Logo 50Radiogiornale Radio Vaticana
Redazione +390669883674 | +390669883998 | e-mail: sicsegre@vatiradio.va

Sommario del 26/03/2008

Il Papa e la Santa Sede

  • Benedetto XVI all'udienza generale: la Risurrezione di Gesù ha cambiato il corso della storia, la vita delle persone e dei popoli, ma ancora oggi qualcuno la pone in dubbio
  • Nomine
  • L'ambasciatore statunitense presso la Santa Sede, Mary Ann Glendon: Vaticano e USA concordi nella difesa dei diritti umani e contro la strumentalizzazione politica della religione
  • Oggi su "L'Osservatore Romano"
  • Oggi in Primo Piano

  • Non rientra la crisi nelle Comore per i tentativi di secessione dell'isola di Anjouan
  • Da oggi a venerdì prossimo, a Roma, la 55.ma Assemblea dell’Unione superiore maggiori d’Italia (USMI). Intervista con suor Giuseppina Alberghina
  • Il pianista iraniano, Bahrami, e il violoncellista italiano, Brunello, tra i protagonisti alla tre giorni dell'Accademia di Santa Cecilia dedicata a Bach
  • Chiesa e Società

  • Somalia: la poliomielite sconfitta da un “esercito” di giovani volontari
  • Sudan: una delegazione ecumenica internazionale visita le varie province del Paese, in preparazione alla conferenza di Juba
  • Anche nello Stato indiano del Rajasthan approvata una nuova legge anticonversione. Il cardinale Vithayathil la definisce "un insulto alla cultura indiana"
  • Il monarca saudita chiama a raccolta le tre grandi religioni monoteiste: “Tutte le fedi sono chiamate a confrontarsi con il diffondersi dell’ateismo”
  • In Afghanistan è cominciato il nuovo anno scolastico. Portare le bambine a scuola è l’obiettivo dell’UNICEF
  • Terra Santa: l'aiuto dei volontari della Caritas di Gerusalemme affinchè la speranza non tramonti, pur nella sofferenza e nel disagio
  • Negato l’ingresso in Israele ad un frate di origini pakistane
  • Pasqua in Libano:cattolici e armeni uniti per la salvezza del Paese
  • Kirghizistan: la parrocchia della Beata Madre Teresa di Calcutta nel mirino dei vandali
  • La Chiesa della Corea del Sud commemora i suoi martiri ed avvia la costruzione di un nuovo Santuario
  • Perù: celebrata ieri la "Giornata del bimbo non ancora nato"
  • Cile: la preoccupazione del presidente dei vescovi, Mons. Goic, sul clima politico nel Paese
  • L’episcopato argentino esorta al dialogo governo e sindacati, per porre fine allo sciopero del settore agricolo
  • Somalia: le ONG lanciano l’allarme sulla crisi umanitaria, mentre continuano i combattimenti
  • A Sarsina, nella diocesi di Cesena, inaugurato ieri il millenario della Basilica Cattedrale di “Santa Maria Annunziata”
  • Si è aperto a Rocca di Papa il Meeting internazionale della Onlus "Italia Solidale"
  • Loreto: cori da tutta Europa per la 46.ma edizione di “Virgo Lauretana”
  • 24 Ore nel Mondo

  • Iraq: ancora scontri a Bassora tra le truppe regolari e le milizie del leader radicale sciita, Al Sadr
  • Il Papa e la Santa Sede



    Benedetto XVI all'udienza generale: la Risurrezione di Gesù ha cambiato il corso della storia, la vita delle persone e dei popoli, ma ancora oggi qualcuno la pone in dubbio

    ◊   La certezza e la gioia della Risurrezione di Cristo, “evento sorprendente”, “chiave di volta del cristianesimo”: ne ha parlato oggi il Papa, rivolto ai numerosi fedeli - circa 30 mila - raccolti per l’udienza generale in piazza San Pietro, in questo primo mercoledì di primavera. Benedetto XVI è giunto in Vaticano, stamani, a bordo di un elicottero da Castel Gandolfo, dove sta trascorrendo un periodo di riposo pasquale e dove farà ritorno al termine dell’udienza per restarvi fino a domenica prossima. Il servizio di Roberta Gisotti:
     
    “Nella Chiesa tutto si comprende - ha spiegato il Papa - a partire da questo grande mistero che ha cambiato il corso della storia e che si rende attuale in ogni celebrazione eucaristica”. Ma è nel “tempo pasquale” che questa “realtà centrale della fede cristiana” “viene proposta ai fedeli in modo più intenso, perché sempre più la riscoprano e più fedelmente la vivano”. Pasqua è anche la nostra Pasqua, perché nel Cristo risorto ci è data la certezza della nostra risurrezione finale:

     
    "E’ importante ribadire questa verità fondamentale della nostra fede, la cui verità storica è ampiamente documentata anche se oggi, come in passato, non manca chi in modi diversi la pone in dubbio o addirittura la nega".
     
    Da qui, il monito di Benedetto XVI: “Nella Chiesa tutto si ferma, tutto si sfalda” se viene meno la fede nella Risurrezione di Gesù che rende “debole la testimonianza dei credenti”. Al contrario, l’adesione a Cristo morto e resuscitato cambia la vita e illumina l’intera esistenza delle persone e dei popoli:
     
    "Non è forse la certezza che Cristo è risorto, a imprimere coraggio, audacia profetica e perseveranza ai martiri di ogni epoca? Non è l’incontro con Gesù vivo a convertire e ad affascinare tanti uomini e donne che fin dall’inizio del cristianesimo continuano a lasciare tutto per seguirlo e mettere la propria vita a servizio del Vangelo?".
     
    “Se Cristo non è resuscitato - ha aggiunto il Papa citando l’apostolo Paolo - allora è vana la nostra predicazione ed è vana anche la nostra fede”:

     
    "Soprattutto, lasciamoci conquistare dal fascino della sua Risurrezione. Ci aiuti Maria ad essere messaggeri della luce e della gioia della Pasqua per tanti nostri fratelli".
     
    Nei saluti finali nella varie lingue, il Santo Padre ha ricordato il centenario della Parrocchia romana di Ognissanti, affidata da San Pio X a San Luigi Orione, e si è poi rivolto in particolare ai giovani giunti numerosi a Roma dalla diocesi di Milano:

     
    "Siate entusiasti protagonisti nella Chiesa - vedo che siete entusiasti! (applausi) – protagonisti nella Chiesa e nella società!".
     
    Tra i fedeli in piazza San Pietro anche un gruppo di bambini di Beslan, località nell’Ossezia del Nord, sopravvissuti alla strage consumata nella loro scuola attaccata nel settembre 2004 da terroristi islamici e separatisti ceceni. In quella tragica vicenda, ci furono centinaia di morti, tra cui 186 piccoli scolari. I bimbi di Beslan sono ospiti in questi giorni dell’associazione "Reset" di Graffignano, in provincia di Viterbo.
     
    Al termine dell’udienza, Benedetto XVI ha ricevuto in una saletta adiacente l’Aula Paolo VI il presidente dell’Assemblea generale dell’ONU, il macedone Srgjan Kerim. Ricordiamo che il Papa si recherà in visita al Palazzo di vetro dell’ONU, a New York, il 18 aprile prossimo. 

    inizio pagina

    Nomine

    ◊   In Papua Nuova Guinea, Benedetto XVI ha accettato la rinuncia al governo pastorale dell’Arcidiocesi di Port Moresby, presentata per raggiunti limiti di età dall'arcivescovo Brian James Barnes, dei Francescani minori. Al suo posto, il Papa ha nominato mons. John Ribat, dei Missionari del Sacro Cuore di Gesù, finora coadiutore della medesima arcidiocesi.

    In Ghana, il Pontefice ha accettato la rinuncia al governo pastorale dell’arcidiocesi di Kumasi, presentata per raggiunti limiti di età dall'arcivescovo Peter Kwasi Sarpong. Al suo posto, il Papa ha nominato mons. Thomas Kwaku Mensah, finora vescovo di Obuasi.
     Sempre in Ghana, il Papa ha nominato vescovo della diocesi di Obuasi mons. Gabriel Justice Yaw Anokye, finora ausiliare dell’Arcidiocesi di Kumasi.

