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Sommario del 27/03/2008

Il Papa e la Santa Sede

  • Rinuncia e nomina
  • Possessi cardinalizi
  • La Risurrezione è la vita del popolo cristiano: la riflessione del vescovo Luigi Negri, all’indomani della catechesi di Benedetto XVI sul passaggio di Gesù dalla morte alla vita
  • Il 7 aprile, il Papa in preghiera sulle tombe dei Martiri del nostro tempo, all'Isola Tiberina. Da oggi e nei prossimi giorni, cerimonie in memoria di mons. Romero
  • Osservazioni del nostro direttore, padre Federico Lombardi, circa la nota del direttore del "Royal Islamic Strategic Studies Center", il prof. Aref Ali Nayed, in merito al battesimo del giornalista Magdi Allam
  • Il valore di una formazione culturale e religiosa che rispetti le differenze di credo: se ne parla alla Conferenza promossa alla LUMSA dalla Congregazione per l'Educazione cattolica
  • Oggi su "L'Osservatore"
  • Oggi in Primo Piano

  • Il lavoro dell'Associazione "World friends" in Kenya, che raccoglie fondi per combattere le emergenze nel Paese africano. Intervista con Gianfranco Morino
  • Chiesa e Società

  • Iraq: per il vescovo di Kirkuk Mons. Sako, dietro agli scontri nel Paese c'è il controllo del petrolio. Ancora attacchi ai cristiani
  • La presentazione a Mosca dell'edizione in lingua russa della "Spe salvi" di Benedetto XVI in un clima ecumenico
  • Colloquio al Cairo, in Egitto, tra il patriarca di Venezia, il cardinale Angelo Scola, ed il patriarca copto ortodosso, Shenouda III
  • Nuove tensioni sociali e scontri in Bolivia: appello dell’episcopato al dialogo costruttivo e fraterno fra le parti in conflitto
  • La condanna dell’ONU nella prima Giornata internazionale per commemorare le vittime di tutte le forme di moderna schiavitù che persistono nel XXI secolo
  • Critiche al Consiglio ONU per i diritti umani, a Ginevra, per non avere convocato una sessione sul Tibet. Contestate anche le nomine di due esperti
  • Filippine: rilasciato a Mindanao l'insegnante rapito dopo l'uccisione del missionario padre Albores Roda
  • Taiwan: dal nuovo presidente i vescovi si aspettano più spazio per la Chiesa ed il rilancio dell'economia
  • Messaggio dei vescovi spagnoli per la Giornata della vita: "Nessun cattolico può ammettere l'aborto, l'eutanasia o la manipolazioni genetiche"
  • Soddisfazione dei vescovi del Regno Unito per la libertà di voto concessa ai parlamentari in merito al disegno di legge sugli "embrioni ibridi uomo-animale"
  • Il prossimo lancio dell’Anno per le vocazioni e la nuova legge sull'immigrazione tra i temi dibattuti nell’ultima riunione dei vescovi irlandesi
  • Contestata in ambito ecclesiale e civile, la demolizione in Salvador della chiesa seicentesca di San Giacomo, danneggiata dal sisma del 2001
  • Australia: le comunità cattoliche si impegnano per il rispetto dell'ambiente e la salvaguardia del Creato
  • Messaggio della CEI per la Giornata dell'Università cattolica del Sacro Cuore, domenica 6 aprile, dedicata alla memoria di Armida Barrelli
  • Da oggi le celebrazioni per i 500 anni della morte di San Francesco di Paola
  • Celebrazioni a Roma per il centenario della nascita del padre Riccardo Lombardi, fondatore del Movimento "Mondo Migliore"
  • A Loreto, musica di qualità nel Santuario della Santa Casa, che da ieri ospita la 46.ma Rassegna internazionale “Virgo Lauretana”. Stasera in scena il “Messia” di Haendel
  • 24 Ore nel Mondo

  • Scia di sangue in Iraq. A Bassora almeno 100 vittime negli scontri tra forze regolari e le milizie di Al Sadr
  • Il Papa e la Santa Sede



    Rinuncia e nomina

    ◊   In Nigeria, Benedetto XVI ha accettato la rinuncia al governo pastorale della diocesi di Orlu, presentata per raggiunti limiti di età dal vescovo Gregory O. Ochiagha. Al suo posto, il Papa ha nominato il sacerdote Augustine Tochukwu Ukwuoma, finora parroco di St. Teresa Church a Uli. Il nuovo presule ha 54 anni e ha studiato Filosofia presso il Seminario di San Giuseppe in Ikot-Ekpene ed ha completato gli studi di Teologia presso il Bigard Memorial Seminary di Enugu. Dopo l'ordinazione sacerdotale è stato parroco e amministratore della cattedrale di Orlu, ha studiato per il Dottorato in Clinical Mental Health Counselling presso l’Università di Akron, in Ohio (USA). Negli Stati Uniti ha poi ricoperto diversi incarichi pastorali. Insegna part-time nel Seminario Maggiore “Seat of Wisdom” di Owerri.

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    Possessi cardinalizi

    ◊   Sabato 5 aprile, alle ore 18, il cardinale Raffaele Farina, archivista e bibliotecario di Santa Romana Chiesa, prenderà possesso a Roma della Diaconia di San Giovanni della Pigna, a Vicolo della Minerva, 51. Alla stessa ora, il cardinale Agustín García-Gasco Vicente, arcivescovo metropolita di Valencia, in Spagna, prenderà possesso del titolo di San Marcello, Piazza San Marcello, 5. Domenica 6 aprile 2008, alle ore 11, il cardinale Théodore-Adrien Sarr, arcivescovo metropolita di Dakar, in Senegal, prenderà possesso del titolo di Santa Lucia a Piazza d'Armi, a Via di Santa Lucia, 5.

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    La Risurrezione è la vita del popolo cristiano: la riflessione del vescovo Luigi Negri, all’indomani della catechesi di Benedetto XVI sul passaggio di Gesù dalla morte alla vita

    ◊   “Nel Cristo risorto ci è data la certezza della nostra risurrezione”: è uno dei passaggi forti della catechesi di Benedetto XVI, svolta ieri durante l’udienza generale in Vaticano, tutta incentrata sul “passaggio di Gesù dalla morte alla vita”. La Risurrezione di Cristo, che si rende attuale nell’Eucaristia, ha sottolineato il Papa, “costituisce la chiave di volta del cristianesimo”. Per una riflessione sulle parole di Benedetto XVI, Alessandro Gisotti ha intervistato mons. Luigi Negri, vescovo di San Marino-Montefeltro:


    R. - L’avvenimento della Risurrezione è l’avvenimento della vita di Dio in Cristo, ma è anche l’avvenimento della vita dell’uomo che crede in Cristo e si coinvolge attraverso la fede con il mistero di Cristo. La Risurrezione non è un fatto che sta davanti a noi nei confronti del quale dobbiamo cercare di misurare i nostri intendimenti, le nostre chiarezze, anche perché la storia della chiarificazione, la chiesa primitiva lo dimostra, è un cammino che vede intersecati momenti di gioia, momenti di dolore, momenti di chiarezza e momenti di oscurità. La Risurrezione è la vita del popolo cristiano. Io credo sia questa la grande e impegnativa sottolineatura di Benedetto XVI. Noi dobbiamo essere testimoni di ciò che l’amore di Cristo ci ha già resi nella sua morte, nella sua Risurrezione, nel Battesimo attraverso il quale ci ha chiamato a partecipare della sua vita nuova. La Risurrezione del Signore ci chiede di essere radicali nella nostra autocoscienza: noi siamo i testimoni della Risurrezione.

     
    D. - La Risurrezione è ovviamente un avvenimento che supera la storia, che però non la nega...

     
    R. - E’ un avvenimento che supera la storia, ma che viene ospitato e accolto nella storia attraverso l’esperienza che i primi hanno fatto della Risurrezione di Gesù di Nazareth la cui vita risorta era nuova ma profondamente in connessione con la vita storica. La Risurrezione evidentemente è un avvenimento totalmente trascendente la storia, ma che nella morte e Risurrezione del Signore è diventato un evento che ha toccato la storia e rimane nella storia nella forma sacramentale. Non c’è rottura: c’è una discontinuità profonda fra la Risurrezione di Cristo e la vita precedente, ma è una discontinuità che marca anche la continuità profonda perché è lo stesso Cristo che vive in una dimensione nuova dell’esistenza: lo stesso Cristo che si porta dietro il Cristo di prima della morte e della Risurrezione con i segni delle trafitture e una volta risorto fa vedere i segni delle ferite ricevute.

     
    D. - D’altronde, i Vangeli ci raccontano la paura dei discepoli. Poi avviene qualcosa di straordinario che li rende coraggiosi fino al sacrificio della vita...

