili, e nelle loro attività economiche e sociali”.

    L’incoraggiamento del cardinale alle autorità è stato pronunciato mentre i comitati cittadini distribuivano tra la folla volantini che ricordavano come decine di migliaia di sfollati saranno a settembre ancora senza un tetto. Al termine della celebrazione, il segretario di Stato vaticano ha presieduto il suggestivo rito di apertura della Porta Santa di Collemaggio, restaurata gratuitamente per l’occasione da un’associazione di tecnici e artisti. Fino ai Vespri di stasera - attraversandola e passando per la Basilica messa in sicurezza dai Vigili del fuoco - sarà possibile ottenere il Perdono di Celestino, segno di quella solidarietà di cui questa popolazione sente oggi più che mai il bisogno.

     
    Diverse le scene di commozione tra i pellegrini che entrati in chiesa scorgevano per la prima volta le macerie del transetto crollato. Poi, ieri notte il vescovo di Avezzano ha celebrato sul sagrato la Santa Messa per la Perdonanza dei giovani e presieduto la veglia interdiocesana. Stamani, la Perdonanza delle aggregazioni laicali e nel pomeriggio la Perdonanza dei malati durante la quale verrà impartita l’unzione degli infermi. Alle 18, la Santa Messa di chiusura celebrata dall’arcivescovo del’Aquila, mons. Molinari. Al termine della liturgia, l’urna di S. Celestino inizierà il suo pellegrinaggio per le diocesi di Abruzzo-Molise. Ieri, mentre l’urna sfilava tra le macerie della città ferita, assieme al tradizionale corteo storico, si coglieva il senso di una festa vissuta nella sofferenza e nelle difficoltà e quindi forse con maggiore verità.

     
    Dunque le diocesi dell’Abruzzo e del Molise attendono di accogliere e venerare nei prossimi mesi le reliquie di Celestino V. Per i vescovi delle dure regioni sia il pellegrinaggio dell’urna previsto dall’Anno Celestiniano, sia la celebrazione della Perdonanza di ieri - che in qualche modo ne ha rappresentato il prologo - sono due avvenimenti destinati a segnare in profondità la fede delle Chiese locali. Lo conferma il vescovo di Avezzano, mons. Pietro Santoro, al microfono di Fabio Colagrande:

    R. - C’è stata una celebrazione di speranza, affinché dalle cicatrici delle macerie possa scaturire un nuovo cemento: il cemento di una fede che riesca a fare da ponte tra le attese di Dio nei nostri confronti e le attese degli uomini, soprattutto quelli più provati, e nei confronti in maniera particolare della Chiesa che, dentro e oltre il sisma, è stata profondamente accanto attraverso tante forme di solidarietà e di aiuto alla Chiesa aquilana. Tutta la liturgia della Perdonanza vuole essere soprattutto un rinnovato ponte tra Dio e l’uomo, un ponte di riconciliazione affinché ciascun uomo, e in modo particolare i giovani, possano essere segni di riconciliazione nella società. Non sono parole, ma è un vocabolario antico da ripetere dentro le sfide dell’oggi.

     
    D. - La gente a L’Aquila, nell’aquilano, continua a soffrire a quasi cinque mesi da quel sisma, eppure oggi c’è stata una partecipazione emozionante nonostante le difficoltà logistiche. Ecco, come pastore, che clima sente anche nella sua diocesi, non lontana da quella de L’Aquila? Prevale ancora la disperazione, la perplessità, o c’è qualche segno di speranza?

     
    R. – Ci sono tanti segni di speranza, credo che sia stata una nota dominante della celebrazione. Quest’anno ho avvertito la dimensione del silenzio. C’era un grandissimo silenzio e dentro il silenzio c’era soprattutto preghiera, c’era soprattutto invocazione, c’era soprattutto anche interrogazione magari di fronte all’apparente silenzio di Dio. Però il silenzio di Dio, sappiamo, non è un silenzio muto ma è un silenzio che in Cristo sa farsi prossimità e anche la Chiesa marsicana ha saputo vivere nel silenzio. Un silenzio che ha saputo anche diventare prossimità concreta con la Chiesa aquilana. Tutti sanno che non soltanto la Chiesa avezzanese ma anche tante altre Chiese sorelle proprio attraverso le chiese sono state profondamente colpite.(Montaggio a cura di Maria Brigini)

    Numerose le personalità politiche e civili presenti ieri a L’Aquila per l’inizio della Perdonanza. Quella di ieri è stata una celebrazione particolarmente sentita dalla popolazione abruzzese, che ha vissuto con commozione le tradizioni di un’antica liturgia forzatamente modificata dalla violenza del terremoto di cinque mesi fa. E’ il pensiero del presidente della Provincia de L’Aquila, Stefania Pezzopane, intervistata dal nostro inviato, Fabio Colagrande:

    R. – E’ una Perdonanza che non dimenticheremo mai. Entrare nella Basilica attraverso la Porta Santa e vedere tutto crollato, la cupola, l’altare, i segni più importanti di questa chiesa crollati è un momento di dolore estremo. Ma anche la speranza del messaggio di Celestino. In ogni Perdonanza noi diciamo che il messaggio di Celestino è attuale ma questa volta il messaggio di Celestino non è solo attuale, è un messaggio di vita, per la riconciliazione con tutto: con Dio, tra gli uomini, con le forze della natura che così pesantemente ci hanno colpito. Un messaggio forte che ci dà molta speranza e la presenza del cardinale Bertone è stata veramente un segnale di vicinanza della Chiesa e che viene dopo la presenza del Papa qualche settimana dopo il sisma. Vogliamo ricostruire tutto e Dio ci aiuti.

     
    D. - Come è stata al partecipazione secondo lei? Si aspettava questo numero di persone? Le difficoltà logistiche forse non hanno permesso a molti di venire, cosa ne pensi?

    R. – C’è stata tanta gente. Pensavo che sarebbero stati meno gli aquilani perché c’è tanta pena, c’è tanto dolore siamo tutti afflitti dai problemi quotidiani. Vedere passeggiando per la città, lungo il corteo, che comunque ai lati della strada c’era tanta gente. Lo sguardo era diverso dagli altri anni, era uno sguardo di attesa, di speranza ma anche di smarrimento e quindi è stata davvero una Perdonanza diversa. Ne abbiamo fatte tante di Perdonanze e c’è sempre stata un’emozione ma questa volta è un pezzo di vita che stiamo vivendo tutti insieme, davvero una riconciliazione.(Montaggio a cura di Maria Brigini)

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    Oggi su "L'Osservatore Romano"

    ◊   In prima pagina, un articolo di Leonardo Becchetti dal titolo "Il microcredito, un paradosso che restituisce dignità": una strada nuova verso la ripresa e l'inclusione sociale.

    In rilievo, nell'informazione internazionale, l'imminente missione di Solana in Vicino Oriente.

    Parlando a bassa voce di fronte a un albero spoglio: in cultura, Piero Viotto sul pittore Michel Ciry, che il 31 agosto compie novant'anni.

    Niente di edificante, solo l'uomo com'è: Andrea Monda rilegge "Il potere e la gloria" di Graham Greene.

    Ciak si spara: Emilio Ranzato sul secondo conflitto mondiale visto da grandi registi cinematografici.

    Se il chicco di senape viene scambiato per mostarda: Andrea Possieri viaggia attraverso i "libri da autogrill" sulla Chiesa.

