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Sommario del 12/11/2008

Il Papa e la Santa Sede

  • Benedetto XVI all'udienza generale: "Vieni Signore Gesù e cambia le ingiustizie che si annidano nel mondo e nei cuori degli uomini"
  • Nomine
  • Il grazie di Obama per il messaggio augurale di Benedetto XVI
  • Dialogo cattolico-ebraico: no a linguaggi che esasperano le polemiche
  • Il cardinale Rylko: la cultura dominante vuole cristiani invisibili, assenti dalla cultura e dalla politica
  • Oggi su "L'Osservatore Romano"
  • Oggi in Primo Piano

  • Mons. Bertin: delinquenti comuni o estremisti islamici dietro il rapimento delle suore italiane
  • Nel Nord Kivu martoriato dalle violenze è emergenza colera
  • Elezioni in Nicaragua: i vescovi denunciano l'irregolarità del voto
  • Testimonianza cristiana in Algeria: intervista con mons. Bader, primo arcivescovo arabo della capitale
  • Il presidente brasiliano Lula da Silva a Roma. Domani l'incontro col Papa
  • L'Istituto di Spiritualità della Gregoriana celebra i suoi 50 anni
  • Presentata la sesta edizione del Premio Internazionale Sant'Antonio
  • Chiesa e Società

  • Uccise a Mosul due sorelle cristiane
  • L'ONU presenta il rapporto sullo stato della popolazione nel mondo
  • L’ONU stanzia circa tre miliardi di dollari contro AIDS, tubercolosi e malaria
  • I musulmani dell’India condannano il terrorismo con una fatwa
  • Dal Consiglio d’Europa il ‘no’ a divieti ad esporre simboli religiosi
  • Conformi alla normativa italiana le emissioni del Centro trasmittente di Santa Maria di Galeria
  • E' morto mons. Alessandro Maggiolini, vescovo emerito di Como
  • Al via il corso di aggiornamento per gli insegnanti di religione promosso dalla CEI
  • L’impegno del Circolo San Pietro per i poveri
  • Presentato dal cardinale George Pell un libro sulla GMG di Sydney
  • 24 Ore nel Mondo

  • Sudan: il presidente Omar el Bashir ordina il cessate-il-fuoco in Darfur
  • Il Papa e la Santa Sede



    Benedetto XVI all'udienza generale: "Vieni Signore Gesù e cambia le ingiustizie che si annidano nel mondo e nei cuori degli uomini"

    ◊   Cristo che ha vinto la morte venga oggi, nel mondo del 21.mo secolo, e lo rinnovi in tutte quelle situazioni che parlano di drammi e ingiustizia: venga per il Darfur e per il Nord Kivu, venga per l’indifferenza di chi ha dimenticato Cristo e per chi ancora non lo conosce. Con una improvvisata e intensa preghiera, Benedetto XVI ha concluso questa mattina la catechesi dell’udienza generale in Piazza San Pietro, ancora una volta ispirata dagli insegnamenti di San Paolo, in particolare quelli sulla parusia, ovvero il secondo ritorno di Cristo. Il servizio di Alessandro De Carolis:

    Non verrà dimenticata facilmente la preghiera finale di questo mercoledì in Piazza San Pietro. Benedetto XVI, dopo aver spiegato in modo più semplice rispetto al testo ufficiale tutto ciò che San Paolo ha scritto nelle sue Lettere sul ritorno glorioso di Cristo alla fine dei tempi, apre letteralmente il cuore davanti alla folla. La seconda venuta di Gesù, ha appena detto, è una “responsabilità” per i cristiani che devono lavorare e testimoniare il suo Vangelo nell’oggi della storia. Ma questo, ha proseguito, non deve soffocare quell’anelito proprio della fede cristiana che si traduce nelle parole di un’antichissima invocazione: “Maranà thà!”, “Vieni, Signore Gesù”. E improvvisamente quel “vieni”, si moltiplica accorato sulle labbra del Papa e diventa una preghiera, tanto spontanea quanto emozionante, che abbraccia il mondo e l’umanità:

     
    “Vieni, Signore! Vieni nel tuo modo, nei modi che tu conosci. Vieni dove c'è ingiustizia e violenza. Vieni nei campi di profughi, nel Darfur, nel Nord Kivu, in tanti parti del mondo. Vieni dove domina la droga. Vieni anche tra quei ricchi che ti hanno dimenticato, che vivono solo per se stessi. Vieni dove tu sei sconosciuto. Vieni nel modo tuo e rinnova il mondo di oggi. Vieni anche nei nostri cuori”.

     
    “Ogni discorso cristiano - aveva affermato Benedetto XVI introducendo la catechesi - parte sempre dall’evento della risurrezione” il quale è in stretto rapporto sia con il tempo presente, nel quale si costruisce il Regno di Dio, sia con il futuro quando “Cristo consegnerà il Regno al Padre”. San Paolo, ha osservato il Papa, spiega che la parusia - all’inizio ritenuta imminente dai primi cristiani - è un “motivo di salda speranza”, così come lo è per i cristiani di venti secoli dopo:

     
    “Alla fine saremo sempre con il Signore. E’ questo, al di là delle immagini, il messaggio essenziale: il nostro futuro è ‘essere con il Signore’; in quanto credenti, nella nostra vita noi siamo già con il Signore; il nostro futuro, la vita eterna, è già cominciata”.

     
    Tuttavia, ha proseguito il Pontefice, credere nel ritorno di Gesù – vivere cioè nella “situazione fra i tempi”, il presente e il futuro - non vuol dire per un cristiano astrazione dalla vita di ogni giorno:

     
    “L’attesa della parusia di Gesù non dispensa dall’impegno in questo mondo, ma al contrario crea responsabilità davanti al Giudice divino circa il nostro agire in questo mondo. Proprio così cresce la nostra responsabilità di lavorare in e per questo mondo”.

     
    In definitiva, ha concluso Benedetto XVI, dagli insegnamenti di San Paolo si deducono alcuni punti fissi, a partire dall’“universalità della chiamata alla fede” alla certezza che il cristiano risorgerà “con Cristo”: una certezza, questa, che vince ogni tipo di paura, compresa quella della morte:

     
    “Come in Cristo il mondo futuro è già cominciato, questo dà anche certezza della speranza. Il futuro non è un buio nel quale nessuno si orienta. Non è così. Senza Cristo, anche oggi per il mondo il futuro è buio, c'è tanta paura del futuro. Il cristiano sa che la luce di Cristo è più forte e perciò vive in una speranza non vaga, in una speranza che dà certezza e dà coraggio per affrontare il futuro”.

     
    Al termine delle catechesi in lingua, Benedetto XVI ha salutato con calore il cardinale arcivescovo di Milano, Dionigi Tettamanzi, venuto a Roma per consegnare al Papa i primi due esemplari del nuovo Lezionario Ambrosiano. Nel ringraziare la Chiesa milanese, il Pontefice ha definito il dono un gesto “carico di significato ecclesiale” e un “grande dono per l’intera Comunità ambrosiana”. Sia per voi, ha soggiunto, “strumento prezioso per un rinnovato impegno missionario nell’annunciare il Vangelo in ogni ambito della società”.

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    Nomine

    ◊   Il Santo Padre ha accettato la rinuncia al governo pastorale della diocesi di Januária (Brasile), presentata da mons. Anselmo Müller per raggiunti limiti di età. Gli succede il rev. José Moreira da Silva, del clero della diocesi di Porto Nacional, finora parroco della Parrocchia "Nossa Senhora de Abadia" a Taguatinga. Il rev. José Moreira da Silva è nato l’8 giugno 1953 a Ponte Alta, nello Stato di Tocantins, ed è stato ordinato sacerdote il 17 gennaio 1982.

    Sempre in Brasile, il Santo Padre ha nominato vescovo di Juína il rev. Neri José Tondello, del clero della diocesi di Caxias do Sul, sacerdote fidei donum nella diocesi di Juína, rettore del Seminario Maggiore a Cuiabá. Il rev. Neri José Tondello è nato il 24 marzo 1964 ad Antônio Prado, nella diocesi di Caxias do Sul, ed è stato ordinato sacerdote il 18 aprile 1993 per la diocesi di Caxias do Sul.

