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Sommario del 31/03/2008

Il Papa e la Santa Sede

  • Benedetto XVI ai Salesiani: fedeli al carisma di San Giovanni Bosco per rispondere con "passione apostolica" all'emergenza educativa dei nostri tempi
  • In udienza dal Papa i vescovi delle Antille. Con noi, il presidente della Conferenza episcopale, mons. Lawrence Burke
  • Altre udienze
  • La Chiesa celebra la Solennità dell'Annunciazione. Benedetto XVI: l'umile e nascosto "sì" di Maria ha cambiato la storia
  • Dichiarazione di mons. Oder sul processo di Beatificazione di Giovanni Paolo II
  • Proclamata Beata Madre Celestina Donati, fondatrice della Congregazione delle Figlie Povere di San Giuseppe Calasanzio
  • Oggi su "L'Osservatore Romano"
  • Oggi in Primo Piano

  • Convegno a Roma sul rapporto tra etica e genetica: intervista con Bruno Dallapiccola
  • Concluso in Olanda il Convegno dei delegati europei di pastorale universitaria
  • Aumenta il fenomeno della solitudine in Italia secondo un'indagine di Telefono Amico
  • Il Rinascimento culturale della Cina, nell’epoca Tang, in mostra a Palazzo Strozzi di Firenze
  • Chiesa e Società

  • Somalia: sempre più tragica la crisi umanitaria
  • Conferenza internazionale a Bangkok sui cambiamenti climatici
  • Bangladesh: incontro a Dakha tra cristiani e musulmani sulla Lettera al Papa dei 138 saggi islamici
  • Il Consiglio delle Chiese olandese condanna come “deprecabile caricatura dell’Islam” il film “Fitna”. Negativo anche il giudizio della CEI
  • Iraq: cortei pacifici nei villaggi cristiani di Niniveh per chiedere verità e giustizia sulla morte di mons. Rahho
  • Avviato, nei pressi di Gerusalemme, il progetto dell'Oratorio Giovanni Paolo II
  • Dalla Veglia Pasquale alla domenica della Divina Misericordia le comunità cattoliche cinesi hanno accolto nuovi membri che hanno ricevuto i Sacramenti
  • Cambogia: a Pasqua 23 battesimi di adulti in seno alla comunità vietnamita del piccolo villaggio di Svay Pak, conosciuto per prostituzione, malati di AIDS e droga
  • Si celebra in Spagna la Giornata della vita, incentrata sul dramma degli aborti, oltre 100 mila nel 2006
  • Spagna:presentata una ricerca sulla Storia della Teologia in America Latina
  • Il 2 aprile cerimonia di consegna a Madrid della prima edizione del Premio “Cronaca bianca- Giovanni Paolo II” rivolto a giovani comunicatori cristiani
  • Nigeria: decine di decessi in pochi giorni per un'epidemia di colera
  • Tanzania: nuova missione delle Salesiane dei Sacri Cuori nel più grande ospedale della regione di Ikonda-Njombe
  • Australia: due ministri e due parlamentari per supervisionare la GMG di Sydney
  • Riconoscimento al nunzio apostolico in Bulgaria mons. Leanza per i suoi meriti nei rapporti tra Sofia e Santa Sede
  • Dal 10 al 12 aprile, a Padova, Convegno nazionale dei settimanali cattolici sul tema sicurezza, territorio e informazione
  • 24 Ore nel Mondo

  • Attentati a Baghdad mentre a Bassora, finiti gli scontri, si contano 210 morti
  • Il Papa e la Santa Sede



    Benedetto XVI ai Salesiani: fedeli al carisma di San Giovanni Bosco per rispondere con "passione apostolica" all'emergenza educativa dei nostri tempi

    ◊   “Audacia” nell’annunciare il Vangelo, “pazienza” nel proporne ai giovani la radicalità e “cuore aperto” per cogliere le loro nuove esigenze. Benedetto XVI ha individuato in queste peculiarità il profilo dei Salesiani del 21.mo secolo, chiamati a fronteggiare una “grave emergenza educativa” e, nel contempo, a lasciarsi contagiare con slancio rinnovato dalla “passione apostolica” che fu di San Giovanni Bosco. Sono i pensieri che il Papa ha affidato ai membri del Capitolo generale dei Salesiani, ricevuti stamattina in udienza nella Sala Clementina del Palazzo apostolico in Vaticano. Il servizio di Alessandro De Carolis:


    I giovani guardano al mondo che cambia - correndo - volto sociale, economico, politico e rivolgono agli adulti domande “sui problemi di fondo” - etici, culturali, ambientali - mostrando di avere un bagaglio di valori che parlano di “intensi desideri di vita piena, di amore autentico, di libertà costruttiva”. Intercettare queste aspirazioni e tradurle in risposte radicate sul messaggio di Gesù è vocazione specifica della Società Don Bosco, incoraggiata da Benedetto XVI a “continuare sulla strada di questa missione, in piena fedeltà” al carisma salesiano. Carisma che - come sottolineato dai lavori del 26.mo Capitolo generale della Congregazione, giunto quasi al termine - chiede a Dio le “anime” e nient’altro:

     
    “Don Bosco volle che la continuità del suo carisma nella Chiesa fosse assicurata dalla scelta della vita consacrata. Anche oggi il movimento salesiano può crescere in fedeltà carismatica solo se al suo interno continua a permanere un nucleo forte e vitale di persone consacrate. Perciò, al fine di irrobustire l’identità di tutta la Congregazione, il vostro primo impegno consiste nel rafforzare la vocazione di ogni Salesiano a vivere in pienezza la fedeltà alla sua chiamata alla vita consacrata”.

     
    Prima di affrontare il tema dell’educazione, Benedetto XVI ha insistito a lungo, nel suo discorso, sul fatto che siano anzitutto i religiosi Salesiani ad essere coerenti con la loro chiamata. E’ necessario che tutti ricevano una “solida formazione”, perché la Chiesa - ha ripetuto - deve poter contare su persone “di preparazione culturale aggiornata, di genuina sensibilità umana e di forte senso pastorale”. E tuttavia, queste caratteristiche oggi sono in conflitto con il processo di secolarizzazione, che - ha affermato il Papa - avanza nella cultura contemporanea” e “non risparmia purtroppo nemmeno le comunità di vita consacrata”. Dunque, ha rilanciato Benedetto XVI, l’Eucaristia quotidiana e comunitaria, la lectio divina, la “vita semplice, povera ed austera” aiutino a rafforzare l’identità dei Salesiani:

     
    “Da qui nascerà l’autentica spiritualità della dedizione apostolica e della comunione ecclesiale. La fedeltà al Vangelo vissuto sine glossa e alla vostra Regola di vita, in particolare un tenore di vita austero e la povertà evangelica praticata in modo coerente, l’amore fedele alla Chiesa e il generoso dono di voi stessi ai giovani, specialmente ai più bisognosi e svantaggiati, saranno garanzia della fioritura della vostra Congregazione”.
     
    Questo “modello apostolico”, proprio dei Salesiani, può allora rispondere a quella “grande emergenza educativa” che Benedetto XVI aveva già sollevato con la sua Lettera alla Diocesi di Roma dedicata a questo tema. “Educare non è mai stato facile - ha ripetuto con le note parole di quella lettera - e oggi sembra diventare sempre più difficile: perciò non pochi genitori e insegnanti sono tentati di rinunciare al proprio compito, e non riescono più nemmeno a comprendere quale sia, veramente, la missione loro affidata”. Il motivo? Un acuto deficit di speranza:

     
    “Proprio da qui nasce la difficoltà forse più profonda per una vera opera educativa: alla radice della crisi dell’educazione c’è infatti una crisi di fiducia nella vita, che, in fondo, non è altro che sfiducia in quel Dio che ci ha chiamati alla vita. Nell’educazione dei giovani è estremamente importante che la famiglia sia un soggetto attivo. Essa è spesse volte in difficoltà nell’affrontare le sfide dell’educazione; tante volte è incapace di offrire il suo specifico apporto, oppure è assente. La predilezione e l’impegno a favore dei giovani, che sono caratteristica del carisma di Don Bosco, devono tradursi in un pari impegno per il coinvolgimento e la formazione delle famiglie”.

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    In udienza dal Papa i vescovi delle Antille. Con noi, il presidente della Conferenza episcopale, mons. Lawrence Burke

    ◊   Benedetto XVI ha ricevuto, stamani, in udienza un primo gruppo di presuli delle Antille, in visita ad Limina. La Conferenza episcopale riunisce i vescovi di 13 nazioni indipendenti, tre dipartimenti d’oltremare francesi, due territori autonomi dell’Olanda, sei colonie inglesi e dipendenze degli Stati Uniti e include quindi popoli di lingua inglese, francese e olandese. Una realtà quanto mai diversificata, quella di queste isole-Stato dei Caraibi, per condizioni di vita e per cultura. Lisa Zengarini ha chiesto al presidente della Conferenza episcopale delle Antille, mons. Lawrence Burke, arcivescovo di Kingston in Giamaica, quali siano le principali sfide per la Chiesa in questa regione:
     
    R. - The most important pastoral issue ...
    Il problema pastorale più grande è costituito dal fatto che nella maggior parte dei nostri Paesi la Chiesa non sta crescendo. Siamo molto esposti all’influenza dell’America del Nord e le Chiese tradizionali, tra cui quella cattolica, sono in calo numerico a causa dell’invasione dei gruppi evangelici e di altre sette. La Chiesa cattolica nell’area è in prima linea nel venire incontro ai bisogni della gente e dei più poveri. Abbiamo promosso molte iniziative contro l’AIDS. Abbiamo poi una grande rete scolastica: da sempre l’educazione è una parte molto importante del nostro apostolato. Un’altra sfida pastorale nella regione è costituita dal declino delle vocazioni e la riduzione numerica dei sacerdoti e dei religiosi.

