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Sommario del 28/08/2009
Memoria di Sant’Agostino. Benedetto XVI: la sua vita e la sua opera ci insegnano che Dio è la sola risposta alle nostre inquietudini
◊ Ricorre oggi la memoria di Sant’Agostino, vescovo d’Ippona e dottore della Chiesa. Autore di numerosi scritti, è tra i Padri della Chiesa che hanno meglio spiegato principi e dogmi del cristianesimo. Nella sua opera più nota le "Confessioni", il Santo africano descrive il travagliato percorso verso la conversione. Al pensiero agostiniano attinge spesso Benedetto XVI, che ha dedicato proprio al vescovo di Ippona la sua tesi di dottorato in teologia. Sulla figura di Sant'Agostino, in particolare negli insegnamenti di Benedetto XVI, ascoltiamo il servizio di Tiziana Campisi:
Lo chiamano anche il dottore della Grazia, perché nei suoi scritti è riuscito a spiegare quanto Dio ami la sua creatura. Sant’Agostino, uomo inquieto dinanzi agli interrogativi sull’esistenza, ha lasciato in diverse opere le risposte che ha trovato. La sua è stata una ricerca lunga, tra filosofie ed eresie, poi la scelta del cristianesimo, dove è riuscito a conciliare la ragione e la fede, come ha detto Benedetto XVI parlando del vescovo di Ippona in una delle sue catechesi del mercoledì:
“Queste due dimensioni, fede e ragione, non sono da separare né da contrapporre, ma piuttosto devono sempre andare insieme. Come ha scritto Agostino stesso poco dopo la sua conversione, fede e ragione - dice nel "Contra Academicos" - sono le due forze che ci portano a conoscere”. (30 gennaio 2008)
Più volte il Papa ha sottolineato quanto sia stato affascinato dalla figura di Sant’Agostino, tanto da essersi ispirato al suo pensiero nelle sue prime Lettere Encicliche. Con “Deus caritas est”, Benedetto XVI, infatti, ha voluto spiegare Dio come amore usando quelle stesse parole che il vescovo di Ippona rivolgeva ai suoi contemporanei:
“Anche oggi, come al suo tempo, l’umanità ha bisogno di conoscere e soprattutto di vivere questa realtà fondamentale: Dio è amore e l’incontro con lui è la sola risposta alle inquietudini del nostro cuore. Un cuore che è abitato dalla speranza, forse ancora oscura e inconsapevole in molti nostri contemporanei, ma che per noi cristiani apre già oggi al futuro, tanto che San Paolo ha scritto che ‘nella speranza siamo stati salvati’”. (27 febbraio 2008)
Ma del filosofo di Tagaste, il Papa ha anche descritto in più occasioni le vicissitudini per far capire che l’esperienza di un Santo non è lontana da quella di ciascuno di noi. E ancora che il cammino di un uomo non termina in una opzione fondamentale di vita. Così, Agostino non si è fermato decidendo di consacrarsi a Dio e di dedicarsi alla teologia:
“Gli era molto difficile all’inizio, ma ha capito che solo vivendo per gli altri, e non solo per la sua privata contemplazione poteva realmente vivere con Cristo e per Cristo (…) Imparò, spesso con difficoltà, giorno per giorno, a mettere a disposizione il frutto della sua intelligenza a vantaggio degli altri, a comunicare la sua visione, la sua fede, alla gente semplice”. (27 febbraio 2008)
L’intenso ministero di Agostino risale al IV e V secolo. La sua diocesi era quella dell’attuale Annaba, in Algeria, dove in questi anni si stanno sviluppando progetti finanziati da vari enti per custodirne la memoria. Ce ne illustra alcuni il prof. Denis Fadda, docente dell’Università francese di Perpignan e presidente dell’Associazione Francia-Africa:
R. - L’Africa di oggi si interessa molto di più alla figura di Sant’Agostino. Allora, si deve sapere che la Basilica di Sant’Agostino ad Ippona è stata costruita lì dove ha vissuto Sant’Agostino, dove era vescovo. E’ una basilica che ha sempre interessato sia i cristiani che i musulmani, che è stata frequentata e ancora oggi viene frequentata anche dai musulmani. Ha bisogno di restauri importanti. Si prevedono lavori per un importo di tre milioni.
D. - Lei si sta interessando di questo progetto di restauro ma anche della riattivazione dell’Accademia di Ippona. Di cosa si tratta esattamente?
R. – Esisteva dal 1863. Con l’Accademia di Alessandria è stata la più vecchia Accademia del continente africano. E’ stata molto importante. Come allora si consacrerà all’archeologia, alla storia di Ippona ed evidentemente di Sant’Agostino. Questo progetto potrebbe essere abbinato a un centro di incontri di filosofia e letteratura.
D. – Questo centro internazionale di filosofia e letteratura che può diventare un luogo di incontri per tutte le religioni, quale messaggio vuole dare?
R. - Il messaggio del dialogo tra le religioni e offrire questa possibilità di dialogo.
D. - Secondo lei qual è, invece, il messaggio più attuale di Sant’Agostino?
R. - La tolleranza e il rispetto degli esseri umani.
Ama la pace, tieni la pace, possiedi la pace, diceva Sant’Agostino, e l’eco delle sue parole sembra voler risuonare ancora dalla sua terra.
A Castel Gandolfo l’incontro degli ex allievi del Papa sul tema della missione in prospettiva ecumenica. Con noi, il cardinale Schönborn
◊ Si riunisce oggi, a Castel Gandolfo, presso il Centro Mariapoli del Movimento dei Focolari, il “Ratzinger Schülerkreis”, il circolo degli ex allievi di Benedetto XVI, formatosi all’epoca della sua docenza presso l’Università di Ratisbona. Il seminario di tre giorni, a porte chiuse, si svolge sul tema “La Missione in prospettiva ecumenica”. Il Papa presiederà la Messa conclusiva il 31 agosto, nel Palazzo Apostolico di Castel Gandolfo. Il servizio di Alessandro Gisotti:
L’incontro tra Joseph Ratzinger e i suoi ex allievi, iniziato negli anni ’70 durante la docenza all’Università di Ratisbona non si è mai interrotto. Quando Paolo VI nel 1977 nominò il teologo Ratzinger arcivescovo di Monaco e Frisinga i suoi studenti pensavano che l’appuntamento non si sarebbe più tenuto e invece continuò. Una tradizione che si è mantenuta anche dopo il 2005 quando Joseph Ratzinger è stato eletto alla Cattedra di Pietro. Negli anni scorsi, gli incontri estivi del “Circolo” hanno avuto per tema “Il rapporto con l’Islam” (2005), “Creazione ed evoluzione” (2006, 2007), “Il rapporto tra i Vangeli e il Gesù storico e il significato salvifico della Passione” (2008). Alla riflessione di quest’anno sono attesi circa quaranta partecipanti, tra i quali il cardinale arcivescovo di Vienna, Christoph Schönborn, che al microfono di Marta Vertse, incaricata del programma ungherese della nostra emittente, si sofferma sul tema del “Ratzinger Schülerkreis” di quest’anno:
R. – Quest’anno si parlerà proprio della missione, del compito missionario della Chiesa. Questo tema è stato scelto dal Santo Padre.
D. – Qual è l’atmosfera di questi incontri estivi con il Santo Padre? C’è ancora il legame professore-allievo?
R. – Certo, questo rimane e si vede che per il Santo Padre è un momento di distacco dalla quotidianità per stare con i suoi ex allievi nel modo solito di tanti anni fa, quando era professore e noi eravamo suoi allievi.
D. – Lei ha detto che l’argomento sarà la missione. C’è la possibilità di una missione in collaborazione con le altre confessioni in Europa?
R. – Certo, il Signore ci chiama ad una testimonianza comune. Questa è una chiamata urgente di Gesù stesso.
Il cardinale Tarcisio Bertone all’Aquila per le celebrazioni della Perdonanza Celestiniana. Annullato l'incontro con il premier Berlusconi per evitare strumentalizzazioni
◊ Su invito dell’arcivescovo dell’Aquila, mons. Giuseppe Molinari, e del Comitato per la Perdonanza Celestiniana, il cardinale segretario di Stato Tarcisio Bertone, “si è recato oggi nella città dell’Aquila per rinnovare i sentimenti di vicinanza e di affetto del Santo Padre alle popolazioni terremotate”. Il cardinale Bertone presiederà, sul Sagrato della Basilica di Santa Maria di Collemaggio, la solenne Eucaristia delle ore 18.00, che aprirà le celebrazioni della 715.ma Perdonanza Celestiniana. Al termine della celebrazione, si legge in una nota della Sala Stampa, “l’arcivescovo aveva pensato, in un primo momento, di organizzare una cena quale segno di ringraziamento al segretario di Stato, ai vescovi e alle autorità per la loro presenza e per la loro opera a favore delle vittime del terremoto. In un secondo tempo, si è preferito cancellare la cena e devolverne il costo a beneficio dei terremotati”. In mattinata, il segretario di Stato vaticano ha visitato il Comando Provinciale dei Vigili del Fuoco “per esprimere apprezzamento e gratitudine per il loro straordinario impegno”. Per “evitare strumentalizzazioni”, conclude la nota della Sala Stampa, il presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, ha delegato come rappresentate del governo italiano, il sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Gianni Letta.
