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Sommario del 25/03/2008

Il Papa e la Santa Sede

  • Benedetto XVI celebrerà il 2 aprile a San Pietro una Messa in memoria di Giovanni Paolo II. Il cardinale Saraiva Martíns: molta gente, ma anche il dicastero vaticano delle Cause dei Santi, vuole vedere presto Papa Wojtyla sugli altari
  • Nomina
  • Un segnale positivo per il dialogo tra cattolici e ortodossi: così, l’arcivescovo Paolo Pezzi definisce la traduzione in russo della “Spe salvi”, presentata oggi pomeriggio a Mosca
  • Oggi su "L'Osservatore Romano"
  • Oggi in Primo Piano

  • La difficile coabitazione politica ai vertici del Pakistan, tra il presidente Musharraf e il nuovo premier, Gilani, del partito di Benazir Bhutto
  • Il Centro Don Orione di Roma celebra i 100 anni di attività missionaria e caritativa con una Messa nella parrocchia di "Ognissanti". Intervista col parroco, don Ascenzo
  • Difficoltà e sforzi di integrazione per gli immigrati di Roma, "fotografati" dal recente Rapporto della Caritas capitolina. Intervista con mons. Guerino Di Tora
  • La mostra sul celebre pittore francese, Pierre Auguste Renoir, al Vittoriano: 130 opere da tutto il mondo fino alla fine di giugno
  • Chiesa e Società

  • Don Pascual Chávez Villanueva confermato Rettor Maggiore dei Salesiani per altri sei anni
  • Appello del PAM per raccogliere 500 milioni di dollari per coprire gli aumenti straordinari dei costi dei prodotti alimentari da destinare ai più poveri
  • Pechino, in violazione del veto ONU, venderebbe armi al Sudan in cambio petrolio. Lo denuncia un documentato rapporto di Human Rights First
  • Dal 9 al 13 aprile, a Perugia, giornalisti a confronto da tutto il mondo sui grandi temi della comunicazione e dell’informazione su stampa, radio, tv, internet
  • Consiglio d'Europa: il premio "Nord-Sud" a Kofi Annan e Simone Veil
  • Corea del Sud: la nascita della prima Università di bioetica di tutta l'Asia per combattere la "cultura della morte"
  • Presentato in anteprima ad Arlington, nell’Università del Texas, il documentario dedicato a suor Dorothy Mae Stang, assasinata in Brasile nel 2005
  • "Festa della Pace", a Roma domenica 6 aprile, promossa dalla Caritas diocesana per il reinserimento dei bambini-soldato nella Repubblica Democratica del Congo
  • Aperte ieri a Como le celebrazioni per il centenario della professione religiosa del Beato don Guanella
  • Riconosciute le “virtù eroiche” del sacerdote calabrese don Francesco Mottola. Il 28 marzo cerimonia solenne a Tropea presieduta dal cardinale José Saraiva Martins
  • Da domani a venerdì 28 marzo, si terrà la 55.ma Assemblea dell’Unione superiore maggiori d’Italia (USMI)
  • Incontro, il 27 marzo a Milano, presso l'Istituto Suore di Carità di Maria Bambina sull'assistenza interreligiosa negli ospedali
  • 24 Ore nel Mondo

  • In Iraq, il capo della milizia sciita minaccia una rivolta civile se non termineranno gli attacchi contro i propri guerriglieri
  • Il Papa e la Santa Sede



    Benedetto XVI celebrerà il 2 aprile a San Pietro una Messa in memoria di Giovanni Paolo II. Il cardinale Saraiva Martíns: molta gente, ma anche il dicastero vaticano delle Cause dei Santi, vuole vedere presto Papa Wojtyla sugli altari

    ◊   Il 2 aprile 2008 ricorre il terzo anniversario della morte del Servo di Dio Giovanni Paolo II e in quello stesso giorno, alle 10.30, Benedetto XVI presiederà la Santa Messa sul sagrato della Basilica Vaticana.  Il 28 aprile 2005, il Papa concesse la dispensa dal tempo di cinque anni di attesa dopo la morte, per l'inizio della Causa di beatificazione e canonizzazione di Papa Wojtyla. Nell’aprile 2007, a due anni dalla morte di Giovanni Paolo II, nella basilica di San Giovanni in Laterano, il cardinale Camillo Ruini dichiarò conclusa la prima fase diocesana del processo di Beatificazione di Giovanni Paolo II, consegnando le risultanze al competente dicastero vaticano. Luca Collodi ha chiesto al cardinale José Saraiva Martíns, prefetto della Congregazione delle Cause dei Santi, a che punto è la "fase romana" del processo che mira a portare Giovanni Paolo II agli onori degli altari:


    R. - Tutti noi ricordiamo il giorno del funerale di Papa Wojtyla, ricordiamo quel “Santo subito!”. Quella espressione, quel grido in piazza San Pietro esprimeva bene il modo di pensare della gente: voleva dire che Giovanni Paolo II veramente godeva di una vera fama di santità tra i fedeli e questo sappiamo bene che è fondamentale in un processo di Beatificazione. Se non ci fosse questa fama di santità, non si potrebbe nemmeno iniziare una Causa di beatificazione. Per quanto riguarda lo stato attuale del processo la Beatificazione di Giovanni Paolo II, ogni iter di questo tipo ha due fasi fondamentali: una diocesana, locale, e un’altra che noi chiamiamo “romana”, a livello di Santa Sede. La fase diocesana è stata chiusa il 2 aprile dell’anno scorso. Appena chiusa la fase diocesana si è aperta subito, senza perdere tempo, la fase romana con la consegna ufficiale di tutta la documentazione raccolta nella fase diocesana al mio dicastero.

     
    D. - Eminenza, quali saranno i tempi per chiamare "Beato" Giovanni Paolo II?

     
    R. - Una volta ricevuta questa documentazione, noi abbiamo subito provveduto all’approvazione di un postulatore per la fase romana che è lo stesso postulatore che aveva agito per la fase diocesana. Abbiamo nominato anche un relatore sotto la guida del quale il postulatore deve elaborare la cosiddetta positio, cioè la raccolta di tutti i documenti organizzati in modo sistematico e organico. Questa positio viene stampata dopo ed è questa stessa documentazione che verrà studiata dai vari organi collegiali del dicastero. In questo momento, dunque, è il postulatore della Causa beatificazione di Giovanni Paolo II che sta elaborando la positio, cioè quel volume o volumi, non so quanti saranno, che poi saranno consegnati al dicastero. Quindi, non dipende dal dicastero, ma dal tempo che impiegherà il postulatore per finire il suo lavoro. Non so quanti mesi, se un anno… non lo so io e forse nemmeno lui. La cosa che posso garantire è che appena noi avremo la positio la studieremo subito senza perdere tempo, perché certamente il dicastero desidera che Giovanni Paolo II arrivi quanto prima agli altari e lo si possa chiamare “Beato” e così rispondere al grido di piazza San Pietro: “Santo subito!”.

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    Nomina

    ◊   In Nigeria, Benedetto XVI ha accettato la rinuncia al governo pastorale della diocesi di Orlu, presentata per raggiunti limiti di età da mons. Gregory O. Ochiagha. Al suo posto, il Papa ha nominato il sacerdote Augustine Tochukwu Ukwuoma, parroco di St. Teresa Church a Uli. Il neo presule, 54 anni, ha studiato Filosofia presso il Seminario di San Giuseppe in Ikot-Ekpene ed ha completato gli studi di Teologia presso il Bigard Memorial Seminary di Enugu. Ordinato sacerdote, ha ricoperto, fra gli altri, gli incarichi di parroco, di amministratore della Cattedrale di Orlu, ed ha effettuato studi per il Dottorato in Clinical Mental Health Counselling presso l’Università di Akron, Ohio, Stati Uniti. Inoltre, mons. Ochiagha insegna part-time nel Seminario maggiore “Seat of Wisdom” di Owerri, ed è preside del Silver Jubilee Souvenir Committee di Orlu.

    La diocesi di Orlu (1980) è suffraganea dell'Arcidiocesi di Owerri. Ha una superficie di 929 kmq, con 908 mila abitanti, dei quali 568 mila cattolici, distribuiti in 114 parrocchie, con 252 sacerdoti, 48 fratelli religiosi, 213 seminaristi diocesani, 21 seminaristi religiosi e 119 religiose.

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    Un segnale positivo per il dialogo tra cattolici e ortodossi: così, l’arcivescovo Paolo Pezzi definisce la traduzione in russo della “Spe salvi”, presentata oggi pomeriggio a Mosca

    ◊   “Nessun passo indietro”, giacché “l’incontro non è stato mai fissato”: è quanto affermato dall’arcivescovo della Madre di Dio a Mosca, mons. Paolo Pezzi - all’agenzia SIR - a proposito della notizia diffusa da alcuni giornali sull’annullamento di un incontro con il Patriarca ortodosso, Alessio II. Mons. Pezzi sottolinea, anzi, che il Patriarca di Mosca e di tutte le Russie ha inviato un messaggio per la Pasqua a Benedetto XVI, segno di “comunione” cristiana. E un segnale positivo in questa direzione è la presentazione della traduzione russa della Spe salvi. La seconda Enciclica di Benedetto XVI verrà presentata oggi pomeriggio al Centro culturale “Biblioteca dello Spirito” di Mosca dallo stesso mons. Paolo Pezzi e da padre Vladimir Shmalij, segretario della Commissione teologica sinodale del Patriarcato. Sul significato dell’evento, Alessandro Gisotti ha intervistato lo stesso arcivescovo Pezzi:
     