     
    D. - Quali sono le ragioni di questo declino?

     
    R. - A lot of it comes from materialistic culture ...
    Questo problema è in gran parte riconducibile alla cultura materialista dominante nelle famiglie benestanti che non sono interessate al sacerdozio o alla vita religiosa. Per questo, la gran parte degli aspiranti sacerdoti e i religiosi vengono da famiglie povere. L’altra grande sfida è quella della violenza e la mancanza di rispetto per la vita. Occorre affrontare le vere cause del problema: la povertà, la disoccupazione, la mancanza di istruzione. C’è poi il problema dell’aborto che è stato legalizzato in diversi nostri Paesi come Santa Lucia, Barbados e Guyana. In Giamaica lo stiamo affrontando adesso: la Chiesa cattolica, insieme agli evangelici, si sta mobilitando contro una modifica della legge in questo senso.

     
    D. - Cosa vi aspettate dalla vostra visita “ad Limina” e dal vostro incontro con il Santo Padre?

     
    R. - Our region is not very well known in Rome ...
    La nostra regione non è molto conosciuta a Roma e quindi ritengo sia importante per noi informare il Santo Padre e i dicasteri vaticani sulla realtà della Chiesa nei Caraibi che sta subendo un declino e deve fare i conti con una progressiva secolarizzazione. Inoltre, abbiamo bisogno dei loro consigli.

     
    D. - Come intendete dare attuazione alle raccomandazioni finali della Conferenza di Aparecida, segnatamente alla “Grande Missione Continentale”?

     
    R. - We are putting great emphasis now in adult catechesis and formation. ...
    Stiamo puntando molto sulla catechesi e la formazione degli adulti. Stiamo cercando, soprattutto attraverso i media, di educare i nostri adulti alla fede. Dobbiamo sfruttare meglio le grandi potenzialità del laicato che sono una fonte straordinaria di energia per la Chiesa. Le nostre liturgie sono molto vivaci, con una grande partecipazione. Penso siano una grande fonte di vita per la nostra gente. Quello che dobbiamo migliorare è l'annuncio della Parola. Sono molto contento che il prossimo Sinodo dei Vescovi sia dedicato a questo tema.

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    Altre udienze

    ◊   Benedetto XVI ha ricevuto questa mattina anche il cardinale Giovanni Battista Re, prefetto della Congregazione per i Vescovi, e il sig. Nurlan Danenov, ambasciatore del Kazakhstan, in visita di congedo.

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    La Chiesa celebra la Solennità dell'Annunciazione. Benedetto XVI: l'umile e nascosto "sì" di Maria ha cambiato la storia

    ◊   Oggi la Chiesa celebra la Solennità dell’Annunciazione, spostata dalla data del 25 marzo per la coincidenza con l’Ottava di Pasqua. Benedetto XVI lo ha definito uno stupendo e ineffabile mistero che ha dato il via alla nuova era dell’umanità. Ma ascoltiamo le parole del Papa nel servizio di Sergio Centofanti.


    “L’Annunciazione … è un avvenimento umile, nascosto – nessuno lo vide, nessuno lo conobbe, se non Maria –, ma al tempo stesso decisivo per la storia dell’umanità. Quando la Vergine disse il suo ‘sì’ all’annuncio dell’Angelo, Gesù fu concepito e con Lui incominciò la nuova era della storia”.

     
    Così il Papa ha descritto l’Annunciazione nell’Angelus del 25 marzo 2007. Per Benedetto XVI questo evento ci mostra come l’umiltà sia “il modo di agire di Dio”. Ed è l’umiltà di Maria “ciò che Dio apprezza più di ogni altra cosa in lei”. Dall’incontro di queste due umiltà, “l’umiltà del Creatore e l’umiltà della creatura … è nato Gesù, Figlio di Dio e Figlio dell’uomo”. L’Arcangelo Gabriele – ha poi sottolineato il Papa durante la visita alla parrocchia romana di Santa Maria Consolatrice il 18 dicembre 2005 – saluta Maria con una parola particolare: “gioisci, rallegrati”:

     
    “Possiamo quindi dire che la prima parola del Nuovo Testamento è un invito alla gioia: ‘gioisci, rallegrati!’. Il Nuovo Testamento è veramente ‘Vangelo’, la ‘Buona Notizia’ che ci porta gioia. Dio non è lontano da noi, sconosciuto, enigmatico, forse pericoloso. Dio è vicino a noi,  così vicino che si fa bambino, e noi possiamo dare del ‘tu’ a questo Dio”.
     
    L’Arcangelo Gabriele invita Maria a “non temere”:

     
    “In realtà, vi era motivo di temere, perché portare adesso il peso del mondo su di sé, essere la madre del Re universale, essere la madre del Figlio di Dio, quale peso costituiva! Un peso al di sopra delle forze di un essere umano! Ma l’Angelo dice: ‘Non temere! Sì, tu porti Dio, ma Dio porta te. Non temere!’ … Maria dice questa parola anche a noi”.

     
    Il Papa infine medita sul sì di Maria alla volontà di Dio:

     
    “Maria ci invita a dire anche noi questo ‘sì’ che appare a volte così difficile. Siamo tentati di preferire la nostra volontà, ma Ella ci dice: ‘Abbi coraggio, dì anche tu: Sia fatta la tua volontà’, perché questa volontà è buona. Inizialmente può apparire come un peso quasi insopportabile, un giogo che non è possibile portare; ma in realtà non è un peso la volontà di Dio, la  volontà di Dio ci dona ali per volare in alto, e cosi possiamo osare con Maria anche noi di aprire a Dio la porta della nostra vita, le porte di questo mondo, dicendo ‘sì’ alla Sua volontà, nella consapevolezza che questa volontà è il vero bene e ci guida alla vera felicità”.

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    Dichiarazione di mons. Oder sul processo di Beatificazione di Giovanni Paolo II

    ◊   Si è molto parlato in questi ultimi giorni, alla vigilia del terzo anniversario della morte di Giovanni Paolo II, dell’andamento del processo di Beatificazione e di Canonizzazione per Papa Wojtyla il cui iter - per quanto riguarda la documentazione da fornire al competente dicastero vaticano - è entrato in dirittura d’arrivo. Una conferma in questo senso è stata fornita questa mattina dal postulatore della Causa di Beatificazione di Giovanni Paolo II, mons. Slawomir Oder. Ascoltiamolo in questa sua dichiarazione, rilasciata alla redazione polacca della nostra emittente:

    “Nei giorni scorsi ho consegnato una stesura semi-definitiva della Positio, la relazione che raccoglie tutti i documenti organizzati in modo sistematico e organico riguardanti il Pontefice. Si tratta di circa 2 mila pagine, che necessitano di ulteriori piccole limature di natura tecnico-redazionale ma nel complesso la stesura si può dire completata. Spetterà pertanto al relatore, padre Daniel Ols (domenicano) della Congregazione delle Cause dei Santi, dopo aver esaminato l’insieme del materiale, dare il definitivo benestare in vista della presentazione ufficiale. Al momento, è prematuro fornire una data precisa per la consegna definitiva”.

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    Proclamata Beata Madre Celestina Donati, fondatrice della Congregazione delle Figlie Povere di San Giuseppe Calasanzio

    ◊   Ieri pomeriggio, durante una celebrazione eucaristica presieduta nella Cattedrale di Firenze dal cardinale José Saraiva Martins, prefetto della Congregazione delle Cause dei Santi, è stata proclamata Beata Madre Celestina Donati, fondatrice della Congregazione delle Figlie Povere di San Giuseppe Calasanzio. Il porporato ha ricordato nell’omelia “la splendida testimonianza” della nuova Beata che “seppe unire contemplazione e azione” vivendo “con profonda intensità la devozione a Gesù Crocifisso” e diventando “ardente apostola della adorazione perpetua". “Dedicata totalmente al servizio delle bambine e delle giovani, soprattutto per le più svantaggiate - come ad esempio le figlie dei carcerati – ha proseguito il cardinale Saraiva Martins - divenne madre attenta ed esperta educatrice. Era guidata da un amore squisitamente materno, nella sua opera pedagogica, fatto di umiltà, delicatezza e tenerezza”. “Guardando alla Beata Celestina e alla preziosa eredità che ci lascia, attraverso le opere delle sue religiose, - ha concluso il porporato - continuiamo a credere che anche nel nostro tempo educare al bene è possibile, anzi che si tratta di una passione che - sull’esempio della Beata Madre Donati - dobbiamo portare nel cuore, un’impresa comune alla quale ciascuno è chiamato a recare il proprio contributo”.

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    Oggi su "L'Osservatore Romano"

    ◊   Discorso di Benedetto XVI al XXVI capitolo generale dei salesiani.

    Nel Regina Coeli a Castel Gandolfo domenica 30 marzo il Papa ha ricordato che “dalla misericordia divina scaturisce l’autentica pace del mondo, la pace tra popoli, culture e religioni diverse”.

    Omelia del cardinale Tarcisio Bertone, segretario di Stato, in occasione della domenica della Divina misericordia, nella celebrazione presso la chiesa di Santo Spirito in Sassia a Roma.

    Nell’informazione internazionale, in primo piano le tensioni in Tibet; a Pechino il presidente Hu Jintao accende la fiaccola olimpica.

    In cultura, un articolo di Gaetano Vallini sull’anno internazionale della patata proclamato dalle Nazioni Unite.

    Monica Mondo intervista il vescovo Rino Fisichella, rettore della Pontificia Università Lateranense.