    Improvvisare senza essere improvvisati: Marcello Filotei sul XXIV festival internazionale "Ai confini tra Sardegna e jazz".

    Nell'informazione religiosa, sullo sport in Vaticano un'intervista di Giampaolo Mattei a Roberto Calvigioni, capo sezione della direzione tecnica della Radio Vaticana.

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    Oggi in Primo Piano



    La situazione dei cristiani in Iraq discussa al Meeting di Rimini, che si conclude oggi. Interviste con l'on. Mario Mauro e Staffan de Mistura

    ◊   Tra poche ore si chiduerà la 30.ma edizione del Meeting per l’amicizia tra i popoli organizzazzato da Comunione e Liberazione a Rimini. Si stima che le presenze siano state quasi 800mila ma la conferenza stampa finale fornirà i dati precisi. Intanto il Meeting esprime in una nota “piena solidarietà” e “rinnovato sentimento di amicizia” al direttore di “Avvenire”, Dino Boffo, “sottolineando l'assoluta mancanza di rispetto per la persona, ridotta a pretesto per una lotta politica''. Per la cronaca del Meeting sentiamo il servizio della nostra inviata Debora Donnini.

    Una Giornata vivace anche quella di oggi, l’ultima, di questa 30.ma edizine del Meeting di Cl a Rimini, che tra poco comunicherà anche il titolo del prossimo anno. Un Meeting che ha spaziato su tanti argomenti: dalla scienza alla fede, dalle testimnianze di incontro con Cristo a quelle di volontariato, dall’arte alla politica. Ieri il Meeting ha visto il ministro italiano dell’Economia, Giulio Tremonti, proporre come modalità per uscire dalla crisi che i lavoratori partecipino agli utili delle imprese, così come oggi il presidente del Senato, Renato Schifani, ha sottolineato che non giovano idee di separatismo regionale. Ieri, poi, un folto pubblco ha festeggiato i 90 anni di Giulio Andreotti, ospite molto affezionato.

     
    “La conoscenza è un avvenimento”: il titolo del Meeting è stato declinato in modi diversi non solo nei tanti dibattiti ma anche nelle mostre presenti, come quella che ripercorre la vita di Sant’Agostino - dal titolo “Si conosce solo ciò che si ama” - il cui catalogo ha avuto uno strepitoso successo. Un’esposizione nella quale si vede come la sete di conoscenza di Agostino sia stata descritta da lui stesso come la ricerca di una Verità non tanto intellettuale quanto fisica, da abbracciare e amare come lui stesso sottolinea: il culmine della sua conversione sarà infatti un avvenimento. Agostino sentirà una voce che gli dirà "prendi e leggi" ed egli, leggendo un passo di San Paolo, non potrà più resistere alla Grazia.

     
    Ieri, al centro del Meeting anche le brutali persecuzioni nei confronti dei cristiani, in particolare in Iraq. Più di 100 ragazze stuprate, donne sfigurate con l’acido, quasi 60 chiese attaccate, negozi assaltati, quartieri espropriati. E’ la fotografia che ha scattato Joseph Kassab, direttore esecutivo della Federazione caldea in America che da anni è a capo di delegazioni umanitarie in visita ai cristiani iracheni che si sono rifgiati in Europa o in altri paesi del Medio Oriente. Una situazione drammatica, confermata da Staffan de Mistura, finora inviato dell’Onu in Iraq e dal deputato europeo Mario Mauro, rappresentante dell’Ocse contro la discriminazione dei cristiani. Racconti forti quelli di quest’incontro che ha visto anche la toccante recita del padre nostro in aramaico.

    La difficile situazione dei cristiani iracheni ha dunque catalizzato nel pomeriggio di ieri l'attenzione del Meeting riminese. Dietro alla persecuzione ai cristiani vi sarebbe anche una strategia come sentiamo dal deputato europeo e rappresentante dell’Ocse contro le discriminazioni ai cristiani, Mario Mauro, intervenuto al dibattito. L’intervista è della nostra inviata al Meeting di Rimini Debora Donnini:

    R. - Questa strategia trova conforto nell’ipotesi di progetto di potere della militanza legata ad al Qaeda. I terroristi generalmente sono infiltrati non iracheni - in un tessuto sociale evidentemente dilaniato dalle ragioni del conflitto - che hanno cercato di estendere in quell’area le contraddizioni che già li avevano resi sostanzialmente intoccabili a cavallo tra Afghanistan e Pakistan. In questa strategia del terrore colpire i cristiani, che rappresentano la parte in molte circostanze più colta e che più ha contribuito all’evoluzione del moderno Iraq, vuol dire anche ferire un’immagine di convivenza civile, tanto che sulla scorta dello scontro con i cristiani si è spinta anche l’ipotesi di un conflitto permanente tra sciiti e sunniti, che rappresenta poi in fondo la vera contraddizione dell’Iraq di questi giorni. Rispondere a questo vuol dire quindi garantire non solo la sicurezza dei cristiani, ma il percorso possibile di una democrazia, quella irachena, tanto giovane quanto incerta in questo momento.

     
    D. - Lei, come rappresentante dell’Ocse contro la discriminazione dei cristiani, cosa pensa che si possa fare oltre ovviamente parlare di questo sui mezzi di comunicazione?

     
    R. - Ovviamente, gli interventi vanno rapportati alle differenti situazioni. E’ chiaro che molto può fare la comunità internazionale, laddove riesce a isolare e chiarire le ragioni di questi attacchi. Molto può fare l’Unione Europea, perché comunque fa propria la bandiera della capacità di intervenire sui temi legati ai diritti umani e ai diritti civili - e non di rado in questi Paesi il cristiano è un cittadino di serie "B". E molto sono chiamati a fare gli Stati, che anche nell’ambito di relazioni bilaterali possono perorare la causa delle minoranze. Ma soprattutto, moltissimo possiamo fare tutti quanti noi, perché avere coscienza di quello che accade nel mondo e capire oggi che molti muoiono per la fede, credo che, anzitutto, faccia di noi uomini più liberi, perché percepiamo che la libertà religiosa non è una libertà tra le altre, ma una libertà tolta la quale viene meno la libertà tout court per tutti e quindi la possibilità che l’esperienza di convivenza civile che facciamo, per esempio la democrazia, sia vera.

     
    E sulla situazione dei cristiani ieri ha parlato al Meeting di Rimini anche Staffan de Mistura, finora inviato dell’onu in Iraq. Sentiamolo al microfono di Debora Donnini:

    R. - Sono una minoranza importante, molto importante in Iraq. La brutta notizia è che hanno molto sofferto e che continuano a soffrire e a temere. La buona notizia è che vogliono restare. L’altra buona notizia è che il governo del presidente del Consiglio, al Maliki, e tutte le comunità islamiche, inclusi i curdi, i sunniti e gli sciiti, riconoscono l’importanza della comunità cristiana. Chi li sta attaccando è al Qaeda, che vuole in qualche maniera simboleggiare, tramite l’attacco alle minoranze - e quella cristiana è molto importante - la destabilizzazione del Paese. La bella iniziativa che i cristiani hanno preso è quella di difendere i diritti di tutte le minoranze.