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    Il grazie di Obama per il messaggio augurale di Benedetto XVI

    ◊   Primo contatto diretto tra Barack Obama e Benedetto XVI: ieri il presidente eletto degli Stati Uniti ha avuto una conversazione telefonica col Papa per ringraziarlo del suo messaggio augurale all'indomani della sua elezione. Il Pontefice, attraverso l'ambasciata statunitense presso la Santa Sede, definendo questa elezione un’occasione storica, aveva invocato la benedizione di Dio sul presidente eletto e sul popolo statunitense perché con tutte le persone di buona volontà si possa costruire un mondo di pace, di solidarietà e giustizia.

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    Dialogo cattolico-ebraico: no a linguaggi che esasperano le polemiche

    ◊   Il Comitato Internazionale di collegamento cattolico-ebraico, riunito a Budapest per la sua 20.ma conferenza a Budapest, ha espresso, in un comunicato congiunto diffuso ieri sera, ''profondo rammarico per alcune polemiche e dichiarazioni intemperanti che sono state fatte sulla controversia relativa al ruolo di Papa Pio XII durante il periodo della Seconda Guerra Mondiale''. Il cardinale Walter Kasper e il rabbino David Rosen, co-presidenti del Comitato, hanno quindi ribadito il loro ''impegno a favore di un rapporto basato sul rispetto reciproco”. “I disaccordi che inevitabilmente si verificano di volta in volta tra di noi – continua il comunicato - devono essere espressi in un modo che rifletta questo spirito e non in un linguaggio che esaspera solo la tensione''. Da parte sua il cardinale Kasper ha sottolineato che ''le preoccupazioni della comunità ebraica sono state chiaramente riportate presso la Santa Sede al più alto livello''. Nel comunicato si ricorda infine la richiesta, presentata 10 giorni fa a Benedetto XVI da parte del Comitato ebraico internazionale per le consultazioni interreligiose (IJCIC), di mettere a disposizione degli studiosi il materiale di archivio riguardante le decisioni prese dalla Santa Sede relativo a persone e politiche durante il periodo della Seconda Guerra Mondiale''.

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    Il cardinale Rylko: la cultura dominante vuole cristiani invisibili, assenti dalla cultura e dalla politica

    ◊   “Una vera pietra miliare per il laicato cattolico del nostro tempo”. Così il cardinale Stanislaw Rylko, presidente del Pontificio Consiglio per i Laici, definisce la Christifideles Laici, il documento nel quale venti anni fa Papa Giovanni Paolo II raccolse le indicazioni del Sinodo dei Vescovi dedicato alla vocazione e alla missione dei fedeli laici nella Chiesa e nel mondo. A questo testo, vera Magna Charta dell’apostolato dei laici, e agli sviluppi che ne sono seguiti, è dedicata l’assemblea plenaria del Pontificio Consiglio che si apre domani a Roma. Vi prendono parte una sessantina di persone tra cui trentacinque laici, rappresentativi delle diverse aree geografiche, culture ed esperienze ecclesiali. In particolare si discuterà della partecipazione e della corresponsabilità dei fedeli laici nella comunità cristiana e del contributo delle associazioni, dei movimenti e delle nuove comunità nelle Chiese particolari. Ma anche si discuterà della responsabilità dei fedeli laici nei diversi ambiti della vita pubblica, e dell’efficacia della loro presenza nelle società di oggi: dalla promozione della vita e della famiglia, al lavoro e all’economia, all’educazione e all’impegno in politica. Ci sono nuove sfide che il mondo post-moderno pone, osserva ancora il cardinale Rylko, intervistato da Pietro Cocco:

    R. - Una delle grandi sfide che interpellano i laici cattolici oggi è l’audacia di una presenza visibile e incisiva nella nostra società, l’audacia cioè di essere veramente “lievito evangelico”, “sale e luce” del mondo. La cultura dominante, infatti, pretende di rendere i cristiani invisibili, assenti dalla vita sociale, dalla cultura, dalla politica, vorrebbe rinchiudere la fede in un ambito strettamente privato. Il Papa spesso incoraggia i cattolici a partecipare attivamente alla vita pubblica dei propri Paesi, contribuendo con la competenza, l’onestà morale e lo slancio profetico del Vangelo. E ci sono tanti segni positivi in tale senso. Ad esempio, sta portando abbondanti frutti la “nuova stagione aggregativa dei fedeli laici”. Le numerose aggregazioni laicali, e in modo particolare i movimenti ecclesiali e le nuove comunità, stanno formando una nuova generazione di laici, caratterizzati da identità cristiane forti e coerenti, animati da uno straordinario slancio missionario. E’ un grande segno di speranza!

     
    D. - Cardinale Rylko, non pensa che anche la comunità ecclesiale talvolta fa difficoltà a riconoscere quanto stanno facendo tanti fedeli laici per una risposta ai problemi di oggi?

     
    R. - Dobbiamo tutti aprirci molto di più all’opera straordinaria dello Spirito Santo nei nostri tempi e non dare troppo ascolto ai “profeti di sventura”. Sì, c’è una forte erosione della fede che sfocia nell’ indifferenza religiosa di non pochi battezzati, in particolare nella nostra vecchia e stanca Europa. Ma molti altri tornano alla fede, mentre si nota un grande salto di qualità nella vita cristiana di tanti laici, uomini e donne, giovani e adulti. Le Giornate Mondiali della Gioventù - ad esempio - dimostrano che sta nascendo una nuova generazione di giovani adulti, che riscopre la gioia e la bellezza di essere cristiani. Credo che le nostre comunità ecclesiali dovrebbero essere molto più aperte a questa novità che lo Spirito Santo genera per i nostri tempi. Occorre che le nostre comunità ecclesiali escano coraggiosamente dalla loro autoreferenzialità, dal loro ripiegamento su se stesse, per riscoprire il coraggio della fede e lo slancio missionario.

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    Oggi su "L'Osservatore Romano"

    ◊   Nell'informazione internazionale, intervento della Santa Sede - alla 63 Assemblea generale dell'Onu - sul tema della libertà religiosa.

    Un articolo di Pierluigi Natalia sulla crisi nella Repubblica Democratica del Congo.

    Come gli etruschi hanno insegnato a dare forma all'invisibile: in cultura, Maurizio Sannibale su arte e vita quotidiana nelle antiche metropoli del Lazio.

    Giulia Galeotti ripercorre l'itinerario di conversione di Bede Griffiths, monaco camaldolese morto in India nel 1993.

    Timothy Verdon analizza il rapporto fra immagine sacra e liturgia della Parola.

    Michael John Zielinski sui master universitari in architettura, arte sacra e liturgia promossi per riannodare i fili di un dialogo interrotto da troppo tempo.

    Pochi classici, pochi contemporanei e tanti romantici: Antonio Braga illustra la regola di Furtwangler, che diede una svolta all'interpretazione musicale del XX secolo.

    Nell'informazione religiosa, Alberto Manzoni intervista il cardinale Dionigi Tettamanzi sul nuovo Lezionario Ambrosiano, in vigore dal 16 novembre, inizio dell'Avvento secondo il rito seguito nell'arcidiocesi milanese.

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    Oggi in Primo Piano



    Mons. Bertin: delinquenti comuni o estremisti islamici dietro il rapimento delle suore italiane

    ◊   Resta alta la preoccupazione per le due suore italiane rapite nella notte tra domenica e lunedì ad Elwak, piccolissimo villaggio in territorio kenyota, al confine con la Somalia. Rimane l’ipotesi che siano state portate in territorio somalo da un consistente gruppo di uomini armati: si parla di 30 o 50. Suor Caterina Giraudo e suor Maria Teresa Olivero, le due missionarie del cuneese rapite, appartenenti all'ordine del Movimento Contemplativo Charles de Foucauld, operavano in Kenya da decenni, sempre a disposizione dei più poveri e diseredati e dei malati. Avevano creato un piccolo ospedale dove vengono assistiti soprattutto disabili, epilettici e tubercolotici. Fausta Speranza ha intervistato mons. Giorgio Bertin, vescovo di Gibuti e amministratore apostolico a Mogadiscio, chiedendo innanzitutto se ci sono novità:

    R. – Per il momento niente. Io le avevo incontrate - c’era stato un incontro a Garissa - appunto perché erano all’interno della diocesi di Garissa ad El Uach. Ma ricordo appunto la loro spiritualità legata alla spiritualità di Charles de Foucauld, preghiera e lavoro. Io penso due possibili piste: una è quella dei delinquenti comuni che hanno visto che prendere in ostaggio una persona o due, oppure prendere in ostaggio una nave, rende. Questa è una pista: i banditi comuni. Oppure, potrebbe esserci anche qualche gruppo che si rifà ad un certo islamismo radicale per cui, la presenza delle due suore, delle due persone consacrate, poteva un po’ dare fastidio. Ecco, io penso a queste due piste possibili.