    Pubblicazione di un estratto dal capitolo conclusivo di Tradizioni in subbuglio, raccolta di saggi di Mary Ann Glendon, Ambasciatore degli Stati Uniti presso la Santa Sede, che verrà presentata martedì 1 aprile a Roma presso l'Istituto “Luigi Sturzo”.

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    Oggi in Primo Piano



    Convegno a Roma sul rapporto tra etica e genetica: intervista con Bruno Dallapiccola

    ◊   Coniugare etica e sviluppo scientifico, rispetto della vita e genetica, attingendo all’esperienza già sviluppata in campo diagnostico e terapeutico contro patologie che senza un approccio di natura genetica, non sarebbero efficacemente curabili. E’ una delle priorità che saranno analizzate durante il convegno “Prospettive in genetica, Speranza e scienza” in programma domani a Roma all’Ospedale pediatrico Bambino Gesù. Al convegno parteciperà anche il genetista Bruno Dallapiccola che sottolinea, al microfono di Amedeo Lomonaco, i rischi legati alla pratica sempre più diffusa dei test genetici:


    R. – Le prospettive che abbiamo per i prossimi quattro-cinque anni è quella di pensare che andremo sempre più da una medicina molecolare e diagnostica per le malattie semplici alla ricerca delle suscettibilità o delle predisposizioni genetiche che sono presenti all’interno di tutti noi. Tanto per intenderci, ognuno di noi possiede un genoma imperfetto e quindi ognuno di noi è potenzialmente a rischio di avere delle alterazioni a livello genetico che lo possano predisporre a malattie comuni, poi, nella vita adulta o a malattie neurodegenerative, malattie metaboliche e quant’altro. Ora, la divulgazione di questo tipo di informazione può avere delle connotazioni estremamente negative, ad esempio mettere le persone in uno stato di ansia o creare addirittura malati immaginari.

     
    D. – Cosa accade oggi se non si coniuga l’etica con lo sviluppo scientifico?

     
    R. – Dei disastri! Tutto quello che può produrre la genetica viene spesso non guidato e accompagnato in maniera corretta. Un esempio: cosa rappresenta la diagnosi pre-impianto? Rappresenta un qualche cosa che, a livello dei dati europei raccolti per sei anni in 45 centri, ha documentato che su 20 mila embrioni che sono stati sottoposti a queste analisi, sono nati 521 bambini, cioè un successo – dico “successo” tra virgolette – della tecnica del 2,6 per cento, con un rischio di patologie indotte da alterata regolazione dei geni, che capita spesso in vitro; come errori diagnostici che sono anche nell’ordine del 15 per cento nei casi della diagnosi di patologie cromosomiche. Quindi, uno scenario ben diverso da quell’ottimismo che spesso la stampa riporta sui giornali e che induce le donne a vedere come un grande successo della tecnica questo tipo di diagnostica, senza sottolineare correttamente loro, invece, quelli che sono gli effetti negativi.

     
    D. – Dove, invece, possono condurre in medicina fede e ragione, seguendo un itinerario che affianchi la speranza alla scienza?

     
    R. – Io penso che se chi gestisce la scienza la gestisce nella maniera corretta e senza voler fare voli pindarici, penso che la scienza sia uno strumento fondamentale che può permettere di cambiare fortemente la storia e la qualità della vita delle persone. Il punto è che purtroppo ci si innamora di questo entusiasmo scientifico senza valutarlo criticamente. Quindi, il vero problema – secondo me – della scienza è quello di non avere assolutamente paura della scienza, ma interpretarla in maniera corretta e utilizzarla in maniera corretta.

     
    D. – Non solo da un punto di vista cristiano ma soprattutto etico: quali sono, secondo lei, i fondamenti irrinunciabili per una ricerca rispettosa dell’uomo e della vita? Ci sono dei punti assolutamente invalicabili?

     
    R. – Io direi che il punto fondamentale è il seguente: il ricercatore deve essere sostanzialmente libero, ma quando l’oggetto della ricerca è l’uomo e la ricerca va a distruggere l’uomo o va a compromettere l’uomo, la ricerca va regolamentata. Quindi, non si può fare tutto quello che la ricerca consentirebbe oggi in teoria di fare.

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    Concluso in Olanda il Convegno dei delegati europei di pastorale universitaria

    ◊   Si è concluso ieri a Roermond in Olanda, il Convegno dei delegati di pastorale universitaria, organizzato dal Comitato di coordinamento della sezione università del Consiglio delle Conferenze Episcopali d’Europa (CCEE). All’ incontro, al quale hanno partecipato tutti i cappellani delle pastorali universitarie del vecchio continente, si è posta una particolare attenzione soprattutto verso i Paesi dell’Est, dove queste realtà sono nate da poco tempo. Il servizio di Marina Tomarro:

    Aiutare gli studenti universitari a vivere la loro esperienza di studio attraverso la luce della fede e della ragione, per renderli capaci di ricercare pienamente quella Verità che li renderà uomini liberi e costruttori di una civiltà dell’amore. Queste le conclusioni dell’ incontro del Comitato di coordinamento della Commissione università del Consiglio delle Conferenze episcopali d’Europa. Ascoltiamo mons. Ferenc Janka, vice segretario generale del CCEE:

    "Il nostro compito è triplice: trovarci in comunione, poi uno scambio di informazioni ed esperienze ed una possibile collaborazione. La pastorale universitaria vuole realizzare questi tre scopi e prepariamo un incontro quest’anno a Bucarest. Speriamo di realizzare un incontro europeo dei giovani universitari nel 2009 e nel 2010 un incontro dei docenti europei a Bologna".

    E durante l’incontro i convegnisti, hanno discusso su come ormai in Europa le cappellanie universitarie siano diventate una realtà sempre più presente e interessante per i giovani che frequentano gli atenei, i quali trovano in esse dei veri e propri punti di riferimento a cui potersi affidare con sicurezza. Ascoltiamo ancora mons. Ferenc Janka:

    "La situazione è molto differente. Naturalmente in un Paese con una maggioranza cattolica ci sono le strutture, altrove c’è più difficoltà. Possiamo scambiare le nostre esperienze, in un certo senso sperimentare la Pentecoste personale perché secondo me, la Chiesa futura non deve pensare alla folla, ai grandi numeri ma soprattutto puntare alla testimonianza personale".

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    Aumenta il fenomeno della solitudine in Italia secondo un'indagine di Telefono Amico

    ◊   Gli italiani: una folla spesso solitaria e in cerca di ascolto. E’ l’immagine disegnata da Telefono Amico Italia sulla base delle 120mila chiamate che ogni anno vengono raccolte dai circa 700 volontari. I dati rivelano un’elevata diffusione di depressione e solitudine esistenziale. Per favorire il monitoraggio e la prevenzione del fenomeno, Telefono Amico promuove un Osservatorio del disagio emozionale”. I primi dati saranno diffusi a giugno. Paolo Ondarza ne ha parlato con il sociologo Enrico Finzi, tra i promotori dell’iniziativa:
     
    R. – Quel che è emerso è assolutamente tragico: è venuto fuori un oceano di solitudine da parte degli italiani, che contrariamente a quello che si pensa non ha a che fare prevalentemente con l’essere anziani, l’essere abbandonati, l’essere poveri e così via. E’ più forte nelle fasce centrali di età, tra i 35 e i 54 anni. Riguarda più gli uomini che le donne. E’ più forte nelle aree più ricche e avanzate, come al nord. Tantissime persone che magari vivono in famiglia, hanno dei colleghi di lavoro, sentono di non avere nessuno con cui parlare. Non è neanche gente che cerca soluzione ai problemi. E’ semplicemente gente che chiede di essere ascoltata.

     
    D. – Come mai si preferisce l’anonimato di un telefono?

     
    R. – Questo per alcuni è un vantaggio perché permette di superare la timidezza. Naturalmente, questa solitudine ha molti motivi. Certamente, uno dei principali è quello della secolarizzazione. L’Italia della tradizione cristiana, delle parrocchie urbane, e ancor più di quelle rurali, era un’Italia in cui difficilmente la gente era abbandonata a se stessa: era conosciuta, poteva confidarsi, aveva il sacerdote in confessionale o non, come punto di riferimento. Il fatto che in Italia questa tradizione si sia indebolita, e recentemente si siano indebolite anche altre forme di convivenza più organizzata, lascia molta gente a vivere in una condizione che per alcuni è fonte di vera e propria disperazione.

     
    D. – A volte un orecchio che ascolta è molto più utile di tanti consigli?

     
    R. – Assolutamente sì. Dovremmo farci di più orecchio per gli altri e intuire il loro bisogno di sfogarsi. Poi naturalmente ci sono cose che competono ai sacerdoti, cose che competono agli psicologi e agli psichiatri e così via. Ma tante volte un po’ di attenzione all’altro può riumanizzare l’umanità, come il Pontefice ci ricorda spesso. Ascoltata, la persona spesso si rialza da sola.

     
    D. – Ciò di cui stiamo parlando smaschera la mancanza oggi di figure di riferimento in persone che possano ascoltare, possano rendersi prossime a chi è nel bisogno...

     
    R. – Un sociologo americano negli anni ’50 scrisse un libro con un bel titolo, “La folla solitaria”. Parlando delle grandi metropoli americane diceva che ciascuno di noi sfiora o entra in contatto con decine, centinaia di persone al giorno, ma è solo. Tante persone non fanno un’umanità. Si può vedere tanta gente e, in fondo, chiudere la porta del proprio animo e scoprirsi senza interlocutori. Essere attento all’altro, intuire che possa avere bisogno di fare quattro chiacchiere, perdere tempo - il che vuol dire guadagnare tutti tempo - non avere un approccio solo produttivistico, insomma farsi prossimo, è importantissimo per chi riceve e per chi dà, perchè entrambi si arricchiscono. E oggi chi dà, domani sarà in condizione di desiderare di ricevere.