    In Argentina, Benedetto XVI ha nominato vescovo di Reconquista mons. Ramón Alfredo Dus, finora ausiliare della medesima diocesi. Il presule, 52 anni, ha seguito l’iter di formazione filosofica e teologica nel Seminario di Paraná. Ordinato sacerdote, ha conseguito il dottorato in Sacra Scrittura presso il Pontificio Istituto Biblico. Ha svolto gli incarichi di professore nel Seminario di Santa Fe ed in quello di Paraná, dove è stato anche Rettore. Ha anche insegnato in vari Istituti teologici. Nella diocesi di Paraná è stato anche delegato per l’Ecumenismo dell’Argentina.

    inizio pagina

    L'ambasciatore statunitense presso la Santa Sede, Mary Ann Glendon: Vaticano e USA concordi nella difesa dei diritti umani e contro la strumentalizzazione politica della religione

    ◊   Per lunghi anni presidente della Pontificia Accademia delle Scienze sociali, dove la volle Giovanni Paolo II nel 1994, dal 5 novembre 2007 Mary Ann Glendon è il nuovo ambasciatore degli Stati Uniti presso la Santa Sede ed è stata ricevuta da Benedetto XVI per la consegna delle lettere credenziali lo scorso 28 febbraio. Originaria di Pittsfield, nel Massachussets, dove è nata 69 anni fa, Mary Ann Glendon vive con grande attesa la prossima tappa apostolica internazionale che porterà Benedetto XVI negli Stati Uniti, dal 15 al 21 aprile. Charles Collins, della redazione inglese della nostra emittente, ha domandato a Mary Ann Glendon quale influenza abbia avuto la sua precedente esperienza in Vaticano sul suo incarico attuale:


    R. - Most of the work that I did for the Holy See over the past several years ...
    La maggior parte del lavoro che ho svolto per la Santa Sede, nel corso degli ultimi anni, l’ho svolto in funzione accademica: le mie capacità di lavoro e di ricerca sono state concentrate in ambiti di importanza centrale negli interessi comuni di Stati Uniti e Santa Sede, in particolare nel campo dei diritti umani. Per me, dunque, il cambiamento sostanziale consiste nel passare da un lavoro prevalentemente accademico ad un ruolo più pubblico e politico.

     
    D. - L’inizio del suo nuovo incarico è avvenuto “in corsa”, se si considera che il mese prossimo il Papa si recherà in visita negli Stati Uniti. A che punto sono i preparativi per questo viaggio apostolico?

     
    R. - The planning for the visit is largely in the hands of the Holy See, on this end, …
    La preparazione della visita è, in gran parte, nelle mani della Santa Sede - da questa parte dell’Oceano - mentre dall’altra parte è nelle mani della Conferenza episcopale statunitense. Per quanto mi è dato sapere, i preparativi sono a buon punto e l’attesa per la visita è forte, da entrambe le parti.

     
    D. - A livello politico, Benedetto XVI incontrerà il presidente George W. Bush alla Casa Bianca. Ci può dire qualcosa di più su questo incontro?

     
    R. - The announcement from the White House is interesting: it is a very short ...
    L’annuncio dato dalla Casa Bianca è molto interessante: è molto breve, ma le parole usate sono significative. In esso si dice che il Papa e il presidente “continueranno il dialogo che avevano iniziato in merito al ruolo della fede e della ragione, in funzione degli scopi comuni che si sono prefissati di raggiungere”. Credo sia importante, perché la parola “continuare” fa riferimento al fatto che, evidentemente, l’ultima volta che si sono incontrati hanno avviato un rapporto personale. Dopo quel colloquio, entrambi hanno affermato di avere gradito la conversazione e la compagnia l’uno dell’altro e penso, quindi, che abbiano una base sulla quale poter proseguire. Ed è interessante anche il fatto che l’annuncio abbia ripreso il tema di “fede e ragione” che è un punto centrale di questo Pontificato. Inoltre - laddove l’annuncio continua accennando agli scopi in comune - sottolinea gli interessi comuni nella promozione della tolleranza e della comprensione tra culture e religioni, parla della promozione della pace in Medio Oriente e in altre aree di conflitto, parla del sostegno ai diritti umani, specialmente alla libertà religiosa.

     
    D. - Abbiamo appena ricordato il quinto anniversario dell’invasione dell’Iraq, guidata dagli Stati Uniti. Il Santo Padre ha voluto richiamare l’attenzione sulle sofferenze dei cristiani e di altre comunità religiose minoritarie nel Paese. Il mese scorso è stato assassinato l’arcivescovo di Mosul, mons. Paul Faraj Rahho, e questo è stato l’ultimo di una serie di attacchi alla comunità cristiana nel Paese. Cosa stanno facendo gli Stati Uniti per tutelare le minoranze religiose in Iraq?

     
    R. - As you know, both the president and the Holy Father issued statements ...
    Come lei sa, sia il presidente degli Stati Uniti sia il Santo Padre hanno reso delle dichiarazioni dopo l’assassinio dell’arcivescovo: dichiarazioni che vanno fortemente nella stessa direzione, perché condannano la violenza, condannano il terrorismo e, in particolare, condannano la religione presa a pretesto per compiere atti di terrorismo. Ovviamente, sia per la Santa Sede sia per gli Stati Uniti, la sofferenza dei cristiani e delle altre minoranze in Iraq sono una preoccupazione centrale. Tutti e due sono impegnati a fare il possibile: ma la situazione è molto difficile quando ci sono elementi nella società determinati a vanificare questo impegno comune degli Stati Uniti e della Santa Sede. Ora, dopo un iniziale disaccordo, vi è l’impegno comune per costruire una società libera, democratica e stabile, nella quale le persone siano tutelate a prescindere dalla loro appartenenza religiosa. Ritengo che si stia ottenendo qualche progresso, ma la situaizone resta molto molto difficile.

    inizio pagina

    Oggi su "L'Osservatore Romano"

    ◊   In evidenza, nell'informazione internazionale, l'auspicio della Germania per un dialogo diretto fra la Cina e il Dalai Lama.

    In cultura, Marco Navoni, dottore della Biblioteca ambrosiana, sulla figura di Cristo, nel magistero di Sant'Ambrogio, quale radice di ogni bene.

    L'impegno di Raimondo Lullo (1233-1316) a sostegno del dialogo tra le religioni, in un articolo di Sara Muzzi, dell'Istituto teologico di Assisi.

    Luca M. Possati recensisce il saggio di Gianluigi Pasquale "Il principio di non contraddizione in Aristotele".
     Nell'informazione religiosa, un articolo di Alessandro Trentin sulla presentazione, a Mosca, dell'enciclica Spe Salvi in lingua russa.

    inizio pagina

    Oggi in Primo Piano



    Non rientra la crisi nelle Comore per i tentativi di secessione dell'isola di Anjouan

    ◊   Stato di tensione alle isole Comore. Spari d'artiglieria pesante sono stati uditi anche questa mattina nell'isola di Anjouan, riconquistata ieri dal governo centrale, con l'appoggio dell'Unione Africana (UA). Secondo testimoni, gli spari sono concentrati sulla zona di Barakani, dove si trova la residenza privata del presidente di Anjouan, Mohamed Bacar, contro il quale era diretta l'offensiva lanciata all'alba di ieri dalle Forze comoriane e dai contingenti africani. Ma come si è giunti a questa situazione? Salvatore Sabatino lo ha chiesto a Massimo Alberizzi, africanista del quotidiano “Il Corriere della Sera”:


    R. - La storia delle Comore è piena di colpi di Stato, di instabilità, di elezioni mancate, di presidenti che si ricandidano quando non possono, perchè la Costituzione prevede che la presidenza ruoti tra gli esponenti delle tre isole che ne fanno parte. Devo dire che Mohamed Bacar - che tra le altre cose ha avuto un’istruzione militare in Francia - aveva preso il potere un anno fa con elezioni che vennero giudicate illegali dal governo centrale. Probabilmente però, da quello che sembra, la popolazione lo osannava anche se la popolazione ha salutato l’arrivo delle truppe dell’Unione Africana e quelle federali con grande entusiasmo. Comunque, questo attacco dell’Unione Africana e delle Forze comoriane non è stato così chiaro e limpido come sembrerebbe. Da una parte, l’azione è stata appoggiata dalla Francia, ma il Sudafrica si è schierato contro. Dunque, anche sul piano diplomatico ci potrebbero essere dei risvolti.