     
    R. - E’ una sequenza di avvenimenti e di reazioni agli avvenimenti che segnano la storia degli inizi della Chiesa, perché è la certezza della Risurrezione che è fonte di gioia, ma di una gioia che convive ancora con la paura, il timore di chi si trova dentro un’esperienza che lo eccede da tutte le parti. E d’altra parte, è una consapevolezza che si approfondisce, perché i discepoli rispondono al mistero di Cristo presente, sono aperti alla sua iniziativa, pensiamo ai discepoli di Emmaus. Evidentemente, la Chiesa era chiamata a raggiungere la piena configurazione del Cristo risorto e tanto è vero che nei primi giorni incominciano già nella vita della Chiesa i miracoli del Signore, che non vengono meno e che hanno come protagonisti Pietro, Giovanni e i primi che lo hanno seguito.

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    Il 7 aprile, il Papa in preghiera sulle tombe dei Martiri del nostro tempo, all'Isola Tiberina. Da oggi e nei prossimi giorni, cerimonie in memoria di mons. Romero

    ◊   Una sosta in preghiera sulle tombe dei testimoni che hanno pagato col sangue, nella nostra epoca, la loro fedeltà al Vangelo. La compirà Benedetto XVI il prossimo 7 aprile nel Santuario Memoriale dei Martiri del Nostro Tempo, che dal 2002 sorge a Roma, sull’Isola Tiberina, per volontà di Giovanni Paolo II che ne affidò la realizzazione e la cura alla Comunità di Sant’Egidio da Giovanni Paolo II. Tra le reliquie ospitate dal mausoleo vi sono, tra le molte, quelle dell’arcivescovo di San Salvador, Oscar Arnulfo Romero, ucciso il 24 marzo di 28 anni fa. Alla memoria del presule - e a quella di Marianella Garcia Villas, fondatrice della Commissione per i diritti umani, assassinata 25 anni fa - sono dedicate alcune iniziative che inizieranno nel pomeriggio di oggi con la proiezione di un film sulla sua figura dello stesso mons. Romero e avranno nella celebrazione ecumenica di domani, nella Chiesa di San Marcello al Corso, uno dei momenti più significativi. Alessandro De Carolis ricorda in questo servizio la figura e l’opera di mons. Romero:

    (musica)

    “Debe prevalecer la ley de Dios que dice: ‘No matar!’…
    Deve prevalere la legge di Dio che dice ‘non uccidere!’. (applausi) Nessun soldato è obbligato ad obbedire ad un ordine che sia contro la legge di Dio”.
     
    Il microfono che ha catturato queste parole e l’entusiasmo di che le accoglie e si sente scaldare il cuore non sa che chi le ha pronunciate ha firmato la propria condanna a morte. Il giorno dopo, fra un mese, fra un anno, non importa: qualcuno ha già deciso di inquadrare nel mirino un uomo coraggioso, diventato uno scomodo nemico dell’impunità e di quei poteri che la spalleggiano. Quell’uomo è Oscar Arnulfo Romero, è arcivescovo di San Salvador ed è stato malgiudicato da chi comanda: pareva un ecclesiastico remissivo e tradizionalista e si è trasformato in un megafono martellante, che reclama diritti e terra per i contadini, scuole e sanità per le loro famiglie, e giustizia: giustizia per un Paese dove qualche milione di abitanti è “ostaggio” di una trentina di famiglie, che usano l’esercito per tutelare i propri privilegi e permettono di massacrare chi alza la voce in difesa dei poveri.

     
    “En el nombre de Dios...
    In nome di Dio e in nome di questo popolo sofferente, i cui lamenti salgono fino al cielo ed ogni giorno sempre più tumultuosi, vi supplico, vi prego, vi ordino - in nome di Dio - che cessi la repressione!” (applausi)

     
    Quell’uomo con la tonaca, i grandi occhiali e lo zucchetto color porpora deve morire, stabiliscono un giorno i poteri forti. Devono tacere le sue omelie incessanti, le sue denunce continue, tante e più delle violenze che continuano a insanguinare El Salvador, portando la morte fin dentro le chiese. Ed è esattamente questo che succede il 24 marzo 1980. Mons. Romero sta celebrando la Messa delle 18. Nell’ombra in fondo alla Chiesa, un uomo prende con cura la mira inquadrando il vescovo che alza il calice. “In questo Calice - sta dicendo il vescovo - il vino diventa sangue che è stato il prezzo della salvezza. Possa questo sacrificio di Cristo darci il coraggio di offrire il nostro corpo e il nostro sangue per la giustizia e la pace del nostro popolo. Questo momento di preghiera ci trovi saldamente uniti nella fede e nella speranza”. Poi due colpi sordi rimbombano nel silenzio e il sangue del sacrificio di Cristo si mescola a quello di un nuovo martire.

     
    Tre anni dopo la sua tragica morte, Giovanni Paolo II si recò a pregare sulla tomba di mons. Romero, durante il suo terzo viaggio apostolico in America Latina. Nel 1997, venne aperta la Causa di Beatificazione che ha il suo postulatore nel vescovo di Terni-Narni-Amelia, Vincenzo Paglia, che ricorda così, al microfono di Emanuela Campanile, la figura del presule salvadoregno:


    R. - Mons. Romero resta per me un grande pastore, che si è consumato sulle Scritture, sui Padri e sul pianto per il suo popolo travagliato da una guerra assurda ... Lui non sapeva tanto di politica, non sapeva quasi nulla di marxismo; si è trovato in una situazione tra due parti estreme, e cioè la guerriglia e gli squadroni della morte salvadoregni, che tenevano in schiavitù l’intero popolo del Salvador. E Romero si è scagliato contro ogni violenza sia quella della destra che quella della sinistra. Pensava di poter risolvere questo problema con la predicazione e con la presentazione della Dottrina sociale della Chiesa. La predicazione di questa dottrina era per lui, come dire, da una parte troppo aperta per la destra, e veniva accusato di comunista; dall’altra, era troppo tradizionale per la guerriglia e veniva accusato di tradimento. Ma Romero non ha tradito il suo popolo e neppure il Vangelo e neppure la Chiesa o il suo Magistero. Questo pastore, ucciso – come sottolineò Giovanni Paolo II nella celebrazione dei nuovi martiri al Colosseo, nel 2000 – uno che è stato ucciso sull’altare mentre celebrava la Messa, al momento dell’Offertorio.

     
    D. – Mons. Paglia, c’è un legame fortissimo tra giustizia e pace, un legame che mons. Romero sottolineava spessissimo ...

     
    R. – Questo legame, mons. Romero lo sottolineava a partire anzitutto dai testi del Concilio, poi dal Magistero e nel suo impegno pastorale lui comprese che la Chiesa – non solo in America Latina – doveva annunciare il Vangelo su questa via: della giustizia e della pace, sapendo che questi due termini si legano se si riesce a partire dall’attenzione ai più poveri e ai più deboli, come appare in tutte le pagine della Scrittura.

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    Osservazioni del nostro direttore, padre Federico Lombardi, circa la nota del direttore del "Royal Islamic Strategic Studies Center", il prof. Aref Ali Nayed, in merito al battesimo del giornalista Magdi Allam

    ◊   Continua a restare vivo il dibattito sul battesimo impartito dal Papa nella Veglia Pasquale, al vicedirettore del Corriere della sera, Magdi Allam, che dopo una lunga ricerca personale, dall’islam si è convertito al cattolicesimo. Tra le reazioni nel mondo islamico, spicca la nota del prof. Aref Ali Nayed, direttore del "Royal Islamic Strategic Studies Center" e figura chiave del nuovo corso del dialogo islamo-cristiano iniziato con la “Lettera dei 138 Saggi”. Una nota critica che merita un’attenta considerazione ed alla quale risponde il nostro direttore padre Federico Lombardi con alcune osservazioni:


    Anzitutto, l’affermazione più significativa è senza dubbio la conferma della volontà dell’Autore di continuare il dialogo di approfondimento e conoscenza reciproca fra musulmani e cristiani, e non mettere assolutamente in questione il cammino iniziato con la corrispondenza e i contatti stabiliti nell’ultimo anno e mezzo fra i saggi musulmani firmatari delle note lettere e il Vaticano, in particolare tramite il Pontificio Consiglio per il Dialogo Interreligioso. Questo itinerario deve continuare, è di estrema importanza, non va interrotto, ed è prioritario rispetto ad episodi che possono essere oggetto di malintesi.

     
    In secondo luogo, amministrare il battesimo ad una persona implica riconoscere che ha accolto la fede cristiana liberamente e sinceramente, nei suoi articoli fondamentali, espressi nella “professione di fede”. Questa viene pubblicamente proclamata in occasione del battesimo. Naturalmente ogni credente è libero di conservare le proprie idee su una vastissima gamma di questioni e di problemi in cui vi è fra i cristiani un legittimo pluralismo. Accogliere nella Chiesa un nuovo credente non significa evidentemente sposarne tutte le idee e le posizioni, in particolare su temi politici o sociali.