    R. - Gli organizzatori - mi sembra felicemente - hanno preso la decisione di poter fare questa presentazione a due voci. Ci sarà una mia introduzione - e il mio intento è quello di poter provocare il desiderio di leggere, di conoscere questa Enciclica - e una seconda voce, che sarà quella di padre Vladimir Shmalij, che svolgerà un intervento su come l’Enciclica è stata accolta in ambito ortodosso e quali reazioni ci sono state.

     
    D. - Dopo “Introduzione al cristianesimo”, opera fondamentale di Joseph Ratzinger, la Spe salvi in russo: quale attenzione, quale interesse desta il Magistero di Benedetto XVI in Russia?

     
    R. - Il primo è un interesse accademico esistenziale. La parola di questo Papa, il pensiero di questo Papa, è un pensiero originale, ma che non interpreta in modo distante dal filone della tradizione il contenuto del cristianesimo. Questo è un punto molto interessante per la riflessione che viene fatta all’interno della Chiesa ortodossa. Cioè, un pensiero - per dirlo in altre parole - che tende a rendere presente nell’oggi il contenuto della tradizione. Il secondo aspetto, il secondo filone che lo rende a mio parere interessante, è che il Papa entra nel merito della preoccupazione dell’uomo d’oggi. Lo avevamo già visto nell’Enciclica Deus caritas est, in cui il Papa affronta la virtù teologica della carità dal punto di vista del bisogno che l’uomo di oggi ha di vivere la dimensione della carità.

     
    D. - Quanto la traduzione russa di Spe salvi può aiutare l’ecumenismo e il dialogo, l’amicizia tra cattolici e ortodossi in Russia?

     
    R. - Io penso che se il dialogo ecumenico non è un tema specifico dell’Enciclica, tale preoccupazione la si percepisce nell’Enciclica soprattutto in alcuni accenti dove viene affrontato il tema del Giudizio finale con lo sguardo alla necessaria purificazione, e quindi al Purgatorio, dopo la morte. Direi che l’aiuto allo svolgersi del dialogo ecumenico è, a mio parere, dato da questo tipo di iniziativa. Un documento, anche un documento importante come può essere in questo caso l’Enciclica, diventa oggetto di una riflessione e pure - perché no - di una reazione a quelli che ne sono i suoi contenuti. Ecco: mi sembra questo l’aspetto di maggiore aiuto e vedo positivamente questo genere di iniziative.

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    Oggi su "L'Osservatore Romano"

    ◊   Libertà religiosa e dialogo: in prima pagina, un commento del direttore su un avvenimento tanto singolare quanto solenne e gioioso, il battesimo amministrato dal Papa al giornalista di origine egiziana Magdi Allam, che lo ha ricevuto dopo una lunga ricerca personale. Un gesto, quello di Benedetto XVI, che afferma, in modo mite e chiaro, la libertà religiosa, la quale è anche libertà di cambiare religione.

    Nell’informazione internazionale rilievo all’Iraq: quattromila i soldati statunitensi uccisi dopo cinque anni di conflitto.

    L’intimo legame tra il battesimo e il martirio: in cultura, Fabrizio Bisconti sulle testimonianze archeologiche della liturgia del tempo pasquale.

    Juan Jose Ayan Calvo e Carmen Alvarez Alonso ricordano, a un anno dalla morte, mons. Eugenio Romero Pose, “il vescovo accademico che affascinava bambini e professori”.

    Una riflessione di Marta Lago sulle radici cristiane dell’Europa in uno scritto di mons. Romero Pose.

    Elisabetta Galeffi ripercorre le tappe del parziale restauro di Santa Croce a Firenze: dopo cinque anni, la notte di Pasqua, sono tornare a suonare le sei campane della basilica francescana.