Celebrare la Perdonanza significa portare un fuoco di speranza: così, il vescovo di Sulmona, mons. Angelo Spina
◊ Si celebra, dunque, oggi all’Aquila il 715.mo rito della Perdonanza, l’indulgenza plenaria perpetua che Papa Celestino V concesse a tutti i fedeli il 5 luglio del 1294, giorno della sua incoronazione come Pontefice. Con la Perdonanza, si apre anche l’Anno Celestiniano, in occasione degli 800 anni dalla nascita del Santo. Un Anno giubilare che decorre a partire da oggi fino al 28 agosto 2010. Le reliquie di San Pietro Celestino saranno portate nelle 11 diocesi di Abruzzo e Molise, a cominciare da quella di Sulmona-Valva. Sul significato di questo evento, Fabio Colagrande ha intervistato il vescovo della diocesi di Sulmona, mons. Angelo Spina:
R. – Un grande significato ecclesiale, anche liturgico e celebrativo. Le sacre spoglie di San Celestino giungeranno nelle 11 diocesi che fanno parte della conferenza episcopale abruzzese e molisana. Giungeranno a Sulmona e per Sulmona sarà un evento straordinario perché San Celestino ha amato tanto questa città. E’ passato qui quando è stato incoronato Papa. Qui era priore della grande abbazia Santo Spirito da lui fondata e poi è vissuto per tanti anni nell’eremo. L’arrivo delle sacre spoglie ci sarà il primo settembre. Giungeranno alle ore 17.30 davanti alla cattedrale. Poi ci sarà la solenne celebrazione liturgica e dopo verrà benedetta la cappella nella cripta della cattedrale. In questa cappella si trovano le reliquie di Papa Celestino: una parte del cuore, il saio, i sandali, il cilicio, i guanti, nonché le scarpe da Pontefice.
D. – La Penitenzieria apostolica ha concesso a nome del Papa un’indulgenza plenaria speciale a tutte le diocesi, in occasione di questo Giubileo. Che significato ha questa scelta?
R. – Il fatto di avere l’indulgenza significa capire che Dio è sempre misericordioso e ci vuole come figli, figli con lui per essere insieme nella gioia.
D. – La figura di Papa Celestino è stata anche discussa per la sua rinuncia, a partire dalla famosa definizione dantesca di “colui che fece per viltade il gran rifiuto”...
R. – Adesso gli studi dicono che forse il personaggio cui Dante si riferisce non sia Papa Celestino, perché Dante conosceva bene la lingua italiana. C’è una bella differenza tra “rifiuto” e “rinunzia”. San Celestino non ha rifiutato, ha rinunciato. Non è stata una rinuncia di debolezza: la sua è la rinuncia degli uomini Santi che, di fronte al potere, non si piegano, ma affermano la forza della verità. San Celestino ha affermato la forza della verità: “Io non sono uno che fa gli interessi di qualcuno, io ho solo da fare gli interessi di Dio”. Qui è la grandezza di un uomo umile e Santo che vede nel potere uno strumento per arrivare alla verità nella carità e non uno strumento per comandare o per stare da una parte.
D. – Che significato assume questa 715.ma Perdonanza in una città distrutta dal sisma, che ancora piange i suoi morti e guarda con timore al futuro?
D. – Questa celebrazione è partita proprio con il fuoco di Celestino. Abbiamo acceso la fiaccola all’eremo di Sant’Onofrio, a Sulmona. Celebrare questa Perdonanza significa portare un fuoco di speranza. Il fuoco quando si accende dà luce nella notte e il fuoco indica Cristo Risorto: dalle macerie si può risorgere. Ma è anche un fuoco della purificazione. Questo ci fa capire che dobbiamo purificare i cuori, ricostruire le case, ma soprattutto ricostruire i cuori e le relazioni interpersonali altrimenti ci sarà una città bella esteriormente, ma non solidarietà e amicizia nei cuori. Questa Perdonanza ha quindi un significato di luce e di purificazione. L’augurio è proprio, parafrasando il nome di Celestino, che sappiamo camminare su questa terra e camminare bene guardando il cielo, perché il cielo rimane e la terra passa.
Comunicato della Commissione di lavoro bilaterale permanente tra la Santa Sede e lo Stato d'Israele
◊ La Commissione di lavoro bilaterale permanente tra la Santa Sede e lo Stato d'Israele si è riunita mercoledì scorso per proseguire i negoziati sull'Accordo Economico. Secondo quanto rende noto un comunicato congiunto redatto al termine dei lavori: "I colloqui si sono svolti in un'atmosfera di grande cordialità e le delegazioni sono certe di aver contribuito a far progredire i colloqui verso il desiderato Accordo". Scopo dei negoziati, il raggiungimento di un accordo su tutte le questioni di proprietà e imposte pendenti perché la Chiesa possa contare sulla sicurezza giuridica e fiscale che le permetta di svolgere il suo apostolato. Tra i temi dell'accordo economico che Israele e la Santa Sede stanno preparando dal 1993 c'è la garanzia della tutela giuridica in caso di controversia, così come figurano la salvaguardia del patrimonio ecclesiastico (particolarmente i luoghi santi), un regime fiscale per la Chiesa che riconosca e riaffermi i diritti che aveva al momento della creazione dello Stato di Israele e la sicurezza sociale per il clero e i religiosi. Quando la Santa Sede ha istituito relazioni diplomatiche con lo Stato di Israele nel 1993, come gesto di buona volontà, Giovanni Paolo II ha optato per proporre un Accordo Fondamentale e di negoziare in seguito le questioni in dettaglio. I prossimi incontri della Commissione – specifica il comunicato - avranno luogo il 15 e il 16 settembre a Gerusalemme. Nel luglio scorso è stato annunciato che la prossima riunione plenaria della Commissione si celebrerà il 10 dicembre in Vaticano.
Oggi su "L'Osservatore Romano"
◊ A proposito della Perdonanza, in prima pagina un editoriale di Lucetta Scaraffia dal titolo “Quando si ignora la storia”. All’interno una sintesi dell’omelia del cardinale Tarcisio Bertone all’Aquila, che invita a un impegno concreto per la ricostruzione.
In rilievo, nell’informazione internazionale, l’allarme lavoro in Giappone: la disoccupazione ai livelli più alti nel dopoguerra.
Gli eretici non sanno ridere: in cultura, uno stralcio del libro di Ferdinando Castelli “All’uscita del tunnel, panoramiche religiose dell’odierna letteratura”.
Gli imperi senza giustizia non sono benedetti da Dio: Roberto Pertici sull’intervento profetico di Pio XII nel contesto europeo alla vigilia della seconda guerra mondiale.
Non sta bene gettare gli ufficiali francesi nel burrone: la conferenza del cardinale Angelo Sodano nell’ambito delle celebrazioni per il bicentenario del passaggio di Pio VII a Cuneo.
Nell’informazione religiosa, Nicola Gori intervista mons. Chidi Denis Isizoh, officiale del Pontificio Consiglio per il Dialogo Interreligioso.
Al Meeting di Rimini, applaudito intervento di Tony Blair. Nei dibattiti, in primo piano il rapporto tra scienza e fede
◊ L’identità giudaico-cristiana, la fede, l’importanza della Chiesa cattolica. Sono i temi centrali del discorso molto applaudito al Meeting di Rimini dell’ex premier britannico Tony Blair, attualmente inviato per la pace in Medio Oriente su mandato del "Quartetto", Onu, Unione Europea, Stati Uniti e Russia. Tanti i dibattiti anche oggi e ieri al Meeting: dal ruolo delle città per la ripresa economica italiana all’importanza dell’educazione religiosa, e come sempre con personalità di ogni latitudine. Ma torniamo al discorso di Blair con il servizio della nostra inviata Debora Donnini.
La voce della Chiesa venga ascoltata perché la globalizzazione sia governata e sia uno strumento e non un padrone. E’ l’appello lanciato ieri dall’ex-premier britannico Tony Blair che ha riscosso nettamente la simpatia del Meeting con un intervento in cui ha parlato anche della sua conversione al cattolicesimo: “Tutta colpa di mia moglie”, ha detto sorridendo. Al centro del suo discorso, la fede che non è in contrasto con la ragione, anzi. Blair si è richiamato più volte alla nuova Enciclica del Papa “Caritas in veritate” e ha parlato della terza via, della sussidiarietà, che lui ha cercato di perseguire in Gran Bretagna: le organizzazioni della società civile, il volontariato, possono fare cose che né lo Stato né il mercato sono capaci di fare. Ma uomo e Stato non bastano, serve la fede, ha affermato in modo netto.
“Faith not as magic...
Una fede, quindi, non come una magia, non come una via di fuga dalle complessità della vita, bensì la fede come scopo nella vita”.
Si può concretamente dialogare e creare collaborazione fra le religioni, ha affermato poi Blair, come per esempio la sua stessa organizzazione, la Fondazione per le religioni, ha fatto in Nigeria contro la malaria. Ma nel dialogo, in società multietniche, non si possono perdere le proprie radici e le nostre, sottolinea Blair, sono quelle giudaico-cristiane, un’eredità di cui essere fieri. E’ importante inoltre che i valori di un Paese vengano rispettati da tutti. Alla globalizzazione, ha sottolineato, si dà un senso attenendoci al senso della nostra identità strutturata in millenni. E concludendo il suo discorso sul Medio Oriente, Blair ha evidenziato che la soluzione è quella dei due Stati, ma ci vuole reciproca fiducia. “Rendere la Terra Santa il luogo della fede e della pace sarebbe il più grande simbolo di riconciliazione per il mondo”, ha concluso fra gli applausi del folto pubblico di oltre 10 mila persone.
Ma ieri al Meeting si è parlato anche di educazione alla fede la cui importanza nelle nostre società è stata messa in rilievo da Joseph Weiler, ebreo, giurista e professore presso l’università di New York. Significativo anche l’intervento di Mary Ann Glendon, giurista di Harward ed ex ambasciatrice Usa in Vaticano, contro il positivsmo che mina i diritti fondamentali del’uomo.
“La conoscenza è sempre un avvenimento”, dice il titolo del meeting che si dipana anche nelle parole del giovane filosofo francese Fabrice Hadjadj, ebreo di nascita, ateo nell’adolescenza, convertito al cattolicesimo da adulto, autore del recente libro “La profondità dei sessi. Per una mistica della carne”. La ragione quando conosce, ha spiegato, non può che partire dalla meraviglia per le cose che sono “date”, e dunque non può che essere un avvenimento. Il suo discorso abbraccia e scruta molti campi: dai totalitarismi alla sessualità, bloccata sempre più dalla rivoluzione sessuale che propone molti mezzi, chimici o meccanici contro il concepimento, e invece liberata dalla visione cristiana che la lega alla trascendenza e dunque al senso dell’essere.