     
    Il battesimo di Magdi Cristiano Allam è una buona occasione per ribadire espressamente questo principio fondamentale. Egli ha diritto di esprimere le proprie idee, che rimangono idee personali, senza evidentemente diventare in alcun modo espressione ufficiale delle posizioni del Papa o della Santa Sede.

     
    Quanto al dibattito sulla lezione del Papa a Regensburg, le spiegazioni sulla sua corretta interpretazione nelle intenzioni del Papa sono state date da tempo e non vi è motivo di rimetterle in questione. Allo stesso tempo alcuni dei temi allora toccati, come il rapporto fra fede e ragione, fra religione e violenza, rimangono naturalmente oggetto di riflessione e dibattito e di posizioni diverse, dato che si riferiscono a problemi che non possono venire risolti una volta per tutte.

     
    In terzo luogo, la liturgia della Veglia pasquale è stata celebrata come ogni anno, e la simbologia della luce e dell’oscurità ne fa parte da sempre. Certamente è una liturgia solenne e la celebrazione in San Pietro da parte del Papa è una occasione molto particolare. Ma accusare di “manicheismo” la spiegazione dei simboli liturgici da parte del Papa - che egli compie ogni volta e in cui è maestro - manifesta forse piuttosto una non comprensione della liturgia cattolica che una critica pertinente al discorso di Benedetto XVI.

     
    Infine, ci sia permesso di manifestare a nostra volta dispiacere per quanto il prof. Nayed dice circa l’educazione nelle scuole cristiane nei Paesi a maggioranza musulmana, obiettando sul rischio di proselitismo. Ci sembra che la grandissima tradizione di impegno educativo della Chiesa cattolica anche nei Paesi a maggioranza non cristiana (non solo in Egitto, ma anche in India, in Giappone, ecc.), dove da moltissimo tempo la gran maggioranza degli studenti delle scuole e università cattoliche sono non cristiani e lo sono tranquillamente rimasti, pur con vera stima per la educazione ricevuta, meriti ben altro apprezzamento. Non pensiamo che l’accusa di mancanza di rispetto per la dignità e la libertà della persona umana sia meritata oggi da parte della Chiesa. Ben altre sono le violazioni di essa a cui dare attenzione prioritaria. E forse anche per questo il Papa si è assunto il rischio di questo battesimo: affermare la libertà di scelta religiosa conseguente alla dignità della persona umana.

     
    In ogni caso, il prof. Aref Ali Nayed è un interlocutore per il quale conserviamo altissima stima e con cui vale sempre la pena di confrontarsi lealmente. Ciò permette di aver fiducia nella prosecuzione del dialogo.

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    Il valore di una formazione culturale e religiosa che rispetti le differenze di credo: se ne parla alla Conferenza promossa alla LUMSA dalla Congregazione per l'Educazione cattolica

    ◊   “Educazione interculturale e pluralismo religioso”: questo il titolo della Conferenza internazionale apertasi oggi a Roma presso la LUMSA, la Liberà Università Maria Santissima Assunta. L’evento è organizzato dalla Congregazione per l’Educazione cattolica, insieme con la ACISE, l’Associazione cattolica internazionale degli Istituti di scienze dell’educazione. L'obiettivo dell’iniziativa è quello di riflettere sulle sfide che il cattolicesimo deve affrontare oggi, soprattutto in ambito scolastico, di fronte ad una società sempre più multiculturale e globalizzata. Il servizio di Isabella Piro:


    Una ricchezza, ma anche una sfida alla coesione sociale, alla tutela dei diritti di gruppi differenti: così il cardinale Zenon Grocholewski, prefetto della Congregazione per l’Educazione cattolica, ha definito stamani la multiculturalità. Una realtà ormai planetaria che deve essere affrontata, ha aggiunto il porporato, evitando sia il rischio del livellamento delle culture che quello dell’arroccamento sulle proprie posizioni. In poche parole, costruendo una “grammatica del dialogo”, che riconosca l’altro come persona. Ed un esempio concreto di ciò, ha osservato, arriva dal passato più recente:

     
    “Io ho sempre indicato come esempio di dialogo Giovanni Paolo II, perchè Giovanni Paolo II parlava con tutti. Non c’è nessuna categoria di persone o di religione con la quale Giovanni Paolo II non abbia parlato. Secondo, ha parlato sempre con rispetto. Terzo, davanti a tutti ha professato la propria fede, la propria convinzione con semplicità. Poi, era coerente”.

     
    Sono molte le voci che interverranno anche nelle prossime ore alla conferenza. Voci non solo cattoliche, ma anche ebree e musulmane, per raccontare l’esperienza del dialogo dal punto di vista educativo. Un dialogo che spesso nasce in zone impervie come Sarajevo. “Le difficoltà ci sono - ha detto il vescovo ausiliare della città, mons. Pero Sudar - ma le scuole cattoliche sono accettate ed il numero degli alunni è alto”. Segno quindi, ha soggiunto il presule, che la speranza della convivenza interculturale parte dai bambini:

     
    “Direi soprattutto dai bambini, perchè purtroppo le generazioni adulte hanno fatto delle cose che non si dimenticano e che non guariscono così presto, cioè la guerra, la violenza, la persecuzione. Gli adulti di oggi devono, però, fare un grande sacrificio, cioè far finta di aver dimenticato, per poter dare la possibilità alle nuove generazioni di crescere in un contesto più sano e 'guarito' direi”.

     
    Apprendere insieme all’altro e non contro l’altro diventa, allora, la chiave di volta di una corretta educazione. Il che comporta un cambiamento nelle strategie didattiche, come sottolinea Luciano Pazzaglia, presidente dell’ACISE:

     
    “Questo comporta evidentemente una visione della classe più solidale che non di tipo individuale. Quindi, anche la valutazione dei risultati va vista in rapporto allo sforzo che la classe nel suo insieme fa nel conseguimento degli obiettivi che la scuola intende darsi e perseguire”.

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    Oggi su "L'Osservatore"

    ◊   In prima pagina, una riflessione sulla Spe salvi di Aldo Schiavone, direttore dell'Istituto italiano di scienze umane.

    Sempre in rilievo, nell'informazione internazionale, gli avvenimenti in Tibet: s'intensificano gli appelli alle autorità cinesi affinché si adoperino per il dialogo.

    In Giappone la genetica non richiede sacrifici umani: in cultura, Assuntina Morresi e Roberto Sgaramella intervistano, sulle nuove frontiere della ricerca scientifica, lo scienziato Shunya Yamanaka, il padre delle cosiddette "staminali etiche" (prodotte senza distruggere embrioni) e l'ambasciatore nipponico presso la Santa Sede.

    Quando si è spezzato il filo dell'arte sacra: Timothy Verdon sul passaggio critico, tra Ottocento e Novecento, nell'espressione visiva religiosa.

    Progresso tecnologico e nuovo umanesimo: la relazione di Enrico dal Covolo all'incontro (28-30 marzo in Olanda) organizzato dalla Commissione Università del Consiglio delle Conferenze episcopali d'Europa.

    Nell'informazione religiosa, i vescovi Vincenzo Paglia e Luigi Bettazzi ricordano, rispettivamente, l'arcivescovo Oscar Arnulfo Romero e Marianela Garcia Villas (fondatrice della Commissione per i diritti umani) assassinati, 28 e 25 anni fa, in San Salvador.

    Gianluca Biccini intervista il cardinale Dario Castrillon Hoyos sull'uso della liturgia romana anteriore alla riforma del 1970.

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    Oggi in Primo Piano



    Il lavoro dell'Associazione "World friends" in Kenya, che raccoglie fondi per combattere le emergenze nel Paese africano. Intervista con Gianfranco Morino

    ◊   Tre mesi fa, all’indomani delle elezioni, scoppiavano in Kenya scontri e violenze etniche. Oggi, dopo che oltre mille persone sono state uccise e circa 300 mila hanno perso la casa, l’accordo raggiunto tra le due principali parti politiche lascia sperare in un ritorno alla pace. Ma l’emergenza umanitaria resta alta e per farvi fronte l’Associazione "World Friends" sta promuovendo, fino al sei aprile, una raccolta fondi alla quale è possibile contribuire con una donazione di due euro mandando un sms al numero 48545. Sugli obiettivi della campagna e sull’attuale situazione del Paese, Silvia Gusmano ha intervistato Gianfranco Morino, presidente dell’associazione e da oltre vent’anni chirurgo a Nairobi:


    R. - La situazione è ancora abbastanza tesa, molti devono ancora ritornare a casa, se troveranno la casa... C’è ancora l’esercito ad ovest, nella Rift Valley, dove da sempre c’è un problema di convivenza tra etnie diverse. E naturalmente, quelli che hanno pagato sono stati i più poveri. Per cui, l’emergenza continua per quelli che hanno perso la casa, la baracca, quelli che non sono più riusciti a tornare a scuola o addirittura hanno perso la terra: sono almeno 300 mila persone

     
    D. - Pesante, poi, è l’impatto sulla salute...

     
    R. - Sì, molti, molti pazienti - come ad esempio i malati cronici, i pazienti con AIDS o i tubercolotici, che devono fare un trattamento cronico - non hanno potuto effettuare le cure necessarie, o perché nascosti in baracche o perché fuggiti ben lontano dai centri sanitari.