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    Oggi in Primo Piano



    La difficile coabitazione politica ai vertici del Pakistan, tra il presidente Musharraf e il nuovo premier, Gilani, del partito di Benazir Bhutto

    ◊   Il nuovo primo ministro pakistano, Yousaf Raza Gilani, ha prestato oggi giuramento al palazzo presidenziale di Islamabad. Gilani, esponente del partito di Benazir Bhutto, era stato scelto ieri dal parlamento per guidare il governo pakistano dopo la vittoria della coalizione ostile a Musharraf nelle elezioni di un mese fa. Ma che tipo di coabitazione sarà quella tra Gilani e Musharraf? Salvatore Sabatino lo ha chiesto ad Andrea Carbonari, analista dei Paesi dell’Asia Meridionale della rivista di geopolitica "Equilibri.net":


    R. - Sarebbe indubbiamente una coabitazione problematica: Musharraf ha fatto chiaramente capire che, nonostante il fronte politico che l’appoggiava alle ultime elezioni sia stato sconfitto, lui intende governare per tutto il suo mandato, che è di cinque anni. Quindi, Musharraf userà tutti i poteri di cui dispone grazie alla Costituzione per rimanere al potere e bisognerà vedere, a questo punto, se la coalizione di cui Gilani è espressione sarà in grado di governare con il presidente, che farà di tutto per portare avanti il proprio disegno politico.

     
    D. - Gilani è un esponente del partito di Benazir Bhutto. Qual è l’eredità politica che ha lasciato la signora Bhutto al suo Paese?

     
    R. - Benazir Bhutto ha lasciato un’eredità che è alquanto controversa. Una leader estremamente popolare, tuttavia, le misure che lei ha realizzato in concreto per migliorare le condizioni delle classi popolari - che sono il principale bacino elettorale del partito - sono state sostanzialmente ininfluenti. La Bhutto, nei due periodi in cui è stata primo ministro, ha avuto una serie di vicissitudini - un po’ per azioni da parte di elementi esterni, un po’ per motivazioni interne - che hanno fatto sì che le politiche di riforme sociali da lei messe in campo non abbiano avuto gli effetti richiesti, e soprattutto che lei abbia cercato di realizzare poco rispetto alle promesse che aveva fatto.

     
    D. - E Gilani potrà, secondo lei, proseguire l’opera della signora Bhutto?

     
    R. - Attualmente, il partito di Benazir Bhutto è guidato nominalmente in tandem dal figlio Bilawal Bhutto Zardari e dal vedovo della Bhutto, Asif Ari Zardari. In realtà, è Zardari che guida il partito. Il figlio svolge solo un ruolo - diciamo - di “testimonial” dell’eredità della madre. Secondo una serie di analisti, Zardari, che non si è voluto presentare per una serie di motivi alle ultime elezioni, cercherà di concorrere a qualche elezione suppletiva per diventare parlamentare e così diventare primo ministro. C’è la possibilità che, in realtà, Gilani sia solo un premier a tempo, nell’attesa che il suo posto venga preso da Zardari. Bisognerà dunque valutare se una tale mossa politica verrà messa in atto da Zardari e pertanto la figura di Gilani appare gravata da alcuni handicap già al momento della sua elezione: lui stesso non è una figura di primo piano del partito, erano altri i candidati che sembravano emergere.

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    Il Centro Don Orione di Roma celebra i 100 anni di attività missionaria e caritativa con una Messa nella parrocchia di "Ognissanti". Intervista col parroco, don Ascenzo

    ◊   Un secolo fa, in una baraccopoli romana addossata alle Mura Aureliane, fuori porta San Giovanni, iniziava la sua missione un giovane sacerdote inviato tra quei poveri da Papa Pio X. Quel sacerdote, don Luigi Orione, sarebbe presto diventato un astro luminoso all'interno della Chiesa di tutto il mondo. Stasera, alle 19, in ricordo di quella "prima pietra" di solidarietà posta nel quartiere Appio di Roma, la parrocchia di "Ognissanti" e il Centro che porta il nome del Santo fondatore degli Orionini celebreranno l'anniversario con una Messa, presieduta da mons. Luigi Moretti, vicegerente della diocesi capitolina. Federico Piana ha parlato con il parroco di Ognissanti, don Antonio Ascenzo, dell'importanza di questo avvenimento:

     
    R. - E’ particolare sì, anche perchè è denso di memorie. C’è poi un evento che ha segnato non solamente l’inizio dell’attività pastorale fuori porta San Giovanni, ma ha dato anche l’inizio alla aggregazione di tanti immigrati che arrivavano qui da tante regioni di Italia. E così fuori delle Mura si radunava un grande numero di immigrati: quelli più poveri, quelli che non trovavano posto nella città, quelli che vivevano di espedienti e conducendo una vita molto difficile. E parlando di questa periferia, che allora veniva chiamata la “Patagonia di Roma”, Pio X disse a don Orione: “Preparati che ti mando in Patagonia!”. E così è iniziato questo lavoro bello dal punto di vista pastorale, ma anche - direi - sociale.