     
    D. - Quali sono gli interessi internazionali che si muovono dietro questo arcipelago?

     
    R. - Non sembra che l’arcipelago sia ricco di materie prime, soprattutto di petrolio. Quando dico non sembra, dico che non è certo. Proprio ultimamente ero in Ciad, durante la rivolta di inizio febbraio. Sono andato al Ministero del petrolio, che era appena stato saccheggiato, e ho trovato dei documenti che parlano di prime prestazioni petrolifere in Ciad con ritrovamenti di grandi pozzi e importanti giacimenti nel 1972 e nel 1978. Il Ciad ha cominciato a produrre petrolio nel 2003. Ecco, potrebbe riproporsi la stessa situazione alle Comore. Ci sono però degli evidenti interessi strategici, anche da parte del Sudafrica, cui le Comore erano legate attraverso interessi commerciali importanti, perchè questo arcipelago si trova sulla rotta che costeggia l’Africa, verso l’Asia.

     
    D. - Che tipo di conseguenze possiamo aspettarci dal punto di vista internazionale?

     
    R. - E’ difficile prevedere le conseguenze. Certo, c’è un forte attrito tra la Francia e il Sudafrica. E’ un attrito che si potrebbe collegare a quello che divide Francia e Sudafrica anche nell’Africa centrale - parlo del Rwanda, del Burundi e del Congo, dove la Francia ha perso terreno. Il Rwanda, ad esempio, vuole entrare nel Commonwealth, non si parla più francese, ha "scaricato" insomma Parigi e vanta invece una fortissima presenza di sudafricani. I sudafricani vogliono giocare un ruolo egemone in Africa, quasi allontanare gli europei se non ci vanno d’accordo. Mi pare che questa sia una vittoria della Francia e quindi potrebbero esserci delle conseguenze e delle reazioni da parte dei sudafricani.

    inizio pagina

    Da oggi a venerdì prossimo, a Roma, la 55.ma Assemblea dell’Unione superiore maggiori d’Italia (USMI). Intervista con suor Giuseppina Alberghina

    ◊   “La vita religiosa risorsa ecclesiale per il bene comune” è il tema che farà da filo conduttore alla 55.ma assemblea dell’Unione superiore maggiori d’Italia (USMI), apertasi questa mattina a Roma e in programma fino a venerdì prossimo, nella sede della Pontifica Università Urbaniana. Ad aprire i lavori, è stata la presidente uscente, madre Teresa Simionato. La relazione è stata seguita dalla Messa presieduta dal nunzio apostolico in Italia, l'arcivescovo Giuseppe Bertello. Giovanni Peduto ha chiesto alla vicepresidente dell’USMI, suor Giuseppina Alberghina, com'è nato lo spunto di riflessione di questa plenaria:


    R. - Lo spunto viene dalla celebrazione del centenario delle Settimane Sociali, e noi volevamo contribuire a questa riflessione a partire dalla nostra realtà di religiose, per cui abbiamo visto - riflettendo - visto che la vita religiosa è una risorsa ecclesiale non nel senso di applicare in modo diretto la dottrina sociale della Chiesa, ma di offrire alle nuove generazioni, in ricerca di un senso per vivere, proprio questo significato e questo senso della vita che scaturisce dall’adesione a Cristo e al suo Vangelo. Inoltre, riteniamo che la vita comunitaria, che fa parte della vocazione religiosa, sia una testimonianza ma anche una risorsa perché esprime questa reciprocità che cerca il bene di tutti e quindi diventa un segno - ce lo auguriamo - anche a livello ecclesiale e, speriamo, a livello sociale.

     
    D. - Nell’udienza dello scorso maggio, Benedetto XVI vi invitò a “tessere” una “rinnovata spiritualità della vita consacrata” per “un approccio apostolico più rispondente alle attese della gente”. In che modo questa sollecitazione ha orientato i vostri programmi?

     
    R. - Questa sollecitazione l’abbiamo accolta con particolare gioia, perché il decennio di questa presidenza è stato segnato proprio dall’obiettivo di riappropriarsi dei fondamenti spirituali della vita consacrata e della vita religiosa nella forma congregazionale, che ha le sue origini nel monachesimo, in quella che è stata la verginità consacrata dei primi secoli. Noi abbiamo voluto che la vita religiosa si rifondasse sulla base dell’ascolto della Parola, della ricerca di quella identità che mette al primo posto Dio.

     
    D. - Nonostante il dilagante secolarismo e la scristianizzazione di molte società, soprattutto occidentali, il Papa ha sottolineato nel febbraio scorso, parlando ai Superiori e alle Superiore maggiori, la presnza di “segnali di un provvidenziale risveglio” religioso. Come USMI, quali riscontri concreti registrate di questi segni?

     
    R. - Intanto, siamo veramente molto grate al Santo Padre - e glielo abbiamo anche scritto nel telegramma col quale lo abbiamo informato di questa nostra assemblea chiedendo la sua benedizione - perché in questo ultimo tempo ha dedicato una particolare e affettuosa attenzione alla vita consacrata. Quello che egli ci dice è particolarmente impegnativo per noi ed è anche molto gradito. Ci incoraggia, ecco. Per quanto riguarda la situazione di questo mondo che, pur allontanandosi da Dio, ha tanti segni di risveglio religioso, noi sentiamo che dobbiamo prenderci cura del cammino di fede dei credenti, dei battezzati, perché l’evangelizzazione parte - anzitutto - da una fede ben fondata, salda e quindi chi meglio dei religiosi dovrebbe sostenere la fede, anche dei laici, del Popolo di Dio? Ed è in base a questo che l’evangelizzazione potrà essere efficace, perché la prima cosa che Cristo ha fatto è stato di attrarre. Allora, il fascino della vita consacrata dovrebbe essere quasi il simbolo della bellezza della vita cristiana. E questa è l’evangelizzazione: è la prima evangelizzazione.

     
    D. - Una proposta affascinante per i giovani di radicalità evangelica è particolarmente importante in un’epoca come quella attuale in cui anche molto di ciò che è valore e sostanza colpisce il segno solo se lo si presenta e lo si comunica con cura. Quale attenzione riservate a questo aspetto?

     
    R. - Noi ci siamo a lungo interrogati anche su come dialogare con le nuove generazioni, e diciamo che la pastorale vocazionale è prima di tutto una pastorale giovanile, perché non ci possono essere vocazioni lì dove la fede non è matura. Ma ciò che già abbiamo constatato diverse volte e continuiamo a notare è proprio il vedere come i giovani, se si offre loro del cibo solido, qualcosa di forte, di bello, siano poi disponibili. Le faccio solo un esempio: noi abbiamo contattato un gruppo teatrale, l’anno scorso, che era anche un modo per venire incontro ai giovani in cerca di lavoro. La proposta che abbiamo fatto loro era quella di rappresentare un poema di Sant’Efrem il Siro: di una densità teologica e di una bellezza poetica che ci lasciava un po’ titubanti. Ci siamo chieste: saranno in grado di capirlo e poi di rappresentarlo? Si trattava degli Inni sulla Resurrezione. Questi giovani hanno letto il testo, lo hanno reso - dal punto di vista teatrale - in modo ottimo, ma non solo. Quando hanno finito, ci hanno ringraziato e sono andati a comprarsi i libri di Sant’Efrem. Questo per noi è stato il segnale che quando ai giovani - e questi di cui parlo non sono giovani praticanti - diamo del cibo solido, soprattutto quello della tradizione dei Padri che sono stati così vicini alla freschezza del Vangelo, i giovani seguono questo messaggio. Credo sia anche questo l’indirizzo che l’USMI ha dato in questi anni alle religiose e alle superiore maggiori.

    inizio pagina

    Il pianista iraniano, Bahrami, e il violoncellista italiano, Brunello, tra i protagonisti alla tre giorni dell'Accademia di Santa Cecilia dedicata a Bach

    ◊   Una tre giorni dedicata al compositore tedesco Johan Sebastian Bach. E’ quella che propone l’Accademia Nazionale di Santa Cecilia, presentando due tra gli artisti che negli ultimi tempi hanno affrontato il Kantor di Lipsia in modo inusuale. Ieri sera e domani, alle ore 21.00, all’auditorium Parco della Musica, sul palco il pianista iraniano Ramin Bahrami che esegue "Le Variazioni Goldberg" e il "Concerto Italiano". Questa sera, invece, è la volta del violoncellista Mario Brunello con uno spettacolo multimediale. Ospite in video anche Vinicio Capossela. Ce ne parla Gabriella Ceraso:


    (musica)

     
    Chi era Bach? A questa domanda l’esperienza romana darà senza dubbio risposte originali. Per Vinicio Capossela era un uomo che ha scritto per glorificare Dio, un mistico adorante che scavava con rigore incrollabile nella perfezione della fede. Questa sera il cantautore con il violoncello di Mario Brunello porteranno l’ascoltatore in uno spazio visionario. Uno spettacolo di voci, suoni, luci in cui le suites per violoncello e assolo diventeranno esperienza anche visiva, suono della natura.