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    Il Rinascimento culturale della Cina, nell’epoca Tang, in mostra a Palazzo Strozzi di Firenze

    ◊   Una mostra davvero inedita quella allestita a Palazzo Strozzi a Firenze, aperta al pubblico fino all’8 giugno prossimo: oltre 200 capolavori per testimoniare il fasto e il cosmopolitismo delle corti imperiali dell’epoca Han fino all’impero Tang, che coprono quasi tutto il primo millennio dopo Cristo. La mostra vuole celebrare il Rinascimento culturale in Cina e la gloriosa dinastia Tang artefice di uno dei momenti di massimo sviluppo sociale, artistico ed economico nella storia del Paese di Mezzo. Alessandro Gisotti ha intervistato la curatrice della mostra, Sabrina Rastelli:

    (musica)

     
    R. - La dinastia Tang è effettivamente un rinascimento dell’arte e della civiltà cinese, perché viene riunificato l’impero, viene nuovamente costituito un impero con un forte governo centralizzato, e la Cina torna ad essere la grande potenza dell’Asia orientale, sia da un punto di vista politico che militare, sia artistico, come era stato in epoca Han. E, infatti, la mostra inizia proprio dal periodo Han orientale. Un momento, un’età d’oro veramente quella Tang.

     
    D. - Cosa pensa potrà colpire soprattutto il visitatore di questa mostra, anche facendo un raffronto con l’arte e la cultura europea?

     
    R. - Penso sicuramente la scultura buddista, perché ne abbiamo in quantità considerevole, ne mostra molto bene l’evoluzione e trattandosi fondamentalmente di figure umane è anche molto facile per noi avvicinarci ad essa. Le cose più famose di epoca Tang sono proprio queste figurine di terracotta, statue di terracotta, che venivano sepolte nelle tombe ed erano gli accompagnatori del defunto nel suo ultimo viaggio. Sono tutte contraddistinte da un fortissimo realismo. In certi casi, soprattutto nella raffigurazione di stranieri, c’è un forte senso umoristico. Vedevano gli stranieri in maniera quasi caricaturale, ma non c’è mai un atteggiamento derisorio nei nostri confronti.

     
    D. - La Cina dell’epoca Tang si può dire che si aprì al mondo, alle altre culture, e in un certo senso ricorda anche quanto vediamo sta succedendo adesso con la Cina che, peraltro, si appresta a vivere un momento storico con le Olimpiadi di Pechino...

     
    R. - Sì, si può sicuramente fare un parallelo. Mai come in epoca Tang, la Cina è stata aperta verso il mondo esterno. Gente di tutto il mondo allora conosciuto viveva e risiedeva regolarmente nelle grandi città, aveva quartieri dedicati e soprattutto esisteva la libertà di culto. Quindi, una grande, grande apertura.

     
    (Musica)

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    Chiesa e Società



    Somalia: sempre più tragica la crisi umanitaria

    ◊   Assume toni sempre più tragici la crisi umanitaria in atto in Somalia. Nei giorni scorsi un gruppo di persone affamate ha assaltato un camion di aiuti alimentari del Programma Alimentare Mondiale a Mogadiscio. Lo rendono noto fonti locali di cui riferisce Radio Nairobi. La situazione si fa sempre più spaventosa, secondo quanto denunciano le organizzazioni che operano sul campo, a partire dalle Nazioni Unite. Gli sfollati, privi di tutto, sono almeno un milione e quanti necessitano di interventi d'emergenza per sopravvivere, almeno il doppio. Le disponibilità sono insufficienti e la distribuzione si fa sempre più complicata tra guerra civile che non accenna a fermarsi, vero e proprio banditismo e scontri tra clan e sotto sotto-clan rivali, che non sembrano diminuire. Il Consiglio dell'ONU per i diritti umani ha intanto espresso a Ginevra "profonda preoccupazione" per la situazione in Somalia, in una risoluzione approvata dai 47 Paesi membri del Consiglio, senza ricorrere al voto. Il testo esorta la comunità internazionale a fornire sostegno alle istituzioni legittime ed assistenza umanitaria alle popolazioni. (R.P.)

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    Conferenza internazionale a Bangkok sui cambiamenti climatici

    ◊   Impresa non certo facile ma non impossibile. Siate “ambiziosi” e lavorate “duramente” per salvare la Terra: l’appello lanciato dal segretario generale dell’ONU, Ban Ki-moon, in un video messaggio rivolto ai mille delegati di 163 Paesi, riuniti nella capitale thailandese con una missione: gettare le basi per raggiungere un nuovo accodo globale per limitare l’emissione nell’atmosfera dei cosiddetti ‘gas-serra’, in vista dello scadere nel 2012 del Protocollo di Kyoto, ad oggi sottoscritto da 37 Paesi, tra i quali non sono gli Stati Uniti, ritenuti i maggiori produttori di inquinamento atmosferico. Ed ora sulle trattative del ‘dopo Kyoto’ pesa il ruolo delle economie emergenti, soprattutto di Cina ed India. Convocati quindi a Bangkok fino al 4 aprile tutti gli Stati firmatari della Convenzione delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici (CNUCC), varata a Rio de Janeiro nel 1992. Cinque giorni di colloqui planetari, su cui incombe il sostanziale fallimento della Conferenza svoltasi a Bali nel dicembre scorso, conclusa con un accordo di principio che fissa al 2009 l’adozione di nuovi piani per ridurre le emissioni, adattare e trasferire tecnologie e finanziarie politiche climatiche, specie nei Paesi in via di sviluppo. L’ONU punta a completare entro quella data i negoziati per dare tempo ai Parlamenti nazionali di ratificare il nuovo Trattato, prima della scadenza del Protocollo di Kyoto. Si tratta di un processo “che mira a cambiare il corso della Storia”, ha sottolineato Ban Ki-moon. Del resto i più recenti rapporti della Commissione intergovernativa dell’ONU in tema di clima documentano che senza interventi strutturali nei prossimi 20 anni, il riscaldamento globale provocherà cambiamenti irreversibili. (A cura di Roberta Gisotti)

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    Bangladesh: incontro a Dakha tra cristiani e musulmani sulla Lettera al Papa dei 138 saggi islamici

    ◊   Per la prima volta in Bangladesh, un gruppo di personalità cristiane e musulmane si incontreranno in modo ufficiale per dialogare e rispondere a una "comune chiamata". L'incontro, che si terrà nella capitale Dakha il 18 aprile prossimo, è nato dal desiderio reciproco di approfondire il messaggio contenuto nella Lettera che 138 saggi musulmani hanno inviato a Benedetto XVI e alle autorità cristiane mondiali. Il tema della conferenza è: “Una comune chiamata: musulmani e cristiani”. Il seminario, organizzato dal Dipartimento delle religioni mondiali dell’Università di Dakha insieme alla Commissione episcopale per il dialogo interreligioso, vedrà coinvolti 35 cristiani e 35 musulmani. Durante l’incontro, riferisce l'Agenzia AsiaNews, i settanta membri cercheranno di formulare insieme una dichiarazione comune da pubblicare come risultato della conferenza. Tra i partecipanti vi è padre Francesco Rapacioli, missionario del PIME, da anni impegnato nel dialogo ecumenico ed interreligioso. Egli chiede di pregare perché “l’incontro possa avvenire senza problemi e perché sia una tappa importante nel dialogo tra queste due comunità in Bangladesh”. Il dr. Kazi Nurul Islam, fondatore del Dipartimento delle religioni a Dhaka University, è convinto dell’importanza di promuovere la pace tra gli appartenenti delle diverse comunità religiose attraverso il dialogo e la conoscenza reciproca. In una recente intervista, Nurul Islam ha affermato che, purtroppo, in Bangladesh la lettera dei 138 ha avuto poca risonanza nei media. Secondo Nurul, la strada per cambiare le cose passa attraverso l’educazione, e ha detto: “In Bangladesh l’educazione offerta da certe scuole islamiche è diventata un’autentica piaga. Ogni anno migliaia di ragazzi ignoranti e disoccupati vengono reclutati dalle organizzazioni terroristiche, che li traviano manipolando il Corano. Credo che nelle scuole invece si debba introdurre l’insegnamento di altre religioni sin dalle elementari”. Il Bangladesh con i suoi 150 milioni di abitanti risulta il settimo Paese più popoloso al mondo. L’Islam è la religione più diffusa con quasi il 90% di musulmani, mentre i cristiani costituiscono una scarna minoranza di circa il 3%. (R.P.)