     
    D. - Dobbiamo dire che fu un’attività davvero enorme, perchè si trovò tra gente affamata, tra gente povera…

     
    R. - Sì, e abbiamo delle testimonianze bellissime di quei primi anni che parlano di una situazione molto delicata, perchè si trattava delle persone più bisognose, più disagiate. Ma c’erano difficoltà anche di carattere ambientale, perchè erano forti anche alcune associazioni estremiste, che certo non vedevano di buon occhio la presenza di preti e infatti - pare - che non venissero preti da queste parti. Invece, Pio X decise di puntare su preti - per così dire - "rotti" alla fatica, che si potessero imporre per una vita di fede e di carità a tutta prova

     
    D. - Dal 1908 ad oggi, molte le tappe fondamentali, tra le quali la nascita della parrocchia di Ognissanti…

     
    R. - Fu il Papa Pio X a scegliere il nome. Ne parlarono nel 1906, durante una memorabile udienza: don Orione stesso riporta questo dialogo in una lettera successiva, nel 1912. Don Orione scrive: “Il Papa parlò anche di un’opera assai importante e desideratissima da lui, da compiersi a Roma, fuori porta San Giovanni Laterano. Un’opera non solo di culto, ma comprendente tutto un lavoro pratico e di formazione cristiana per la gioventù e a bene religioso, morale e civile di una intera e considerevole popolazione". Fuori porta San Giovanni, ancora qualche anno fa - scrive don Orione, nel 1912 - non c’era alcuna chiesa aperta al culto, mentre la popolazione cresceva sempre di più. Un giorno, era il 9 dicembre 1906, il Santo Padre mi disse: “Sai che fuori porta San Giovanni si è come in Patagonia? Vedi, lì molti sono cristiani soltanto perchè da piccoli li hanno portati a battezzare in San Giovanni Laterano, ma nel resto c’è tutto da fare”.

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    Difficoltà e sforzi di integrazione per gli immigrati di Roma, "fotografati" dal recente Rapporto della Caritas capitolina. Intervista con mons. Guerino Di Tora

    ◊   Roma è al primo posto in Italia per numero di immigrati, con oltre 250 mila stranieri residenti. Lo certifica il quarto Rapporto sulle migrazioni pubblicato, pubblicato di recente e promosso dalla Caritas diocesana della capitale, insieme con la Camera di commercio. Degli immigrati europei, i più numerosi sono i romeni e i polacchi, mentre tra gli stranieri di cittadinanza asiatica il primato spetta ai cinesi. Ma oltre ai numeri, si può parlare di realtà integrate nel tessuto sociale? Al microfono di Emanuela Campanile, risponde mons. Guerino Di Tora, direttore della Caritas di Roma:


    R. - Certamente, il discorso di integrazione è un processo lento e continuativo. Quindi, più che parlare di stile di vita "parallelo", c’è una ricerca il più delle volte di adattamento, data anche dalle problematiche che queste persone devono affrontare: come per i romani, c’è per gli immigrati il problema del lavoro, il problema della casa... Per molti, si assiste al fenomeno di un lavoro trovato con una certa facilità, poiché tanti lavori che non vengono più fatti - anche di artigianato, eccetera - trovano gli stranieri più disponibili a impegnarvisi. Non trovano, però, con eguale facilità l’alloggio, che li costringe ad adattarsi. D'altra parte, mi pare di notare un forte attaccamento alla propria esperienza religiosa. Non per niente, a Roma abbiamo 233 luoghi di culto per immigrati, per stranieri, sia cattolici, sia ortodossi, sia protestanti, sia di altre religioni non cristiane. C’è un qualcosa che lentamente porta ad un senso di integrazione tra culture diverse che vengono ad unirsi, a prendere gli elementi positivi che si trovano nell'une e nelle altre. E’ certamente un processo che non si realizza in poco tempo. Ma Roma è una città sia solidale che ospitale e quindi questo processo, secondo me, è anche maggiormente facilitato.

     
    D. - Nella relazione lei - la cito testualmente - ha raccomandato di prendere in mano "con orgoglio" questo volume da voi avete presentato. Perché?

     
    R. - Perché non è semplicemente un discorso di cifre, di statistiche, ma riguarda il presentare la situazione reale - oggi, di Roma - e dunque delle diverse popolazioni che cercano di integrarsi, che hanno delle loro peculiarità. Non si è trattato di mettere insieme tante cose diverse, ma di trovare una forma di integrazione fra di esse in una sintesi veramente bella, che fa di questo volume un qualcosa di utilissimo per poter conoscere questa realtà. L’immigrazione non è più semplicemente un fatto accessorio o emergenziale. E’ un fatto strutturale della nostra società, e quindi va visto in questo contesto.