     
    D. - Lei ha detto che i cristiani iracheni hanno aiutato le altre minoranze: in che modo?

     
    R. - Quando l’anno scorso dovetti io stesso partecipare ed organizzare come Onu le elezioni provinciali in Iraq, uno dei punti fondamentali era quello di vedere se le minoranze potevano avere o meno una quota certa di rappresentanti eletti e ci fu una forte opposizione dagli estremisti, ma riuscimmo a lavorare con il Parlamento, grazie soprattutto alla volontà dei cristiani di difendere il diritto di tutte le minoranze. E sa paradossalmente cosa avvenne? Che anche le donne - che non sono una minoranza, ma sono una maggioranza in Iraq, e comunque avevano difficoltà di essere riconosciute come tali - ottennero una quota del 25 per cento, meglio che in molti Paesi che conosciamo. La migliore maniera di difendere i valori cristiani è quella di difendere il diritto alla libertà, alla democrazia, alla partecipazione di tutte le minoranze.

     
    D. - Il governo iracheno di al Maliki sta facendo qualcosa per aiutarli?

     
    R. - Lui fa tutto quello che può a mio parere. Il guaio è che al Qaeda è terribilmente minacciosa. La prova è che nelle ultime settimane sono stati centinaia, non i cristiani, ma gli sciiti uccisi in terribili massacri, che hanno avuto luogo anche a Baghdad. E i cristiani in questo hanno un coraggio particolare ed io debbo dire meritano le nostre preghiere, perché in fondo loro potrebbero anche emigrare, ma molti decidono e hanno deciso di rimanere in Iraq con la fierezza della propria religione.

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    Il cardinale Angelo Bagnasco difende Dino Boffo dagli attacchi de Il Giornale: "Fatto disgustoso e molto grave"

    ◊   Dopo l’attacco portato ieri al direttore del quotidiano “Avvenire”, Dino Boffo, dalle colonne del “Giornale” diretto da Vittorio Feltri, questa mattina, in occasione della festa del Santuario della Madonna della Guardia a Genova, l'arcivescovo della città e presidente della Cei, il cardinale Angelo Bagnasco, è intervenuto sulla vicenda. Da Genova il servizio di Dino Frambati:

    “L’attacco che è stato fatto al dottor Boffo è un fatto disgustoso e molto grave. Rinnovo al dottor Boffo, direttore di Avvenire, tutta la stima e la fiducia mia personale, dei vescovi italiani e di tutte le comunità cristiane che sono in Italia”.

    Poche parole quasi lapidarie, ma anche assai precise. Le ha pronunciate il cardinale Angelo Bagnasco, riferendosi alla vicenda de Il Giornale diretto da Vittorio Feltri, dalle cui colonne è stato attaccato il direttore di Avvenire, quotidiano dei cattolici italiani, Dino Boffo. Una breve dichiarazione fatta in un incontro di pochissimi minuti con i giornalisti, nella sagrestia del Santuario della Madonna della Guardia, dove si era recato per celebrare la Messa solenne, in occasione della ricorrenza odierna che ricorda l’apparizione del 1490. Poche parole ma chiare ed importanti, che hanno dato la sensazione a molti di voler porre fine al confuso polverone mediatico sul caso.

     
    Importanti anche i temi trattati dal porporato nell’omelia tenuta al Santuario sul Monte Figogna, 800 metri sul mare, che sovrasta Genova e per la quale è amatissimo simbolo di Fede: sicurezza e solidarietà. “Non opzioni contrapposte - ha sottolineato il porporato - ma unica e inscindibile strada, perché si radicano entrambe nell'unità della persona, della natura umana”. “Valori oggettivi ed universali” e testimoni di un diritto naturale “valido sempre ed ovunque. E doveri da onorare onestamente, nel quadro delle situazioni concrete della vita dei singoli, delle società, delle Nazioni”. Ed ancora: “Il divino non schiaccia l’umano e la fede non umilia la ragione; al contrario quanto più l’uomo incontra Dio e lo accoglie nella sua vita, tanto più viene elevato ad una pienezza più profonda e ampia perché scopre il suo destino ultimo, il Dio dell'amore e della salvezza”. E circa l’etica, il cardinale Bagnasco ha sottolineato come “in un clima di nichilismo valoriale non si cadrebbe inevitabilmente in uno Stato etico, che pretende di decidere l’ordine morale fondamentale, anziché riconoscere i valori costitutivi della persona, che scaturiscono dalla natura umana di tutti, come l’inviolabilità della vita umana, un lavoro decente, l’onorabilità, la cultura, la libertà, la casa, la sicurezza, la solidarietà”. Ed ha concluso: “Si dirà forse che il mio dire è una forma di ingerenza in ambiti non di mia competenza. Perché, invece, non pensare ad un contributo che la Chiesa in moltissime forme, religiose e pastorali, culturali e sociali offre alla riflessione di tutti per il bene comune?”.

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    Il commento del teologo don Massimo Serretti al Vangelo della 22.ma Domenica del Tempo ordinario

    ◊   Il brano della 22.ma Domenica del Tempo Ordinario presenta il brano del Vangelo di Marco nel quale farisei e scribi accusano Gesù del fatto che i suoi discepoli prendono il cibo con mani impure, senza rispettare le tradizioni degli antichi. Gesù replica loro:

    “Bene ha profetato Isaia di voi, ipocriti, come sta scritto: "Questo popolo mi onora con le labbra, ma il suo cuore è lontano da me. Invano mi rendono culto, insegnando dottrine che sono precetti di uomini". Trascurando il comandamento di Dio, voi osservate la tradizione degli uomini”.

    Su questo brano del Vangelo, ascoltiamo il commento del teologo, don Massimo Serretti, docente di Cristologia alla Pontificia Università Lateranense:

    “Nella discussione intentata dagli scribi e dai farisei venuti da Gerusalemme, Gesù entra in conflitto con loro sul modo in cui essi intendono la contaminazione e quindi la purezza e l’impurità. Quel che Gesù ammette è che l’uomo possa contaminarsi e diventare impuro. Quando il male si impadronisce del cuore dell’uomo e questi mette in opera le cose malvagie che il suo cuore gli suggerisce allora l’uomo si contamina e diviene impuro. Per questo la Scrittura mette ripetutamente in guardia l’uomo dal fidarsi e dal seguire il proprio cuore. Il Signore esige dall’uomo l’immacolatezza e la purezza. In ogni uomo è presente in una certa misura l’inclinazione alla purezza. Noi non siamo fatti per l’impurità e nell’impurità l’uomo non vive bene, non vive a pieno. Per farci dono della sua purezza il Figlio è morto per noi. Così scrive Paolo nella Lettera ai Colossesi: “Ora Egli vi ha riconciliati nel corpo della sua carne mediante la morte per presentarvi santi, immacolati e irreprensibili dinanzi a Lui”.

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    Chiesa e Società



    RD del Congo: l’Unicef denuncia il perpetuarsi di stupri e violenze

    ◊   Il direttore generale dell’Unicef, Ann M. Veneman, durante un viaggio nelle province orientali della Repubblica Democratica del Congo, ha lanciato un appello contro le violenze e gli stupri che continuano a essere perpetrati nel Paese. Nonostante la guerra sia ufficialmente conclusa dal 2003, infatti, i soldati tornano a irrompere nei villaggi e a violentare donne e ragazzine, che poi vengono rifiutate dalle famiglie e rischiano di morire di stenti e di aggiungersi, così, ai cinque milioni di vittime del conflitto armato. “La violenza sessuale sta minando la prossima generazione – ha raccontato Veneman – queste donne e bambine sono lasciate a se stesse perché le comunità e le famiglie le hanno abbandonate. È fondamentale creare sicurezza, in modo che le donne siano in grado di guadagnare per sostenere le proprie famiglie”. Il direttore dell’Unicef ha visitato l’ospedale Panzi, una struttura sostenuta dall’agenzia delle Nazioni Unite e specializzata nella terapia e nel recupero delle vittime di abusi sessuali, e ha riportato due storie che l’hanno particolarmente colpita: quella di una ragazza di 15 anni stuprata da quattro uomini e che vorrebbe diventare suora, e quella di una giovane donna violentata più volte dai militari e che per questo è stata allontanata dal marito. (R.B.)