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    Il Consiglio delle Chiese olandese condanna come “deprecabile caricatura dell’Islam” il film “Fitna”. Negativo anche il giudizio della CEI

    ◊   “Una deprecabile caricatura dell’Islam”. Così il Consiglio delle Chiese olandese definisce il film “Fitna”, realizzato dal deputato di estrema destra Geert Wilders e diffuso su Internet. Si tratta di un “collage” d’immagini, tra cui quelle dell’11 settembre, dell’attentato alla stazione di Madrid del 2004 e degli attentati a Londra del 2005. “La percezione che il film evoca è univoca e provocatoria”, nota Klaas van der Kamp, segretario generale del Consiglio delle Chiese, in un comunicato ripreso dall’agenzia Sir. “Le Chiese olandesi – si legge nella nota - credono che la società non dovrebbe essere guidata dalla paura. Se esistono problemi tra i vari gruppi che la compongono, vanno risolti soltanto con il dialogo reciproco. Il Consiglio chiede quindi rispetto reciproco e non una caricatura dell’Islam”. Nella nota viene ricordato che, “attraverso le immagini di attacchi terroristici da collegare ad elementi estremisti all’interno dell’Islam, Wilders diffonde un’immagine unilaterale di questa religione. Le Chiese riconoscono gli orrori della violenza e aborriscono ovviamente qualsiasi forma di terrorismo”. “Le Chiese – si legge ancora nella nota - ritengono che un’analisi dettagliata dell’attuale situazione politica in alcuni Paesi del mondo potrebbe rendere un servizio migliore al dialogo con l’Islam e allo sviluppo di una società democratica. Nella nostra società va data precedenza alla solidarietà e non alla contrapposizione dei popoli”. Le Chiese olandesi ribadiscono che “la religione non dev’essere intesa come mezzo per indurre alla violenza o al suicidio”, e perciò respingono “qualsiasi forma di violenza commessa per motivi religiosi. Grande importanza viene attribuita alla dignità della vita. A questo obiettivo tutti vengono richiamati”. Il Consiglio delle Chiese ritiene, inoltre, che “debba esserci spazio per la critica degli atteggiamenti derivati dalla religione - siano essi cristiani o musulmani - ma la forma ha la sua importanza e la maniera migliore di farlo è quella del dialogo reciproco. Le Chiese ritengono che la società non debba essere guidata da sentimenti di paura”. “Il film di Wilders”, invece, oltraggia ciò “che è sacro per gli altri. Un atteggiamento del genere – concludono – difficilmente può essere considerato base di dialogo o d’integrazione”. Negativo il giudizio sul film espresso anche dal presidente della Commissione episcopale della Cei per l’ecumenismo e il dialogo, il vescovo Vincenzo Paglia. Associare islam e violenza è “un’identificazione che nasce da pregiudizio e ignoranza”. “Ciò non vuol dire – ha aggiunto mons. Paglia – che tra i musulmani non vi siano violenze, ma quel che è da evitare è l’identificazione tout court dell’Islam e di tutti i suoi seguaci con la violenza”. “È quindi urgente favorire la conoscenza e non il pregiudizio, pena una pericolosa irresponsabilità”. “Tutti - ha sottolineato il vescovo – siamo esortati, come il Papa Benedetto XVI ha più volte ripetuto, a ‘criticare la fede con la ragione’ proprio per purificare le convinzioni religiose da ogni scoria di pericolosa irrazionalità, da ogni inquinamento di natura ‘politica’, da ogni sapore di etnicismo, per coglier la vera natura della propria fede”. Tuttavia, “purtroppo non di rado assistiamo alla strumentalizzazione della religione per fini che religiosi non sono ed è in questa prospettiva che bisogna intervenire, anche praticando l’arte del dialogo, dell’incontro, essendo fermi nel condannare ogni violenza. Ma tutto questo - concude Mons. Paglia - richiede sapienza e fermezza, conoscenza e pazienza”. (R.G.)

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    Iraq: cortei pacifici nei villaggi cristiani di Niniveh per chiedere verità e giustizia sulla morte di mons. Rahho

    ◊   Ogni giorno, da quasi una settimana nei villaggi della piana di Niniveh in Iraq, sfilano in marcia pacifica per chiedere la verità sull’uccisione dell’arcivescovo caldeo di Mosul, mons. Paulos Faraj Rahho, I cristiani iracheni chiedono giustizia per il loro pastore trovato morto il 13 marzo, dopo 14 giorni di prigionia, a seguito di un agguato in cui sono rimasti uccisi i tre uomini che erano con lui, dopo la celebrazione della Via Crucis del 29 febbraio scorso. Rispondendo ad un appello lanciato a Pasqua – riferisce l’agenzia AsiaNews - dal Consiglio dei vescovi di Niniveh - che riunisce i leader religiosi di tutte le comunità cristiane presenti nella zona – i manifestanti sfilano per le strade di Bartella, Karamles, Qaraqosh, al Qosh, con in mano i ritratti dei loro ‘martiri’: il vescovo Rahho, padre Ragheed e padre Iskandar, uccisi negli ultimi tre anni dal terrorismo islamico. L’appello del Consiglio dei vescovi, diffuso in tutte le chiese il 23 marzo scorso, riporta le parole di una delle ultime omelie di mons. Rahho: “Siamo iracheni, vogliamo costruire la pace, costruire l’Iraq, l’Iraq è anche nostro, siamo per l’Iraq. Restiamo qui, non abbiamo nemici, non odiamo nessuno”. Restano dunque da chiarire le circostanze della morte dell’arcivescovo di Mosul. L’autopsia non ha infatti rivelato segni di violenza, facendo presumere che il presule sia morto almeno cinque giorni prima del ritrovamento del corpo e probabilmente in seguito a complicazioni del suo - già precario - stato di salute. Le autorità irachene dichiarano di aver arrestato un gruppo di persone, tra cui quattro fratelli, coinvolti nel rapimento; si tratterebbe di ex membri del regime di Saddam, che avrebbero venduto il religioso ad al Qaeda. Inizialmente si era parlato di confessioni, in cui i responsabili avrebbero raccontato in un primo tempo di torture sul religioso e poi invece di averlo soffocato per non lasciare tracce sul corpo. Ultimo particolare: esisterebbe un filmato dell’uccisione, ma la Polizia dice di non averlo trovato. (R.G.)

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    Avviato, nei pressi di Gerusalemme, il progetto dell'Oratorio Giovanni Paolo II

    ◊   E' stata inaugurata ieri mattina a pochi chilometri da Gerusalemme, alla presenza del Custode di Terra Santa padre Pierbattista Pizzaballa e del nunzio apostolico Antonio Franco la prima parte del progetto dell'Oratorio Giovanni Paolo II. Il Centro giovanile (in ristrutturazione grazie al contributo della Fondazione Giovanni Paolo II, che porta avanti progetti sostenuti dalla Conferenza episcopale italiana con il contributo dell'8 per mille) sorge a Beit Hanina, il quartiere che – a poche centinaia di metri dal check point di Ramallah - raccoglie ben 600 famiglie cristiane. Hanno partecipato all'inaugurazione il direttore della Fondazione Giovanni Paolo II, Angiolo Rossi ex sindaco di Pratovecchio Arezzo, mons. Rodolfo Cetoloni (vescovo della diocesi di Chiusi-Pienza-Montepulciano), oltre che il presidente della Unicoop Toscana e due assessori della stessa regione. Alla rinascita dell'oratorio, infatti - che è gestito da P. Ibrahim Faltas, francescano e parroco di S. Salvatore - hanno contribuito insieme alla Fondazione Giovanni Paolo II anche altre realtà, come l'Unicoop Firenze (che nel centro giovanile ha allestito una pizzeria, per permettere l'auto-mantenimento della struttura), ma anche la Cisl e Comuni e Province della regione Toscana. La fondazione Giovanni Paolo II ha come obiettivo il dialogo e la cooperazione con le comunità cristiane di Terra Santa ed è da anni impegnata in progetti che si articolano in adozioni a distanza, aiuti alle parrocchie e alle strutture educative (e fioriti ad esempio nel San Francis Millennium Center di Betlemme e nella ristrutturazione dei locali della parrocchia di S. Salvatore). "La fondazione Giovanni Paolo II, ha progetti di aiuto anche per i cristiani del nord di Israele e del sud del Libano", – ha sottolineato Mons. Rodolfo Cetoloni, che si trova in questi giorni in Terra Santa con alcuni studenti di Arezzo, per un itinerario di formazione articolato in diversi incontri con i giovani di Gerusalemme, di Betlemme e di Gerico. Mons. Cetoloni ha precisato: "Abbiamo in atto progetti di sostegno alle comunità cristiane sia in Galilea, come nel villaggio di Tarshiha, che in Libano, ad esempio a Rmeich; ma anche progetti pronti per la realizzazione, come quello di un ospedale per la diocesi maronita di Tiro". (A cura di Sara Fornari)

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    Dalla Veglia Pasquale alla domenica della Divina Misericordia le comunità cattoliche cinesi hanno accolto nuovi membri che hanno ricevuto i Sacramenti

    ◊   Dalla Santa Pasqua alla domenica della festa della Divina Misericordia di ieri, seconda di Pasqua, il mondo cattolico cinese ha avuto la gioia di accogliere nelle sue comunità tanti nuovi membri che, dopo il catecumenato, hanno ricevuto i sacramenti dell’iniziazione cristiana: Battesimo, Cresima, Eucaristia. Secondo le informazioni raccolte dall’Agenzia Fides, durante la Pasqua solo nella diocesi di Hong Kong sono stati celebrati 2.800 battesimi. La comunità di Tie Ling, nella provincia di Liao Ning, in Cina continentale, ha accolto 9 neofiti che sono stati battezzati nella domenica della Divina Misericordia, che si vanno ad aggiungere ad altri 11 battezzati a Pasqua, così questa comunità si è arricchita complessivamente di 20 nuovi membri. Secondo quanto riferisce Kong Ko Bao (il bollettino diocesano di Hong Kong in versione cinese), tra i 2.800 catecumeni che hanno ricevuto il battesimo a Pasqua, ci sono state diverse intere famiglie. (R.P.)