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    La mostra sul celebre pittore francese, Pierre Auguste Renoir, al Vittoriano: 130 opere da tutto il mondo fino alla fine di giugno

    ◊   Renoir torna a Roma. Oltre 130 opere da musei e collezioni di tutto il mondo compongono la mostra al Complesso del Vittoriano dall’8 marzo al 29 giugno, intitolata “Renoir. La maturità tra classico e moderno”. L’esposizione ripercorre gli sviluppi della pittura di un grande maestro che, partito dalla rivoluzione impressionista, dopo il viaggio in Italia approda ad esiti artistici che armonizzano tradizione e innovazione, passato e presente. Paolo Ondarza:


    (musica)

     
    Autunno 1881: dopo l’esaltante esperienza dell’impressionismo maturata negli anni Settanta del secolo, Pierre Auguste Renoir sente giunto a un vicolo cieco quel fremito che lo aveva ispirato fino a quel momento. Parte per l’Italia: Padova, Venezia, Roma, Napoli gli offrono presto ben più di quei nuovi stimoli che andava cercando: estasiato dal fascino di Pompei ed Ercolano, sedotto dalla grazia degli affreschi di Raffaello a Villa Farnesina così scrive al mercante d’arte parigino Durand Ruel: “Sono malato di ricerca. Non penso di liberarmi di questa mania. Non ho dipinto molto, ma credo di aver fatto progressi”. Così fu: il breve soggiorno nel Belpaese fu linfa per i seguenti 40 anni di attività in cui Renoir coniugò classico e moderno. Kathleen Adler, curatrice della mostra:

     
    “He wanted to explore...
    Quando venne in Italia volle esplorare il classicismo in chiave moderna. Se guardiamo i suoi ritratti, egli rappresenta spesso ragazze parigine, solari, molto moderne. Ma, nello stesso tempo, abbandona i canoni della modernità che avevano caratterizzato l’impressionismo”.
     
    “Se bisogna evitare di irrigidirsi nelle forme che abbiamo ereditato - scriveva Renoir - non bisogna pretendere, per amore del progresso, di staccarsi completamente dai secoli che ci hanno preceduto”. Il connubio classico moderno ha nelle tele del pittore uno stile inconfondibile, come conferma John House, presidente del comitato scientifico della mostra:

     
    “He found the way...
    Trovò il modo di conciliare classico e moderno nelle sue meravigliose opere: riprodusse sulla tela colori forti e figure monumentali”.

     
    130 opere prestate da musei e collezioni private di oltre 15 Paesi tra cui Giappone, Stati Uniti, Australia ed Egitto. Paesaggi, nature morte, figure di bambini, uomini e soprattutto donne. Tele di un pittore che fino alla vecchiaia, malato e limitato, seppe esprimere la gioia di vivere.
     
    (musica)

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    Chiesa e Società



    Don Pascual Chávez Villanueva confermato Rettor Maggiore dei Salesiani per altri sei anni

    ◊   Questa mattina i membri del Capitolo Generale dei Salesiani hanno confermato, al primo scrutinio, Don Pascual Chávez Villanueva come Rettore Maggiore dei Salesiani per il sessennio 2008-2014. Nato a Real de Catorce, nello Stato di San Luis Potosí in Messico, il 20 dicembre del 1947, Pascual Chávez Villanueva è stato allievo del “Colegio Mexico” nella città di Saltillo, dove si era trasferita la sua famiglia e qui, dopo aver conosciuto i Salesiani, maturò l’intenzione di seguire Don Bosco. Dopo aver frequentato il noviziato di Coacalco emise la prima professione religiosa salesiana il 16 agosto 1964 e nel 1970, a Guadalajara, quella perpetua. Sempre nella capitale dello stato di Jalisco ha ricevuto nel 1973 l’ordinazione sacerdotale. Docente e direttore dell’Istituto Teologico di San Pedro Tlaquepaque dal 1980 al 1988, è stato chiamato ad essere Ispettore dei salesiani del Messico-Guadalajara dal 1989 al 1994. Eletto nel 2002 Rettor Maggiore, nel suo primo sessennio Don Chávez ha sentito forte il bisogno di portare il carisma salesiano a livelli spirituali sempre più autentici e l’impegno salesiano sulle frontiere più bisognose dell'attuale società e cultura. Molto apprezzate le sue Lettere Circolari nelle quali, alternate a quelle di presentazione delle regioni in cui è suddivisa la Congregazione, ha offerto percorsi di riflessione e di approfondimento sui temi della Santità, Parola di Dio e Vita Religiosa. Don Chávez si è fatto premura, durante il suo primo mandato, di visitare tutte le Ispettorie e le Visitatorie della Congregazione facendosi portatore del sorriso e della speranza data da Don Bosco. Molti comuni si sono sentiti onorati di offrirgli la cittadinanza onoraria, tra questi quello di Capriglio, paese natale della Venerabile Mamma Margherita, madre di Don Bosco. La profonda convinzione per l’attualità e l’autenticità della Vita Consacrata lo hanno portato, dopo la nomina “ad quinquennium” da parte di Giovanni Paolo II a membro della Congregazione per gli Istituti di Vita Consacrata e le Società di Vita Apostolica, a lavorare con impegno per la Vita Religiosa. Dopo essere stato membro del consiglio esecutivo e della commissione teologica, è stato eletto nel novembre 2006 Presidente della Unione Superiori Generali. In qualità di Rettor Maggiore dei Salesiani ha partecipato alla V Conferenza Generale dell’Episcopato latino-americano e dei Caraibi celebratasi nel maggio 2007 ad Aparecida in Brasile. Al termine della domanda di rito e della risposta di Don Chávez, i salesiani capitolari hanno salutato e reso omaggio al Rettor Maggiore, confermato nel suo ruolo di IX successore di Don Bosco. Al saluto si sono uniti i salesiani della Casa Generalizia e le Figlie di Maria Ausiliatrice rappresentate da Madre Antonia Colombo e alcune consigliere. (A cura di Giovanni Peduto)