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    Appello di Amnesty per la ratifica della Convenzione contro le sparizioni forzate

    ◊   Domani il mondo ricorda tutte le persone fatte sparire con la forza, solitamente da governi che usano e cercano di far tacere i dissidenti con la violenza. Di solito di loro non resta traccia, i casi rimangono irrisolti. Una volta scomparsi, nessuna legge li protegge più. Nella Giornata internazionale degli scomparsi Amnesty International ricorda però che la comunità internazionale ha “un nuovo strumento per combattere questo scandalo: la Convenzione internazionale per la protezione di tutte le persone dalle sparizioni forzate. La sua ratifica potrebbe fare la differenza”. Questo trattato è stato adottato nel 2006 ma non è ancora entrato in vigore: mancano ancora 7 ratifiche. Per questo Amnesty chiede ai governi “di celebrare la Giornata dando priorità alla ratifica e annunciando quando questa sarà approvata”. Occasione per farlo potrebbe essere la 64° assemblea generale delle Nazioni Unite, convocata per il 15 settembre. La Convenzione comprende l’obbligo per gli Stati di introdurre il reato di sparizione forzata nella legislazione nazionale, di proteggere i testimoni e di perseguire sul piano penale ogni persona coinvolta. Il testo riconosce anche il diritto delle famiglie a conoscere la verità sui loro cari e a ottenere la riparazione del danno subito. (V.F.)

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    India: in Orissa attivista del pogrom anticristiano scagionato per mancanza di prove

    ◊   “ Inerzia dell’amministrazione nel fare giustizia per le atrocità commesse contro i cristiani”. E’ quanto ha dichiarato oggi Sajan K. George, presidente di Global Council of Indian Christians (Gcic) in risposta alla notizia dell’assoluzione di Manoj Pradhan, per mancanza di prove, dall’accusa di incendio doloso in un villaggio di Pisamaha, il 27 agosto del 2008. Il reato da cui è stato scagionato uno dellle menti del pogrom anti-cristiano, è solo uno dei 14 capi di imputazione a suo carico. Pradhan, attivista di estrema destra appartenente al movimento nazionalista indù Bharatiya Janata Party e neo-eletto nell’Assemblea legislativa dell’Orissa è accusato anche di ben 7 omicidi contro i cristiani. Il Gcic – secondo Asianews- ha denunciato la mano libera di cui gode il Sangh Pariviar, movimento nazionalista indù nel colpire e uccidere i cristiani, e nel distruggere e dare alla fiamme case e proprietà a Kandhamal, dove la maggior parte di questi criminali si aggira impunita e libera di compiere qualsiasi misfatto, quasi assecondata da uno Stato che non assolve il suo compito primario di garantire sicurezza e giustizia ai cittadini. “ Tutto questo - continua Sajan George - è aggravato dai compensi inadeguati e dai ritardi smodati nei risarcimenti per le vittime delle violenze, insieme a possibili casi di corruzione e di connivenza da parte dei funzionari del governo statale”.( G.C.)

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    Sri Lanka: l'esperienza di venti suore tra i profughi Tamil

    ◊   A maggio, al termine di una lunghissima guerra civile fra i ribelli delle Tigri Tamil e l’esercito di Colombo, il governo dello Sri Lanka aveva chiesto aiuto per assistere quelle che in gergo diplomatico si definiscono Idp, “Internally displaced persons". Sono i profughi, centinaia di migliaia di persone che hanno dovuto abbandonare le proprie abitazioni e che sono stati trasferiti nei 19 campi profughi allestiti. Alla richiesta, tramite la Caritas Sedec, hanno risposto anche una ventina di suore di diverse congregazioni. Per tre mesi, racconta Asia News, le religiose hanno vissuto con le oltre 79 mila famiglie di profughi, anche se all’inizio non avevano il permesso di entrare nei campi e negli ospedali. E anche quando sono riuscite a iniziare la loro opera di assistenza sono state tutt’altro che agevolate. Suor Jayangika, della congregazione delle Carmelitane apostoliche, che lavorava nell’ospedale di Poovarasankulam, ha raccontato che le autorità sanitarie permettevano loro di curare soltanto i malati di varicella. Le donne incinte erano parecchie, e dieci di loro, rimaste vedove, possedevano solo i vestiti che avevano indosso. “Avevano sempre gli occhi colmi di lacrime – racconta - e a noi veniva da urlare vedendole in quelle condizioni. Non potevamo farlo davanti a loro, ma ogni volta ci saliva un grido dentro che facevamo fatica a trattenere”. Suor Fatima Nayaki, cha ha guidato il gruppo delle religiose, ha spiegato ad AsiaNews che “l’unico desiderio di ogni rifugiato è di poter iniziare una nuova vita con dignità e libertà. Non vogliono ricordare quanto è successo loro negli ultimi mesi e lottano con il loro passato. Quando ci vedevano ci chiedevano di pregare per loro e di benedirli”. Nei campi profughi spesso manca l’acqua e le condizioni igieniche sono disastrose. Situazione ulteriormente peggiorata dalle piogge monsoniche che hanno colpito lo Sri Lanka nelle ultime settimane: secondo l’Onu in 10mila sono restate senza riparo. (V.F.)

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    In Nepal si invoca più dialogo fra i cristiani

    ◊   In Nepal serve maggiore dialogo e collaborazione fra cristiani di diverse confessioni, per “evitare che ricominci la guerra civile soprattutto a causa dell’estremismo induista che riceve appoggi e finanziamenti dall’estero”. Ad affermarlo è Kali Bahadur Rokaya, segretario nazionale del National Council of Churches of Nepal (Nccn) e vicepresidente dell’Interreligious Council, in un’intervista ripresa dall’Osservatore Romano. Il problema esiste nonostante i cristiani nel Paese, che sono una minoranza, circa un milione e mezzo di fedeli, godano di una certa libertà religiosa e il numero di battezzati cresca velocemente. Rokaya, che nel 2006 ha ricoperto il ruolo di membro del Conduct National Monitoring Committee nel corso delle trattative tra il Governo e la dirigenza del Communist Party of Nepal ed è considerato il rappresentante cristiano con maggior prestigio accademico, ha detto che è proprio con i vertici comunisti che si è riuscito a stabilire un proficuo dialogo sul tema della libertà di culto, diversamente da quanto accade con altri politici, che temono di perdere il consenso dei propri elettori, per la maggior parte induisti. “Il problema per noi cristiani del Nepal – racconta – è come vivere pienamente la fede in Cristo pur rimanendo coerenti con le nostre tradizioni. Non sempre i missionari riescono a comprendere i reali problemi del popolo nepalese”. Per il leader cristiano l’obiettivo della libertà religiosa può essere raggiunto sia attraverso uno Stato ufficialmente induista sia da uno Stato secolare e invita i cattolici del Paese, circa settemila credenti, a non farsi scoraggiare dalle recenti violenze come l’attentato alla chiesa dell’Assunzione, ma ad approfondire il dialogo ecumenico con gli altri cristiani. (R.B.)