     
    Reinventare Bach per resuscitarlo, lo farà domani sera anche il pianista iraniano, Ramin Bahrami, che fin dall’infanzia studia Bach: da quando il padre, incarcerato e ucciso dagli ayatollah, gli diceva “se lo studi non sarai mai solo”, e che così oggi ne parla:

     
    "Per me è un filosofo e nello stesso tempo una specie di padre musicale, padre spirituale, uno dei pochi felici esempi in cui la ragione e il sentimento si sono uniti in maniera assolutamente sbalorditiva. Riesce, secondo me, a darci delle vie per essere più felici sulla terra. Lui era una persona estremamente credente che amava la figura di Cristo come esempio di sacrificio".

     
    Bahrami è diventato ancora giovanissimo uno dei più interessanti interpreti del maestro tedesco ed è ai giovani che si rivolge:

     
    "Io spero che in Bach riscoprino un loro contemporaneo. Bach, quando ti entra nel sangue, ti entra per tutta la vita".
     
    (musica)

    inizio pagina

    Chiesa e Società



    Somalia: la poliomielite sconfitta da un “esercito” di giovani volontari

    ◊   In Somalia, a seguito di una vasta e regolare campagna di vaccinazione che ha coinvolto 1,8 milioni di bambini, sarebbe stata completamente debellata la poliomielite. L’annuncio, raccolto dalla Misna, è stato dato dalla “Global Polio Eradication Iniziative”, sodalizio di vari enti internazionali tra cui l'Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS). Nonostante il clima di grande violenza e insicurezza e malgrado le difficoltà per raggiungere molti civili sfollati, nomadi o residenti in zone remote, circa 10.000 giovani volontari sono riusciti a vaccinare i bambini che non hanno più contratto la polio da un anno a questa parte. I promotori dell'iniziativa sperano ora di poter applicare il metodo in altri paesi dove la malattia è ancora endemica - come la Nigeria, sede dell'ultimo ceppo che nel 2005 raggiunse anche la Somalia - ma anche Pakistan, Afghanistan e India. La poliomielite, o "paralisi infantile", è una malattia virale acuta, altamente contagiosa, con diverse manifestazioni, le più gravi di tipo neurologico irreversibile. Solo nel 2007 sono stati registrati 1308 casi di malattia nel mondo. (M.G.)

    inizio pagina

    Sudan: una delegazione ecumenica internazionale visita le varie province del Paese, in preparazione alla conferenza di Juba

    ◊   In Sudan parte oggi il tour di solidarietà della delegazione ecumenica internazionale guidata dal pastore Samuel Kobia, segretario generale del CEC, il Consiglio Ecumenico delle Chiese (che comprende 349 Chiese protestanti, ortodosse e anglicane). Secondo quanto riferisce il Sir, la delegazione si dividerà in quattro i gruppi, diretti, rispettivamente, in Darfur, a Khartoum, a Rumbek e a Yambio, prima di incontrare una cinquantina di responsabili di Chiese, oltre a donne e giovani sudanesi, per una conferenza di tre giorni a Juba. “Visitare parrocchie cristiane, organizzazioni della società civile e umanitarie, sfollati e personalità politiche – spiegano dal CEC – permetterà alla delegazione di scoprire preoccupazioni, speranze e bisogni di questi gruppi”, dopo l’accordo di pace del 2005 seguito alla guerra civile durata 20 anni tra il Nord e il Sud del Paese, che ha causato 2 milioni di morti e 4 milioni di profughi. La visita è organizzata anche dalla Conferenza delle Chiese di tutta l’Africa (CETA). Saranno i responsabili di Act-Caritas Darfur ad assicurarne lo svolgimento in quest’ultima regione, teatro dal 2003 di conflitti permanenti tra gruppi ribelli e milizie del governo. Questa visita di solidarietà si inscrive nell’ambito del progetto “Lettere viventi” del CEC e del Programma ecumenico di eminenti personalità per la pace in Africa della CETA. (M.G.)

    inizio pagina

    Anche nello Stato indiano del Rajasthan approvata una nuova legge anticonversione. Il cardinale Vithayathil la definisce "un insulto alla cultura indiana"

    ◊   Dopo oltre due anni di dibattito parlamentare, l’Assemblea dello Stato occidentale del Rajasthan ha approvato una nuova legge anti-conversione. Il card. Varkey Vithayathil, arcivescovo di Ernakulam-Angamaly e presidente della Conferenza episcopale indiana, ha dichiarato all'Agenzia AsiaNews che “questo decreto è un insulto alla cultura della nostra nazione. L’India, conosciuta dal mondo come un Paese di tolleranza e pace, attraversa un giorno buio. Questa legge è del tutto inutile, ed è voluta da forze fondamentaliste che, in questo modo, creano soltanto sfiducia ed intolleranza nella nostra società. Questi decreti - sottolinea il porporato - che dicono di voler difendere la libertà religiosa, sono contrari alla nostra Costituzione: essa garantisce la libertà per ogni cittadino di praticare, professare e far conoscere la propria religione”. La legge era stata approvata dal Parlamento statale per la prima volta nel 2006, ma il governatore dello Stato Pratibha Patil non l’aveva firmata, rimandandola alla Camera per una nuova stesura. La scorsa settimana, il controverso testo è stato invece approvato. Esso proibisce le conversioni che avvengono “tramite forza, coercizione o frode” e condanna chi le pratica a cinque anni di galera e 50mila rupie [circa 800 euro] di multa. "Come cristiani - conclude il card. Vithayathil - non possiamo mettere da parte la grandezza dell’annuncio del Vangelo. Come si può impedire al mondo di conoscere la bellezza della vittoria di Cristo sulla morte e sul peccato? Noi non convertiamo nessuno con la coercizione, ma facciamo in modo che tutti conoscano la verità del nostro Salvatore”. Con questa approvazione, sono sei gli Stati indiani che prevedono nel codice penale una legge contro le conversioni: Arunachal Pradesh, Gujarat, Madhya Pradesh, Chhattisgarh, Himachal Pradesh e Rajasthan. (R.P.)

    inizio pagina

    Il monarca saudita chiama a raccolta le tre grandi religioni monoteiste: “Tutte le fedi sono chiamate a confrontarsi con il diffondersi dell’ateismo”

    ◊   Un incontro tra le grandi fedi monoteiste per il dialogo tra le culture e le religioni. È quanto proposto dal monarca saudita, Abdullah Bin Abdel Aziz, a margine di un seminario svoltosi due giorni fa a Riad sul “Dialogo tra il Giappone e il mondo islamico”. Il sovrano, detentore del titolo di custode dei luoghi sacri dell’Islam, ha detto che l’incontro comprenderà “i rappresentanti dei credenti del Vangelo e della Torah”. Riferendosi alle recenti tensioni generate dall’incomprensione tra diverse culture e civiltà, re Abdullah ha spiegato che con questa iniziativa intende contribuire a “salvare l'umanità dal decadimento”. La Misna riferisce poi che altri capi di governo dei paesi arabi e islamici saranno invitati a partecipare all’incontro, che ha ricevuto il beneplacito degli imam sauditi e che il sovrano considera “una urgente necessità”. “Dal momento che il mondo sta progredendo verso l’assenza di sincerità, morale e attaccamento ai valori religiosi e umani - ha detto Abdullah senza fornire tuttavia ulteriori dettagli sull’organizzazione dell’incontro - la disintegrazione della famiglia e il diffondersi dell’ateismo sono fenomeni sconcertanti con i quali tutte le religioni sono chiamate a confrontarsi e a combattere”. (M.G.)

    inizio pagina

    In Afghanistan è cominciato il nuovo anno scolastico. Portare le bambine a scuola è l’obiettivo dell’UNICEF