Tra gli argomenti del Meeting, grande rilievo ha avuto quello della ricerca scientifica. Un tema sottolineato, in particolare, durante l’incontro al quale hanno preso parte John Mather, premio Nobel per la fisica 2006 per aver misurato il calore del Big Bang, Charles Townes premio Nobel sempre per la fisica nel 1964 per aver scoperto il laser e il paleantropologo Yves Coppens che nel 1974 ha scoperto lo scheletro di Lucy, un ominide ritrovato in Etiopia. I tre scienziati hanno spiegato che le loro stesse scoperte sono state degli avvenimenti. Al microfono di Debora Donnini, l’astrofisico Marco Bersanelli, che ha partecipato all’incontro, si sofferma sul rapporto tra scienza e fede.
“C’è una interessante evoluzione. Per esempio, fino a qualche decennio fa era molto più strano, estraneo alla discussione che uno scienziato o un gruppo di scienziati si interrogasse esplicitamente su qualcosa che va oltre la scienza. C'è l'esempio di Charles Townes, premio Nobel già nel ’64, per aver scoperto il laser, quindi qualcosa che stiamo usando tutti i giorni senza neanche accorgercene. Lui è stato uno dei primi a porsi con apertura e con intelligenza la domanda: qual è l’ambito in cui la scienza stessa assume un senso compiuto? In che modo si pone il rapporto tra il nostro essere scienziati, il nostro cercare, e il contesto più ampio di quella che è la persona? Io credo che siamo in un momento interessante dove la ragione spinge per allargarsi anche all’interno della comunità scientifica, che tradizionalmente è molto tentata di rinchiudersi nei limiti del metodo che la riguarda senza esplorare i rapporti con quello che sta prima e dopo”.
Nel contesto del Meeting, anche alcune mostre allestite nella Fiera di Rimini. Tra queste, una – itinerante – è dedicata ai Beati coniugi Luigi e Zelia Martin, genitori di Santa Teresa di Gesù Bambino. Al microfono di Luca Collodi, la riflessione su queste figure del vice postulatore della Causa, padre Antonio Sangalli:
“Il fiore più bello della famiglia Martin è proprio il risultato, il successo che noi troviamo nella esemplarità della vita di Maria Francesca Teresa Martin, che nella Chiesa è conosciuta con il nome di Santa Teresa di Gesù Bambino: il più giovane dottore della Chiesa, la patrona delle missioni, la più grande Santa dei tempi moderni, come diceva San Pio X. Quindi, noi ci troviamo di fronte ad una coppia di genitori che sono stati maestri della vita di Teresa, coloro che le hanno insegnato l’abc della fede cristiana. Hans Urs von Balthasar dice che le intuizioni di Teresa della piccola via, lei le ha respirate nella casa, nella vita familiare dei coniugi Martin. Questo fa sì che i veri, gli autentici maestri ed educatori di Teresa sono proprio il papà e la mamma. Balthasar dice: è a loro che dobbiamo Santa Teresa di Gesù Bambino. Quindi, senza questi coniugi Santi, noi avremmo un’altra Santa Teresa di Gesù Bambino, non questa che noi conosciamo, proprio perché la formazione la deve alla cura di questi due coniugi”.
Il reverendo norvegese Olav Fykse Tveit è il nuovo segretario del Consiglio ecumenico delle Chiese
◊ Si svolgerà oggi a Ginevra la conferenza stampa del nuovo segretario generale del Consiglio ecumenico delle Chiese (Wcc), il teologo norvegese Olav Fykse Tveit, 48 anni, eletto ieri. Tra i diversi incarichi ricoperti, il reverendo Tveit, dal 2002 è stato segretario generale del Consiglio delle relazioni ecumeniche e internazionali della Chiesa di Norvegia. Sul saluto del segretario uscente, Samuel Kobia, il servizio di Fausta Speranza:
“Coraggio della speranza nel cammino ecumenico”: così, il segretario uscente, Samuel Kobia, che ha rifiutato un nuovo incarico per motivi personali. Nel chiedere coraggio per il futuro, Kobia ricorda i problemi economici e sociali presenti nel mondo e sottolinea l’importanza di guardare ai giovani come alla “risorsa vitale del movimento ecumenico”. Chiede di “coinvolgere le nuove generazioni nel processo di sviluppo del dialogo”. Negli ultimi anni tra le attività del Consiglio ecumenico delle Chiese si è particolarmente sviluppata l’attività dei team ecumenici del programma “Living Letters”. Si tratta di gruppi formati ognuno da 4-5 rappresentanti dell’organismo che compiono visite in vari Paesi per portare solidarietà e aiuti concreti.
Ma delle sfide per il futuro ci parla lo stesso segretario generale del Consiglio ecumenico delle Chiese, il reverendo Olav Fykse Tveit, nell’intervista di Mario Galgano del nostro programma tedesco:
R. – Meine große Erwartung ist, dass ich durch diese Arbeit die große Mission für die …
La mia grande aspettativa è di poter dare, con questa opera, un forte contributo alla missione ecumenica, che tutti possiamo essere uno, che tutti insieme possiamo lavorare con la nostra vocazione comune e di poter quindi trovare tanti esempi e tante espressioni della nostra unità.
D. – La Chiesa cattolica non fa parte del Consiglio ecumenico delle Chiese, ma collabora in modo molto intenso con voi. Come vede Lei la collaborazione tra il Consiglio e la Chiesa cattolica per il futuro?
R. – Ich finde es sehr wichtig, dass wir diese Zusammenarbeit weiterführen und …
Credo che sia molto importante mantenere questa collaborazione e svilupparla. Il contributo della Chiesa cattolica romana al lavoro teologico ma anche in merito a molti problemi di carattere etico-sociale è molto importante: la Chiesa cattolica romana è una Chiesa universale, e il Consiglio delle Chiese a sua volta è un’istituzione globale e questo apre la strada a molti scambi di esperienza e a valutazioni comuni sulle sfide attuali.
D. – Intende visitare anche il Vaticano prossimamente? Ci sono forse già dei progetti per un possibile incontro con Papa Benedetto XVI?
R. – Also nicht jetzt geplant, aber dass es möglich ist und dass es ganz bald …
Programmata sì, anche se non nell’immediato, ma possibile sicuramente e forse anche molto presto.
D. – E cosa vorrebbe dire al Santo Padre?
R. – Ich möchte sehr gern mit ihm über unsere gemeinsamen Herausforderungen …
Mi piacerebbe parlare con lui delle sfide comuni, ma anche della nostra fede comune. Lo ho sentito parlare ed ho letto le sue opere, ed egli è un anello importantissimo per la vicendevole comprensione tra i cristiani. Penso che abbiamo molto di cui parlare, insieme …
Importante accordo tra Corea del Nord e Corea del Sud per la riunificazione delle famiglie divise dalla guerra del 1950
◊ Le due Coree sono più vicine. Seul e Pyongyang, con l’intervento della Croce Rossa sudcoreana, hanno siglato ieri un accordo che consente la riunificazione delle famiglie separate a causa della dolorosa guerra del 1950-53. Dal 26 settembre prossimo sarà possibile avviare le procedure di riavvicinamento. Su questa intesa, per certi versi storica, e che fa sperare in un dialogo ancora più proficuo tra i due Paesi, Giancarlo La Vella ha intervistato padre Bernardo Cervellera, direttore dell’agenzia del Pime, AsiaNews:
R. – Credo che sia un primo passo per una ripresa ed una distensione dei rapporti tra le due Coree ed è bello che incominci da una questione umanitaria, perché effettivamente chi soffre per la divisione non sono tanto i governi, ma la popolazione e le famiglie che, appunto, da decenni non si incontrano e non si vedono. Sono qualcosa come 200 mila famiglie che si trovano in questa situazione!
R. – Quel conflitto ormai passato da oltre mezzo secolo, che cosa ha lasciato oggi ancora nella realtà coreana?
R. – Credo che sia ancora uno dei confini della Guerra Fredda e quindi sarebbe giusto eliminarlo il più presto possibile. Il problema grande è che le due Coree si sono sviluppate in un modo molto diverso, per cui c’è un Sud molto sviluppato economicamente, molto aperto, democratico; il Nord, invece, è una dittatura e anche con una grandissima povertà. E allora, bisogna cercare il modo di integrare e le due economie, e anche in qualche modo questi due poteri. Ma naturalmente, è molto difficile perché la Corea del Nord è un Paese ancora "misterioso".
D. – Questo è quello che divide i due Paesi. Che cosa invece li unisce?
R. – Li unisce un fortissimo nazionalismo. Devo dire che i coreani del Sud desiderano molto la riunificazione con il Nord. Hanno una cultura comune, una storia comune, una lingua comune. Quindi ha lo stesso stridore, questa divisione, come la divisione tra Germania Est e Germania Ovest ai tempi della Cortina di ferro!
D. – Come la comunità internazionale vede un’eventuale riunificazione della penisola coreana?
R. – Generalmente, direi che sarebbero tutti favorevoli. Il problema è che ognuno vuole avere delle garanzie: la Cina, avere vicino a sé un Paese che non sia suo nemico; gli Stati Uniti vorrebbero avere un Paese che fosse amico più degli Stati Uniti che degli altri; la Russia anche vorrebbe avere un contatto economico e il Giappone vorrebbe avere un Paese da cui non aspettarsi problemi di atomiche o di missili nucleari … Comunque, tra i sudcoreani ci sono anche personalità come il defunto cardinale Kim, ad esempio, che diceva: sì, vogliamo essere uniti ai nostri fratelli del Nord ma bisogna che – appunto – ci impegniamo per rendere la Corea del Nord un Paese democratico e soprattutto un luogo dove si rispetti la libertà religiosa.
D. – E la Chiesa locale si adopera per questo?
R. – La Chiesa locale sudcoreana è uno degli attori più impegnati nella riunificazione. In tutti questi anni, pur con gli alti e bassi dei dialoghi politici e diplomatici, la Chiesa cattolica e anche le Chiese protestanti del Sud hanno continuato ad inviare materiale di costruzione, aiuti per rendere più facile la situazione estremamente drammatica della povertà del Nord. Quindi, sono tra le persone senz’altro più importanti per riunificare il Paese!