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    Paraguay: i vescovi lanciano l’allarme sulla violenza nel Paese

    ◊   “Lo Stato ha l’obbligo di proteggere la vita e i beni delle persone nella cornice del rispetto severo della dignità umana e in applicazione delle garanzie sancite nella Costituzione e nelle leggi nazionali”. Così si legge in una dichiarazione della segretaria della Conferenza episcopale del Paraguay, pubblicata mercoledì scorso, dopo l’assassinio del giovane Juan Ortiz, precedentemente sequestrato da parte di una banda di criminali che pretendeva un ingente riscatto. “La società paraguayana è sconvolta dall’insicurezza, dalla violenza e dal crimine. Oggi il Paese è addolorato e indignato per quanto è accaduto”, prosegue la nota episcopale, che esprime ai parenti della vittima grande affetto, solidarietà e partecipazione. “Furti e rapine purtroppo ormai fanno parte della vita quotidiana del nostro Paese. Sono anche sempre più frequenti gli omicidi violenti che non sempre si chiariscono, rimanendo nel cono d’ombra del sospetto e dell’impunità”. In considerazione di questa situazione allarmante i vescovi chiedono una “revisione strutturale degli organi dello Stato che si occupano di sicurezza con lo scopo di garantire il pieno adempimento delle proprie funzioni. Gli organi di sicurezza esistono per dare sicurezza”, sottolinea il comunicato episcopale che ricorda che “tutto questo è compito dello Stato”. La vita piena e dignitosa di ogni abitante del Paraguay, osservano i presuli, è una compito che deve coinvolgere l’intera cittadinanza anche se, rilevano, è responsabilità fondamentale e primaria di coloro che hanno a proprio carico l’amministrazione delle istituzioni pubbliche. Prima di concludere i vescovi ricordano ancora una volta che “occorre anzitutto un cambiamento nel cuore per facilitare atteggiamenti di convivenza armonica e pacifica”. Infine i presuli citano il compendio della dottrina sociale della Chiesa che sottolinea: “La pace è in pericolo quando all’uomo non è riconosciuto ciò che gli è dovuto in quanto uomo, quando non viene rispettata la sua dignità e quando la convivenza non è orientata verso il bene comune”. (L.B.)

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    Nuove iniziative della Conferenza episcopale cilena per la Missione continentale

    ◊   “Cile, una mensa per tutti”, è il titolo dell’ampio programma di iniziative della Chiesa cilena finalizzato ad approfondire nei prossimi mesi la Missione continentale. Il presidente della Conferenza episcopale e vescovo di Rancagua, mons. Alejandro Goić, ha illustrato i punti principali del programma, ricordando che le iniziative vanno inserite nel contesto delle celebrazioni del Bicentenario dell’indipendenza nazionale. Secondo il presule si tratta di mettere al centro la grande sfida di una società senza esclusioni e senza esclusi; “una società dove sia rispettata la vita e la dignità delle persone. Gesù, il nostro tesoro più grande - ha continuato - è il dono che la Chiesa offre a tutti i cileni per dare loro un orizzonte di vita e uno slancio al rinnovamento dell’anima del Cile”. Spiegando il senso della Missione continentale, mons. Goić ha evidenziato che “come cattolici è questo ciò che dobbiamo fare: comunicare con gioia la nostra esperienza di Gesù Cristo”. Il presidente della Conferenza episcopale, citando le parole della “Caritas in veritate” ha osservato che è fondamentale costruire una nazione e una società riconciliata evitando tutto ciò che erode il tessuto sociale e mette a repentaglio la democrazia. Per questi motivi la Chiesa cilena propone un indulto giubilare. Dal canto suo mons. Cristián Precht, incaricato dell’episcopato per la Missione continentale ha voluto indicare che questa missione “si propone di far presente Cristo e la sua Chiesa in tutti i settori della società in modo permanente. Non vogliamo fare proselitismo, vogliamo comunicare Gesù che è la nostra allegria e la nostra speranza”. Fra le molte iniziative presentante, si è parlato a lungo dei “copistas”, ottomila cileni scriveranno ciascuno versi del “Vangelo di Cile”, un testo manoscritto che sarà poi consegnato per la sua custodia al santuario della Madonna del Carmen di Maipù. Sulle elezioni presidenziali in programma a dicembre, mons. Goić ha espresso il desiderio che la campagna elettorale sia “sensata e serena”. Rivolgendosi ai candidati, ha detto che “la cittadinanza si attende che siano discussi grandi temi, progetti sociali e politici” per capire meglio quali possano essere utili a costruire un “Paese più equo”. Domani in Cile sarà celebrata la Giornata di preghiera per i popoli aborigeni, in particolare gli indios Mapuches. Nella cattedrale di Santiago del Cile il vescovo ausiliare Fernando Chomali, celebrerà la Santa Messa per la grande comunità Mapuche residente nella capitale. Preghiere speciali si svolgeranno in tutte le diocesi come avviene ogni anno dal 1986. Quest’anno si pregherà per la regione dell’Araucania, dove risiede la maggior parte delle comunità etnica, e che nelle ultime settimane è stata teatro di numerosi scontri. Padre Luis Manuel Rodríguez, incaricato dell’arcidiocesi di Santiago per la pastorale etnica, ha voluto ricordare che “è necessario che tutti i cileni prendano coscienza dei problemi che colpiscono i fratelli Mapuche. La comunità vive una situazione complessa, non sempre facile da risolvere. La preghiera ci aiuterà a trovare la strada giusta per le intese e le soluzioni”. (A cura di Luis Badilla)

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    Messico: appello dell’arcivescovo di Leon per sostenere finanziariamente la Chiesa

    ◊   L’arcivescovo di Leon, monsignor Josè Guadalupe Martìn Rabago, in una conferenza stampa tenutasi nei giorni scorsi e riportata dall’ Osservatore Romano, ha lanciato un appello accorato alla comunità cattolica, per seguitare a finanziare economicamente la Chiesa. “L’arcidiocesi di Leon - ha riferito il mons. Martin Rabago - versa in gravi problemi finanziari, arrivando a registrare nel primo semestre del 2009 un deficit di 18.000 dollari”. Il presule - secondo l'agenzia Misna - ha tenuto a confutare quanto riportato in alcuni articoli comparsi di recente su media messicani, vale a dire l’idea secondo cui la Chiesa avrebbe risorse sufficienti per il sostentamento. “L’ arcidiocesi di Leon - continua mons. Rabago - fa leva esclusivamente sulle donazioni dei fedeli, non ci sono elargizioni provenienti da altre fonti”. A rafforzare le dichiarazioni del presule sono state anche le parole di padre Josè de Jesus Aguillar, direttore della radio e della televisione dell’arcidiocesi di Città del Messico, che ha precisato che “le donazioni, tranne che in alcuni quartieri bene della capitale, sono scese tra il 30 e il 50 %. La situazione - prosegue padre Aguillar - ha costretto a fare licenziamenti, tagliare progetti caritativi e lasciare alcune parrocchie, che vengono finanziate unicamente dai contributi dei fedeli”. (G.C.)