     
    D. – Mons. Bertin, come sono i contatti, gli scambi tra Kenya e Somalia?

     
    R. – Diciamo quella zona lì, al confine tra Somalia e Kenya, è una zona dove chiunque può passare da una parte all’altra. C’è pochissimo controllo. Le forze di sicurezza del Kenya avevano detto che la frontiera era troppo porosa, come si dice, e volevano un po’ rafforzare il controllo però rimane che chiunque, di fatto, può passare.

     
    D. – Quale è stata la reazione della gente alla notizia del rapimento delle suore?

     
    R. – Naturalmente la gente comune sa bene che queste persone sono lì per fare del bene anche se lo fanno in nome della loro religione, la fede cristiana. Sono in genere persone apprezzate dalla gente comune. Il problema è appunto con questi piccoli gruppi o fanatici musulmani, o semplicemente delinquenti comuni che sono alla ricerca di soldi.

     
    D. – Mons. Bertin, qual è la situazione oggi in Somalia? Sembra regnare l’anarchia…

     
    R. – Nel centro sud, la Somalia rimane nella situazione di anarchia con un cosiddetto “governo teorico”, il governo federale di transizione, l’esercito etiopico che controlla qualche città, ma il resto della campagna, il resto del Paese, rimane in totale anarchia, quindi è estremamente facile compiere questi gesti.

     
    D. – Mons. Bertin, ci dice la preghiera che ha nel cuore in questo momento?

     
    R. – Che queste sorelle, che hanno dedicato la loro vita alla popolazione somala - anche se è la popolazione somala nel Kenya - possano essere liberate, rilasciate e i loro rapitori capiscano che hanno fatto un errore. Preghiamo perché non le maltrattino queste nostre care sorelle.

    Intanto in Somalia una fulminea offensiva degli estremisti islamici del movimento ‘al Sbabaab’ ha portato al controllo dell’importante centro portuale di Merka, 90 chilometri a Sud di Mogadiscio. Un attacco che potrebbe ritardare il ritiro delle truppe etiopiche dal Paese del Corno d’Africa. Il servizio di Stefano Leszczynski:

    Sono considerati il braccio armato di al Qaeda in Somalia ed hanno soppiantato in molti casi le Corti islamiche: i ribelli di “al Sbabaab”, gioventù in arabo, hanno conquistato lo strategico porto di Merka, mettendo in fuga le truppe regolari dopo una rapida battaglia. I ribelli che stanno gradualmente prendendo il controllo della regione del Basso Shabelle, avevano in precedenza conquistato anche Chisimaio, dove la scorsa settimana è stata pubblicamente lapidata una tredicenne accusata di adulterio, in rigida applicazione della "Sharia". La perdita di Merka si teme possa avere conseguenze gravi sulla distribuzione degli aiuti umanitari alle stremate popolazioni somale. In quel porto, infatti, attraccavano le navi del PAM, il Programma Alimentare Mondiale dell'ONU. Proprio per difendere gli aiuti umanitari dalla minaccia dei pirati che imperversano nel Golfo di Aden sono ormai operative le unità navali dell’UE con licenza di aprire il fuoco sui predoni.

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    Nel Nord Kivu martoriato dalle violenze è emergenza colera

    ◊   Sempre più critica la situazione nella Repubblica Democratica del Congo. Nel Nord Kivu, martoriato dalle violenze tra governativi, ribelli di Laurent Nkunda e paramilitari, ora è emergenza colera. Nelle ultime ore, a nord del capoluogo Goma, sono stati registrati 8 nuovi casi. Ma la tensione nella zona sale anche sul fronte diplomatico. È stata infatti arrestata in Germania, su richiesta della magistratura francese, Rose Kabuye, collaboratrice del presidente rwandese Kagame. La donna è sospettata di coinvolgimento nella morte dell’ex capo di Stato rwandese Habyarimana, il cui assassinio nel ’94 scatenò il genocidio. Sulla situazione in Nord Kivu e nella regione dei Grandi Laghi, Giada Aquilino ha intervistato Domenico Quirico, africanista de La Stampa, raggiunto telefonicamente a Goma:

    R. – Qui ci sono numerose guerre infilate l’una nell’altra, perché è una guerra per le miniere – il Congo è uno dei Paesi più ricchi di minerali del mondo, è uno dei Paesi che più potrebbe crescere in sviluppo e questa contraddizione spiega già molte cose. E' poi l’ultimo capitolo del genocidio rwandese, perché ci sono nel Congo orientale ancora le milizie degli hutu responsabili del massacro del 1994 che i tutsi vogliono distruggere. Poi c’è una guerra tra Rwanda e Congo, perché il Rwanda ha ambizioni di annessione territoriale: è un Paese piccolo, sovrappopolato, senza ricchezze naturali e che vuole espandersi nella parte orientale del Congo. Il Congo invece è enorme, è ricchissimo, poco popolato e vi vivono, da secoli, popolazioni di origine tutsi così come, per esempio, questo generale che guida la rivolta. E poi, c’è un braccio di ferro ancora più sullo sfondo, tra gli Stati Uniti, che sono filo-rwandesi, e il Congo che invece è appoggiato in particolare dalla Francia, diciamo dai Paesi europei. In palio c'è il controllo delle miniere e dobbiamo dire che la Cina ha appena ottenuto un gigantesco contratto per l’estrazione del rame dal governo congolese … Sono tutte guerre infilate una nell’altra in un modo inestricabile, e che fanno sì che su queste terre da 18 anni si continui a combattere.

     
    D. – Da quello che hai potuto vedere, qual è la situazione umanitaria a Goma e nel Nord Kivu?

     
    R. – La situazione umanitaria è assolutamente drammatica. I campi che sono più vicini alla città di Goma possono ricevere aiuti, ma ci sono decine di migliaia di questi profughi che continuano a fuggire ogni qual volta gli scontri tra i ribelli di origine tutsi e le truppe regolari, anche se sono truppe che si sono macchiate di saccheggi e di violenze pari a quelle dei ribelli, scappano, fuggono, cercano luoghi più sicuri. Allora, una parte, decine di migliaia di queste persone, non possono ricevere aiuti umanitari: dobbiamo immaginare un popolo intero che vive all’addiaccio nelle foreste, che non ha nulla da mangiare, che è sottoposto a violenze inaudite. Inoltre, il colera sta progressivamente dilagando perché queste popolazioni si muovono e quindi i malati non possono essere curati e a loro volta diffondono il contagio ad altri … E’ una situazione che è alla soglia della catastrofe!

     
    D. – Delle ultime ore è la notizia di nuove tensioni tra Rwanda ed Europa per l’arresto in Germania di una collaboratrice del presidente rwandese Kagame, sospettata di coinvolgimento nell’assassinio dell’ex presidente del Rwanda, all’origine, poi, del genocidio del ’94. Ecco: perché queste tensioni sembrano generarsi di continuo, in quella zona?

     
    R. – Perché questo è un genocidio che, in realtà, non è mai finito, e si continua ad ammazzare in nome di quanto è successo nel ’94. Oggi i ribelli sono tutsi e danno la caccia agli hutu che sono rimasti qua e combattono al fianco delle truppe congolesi: è qui il nodo del problema!

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    Elezioni in Nicaragua: i vescovi denunciano l'irregolarità del voto

    ◊   I vescovi del Nicaragua denunciano le irregolarità delle elezioni municipali svoltesi nel Paese domenica scorsa. Secondo i risultati pubblicati sul sito del Consiglio supremo elettorale, con l'86% delle schede scrutinate, il Fronte sandinista al governo ha conquistato il 48,24% dei voti e 91 dei 146 comuni in palio, fra i quali la capitale, Managua. Queste irregolarità – affermano i presuli – mettono a repentaglio la democrazia. Contesta il voto anche il Partito liberale costituzionale, all’opposizione, che ha presentato ricorso. Il servizio di Luis Badilla.
     