Iraq: i cristiani sono in pericolo ma i leader di tutte le religioni chiedono la pace
◊ Domani, in occasione del Ramadan, 50 rappresentanti cristiani e musulmani si troveranno per cenare insieme a Kirkuk. A invitarli è stato l’arcivescovo locale, mons. Louis Sako. Dal loro incontro i rappresentanti lanceranno un forte appello alla pace nazionale, alla riconciliazione e alla fine della violenza. L’arcivescovo ha spiegato all’agenzia Sir che si tratta “di un gesto di vicinanza verso i nostri fratelli musulmani. Siamo tutti fratelli, figli dello stesso Dio. Dobbiamo rispettarci e cooperare per il bene del popolo e del nostro Paese”. “L’Iraq – ha aggiunto mons. Sako - ha bisogno di riconciliazione, di dialogo. I fatti di questi ultimi tempi, con attacchi e bombe che hanno provocato centinaia tra morti e feriti, rendono sempre più urgente il dialogo e la pace. I gruppi coinvolti in attività criminali e terroristiche sembrano avere campo aperto. Il Governo e la polizia cercano di fare il possibile ma non sono in grado di controllare la situazione. Per di più al suo interno l’Esecutivo mostra delle spaccature e divisioni. La violenza gratuita di questi giorni ha scopi politici, è in atto una lotta per il potere. In questo clima la minoranza cristiana vive, anch’essa, giorni difficili: l’odio, la mancanza di servizi, di futuro spinge molte nostre famiglie ad emigrare. Tutto questo ci preoccupa non poco, ma come cristiani dobbiamo sperare contro ogni speranza”. Lo stesso mons. Sako, parlando con l’associazione Aiuto alla Chiesa che Soffre, aveva espresso ben poche speranze per un nuovo inizio dell’Iraq dopo la caduta di Saddam Hussein. Il presule aveva affermato che la fiducia dei fedeli nel futuro è compromessa dal peggioramento della situazione di sicurezza nel Paese. Molti cristiani, “bersagli facili per i criminali”, hanno lasciato l’Iraq: se il decennio scorso i fedeli in tutto il Paese erano 750mila, ora sono scesi a 400mila. L’Iraq, ha detto, “sta andando verso l’islam radicale” e la popolazione cristiana ha paura. A Baghdad invece un’iniziativa cerca di rappresentare “la risposta cristiana all’odio, alla violenza e alle bombe” attraverso “l’amore e il servizio al prossimo”. Si tratta dell’incontro della fraternità “Gioia e Amore”, nel corso del quale, come ha spiegato al Sir il vicario patriarcale di Baghdad, mons. Shlemon Warduni, “i piccoli disabili iracheni rinnovano l’offerta della loro sofferenza per il bene del Paese”. La fraternità era stata voluta dal vescovo di Mosul, mons. Faraj Ranho, rapito e assassinato lo scorso anno. Ogni due anni oltre 250 persone si ritrovano per meditare sulle parole di San paolo, per il quale “l’amore non viene mai meno”. (V.F.)
Sri Lanka: sacerdoti e religiosi indù liberati grazie all'intervento dell'arcivescovo di Colombo
◊ In Sri Lanka mercoledì il governo ha rilasciato cinque sacerdoti cattolici e 177 religiosi indù con le rispettive famiglie (ben 573 persone), che erano rinchiusi nei campi profughi di Vavuniya e Cheddikulam. Il rilascio, avvenuto presso l’Air force camp di Vavuniya, è stato possibile grazie all’intervento dell’arcivescovo di Colombo, mons. Malcolm Ranjith, che si è rivolto direttamente al presidente del Paese, Mahinda Rajapaksa. Asia News ha raccolto il racconto del responsabile della Caritas Sedec dello Sri Lanka, K. Thievendirajah, che a quell’evento era presente. “I religiosi indù erano contenti non solo per la liberazione, ma anche perché da ora potranno vivere insieme con le loro famiglie e muoversi liberamente – ha detto Thievendirajah -. Tutti ci hanno raccontato le sofferenze patite senza cibo e libertà. I preti sono molto felici perché, ci hanno detto, ora possono di nuovo parlare, lavorare, incontrare e servire il popolo”. Le famiglie dei religiosi sono ora dirette verso varie località fra Trincomalee, Jaffna e Batticaloa e sarà la Chiesa a occuparsi del loro reinsediamento. I cinque sacerdoti – padre Francis Jude Gananaraj Croos, padre Edward Selvaraja Mariyathas, padre Alfred Vijayakamalan, padre Anthonipillai Anton Amalraj e padre Arulanentham Anton Steephan - faranno invece ritorno nelle loro diocesi di provenienza, Mannar e Jaffna. Al momento della liberazione erano presenti rappresentanti del governo di Colombo, della Chiesa e della comunità indù dell’isola. Tra loro c’erano il vescovo di Mannar, mons. Rayappu Joseph, il direttore del Social and Economic Training Institute di Kandy, padre George Sigamony, e, in rappresentanza dell’arcivescovo di Colombo, il direttore della Caritas Sedec, padre Damian Fernando. La Chiesa, l’Onu e le organizzazioni umanitarie denunciano da tempo le condizioni di vita drammatiche in cui vivono i circa 280 mila profughi nei campi allestiti alla fine del conflitto tra l’esercito governativo e i ribelli delle Tigri Tamil. (V.F.)
Filippine: denunciate violazioni dei diritti umani a Mindanao
◊ Nel Mindanao la situazione dei civili continua a destare le preoccupazioni della comunità internazionale. Dal rapporto sui diritti umani pubblicato il 25 Agosto da Amnesty International emerge che oltre 750mila persone hanno abbandonato le proprie abitazioni durante i 17 mesi di guerriglia tra esercito e Moro Islamic Liberation Front (Fronte islamico di liberazione Moro). Il proseguimento degli scontri, nonostante il cessate il fuoco firmato il 29 luglio tra esercito e Milf, sta ancora coinvolgendo da vicino oltre 200mila civili. “Il livello di allarme per i civili è alto dall’agosto scorso. Spesso molti degli abusi commessi non sono nemmeno menzionati dai media nazionali”, afferma il responsabile di Amnesty per le Filippine, Aurora Parong. La responsabile di Amnesty critica il governo centrale, membro della commissione dei diritti umani dell’Onu, ritenendolo responsabile degli abusi compiuti dall’esercito. La Parong - riporta l'agenzia AsiaNews - dichiara inoltre che “la ricerca deve essere accessibile al pubblico, in particolare ai sopravissuti e ai testimoni, che d’ora in poi devono essere protetti da nuovi possibili abusi”. In questo contesto, padre Amado Picardal, redentorista esperto di dialogo interreligioso afferma che “musulmani, cristiani e indigeni Lumad devono essere incoraggiati a vivere insieme come vicini, amici e fratelli, non come nemici. Egli continua dicendo che in questo modo “il quarantennale campo di battaglia potrà trasformarsi in un campo di riso, i carri armati potranno divenire trattori”. Padre Picardal conclude affermando che “tutta la popolazione dovrebbe prendere parte al dialogo nel Mindanao e compiere dei sacrifici per il processo di pace”. Intanto nelle principali città della regione si sono riuniti i membri dell’"A’immah Pastors Priest Forum", gruppo di dialogo interreligioso che riunisce i rappresentanti di fede islamica, protestante e cattolica. Il fine è stato quello di preparare “la settimana del dialogo per Mindanao”, che durerà dal 26 novembre al 2 dicembre. Questi incontri sono frutto del lavoro compiuto dalla Conferenza dei vescovi e degli ulema che circa venti anni fa ha iniziato il Gruppo stabile di dialogo per la pace nel Mindanao. (R.P.)
Comunicato del direttore di 'Avvenire' sulle accuse sollevate nei suoi confronti da 'Il Giornale'
◊ Il direttore del quotidiano dei vescovi italiani 'Avvenire', Dino Boffo, esprime in un comunicato il proprio sconcerto per le accuse rivolte nei suoi confronti de 'Il Giornale' diretto da Vittorio Feltri. “La lettura dei giornali di questa mattina – si legge nel documento – mi ha riservato una sorpresa totale, non tanto rispetto al menù del giorno, quanto riguardo alla mia vita personale”. Per il direttore di 'Avvenire' si tratta di “killeraggio giornalistico allo stato puro, sul quale è inutile scomodare parole che abbiano a che fare anche solo lontanamente con la deontologia”. “Evidentemente – aggiunge Dino Boffo - 'Il Giornale' di Vittorio Feltri sa anche quello che io non so, e per avallarlo non si fa scrupoli di montare una vicenda inverosimile, capziosa, assurda”. Nel confezionare quella che il direttore di 'Avvenire' definisce una “polpettona avvelenata” non si è chiesto il punto di vista del diretto interessato: “la risposta – si legge nel comunicato – avrebbe probabilmente disturbato l’operazione” che Feltri andava “allestendo (malamente) a tavolino al fine di sporcare l’immagine del direttore di un altro giornale e disarcionarlo”. Al direttore de 'Il Giornale' – prosegue Dino Boffo – spetta ora “l’onere di spiegare perché una vicenda di fastidi telefonici consumata nell’inverno del 2001”, e della quale Boffo si definisce “la prima vittima”, sia stata fatta diventare il “monstre” inqualificabilmente messo in campo. Il direttore di Avvenire afferma poi di non essere intimidito: “Per me – scrive - parlano la mia vita e il mio lavoro”. Sulle accuse sollevate nei confronti del direttore del quotidiano dei vescovi italiani si è infine espressa anche la Conferenza Episcopale Italiana che in una nota conferma “piena fiducia al direttore di 'Avvenire' ”, guidato da Dino Boffo “con indiscussa capacità professionale, equilibrio e prudenza”. (A cura di Amedeo Lomonaco)
Terra Santa: le restrizioni ai visti nei Territori palestinesi non riguardano i pellegrini
◊ “Le restrizioni imposte dal Ministero dell’Interno israeliano ai turisti in transito in località dei Territori palestinesi non riguardano in nessun modo i fedeli e i pellegrini che dunque possono liberamente visitare i luoghi santi in essi conservati”. La rassicurazione viene direttamente dal Custode di Terra Santa, padre Pierbattista Pizzaballa che al Sir dichiara: “le restrizioni si applicano solo a coloro che transitano per il ponte di Allenby, il principale valico tra Giordania e Territori Palestinesi amministrato da personale israeliano, vicino Gerico, e non a quelli che atterrano all’aeroporto di Ben Gurion, di Tel Aviv, tradizionale scalo dei pellegrini Non c’è nessun impedimento a pellegrinaggi e visite anche a città palestinesi come Betlemme e Gerico. E’ una decisione forte che non tocca in nessun modo i pellegrinaggi”. Le disposizioni emanate dal ministro dell’Interno israeliano - riferisce l'agenzia Sir - hanno provocato la reazione del suo omologo del turismo, Stas Misezhnikov, che in una lettera ha criticato la decisione parlando di “danno di immagine al Paese”. Il turismo rappresenta uno dei motori di crescita dell’economia israeliana. Si stima che nel 2008 siano stati 3 milioni i turisti che hanno visitato Israele, versando nella casse del Paese oltre 4 miliardi e mezzo di euro. (R.P.)