     
    D. - L’accordo politico raggiunto dalle due parti è stabile secondo lei? Si può sperare in una pace duratura?

     
    R. - Il tentativo è di andare verso una riconciliazione, nonostante il mare di odio seminato in questi mesi, anche prima delle elezioni, alle quali è stata data una forte impronta etnica.

     
    D. - Cosa sta facendo la vostra associazione in Kenya e quali sono i principali obiettivi della raccolta fondi promossa in questi giorni?

     
    R. - Abbiamo cominciato subito con i ragazzi, con un programma di scuola nelle baraccopoli, e soprattutto a dare un sostegno psicologico a quei bambini che hanno visto e assistito o addirittura subito violenze indicibili. Poi vogliamo completare “Neema”, che è un centro sanitario di cui è stata finita la prima parte. Si trova a Nairobi, nella zona nordest, dove non ci sono altre strutture sanitarie, su un terreno donato dall’arcidiocesi e diventerà il centro di riferimento per tutte le baraccopoli.

     
    D. - C’è la giusta attenzione a suo avviso da parte della comunità internazionale verso il Kenya?

     
    R. - Ci sono stati di recente un po' di aiuti ma, come al solito, il rischio è che si fermino all’emergenza e che non lavorino per un reale sviluppo.

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    Chiesa e Società



    Iraq: per il vescovo di Kirkuk Mons. Sako, dietro agli scontri nel Paese c'è il controllo del petrolio. Ancora attacchi ai cristiani

    ◊   “C'è uno scontro in atto fra i vari gruppi politici, per il potere e il controllo del petrolio, scontro alimentato anche dall’esterno. Nei mesi prossimi, poi, ci saranno le elezioni dei membri del Consiglio delle province. Quanto sta avvenendo a Bassora si fonda proprio su questi fatti: chi governerà e controllerà la città petrolifera?”. E’ il parere del vescovo di Kirkuk, mons. Louis Sako, sugli scontri a Bassora e a Baghdad tra le milizie sciite dell'imam radicale Moqtada a-Sadr e l’esercito iracheno col sostegno di elicotteri e aerei americani. “La sicurezza – dichiara al Sir – non è stabile anche perché i membri della polizia e dell'esercito appartengono a partiti e milizie. Ci sono voci secondo cui gli scontri in atto a Bassora, città sciita, sono il preludio a quelli di Mossul, roccaforte sunnita”. In questa situazione, denuncia il vescovo caldeo “a Mossul, dopo la morte di mons. Rahho, prosegue la fuga dei cristiani verso il nord, Kirkuk e la Siria. I mujahidin hanno inviato una lettera alle famiglie cristiane chiedendo una tassa di protezione (jizia) di 10 mila dollari pena la distruzione dell’abitazione o la morte di un familiare”. “Fortunatamente – aggiunge – ci sono anche tanti musulmani che hanno espresso indignazione per la tragica morte di mons. Rahho e apprezzamento per l’opera di riconciliazione e di dialogo portata avanti dalle comunità cristiane. I cristiani sono per l’Iraq un grande fattore di equilibrio e la morte di mons. Rahho è oggi uno stimolo per i fedeli a restare nel Paese, dove abitano ben prima dell’arrivo dei musulmani. Tuttavia le chiese e la comunità internazionale - conclude il presule - hanno il dovere di aiutare l'Iraq nella riconciliazione e i cristiani a sopravvivere”. (R.P.)

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    La presentazione a Mosca dell'edizione in lingua russa della "Spe salvi" di Benedetto XVI in un clima ecumenico

    ◊   La presentazione a Mosca dell'edizione russa della "Spe Salvi" ha rappresentato un importante passo in avanti nel dialogo tra cattolici e ortodossi, oltre che un'occasione d'incontro con la viva voce della Chiesa cattolica. La seconda enciclica di Benedetto XVI, "sbarcata" in Russia da poche settimane grazie alle Edizioni Francescane - in collaborazione con la Nunziatura apostolica e l'Agenzia di stampa cattolica Agnuz - è stata presentata per la prima volta martedì scorso presso il Centro culturale "Biblioteca dello Spirito" di Mosca, in cui da 15 anni collaborano cattolici ed ortodossi promuovendo il dialogo ecumenico attraverso incontri, mostre e pubblicazioni. La serata del 25 marzo è stata un'ulteriore occasione di confronto, cui hanno partecipato l'arcivescovo cattolico di Mosca, Mons. Paolo Pezzi e padre Vladimir Shmalij, segretario della Commissione teologica sinodale del Patriarcato e vice-rettore dell'Accademia teologica di Sergiev Posad. Nel suo intervento, padre Shmalij si è soffermato sulla percezione dell'enciclica da parte del mondo ortodosso, che vede molto positivamente il Pontificato di Benedetto XVI per il recupero del cristianesimo nella sua tradizione integrale, contro ogni deriva soggettivista: "La speranza cristiana - ha affermato padre Shmalij - è una realtà oggettiva che non deriva dal nostro stato psicologico". Rileggendo alla luce dell'enciclica alcuni gravi problemi della società russa, l'autorevole esponente ortodosso ha citato il caso dei tanti suoi connazionali "che ricorrono a psicologi e antidepressivi per superare la tristezza e l'assenza di speranza, tratti distintivi della società consumistica di oggi". A sua volta Mons. Pezzi ha affermato che "il mondo oggi ha bisogno del coraggio di alcuni testimoni, che facciano già esperienza della speranza e la portino a tutti". Nel suo intervento - riferisce il quotidiano Avvenire - l'arcivescovo di Mosca ha sottolineato il legame tra speranza e certezza: "Mentre solitamente gli uomini tendono a riferire la speranza a un futuro incerto, il Papa testimonia che essa si fonda sul fatto cristiano ed è già possibile viverla ora, tanto da esserne salvati". Al termine dell'incontro padre Shmalij ha definito "azzeccata" l'idea di una presentazione a più voci della "Spe Salvi", "un'enciclica indirizzata a tutti gli uomini, che affronta le questioni più scottanti della modernità". Firmata da Benedetto XVI il 30 novembre scorso, giorno della festa di Sant'Andrea (patrono della Russia, dell'Ucraina e della Romania), l'enciclica è stata subito accolta come "omaggio" simbolico alla tradizione cristiana orientale ed un ponte verso il futuro. (F.R.)

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    Colloquio al Cairo, in Egitto, tra il patriarca di Venezia, il cardinale Angelo Scola, ed il patriarca copto ortodosso, Shenouda III

    ◊   Incontro ieri al Cairo, in Egitto, tra il patriarca dei Copti ortodossi Shenouda III ed il patriarca di Venezia, il cardinale Angelo Scola, accompagnato da una trentina di pellegrini, in un viaggio sulle orme di San Marco. Venezia ed il Cairo accomunate dalla figura di Marco che diffuse la conoscenza del Vangelo in Africa e fondò la Chiesa cristiana in Egitto, a partire dalla città Alessandria. Nel corso dell’incontro tra i due patriarchi, Shenouda III ha illustratol il grande sviluppo della Chiesa copta e delle sue opere, in particolare nel campo dell’educazione e della formazione. Il patriarca ortodosso si è espresso inoltre riguardo il dialogo interreligioso e i rapporti con l’Islam e il cammino ecumenico che dovrà fondarsi sempre più sull’esperienza viva e reale delle Chiese e privilegiare il molto che le unisce, piuttosto che indulgere su ciò che le divide. Il gruppo di pellegrini veneziani è stata calorosamente accolto al Cairo anche dal patriarca copto mons. Antonios Naguib, che guida la comunità cattolica d’Egitto (R.G.)