    I contrasti sono iniziati domenica scorsa in merito al candidato a sindaco della capitale, Managua. Mentre l’esponente governativo, il sandinista Alexis Argüello, ex campione mondiale di pugilato, assicurava di aver vinto, il suo rivale, ex candidato liberale alle presidenziali, Eduardo Montealegre, denunciava “gravi irregolarità e frodi” e “il comportamento frettoloso del Tribunale elettorale” nel dichiarare in vantaggio il Fronte sandinista del presidente Daniel Ortega. Di qui le denunce di irregolarità si sono diffuse a macchia d’olio in tutto il Paese: diversi partiti, ONG e gruppi di osservatori, in linea con le accuse del Partito liberale costituzionale, che ''non riconosce assolutamente i risultati provvisori attuali”, hanno chiesto ''un nuovo conteggio delle schede”. Ci sono stati anche numerosi scontri in diverse località del Paese tra sostenitori del governo del presidente Ortega e militanti dei gruppi e partiti oppositori: la stampa locale ha parlato di due vittime, anche se le autorità non hanno rilasciato una versione ufficiale sui fatti denunciati. In questo delicato contesto, in un Paese che negli anni ‘80 ha vissuto una terribile guerra interna per motivi politici ed ideologici, i vescovi nicaraguensi sono tornati ad elevare la loro voce, angosciata e preoccupata, anzitutto per “chiedere calma e serenità” e poi “onestà, trasparenza e certezza da parte di tutti gli attori del processo”, in particolare - ha detto mons. Leopoldo Brenes, arcivescovo di Managua - “da parte del Tribunale elettorale che è chiamato a chiarire ogni dubbio evitando così il sorgere della delusione e della sfiducia”. Il segretario dell'Episcopato mons. Sócrates René Sándigo Jirón, ha fatto riferimento "a contestazioni ambigue in alcuni seggi elettorali, alla mancanza di accreditamento ufficiale per osservatori locali e internazionali, alla chiusura anticipata di molti seggi, all'espulsione di alcuni rappresentanti di lista, all'incoerenza tra gli atti firmati dagli scrutatori nei seggi e la documentazione diffusa dal Tribunale elettorale". I vescovi, lanciano un urgente appello a tutti i membri del Tribunale per chiedere loro di agire con imparzialità “per rispettare il voto e la coscienza del popolo” chiedendo “la revisione e il controllo degli atti in possesso dei partiti, così come sono stati firmati al momento della chiusura dei seggi" e i documenti pervenuti al Tribunale. I vescovi lanciano infine un accorato appello affinché tutti lavorino per "evitare qualsiasi forma di violenza". I presuli si rivolgono "all'impresa privata, al Corpo diplomatico e agli organismi internazionali perché non facciano mancare il loro sostegno alle istituzioni democratiche” soprattutto in questa difficile situazione in cui la cittadinanza “esige un processo elettorale totalmente legittimo".

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    Testimonianza cristiana in Algeria: intervista con mons. Bader, primo arcivescovo arabo della capitale

    ◊   Vive ad Algeri già da un mese, primo arcivescovo arabo nella capitale magrebina: mons. Ghaleb Bader, nato in Giordania, è arrivato in Algeria dal Patriarcato latino di Gerusalemme ed è stato ben accolto dalle autorità civili, religiose e dalla gente comune che lo sta incoraggiando nel suo ministero. “Sostieni i tuoi confratelli” è il suo motto vescovile; profetico - si potrebbe dire - in una arcidiocesi come quella di Algeri che oggi necessita di sacerdoti più giovani e di aiuti alle comunità cristiane. Ma quale realtà ha conosciuto dopo il suo insediamento mons. Bader? Ascoltiamolo al microfono di Tiziana Campisi:

    R. – Ho già incontrato delle persone del mio clero, ho visitato alcuni luoghi, parrocchie, comunità di religiose e religiosi, case di religiose e religiosi; sto scoprendo questa realtà, cioè una piccola minoranza di cristiani. Stiamo portando una testimonianza di fede, di amore, di carità.

     
    D. – Quali attività coinvolgono i cristiani?

     
    R. – Le attività sono varie; quello che ci è rimasto, soprattutto dopo la nazionalizzazione delle scuole, le scuole che erano un mezzo importante per rendere testimonianza. Oggi non abbiamo più le scuole, quindi continuiamo a lavorare con quello che ci è rimasto: qualche scuola tecnica, diciamo, qualche biblioteca, soprattutto centri di ricerca, di studi. Continuiamo a testimoniare Cristo tramite quei piccoli mezzi che ci sono rimasti.

     
    D. – Che rapporti esistono con i musulmani?

     
    R. – Ho già incontrato tutte le autorità musulmane, anche civili del Paese. Sul piano ufficiale, il presidente ha mandato un ministro al mio ricevimento, alla mia prima Messa. Per la festa nazionale ho incontrato il presidente stesso, gli ho parlato della Chiesa, mi ha dato il benvenuto in Algeria. Poi ho incontrato il primo ministro e il ministro degli Esteri. Sul piano interreligioso ho già incontrato il ministro degli Affari religiosi, il presidente dell’Alto consiglio islamico; posso dire che sono sempre stato ben accolto dappertutto e perfino incoraggiato e mi sono accorto che la Chiesa è benvoluta. Incontri sempre gente che ti vuol bene e che te lo dice.

     
    D. – Lei è nato in Giordania, ha quindi origini arabe; questo le consente di accostarsi meglio agli algerini?

     
    R. – Già il fatto che la Chiesa abbia nominato un vescovo arabo in un Paese arabo è visto positivamente sia da parte delle autorità, sia da parte della gente musulmana qui, sia da parte dei cristiani stessi. E’ un passo positivo da parte della Chiesa quello di nominare un vescovo arabo per una Chiesa che si trova e che lavora in un Paese arabo.

     
    D. – Ultimamente si è parlato molto di dialogo fra cristiani e musulmani e in Vaticano è recente il Forum fra cristiani e musulmani. Quali echi ha avuto questo evento in Algeria?

     
    R. – Questo è stato seguito sia da parte della Chiesa sia da parte di alcuni centri e soprattutto personalità musulmane che si interessano al dialogo.

     
    D. – Che progetti ha per la sua arcidiocesi?

     
    R. – E’ troppo presto per fare progetti ben precisi. Ho già delle idee e posso dire che c’è da fare molto per il clero. Il più giovane del clero diocesano ha 70 anni. Questo è il bisogno più urgente, ciò che è più necessario: che ci sia un clero al servizio di questa Chiesa. C’è molto da fare anche a livello di costruzione di Chiese.

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    Il presidente brasiliano Lula da Silva a Roma. Domani l'incontro col Papa

    ◊   Il presidente del Brasile Luiz Inácio Lula da Silva è in visita a Roma, dove oggi ha incontrato il sindaco Alemanno. Domani sarà ricevuto dal Papa in Vaticano. Ieri l’incontro con il presidente del Consiglio Berlusconi. Sempre ieri il capo di Stato brasiliano ha partecipato alla Conferenza internazionale promossa dal sindacato della CISL sulla crisi finanziaria mondiale, dove è intervenuto anche il segretario del Pontificio Consiglio Giustizia e Pace mons. Giampaolo Crepaldi. Il servizio di Alessandro Guarasci:

    Per Lula Da Silva, per affrontare la crisi internazionale, il G20 di sabato è un passo importante, visto che prima c’era solo il G8: ma la finanza internazionale - dice - deve avere un coordinamento forte. Il presidente brasiliano ribadisce anche come crescita, stabilità ed equa distribuzione delle ricchezze siano possibili. Servono azioni concrete secondo il ministro degli Esteri Franco Frattini:

     
    “Arrivare alla modifica delle istituzioni finanziarie internazionali, ad esempio il fondo monetario, pensare a misure di aiuto all’economia reale, come ad esempio finanziare con gli interventi pubblici le infrastrutture, come realizzare delle idee di titoli pubblici non garantiti dallo Stato ma, ad esempio, dall’Unione Europea”.
     
    Mons. Giampaolo Crepaldi, segretario di Giustizia e Pace, è convinto che serva intervenire nei confronti dei cosiddetti paradisi fiscali:

     
    “Questi centri non sono collocati in qualche isoletta esotica, ma sono collocati in Paesi tra i più sofisticati a livello finanziario”.
     