Russia: il Patriarca Kirill invoca il rispetto nel confronto fra le fedi
◊ Il Patriarca di Mosca e di tutte le Russie, Kirill, in visita alla diocesi ortodossa di Archangelsk, dove ha tenuto una conferenza, ha ribadito l’importanza della collaborazione e del rispetto nel confronto fra le fedi. “Siamo profondamente convinti che gli uomini di religioni differenti devono rispettarsi e lavorare insieme in modo che nessun conflitto interetnico o interreligioso possa scuotere la vita di un Paese multinazionale come il nostro”, ha detto nel corso del suo discorso, sintetizzato dal sito Internet della Chiesa ortodossa russa in Francia e ripreso dall’Osservatore Romano. I fedeli gli hanno chiesto di parlare della missione della Chiesa e del suo ruolo nella società, in particolare sulla questione della costruzione in Russia di un numero sempre maggiore di luoghi di culto non ortodossi, soprattutto sinagoghe e moschee. Rispondendo loro il Patriarca ha affermato che “noi viviamo in un Paese libero e ogni uomo ha il diritto di professare la propria fede”. Tuttavia, ha spiegato, “occorre che questa manifestazione non generi alcuna animosità interconfessionale o interreligiosa”. Per il Patriarca di Mosca, l’obiettivo della religione è quello di “riunire gli uomini, anche quelli che appartengono a religioni diverse. Abbiamo i mezzi per arrivare a questo”. Kirill ha ribadito la sua posizione sulla civiltà contemporanea “senza Dio”, che “ha occultato la nozione di peccato e la distinzione fra il bene e il male”. Le comunità religiose, invece, “badano alla nozione di peccato perché una gran parte di esse segue i dieci comandamenti di Mosè”. La fedeltà a questi comandamenti è, per il Patriarca, “una virtù tanto per un cristiano quanto per un musulmano o un ebreo”, così come la loro trasgressione è “un peccato agli occhi del cristiano, del musulmano e dell'ebreo”. Se “condividiamo la stessa visione della virtù e del peccato – ha detto - abbiamo dunque un fondamento per cooperare. È su questa base che si costruisce in Russia la collaborazione interreligiosa”. Durante la sua visita alla diocesi di Archangelsk, Kirill si è fermato al monastero della Trasfigurazione a Solovki, fondato nel XVI secolo e trasformato negli anni Venti del ’900 in un gulag dalle autorità bolsceviche. A Solovki morirono a migliaia fra vescovi, preti, e cristiani laici, e, accanto al campo dove erano imprigionati gli ortodossi, si trovava quello per i cattolici, i protestanti e i credenti di altre religioni. Anche l’arcivescovo di Parigi, il cardinale André Vingt-Trois, nell’ottobre del 2008 aveva reso omaggio alle vittime del campo. Il Patriarca si è recato anche alla collina di Sékirnaïa, dove venivano eseguite torture ed esecuzioni. “È qui, sulla collina di Sékirnaïa - ha dichiarato - che fu commesso certamente uno dei più grandi crimini che abbiano mai macchiato la storia del nostro Paese. È qui che tante persone furono sottoposte a torture atroci, è qui che si sente un'atmosfera particolare, da una parte per le gesta dei martiri, dall'altra per l'abisso delle sofferenze umane”. Fra le vittime, Kirill ha scelto di commemorato anche suo nonno, Vassili Gundiaev, imprigionato a Solovki per aver fondato una scuola ortodossa della domenica e poi torturato sulla collina di Sékirnaïa per aver partecipato a una celebrazione liturgica nel campo di prigionia. Al monastero Kirill ha presieduto anche la liturgia per la festa dei suoi santi fondatori, Zosima e Sabbatius. (V.F.)
Granada: prosegue il Congresso dei gesuiti su "Musulmani e società europea"
◊ Approfondire l'analisi del fenomeno e offrire risposte alle sfide generate dall'aumento della presenza musulmana nel vecchio continente: è il principale obiettivo di "Eurojess 2009", il congresso organizzato dai gesuiti europei impegnati nel sociale in corso da martedì, a Granada, in Spagna. L'evento si inserisce fra le molteplici iniziative promosse di recente sul tema dalla Compagnia di Gesù in Europa. Il congresso, dal titolo "Popolazioni musulmane nelle società europee", è entrato nel vivo prendendo in considerazione, attraverso un'analisi demografica generale e racconti personali, le esperienze di quei musulmani e non musulmani che vivono e lavorano nella società fianco a fianco, quotidianamente. Testimonianze verranno soprattutto dalla Germania, dalla Francia e dall'Andalusia, di cui Granada è una delle città-simbolo. Storicamente, Granada rappresenta l'ultimo regno musulmano in Europa occidentale (riconquistato dai sovrani cattolici nel 1492); una presenza, quella dei fedeli islamici in Andalusia, ancora significativa nel contesto spagnolo e particolarmente attuale, anche a fronte di un ininterrotto fenomeno migratorio. "Eurojess 2009" proseguirà con interventi e dibattiti volti a illustrare l'impatto delle democrazie secolari europee sulle comunità musulmane e a presentare le politiche nazionali e locali di integrazione dei gruppi islamici. La giornata di oggi è stata dedicata all'individuazione di progetti comuni, promossi dai gesuiti, che possano lasciare "semi di speranza" nel dialogo e nell'amicizia tra cattolici e musulmani. Domani, giorno conclusivo del congresso, i partecipanti visiteranno Córdoba, altra città dell'Andalusia e antica capitale del califfato degli Omayyadi. "Non c'è dubbio - spiega sulle pagine dell'Osservatore Romano padre Andreas Gösele, presidente di Eurojess - che il tema è assai rilevante per molti Paesi europei e tocca il cuore stesso della nostra vocazione a servire la fede, a promuovere la giustizia e il dialogo con la cultura e le altre religioni, alla luce della chiamata profetica a istituire le giuste relazioni con Dio, con gli altri e con il creato". Che è poi una delle indicazioni emerse nel corso della trentacinquesima Congregazione generale della Compagnia di Gesù svoltasi a Roma nel gennaio 2008. Padre Gösele è convinto che il congresso di quest'anno, proprio per la sua pressante attualità, "produrrà un interesse ancora superiore rispetto a quelli passati". (R.P.)
In un villaggio del Bangladesh i musulmani minacciano le donne cattoliche
◊ Quando gli uomini se ne vanno lontano alla ricerca di un lavoro, sono le donne e i bambini, i più vulnerabili, a restare. Così è successo nel villaggio bengalese di Dewtola, nel distretto di Nawabganj, dove le donne cattoliche ormai hanno paura persino di andare a Messa. Le minacce, racconta AsiaNews, arrivano dai loro concittadini musulmani. A innescare la tensione in paese, così come accadde tre anni fa, è una questione commerciale: molti banchi del mercato locale sono gestiti dai cristiani, che in totale nella zona sono 3.700. I commercianti musulmani quei banchi li vogliono a tutti i costi e più volte hanno deciso di usare la forza per ottenerli. Nel 2006 furono in 200 ad attaccare i fedeli cattolici che stavano andando a Messa e a distruggere le loro bancarelle. Dalla loro, secondo un leader cattolico locale, Michael Gomes, “il locale capo dei sindacati è legato ai musulmani il quale dice che il mercato non può essere una proprietà esclusiva dei cristiani”. E intanto attorno alla parrocchia di San Francesco Saverio a Golla il clima si è fatto parecchio teso. (V.F.)