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    Nuove tensioni sociali e scontri in Bolivia: appello dell’episcopato al dialogo costruttivo e fraterno fra le parti in conflitto

    ◊   La Chiesa boliviana, nella persona del presidente dell’Episcopato, l’arcivescovo di Santa Cruz, cardinale Julio Terrazas è tornata, ancora una volta, a lanciare un appello “al dialogo costruttivo e fraterno nonché alla serenità e alla pace nello spirito della Settimana Santa”, dopo che la crisi che colpisce il Paese da due anni, in queste ore, si è aggravata ulteriormente con nuovi scontri fra le parti. Poco dopo il comunicato del cardinale Terrazas, le autorità hanno confermato, ieri, la morte di una manifestante che partecipava a Cochabamba negli scontri in cui, per il possesso di una miniera, si sono affrontati operai e contadini. L’arcivescovo di Santa Cruz, ribadendo quanto già espresso dall’Episcopato nel recente documento “Perché il popolo abbia vita”, ricorda che “occorre con urgenza chiedere a Dio saggezza per tutti affinché possa vincere il bene della riconciliazione tra i boliviani”, sempre più divisi con l’avvicinarsi delle consultazioni referendarie che decideranno sulla nuova Carta costituzionale il prossimo 4 maggio. La Chiesa cattolica, per richiesta e volere delle parti - da un lato le autorità di governo e, dall’altro, alcuni governatori dei Dipartimenti controllati dall’opposizione al presidente Evo Morales - da diversi giorni svolge una missione delicata per ‘facilitare’ l’incontro e il dialogo. Fino alla settimana scorsa, dopo le mediazioni del cardinale Terrazas, sembrava che questo dialogo era possibile, ma da più parti si sono levate “voci che hanno contestato la rappresentatività ecclesiale dei delegati nominati dalla Chiesa, il segretario dell’Episcopato, mons. Jesús Juárez, vescovo de El Alto ed il sacerdote Mauricio Bacardit; critiche che hanno toccato anche l’unità e la comunione ecclesiale”. “Va ricordato - si legge nel comunicato del cardinale Terrazas, che ogni qualvolta un membro della Chiesa porta a compimento un compito assegnato ufficialmente, lo fa in rappresentanza dell’intero corpo mistico di Cristo e non a titolo personale e perciò non è legittimo contestare l’unità, la comunione e l’universalità di coloro cui la Chiesa stessa chiede o assegna una responsabilità”. Infine, il presidente dei vescovi boliviani ribadisce la ferma volontà della Chiesa locale nell’ambito del dialogo nazionale desiderato: “è un impegno che porteremo avanti con speranza e tenacia e daremo le informazioni opportune quando sarà necessario”, si legge nel documento. (A cura di Luis Badilla)

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    La condanna dell’ONU nella prima Giornata internazionale per commemorare le vittime di tutte le forme di moderna schiavitù che persistono nel XXI secolo

    ◊   “Onoriamo le vittime del traffico di schiavi ricordando la loro lotta, e portiamola avanti affinché nessun essere umano venga più privato della sua dignità, libertà e diritti”. Lo ha detto – riferisce l’agenzia “MISNA” - il Segretario Generale dell'ONU, Ban Ki-moon durante un discorso al Palazzo di Vetro, in occasione della Giornata internazionale per commemorare le vittime della schiavitù e della tratta degli schiavi, celebrata martedì scorso. “Ancora oggi sono milioni, inclusi i bambini, coloro che soffrono sotto il giogo del razzismo, lavoro forzato, sfruttamento sessuale e traffico di esseri umani – ha ricordato il Segretario dell’ONU – e il mondo è chiamato non solo a condannare ma a combattere questi atti inumani”. Un appello, quello espresso da Ban Ki-moon, rinnovato anche dall'Alto Commissario ONU per i diritti umani, Louise Arbour, che ha sottolineato come, per combattere queste "pratiche barbariche, le società contemporanee devono necessariamente confrontarsi con i fattori che contribuiscono a perpetrare moderne forme di schiavitù, compresi la povertà, l'analfabetismo, la discriminazione sessuale e la corruzione”. La Arbour, che ha affermato “che non ci possono essere scuse storiche, culturali o economiche che giustifichino il perpetrarsi di forme di schiavitù nel XXI secolo”, ha chiesto ai Governi di tutto il mondo di intensificare le misure “per impedire che uomini, donne o bambini possano essere mai più venduti o comprati”. (R.G.)

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    Critiche al Consiglio ONU per i diritti umani, a Ginevra, per non avere convocato una sessione sul Tibet. Contestate anche le nomine di due esperti

    ◊   Un'ondata di critiche ha sommerso il Consiglio per i diritti umani delle Nazioni Unite, riunito in questi giorni a Ginevra, per la mancata convocazione di una sessione speciale dedicata agli scontri di Lhasa. Il Consiglio è stato inoltre contestato per avere nominato due esperti controversi. Il mancato dibattito sul Tibet è stato stigmatizzato come ''un clamoroso punto dolente'' da Hillel Neuer, direttore esecutivo “UN Watch”, ONG per il controllo delle Nazioni Unite. La seduta ordinaria del Consiglio era stata interrotta ieri dopo l'intervento dell'ambasciatore americano, Warren Tichenor, critico per il rifiuto di Pechino di autorizzare l'ingresso di giornalisti in Tibet. La nomina dell'americano Richard Falk come relatore speciale sulla situazione dei diritti umani nei Territori palestinesi è stata invece fortemente criticata da Israele. In un articolo pubblicato sul Palestine Chronicle, lo scorso luglio, Falk aveva paragonato il trattamento dei palestinesi da parte degli israeliani a quello degli ebrei durante l'Olocausto. L'ambasciatore israeliano a Ginevra, Itzhak Levanon, ha denunciato che una persona che ha accusato Israele di avere ''tendenze genocide'' non può in alcun modo essere considerato ''indipendente, imparziale e oggettivo''. Il sociologo svizzero, Jean Ziegler, criticato invece per il sostegno assicurato a regimi autoritari come Libia e Cuba, è stato eletto nel nuovo comitato direttivo del Consiglio. Numerosi attivisti per i diritti umani, sostenuti da 20 organizzazioni non governative, hanno criticato il Governo svizzero per il sostegno assicurato a Ziegler, già al centro di polemiche negli otto anni in cui è stato relatore speciale per il Diritto al cibo, incarico che terminerà la prossima estate.(R.G.)

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    Filippine: rilasciato a Mindanao l'insegnante rapito dopo l'uccisione del missionario padre Albores Roda

    ◊   È stato rilasciato l’insegnante della scuola cattolica ‘Notre Dame’ rapito il 15 gennaio scorso sull’isola di Tabawan - nella provincia di Tawi-tawi, a Mindanao, nel sud delle Filippine – al termine di un attacco compiuto da uomini armati non identificati nel quale venne ucciso padre Reynaldo Jesus Albores Roda, missionario Oblato di Maria Immacolata (Omi) e direttore della scuola. Lo riferiscono fonti locali riprese dall'Agenzia Misna, citando il capo della polizia locale Winright Taup, il quale ha precisato che Omar Taup, questo il nome dell’insegnante, “è ancora in forte stato di shock e finora si è rifiutato di parlare con chiunque”. Secondo il poliziotto, l’insegnante è stato rilasciato oltre una settimana fa e da solo ha fatto ritorno dalla sua famiglia. La stessa fonte fa sapere che per il rilascio dell’uomo sarebbe stato pagato un riscatto e che resta ancora ignota l’identità dei rapitori, aggiungendo che gli ultimi sviluppi sembrano smentire completamente il coinvolgimento di Abu Sayaff nell’attacco del gennaio scorso come sostenuto da fonti d’informazione occidentali. (R.P.)

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    Taiwan: dal nuovo presidente i vescovi si aspettano più spazio per la Chiesa ed il rilancio dell'economia

    ◊   La ripresa economica, un maggiore impegno per la giustizia sociale e il rispetto degli spazi della Chiesa: questo si aspettano i vescovi di Taiwan dal nuovo presidente Ma Ying-jeou, il candidato nazionalista filo-cinese vincitore delle elezioni del 22 marzo. I vescovi delle sette diocesi dell’isola sono riuniti in questi giorni a Kaohsiung per la loro plenaria primaverile dedicata principalmente ai preparativi delle celebrazioni dell’Anno Paolino indetto da Benedetto XVI e del 150° anniversario dell’evangelizzazione dell’isola. In margine ai lavori dell'Assemblea, alcuni vescovi hanno espresso all’agenzia Ucan, l’auspicio che la nuova amministrazione possa risollevare le sorti dell’economia e quindi le condizioni di vita della gente dopo la crisi di questi ultimi anni. In questo senso, il vescovo di Taipei John Hung Shan-chuan, presidente della Conferenza Episcopale Regionale Cinese, giudica con favore gli orientamenti di Ma a favore di una distensione dei rapporti con la Cina Continentale. 57 anni, Ma è un cattolico, ma non è praticante. Tuttavia mons. Thomas Chung An-zu vescovo di Chayi riconosce che almeno il nuovo presidente rispetta l’opera della Chiesa nel campo caritativo e dell’educazione. “La Chiesa - ha puntualizzato - non vuole privilegi, ma solo continuare ad avere spazi per l’evangelizzazione”. Il cardinale Paul Shan Kuo-hsi, vescovo emerito di Kaohsiung, ha espresso da parte sua la speranza che il nuovo presidente si impegni per ridurre il crescente divario tra ricchi e poveri e a favore delle categorie più svantaggiate a Taiwan: i contadini, i lavoratori e le popolazioni indigene. (L.Z.)