    Urgente poi una maggiore responsabilità da parte delle imprese. Ancora mons. Crepaldi:

     
    “Le grandi imprese utilizzano, in una maniera o l'altra, i centri off-shore. C’è un problema di fiscalità internazionale o di governo della fiscalità internazionale”.
     
    Un problema che viene da lontano secondo il segretario generale della CISL Raffaele Bonnanni:

     
    “Si è appunto riverificata la profezia di Leone XIII: quando l’uomo non è al centro, e il capitale perde di vista il fine, che è il benessere delle persone, attraverso una partecipazione nel creare le condizioni di crescita, l’idrovora uccide perfino se stessa”.

     
    Il segretario generale della CGIL, Guglielmo Epifani, indica due strade: rilanciare la domanda e sostenere il reddito.

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    L'Istituto di Spiritualità della Gregoriana celebra i suoi 50 anni

    ◊   Si svolge oggi e domani a Roma, presso la Pontificia Università Gregoriana, un Simposio in occasione del 50.mo anniversario dell’Istituto di Spiritualità dell’Ateneo. Tra gli interventi, quello del preside dell’Istituto, padre Mihály Szentmártoni. La nostra collega del programma ungherese Marta Vertse lo ha intervistato chiedendogli innanzitutto quali siano le caratteristiche dell’Istituto di Spiritualità:
     
    R. - L’Istituto di Spiritualità ha fondamentalmente quattro caratteristiche specifiche.La prima è rappresentata dalla constatazione che l’Istituto di Spiritualità è una Istituzione accademica. Esso è nato nel contesto del processo di diversificazione e caratterizzazione della Teologia, quando le varie discipline teologiche andavano scoprendo la propria relativa autonomia, basata sulla propria specifica metodologia e sul proprio circoscritto campo di ricerca. Così hanno trovato la loro propria autonomia la Teologia biblica, la Teologia morale, la Teologia fondamentale, e, cinquant’anni fa, anche la Teologia Spirituale. La sfida originale si è costituita nel bisogno di poter offrire agli studenti una specializzazione in Teologia Spirituale, fino a giungere al livello di un Dottorato di ricerca. La seconda caratteristica da ricordare è che l’Istituto di Spiritualità costituisce una Istituzione formativa. Anche se l’Istituto di Spiritualità è nato originalmente come istituzione accademica, ben presto si è sentito il bisogno di offrire una formazione più completa agli studenti, in vista del loro futuro impegno di direttori spirituali e formatori negli Istituti di formazione. Per tale scopo sono stati introdotti diversi corsi più specifici del campo della pastorale e della psicologia, nonché esercitazioni pratiche, come la dinamica di gruppo. La terza caratteristica evidenzia che l’Istituto di Spiritualità è una Istituzione dinamica. Caratteristica stessa della Spiritualità è che essa è una realtà viva, dinamica. Perciò lo studio della Spiritualità non si sofferma soltanto sul passato, ma scruta con attenzione la situazione attuale, pensando contemporaneamente anche al futuro. Perciò non deve sorprendere che l’Istituto di Spiritualità con un ritmo frequente negli anni cambi il suo Programma introducendo nuovi corsi. L’attenzione adesso è rivolta ai diversi movimenti, ecclesiali e non, latori di diverse concezioni della spiritualità stessa. La quarta caratteristica ci presenta l’Istituto di Spiritualità come una istituzione caratterizzata da un chiaro stampo di spiritualità ignaziana. Anche se l’Istituto di Spiritualità non è una scuola specifica di spiritualità ignaziana, esso è profondamente impregnato di tale spiritualità sia per la presenza di un elevato numero di professori gesuiti, sia per la sottospecializzazione di spiritualità ignaziana offerta ai candidati interessati a tale orientamento.

     
    D. - Quanti sono gli studenti e come si articolano i programmi di studio?

     
    R. - Quest’anno abbiamo 180 iscritti, la maggior parte studia per la Licenza in Spiritualità; uno studio che dura due anni. Abbiamo una quarantina di iscritti per il Dottorato, ma da noi si può studiare anche per un Diploma in Spiritualità, o addirittura seguire alcuni corsi come ospiti.

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    Presentata la sesta edizione del Premio Internazionale Sant'Antonio

    ◊   La sesta edizione del “Premio Internazionale Sant’Antonio” è stato presentato stamane nella sede della nostra emittente. L’iniziativa, promossa dai frati della Basilica del Santo a Padova, pone in rilievo l’operato di quanti trasmettono i valori della Parola e della Carità legati all’eredità di Sant’Antonio. Alla presentazione c’era per noi Federica Andolfi:

    Solidarietà, testimonianza, cinema e televisione: sono quattro le categorie previste dal Premio internazionale Sant’Antonio, riconoscimento attribuito a quanti con la loro opera o lavoro sono stati capaci di diffondere un messaggio di solidarietà. Tra i premiati Gregoire Ahongbonon che nel 1983 ha costituito l’associazione ‘San Camillo de Lellis’.

    “Io sono un gommista, mi sono ritrovato a cercare Gesù nella povertà, nelle persone sofferenti e disagiate. Un premio così importante rappresenta, per me, un segno di questa ricerca da parte di Sant’Antonio che io amo tanto”.
     
    Don Dario Edoardo Viganò, presidente dell’Ente dello spettacolo e membro della giuria, ha commentato il premio conferito al film Gomorra per la categoria cinema:

    “Perché è uno squarcio, da un certo punto di vista, impietoso, duro, che non arretra mai, ma insieme è anche capace di una forza morale assolutamente importante: quella della denuncia. E' il primo passo per ristabilire i confini della giustizia”.

    Padre Mario Conte, direttore artistico del Premio, ha ricordato il significato di questo riconoscimento:

    “Tenere presente, in piccolo, lo spirito di Sant’Antonio, perché su Sant’Antonio noi abbiamo coniato un piccolo slogan: Vangelo è carità. Il Vangelo rappresenta l’Annuncio: si può annunciare anche attraverso i grandi mezzi di comunicazione sociale”.

    E padre Conte ha sottolineato anche il valore del premio attribuito alla fiction dedicata a San Francesco:

    “San Francesco è stato più volte rappresentato sullo schermo. Questa nuova edizione cerca di arrivare forse di più ai giovani. Il film parla con un linguaggio molto semplice, molto attuale. Porta sullo schermo un ragazzo giovane e perciò è più facile identificarsi”.

    La premiazione avrà luogo venerdì prossimo nella Basilica del Santo a Padova.

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    Chiesa e Società



    Uccise a Mosul due sorelle cristiane

    ◊   In Iraq la comunità cristiana di Mosul è stata vittima di un nuovo attacco: uomini armati hanno fatto irruzione in un’abitazione di una famiglia e hanno ucciso due sorelle. La madre è rimasta ferita, non in gravi condizioni. Sono riusciti a mettersi in salvo il marito e l’altro figlio, fuggiti al momento dell’assalto. Si è trattato di una vera e propria esecuzione mirata: l’obiettivo di questi attacchi - ha rivelato una fonte locale all’agenzia AsiaNews – è di cacciare i cristiani dalla città”. “È una questione di potere – ha aggiunto – legata alle prossime elezioni per il rinnovo dei consigli provinciali e alla rappresentatività delle minoranze”. Sul versante politico, intanto, il governo, su invito delle Nazioni Unite, aveva promesso di reintrodurre l’art. 50 nella legge elettorale, che garantiva 15 seggi su 440 alle minoranze, di cui 13 ai cristiani. Ma il Parlamento ha approvato la norma senza inserire alcuna modifica e il consiglio di presidenza l’ha ratificata, assegnando ai cristiani di Mosul un solo seggio. La decisione del Parlamento ha amareggiato i vertici della Chiesa irachena, i quali hanno denunciato una palese violazione della Costituzione, che assicura pari diritti per tutti i cittadini. E’ inutile negare oggi una rappresentatività – ha detto mons. Shlemon Warduni, vescovo ausiliare di Baghdad – per poi promettere in futuro pari diritti”. La comunità internazionale – ha aggiunto il presule – “doveva assumere una posizione più forte in tema di diritti delle minoranze e nella difesa della comunità cristiana”. (A cura di Amedeo Lomonaco)