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    Cambogia: a Pasqua 23 battesimi di adulti in seno alla comunità vietnamita del piccolo villaggio di Svay Pak, conosciuto per prostituzione, malati di AIDS e droga

    ◊   Il piccolo villaggio di Svay Pak, una quindicina di chilometri a nord di Phnom Penh, dove vivono 70 famiglie cattoliche, ha celebrato la Settimana Santa e la solennità di Pasqua nella gioia di una comunità rinforzata dalla presenza di 23 nuovi battezzati, tutti adulti, vietnamiti e cambogiani. Le celebrazioni del Triduo Pasquale, sono state seguite con molto fervore in questo villaggio, conosciuto per la prostituzione, sia adulta che infantile, per l’alto numero delle persone malate di Aids, per la droga e la violenza in ambito familiare. Tra i neobattezzati, una donna cambogiana che abita ad alcuni chilometri di distanza, sulla strada che conduce a Battambang, che ha conosciuto la Chiesa cattolica nei campi profughi in Thailandia. La Chiesa infatti, da alcuni anni è diventata una forte presenza in seno alla comunità vietnamita. Padre Bruno, che ha presieduto i riti della Settimana Santa in questa comunità, che non ha un sacerdote residente, fa notare all’Agenzia Fides quanto sia raro vedere tanti battesimi di adulti in una comunità vietnamita: “Dopo 13 anni di presenza in Cambogia, è la prima volta che sono testimone di questa crescita radiosa nella parrocchia di Santa Maria Maddalena. Generalmente, i cattolici vietnamiti chiedono il Battesimo per i bambini piccoli, ma assistiamo solo molto raramente a Battesimi di adulti. Sette anni fa, erano state battezzate una decina di persone: i rischi della guerra non avevano permesso di farlo prima. Questa volta - sottolinea il sacerdote - abbiamo la presenza di un gruppo di neobattezzati decisi a prendere parte attiva nella vita della comunità”. (R.P.)

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    Si celebra in Spagna la Giornata della vita, incentrata sul dramma degli aborti, oltre 100 mila nel 2006

    ◊   In occasione della festività liturgica dell’Annunciazione del Signore - spostata dal 25 marzo che quest’anno era martedì di Pasqua - si celebra oggi in Spagna la Giornata della vita. “La vita è sempre un bene” è il titolo di un messaggio della Conferenza episcopale pubblicato per questa Giornata. “Il mistero dell’Incarnazione del Signore ci invita a considerare la grandezza e la dignità della vita umana”. Il documento ricorda le parole pronunciate da Giovanni Paolo II a Madrid nel 1982: “Non si può mai legittimare la morte di un innocente. Andrebbe contro le fondamenta stesse della società”. Si afferma poi che l’aborto comporta un “enorme dramma umano per il nascituro nel seno della madre, per la madre stessa e per la società”. I vescovi propongono poi alcune iniziative specifiche da prendere su questo argomento. Innanzitutto, si deve agire contro la Legge sull’aborto chiedendo la sua abolizione. Ogni donna, durante la sua maternità deve essere aiutata, in particolare nel suo ambito familiare. Un’alternativa importante è quella dell’adozione, ostacolata oggi da lunghi e pesanti processi, mentre in Spagna - si dice testualmente - “oltre 100.000 bimbi sono morti vittime degli aborti durante l’anno 2006”. Infine, il messaggio dichiara che "l’aborto è una questione con profonde motivazioni che toccano le radici della Legge naturale e quindi interpella non solo i cattolici ma ogni persona di retta coscienza". (A cura di Ignacio Arregui)

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    Spagna:presentata una ricerca sulla Storia della Teologia in America Latina

    ◊   La Facoltà di Teologia dell’Università spagnola di Navarra ha concluso, dopo 25 anni di lavoro, una ricerca sulla Storia della Teologia in America Latina, dai suoi inizi nel 1493 fino al 2001. Il progetto, riferisce l'Agenzia Fides, nacque nel 1984 dopo l’annuncio del Servo di Dio Giovanni Paolo II di aprire un periodo di riflessione accademica sul Quinto Centenario dell’Evangelizzazione del continente americano. Il direttore del progetto è stato il professor Josep-Ignasi Saranyana, della Facoltà di Teologia; coordinatrice l'insegnante Carmen-José Alejos. Secondo quanto ha spiegato il direttore nel corso della presentazione della ricerca, il tema è stato scelto poiché ci si muoveva “ancora in un’area inesplorata”, e “la storia della teologia latino-americana contava allora solo su poche monografie, circoscritte a piccole aree geografiche o spazi temporali molto ridotti. Perciò quest’opera è la prima nel suo genere”. Proprio per la sua novità, il prof. Saranyana ha spiegato: “abbiamo dovuto delimitare una metodologia di lavoro, mettere in moto tesi dottorali; dotare la biblioteca dell’Università di Navarra di fondi imprescindibili; scoprire i principali archivi; cercare mezzi di finanziamento; seguire congressi o trovare gli specialisti necessari”. Sempre secondo il direttore, “questa può essere un’opera di riferimento per gli studi del pensiero latino-americano, non solo teologico, ma anche filosofico e storico-ecclesiastico”. La ricerca appena presentata consta di quattro grossi volumi pubblicati dalla casa editrice ibero-americana Vervuert, la cui sede è a Frankfurt, con delegazione a Madrid. A questa opera, unica nel suo genere, hanno collaborato 29 specialisti appartenenti a 19 centri universitari (cinque europei e quattordici americani). (R.P.)

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    Il 2 aprile cerimonia di consegna a Madrid della prima edizione del Premio “Cronaca bianca- Giovanni Paolo II” rivolto a giovani comunicatori cristiani

    ◊   “È possibile essere autentici cristiani e contemporaneamente eccellenti giornalisti”: questo lo spirito che anima il Premio di comunicazione “Fondazione cronaca bianca-Giovanni Paolo II”, alla sua prima edizione, che sarà assegnato mercoledì prossimo, in occasione del terzo anniversario della morte di Papa Karol Wojtyla. La data - riferisce l’agenzia Sir - segna anche il decimo “compleanno” di “Cronaca bianca” formata da un gruppo di giovani, oggi costituitasi in Fondazione, con l’obiettivo di promuovere la formazione e lo sviluppo della comunicazione sociale di ispirazione cristiana, secondo le indicazioni del magistero della Chiesa. Vincitore di questa prima edizione è Javi Nieves, presentatore del programma “Buon giorno Javi Nieves” di "Catena 100". A premiarlo sarà il Nunzio apostolico in Spagna, mons. Manuel Monteiro de Castro, nell’aula magna della Facoltà di Umanistica e Scienze della comunicazione dell’Università Ceu-San Paolo, a Madrid. “Il mondo dei mass media - annota la Fondazione - necessita di uomini e donne che si sforzino giorno per giorno di vivere meglio questa doppia dimensione” dell’essere giornalisti cristiani; per questo si vogliono premiare quei professionisti che svolgono il loro lavoro a favore della dignità dell'uomo, i diritti umani ed i valori evangelici. (R.G.)

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    Nigeria: decine di decessi in pochi giorni per un'epidemia di colera

    ◊   Sono una cinquantina le persone morte negli ultimi cinque giorni nello Stato di Benue, est della Nigeria, per il diffondersi di una virulenta epidemia di colera che ha fatto la sua comparsa ‘ufficiale’ solo il 26 marzo scorso. Secondo la stampa nigeriana ripresa dall'Agenzia Misna, che cita amministratori locali, oltre alle vittime, in pochi giorni sono stati censiti oltre 150 casi di contagio. La situazione più grave è nella capitale dello stato, Makurdi, ma anche l’area di Otukpo figura tra le più colpite dall’epidemia, insieme a Guma e Obi; la popolazione che vive sulle rive del fiume Benue sarebbe stata presa letteralmente dal panico a causa dell’alto numero di morti in pochi giorni. Secondo il responsabile sanitario dello stato di Benue, Jarius Erube, l’epidemia sarebbe provocata dal consumo dell’acqua del fiume. Una campagna di informazione e prevenzione è già in corso per prevenire il diffondersi ulteriore della malattia. (R.P.)

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    Tanzania: nuova missione delle Salesiane dei Sacri Cuori nel più grande ospedale della regione di Ikonda-Njombe

    ◊   Mercoledì prossimo prenderà il via la nuova missione delle Salesiane dei Sacri Cuori a Ikonda - Njombe, in Tanzania, molto vicino al confine con lo Zambia. Sono due, per il momento le religiose smaldoniane, che andranno a collaborare con i Missionari della Consolata, che hanno realizzato e gestiscono il più grande ospedale della regione, specializzato in particolare nella ricerca sull'Aids. Suor Barbara Goncalves Magalhaes De Castro, laureata in pedagogia, di nazionalità brasiliana, e Suor Elisabeth Nizigiye, laureata in scienze infermieristiche, di nazionalità burundese, verranno accompagnate dalla Vicaria generale Suor Ines De Giorgi. “Questa prima fase - spiega la Superiora generale Suor Maria Longo alla Fides - è di ambientamento e di inserimento in una struttura che rappresenta un luogo di speranza per migliaia di malati che vivono in condizioni di povertà e che sono afflitti da patologie tipiche dell'area sub-sahariana come la malaria, l'Aids e le infezioni intestinali”. Fondate dal sacerdote Filippo Smaldone (1848-1923, canonizzato da Benedetto XVI il 15 ottobre 2006) per l’assistenza, l’istruzione e l’evangelizzazione dei sordomuti, le Suore Salesiane dei Sacri Cuori oggi sono circa 400, presenti in una quarantina di comunità in Europa, America Latina e Africa. (R.P.)