Il segretariato dei vescovi boliviani chiede trasparenza ai candidati presidenziali
◊ In Bolivia, dopo l'entrata in vigore della nuova Costituzione, nel mese di dicembre saranno rinnovate tutte le cariche a elezione popolare, compresa quella del Presidente della Repubblica. Attualmente in carica c'è Evo Morales, insediatosi il 22 gennaio 2006 dopo aver vinto, un mese prima, con il quasi 54% delle preferenze. In merito a queste importanti consultazioni elettorali, ieri il segretario della Conferenza episcopale della Bolivia (che oggi si chiama “Stato plurinazionale della Bolivia”), mons. Jesús Juárez, ha chiesto a tutti i candidati di evitare insulti e polemiche inutili. Mons. Juárez, vescovo di El Alto, parlando con i giornalisti del valore della democrazia e del dovere di tutti di rispettarla e difenderla, ha detto “Sarebbe bene rispettare le regole del gioco e ricordare che per una vita autenticamente democratica, in una campagna veramente democratica, vanno evitati gli insulti e le umiliazioni che mortificano la persona e la dignità dell’essere umano”. D’altra parte il presule ha precisato che nel proporre i propri programmi, i candidati dovrebbero rispettare sempre la verità, eliminando ogni tentazione di menzogna. "Occorre usare sempre il linguaggio della verità e la trasparenza”, ha spiegato. In riferimento alle promesse elettorali, mons. Jesús Juárez ha insistito che “non si deve mai offire ciò che non sarà possibile realizzare. Non è corretto fare promesse che poi non si possono rispettare”. La nuova Costituzione boliviana fu approvata con il 60% dei voti nel corso del referendum popolare del gennaio scorso e poche settimane dopo è entrata in vigore, mentre si promulgavano leggi, decreti e ordinamenti attuativi. Secondo le nuove norme, il 6 dicembre prossimo dovranno essere rinnovate tutte le cariche pubbliche di elezione popolare e, ovviamente, è la presidenza della Repubblica ciò che più polarizza l’opinione pubblica del paese sudamericano. Evo Morales si presenta per la rielezione e per ora, ad apparire come suo principale rivale, è un altro indigeno come lui, il sindaco della città di Potosì, Renè Joaquino. Joaquino guida la formazione di sinistra “Alianza social” e accusa il presidente Morales di condurre una politica "dipendente dal Venezuela di Hugo Chavez". L’opposizione storica per ora si presenta divisa e si lavora per trovare accordi che consentano di raggiungere un risultato soddisfacente in Parlamento. (A cura di Luis Badilla)
Colombia: lancio della Settimana per la pace 2009 sulla difesa della vita e della giustizia
◊ “Per una pace autentica occorre promuvere e difendere la vita. La pace deve essere dunque la massima esaltazione della vita”. Con queste parole, mons. Héctor Fabio Henao Gaviria, direttore del segretariato episcopale per la Pastorale sociale, ha presentato il lancio della “Settimana per la pace 2009” che ogni anno organizza la Conferenza episcopale della Colombia. Ricordando le numerose attività che si terranno in tutto il Paese, dal 6 al 13 settembre, il presule ha spiegato ampiamente il senso dell'appello che si può leggere affisso in tutte le chiese: “Io vivo per la vita. E tu…?”. Si tratta, ha detto, di “un pensiero logico, poiché dove c’è vita si può costruire la pace” e chi sceglie la pace anzitutto deve stare dalla parte della vita. Da parte sua il vescovo ausiliare di Bucaramanga e segretario generale dell’episcopato colombiano, mons. Juan Vicente Córdoba Villota, ha ricordato durante l’incontro con i giornalisti che “non è possibile raggiungere la pace se non c’è giustizia” e che il primo dovere dell’uomo giusto è la difesa e la cura della vita. Ana Teresa Bernal, presidentessa delle Rete nazionale di iniziative per pace e contro la guerra (Redepaz), ha sottolineato che la società colombiana oggi affronta un sfida fondamentale: far crescere nella coscienza e nella cultura di ogni singolo colombiano “il valore della vita come fondamento ultimo e vero della giustizia e della pace”. Il senatore del Partito Liberale Juan Fernando Cristo, spiegando l’adesione di molti politici, ha sottolineato l’importanza “dello sforzo che realizzano i colombiani in favore della pace, sotto la guida della chiesa cattolica”; sforzo, ha precisato, “che merita il sostegno di tutti. La nazione colombiana non si può permettere di perdere la speranza di poter raggiungere, un giorno, la pace e la riconciliazione, anche se possono sembrare lontane e irragiungile”. La XVI edizione della Settimana per la pace coincide quest’anno con la Giornata nazionale per i diritti umani, il 9 settembre, e quindi, secondo gli organizzatori, offrirà l’occasione per riflettere sulla globalità di questi diritti che si fondano in definitiva sul diritto alla vita. Nel comunicato del sito della Conferenza episcopale, i presuli colombiani “invitano la popolazione a partecipare in forma creativa con lo scopo di ripensare il Paese, e soprattutto di cercare modi ed espressioni per continuare con maggiore impegno la pace attraverso il perdono, la giustizia sociale, la solidarietà e la riconciliazione”. (A cura di Luis Badilla)
Brasile: il Congresso approva l'insegnamento della religione nelle scuole pubbliche
◊ La Camera dei deputati del Brasile ha approvato mercoledì scorso l'Accordo tra lo Stato e la Santa Sede sullo status giuridico della Chiesa nel Paese. Il testo prevede l'insegnamento della religione nelle scuole pubbliche e l'inserimento di spazi dedicati al culto negli ordinamenti urbani, esige il pagamento delle imposte da parte delle istituzioni religiose e riconosce le sentenze ecclesiastiche in materia matrimoniale e i titoli accademici ecclesiastici. L'Accordo - riferisce l'agenzia Zenit - è giunto alla Camera federale in via urgente ed è stato approvato in sessione straordinaria dopo un dibattito di tre ore. Il decreto legislativo sullo status giuridico della Chiesa Cattolica è conforme all'ordinamento giuridico brasiliano e alla Costituzione, ha assicurato nella sessione l'oratore della Commissione per la Costituzione e la Giustizia Antonio Carlos Biscaia dopo aver citato ciascuno dei suoi 20 articoli. Vari ecclesiastici e politici hanno sottolineato che il testo formalizza ciò che già esiste nella pratica e riconosce la rilevanza, storica e attuale, della Chiesa cattolica in Brasile. L'arcivescovo di São Sebastião do Rio de Janeiro, monsignor Orani João Tempesta, ad esempio, ha affermato che l'Accordo si adatta alla Costituzione di questo Stato laico e non concede privilegi straordinari alla Chiesa cattolica. L'episcopato brasiliano ha suggerito nel 1991 l'opportunità di stipulare un Accordo internazionale tra Chiesa e Stato, e i negoziati tra il Governo e la Santa Sede sono iniziati ufficialmente nel 2006. Nel novembre dell'anno scorso, l'Accordo è stato firmato durante una visita del Presidente del Brasile, Lula da Silva, in Vaticano, e ora, per la sua entrata in vigore, dovrà essere ratificato dal Senato. (R.P.)
Guatemala: il Consiglio Ecumenico denuncia lo sfruttamento delle risorse
◊ Il Consiglio Ecumenico Cristiano del Guatemala ha denunciato apertamente gli enti governativi di continuare ad incoraggiare lo sfruttamento illimitato delle risorse naturali del Paese attraverso le attività industriali: miniere a cielo aperto, centrali idroelettriche e deforestazioni. Tutto questo- secondo quanto riporta il Misna, - mette in serio rischio la vita di migliaia di famiglie di guatemaltechi con il conseguente pericolo di un aumento della fame e della povertà che affligge già da tempo la metà degli oltre 13 milioni dei cittadini. In questo Stato dell’ America Centrale, le risorse idriche necessarie a sostenere decine di comunità native, saranno invece utilizzate per i progetti di costruzione di ben tre centrali idroelettriche nei dipartimenti orientali di Jutiapa, Zacapa e Chiquimila , alle quali si aggiunge l’opera di scavo di una miniera per estrarre l’oro. A pregiudicare questo stato di cose- riferisce un rapporto del governo- il problema della siccità che ha inflitto considerevoli perdite alle coltivazioni di mais e fagioli portando al crollo della produzione agricola. (G.C.)
In Argentina nasce il Vicariato episcopale per la Pastorale delle baraccopoli
◊ A Buenos Aires è nato il Vicariato episcopale per la Pastorale delle baraccopoli. E’ quanto riporta l'agenzia Sir, secondo la quale l’arcivescovo della capitale argentina, il cardinale Jorge Bergoglio, ha firmato un decreto che ne stabilisce l’operatività. Il governo, le istituzioni locali e i partiti sono stati più volte invitati dall’episcopato argentino ad una politica di intervento più attiva ed efficace per far fronte alla lotta contro la povertà e l’esclusione. A guidare il nuovo Vicariato episcopale sarà il sacerdote José Maria Pepe Di Paola, che è da sempre stato molto sensibile alla piaga dell’emarginazione sociale riguardante una buona fetta della popolazione argentina. Il decreto risponde dunque in maniera adeguata ai problemi di fame, di negato accesso all’assistenza sanitaria e ai servizi di base come l’energia elettrica, l’acqua e il gas nelle abitazioni. A vivere in tale stato di degrado è il 70 % della popolazione di cui l’11% è la fascia più debole della società, i bambini ( G.C.)
Visita alla Chiesa del Vietnam di una delegazione cattolica statunitense
◊ Si rafforzano i legami fra la Chiesa degli Stati Uniti e quella vietnamita. Nei giorni scorsi una delegazione cattolica americana – guidata dall’ex presidente della Conferenza dei vescovi statunitensi, mons William Stephen Skylstad di Spokane – ha visitato il Vietnam dopo aver partecipato all’Assemblea generale dei vescovi asiatici a Manila. Il gruppo ha visitato le diocesi di Ho Chi Minh City, Hue, Da Nang e My Tho. Vicino a Hue, il 20 agosto, mons. Skylstad ha visitato il santuario mariano nazionale di Nostra Signora di La Vang. Come racconta Asia News, alla Messa, oltre all’arcivescovo di Hue, mons. Etienne Nguyen Nhu The, erano presenti decine di sacerdoti locali e almeno duemila fedeli. Il rettore del santuario ha invitato mons. Skylstad a visitare il Paese nel 2011, quando la Chiesa vietnamita celebrerà uno speciale giubileo per i 350 anni dalla fondazione dei primi vicariati apostolici in Vietnam e i 50 anni dallo stabilirsi della prima gerarchia locale. L’arcivescovo di Hue ha esortato i suoi fedeli a pregare per la Chiesa degli Stati Uniti e per i cattolici vietnamiti emigrati in quel Paese, perché siano coraggiosi annunciatori del Vangelo. Molti dei vietnamiti che abitano negli Stati Uniti sono cattolici: secondo i dati della Conferenza episcopale statunitense, sono oltre 500 mila su 1,3 milioni. Fra di loro 850 sono sacerdoti. Intanto a partire dal 24 agosto, 140 fra religiosi e religiose vietnamiti, provenienti da diverse diocesi degli Stati Uniti, si sono radunati per una settimana a Santa Clara, nel nord della California. Scopo del loro incontro è la condivisione delle loro esperienze pastorali. A preoccuparli sono in particolare la crescita dei divorzi fra le giovani coppie vietnamite e una diminuzione della frequenza alla Messa da parte dei giovani. Anche le vocazioni consacrate, che erano aumentate di molto subito dopo la Guerra del Vietnam fra i giovani cattolici che erano riusciti a fuggire dal Paese, oggi sono in calo. I partecipanti all’incontro hanno anche discusso a lungo la situazione della Chiesa in Vietnam. Padre John Tran, uno dei partecipanti, ha denunciato “la costante oppressione della Chiesa – che talvolta diviene aperta persecuzione” e “richiede una risposta appropriata”. “La polizia vietnamita – ha raccontato – ha picchiato con brutalità centinaia di cattolica a Tam Toa, riducendo in fin di vita anche due sacerdoti. Di fronte a queste brutte notizie ci sentiamo tristi. Vogliamo pregare e discutere di che cosa possiamo fare per aiutare la Chiesa nella nostra madrepatria”. (V.F.)