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    L'ONU presenta il rapporto sullo stato della popolazione nel mondo

    ◊   Parlare di sviluppo e diritti umani è una questione di cultura: con questo slogan è stato presentato oggi a Roma, nella sede della Sala Stampa Estera, il rapporto sullo stato della popolazione nel mondo 2008 del Fondo delle Nazioni Unite per la popolazione UNFPA. Titolo del documento: “Punti di convergenza, cultura, genere e diritti umani”. Il testo denuncia l’azione scarsamente efficace da parte della comunità internazionale nel promuovere l’uguaglianza tra uomo e donna e i diritti umani. Paolo Ondarza. Sono passati 14 anni dalla sottoscrizione da parte di 192 Paesi dell’ONU del programma del Cairo su “Popolazione e sviluppo”, ma ancora oggi, ogni giorno, 1600 donne, più di 10 mila neonati perdono la vita per cause legate alla gravidanza e al parto. Dei 960 milioni di analfabeti i due terzi sono donne, così come il 61% delle persone che vivono con l’HIV nell’Africa subsahariana, e i tre quinti del miliardo di persone che vivono con meno di 2 dollari al giorno. Inoltre, una donna su 5, nel mondo, ha subito una violenza. Perché ancora tanta disparità tra i due sessi? Secondo l’UNFPA, Fondo delle Nazioni Unite per la Popolazione, persistono in molti paesi modelli culturali nei quali la discriminazione femminile non è percepita come tale. Da questa considerazione nasce la sfida posta dal rapporto sullo stato della popolazione 2008: non si può non tenere in considerazione il contesto culturale e religioso in cui vive un popolo nell’affrontare le politiche di sviluppo e tutela dei diritti umani. Ogni uomo e ogni donna, infatti, non possono prescindere dal contesto culturale e religioso nel quale si sono formati. Va potenziata la “cultural fluency”, o capacità di una cultura di evolversi. Ma come? Coinvolgendo autorità religiose nei vari paesi; dunque, la religione e la cultura – spiega l’UNFPA – devono diventare agenti privilegiati nel dialogo con le organizzazioni a tutela dei diritti umani, per la promozione dell’uguaglianza tra i sessi. Il rapporto viene presentato a pochi giorni dalla Giornata Mondiale della Tolleranza, indetta dalle Nazioni Unite il prossimo 16 novembre, e nel 60esimo anniversario della Dichiarazione universale dei Diritti dell’uomo. Durante la conferenza stampa è stato anche sottolineato come in Italia l’immigrazione sia spesso percepita come causa del disagio sociale; in realtà, spiega l’UNFPA, i migranti contribuiscono allo scambio culturale auspicato nel rapporto. (A cura di Paolo Ondarza)

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    L’ONU stanzia circa tre miliardi di dollari contro AIDS, tubercolosi e malaria

    ◊   Il Fondo Globale delle Nazioni Unite ha approvato 94 nuovi finanziamenti per un totale di 2,75 milardi di dollari volti a combattere AIDS, tubercolosi e malaria. Tali risorse - ha spiegato Rajat Gupta, presidente del Fondo Globale - “aiuteranno il mondo in modo significativo a raggiungere obbiettivi globali come l’accesso universale ai trattamenti curativi e preventivi dell’AIDS e la riduzione del numero di vittime per tubercolosi e malaria entro il 2015”. Ai programmi per debellare la malaria andranno più della metà dei fondi. Alla ricerca per combattere AIDS e tubercolosi saranno assegnati rispettivamente il 38% e l’11% della somma totale. La maggior parte degli stanziamenti, circa il 77%, verrà ripartito in Africa e Medio Oriente.  “Vogliamo trasmettere - ha affermato il direttore del Fondo Globale, Michel Kazatchkine - un messaggio forte alle nazioni ricche del mondo: i programmi per combattere queste tre malattie salvano molte vite, ne riducono l’incidenza e rafforzano i sistemi sanitari”. Si stima che con i programmi del Fondo Globale dell’ONU siano già stati affidati a cure adeguate 1,75 milioni di malati di AIDS e 3.9 milioni di tubercolotici. Grazie ai fondi sono stati distribuiti anche 59 milioni di zanzariere trattate con insetticida per combattere la malaria. (A.L.)

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    I musulmani dell’India condannano il terrorismo con una fatwa

    ◊   In India la più grande organizzazione di fedeli musulmani, la Jamiat-Ulama-i-Hind (Juh), ha emesso una fatwa - un editto religioso con valore vincolante - per condannare in modo netto ed inequivocabile gli attentati terroristici. L’organizzazione ha anche sollevato la drammatica questione delle violenze perpetrate nel Paese asiatico da estremisti induisti contro minoranze cristiane ed islamiche. Al governo e ai media è stato chiesto, in particolare, “di cessare di mettere in relazione il terrorismo con qualunque religione”. Nell’editto, approvato domenica scorsa, si precisa poi che il terrorismo non appartiene alla religione islamica e non si possono portare azioni terroristiche in nome dell’islam. Si ribadiscono anche le differenze tra jihad e terrorismo: la prima – è definita “un fenomeno costruttivo e un diritto fondamentale degli esseri umani” per ristabilire la pace. Il terrorismo, invece, “si basa sulla distruzione” ed è “il più grande crimine stando al Corano”. Con tale provvedimento – ricorda il quotidiano della Santa Sede, l’Osservatore Romano - i religiosi musulmani indiani si sono anche impegnati a trasmettere questa posizione all’interno della comunità dei fedeli e ad allontanare individui influenzati da ideologie terroristiche. Gli insegnanti delle madrasse, scuole dove si impartiscono insegnamenti di religione e diritto, hanno inoltre dato la loro disponibilità a sensibilizzare gli studenti su temi legati alla pace e alla riconciliazione. Il vero scopo dell’islam – si sottolinea nella fatwa – è quello di “cancellare tutti i tipi di terrorismo e di diffondere il messaggio di pace globale”. Gli atti terroristici - ha detto infine il segretario generale della Juh, Maulana Mahmood Madani - sono “compiuti da folli e nessuno deve associarli alla comunità musulmana che crede nella convivenza pacifica con le altre comunità”. (A.L.)

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    Dal Consiglio d’Europa il ‘no’ a divieti ad esporre simboli religiosi

    ◊   ‘No’ ai divieti di indossare o esporre simboli religiosi, ‘si’ a sanzioni contro chi predica l’odio e la discriminazione: sono queste alcune delle principali raccomandazioni che il Consiglio d’Europa ha rivolto ai suoi 47 Paesi membri in base alle sentenze emesse in questi ultimi anni dalla Corte Europea dei diritti dell’uomo. Le ‘raccomandazioni’ del Consiglio d’Europa sono state raccolte in due manuali, presentati questa mattina nel corso di un convegno dedicato al tema dei diritti umani in società culturalmente diverse, che vogliono essere punti di riferimento per l’azione dei tribunali e dei legislatori nazionali. Il manuale sull’esibizione di simboli religiosi in luoghi pubblici, redatto dal professor Malcom Evans, decano della facoltà di scienze sociali e legge dell’Università di Bristol, chiarisce che lo Stato non può proibire in assoluto, ma solo in determinate circostanze, a un individuo di indossare abiti o oggetti religiosi. A curare il manuale sui discorsi basati sull’odio è stata Anne Weber, esperta di diritti umani. Dal testo emerge che alcune affermazioni - ad esempio quelle che incitano all’intolleranza o negano l’olocausto - non solo non devono essere fatte pubblicamente, ma anche che lo Stato è tenuto a sanzionare chi le esprime. (A.L.)

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    Conformi alla normativa italiana le emissioni del Centro trasmittente di Santa Maria di Galeria

    ◊   Si è riunita ieri a Roma, presieduta dal sottosegretario di Stato al Ministero degli Esteri, senatore Alfredo Mantica, e dal sottosegretario per i Rapporti con gli Stati, mons. Pietro Parolin, la Commissione bilaterale tra Italia e Santa Sede per i problemi relativi al Centro trasmittente della Radio Vaticana a Santa Maria di Galeria. Sono stati esaminati i dati emersi dalle ultime rilevazioni sulle emissioni elettromagnetiche effettuate congiuntamente dall'ISPRA (Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale), dal Ministero dello Sviluppo Economico - Dipartimento Comunicazioni e dall'Agenzia Regionale per la Protezione Ambientale del Lazio. Si è constatato che da tali analisi emerge che le emissioni della Radio Vaticana sono al di sotto del limite previsto dalla normativa italiana e che pertanto sono da considerarsi positivamente confermate tutte le attività di risanamento inerenti agli impianti. Per un’approfondita analisi delle misurazioni si rimanda al sito www.agentifisici.apat.it. Sia la parte italiana che quella vaticana hanno espresso viva soddisfazione per i risultati delle misurazioni e hanno concordato per il futuro di continuare con periodiche rilevazioni delle emissioni.