    ◊   Più di 6 milioni di bambini hanno partecipato al primo giorno di scuola la scorsa settimana in Afghanistan, tra cui 800.000 iscritti per la prima volta. I dati diffusi dall’UNICEF mostrano i progressi compiuti dal paese nel campo dell’istruzione. Risultati che, secondo l’organizzazione delle Nazioni Unite, sono stati raggiunti grazie agli sforzi compiuti dalle comunità locali contro le violenze e i problemi di altra natura che ostacolano l’accesso dei bambini alla scuola. “Rendo onore al coraggio delle comunità che si stanno opponendo alle violenze”, ha dichiarato il Rappresentante dell’UNICEF in Afghanistan Catherine Mbengue, durante la cerimonia d’apertura del nuovo anno scolastico in una scuola della città settentrionale di Puli Khumri: “Le comunità riconoscono il valore dell’istruzione e ciò è dimostrato dai milioni di bambini che stanno facendo ritorno a scuola o che l’iniziano oggi per la prima volta”. Ma i successi non devono far abbassare la guardia poiché, come sottolinea l’UNICEF, nell’istruzione le tendenze alla disparità di genere rimangono preoccupanti. Il tasso di alfabetizzazione delle ragazze tra i 15 e i 24 anni è infatti appena del 18%, contro il 51% registrato per i ragazzi. Anche i tassi di completamento scolastico sono più alti per i ragazzi. D’altra parte anche nella nota dell’organizzazione umanitaria si evidenzia che una grande percentuale delle bambine in età scolare deve lavorare per aiutare le famiglie e che i matrimoni precoci, frequenti nelle aree rurali, impediscono a molte bambine e ragazze di ricevere un’istruzione. In alcune comunità, inoltre, la carenza di maestre costituisce un ostacolo ulteriore all’istruzione delle bambine, dal momento che le famiglie possono dimostrarsi riluttanti nell’iscriverle a scuola. Per questo motivo L’UNICEF e le organizzazioni partner hanno collaborato con il Ministero dell’Istruzione al Programma di formazione degli insegnanti, un’iniziativa volta a fornire formazione tecnica ai maestri così come ad impartire metodologie d’insegnamento incentrate sulla partecipazione del bambino. Per il 2008, l’UNICEF mira a promuovere l’iscrizione scolastica di altre 330.000 bambine mediante la costruzione di nuove e più efficienti scuole. Inoltre, più di 90.000 donne saranno incoraggiate ad imparare a leggere e scrivere, attraverso 3.500 nuovi centri d’alfabetizzazione sparsi in tutto il paese. Altre iniziative chiave includono la formazione di 48.000 maestri, così come lo sviluppo di libri di testo e di programmi didattici. L’obiettivo dell’UNICEF è stimolare e promuovere l’istruzione partendo dalle comunità locali, per offrire alle future generazioni gli strumenti necessari a creare il proprio futuro. (M.G.)

    inizio pagina

    Terra Santa: l'aiuto dei volontari della Caritas di Gerusalemme affinchè la speranza non tramonti, pur nella sofferenza e nel disagio

    ◊   "In una terra così travagliata e martoriata dalla sofferenza, come la Terra Santa, la speranza non cede il passo alla disperazione e il messaggio pasquale della Resurrezione porta auspici di pace e di gioia". Lo raccontano i volontari della Caritas di Gerusalemme, impegnati nella Città Santa, nei Territori palestinesi, a Gaza, a portare conforto e aiuto alle famiglie disagiate e ai malati. La Caritas di Gerusalemme, riferisce l'Agenzia Fides, ha reso noto che l’attività di volontariato è viva e dinamica in tutta la Terra Santa e che un numero sempre maggiore di giovani chiede di essere coinvolto in programmi di volontariato, per assistere i feriti e i malati, i bambini poveri, le famiglie che vivono di stenti. I volontari Caritas hanno portato nei luoghi della miseria e del dolore un annuncio di pace e, un sorriso di gioia e di serenità, annunciando la Pasqua di Resurrezione specialmente in zone come Ramallah, Betlemme, Gaza. Si tratta di circa 140 persone divise in 10 gruppi, a cui si aggiungono 180 ragazzi volontari che hanno portato un dono ai loro coetanei più poveri. La Caritas manda avanti con profitto anche uno dei programmi più significativi ed efficaci per combattere povertà e il sottosviluppo: quello della Micro-finanza, che fornisce piccoli prestiti a persone o cooperative per avviare nuove attività economiche (specialmente nel commercio, artigianato, agricoltura) e incrementare l’economia locale, promuovere piccole imprese, dare una iniezione benefica al mercato del lavoro. Nel 2007 sono stati erogati dalla Caritas, nel programma del Microcredito, 534mila dollari, suddivisi in 90 micro-prestiti, che stanno supportando oltre 300 famiglie. (R.P.)

    inizio pagina

    Negato l’ingresso in Israele ad un frate di origini pakistane

    ◊   In Israele è stato impedito l’ingresso nel Paese ad un frate cappuccino. È successo a padre Clarence Masih, di origini pakistane, fermato all’aeroporto internazionale di Tel Aviv per il controllo e rimbarcato su un volo diretto per l’Italia dopo una serie di interrogatori. Secondo quanto riferisce Avvenire , il religioso era giunto da Roma insieme a una delegazione della Pontificia università Antonianum – composta di 24 sacerdoti italiani e 18 appartenenti a Paesi per i quale è richiesto un visto da Israele - per partecipare ad un seminario teologico a Gerusalemme. “Credo la ragione per cui le autorità israeliane non mi hanno fatto entrare nel Paese è che sono pakistano. Il mio visto e passaporto, infatti, erano a posto”, ha spiegato padre Clarence. Il religioso si è quindi detto “molto dispiaciuto” per essere stato respinto: “Per un sacerdote il pellegrinaggio in Terra Santa è una cosa grande, speciale e ci tenevo molto a compierlo”. (M.G.)

    inizio pagina

    Pasqua in Libano:cattolici e armeni uniti per la salvezza del Paese

    ◊   Per i cattolici libanesi è stata una pasqua nel segno della preghiera per l’unità e la salvezza del Paese, ancora in balia della tensione e dello stallo politico. Da novembre, infatti, il Libano non ha presidente e il parlamento, in seguito a boicottaggi e attentati, non riesce a radunarsi per eleggere il nuovo capo di Stato. Il cardinale Nasrallah Sfeir, patriarca maronita, ha celebrato la solenne messa di Pasqua nel cortile della sede patriarcale di Bkerke. “La festa – ha detto il porporato ripreso da AsiaNews – non si presta a gioia o allegria, se guardiamo in un modo solito o umano”. Il cardinale Sfeir ha messo in luce ancora una volta i problemi inquietanti del Paese: divisioni, sfaldamenti, conflitti, meschinità fra i politici. “Il valore della festa – ha aggiunto - non sta nelle apparenze umane, ma nell’incontro con Dio e nell’impegno a vivere secondo la Sua volontà”. Aram I, Catholicos della Chiesa armena-ortodossa, celebrando la messa nella cattedrale di Antelias, ha sottolineato che la resurrezione di Cristo è “la vittoria della vita sulla morte”. Nel Paese, egli ha detto, si trovano segni di “morte”  di “autodistruzione”, generati dal clima di non fiducia esistente. “Purtroppo constatiamo che la cultura di morte e della paura pesa sulla nostra vita quotidiana”. “Noi rifiutiamo questo tipo di cultura – ha aggiunto - e il Libano resterà il Paese della coesistenza islamo-cristiana. Noi vogliamo rafforzare questa coesistenza pacifica, legandoci ai nostri valori comuni e rispettandoli”. (M.G.)

    inizio pagina

    Kirghizistan: la parrocchia della Beata Madre Teresa di Calcutta nel mirino dei vandali

    ◊   La chiesa della beata Madre Teresa di Calcutta, a Dzhalal-Abad, seconda città del Kirghizistan, è stata devastata il 21 marzo, giorno del Venerdì Santo, da un gruppo di vandali che ha infranto alcuni vetri e strappato gli avvisi sacri. AsiaNews riferisce che ora la polizia sta indagando. Tuttavia l’incidente non ha impedito di celebrare la solenne messa pasquale, per la prima volta nella storia della parrocchia. Per l’occasione si è svolto anche il battesimo di Nina Shabel, tedesca di 55 anni i cui antenati sono venuti nel Paese in epoca staliniana. Dopo la celebrazione, i credenti si sono riuniti per il tradizionale banchetto di Pasqua a base di agnello. La Chiesa del Kirghizistan è molto giovane e ci sono appena 6 padri Gesuiti e 2 sacerdoti aiutati dalle suore Francescane, per 3 parrocchie cattoliche e circa 30 comunità sparse nel Paese. Il 18 marzo 2006 Benedetto XVI ha elevato la Chiesa di questo Stato ad Amministrazione apostolica e ne ha nominato vescovo e amministratore il gesuita Nikolaus Messmer, già parroco della chiesa di San Michele Arcangelo, l’unica chiesa cattolica del Paese. Il Kirghizistan ha una popolazione di 5 milioni di abitanti, al 75% musulmani e al 20% ortodossi. I cattolici sono circa 1000. (M.G.)

    inizio pagina

    La Chiesa della Corea del Sud commemora i suoi martiri ed avvia la costruzione di un nuovo Santuario