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    Appello del PAM per raccogliere 500 milioni di dollari per coprire gli aumenti straordinari dei costi dei prodotti alimentari da destinare ai più poveri

    ◊   Sos fame nel mondo: il Programma alimentare mondiale (PAM) ha lanciato un appello urgente ai Governi dei Paesi donatori per reperire 500 milioni di dollari. In una lettera, il direttore esecutivo del PAM Josette Sheeran, spiega che il 'boom' dei prezzi di prodotti alimentari e dei carburanti a livelli record ha portato ad un aumento del 55% dei costi per gli acquisti di cibo da destinare ai Paesi più poveri. Il PAM ricorda di aver già annunciato il 25 febbraio scorso il forte calo registrato nel potere di acquisto. "In tre settimane da quell'annuncio - aggiunge il direttore esecutivo del PAM - i prezzi alimentari sono saliti ancora del 20%, aumenti che non danno segnali di riassorbimento". "Sollecitiamo quindi i vostri Governi - prosegue la lettera - ad accantonare dei fondi di emergenza entro il 1° maggio per coprire i costi in aumento". (R.G.)

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    Pechino, in violazione del veto ONU, venderebbe armi al Sudan in cambio petrolio. Lo denuncia un documentato rapporto di Human Rights First

    ◊   Il 90% delle armi leggere acquistate dal Sudan - usate anche nella guerra del Darfur - sarebbero vendute dalla Cina, in violazione dell’embargo dell’ONU. Lo denuncia l’organizzazione per la tutela dei diritti umani “Human Rights First” (HRF), che ha stilato un dettagliato e documentato rapporto, citato dall’agenzia AsiaNews. Secondo lo studio nel periodo 2004/2006 mentre gli altri fornitori d’armi hanno grandemente diminuito le vendite, Pechino ha ceduto armi per 55 milioni di dollari, divenendo il fornitore quasi esclusivo del Sudan, che paga in petrolio. Negli anni scorsi Pechino ha prima negato qualsiasi vendita di armi allo Stato africano, poi ha dichiarato che ne vende meno di altri Paesi e che, comunque, le sue armi non sono usate per il genocidio nel Darfur. Le attività della Cina in Sudan servono anzitutto a sviluppare le infrastrutture necessarie per estrarre e trasportare il petrolio: pozzi, oleodotti, raffinerie, ma anche strade e strutture portuali. Nel 2000, prima della crisi nel Darfur, il Sudan produceva petrolio per 1,2 miliardi di dollari, nel 2006 è arrivato a 4,7 miliardi. Vendendo più petrolio, il Governo di Khartoum può acquistare più armi: dal 1999 al 2005 l’acquisto di armi è cresciuto di 680 volte. La Cina fornisce al Sudan anche esperti militari e sostiene la produzione di armi e di veicoli militari, anche tramite ditte specializzate e con l’invio di ingegneri e specialisti. Il rapporto di HRF conclude che “se la Cina vuole davvero la pace nel Darfur, deve anzitutto fermare la vendita di armi”. (R.G.)