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    I sacerdoti dell'Africa meridionale discutono della loro condizione

    ◊   I sacerdoti dell’Africa meridionale si sono riuniti al monastero di Mariannhill, nella provincia sudafricana di KwaZulu-Natal per fare il punto sulle sfide da affrontare E’ il Meeting generale annuale del Southern african council of piestrs (Sacob), organismo legato alla Conferenza episcopale cattolica dell’Africa meridionale (Sacbc) che comprende i vescovi di Botswana, Sudafrica e Swaziland. Fra i temi affrontati ci sono l’anno sacerdotale e la violenza che ha colpito numerosi sacerdoti, ma anche la Coppa del mondo di calcio – che nel 2010 si giocherà in Sudafrica – come opportunità di mostrare il dinamismo del cattolicesimo africano. Durante l’incontro, riferisce l’Osservatore Romano, il presidente della Sacbc, l’arcivescovo di Johannesburg Buti Joseph Tlhagale, ha raccontato che “spesso un vescovo si trova bloccato tra le legittime richieste sia dei sacerdoti sia dei laici” e ha consigliato ai presuli e ai sacerdoti di fare di una valutazione personale critica il “pilastro centrale” per migliorare le relazioni. Perché “l’amicizia non può essere acritica”. Il vescovo di Kroonstad, Stephen Brislin, incaricato del collegamento fra Sacob e Sacb, ha detto che il sacerdozio è indebolito “da una perdita di identità cattolica fondamentale”. Il sacerdozio, ha ricordato, “non è un lavoro ma una vocazione” e “il prete deve assumersi la responsabilità del proprio sacerdozio”. Il vescovo di Keimoes-Upington, Edward Gabriel Risi, ha poi ricordato che la Chiesa cattolica dell’Africa meridionale ha “anticipato i tempi”, realizzando la nuova traduzione in inglese delle parti del Messale romano che riguardano i fedeli e “hanno già ricevuto la recognitio”. (V.F.)

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    Filippine, mons. Quiambao contro i casinò: “Distruggono la fibra morale della nostra società”

    ◊   La Chiesa filippina si schiera contro il nuovo casinò in procinto di essere costruito ad Albay, a sud della capitale Manila. Il vescovo di Legazpi, mons. Lucilo Quiambao, come riporta Asianews, ha fatto appello al sindaco Noel Rosal affinché fermi il progetto del maxi complesso commerciale che dovrebbe comprendere anche un casinò. Costo complessivo dell’operazione: 1,8 miliardi di peso, pari a circa 25 milioni di euro. Il progetto è portato avanti dalla società Philippine Amusement and Garming Corp (Pagcor), a controllo statale, che gestisce l’edificazione di queste strutture nel Paese, e ha trovato il plauso della Camera di Commercio locale e della città di Legapzi, per la capacità di offrire nuovi posti di lavoro. “Il gioco d’azzardo non è la soluzione dei nostri problemi economici – ha tuonato il presule – siamo a favore del progresso, ma dobbiamo ottenerlo con azioni concrete e non distruggendo la fibra morale della nostra comunità. La Chiesa filippina chiede, dunque, di destinare parte dei fondi per lo sviluppo del settore industriale e non al gioco d’azzardo, che nelle Filippine rappresenta un mercato in continua crescita e una grossa fonte di entrate per lo Stato. (R.B.)

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    I Missionari Verbiti nelle Filippine compiono 100 anni

    ◊   Quando nel 1909 Louis Beckert e John Scheirmann, due missionari della Società del Verbo Divino, arrivarono nel porto di San Isidro, nelle Filippine, era agosto. Proprio in quel porto sarà celebrata domani una Messa ufficiale, che chiuderà le celebrazioni del centenario della congregazione dei verbiti (come sono conosciuti) sull’isola. “Abbiamo avuto il privilegio di raccogliere ciò che i primi missionari avevano seminato con grandi difficoltà e sacrifici – ha detto all’agenzia Misna il superiore generale, padre Antonio Perna, di origine filippina - Per continuare a seminare nelle buone e nelle cattive circostanze, occorre avere la medesima generosità e saggezza dei primi missionari”. La Società del Verbo Divino fu fondata nel 1886 dal tedesco Arnold Janssen, che venne fatto santo il 5 ottobre 2003 insieme con padre Giuseppe Freinademetz, uno dei primi missionari verbiti arrivati in Cina a fine ’800. Oggi i verbiti sono la congregazione maschile più numerosa nelle Filippine, con 460 religiosi. Nel mondo sono invece al secondo posto per numero fra le congregazioni maschili, con 6000 religiosi presenti in 63 nazioni. In più sono fra quelle con il maggior numero di esponenti nativi del Sud del mondo, soprattutto indonesiani. (V.F.)

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    A Udine il “Pellegrinaggio dei Tre Popoli" tra le Chiese di Friuli, Carinzia e Slovenia

    ◊   Dedicata alla vita la 27.ma edizione del "Pellegrinaggio dei Tre Popoli" al santuario mariano della Beata Vergine delle Grazie, ad Udine, proprio lì dove ad inizio d’anno si pregò molto per la vita di Eluana Englaro e di tutte le persone nelle sue condizioni. Questa mattina oltre un migliaio di fedeli friulani, carinziani e sloveni hanno pregato e cantato nelle loro lingue, vestiti con i costumi tipici della tradizione. “E’ vera luce e gioia profonda – ha sottolineato l’arcivescovo di Udine, mons. Pietro Brollo – scoprire che non siamo frutto del caso, ma che anche per noi c’è stata una vocazione ad una chiamata alla vita e quindi c’è qualcuno che ci ha amato prima ancora che nascessimo, ci ha formato nelle viscere materne e ci accompagna nel viaggio della vita”. La Santa Messa è stata concelebrata dal vescovo di Gurk-Klagenfurt, mons. Alois Schwarz, e dall’arcivescovo di Lubiana, mons. Alojzij Uran. Il pellegrinaggio è una tradizione ormai trentennale delle tre diocesi di confine. Mons. Brollo ha ricordato che “queste terre affondano le radici nella comune Chiesa di Aquileia” e che “questo fatto ci permette di gustare la fratellanza delle genti”. Genti che hanno salutato il signore con un “Grüss Gott”, un “Hvàljen jezus” e un “mandi”. (Da Udine, Valentina Pagani)

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    Francia: 300 giovani evangelizzatori nei luoghi di vacanza