    ◊   "I martiri sono un solido punto di riferimento per la Chiesa coreana. Rappresentano la tradizione della fede e le radici stesse della comunità che oggi crede, celebra e testimonia il Vangelo". Con questo spirito, riferisce l'Agenzia Fides, la comunità cattolica coreana ha commemorato di recente, con una solenne Eucarestia, i martiri coreani presso lo storico sito di Hongju, dove esiste una lapide loro dedicata. Il sito è il luogo dove 212 martiri coreani, incluso i Servi di Dio, Peter Won Si-jang, James Won Si-bo, Simon Hwang Il-gwang, Andrew Yi Jae-haeng, Job Yi Il-eon, Peter Yi Tae-gwon, furono uccisi in "odium fidei". In Corea esiste anche un altro “luogo di martirio” noto ai fedeli e meta di pellegrinaggi: quello di Hwang Sae Bawee a Gongju, dove furono uccisi 250 cristiani. A Hongju oggi la comunità cattolica intende edificare un monumento e un vero e proprio Santuario, per onorare in maniera degna i martiri, seme della Chiesa coreana. Mons. Lazzaro You Heung-sik, Vescovo di Daejeon, davanti a una folla di oltre mille fedeli, ha pubblicamente espresso le intenzioni della Chiesa coreana, invitando tutti i cristiani di oggi, a prendere esempio dalla testimonianza dei martiri. Nello stesso tempo il Vescovo ha benedetto la posa della prima pietra per il nuovo Santuario, invitando tutti i fedeli a contribuire all’opera, che prevede la costruzione di un “Parco dei Martiri di Hongju”, con una Via Crucis, un chiesa, dei luoghi di accoglienza per i pellegrini. (R.P.)

    inizio pagina

    Perù: celebrata ieri la "Giornata del bimbo non ancora nato"

    ◊   “Ogni bimbo non ancora nato è già un essere umano e ciò ci invita ad aprirci alla verità della vita rifiutando la menzogna dell’aborto e delle manipolazioni degli embrioni poiché tutto ciò non è altro che morte”. Così i vescovi del Perú, che con una dichiarazione della Commissione episcopale della pastorale per la famiglia, hanno sottolineato l’importanza della giornata del “Bimbo non ancora nato” celebrata ieri. Questa giornata, in Perú, è stata istituita con una legge del Parlamento nel 2001 per “ricordare ad ogni cittadino l’importanza della vita umana, senza la quale nulla sarebbe possibile”. Dal 2002 si celebra ogni anno con diverse iniziative civili e religiose. Quest’anno il messaggio dei vescovi ha richiamato l’attenzione sulla necessità della “coerenza”, vale a dire, se si celebra il “bimbo non ancora nato”, perché persona fin dal concepimento, non è possibile né accettabile che poi si facciano delle leggi che favoriscono l’aborto e le manipolazioni degli embrioni. “Aprirsi alla verità del bambino non ancora nato”, scrivono i presuli, “significa poi rispettare la vita in tutte le su fasi. Oggi, la scienza si apre a questa verità e prende atto che la vita intrauterina - dicono i presuli peruviani - è un essere umano membro a pieno titolo del genere umano anche se non ancora nato. Ciò non è un’opinione, o una fantasia o un’illusione; è una realtà che non può essere ignorata né occultata dalla ragione umana. L’inviolabilità della vita umana che sta per nascere non è solo un comandamento cristiano, è anche una legge naturale scritta nel profondo del cuore e della ragione umana e perciò valida per i non credenti. E’ una questione che riguarda la verità”, sottolineano i vescovi del Perú, e citando il magistero di Benedetto XVI invitano tutti ad “avere coraggio per cercare sempre la verità, il bene e Dio”. Nel ricordare che nella Pasqua Gesù ci indica la vittoria della Vita sulla morte e sul peccato, i vescovi sottolineano che il "Bimbo" che Maria Vergine accettò di portare nel suo grembo, prima ancora di nascere, era il Figlio di Dio. Perciò, concludono, “chiediamo alla Madonna di proteggere i piccoli che nel nostro Paese corrono il rischio di vedere impedita la loro nascita”. (A cura di Luis Badilla)

    inizio pagina

    Cile: la preoccupazione del presidente dei vescovi, Mons. Goic, sul clima politico nel Paese

    ◊   “Se i dirigenti politici del nostro Paese non sono in grado di portare avanti un dialogo sereno e rispettoso vuol dire che si è intrapreso una cattiva strada”. Sono dichiarazioni del vescovo di Rancagua, Presidente della Conferenza episcopale del Cile, mons. Alejandro Goic, che domenica scorsa, in un programma televisivo ha analizzato il momento che vive il Paese sottolineando, in particolare, la gravità del clima politico. Infatti, nel Paese, in questi giorni diversi analisti hanno paragonato questo clima di scontro ad altri molto tristi che i cileni hanno vissuto negli anni ’60 e ’70. Prendendo spunto da queste riflessioni mons. Goic ha espresso, ai microfoni della televisione nazionale (TVN), le preoccupazioni e ansietà della chiesa cilena dicendo che “è normale che esistano differenze e controversie ma occorre comportarsi come esseri umani, con saggezza e razionalità, ma soprattutto con senso responsabile dell’autocritica”. Associandosi a quanto era stato detto dall’arcivescovo della capitale, cardinale Francisco Javier Errázuriz, mons. Goic ha chiesto ai politici di “non soccombere di fronte alla seduzione della menzogna, e dunque di non offendere mai né tantomeno umiliare l’avversario, sia con le parole sia con i fatti”. Comportarsi in questo modo, secondo il presule, non solo fa onore a chi ha alte responsabilità sociali, ma serve anche a trasmettere al paese, ai cittadini, “un messaggio positivo e educativo, un messaggio di vera speranza”. ”La chiesa - ha aggiunto - ha una grande stima e rispetto sia per la vocazione politica sia per i partiti che questa vocazione organizzano ed esprimono, ma ognuno, nel governo e nell’opposizione deve saper stare all’altezza dei propri doveri” che sono anzitutto “doveri morali”. Analizzando i rapporti tra la chiesa e le autorità di governo, mons. Goic, ha affermato che sono buoni “e non ci sono stati grandi conflitti o disaccordi anche se, ha spiegato, ovviamente non sono mancati situazioni in cui le opinioni e posizione erano diverse. Noi dobbiamo essere fedeli al Vangelo e quindi essere coerenti e perciò non abbiamo mai taciuto i disaccordi così come abbiamo accolto con soddisfazione gli accordi. A volte, come nel caso delle questioni sociali e salariali, siamo ascoltati, ma in altri, come quando si parla di morale sessuale, ci ascoltano un po’ meno. Noi dobbiamo comunque proseguire. Ciò che diciamo non dipende dall’evolversi dei sondaggi. Noi siamo fedeli a ciò che il Signore ci ha comandato di insegnare”, ha concluso mons. Alejandro Goic. (L.B.)

    inizio pagina

    L’episcopato argentino esorta al dialogo governo e sindacati, per porre fine allo sciopero del settore agricolo

    ◊   In Argentina, prosegue a tempo indeterminato lo sciopero del settore agro-zootecnico in corso da due settimane per alcune nuove misure del governo della signora Cristina Fernández. Ieri in diverse città del Paese numerosi settori sociali non coinvolti nel conflitto hanno espresso solidarietà con i lavoratori della campagna e, nella capitale, dopo molti anni, sono tornate le "cacerolas", cioè le rumorose proteste notturne che consistono nel battere dalle finestre delle case una pentola vuota. I 4 sindacati di categoria hanno fatto fronte comune nel rifiutare quasi tutte le misure del governo. Il Presidente, parlando al Paese, ha duramente criticato i settori agricoli accusandoli di "corporativismo". Imprenditori e lavoratori del settore agro-zootecnico protestano per l'eccessivo peso delle "retenciones", le tasse all'esportazione imposte dal governo (che sono passate del 35 al 44%). Le nuove manifestazioni hanno preso vigore dopo un intervento pubblico di Cristina Fernández secondo cui il governo è deciso a non cedere ''di fronte a qualsiasi tentativo di estorsione'', dato che gli scioperanti ''hanno un'alta redditività grazie a politiche per il settore di cui però devono beneficiare tutti i cittadini''. Il capo dello Stato ha stigmatizzato i blocchi stradali organizzati dai rappresentanti delle quattro principali associazioni agrarie ripetendo che il settore agro-zootecnico gode di ''introiti mai visti''. Dal canto loro i vescovi argentini esortano le parti al dialogo, "unico strumento - affermano - per la costruzione ed il consolidamento della democrazia. Si potrà così superare l'eccessiva frammentazione che debilita la società argentina" (M.G.)