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    Messaggio dei vescovi spagnoli per la Giornata della vita: "Nessun cattolico può ammettere l'aborto, l'eutanasia o la manipolazioni genetiche"

    ◊   “Noi Vescovi sentiamo il dovere di promuovere nella Chiesa e nella società il valore della vita umana, incoraggiando tutte le iniziative a sostegno della famiglia e della vita come, per esempio, la moratoria internazionale sull’aborto” si legge nel Messaggio pubblicato dalla Sottocommissione per la Famiglia e la Difesa della Vita della Conferenza Episcopale Spagnola, in occasione della VII Giornata per la Vita che quest’anno si celebra in Spagna il 31 marzo, solennità liturgica dell’Annunciazione. Il Messaggio ripreso dall'Agenzia Fides, che ha per titolo “La vita è sempre un bene”, ricorda che “non si può mai legittimare la morte di un innocente. Si minerebbe lo stesso fondamento della società”. Per questo i Vescovi invitano i fedeli a chiedere al Signore di illuminare tutte le coscienze, specialmente quelle dei politici, per “comprendere e rimediare all’enorme dramma umano che l’aborto comporta per il bambino, per la propria madre e per la società intera”. Chiedono altresì che venga abolita la legge sull’aborto e si dia sostegno efficace alla donna, “creando una nuova cultura dove le famiglie accolgano e promuovano la vita”. In tal senso suggeriscono l’adozione come alternativa importante. Ai cattolici, nel concreto, vengono ricordati i loro obblighi morali e di coscienza. “Nessun cattolico, in nessun caso, sia in ambito privato che pubblico, può ammettere pratiche come l’aborto, l’eutanasia o la produzione, il congelamento e la manipolazione di embrioni umani. La vita umana è un valore sacro che tutti dobbiamo rispettare e che le leggi devono proteggere”. Se qualche cattolico nutrisse dubbi su questo tema, continuano i Vescovi, “dovrebbe ricorrere alla preghiera per chiedere la luce dello Spirito Santo”. “La vita è una realtà meravigliosa che non smette di sorprenderci”, aggiungono i Vescovi, e “quanti più dati ci fornisce la scienza, meglio possiamo comprendere che la vita dell’uomo, creato ad immagine e somiglianza di Dio, è un mistero che supera l’ambito del puramente biologico”. Una vita che deve essere accolta, rispettata ed amata, perché è impegno di tutti “accogliere la vita umana come Dono da rispettare, tutelare e promuovere, molto più quando è fragile e ha bisogno di attenzioni, sia prima della nascita, sia nella sua fase terminale”. (R.P.)

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    Soddisfazione dei vescovi del Regno Unito per la libertà di voto concessa ai parlamentari in merito al disegno di legge sugli "embrioni ibridi uomo-animale"

    ◊   I vescovi dell’Inghilterra e del Galles plaudono alla decisione del premier Gordon Brown di concedere ai parlamentari laburisti la libertà di votare secondo coscienza l’“HFE Bill”, il controverso disegno di legge sui cosiddetti "embrioni ibridi uomo-animale". La decisione è stata resa nota martedì, dopo gli appelli rivolti durante le festività pasquali da diversi vescovi, in vista dell’inizio dell’iter parlamentare della legge, in aprile. “Il voto libero sarà accolto con favore da tutte le persone, credenti e non credenti, che hanno a cuore le implicazioni etiche del disegno di legge che toccano la definizione stessa di ciò che è umano”, afferma una nota firmata dal presidente della Conferenza episcopale, cardinale Cormac Murphy-O’Connor, e da mons. Peter Smith, presidente del Dipartimento per la responsabilità cristiana e la cittadinanza. La dichiarazione ribadisce le obiezioni espresse dai vescovi contro il provvedimento, ricordando in particolare “gli sviluppi promettenti della ricerca sulle cellule staminali adulte, che non comportano la creazione e distruzione deliberata della vita umana o la creazione di forme di vita ibride”. “La ricerca – sottolinea il testo – può perseguire buoni fini senza ricorrere a mezzi eticamente discutibili e la società ha il dovere di discutere i limiti etici della ricerca scientifica nell’interesse del bene comune. Per questo – conclude la nota - abbiamo chiesto l’istituzione di una Commissione nazionale di bioetica che, sul modello di quelle esistenti in altri Paesi, operi da punto di riferimento nel dibattito su queste materie”. (L.Z.)

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    Il prossimo lancio dell’Anno per le vocazioni e la nuova legge sull'immigrazione tra i temi dibattuti nell’ultima riunione dei vescovi irlandesi

    ◊   L’indizione di un anno per le vocazioni, la nuova legge sull'immigrazione e l'asilo politico, la prossima pubblicazione di un documento pastorale sulla salvaguardia dell’ambiente e di un comunicato sul nuovo Trattato dell’Unione Europea. Questi i temi principali al centro del recente incontro trimestrale dei vescovi irlandesi che si è svolto a Maynooth. L'anno delle vocazioni verrà lanciato insieme ad un website (www.yourvocation.ie) dall'arcivescovo di Dublino, mons. Diarmuid Martin il prossimo 13 aprile e si concluderà il 3 maggio 2009. Un team, guidato dal direttore nazionale per le vocazioni don Paddy Rushe e da Brenda Drumm, coordinerà varie iniziative che celebrano i vari tipi di vocazione. I vescovi irlandesi hanno anche annunciato la pubblicazione di un comunicato sul Trattato di Lisbona non appena il Governo renderà nota la data del referendum per la sua ratifica. I presuli hanno inoltre espresso preoccupazione per la legge sull'immigrazione e l'asilo politico attualmente in discussione al Parlamento di Dublino. A loro avviso, il provvedimento non tutela il diritto al ricongiungimento familiare e le persone vittime del traffico di esseri umani. Un altro punto all’ordine del giorno è stata infine la proposta di spostare gli eventi sportivi alla domenica pomeriggio per permettere ai fedeli di partecipare alla Messa domenicale e di stare in famiglia. (L. Z.)

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    Contestata in ambito ecclesiale e civile, la demolizione in Salvador della chiesa seicentesca di San Giacomo, danneggiata dal sisma del 2001

    ◊   “E’ sempre deplorevole quando una chiesa viene distrutta poiché comunque è un bene storico da conservare. Una chiesa racchiude in sé sempre una storia spirituale e fa parte del patrimonio religioso di molte persone”. Così, domenica scorsa, l’arcivescovo di San Salvador mons. Fernando Sáenz Lacalle, ha commentato la notizia dell’abbattimento della chiesa di San Giacomo apostolo, nel dipartimento di Sonsonate, che aveva almeno 400 anni. Ricordando che comunque la questione è nelle mani del vescovo della diocesi interessata, mons. José Modica Morales, l’arcivescovo della capitale de El Salvador ha voluto ribadire che “questo tipo di decisioni non si possono prendere senza consultarsi con l’ordinario diocesano” anche in casi, come questo, in cui il motivo usato per procedere alla demolizione era i gravi danni subìti dal fabbricato durante il terremoto del 2001. Anzi, ha precisato il presule, era questa una buona occasione per “cominciare a promuovere piani per restaurare e difendere molti palazzi di grande valore culturale, storico e religioso che esistono in tutto il Paese e che stanno in condizioni precarie”. La chiesa di San Giacomo Apostolo fu costruita nel periodo coloniale spagnolo, 1613, e dal giorno del terremoto che sette anni fa danneggiò seriamente le mura perimetrali, era chiusa e transennata. Intanto il procuratore generale della Repubblica ha annunciato l’apertura di un’inchiesta per conoscere la dinamica dei fatti ed identificare le persone che hanno preso la decisione di abbattere il tempio. Al parroco della chiesa, padre Juan Gerardo Hernández, sono arrivati da più parti espressioni di solidarietà non solo dalla diocesi di Consonate, ma anche da altre sedi salvadoregne e dei Paesi centroamericani. (A cura di Luis Badilla)

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    Australia: le comunità cattoliche si impegnano per il rispetto dell'ambiente e la salvaguardia del Creato

    ◊   La prima azione necessaria per tutelare l’ambiente è la sensibilizzazione di massa e l’educazione di ogni individuo al rispetto del creato, al consumo di energia a evitare gli sprechi. Per questo è stato lanciato nella Chiesa australiana il programma “Greening Communities”, che invita tutte le comunità, le scuole, le agenzie, gli istituti cattolici, le associazioni non profit e i movimenti di ispirazione cristiana a promuovere al loro interno e a diffondere una maggiore sensibilità per la salvaguardia del creato. Lo riferisce l'Agenzia Fides. “Il creato è un dono straordinario che ci è stato dato da Dio. Abbiamo la responsabilità di proteggere e preservare la vita sulla terra per le future generazioni”, afferma il programma, suggerendo una serie di azioni utili per la sostenibilità ambientale, come: uso dell’acqua e dell’energia solare; risparmio energetico, consumo critico. Oltre al preciso dovere della testimonianza e del contributo di ogni cristiano, anche l’informazione deve fare la sua parte: per questo le agenzie di informazione cattoliche, i bollettini, i giornali diocesani sono chiamati a dare sempre maggiore spazio alle questioni che toccano la salvaguardia del creato, educando l’opinione pubblica. Il programma “Greening Communities” intende promuovere le “buone pratiche “ per il rispetto dell’ambiente, partendo dal basso, da piccoli gruppi e comunità. Per questo si organizzeranno incontri di formazione, dibattiti e forum in scuole, università, associazioni, per spiegare l’importanza della responsabilità individuale, a partire dai ragazzi e dai giovani. (R.P.)