Il cardinale Bertone parla all'Osservatore Romano dell’Anno Sacerdotale
◊ Il Segretario di Stato vaticano, cardinale Tarciso Bertone ha rilasciato all’Osservatore Romano, un'intervista in cui rivela lo spirito che ha animato Papa Benedetto XVI nell’indire l’Anno Sacerdotale “. L’Anno di preghiera – riporta Zenit- che coincide volutamente con la ricorrenza del 150° anniversario della morte del curato d’ Ars, “ha l’intento di rispondere all’emergenza delle problematiche cha hanno investito tanti sacerdoti, promuovendo in tutto il popolo di Dio un movimento di crescente affetto e vicinanza ai ministri di Dio. Il Segretario di Stato inoltre ha aggiunto che “ l’iniziativa del Santo Padre sta infondendo un grande entusiasmo in tutte le Chiese locali , promuovendo la pastorale vocazionale”. Il presule ha sottolineato anche un altro importante aspetto dell’ Anno Sacerdotale, vale a dire la ripresa di un'unione con i sacerdoti che per diversi motivi hanno lasciato l’esercizio del ministero, con lo scopo di rinsaldare il dialogo, non sempre sereno, tra vescovi e sacerdoti. (G.C.)
La Chiesa è impegnata a vincere il razzismo contro Rom e Sinti
◊ La Chiesa si schiera ancora una volta contro il razzismo che prende di mira Rom e Sinti, quelli che generalizzando sono chiamati “zingari”. “Apprezzo questo vostro impegno di riunirvi periodicamente in convegni nazionali per riflettere su come, pur nel rapido mutare del clima sociale e politico nei confronti di Rom e Sinti, voi possiate mostrare loro la immutata vicinanza e solidarietà della Chiesa e trovare le vie più efficaci perché le ingiuste discriminazioni nei loro confronti non trovino spazio libero per dilagare e degenerare in forme sempre più allarmanti di intolleranza e di razzismo”. E’ quanto ha scritto il Segretario generale della Cei, mons. Mariano Crociata, in un messaggio rivolto agli operatori impegnati nella pastorale per i Rome i Sinti riuniti, da oggi e fino al 30 agosto, a Pagnacco, Udine, per il convegno “Le Minoranze: dinamiche per la società e per la Chiesa”. Una Chiesa – aggiunge mons. Crociata - “che apprezza anche la scelta che parte di voi ha fatto di condividere da vicino la vita di questa gente fino a convivere assieme a loro per comprenderli sempre meglio non attraverso studi e indagini ma per una diretta esperienza di vita, secondo una norma di ispirazione evangelica: farsi debole con i deboli, povero con i poveri, migrante con i migranti, zingaro con gli zingari”. In tale maniera – spiega il segretario della Cei - la vostra voce diventa anche più autorevole nel rivendicare la loro dignità e i loro diritti, nel sollecitare il superamento di ogni forma di discriminazione e la possibilità di un’integrazione nel contesto della comune convivenza che non comprometta la loro specifica identità”. Mons. Crociata ha ribadito quanto lavoro si sta facendo in sede nazionale ed europea perché “Rom e Sinti siano considerati “una minoranza etnica, degna di tutela e di promozione come le altre minoranze, pur non avendo essa un proprio territorio circoscritto, e capace di interagire con l’ambiente in cui vive anche col proprio ricco patrimonio di tradizioni e di valori, che nella situazione attuale rischiano di rimanere da una parte latenti e dall’altra misconosciuti”. Vivere al loro fianco, ha spiegato nel suo messaggio il segretario della Cei, rappresenta un’opportunità “per una preziosa opera educativa”. (V.F.)
La Chiesa di Pinerolo aderisce alla giornata di digiuno proposta dal sinodo valdese
◊ Ieri il vescovo di Pinerolo, mons. Pier Giorgio Debernardi, ha invitato i presbiteri, i diaconi, i religiosi e i laici della sua diocesi ad aderire a mezzogiorno alla Giornata di digiuno e di solidarietà con gli immigrati proposta dal Sinodo delle Chiese valdesi e metodiste, in corso in questi giorni a Torre Pellice, in provincia di Torino, al quale partecipa anche il vescovo. “I cristiani – ha spiegato al Sir il presule – hanno il dovere di lavorare insieme su questi fronti”. Durante il Sinodo è stato letto e approvato un documento dedicato al “pacchetto sicurezza” e alla questione degli immigrati. All’ora di pranzo i presenti sono restati nell’aula sinodale per pregare, cantare e leggere testi biblici. “La decisione presa dal Sinodo – ha detto mons. Debernardi – nasce dal desiderio di dare un segno forte che esprimesse una partecipazione delle Chiese al dramma di questi nostri fratelli che vengono da altri Paesi e trovano una non accoglienza da parte del nostro Paese, con tutte le tragedie che abbiamo sentito in questi giorni. Mi è parso importante che anche la Chiesa cattolica pinerolese partecipasse a questo segno. Noi crediamo che occorre lavorare per cambiare una cultura. Come cristiani non possiamo rassegnarsi a che nella nostra nazione siano operanti questi leggi. E’ una cultura da cambiare, una cultura che sta purtroppo radicandosi anche nella nostra gente”. (V.F.)
Sarà L'Aquila ad ospitare il prossimo anno il terzo incontro mondiale "Giovani della pace"
◊ Il terzo “appuntamento mondiale dei giovani della pace” organizzato dal Sermig, l’arsenale della Pace di Torino, si terrà a L’Aquila in occasione della chiusura del Giubileo Celestiniano, il 28 agosto 2010, giorno della prossima Perdonanza. Lo hanno annunciato oggi l’arcivescovo de L’Aquila, mons. Giuseppe Molinari, e il fondatore del Sermig, Ernesto Olivero, intervenuti alla seconda e ultima giornata del simposio organizzato per l’apertura dell’anno celestiniano. Un invito ad organizzare a L’Aquila questo grande incontro, che porterà in Abruzzo migliaia di giovani da tutto il mondo, rivolto proprio da mons. Giuseppe Molinari. “Caro Ernesto – ha scritto nella lettera di invito l’arcivescovo – tu conosci bene i giovani e sai che hanno tanto da dire soprattutto agli adulti che non sono abituati ad ascoltarli. Li ho visti anch’io i giovani nella tragedia del terremoto. Ho visto la loro rabbia e il loro dolore, ma anche lo slancio generoso di fronte alla necessità”. “Conosco – continua l’arcivescovo – la tua ostinazione nel voler riconciliare la generazione dei padri con quella dei figli. Condivido il tuo sogno, radicato nella fede e nella speranza, che vi ha permesso di trasformare un arsenale di guerra in un arsenale di pace”. Per questo, conclude mons. Molinari, vi chiedo di “realizzare a L’Aquila, una terra che ha sete di estrema speranza”, questo “sogno”. “Squarciamo il buio”. E’ questo lo slogan scelto dal Sermig per il terzo appuntamento mondiale dei giovani della pace. Lo ha annunciato Ernesto Olivero ricevendo la lettera di invito di mons. Giuseppe Molinari. “Era anni – ha spiegato il fondatore – che pregavamo chiedendo al Signore di farci capire dove avremmo dovuto organizzare questo grande incontro. E L’Aquila ci è venuta incontro”. Olivero ha ricordato il suo legame con l’arcivescovo de L’Aquila conosciuto “durante un pellegrinaggio a piedi quando era vescovo di Rieti e il loro nuovo incontro a pochi giorni dal sisma”. “Questo incontro – ha spiegato Olivero – è nato per offrire ai giovani l’opportunità di essere ascoltati dai grandi della terra nei campi della politica, dell’economia, della cultura, della spiritualità. Lo abbiamo già fatto nel 2002 a Torino e nel 2004 ad Asti. E anche il prossimo anno, vorremmo far parlare i giovani con le loro storie, con le loro proposte, con il loro esserci, ma soprattutto con il loro silenzio. Un silenzio assordante che parli, denunci e che possa entrare nei palazzi del potere per cambiarli”. (R.P.)
Congelamento degli insediamenti israeliani al centro del colloquio ieri tra Netanyahu e la Merkel
◊ In Israele il ministro degli Esteri, Avigdor Lieberman, intraprenderà la prossima settimana una visita in cinque Stati africani: Etiopia, Angola, Nigeria, Uganda e Kenya. Intanto il premier israeliano, Benjamin Netanyahu, nel colloquio di ieri a Berlino con il cancelliere tedesco Angela Merkel, ha espresso la necessità di “sanzioni paralizzanti” per impedire che il regime di Teheran si doti dell’arma atomica. Ci riferisce Graziano Motta:
Il cancelliere Angela Merkel ritiene che la cessazione dello sviluppo degli insediamenti dei coloni ebrei sia la condizione imprescindibile per riattivare il processo di pace. Netanyahu definisce “senza fondamento le voci che abbiamo sentito sul congelamento delle costruzioni, perché non c’è in proposito nessuna decisione né alcun accordo”. Ieri si parlava di uno stop di nove mesi. Eppure ha accennato a dei progressi: il mese prossimo due funzionari israeliani si recheranno a Washington. L'inviato americano George Mitchell tornerà in Israele e potrebbe svolgersi a New York un incontro tra Netanyahu ed il presidente palestinese Abu Mazen. Piuttosto nella missione a Berlino, in cui Netanyahu ha partecipato a cerimonie evocative dell’Olocausto degli ebrei, ha paragonato la Germania nazista all’Iran di oggi. Il cancelliere Merkel ha convenuto che debbano essere adottate nuove e più efficaci sanzioni contro Teheran se entro settembre non avrà dato convincenti risposte sul suo programma nucleare.