    inizio pagina

    Somalia: le ONG lanciano l’allarme sulla crisi umanitaria, mentre continuano i combattimenti

    ◊   Decine di organizzazioni umanitarie (ONG) locali e internazionali attive in Somalia hanno lanciato un accorato appello alle parti coinvolte nel conflitto e alla comunità internazionale perché si “concentrino sulla catastrofica crisi umanitaria in corso nel paese”. Nel documento – siglato da 39 organizzazioni, tra cui l’inglese Oxfam, l’italiana Coopi e la somala Horn Relief – si sottolinea che “per troppo tempo i bisogni dei cittadini comuni sono stati dimenticati” evidenziando come la crisi attuale, che interessa già circa due milioni di persone, è destinata ad aggravarsi nei prossimi mesi “se non si troverà una soluzione politica” al conflitto in corso. “Dalla fine di ottobre – si legge ancora nel testo citato dalla Misna -, quando le stesse agenzie umanitarie avevano lanciato un primo grido d’allarme, la situazione è peggiorata rapidamente. L’insicurezza ha fatto diminuire l’accesso alle persone che necessitano assistenza e altre 360.000 persone sono state costrette a sfollare. Portando il numero totale di sfollati somali a oltre un milione”. Secondo le stime delle ONG, una media di 20.000 persone al mese lascia Mogadiscio a causa del conflitto in corso tra truppe governative e gruppi dell’opposizione armata. L’insicurezza “combinata con gli alti prezzi del cibo, l’iperinflazione e la siccità in vaste aree del paese costringe le comunità a lottare per sopravvivere”, sostengono le organizzazioni, sottolineando che le previsioni per i prossimi mesi parlano di un’ulteriore mancanza di acqua e di cibo. “Mentre la crisi peggiora, le agenzie umanitarie somale e internazionali non riescono a rispondere in maniera adeguata ai bisogni della popolazione” scrivono, facendo riferimento agli attacchi, alle uccisioni e ai saccheggi subiti dagli operatori. L’appello è stato diffuso oggi, alla vigilia dell’incontro in cui il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite deve discutere dell’ultimo rapporto sulla Somalia presentato dal segretario generale delle Nazioni Unite, Ban Ki Moon, e nel quale, nonostante precedenti reticenze, si avanza (timidamente) l’ipotesi di un maggior coinvolgimento della comunità internazionale nella soluzione della crisi somala, valutando persino l’invio di una missione ONU. Intanto da Jowhar, la cittadina a nord di Mogadiscio che nel 2005 aveva ospitato per prima il nuovo governo federale di transizione, giungono notizie di combattimenti tra forze governative e miliziani armati vicini all’opposizione. (M.G.)

    inizio pagina

    A Sarsina, nella diocesi di Cesena, inaugurato ieri il millenario della Basilica Cattedrale di “Santa Maria Annunziata”

    ◊   “Attraverso l’ininterrotta successione apostolica, anche in questo luogo di Sarsina è giunta la testimonianza, resa per la prima volta a Gerusalemme il giorno di Pentecoste”. Così si è espresso il cardinale Carlo Caffarra, che ha presieduto la solenne celebrazione eucaristica per l’apertura del Millenario della Concattedrale del piccolo comune collinare in provincia di Forlì-Cesena. Per la circostanza Benedetto XVI, con decreto della Penitenzieria Apostolica, ha concesso la grazia della celebrazione di un Anno Santo straordinario, con annessa indulgenza plenaria a quanti si recheranno in pellegrinaggio alla Basilica in cui sono custodite le reliquie del primo vescovo San Vicinio. “La vostra Cattedrale” ha proseguito l’arcivescovo di Bologna “è il segno che il Risorto ha agito e continua ad agire in mezzo a voi”. “Cari fratelli e sorelle, non temete! - ha concluso il cardinale -. Contro la paura che il popolo di Cristo possa divenire un’entità microscopica irrilevante, sta la promessa di Cristo fatta mediante l’apostolo: per voi infatti è la promessa e per i vostri figli e per tutti quelli che sono lontani, quanti ne chiamerà il Signore Dio nostro. Purché rimaniate sempre sotto la signoria di Cristo, non vi dimentichiate mai del “primo amore” e rimaniate fedeli all’annuncio delle origini”. Con l’inaugurazione ufficiale ha preso il via un ricco programma di eventi religiosi e culturali. Prossimo grande appuntamento quello del 25 aprile. Durante la giornata tutta la comunità cristiana si riunirà sotto il campanile della Basilica. Il pellegrinaggio avrà come fulcro la messa presieduta nel pomeriggio dal cardinale Giovanni Battista Re, prefetto per la Congregazione dei Vescovi. (A cura di Stefano Andrini)

    inizio pagina

    Si è aperto a Rocca di Papa il Meeting internazionale della Onlus "Italia Solidale"

    ◊   Prende il via oggi a Rocca di Papa, vicino Roma, presso il Centro Mondo Migliore, il Meeting internazionale della Onlus “Italia Solidale”, dal titolo “Italia Solidale-Mondo Solidale”. L’associazione promotrice, fondata dal padre Angelo Benolli, promuove una nuova cultura della vita, nella quale, superata la parcellizzazione del pensiero corrente, la persona venga considerata “in toto”, al pieno delle sue potenzialità fisiche, intellettuali, morali e spirituali. La tutela dell’integrità creaturale della persona orienta l’impegno associativo verso l’umanità sofferente nel corpo e nello spirito. In primo piano: lo scandalo della morte infantile, con 26 mila bambini uccisi dalla fame ogni giorno nel mondo, ma anche il fenomeno sempre più diffuso della depressione, le ingiustizie sociali, la disgregazione familiare, la violenza nei suoi diversi contesti. Attraverso le adozioni a distanza, i prestiti solidali e l’accompagnamento “sul terreno” di tante comunità svantaggiate, "Italia solidale" diffonde la propria missione di alleviare la fame dello spirito e del corpo. Il Convegno di Rocca di Papa, che si concluderà mercoledì prossimo, vedrà la riflessione congiunta di rappresentanti di realtà associate di Africa, India e Sud America insieme a volontari e donatori italiani sui contenuti della visione di “Italia Solidale”, alla luce di esperienze maturate nelle realtà particolari. (M.V.)

    inizio pagina

    Loreto: cori da tutta Europa per la 46.ma edizione di “Virgo Lauretana”

    ◊   Apertura stasera, nel santuario della Santa Casa di Loreto, della 46.ma edizione della rassegna internazionale “Virgo Lauretana”. “ Si tratta di una manifestazione – ha spiegato ad Avvenire il presidente dell’associazione organizzatrice, Girolamo Valenza - che è, nello stesso tempo, evento religioso, perché si svolge in uno dei più celebri santuari d’Europa, e sociale, perché riunisce corali di diverse nazionalità, in un clima di fraternità”. La rassegna di quest’anno ospiterà 12 cori provenienti da diversi Paesi europei: Grecia, Ucraina, Polonia, Serbia, Russia, Bulgaria, Irlanda e Italia. Il coro polacco giunge da Czestokowa, e festeggerà il decennale del gemellaggio con Loreto. L’evento centrale della rassegna sarà, domani, l’esecuzione del Messia di Haendel e del Magnificat di Pergolesi da parte dell’orchestra filarmonica marchigiana e del Choir of Christ Church Cathedral di Dublino. Venerdì sarà invece la volta della nuova orchestra regionale delle Marche che si esibirà con Filippo Marchetti di camerino. (M.G.)

    inizio pagina

    24 Ore nel Mondo



    Iraq: ancora scontri a Bassora tra le truppe regolari e le milizie del leader radicale sciita, Al Sadr

    ◊   Cresce il bilancio delle vittime negli scontri di Bassora, in Iraq, tra le forze regolari e la milizia di Al Sadr. Sono 40 i morti nei combattimenti, i feriti circa 200. Intanto, il premier Al Maliki ha lanciato un ultimatum di 72 ore ai miliziani sciiti per deporre le armi mentre fonti ufficiali riferiscono di avere il pieno controllo di Bassora. Nella città, vige ancora il coprifuoco e la stessa misura è stata decisa anche per Nassiriya. Sono saliti a oltre 200 gli arresti nelle ultime 24 ore tra i guerriglieri dell’Esercito del Mahdi, il leader Al Sadr si è detto comunque disposto a nuovi negoziati a patto che le truppe regolari irachene lascino Bassora. In tutto il Paese però continua l’ondata di violenza, decine le vittime a Tikrit per un raid aereo americano contro posizioni di Al Qaeda, sette i civili uccisi a Baghdad in seguito a colpi di mortaio. Sul perché di questa nuova esplosione di violenza nel sud dell’Iraq, Giada Aquilino ha intervistato il giornalista iracheno sciita, Latif Al Saadi, da anni in Italia:


    R. - Bassora è diventata un centro di criminalità che minaccia non soltanto il futuro della città - dove vivono circa due milioni di persone - ma anche tutto il processo politico dell’intero Iraq. E questo perché è in crescita la lotta per il potere fra diversi gruppi: non solo quello di Al-Sadr, ma pure tra altri partiti che sono stati creati, appoggiati e sostenuti materialmente ed economicamente dal regime iraniano. Bassora è diventata teatro di lotta particolarmente nel settore del petrolio, tra gruppi armati che fanno contrabbando di greggio iracheno. Finora sono stati persi circa 8 miliardi di dollari per questi traffici.