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    E' morto mons. Alessandro Maggiolini, vescovo emerito di Como

    ◊   È morto ieri sera, all’età di 77 anni, mons. Alessandro Maggiolini, vescovo emerito di Como. “Ora – ha detto mons. Diego Coletti vescovo della città lombarda - siamo tutti più poveri. E’ più povera la comunità cittadina e diocesana, il mondo della comunicazione e della cultura”. “Nell’orizzonte della fede - ha aggiunto - chiediamo al Signore, per il nostro amico e padre vescovo, la Luce e la Pace nell’abbraccio della sua misericordia”. Mons. Maggiolini era malato da tempo. Nel 2003, rivolgendosi ai sacerdoti della sua diocesi aveva detto: “Non amo i giri di parole, ho un tumore al polmone sinistro”. Il vescovo ha sempre privilegiato il rapporto diretto con la gente. Quando due anni fa mons. Diego Coletti è stato eletto vescovo di Como, mons. Maggiolini gli aveva chiesto di avere a disposizione almeno un confessionale, in Duomo, per stare il più vicino possibile ai fedeli. Adesso, presso la cattedrale di Como è stata allestita la camera ardente per consentire alla popolazione di rivolgere il proprio saluto e la preghiera di suffragio al presule. Nato a Bareggio (Mi) il 15 luglio 1931, mons. Maggiolini fu ordinato sacerdote il 26 giugno 1955. E’ stato docente di filosofia nei seminari ambrosiani e di introduzione alla Teologia all'Università Cattolica e vicario episcopale per le università di Milano. E stato eletto vescovo di Carpi il 7 aprile 1983 ed è stato trasferito nel 1989 alla diocesi di Como. Nel luglio del 2006 presentò le dimissioni dall’incarico episcopale per raggiunti limiti di età. (A.L.)

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    Al via il corso di aggiornamento per gli insegnanti di religione promosso dalla CEI

    ◊   “La relazione tra docente e studente è l’autentico fulcro di ogni intervento educativo e, in modo peculiare, dell’insegnamento della religione cattolica”. E’ quanto sottolinea il vescovo di Noto, mons. Mariano Crociata, segretario della CEI nel messaggio inviato ai 120 partecipanti al 13.mo corso di aggiornamento per gli insegnanti di religione promosso dalla CEI e dal ministero per l’Istruzione, l’Università e la Ricerca. “Dobbiamo considerare - ha spiegato il presule - le competenze che non possono mancare in ogni vero educatore: tra esse emerge l’attitudine a saper risvegliare, con propria opera e testimonianza, la passione per la pienezza della verità e la capacità di esercitare la propria libertà rettamente illuminata”. Secondo don Vincenzo Annicchiarico, responsabile del servizio IRC della CEI - bisogna focalizzare l’attenzione sugli aspetti problematici della relazionalità nella scuola, come la marginalità e la devianza. Per l’arcivescovo di Pesaro, mons. Piero Coccia sono quattro i punti essenziali da prendere in considerazione per ottimizzare la relazione antropologica docente-studente: il contenuto dell’educare, l’educare come relazione, la visione della persona come essere in relazione ed educare nella libertà. Nel messaggio della CEI in vista della scelta di avvalersi della religione cattolica nell’anno 2009-2010, si sottolinea, infine, che l’insegnamento della religione cattolica (IRC), che favorisce la riflessione sul senso profondo dell’esistenza, aiutando a ritrovare, al di là delle singole conoscenze, un senso unitario e un’intuizione globale”. (F.A.)

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    L’impegno del Circolo San Pietro per i poveri

    ◊   Inizia oggi nella sede del Circolo San Pietro a Palazzo San Calisto la dodicesima esposizione di arredi e articoli natalizi il cui ricavato è destinato ai poveri di Roma. Come ogni anno – ricorda l’Osservatore Romano - vengono proposti oggetti provenienti da tutto il mondo che soci e amici del Circolo potranno acquistare versando un’offerta: da lenzuola e coperte a tovaglie e giocattoli per bambini, sino ai prodotti artigianali e tecnologici. Quest’anno il ricavato sarà destinato prevalentemente alla ristrutturazione degli asili notturni e della cucina economica di via Adige e alla realizzazione di un centro polifunzionale nella borgata Fidene. “Si registra sempre una grande affluenza- spiega Piero Fusco, segretario del Circolo – tanto che attualmente abbiamo nel nostro indirizzario quasi 4 mila nominativi di persone che hanno partecipato in passato e chiedono di poter esserci di nuovo”. Sarà possibile visitare l’esposizione oggi dalle 14 alle 19 e a partire dalle 11 da domani sino a sabato. In occasione dei 140 anni della Fondazione, mercoledì 26 alle 17.30 si terrà anche un concerto nella galleria di Palazzo Colonna, in piazza dei Santi Apostoli. L’orchestra sinfonica della fondazione Roma, diretta dal maestro Francesco La Vecchia, eseguirà l’Ottava sinfonia “Incompiuta” di Franz Schubert e la Quarta di Johannes Brahms. L’appuntamento sarà per il Circolo l’occasione per ricordare anche il decennale dell’Hospice Sacro Cuore, avviato nel 1998 in collaborazione con la Fondazione Roma per le cure palliative dei malati terminali. (F.A.)

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    Presentato dal cardinale George Pell un libro sulla GMG di Sydney

    ◊   “Received the power”, ricevete la forza: il leitmotiv della passata Giornata mondiale della gioventù ora diventa anche un libro. A presentarlo, l’arcivescovo di Sydney, il cardinale George Pell, che ha definito la World Youth Day come un evento che ha cambiato la storia della Chiesa cattolica australiana. La 23.ma edizione della World Youth Day è ripercorsa in 200 pagine per ricordare quei giorni attraverso le parole di Papa Benedetto XVI e le immagini dei giovani insieme al Pontefice. La pubblicazione, curata dall’arcidiocesi di Sydney, sarà possibile ordinarla attraverso il settimanale Catholic Weekly. Sarà presente il tanto lavoro effettuato in quei giorni ed è il segno di entusiasmo verso il futuro, come lo testimoniano le numerose iniziative messe in campo per i giovani cattolici australiani: un ritiro spirituale, un corso per formare nuovi leader e addirittura un musical. Insomma, a quattro mesi dall’evento i frutti si stanno raccogliendo. Ne è convinto anche il cardinale Pell, che afferma: “Sono sicuro che la World Youth Day ha lasciato un’impronta decisiva e lo si vede nei giovani che hanno un nuovo slancio. Un amico, leader spirituale di un’altra religione, mi ha detto che il dono che i giovani hanno raccolto forse non si vede, ma è chiuso dentro il loro cuore. Nessuno si sarebbe aspettato che questo giorno sarebbe arrivato – ha continuato il porporato – la GMG è stata un evento che ha sorpreso chiunque, non solo i fedeli, ma anche i rappresentanti delle altre religioni e gli stessi cittadini di Sydney, cui vanno i nostri ringraziamenti per aver saputo dimostrare la loro amicizia e la loro pazienza. Sono parole di immagine – ha terminato il cardinale Pell – per rivivere quei momenti indimenticabili, ma anche per ricordare che il cammino prosegue”. (Da Sydney, Francesca Baldini)

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    24 Ore nel Mondo



    Sudan: il presidente Omar el Bashir ordina il cessate-il-fuoco in Darfur

    ◊   Il presidente sudanese, Omar el Bashir, ha annunciato un cessate-il-fuoco immediato e senza condizioni nella regione occidentale del Darfur, a margine di una Conferenza per la soluzione pacifica del conflitto, cominciata dieci giorni fa. Il capo dello Stato ha poi aggiunto che sarà immediatamente varata una campagna per disarmare le milizie ribelli e restringere l’uso delle armi tra le forze armate regolari.