    ◊   Sono in trecento i cattolici fra i 18 e i 35 anni che partecipano in questi giorni al festival francese “Anuncio”, che si chiude domani. Si trovano nelle località turistiche più affollate, da Saint-Tropez e Saint-Raphaël a Cannes, da Tolosa a Lione, da Marsiglia e Parigi, dove hanno organizzato concerti, dibattiti, mostre, veglie di preghiera. Il loro obiettivo è annunciare ai turisti la buona novella. Come racconta l’Osservatore Romano, il via ufficiale alla missione è stato dato a Sainte-Baume (località in cui, secondo la tradizione provenzale, avrebbe vissuto Maria Maddalena) dal vescovo di Fréjus-Toulon, Dominique Rey, della Communauté de l'Emmanuel, una delle comunità religiose che hanno organizzato l’evento. Il vescovo, in un’intervista pubblicata sul sito della Conferenza episcopale francese, ha spiegato che il festival, alla sua seconda edizione, “promuove una dimensione kerygmatica, vale a dire di primo annuncio della fede. In questo caso in modo gioioso, tipico del tempo festivo. Si tratta di vivere insieme celebrando la fede, di fare squadra andando tra la gente a parlare di Dio”. La mattina si prega, insieme e da soli, poi si corre a invitare i turisti a una delle iniziative. L’anno scorso i luoghi erano quattro e i partecipanti 250. Anche l’arcivescovo di Lione, il cardinale Philippe Barbarin, e il vescovo ausiliare di Parigi, monsignor Jean-Yves Nahmias, hanno dato il loro sostegno. Al festival partecipano anche i Missionari della misericordia, i domenicani della Sainte-Baume, la congregazione dei Fratelli del Santo Spirito, la comunità Saint Martin, la Fraternità missionaria, la comunità Shalom, Cançao Nova, i Fratelli di San Giovanni, le benedettine di Montmartre. La chiusura in grande stile, che dura due giorni, si svolge proprio sulla collina parigina di Montmartre, dove, attorno alla basilica del Sacro Cuore, sorge per l’occasione un villaggio di tende. Domani pomeriggio ci sarà una grande preghiera comunitaria. “Questi giovani sono un segno magnifico – ha detto mons. Rey – e vanno incoraggiati. Per manifestare la propria fede, bisogna viverla. E per vivere il Vangelo, è necessaria la parola e la testimonianza di vita deve anch'essa essere parlante. Prima di partire, ho detto loro di non avere timore di testimoniare l'Amore. È un dovere. Ed è un diritto di ciascun essere umano incontrare la Parola di vita”. Il festival, ha spiegato il presule, è “un’emanazione e una grazia delle Giornate mondiali della gioventù”. A fissare l’obiettivo vero dei giovani francesi sono le parole che Giovanni Paolo II pronunciò a Parigi nel 1980: “Giovani di Francia, più che mai è questa l’ora di lavorare, mano nella mano, alla civiltà dell'amore, secondo l’espressione cara al mio grande predecessore Paolo VI. Quale cantiere gigantesco! Quale compito entusiasmante!”. (V.F.)

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    Il tradizionale pellegrinaggio a Lourdes della diocesi di Roma

    ◊   Una tradizione che si rinnova ogni anno dal lontano 1957, quando fu organizzato il primo treno di fedeli, quello del pellegrinaggio della diocesi di Roma a Lourdes. A guidarlo sarà il cardinale Agostino Vallini, Vicario del Papa per la città; ad accompagnarlo, quest’anno, in via eccezionale, anche il sindaco della Capitale, Gianni Alemanno, così da sottolineare la romanità di questo pellegrinaggio e di come Roma, culla del Cristianesimo e sede di Pietro, vada a trovare la città di Maria “per metterle ai suoi piedi le difficoltà e i problemi, ma anche le soddisfazioni e le gioie”, come evidenzia in un comunicato l’Opera Romana Pellegrinaggi, organizzatore dell’iniziativa. Dal primo al 4 settembre, dunque, i partecipanti saranno chiamati anche a riflettere e meditare sul “cammino di Bernardetta”, il tema pastorale scelto per il 2009, dopo che l’anno scorso, in occasione del 150esimo anniversario dalla prima apparizione, quando il santuario è stato visitato da circa nove milioni di persone, la pastorale fu incentrata proprio sulle apparizioni. “Quest’anno proponiamo di continuare sulla stessa traccia – scrive Jacques Perrier, vescovo di Tarbes e Lourdes – perché Bernardetta dopo le apparizioni è vissuta per altri 20 anni. Se la Chiesa l’ha proclamata Santa non è stato in virtù delle apparizioni, non tutte le veggenti infatti sono state canonizzate, ma per tutta la sua vita”. Durante il pellegrinaggio sono in programma la Via Crucis, una fiaccolata, una processione eucaristica con benedizione dei malati e le visite ai santuari e ai “ricordi” di Bernardette, nonché la Santa Messa celebrata nella Grotta delle apparizioni. (R.B.)

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    24 Ore nel Mondo



    Ancora sangue in Iraq, mentre da Kirkuk cristiani e musulmani si preparano a levare un appello per la riconciliazione del Paese

    ◊   Almeno sette persone morte e oltre 20 ferite in due attentati in Iraq: il primo a Shirqat, nella provincia di Salahuddin, circa 300 chilometri a nord di Baghdad, il secondo a Sinjar, cittadina irachena a nordovest della capitale e a pochi km dalla frontiera con la Siria, dove il 13 agosto scorso sono state uccise 21 persone. A Kirkuk, intanto, 50 esponenti religiosi musulmani e cristiani si riuniscono questa sera, in occasione della fine del Ramadan, per levare un appello alla riconciliazione del Paese. L’avvenimento si svolgerà nella cattedrale di Kirkuk su invito dell’arcivescovo Louis Sako, che parla dell’appello al microfono di Xavier Sartre, della nostra redazione francese:

    R. - Possiamo vivere nella pace e nella stabilità. Non abbiamo più la forza per andare avanti in questa brutta situazione e per questo abbiamo lanciato un appello ai capi politici per la riconciliazione: si deve pensare al bene comune e al dialogo. Dobbiamo sederci insieme e dialogare in modo civile per risolvere i problemi. Le minacce e le armi non risolveranno mai i problemi. Spero - come sperano anche i capi religiosi - che il dialogo possa avere un effetto positivo, soprattutto per il ruolo che hanno i capi religiosi in vista delle prossime elezioni di gennaio, anche contro la politicizzazione della religione da parte degli stessi politici. Sarà una voce sola, ma comunque anche solo una voce serve per poter fare qualcosa e non rimanere ad aspettare”. (Montaggio a cura di Maria Brigini)
     
    Attacco suicida in Afghanistan, attesa per i risultati ufficiali delle elezioni
    Un civile è morto e altri 22 sono rimasti feriti per un attacco nella provincia meridionale afghana di Zabul, nel giorno in cui si attende l’annuncio dei risultati relativi allo spoglio del 40% dei seggi delle elezioni del 20 agosto, da parte della Commissione elettorale. Intanto, nell’ambito della Missione dell'Onu in Afghanistan si parla di una conferenza internazionale di sostegno all'Afghanistan da svolgersi appena si sarà insediato il nuovo governo. Oggi, è giunto in Afghanistan per una visita a sorpresa il primo ministro britannico, Gordon Brown. È arrivato nella provincia meridionale di Helmand dove opera la maggior parte delle truppe britanniche e dove oggi si è recato anche il capo delle forze internazionali Isaf, il generale statunitense Stanley McCrhystal. Ma quali sono le reazioni in Afghanistan al dibattito internazionale e alla copertura mediatica internazionale del dopo elezioni? Giancarlo La Vella lo ha chiesto a Maurizio Salvi, inviato a Kabul dell’Ansa:

    R. - Intanto, hanno provocato una crescita della tensione politica le notizie pubblicate sull’esistenza di una cena burrascosa tra l’inviato speciale statunitense, Richard Holbrooke, e il presidente Karzai. Hanno creato un certo malessere qui a Kabul, perché vengono considerate come una pesante ingerenza negli affari interni.

     
    D. - Il testa a testa tra Karzai, presidente uscente, e Abdullah, secondo te, terminerà con un accordo per la spartizione del potere?