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    Australia: due ministri e due parlamentari per supervisionare la GMG di Sydney

    ◊   Due ministri, una senatrice ed un parlamentare australiani sono entrati a far parte del Comitato organizzatore locale della Giornata mondiale della Gioventù di Sydney per supervisionare quello che viene considerato “l’evento più importante mai tenutosi in Australia”. I nuovi rappresentanti del Comitato, riferisce l'Agenzia Sir, sono Martin Ferguson, ministro federale delle Risorse, Energia e Turismo, Kristina Keneally, ministro del New South Wales per la Terza Età e per i Servizi ai Disabili; la senatrice Ursula Stephens, segretario parlamentare per la Solidarietà Sociale e per le Politiche Sociali e il parlamentare Kevin Andrews. “È fondamentale, in questo raduno internazionale di giovani, ottenere i consigli e i punti di vista dei leader della comunità, per fare in modo che tutte le voci e tutte le idee emergano. Siamo felici di lavorare insieme per portare a termine con successo l’evento più importante mai tenutosi in Australia” ha affermato Danny, direttore esecutivo della Gmg. Presieduto dal card. George Pell, il Comitato è stato fondato per affiancare il Comitato promotore nell’organizzazione della Gmg secondo le indicazioni della Santa Sede. I membri sono 23 e appartengono, oltre che al Governo, al clero, alla pastorale giovanile e al mondo imprenditoriale. (R.P.)

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    Riconoscimento al nunzio apostolico in Bulgaria mons. Leanza per i suoi meriti nei rapporti tra Sofia e Santa Sede

    ◊   Il nunzio apostolico in Bulgaria, arcivescovo Giuseppe Leanza, che tra qualche giorno lascerà l'incarico, è stato insignito con la medaglia "Stara  Planina" dal presidente della Repubblica bulgara Georgi Parvanov. Il riconoscimento gli è stato conferito per i suoi meriti nei rapporti tra la Santa Sede e la Bulgaria. Mons. Leanza ha cominciato la sua missione in Bulgaria il 30 aprile 2003.  Durante questo periodo si è adoperato per la visita nel Paese del card. Walter Kasper nel 2005 che ha presentato il suo libro "Gesù Cristo", tradotto in lingua bulgara. Il nunzio ha pure contribuito alla ricostruzione della Con-cattedrale di Sofia distrutta durante la Seconda Guerra Mondiale, e resa possibile solo dopo il crollo del regime ateo. La consacrazione avvenuta il 21 maggio 2006, era stata presieduta dall'allora segretario di Stato cardinale Angelo Sodano. Mons. Leanza - che lascerà definitivamente il Paese il 3 aprile prossimo - sarà ricordato anche per la collaborazione fruttuosa con il Patriarcato ortodosso in Bulgaria. (A cura di Jordanka Petrova)

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    Dal 10 al 12 aprile, a Padova, Convegno nazionale dei settimanali cattolici sul tema sicurezza, territorio e informazione

    ◊   Circa 150 giornalisti e direttori di settimanali cattolici di tutta Italia saranno riuniti a Padova dal 10 al 12 aprile per confrontarsi sulle sfide dell’informazione oggi. Quanto incide il ruolo dei media nel potenziare le notizie? Quanto allarmismo creano titoloni strillati in prima pagina? Quanto il pubblico di lettori e ascoltatori è attrezzato nella ‘lettura’ delle notizie proposte dai media? Il paradosso di oggi: la notizia deve far vendere o deve informare? Sono solo alcune delle domande che faranno da sfondo al Convegno nazionale della Federazione italiana settimanali cattolici (FISC), dal titolo emblematico: “Un allarme al giorno: è la stampa bellezza! Sicurezza, territorio, informazione”, che si svolgerà nella città veneta in occasione dei festeggiamenti per i 100 anni de “La difesa del popolo”, il settimanale della diocesi di Padova, che negli ultimi anni ha guadagnato, suo malgrado, una grande risonanza mediatica per fatti di cronaca legati al problema emigrazione e dell’integrazione e della sicurezza sul territorio. Il convegno, ospitato a partire da giovedì pomeriggio nell’aula magna dell’Università di Padova, sarà aperto alla cittadinanza, con interventi oltre che dell’arcivescovo Antonio Mattiazzo, di vari esperti tra cui Enrico Finzi, sociologo e presidente di Astra Demoskopea; Gerolamo Fazzini, direttore editoriale di “Mondo e Missione”; mons. Giovanni Nervo, primo presidente di Caritas Italiana; il questore di Padova Alessandro Marangoni; il sindaco Flavio Zanonato; il direttore del quotidiano “Il Mattino” di Padova Omar Monestier. A tirare le conclusioni sarà il presidente nazionale della FISC, don Giorgio Zucchelli. La tre-giorni padovana si concluderà sabato 12 aprile nella Basilica del Santo, alle ore 9 con la Santa Messa, presieduta dall’arcivescovo Claudio Maria Celli, presidente del Pontificio Consiglio delle comunicazioni sociali. (R.G.)

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    24 Ore nel Mondo



    Attentati a Baghdad mentre a Bassora, finiti gli scontri, si contano 210 morti

    ◊   Le forze di sicurezza irachene hanno ucciso in sei giorni di scontri a Bassora 210 miliziani e ne hanno feriti altri 600, secondo quanto ha reso noto oggi il Comando delle operazioni militari nella stessa Bassora con un comunicato. Ieri, il leader sciita Moqtada Sadr ha deciso di ritirare i suoi miliziani dalle strade. Il nostro servizio.

    Il premier Nuri al Maliki non lascerà Bassora finchè non sarà stata ristabilita la sicurezza. Rimane in vigore il coprifuoco notturno. Al Maliki si trova da lunedì scorso a Bassora, dove lunedì notte è stata avviata una massiccia operazione di sicurezza che ha dato vita ad una serie di violenti scontri con i miliziani sciiti, soprattutto dell'Esercito del Mahdi che fa riferimento a Moqtada Sadr. Scontri che si sono estesi anche a Baghdad. E nella capitale oggi si restano attentati: in due diversi attacchi sono morti due militari americani e dieci colpi di mortaio sono stati sparati contro la zona verde. Inoltre, ucciso un civile iracheno e feriti altri quattro a Falluja, in un attentato compiuto da kamikaze in bicicletta. Intanto fonti statunitensi fanno sapere di aver ucciso 41 uomini che definiscono “criminali” a Baghdad, nell'ambito delle operazioni militari. Solo nella capitale le vittime di questi giorni sono state almeno 140. Infine, l’esercito americano ha identificato i resti di un militare statunitense rapito dagli insorti in Iraq vicino a Baghdad quattro anni fa. Di altri tre soldati USA rapiti non si sa ancora nulla.

    Afghanistan
    Due soldati britannici della NATO sono morti, investiti dall'esplosione di un ordigno al passaggio del loro veicolo, su una strada della provincia di Helmand, nel sud dell'Afghanistan. Sono finora 91 i soldati del Regno Unito morti in Afghanistan dall'invasione dell'autunno 2001. Il contingente britannico, concentrato soprattutto nella violenta provincia di Helmand, è composto da circa 7.800 uomini.

    Medio Oriente
    Giunta sabato per una nuova spola israelo-palestinese, il segretario di Stato statunitense Condoleezza Rice ha avuto un nuovo incontro con il premier Olmert. In seguito ha partecipato ad un incontro con i negoziatori-capo di Israele - il ministro degli Esteri Tzipi Livni - e dell'ANP, l'ex premier Abu Ala (Ahmed Qorea). Al termine di questi colloqui, previsto un nuovo incontro ad Amman con il presidente dell'ANP, Abu Mazen che incontrerà anche Olmert il prossimo 7 aprile. Nei colloqui di ieri, il ministro israeliano della Difesa, Barak, ha consegnato alla Rice un documento di 35 pagine contenente l'insieme di misure messe a punto allo scopo di alleviare le condizioni di vita dei palestinesi in Cisgiordania e rafforzare le strutture politiche e di sicurezza dell'ANP. Ma, intanto, secondo il movimento "Pace Adesso", il governo israeliano ha rilanciato negli ultimi mesi, dopo la conferenza di Annapolis (USA), le attività edilizie in Cisgiordania e a Gerusalemme.

    Manifestazioni in Nepal
    La polizia nepalese ha disperso a colpi di manganello una manifestazione di dimostranti tibetani a Kathmandu e ne ha fermati un centinaio. Centinaia di tibetani si sono divisi in piccoli gruppi ed hanno cercato di fare irruzione nel consolato cinese giungendo da varie direzioni. In Nepal vivono oltre 20.000 tibetani fuggiti nel 1959 dal Tibet dopo una fallita rivolta contro il governo cinese. Kathmandu riconosce il Tibet come parte integrante della Cina e riceve da Pechino aiuti allo sviluppo. Intanto, da Pechino si confermano le accuse al Dalai Lama: avrebbe “premeditato e organizzato” le proteste anticinesi e “abusato delle religione”. Le ripetute dichiarazioni del leader tibetano di volere per il Tibet una "genuina autonomia e non l'indipendenza" vengono bollate come “ipocrite”. Pechino ha anche rivolto pesanti critiche all'Unione Europea - che ha chiesto “la fine delle violenze in Tibet” e l'apertura di un dialogo tra le due parti. Un invito a dialogare col Dalai Lama era stato rivolto anche dal presidente Bush. Il Tibet e larghe fette delle zone a popolazione tibetana delle altre province cinesi rimangono chiuse ai giornalisti stranieri e ad altri osservatori indipendenti. L'ufficio del Dalai Lama di New Delhi ha respinto le accuse delle autorità cinesi e le ha invitate a consentire un'inchiesta internazionale per accertare le responsabilità dei fatti delle due settimane scorse. Nelle violenze, secondo Pechino, sono morte venti persone mentre fonti tibetane parlano di “almeno 140 morti”, un migliaio di feriti e massicci arresti in tutte le zone tibetane della Cina.