Afghanistan
La forza internazionale di assistenza alla sicurezza (Isaf) insieme con i militari afghani ha dato inizio ad un'operazione nelle province di Kandahar e Kundoz. I soldati hanno arrestato molti insorti e ne hanno uccisi altri in scontri a fuoco. Fra di loro anche una donna militante dei talebani. Ieri sera poi i talebani afghani hanno annunciato di aver ucciso otto militari polacchi e distrutto i tre veicoli su cui viaggiavano in uno scontro a fuoco avvenuto nella provincia meridionale di Ghazni. Lo ha reso noto un’agenzia di stampa locale. Intanto, all’indomani delle elezioni del 20 agosto, i due favoriti, il presidente uscente Karzai e il suo rivale Abdullah, dopo le polemiche su eventuali brogli, avrebbero avuto una discussione molto accesa terminata con un brusco congedo. E nell'area di Farah, nell'Afghanistan sud-occidentale, colpi d'arma da fuoco sono stati sparati oggi contro due elicotteri italiani Mangusta. Nessun militare è rimasto ferito e gli elicotteri hanno potuto fare ritorno alla base senza problemi.
Pakistan
Almeno 21 persone sono rimaste uccise in seguito ad un attacco kamikaze davanti ad una serie di alloggi della polizia in una zona tribale pakistana, vicino al confine con l'Afghanistan. Gran parte delle vittime sono guardie di frontiera. Nel vicino Waziristan, in un raid americano sono stati uccisi inoltre 8 sospetti miliziani. E' stato poi diffuso oggi un nuovo video di Ayman al-Zawahri, numero due di al Qaeda, che ha accusato gli Stati Uniti di architettare una crociata per dividere il Pakistan.
Morte di Ted Kennedy
Si svolgeranno domani a Boston i funerali del senatore americano Ted Kennedy, deceduto martedì all’età di 77 anni. La celebrazione si svolgerà nella Basilica di Nostra Signora del Perpetuo Soccorso. La salma verrà quindi trasferita in Virginia, nel cimitero nazionale di Arlington. Il servizio di Elena Molinari:
Una Messa privata per la famiglia a Hyannis Port, dove i Kennedy passano da sempre l’estate. Poi il corpo di Ted Kennedy è arrivato a Boston la città che per 60 anni è stato il feudo politico di famiglia. La camera ardente è stata allestita presso la biblioteca e il museo intitolati al fratello John e dove, sin dalla prima mattina, gli ammiratori si erano messi in fila per dare l’ultimo saluto al “leone del senato”. Il corteo funebre ha toccato i luoghi chiave della storia della famiglia, dal luogo di nascita della madre Rose al parlamento statale, fino alla casa in cui abitava il futuro presidente John. I funerali sono fissati per domani nella basilica dedicata alla Vergine dell’Aiuto Perpetuo, sempre a Boston. Interverrà anche il presidente Barack Obama che ha proclamato il lutto nazionale fino a domenica. Sono attesi anche gli ex presidenti Carter, Clinton, Bush senior e Bush figlio. Nella serata Ted verrà sepolto nel cimitero di Arlington, dove riposano i fratelli John e Bob, la moglie del presidente, Jacqueline, e suo figlio Patrick. Intanto ieri il governatore del Massachussetts, Deval Patrick, si è detto pronto ad accogliere l’ultima volontà di Kennedy: una pronta successione nel suo seggio al Senato, in modo da garantire a Obama - ha detto - la maggioranza di 60 seggi, cruciale per l’approvazione della riforma sanitaria.
Iraq
Una bomba piazzata sul ciglio di una strada nella zona est di Bagdad ha provocato la morte di due soldati statunitensi. Sale così ad almeno 4.337 il numero dei componenti delle forze armate americane morti in Iraq dall'inizio della guerra, nel marzo del 2003.
Iran
Il presidente iraniano Mahmud Ahmadinejad ha detto oggi nel sermone durante la preghiera del venerdì che è necessario punire i capi dell'opposizione per i disordini seguiti alle contestate elezioni del 12 giugno scorso. È la prima richiesta in tal senso da parte del presidente.
Arabia Saudita
Il capo dell'antiterrorismo saudita è sfuggito ad un attentato suicida. Il principe Mohamed bin Nayef, membro della famiglia reale e viceministro dell'Interno, è stato avvicinato ieri sera da un kamikaze, mentre riceveva ospiti a cena, nella sua residenza a Gedda. Nell'esplosione è morto solo l'attentatore. Per il principe solo ferite superficiali. È il primo attentato che prende di mira direttamente un membro della famiglia reale dal 2003, quando i militanti di Al Qaeda hanno lanciato un'offensiva in Arabia Saudita, contro la monarchia alleata degli Usa.
Vertice Unasur
Posizioni contrastanti tra i Paesi del Sudamerica che partecipano al vertice straordinario di emergenza convocato dall’Unasur a Bariloche, in Argentina. Al centro dei dibattiti dell’Unione il delicato tema delle basi militari concesse dalla Colonia agli Usa. Falliti finora tutti i tentativi per concordare una posizione comune. Il servizio di Francesca Ambrogetti:
Il gruppo dei Paesi che si oppongono alle basi è guidato dal Venezuela. Poche ore prima dell’incontro, il presidente Hugo Chavez ha inviato un messaggio ai capi di Stato dei 12 Paesi del gruppo, ha parlato di venti di guerra e ha chiesto di fermare l’aumento della presenza militare statunitense. Il governo colombiano ha fatto sapere che non intende tornare indietro e ha chiesto che nell’agenda vengano inseriti altri argomenti, quali la corsa all’acquisto di armi, terrorismo e narcotraffico. Il presidente boliviano Evo Morales ha proposto invece un referendum regionale per decidere sulla spinosa questione che sta inquinando i rapporti tra i Paesi latinoamericani e quelli con gli Stati Uniti. Tutti gli sguardi sono puntati sul presidente brasiliano Lula al quale si attribuisce l’intenzione di mediare tra le posizioni.
Federazione Russa
Rimane alta la tensione nel Caucaso del nord. Tre ribelli sono stati uccisi nella notte a Makhackala, capitale del Daghestan, dopo aver aperto il fuoco contro un commissariato di polizia. Stamattina un agente è rimasto ucciso mentre stava andando in ufficio. In Cecenia, nella città di Shali, due kamikaze si sono fatti esplodere ferendo tre poliziotti e tre passanti.
Colombia
Arrestato con l'accusa di progettare un attentato contro il presidente colombiano Alvaro Uribe. Freddy Urquijo, detto Francisco, sospettato di essere un guerrigliero delle Farc (Forze armate rivoluzionarie della Colombia), è stato fermato a Bogotà. Con sé aveva documentazione riguardante la sicurezza dell'aereo del presidente Uribe.
Rapimento negli Stati Uniti
È ricomparsa a San Francisco 18 anni dopo essere stata rapita. Jaycee Dugard, ora ventinovenne, si è presentata nella stazione di polizia di Area Bay. Da lì ha telefonato agli increduli genitori, che ora potranno riabbracciarla. Due persone sono state fermate per sospetto coinvolgimento nella vicenda: Phillip Garrido, 58 anni, e la moglie Nancy, 55; il primo ha precedenti per stupri e violenze sessuali. Jaycee fu rapita nel 1991 a South Lake Tahoe, appena uscita da casa per andare a scuola, alla fermata dell'autobus. È stata sempre tenuta segregata. Ha avuto due figli dal suo carceriere.
Incendi negli Stati Uniti
Roghi in California. Quattro grandi incendi, divampati ieri sera, stanno distruggendo diversi edifici nella penisola di Palos Verdes e gli abitanti di 500 case hanno ricevuto l’ordine di lasciare l’area densamente popolata di La Canada Flintridge. Secondo quanto riferito dallo Us Forest Service, ieri sera le fiamme nella zona, circa 24 chilometri a nord della metropoli, erano quasi raddoppiate in ampiezza, raggiungendo i 202 ettari, ed erano state contenute solo al 5%. Almeno 1.700 vigili del fuoco stanno lottando contro le fiamme. A favorire i roghi sono la vegetazione secca e le alte temperature.
Birmania
Migliaia di profughi stanno fuggendo in Cina dalla vicina Birmania a causa delle sanguinose battaglie in corso tra l'esercito birmano e le milizie della minoranza etnica di origine cinese dei Kokang. L'agenzia Nuova Cina parla di diecimila profughi, molti dei quali avrebbero trovato rifugio presso i parenti che vivono dall'altra parte della frontiera. Le Forze armate del Kokang, che fanno parte di una coalizione di quattro gruppi etnici minoritari della Birmania, hanno affermato in un comunicato che gli scontri sono scoppiati quando la Giunta militare al potere ha cercato di costringere i suoi uomini ad unirsi alle guardie di frontiera birmane, in vista delle elezioni che si dovrebbero tenere nel Paese nel 2010.
Indonesia
L'Indonesia è stata investita da una scossa sismica di magnitudo 6,8 della scala Richter. A renderlo noto è l'agenzia indonesiana di geofisica. Al momento, non si ha notizia di morti o feriti. Scossa registrata alle 9.51 ora locale. Epicentro nella provincia di Sulawesi, 234 km a sud est dell'isola di Buton. Colpita da un sisma anche la Cina. La scossa, di magnitudo 6,2 della scala Richter, ha colpito la provincia dello Qinghai, nel nord ovest, ed è stata registrata dall'United States Geological Survey. (Panoramica internazionale a cura di Virginia Volpe)
Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LIII no. 240
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