    Pakistan
    Nuova ondata di attentati in Pakistan. All'indomani dell'attacco suicida allo stadio di Peshawar, costato la vita ad almeno tre persone e il ferimento di altre nove, stamani un’autobomba ha ucciso almeno tre soldati e un civile nei pressi del cancello di una scuola nel distretto di Charsadda, nell’ovest del Paese. A Peshawar, un operatore umanitario statunitense e il suo autista sono stati uccisi a colpi di arma da fuoco. L'uomo stava lavorando a progetti di assistenza americani nelle aree tribali.

    Afghanistan
    In Afghanistan, è di almeno 3 morti e 39 feriti il bilancio della violenta esplosione avvenuta nei pressi uffici provinciali della sicurezza a Kandahar, nel sud del Paese. Secondo il governatore della provincia, l’attacco è stato condotto con autobomba. Sempre a Kandahar, due uomini a bordo di una moto hanno gettato dell'acido in faccia ad alcune studentesse che si recavano a scuola. Due di loro, ustionate, sono state ricoverate in ospedale. Si tratta un grave gesto intimidatorio dei talebani che si oppongono all'istruzione femminile.

    Iraq
    Ancora violenze in Iraq. Quattro persone sono state uccise e altre 21, tra cui due poliziotti, sono state ferite stamani in due distinti attentati a Baghdad. Intanto, nel Paese del Golfo sale l’attesa per il voto che il governo iracheno esprimerà il prossimo fine settimana in merito al controverso accordo con gli Stati Uniti, destinato a disciplinare la presenza delle truppe USA. In base all'intesa, i militari americani dovranno lasciare città e villaggi entro il 2009, e ritirarsi dall'intero Iraq per la conclusione del 2011.

    Gaza
    Torna alta la tensione ai confini tra Israele e la Striscia di Gaza. Stamani, soldati israeliani hanno ucciso quattro militanti palestinesi in uno scontro a fuoco nel sud del territorio controllato da Hamas, interrompendo quasi cinque mesi di tregua in vigore dal 19 giugno scorso. Secondo Tel Aviv, i militari hanno individuato un gruppo di uomini armati diretti verso il confine con lo Stato ebraico e hanno aperto il fuoco. Poliziotti palestinesi affermano invece che gli israeliani sono entrati nella Striscia, provocando la risposta armata dei militanti posizionati vicino al confine.

    Libano-Siria
    Si intensificano le relazioni bilaterali in materia di sicurezza tra Siria e Libano. Un comitato congiunto tra Beirut e Damasco controllerà la frontiera tra due Paesi per combattere il terrorismo. È quando è stato deciso ieri, dopo la prima visita nella capitale siriana del ministro degli Interni libanese, Ziad Barud. Sul tavolo di discussione, anche la sorte dei prigionieri politici libanesi in Siria.

    Uruguay: depenalizzazione aborto
    Il Senato uruguaiano ha approvato ieri in via definitiva la legge sulla “sanità sessuale e riproduttiva” che comprende la depenalizzazione dell'aborto. I vescovi dell’Uruguay hanno più volte ribadito che “il valore della vita umana è un bene per ciascuno e per la società” e che “nessuna legge onesta può giustificare l’eliminazione di un essere indifeso che ha diritto alla vita e a nascere”. Ora, entro dieci giorni, spetterà al presidente Tabarè Vasquez promulgare il provvedimento. Il capo di Stato ha già annunciato comunque che opporrà il veto. Massimiliano Menichetti ha raccolto il commento del nunzio apostolico in Uruguay, l'arcivescovo Anselmo Guido Pecorari, raggiunto telefonicamente a Montevideo:

    R. - Questo veto impedirebbe che entri in esecuzione non tutta la legge, ma l’articolo che riguarda l’aborto.

     
    D. - Il presidente Vázquez, dunque, dovrebbe firmare il provvedimento con veto: ma questo, a sua volta, dovrebbe essere controfirmato dai ministri competenti. A quel punto, ci potrebbe essere uno stallo?

     
    R. - Essendo un regime presidenziale, credo che molto, molto difficile che gli altri ministri non firmino se il presidente pone il veto.

     
    D. - In Uraguay, fra un anno, ci saranno le elezioni. Questo potrebbe influenzare il presidente?

     
    R. - E’ una battaglia in corso. Personalmente, spero che il presidente mantenga la parola data. Se dopo cambierà parere per motivi politici interni al suo partito, questo non lo posso sapere.

     
    Borse
    Continua dominare l’incertezza nelle Borse mondiali. I listini asiatici hanno confermato la tendenza al ribasso di ieri, con perdite tra lo 0,7 e 1,4%. Mattinata altalenante, invece, per i mercati del Vecchio continente che tornano in positivo dopo il martedì nero in cui sono stati bruciati circa 207 miliardi di euro. Intanto anche Angel Gurria, segretario generale dell'OCSE, l'Organizzazione per la sicurezza e la cooperazione in Europa, si è espresso oggi a favore di nuovi tagli dei tassi d’interesse in Europa. Domani, l’OCSE pubblicherà nuove previsioni congiunturali.

    Ucraina
    Nuovo rinvio delle elezioni anticipate in Ucraina. Ad annunciarlo il presidente Yushchenko, per il quale “non sarebbe ragionevole andare al voto durante le vacanze di fine anno”. A ottobre, il capo dello Stato aveva già spostato la consultazione al 14 dicembre per poter riconvocare il parlamento e adottare le misure di emergenza in grado di fronteggiare la crisi finanziaria mondiale.

    Italia: commemorazione strage di Nassirya
    La pace “è un grande tesoro che non dobbiamo lasciar strappare dalle nostre coscienze e dai nostri cuori neanche da parte di terroristi, che vanno fronteggiati con tutto il coraggio e la determinazione di cui siamo capaci, ma che non odieremo”. Così si è espresso mons. Vincenzo Pelvi, ordinario militare per l'Italia, nella Messa in suffragio delle 19 vittime italiane di Nassirya, a 5 anni dal grave attentato nel quale trovarono la morte in Iraq. Per l’occasione, anche il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, ha inviato un messaggio in cui esprime il suo commosso ricordo.

    Italia. UE: ok al piano di salvataggio Alitalia
    Via libera questa mattina da parte della Commissione europea al piano di salvataggio di Alitalia, predisposto da CAI, la Compagnia aerea italiana. Dovrà invece essere restituito il "prestito-ponte" di 300 milioni di euro. Continuano, intanto, i ritardi e le cancellazioni dei voli in seguito allo sciopero dei sindacati di base. Il servizio di Giampiero Guadagni:

    Una decisione prevista quella della Commissione europea che ha dunque dato "luce verde" al piano di salvataggio di Alitalia, condizionandolo al rispetto degli impegni: a vendere gli asset a prezzo di mercato e a garantire l’effettiva discontinuità tra Alitalia e CAI, la Compagnia aerea italiana. Per la verifica di tali impegni, Bruxelles chiede al governo italiano la nomina di un fiduciario esterno. Sono stati inoltre giudicati illegali gli aiuti di Stato per 300 milioni di euro, erogati alla compagnia con il "prestito-ponte". Prestito concesso come ultimo atto della scorsa legislatura dal governo Prodi e sostenuto anche dall’allora leader dell’opposizione, Berlusconi. Soldi che hanno permesso ad Alitalia di volare fino ad oggi, ma che dovranno ora essere restituiti: non però da CAI, ma dalla vecchia Alitalia, la cosiddetta “bad company” del commissario straordinario Fantozzi. E questo proprio in base al principio di discontinuità tra le due compagnie. Intanto, continuano i disagi per i passeggeri, ormai esasperati. Ieri, sono stati cancellati 124 voli Alitalia e molti altri hanno registrato forti ritardi. Questa mattina, sono stati già annullati oltre 50 voli e questo nonostante la precettazione di piloti ed assistenti di volo aderenti ai sindacati di base, decisa dal ministro dei Trasporti, Matteoli. (Panoramica internazionale a cura di Marco Guerra)

     
    Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LII no. 317

     
    E' possibile ricevere gratuitamente, via posta elettronica, l'edizione quotidiana del Bollettino del Radiogiornale. La richiesta può essere effettuata sulla home page del sito www.radiovaticana.va/italiano.

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