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    Messaggio della CEI per la Giornata dell'Università cattolica del Sacro Cuore, domenica 6 aprile, dedicata alla memoria di Armida Barrelli

    ◊   “Dedizione, fede e passione: l’impegno per una cultura popolare”. Sarà il tema dell’84ma Giornata per l’Università Cattolica del Sacro Cuore, che si celebrerà domenica 6 aprile, dedicata quest’anno ad Armida Barelli, co-fondatrice dell’Ateneo, “testimone appassionata del legame tra cultura, Vangelo e popolo di Dio”. “La centralità dell’esperienza religiosa caratterizzata da una viva sensibilità sociale fa della Barelli una figura esemplare e degna di aspirare agli onori degli altari”, si legge nel messaggio per la Giornata della Conferenza episcopale italiana. “Riproporre oggi all’attenzione delle Chiese che sono in Italia la figura e l’opera di Armida Barelli - spiegano i vescovi - non è solo un atto di doveroso omaggio ma può anche offrirci l’occasione per riflettere, in un contesto storico assai mutato, sulla radice e sul senso della cultura popolare e sul rapporto tra università e popolarità”. L’Ateneo cattolico – sottolineano i presuli - ha davanti a sé alcune sfide urgenti e delicate. Ogni istituzione di livello universitario, in Italia e in tutta l’Europa, deve infatti fare fronte a richieste diverse e apparentemente contraddittorie: formare un numero sempre più elevato di giovani, senza mortificare la qualità dell’offerta accademica, garantendo nel contempo una preparazione specialistica di eccellenza agli studenti che dovranno domani assumere compiti direttivi nella società”. “L’Università Cattolica – prosegue il Messaggio della CEI - è in prima linea nell’affrontare questa sfida e può attingere alla sua storia per elaborare soluzioni efficaci a domande complesse. Questo Ateneo, infatti, è nato come ‘evento di popolo’ e a queste radici non è venuto mai meno. D’altra parte, non rinuncia a progettare percorsi di alta formazione per i giovani che costituiranno la classe dirigente di domani e a proseguire senza sosta nel cammino della ricerca scientifica”. ”È perciò centrale, in questa Giornata, il collegamento tra storia e futuro: infatti, l’Università Cattolica del Sacro Cuore caratterizza il suo servizio alla Chiesa e al Paese nell’essere luogo di formazione e di preparazione professionale e, allo stesso tempo, esperienza educativa per migliaia di giovani ai quali offre non solo una ricca proposta didattica, ma anche accoglienza e ospitalità nei collegi universitari, nati per permettere anche a chi viene dai luoghi più lontani, di sperimentare il dialogo culturale in un contesto di serietà e serenità. Anche per questa ragione, - concludono i vescovi italiani - le Chiese che sono in Italia sono invitate a valorizzare la Giornata, come occasione per sensibilizzare le comunità sull’importanza e sui bisogni concreti di questa preziosa e peculiare istituzione accademica. (R.G.)

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    Da oggi le celebrazioni per i 500 anni della morte di San Francesco di Paola

    ◊   La stanza dove ha vissuto San Francesco di Paola prima di lasciare la Calabria per la Francia, sarà aperta ai fedeli il 2 aprile prossimo in occasione delle conclusioni del cinquecentenario della morte del santo, patrono della Calabria. Alla cerimonia - presieduta dal card. Attilio Nicora, Presidente dell'Amministrazione del Patrimonio della Sede Apostolica – parteciperanno tutti i vescovi della Calabria. Le celebrazioni, riferisce l'Agenzia Sir, inizieranno oggi pomeriggio con una celebrazione nella casa natale del santo mentre in serata si svolgerà una edizione speciale del premio il “Mantello d’oro”. Il 1° aprile sarà inaugurato – ha annunciato padre Rocco Benvenuto, provinciale dei Minimi - il museo allestito nel santuario in fase di completamento. Tra le iniziative promosse dai Frati Minimi anche una pubblicazione che raccoglie le immagini a stampa, dalla morte del frate fino alla fine dell'Ottocento. Un opera – spiega padre Benvenuto - realizzata con i fondi pervenuti al santuario dai fedeli e senza alcun contributo pubblico: “è il regalo che si sono fatti i calabresi per il loro patrono”. (R.P.)

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    Celebrazioni a Roma per il centenario della nascita del padre Riccardo Lombardi, fondatore del Movimento "Mondo Migliore"

    ◊   Una serie di celebrazioni e una conferenza nella Basilica di Santa Maria in Trastevere a Roma per ricordare, domani, il centenario della nascita di padre Riccardo Lombardi, il gesuita “protagonista, riferisce l'Agenzia Sir, di una delle pagine più belle della storia della Chiesa della seconda metà del XX secolo” e fondatore del Movimento Mondo Migliore. Ad aprire l’anno centenario una conferenza sul tema “Padre Lombardi, ieri e oggi” affidata ad Andrea Riccardi, docente di Storia Contemporanea all’Università di Roma Tre, prevista domani alle 16,30 nei locali della Basilica di S. Maria in Trastevere dove seguirà, alle 18, una liturgia Eucaristica presieduta dal Nunzio Apostolico in Italia, mons. Giuseppe Bertello. Durante la conferenza anche una testimonianza su Chiara Lubich e padre Lombardi. Il gesuita, dopo una serie di predicazioni, a seguito del famoso “Proclama per un mondo migliore” di papa Pio XII, fonda un gruppo presente oggi in Italia ed in una trentina di paesi del mondo con circa 600 membri tra vescovi, sacerdoti diocesani e religiosi, diaconi permanenti, religiose e laici che promuovono varie forme di animazione tra cui i progetti pastorali che coinvolgono oltre 50 milioni di persone in circa cento diocesi in ogni parte del mondo. (R.P.)

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    A Loreto, musica di qualità nel Santuario della Santa Casa, che da ieri ospita la 46.ma Rassegna internazionale “Virgo Lauretana”. Stasera in scena il “Messia” di Haendel

    ◊   Dodici Cori, nove Paesi rappresentati, i dieci anni di gemellaggio tra Loreto e Częstochowa e, naturalmente, tanta musica di ottima qualità. Sono questi gli ingredienti principali della 46.ma edizione della Rassegna internazionale “Virgo Lauretana”, che si è aperta ieri nel Santuario della Santa Casa e che già stasera propone uno dei suoi eventi centrali, il “Messia” di Haendel, interpretato dal Coro della cattedrale di Dublino e dall’Orchestra regionale delle Marche, diretti da Michele Nitti, presente il prelato di Loreto, mons. Giovanni Tonucci. La cittadina marchigiana, sede di uno dei santuari più famosi d’Italia, riscopre così, anno dopo anno, la sua vocazione di capitale europea della musica sacra, oltre che della spiritualità. In effetti, confermava ieri, durante il concerto di apertura, il presidente del Comitato organizzatore, Girolamo Valenza, questa rassegna è nello stesso tempo evento religioso, dato il luogo in cui si svolge, e manifestazione sociale, perché riunisce Corali di diversi Paesi, in un clima di gioiosa fraternità. Lo stesso clima che caratterizzerà i concerti di domani sera e di sabato, quando torneranno ad esibirsi i Cori provenienti da Grecia, Ucraina, Polonia, Serbia, Russia, Bulgaria, Irlanda e Italia. Chiusura domenica mattina, con la Messa celebrata da mons. Tonucci. (A cura di Mimmo Muolo)

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    24 Ore nel Mondo



    Scia di sangue in Iraq. A Bassora almeno 100 vittime negli scontri tra forze regolari e le milizie di Al Sadr

    ◊   Infuria la battaglia in Iraq tra forze regolari e milizie del leader radicale sciita, Moqtad al Sadr. Epicentro degli scontri Bassora. A sud della città meridionale, un oleodotto è stato sabotato, si contano oltre 100 morti. Le violenze si stanno espandendo a tutto il Paese: 44 le vittime a Kut, vicino Baghdad, teatro di nuovi attacchi nella "zona verde" e del rapimento di un responsabile del piano di sicurezza per la capitale irachena. A Kirkuk, un uomo è morto e altri sei sono rimasti feriti in seguito all’esplosione di un’autobomba. Intanto, si avvicina la scadenza dell’ultimatum lanciato dal premier Al Maliki. Quella in corso a Bassora è la più vasta operazione militare eseguita finora dall’esercito iracheno. Ma si è di fronte ad una resa dei conti tra le forze nazionali - appoggiate dagli USA - e i ribelli di Al Sadr? Giada Aquilino lo ha chiesto a Margherita Paolini, coordinatrice scientifica della rivista di geopolitica "Limes", esperta di questioni irachene:


    R. - Certamente un conflitto e un braccio di ferro molto forti ci saranno, perché il governo centrale si appresta a concedere dei contratti che - se pure non sono quelli che le compagnie petrolifere desideravano - sono comunque un modo per aprire la porta alla prospezione e allo sviluppo petrolifero della zona sud, che è quella più importante al momento.