     
    R. - È possibile che il divario che vede in questo momento in vantaggio il presidente uscente Karzai possa ampliarsi, ma è anche possibile che Karzai sia ancora al di sotto di questa soglia critica del 50 per cento più uno dei voti, quella che gli permetterebbe di chiudere la partita al primo turno. È proprio su questo che tutti dicono sia in corso una trattativa tra i due principali candidati sulla riorganizzazione del potere in Afghanistan.

     
    L’AIEA registra dall’Iran segnali positivi in tema di nucleare
    Rallenta la produzione di uranio arricchito da parte di Teheran, che permette così agli ispettori dell’Aiea, l’Agenzia internazionale dell’energia atomica, di accedere al reattore di ricerca di Arak. A renderlo noto è la stessa Agenzia in un rapporto diffuso ieri. L’Aiea ha osservato, però, come Teheran debba fornire maggiori delucidazioni e rassicurare la comunità internazionale sulla natura pacifica delle sue ricerche. Il servizio di Giovanni Del Re:

     
    L’Iran ha rallentato la sua produzione di uranio arricchito ed ha consentito agli ispettori dell’Onu di accedere al reattore di ricerca di Arak, come richiesto da tempo. Ad annunciarlo è stato Mohamed El Baradei, direttore generale dell’Agenzia internazionale dell’energia atomica, che ieri ha presentato un atteso rapporto sul controverso programma nucleare iraniano. El Baradei non ha tuttavia voluto fornire dettagli sulle possibili ragioni di questo lieve cambio d’atteggiamento. “Rimangono numerose questioni aperte”, ha scritto nel testo, “che danno motivo di preoccupazione e che devono essere chiarite per escludere l’esistenza di una possibile dimensione militare al programma nucleare iraniano”. Per questo, l'Aiea chiede a Teheran di fornire risposte più sostanziose. In una prima reazione, gli Stati Uniti hanno commentato negativamente il rapporto. “Sembra chiaro”, ha dichiarato Ian Kelly, portavoce del dipartimento di Stato a Washington, “che l’Iran continua a non cooperare pienamente e prosegue con le sue attività d’arricchimento”. Dal canto suo, l’ambasciatore iraniano presso la Aiea, Ali Ashgar Soltanieh, ha definito “frustrante” il rapporto Aiea.

     
    Siria e Libano tra le tappe dell’imminente missione di Solana in Medio Oriente
    Ci saranno anche Siria e Libano fra le tappe del viaggio in Medio Oriente che inizierà domani Javier Solana, l'alto rappresentante dell'Unione Europea per la Politica estera e la sicurezza. Lo ha comunicato Bouchra Chahine, responsabile dell'ufficio stampa della delegazione della Commissione Europea a Beirut, precisando che la prima tappa della visita di Solana sarà Damasco, dove domani è previsto un incontro con il presidente siriano, Bashar al Assad, e il ministro degli esteri, Walid al Muallem. In Libano invece - che a quasi tre mesi dalle elezioni non ha ancora un nuovo governo - l'alto rappresentante di Bruxelles arriverà martedì primo settembre. Al centro dei colloqui con le autorità libanesi ci sarà la questione del ritardo nella formazione del nuovo governo e quella dei rapporti con la vicina Siria. Il viaggio del rappresentante Ue in Medio Oriente si concluderà in Egitto mercoledì 2 settembre, dopo aver toccato anche Israele e i Territori occupati in Palestina.

    Un razzo dalla Striscia di Gaza colpisce Israele senza vittime
    Un razzo lanciato dalla Striscia di Gaza ha colpito il territorio israeliano senza provocare vittime nè danni. Il razzo è esploso in un campo. All'inizio dell'anno, per fare cessare i lanci di razzi contro le città di confine, l'esercito israeliano aveva fatto una operazione massiccia contro Hamas, che controlla la Striscia. Le stesse fonti militari rivelano che dalla fine di quella operazione sono stati sparati circa 200 razzi e obici di mortaio contro Israele.

    Oggi i funerali di Ted Kennedy
    Dopo due giorni di omaggi del pubblico, con 50 mila visite alla camera ardente allestita alla Jfk Library di Boston, e una veglia, oggi per il senatore Edward “Ted” Kennedy ci sarà il funerale solenne nella Basilica cattolica di Our Lady of Perpetual Help con un discorso di elogio tenuto dal presidente, Barack Obama. La chiesa, in un quartiere popolare di Boston, è stata scelta dallo stesso decano democratico - morto martedì scorso a 77 anni per un tumore al cervello - perchè in quel luogo, nel 2003, si recava quotidianamente a pregare per la figlia Kara, che oggi ha 49 anni, allora malata di cancro a un polmone. Celebrerà la messa il reverendo gesuita Donald Monan, pronuncerà l'omelia padre Mark Hession, parroco della Chiesa della Vittoria di Centreville, nei pressi di Hyannisport, parteciperà alle esequie anche il cardinale Sean ÒMalley, arcivescovo di Boston. Fra i politici è prevista la presenza degli ex presidenti Jimmy Carter, Bill Clinton e George W. Bush. Dopo la cerimonia, il feretro di Ted Kennedy sarà trasportato in volo a Washington e quindi al cimitero monumentale di Arlington, in Virginia, dove sarà inumato vicino a quelli dei fratelli John (Jfk) e Robert (Rfk).

    Ultimi comizi in Giappone alla vigilia delle elezioni di domani
    Ultimi appuntamenti in Giappone di una campagna elettorale a tutto campo, in vista del voto cruciale di domani che, secondo le previsioni, potrebbe portare la vittoria storica dei Democratici di Yukio Hatoyama sui Liberaldemocratici (Ldp) del premier Taro Aso, a capo del partito al potere quasi ininterrottamente negli ultimi 54 anni. L'ultimo sondaggio diffuso oggi dallo Yomiuri Shimbun, il principale quotidiano del Paese, attribuisce ai Democratici il 42% delle intenzioni di voto (+2% rispetto alle precedente rilevazione) nella ripartizione proporzionale dei seggi della Camera Bassa, esattamente il doppio del 21% (-3%) dei Liberaldemocratici. I due leader chiuderanno quasi contestualmente la campagna elettorale più dura del dopoguerra intorno alle ore 19 locali (le 12 in Italia), parlando quasi contemporaneamente a Ikebukuro, una delle stazioni più trafficate di Tokyo: Hatoyama parlerà sul piazzale ovest, Aso su quello est.

    Effettuato il lancio della navetta Discovery con sette astronauti
    La Nasa ha effettuato con successo il lancio della navetta spaziale Discovery con a bordo sette astronauti, tra cui uno svedese. La missione Sts-128 è partita verso la Stazione spaziale internazionale alle 5:59 di oggi, quando a Cape Canaveral erano le 23:59. La missione era stata rinviata in tre occasioni: la prima volta a causa delle condizioni meteo non favorevoli, le altre due per anomalie tecniche. Lo shuttle Discovery, del peso di 2.000 tonnellate di cui 6,8 di carico, trasporta sette astronauti e diverso materiale per la Stazione spaziale internazionale (Iss). In una delle ultime missioni di completamento della stazione orbitante, un progetto da 100 miliardi di dollari cui partecipano 16 Paesi, il Discovery consegnerà cibo, equipaggiamento, pezzi di ricambio, materiale scientifico per i laboratori dell'Iss. È il 128.mo lancio di una navetta shuttle dal 1981, il 33.mo compiuto di notte.

    Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LIII no. 241

     
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