     
    D. - E’ possibile che si torni ad una tregua, come successe nell’agosto scorso?

     
    R. - Credo che la situazione in Iraq sia arrivata ad un punto in cui la gente aspetta solo la stabilità politica. Il processo in tal senso è bloccato. Spero si possa arrivare ad una tregua. Credo che il parlamento sia disposto ad intervenire, come ha fatto nei giorni scorsi in altre zone del Paese, dove si è riusciti a scongiurare un conflitto fra polizia irachena e gruppi vicini ad Al Sadr.

    Tibet
    Il governo cinese ha reagito all’eventualità di una visita del Dalai Lama in Francia ribadendo la propria assoluta contrarietà a qualsiasi apertura da parte di Stati terzi nei confronti del leader spirituale dei buddisti tibetani. All’indomani delle dichiarazioni del presidente Nicolas Sarkozy, che ha detto di non escludere il boicottaggio delle Olimpiadi, l’esecutivo di Pechino si è inoltre dichiarato contrario ad un incontro tra il Dalai Lama e le autorità francesi. Nelle relazioni tra Cina ed Europa si registrano, intanto, nuovi motivi di frizione sulla questione del Tibet. Il nostro servizio:


    In Europa, si levano nuove voci che chiedono di non escludere un boicottaggio delle Olimpiadi di Pechino: oltre a Sarkozy, questa ipotesi è stata ventilata anche dal vicepremier belga. Il presidente della Commissione Europea, Josè Manuel Barroso, si è detto invece contrario al boicottaggio ed ha esortato i Paesi dell’Unione Europea ad adottare una “posizione comune” sulla questione del Tibet. E’ poi scoppiata una bufera diplomatica tra Cina e Regno Unito dopo la pubblicazione, sul quotidiano britannico Sunday Times, di un editoriale nel quale le Olimpiadi di Pechino sono paragonate a quelle di Berlino del 1936, organizzate dalla Germania nazista di Adolf Hitler. Per l’esecutivo cinese, l’accostamento è un “insulto alle nazioni di tutto il mondo”. In questo clima, l’agenzia ufficiale cinese ha comunque annunciato che una delegazione di 26 giornalisti di 19 testate di tutto il mondo è partita oggi da Pechino per la regione himalayana. Il viaggio, organizzato dal Consiglio di Stato cinese, prevede anche la visita di Lhasa, vietata ai giornalisti stranieri subito dopo lo scoppio delle prime proteste. Al momento, sono scarse le notizie sulla situazione nella capitale tibetana. Un’associazione dei tibetani in esilio ha reso noto che in diversi monasteri della città mancano acqua e cibo. A causa di questo perdurante isolamento, un monaco sarebbe anche morto di fame in un monastero circondato dai militari sin dallo scorso 14 marzo. Fonti ufficiali cinesi hanno rivelato infine che il bilancio delle proteste è di 22 morti. Per il governo tibetano in esilio, invece, le vittime sono almeno 140. I dimostranti tibetani arrestati - riferiscono infine fonti ufficiali cinesi - sono complessivamente più di 940.

    Francia-GB
    Il presidente francese, Nicolas Sarkozy, arrivato in tarda mattinata a Londra, ha auspicato una “nuova fratellanza franco-britannica”. Sarkozy ha confermato che la Francia invierà nuove truppe in Afghanistan e ha lanciato un appello al Regno Unito affinché partecipi “dall'interno” alla costruzione europea. I governi di Parigi e Londra in quanto potenze nucleari - ha aggiunto il capo di Stato francese - devono “lavorare insieme” nel Consiglio di Sicurezza dell’ONU come partner che condividono “la stessa visione di riforma delle istituzioni internazionali”. Nel Regno Unito si registrano, intanto, importanti novità sul versante nucleare: il governo britannico presenterà oggi un piano per la sostituzione delle 23 centrali atomiche con impianti nuovi. Il progetto prevede un investimento di circa 20 miliardi di sterline (circa 25 miliardi di euro) e la creazione di 100 mila posti di lavoro.

    Afghanistan
    Nel sud dell’Afghanistan, almeno 8 civili sono rimasti uccisi in seguito ad un attentato dinamitardo. Al momento, l’azione non è stata rivendicata.

    Libano
    Tensione tra Libano e Siria dopo la decisione di Beirut di non partecipare al vertice della Lega Araba che si terrà a Damasco venerdì e sabato prossimi - una riunione disertata da molti Paesi dell’area. In mattinata, l’Egitto ha annunciato che invierà una delegazione di basso profilo. A motivare questo atteggiamento, la paralisi istituzionale libanese: dalla fine di novembre scorso il Paese, infatti, è senza presidente per la contrapposizione tra la maggioranza parlamentare antisiriana, sostenuta dagli USA e dall'Arabia Saudita, e l'opposizione guidata dal movimento sciita Hezbollah, appoggiato da Iran e Siria.

    Medio Oriente
    In serata, il ministro della Difesa israeliano, Barak, illustrerà al premier palestinese, Fayad, una serie di misure distensive che dovrebbero migliorare la capacità di controllo della Cisgiordania da parte dell’Autorità nazionale palestinese (ANP). Tra queste, la presenza di circa 600 agenti di polizia palestinesi a Jenin. Intanto, sul terreno prosegue la violenza: un civile israeliano è rimasto ferito per i colpi sparati da estremisti palestinesi dalla Striscia di Gaza contro un kibbutz. Sempre da Gaza, tre nuovi razzi sono stati lanciati oggi all'indirizzo di Israele: non si registrano vittime.

    Egitto-USA
    Gli Stati Uniti hanno ammesso, dopo averla smentita per due giorni, la sparatoria nel Canale di Suez costata la vita ad un commerciante egiziano che si stava avvicinando ad un mercantile americano nonostante l’alt intimato. L'intento era di vendere qualche oggetto ai membri dell’equipaggio. Già 8 anni fa si verificò un episodio simile: allora una barca saltò in aria uccidendo 17 marinai. L’attacco fu rivendicato da Al Qaeda.

    Banca Centrale Europea
    Restano elevati i rischi per l'inflazione nell'area euro. A sottolinearlo, il presidente della Banca centrale europea, Jean-Claude Trichet, nel corso di un’audizione all’Europarlamento. Trichet ha anche aggiunto che il periodo di inflazione elevata durerà più a lungo di quanto previsto. “La priorità - ha detto - è la stabilità dei prezzi”.
     
    Corea del Nord
    In Corea del Nord, oltre 10 mila donne hanno manifestato nella città portuale di Chongjin, per chiedere il ripristino del razionamento dei generi alimentari, sospeso nella provincia di Hwanghe sud. Lo ha reso noto l’organizzazione non governativa coreana "Good Friends", aggiungendo che la protesta era anche indirizzata contro le autorità del Paese che contrastano il commercio illegale dei prodotti alimentari. La stessa ONG ha denunciato l'esecuzione di 13 donne e tre uomini, condannati a morte per aver varcato la frontiera con la Cina per procurarsi dei viveri.

    Norvegia-crollo palazzo
    In Norvegia, è crollato un palazzo e almeno 5 persone sono disperse. Secondo le prime ipotesi, a provocare la disgrazia sarebbe stato il cedimento della collina a ridosso della quale si trovava l’edificio.(Panoramica internazionale a cura di Amedeo Lomonaco e Benedetta Capelli)


    Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LII no. 86

     
    E' possibile ricevere gratuitamente, via posta elettronica, l'edizione quotidiana del Bollettino del Radiogiornale. La richiesta può essere effettuata sulla home page del sito www.radiovaticana.va/italiano.

    inizio pagina