    Pechino e i Giochi Olimpici
    In piena crisi Tibet, la fiaccola olimpica è stata accesa a Pechino dal presidente cinese, Hu Jintao, che ha dato il via alla corsa che porterà il simbolo delle Olimpiadi in cinque continenti. Viaggerà poi per tutte le province della Cina, incluso il tormentato Tibet, e tornerà nella capitale tra 130 giorni, l'8 agosto, giorno di apertura dei Giochi Olimpici. Un massiccio servizio di sicurezza, composto da migliaia di poliziotti in divisa e in borghese, ha assicurato che non si ripetessero a Pechino le proteste avvenute in Grecia ad opera di un gruppo di attivisti per i diritti umani. Manifestazioni di protesta sono state annunciate da attivisti tibetani a Londra, Parigi, San Francisco e New Delhi. Domani la fiaccola olimpica si “dividerà in due”: una delle fiamme raggiungerà Almaty, nel Kazakhstan, prima tappa del suo viaggio; l'altra invece andrà al campo base dell'Everest, dove si aspetteranno le condizioni meteorologiche favorevoli per portarla sulla cima più alta del mondo a 8.848 metri di altezza.

    Inflazione record in Europa e in Italia
    Se la stima flash del 3,5% a marzo verrà confermata, l'inflazione nella zona euro avrà raggiunto il suo livello più elevato di sempre da quando è nata Eurolandia, vale a dire dal '99. Ma sono già quattro mesi consecutivi che si registrano record. Per quanto riguarda l’Italia, l’inflazione a marzo è schizzata al 3,3% dal 2,9% di febbraio, salendo ai massimi dal settembre 1996. Lo comunica l'Istat aggiungendo che nella stima preliminare ha riscontrato anche un aumento mensile dei prezzi dello 0,5%.

    Zimbabwe
    Arrivano i primi risultati del voto in Zimbabwe, mentre resta l’attesa per le presidenziali nelle quali Mugabe si è presentato per ottenere un sesto mandato. La polizia in assetto antisommossa è dispiegata per le strade della capitale. Il servizio di Giulio Albanese:

    La Commissione elettorale dello Zimbabwe ha diffuso stamani i primi risultati parziali delle elezioni generali di sabato, limitati però a 6 dei 210 seggi dell’assemblea. Di questi, tre sono andati al partito al potere Zanu-Pf, mentre l’altra metà al principale partito di opposizione, il Movimento per il cambiamento democratico. Il ritardo nella diffusione dei dati sta naturalmente scatenando le dure accuse di brogli da parte proprio dell’opposizione, che sostiene di aver stravinto le elezioni. In effetti, stando a fonti della società civile, l’intera macchina elettorale sarebbe ostaggio del capo di Stato uscente, Robert Mugabe, e dunque, a meno di un miracolo, è probabile che proprio Mugabe si riconfermi alla massima carica dello Stato. D’altronde, la legislazione draconiana, messa a punto dal regime, ha praticamente soppresso la libertà d’espressione e associazione, innescando peraltro un clima di terrore nei confronti soprattutto di chi si opponga all’oligarchia dominante. Una cosa è certa, la politica di Mugabe ha finora prodotto disastri economici a non finire: dall’inflazione al 150 mila per cento, alla disoccupazione ben oltre la soglia dell’80 per cento, mentre il potere d’acquisto dei salari è deprezzato del 90 per cento. Nel Paese scarseggiano cibo, carburante, trasporti ed elettricità, e il prodotto interno lordo, dal 2000 ad oggi, ha segnato un meno 50 per cento, mentre l’aspettativa di vita è bassissima: 37 per gli uomini, 34 per le donne. Certo, tutti sanno che l’agognata riforma agraria dopo anni di colonialismo andava realizzata nello Zimbabwe, ma non certo con le modalità degli espropri ideati da Mugabe, che hanno paralizzato di fatto la produzione agricola. Intanto, in sede internazionale non sono pochi ad interrogarsi su quelle che potranno essere le reali conseguenze del voto di sabato scorso, temendo il ricorso alla violenza sulla scia di quanto accaduto in Kenya nelle elezioni del 27 dicembre scorso. (Per la Radio vaticana, Giulio Albanese)


    La Francia e la Betancourt
    La Francia si dice pronta ad accogliere “membri delle FARC” per ottenere la liberazione di Ingrid Betancourt, tenuta in ostaggio da oltre sei anni dalla guerriglia colombiana. Ad affermarlo, ieri, il primo ministro francese Francois Fillon. Salvatore Sabatino ne ha parlato con Enrico Neri, capo-progetto in Colombia del MLAL, Movimento Laici America Latina:

     
    R. - È evidente che siamo arrivati a un punto di non ritorno, rispetto alla salute di Ingrid Betancourt. Già c’era stata una forte pressione da parte del presidente Sarkozy per la prima liberazione che è avvenuta l’anno scorso, unilaterale, di guerriglieri della FARC da parte del governo colombiano. Adesso si rinnova questo invito, allargandolo alla disponibilità di una sorta di asilo politico dei guerriglieri in Francia. Sembra che il governo sia disposto ad accettare la pressione del presidente Sarkozy. Tutto questo probabilmente è una corsa contro il tempo. Circolano voci insistenti qui in Colombia che forse sia già troppo tardi.

    D. - Queste varie azioni diplomatiche possono poi avere delle ricadute internazionali soprattutto per quanto riguarda l’area dell’America Latina. Che cosa potrebbe venire e che cosa sta succedendo attualmente dal punto di vista politico?

    R. - Ci sono due livelli: un livello di politica interna e un livello di politica estera. Può apparire forse un po’ cinico dirlo, ma Ingrid Betancourt, per il governo colombiano, è un po’ un ostacolo. Il governo colombiano sta premendo, negli ultimi mesi, sull’acceleratore, su quella che loro chiamano una campagna a “sangre y fuego”, sangue e fuoco, contro le FARC. Il primo consigliere presidenziale, José Obdulio Gaviria, sostiene che la guerra contro le FARC non si fermerà fino allo "sterminio totale", questo è il termine che loro hanno usato, della guerriglia. I margini per la negoziazione di pace si fondano sull’intervento esterno, in una situazione particolarmente caotica di politica estera, nel senso che le relazioni diplomatiche con l’Ecuador non sono ancora state ristabilite, le relazioni diplomatiche con il Venezuela continuano a essere particolarmente tese e, in questo senso, l’intervento della Francia era una valvola di sfogo per una pressione che ogni giorno saliva sempre di più.

    Turchia
    La Corte costituzionale della Turchia ha dichiarato ''tecnicamente ammissibile'' la richiesta del procuratore della Cassazione di chiudere il partito filoislamico al governo e di interdire 71 dirigenti del partito stesso, tra cui il premier Tayyip Erdogan e il presidente della Repubblica Abdullah Gul. Lo ha reso noto il portavoce della Consulta precisando che contro l'inclusione di Gul tre giudici su 11 hanno votato contro.

    Argentina
    Le Confederazioni rurali argentine (CRA) hanno annunciato che la protesta dei coltivatori e il blocco della produzione agricola rimarrà in vigore a tempo indeterminato, dopo che sono fallite le trattative con il governo. La presidente, Cristina Fernandez de Kirchner, ha rinviato una visita ufficiale a Londra per seguire da vicino l'evolversi della situazione, che si fa ogni giorno più grave. I rappresentanti delle varie organizzazioni di coltivatori hanno però lasciato la porta aperta al proseguimento dei negoziati, e hanno invitato "la gente della strada" a farsi sentire per dare la propria opinione sulla questione. Le proteste, iniziate due settimane fa quando il governo ha deciso di aumentare dal 33% al 44% le imposte sull'esportazione della soia senza distinzioni fra piccoli e grandi produttori, si è esteso a vari altri settori agrari, compresi i potenti allevatori di bestiame per la produzione e esportazione di carni e le cooperative rurali e la Sociedad Rural, che raggruppa i latifondisti argentini. Le confederazioni hanno deciso di mantenere in vigore anche il blocco delle strade statali 7 e 14.

    Giappone
    L'economia giapponese rischia di essere seriamente colpita da fattori congiunturali negativi quali la crisi dei mutui subprime USA, l'instabilità dei mercati e la corsa al rialzo dei costi energetici. Secondo il premier nipponico Yasuo Fukuda, il Giappone, a questo punto, deve “agire velocemente per superare i problemi che sono diventati più insidiosi dalla scorsa estate”. Il premier, commentando i risultati negativi diffusi oggi sulla produzione industriale del Paese del Sol Levante che segnano a febbraio un calo per il secondo mese consecutivo (-1,2% dopo il -2,2% fatto registrare a gennaio), precisa pure che bisogna “tenere sotto controllo le politiche fiscali USA, mentre l'economia giapponese fa fronte a rischi in aumento”. Nonostante l'indice in rosso, le stime per la produzione industriale nipponica per i prossimi mesi rimangono invariate.

    Cuba
    Il presidente cubano, Raul Castro, ha autorizzato i cubani ad accedere agli alberghi finora riservati solo agli stranieri, abolendo un divieto percepito come particolarmente odioso da molti cubani, che si sentivano così discriminati in casa propria. Si tratta della terza apertura compiuta da Raul Castro in otto giorni, dopo l'autorizzazione alla libera vendita ai cubani dei computer e dei telefoni cellulari. Stamani la nuova direttiva è stata recapitata alle reception degli alberghi cubani. I cubani che accederanno agli alberghi internazionali dovranno pagare in peso convertibili le stesse tariffe applicate agli stranieri, ha precisato la gestione di un hotel all'Agenzia France Presse. (Panoramica internazionale a cura di Fausta Speranza)

      Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LII no. 91

     
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