     
    D. – Oltre all’esercito iracheno e alle milizie di Al Sadr, quali sono le forze in campo?

    R. - Ci sono le compagnie petrolifere occidentali che costituiscono una forza in campo anche se non si vede. C’è poi da dire che, per quello che riguarda Al Sadr e i suoi rapporti con l’Iran, tutta una serie di giacimenti si trova sia da una parte che dall’altra della frontiera tra Iraq e Iran. E Teheran è in procinto o ha cercato di far partire progetti di sviluppo anche dalla parte iraniana: quindi, la Repubblica islamica è interessata a mantenere una sorta di controllo su questa zona.

     
    D. - A Bassora viene prodotto l’80 per cento del petrolio esportato dall’Iraq: quanto è importante che le violenze cessino?

     
    R. - Gran parte di questo petrolio viene "trafficato": quindi le milizie non hanno alcuna voglia che tali attività passino sotto un controllo diretto del governo centrale. Diciamo che questa battaglia che si fa alle milizie è anche un modo per ripulire la zona e preparare il terreno alle attività delle compagnie petrolifere.

    Afghanistan
    Dall’Iraq all’Afghanistan dove aumentano le perdite tra le file della forza NATO. Un soldato danese è morto e un altro è rimasto ferito in uno scontro a fuoco con i talebani nella provincia di Helmand, a sud del Paese. Tre feriti tra i soldati tedeschi dopo un’esplosione nel nord del Paese. Due sono in gravi condizioni.

    Tibet
    Ancora proteste di monaci in Tibet, ma stavolta davanti ad un gruppo di giornalisti stranieri condotti a Lhasa dal Ministero degli esteri cinese. I religiosi hanno contestato le accuse di Pechino al Dalai Lama, considerato responsabile dei disordini. Il leader spirituale buddista è tornato a parlare, definendo il governo indiano “troppo cauto” sulla vicenda. Intanto, sempre a Lhasa, è attesa domani una delegazione di diplomatici stranieri, invitata dalla Cina per monitorare la situazione in Tibet. Continuano comunque le pressioni internazionali sulle autorità di Pechino che però rimangono sulle loro posizioni. Della crisi in Tibet ne hanno parlato ieri sia il presidente statunitense Bush in una telefonata all’omologo cinese Hu Jintao, sia il presidente del parlamento tibetano in esilio, Karma Chòpel, che ieri a Bruxelles è intervenuto al Parlamento europeo.

    Birmania
    Disponibilità da parte del governo militare in Birmania a trasferire il potere a un esecutivo civile dopo le elezioni del 2010. L’unica condizione posta è che il progetto di Costituzione affidi all’esercito un ruolo primario. Intanto, il numero uno della giunta, il generale Than Shwe, ha confermato l’intenzione di mettere a punto una serie di riforme politiche nel Paese.

    Pakistan-USA
    Sarebbero più intensi i raid aerei americani sulle regioni tribali del nord ovest del Pakistan dove si nasconderebbero i militanti di Al Qaeda. Secondo alcune fonti riportate dal Washington Post, in questi attacchi 45 combattenti hanno perso la vita. Non è giunta alcuna conferma ufficiale delle operazioni che rappresenterebbero, di fatto, una violazione della sovranità del Pakistan. Intanto, sono 5 le vittime dopo il lancio di un razzo contro un’ambulanza nel distretto di Parachinar, zona in preda a violenze interconfessionali.

    USA – Russia
    Il presidente americano Bush si recherà in Russia agli inizi di aprile. Una visita che fa seguito all’invito espresso dall’omologo Vladimir Putin, presidente russo in carica fino al 7 maggio. Alla base dell’incontro, la questione dello scudo anti-missile che la NATO vuole installare nell’Europa centrale.

    Francia-Gran Bretagna
    Secondo giorno a Londra per il presidente francese, Nicolas Sarkozy. Un viaggio di Stato caratterizzato da una grossa ambizione: impostare un'intesa privilegiata con il Regno Unito, trasformando i rapporti di “cordialità” in “amicizia” e cooperando molto più strettamente e concretamente nei più disparati campi, dal nucleare civile alla guerra in Afghanistan, e passando per la lotta all'immigrazione clandestina. Cosa può portare questo nuovo asse Londra–Parigi sul fronte geopolitico internazionale? Salvatore Sabatino lo ha chiesto a Pierantonio Lacqua, responsabile della sede londinese dell’agenzia ANSA:


    R. – Potrebbe portare alla nascita di questo Direttorio per quanto riguarda la gestione anche delle questioni europee, perchè chiaramente il primo campo di azione di questa apertura di Sarkozy è l’Europa. Infatti, l’insistenza di Sarkozy, che è stata molto efficace, quando ha parlato al Parlamento in sessione congiunta, è stata quella di dire “abbiamo bisogno di voi in Europa e voi stessi avete bisogno dell’Europa”. C’è, quindi, chiaramente questo forte richiamo alla necessità di avere una presenza politica importante nel Vecchio continente. Sappiamo che la guerra in Iraq di cinque anni fa ha scombussolato tutti gli equilibri e non soltanto quelli europei. Chiaramente il pensiero di Sarkozy corre alla possibilità di recuperare la Gran Bretagna, salvaguardando naturalmente il rapporto privilegiato che Londra ha sempre avuto con Washington.

     
    D. – Si ha l’impressione che l’asse Parigi-Berlino sia indispensabile, ma non sufficiente. Quale reazione ci possiamo attendere dalla Germania a questo punto?

     
    R. – Si dice anche che questa apertura di Sarkozy alla Gran Bretagna è dovuta al fatto che non c’è una buona chimica tra lui e la Merkel. Quindi chiaramente ci possono essere su questo versante delle difficoltà In parte, però, la scelta di Sarkozy non è soltanto dettata da alchimie diplomatiche, perchè ha chiaramente detto qui a Londra che vuole importare in Francia – un Paese statalista, dirigista, etc – molte delle riforme fatte negli ultimi trent’anni in Gran Bretagna. E’ chiaro che Sarkozy, essendo a capo di un Paese che stenta a rinnovarsi, guarda alla Gran Bretagna anche come portatrice di un’economia molto più dinamica.

     
    Comore
    Tensione nelle Comore. Centinaia di persone hanno manifestando davanti all’ambasciata francese a Moroni per protestare contro la fuga di Mohamed Bacar, leader dei secessionisti di Anjouan, figgito mercoledì al momento dell'attacco delle truppe federali e di quelle dell’Unione Africana. La polizia ha usato gas lacrimogeni per disperdere la folla. Accese manifestazioni anche a a Mayotte: l'isola dell’arcipelago delle Comore che ha scelto di rimanere francese, dove si è rifugiato Bacar che ha chiesto a Parigi asilo politico. Il colonnello aveva preso il potere con un colpo di Stato nel 2001 ed era stato eletto presidente di Anjouan il 31 marzo del 2002.

    Siria-vertice arabo
    Il conflitto israelo-palestinese è il primo argomento nell’agenda del vertice della Lega Araba di domani a Damasco, in Siria. Lo ha annunciato il segretario generale dell’organizzazione panaraba, Amr Mussa. Una riunione disertata da molti Paesi dell’area soprattutto per l’atteggiamento della Siria nei confronti del Libano, ancora in preda ad una paralisi istituzionale da novembre scorso quando cioè è terminato il mandato del presidente Lahoud. Sul tavolo anche le altre crisi come quella irachena, sudanese, somala, delle Isole Comore.

    Italia-UE
    La Commissione Europea ha chiesto chiarimenti all’Italia, entro le 18 di oggi, sulle misure adottate riguardo al caso della contaminazione delle mozzarelle con diossine. Le informazioni fornite, secondo Bruxelles, sono insufficienti e non si esclude da parte dell’UE il divieto di importazione dell’alimento. Roma ha fatto sapere di aver inviato già stamani le nuove informazioni. Secondo alcune fonti vicine alla Commissione, i livelli di diossina sarebbero alti ma non “eccessivi”. Nei giorni scorsi, Corea del Sud e Giappone hanno sospeso l’ingresso della mozzarella di bufala dall’Italia per il timore che i caseifici usino latte contaminato dalla diossina sviluppata durante i roghi dell'immondizia abbandonata per le strade della Campania. (Panoramica internazionale a cura di Benedetta Capelli)


    Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LII no. 87

     
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