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    Dal 9 al 13 aprile, a Perugia, giornalisti a confronto da tutto il mondo sui grandi temi della comunicazione e dell’informazione su stampa, radio, tv, internet

    ◊   Giornalisti a confronto da tutto il mondo sui grandi temi dell'informazione per i cinque giorni del Festival internazionale del giornalismo che si svolgerà a Perugia dal 9 al 13 aprile. L'iniziativa è organizzata in collaborazione con World Editors Forum, European Journalism Observatory, Columbia University Graduate School of Journalism di New York, Information Safety and Freedom, Reporter Sans Frontieres, Scuola di Giornalismo Radio Televisivo di Perugia, Associazione Articolo 21, Associazione Giornalisti Scuola di Perugia. Sarà la Lectio magistralis di Eugenio Scalfari ad aprire l'edizione 2008, mercoledì 9 aprile al Rettorato dell'Università degli Studi. Nel complesso sono in programma circa 50 eventi, tutti ad ingresso libero, tra dibattiti, interviste, workshop, mostre, proiezioni di documentari e presentazioni di libri che coinvolgeranno oltre 150 ospiti italiani e stranieri. A confronto Carl Bernstein, “Premio Pulitzer” insieme a Bob Woodward per l'inchiesta sul Watergate, ed Alastair Campbell consulente di comunicazione dell'allora Primo Ministro britannico Tony Blair, che ha contribuito in modo incisivo al cambiamento radicale del rapporto tra stampa e potere politico negli ultimi 10 anni. "Giornalisti e politici: chi condiziona chi?" E' invece il tema dell'incontro con il direttore de “La Repubblica” Ezio Mauro ed Angelo Agostini direttore della rivista “I Problemi dell'Informazione”. Peter Gomez e Duilio Giammaria parleranno di giornalismo investigativo con Peter Eisner del “Washington Post” e Knut Royce, tre volte vincitore del “Premio Pulitzer”. "Diritti umani, democrazia, libertà di stampa" è il tema che Robert Menard, fondatore e Segretario generale di “Reporters sans Frontieres” tratterà con Cai Chongguo, blogger dissidente cinese, Ahmad Zeidane Bichara giornalista del Ciad, ora rifugiato politico in Francia, Jeta Xharra direttrice del “Balkan Investigative Reporting Network” in Kosovo ed Enzo Nucci, corrispondente RAI da Nairobi. Su questioni di grande attualità come energia ed ambiente, interverranno Fred Pearce del “New Scientist”, Michael Specter del “New Yorker”, Eric Laurent de “Le Figaro”, Edward McBride esperto di energia ed ambiente dell'“Economist”, Lucio Caracciolo direttore della rivista di geopolitica “Limes”, Fulvio Conti amministratore delegato ENEL, Mario Tozzi geologo e primo ricercatore del CNR. "Dalla carta stampata ad Internet, come è cambiata l'informazione economica negli ultimi anni": ne discuteranno tra gli altri Gad Lerner giornalista e conduttore de “L'infedele” su La7, Volker Wolff professore di giornalismo alla “Johannes Gutenberg University” del Mainz, il sociologo e editorialista de “II Sole 24 Ore” Aldo Bonomi. Si parlerà anche del futuro dei giornali di carta e di come sono cambiate le modalità di accesso alla professione, di informazione ai tempi di guerra, della problematica delle nuove armi e delle nuove regole della guerra, delle nuove tecnologie che stanno trasformando il mondo delle agenzie di stampa. "Anche la satira fa informazione": grandi firme discuteranno del ruolo della satira e se debba o meno avere dei limiti: Emilio Giannelli storico disegnatore satirico italiano del “Corriere della Sera”, Michael Heath vignettista del settimanale satirico inglese “Private Eye”, Enrico Vaime giornalista e scrittore e Philippe Val direttore del settimanale satirico francese “Charlie Hebdo”. (R.G.)

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    Consiglio d'Europa: il premio "Nord-Sud" a Kofi Annan e Simone Veil

    ◊   L’ex segretario generale dell'Onu, Kofi Annan e il primo presidente del Parlamento europeo eletto a suffragio universale, Simone Veil, sono stati designati vincitori del premio “Nord-Sud”, assegnato dal 1995 dal Consiglio d’Europa con l’intento di tutelare i diritti umani e sviluppare le relazioni tra Europa settentrionale e meridionale. La premiazione si svolgerà a Lisbona il 1° aprile, riferisce l'Agenzia Sir. La motivazione del riconoscimento viene da Claude Frey, presidente del Centro Nord-Sud: “Queste due eccezionali personalità riceveranno il premio per il loro incessante e coraggioso lavoro nell’ambito dei diritti umani, in tutto il mondo”. “I loro sforzi per sensibilizzare l’opinione pubblica alla violazione dei diritti umani e aiutare le vittime delle ingiustizie, rappresentano un esempio ispiratore per l’impegno e la responsabilità sociale”. Nelle motivazioni si legge fra l’altro che il ghanese Kofi Annan, settimo segretario Onu, “ha promosso la collaborazione tra le Nazioni Unite e il mondo intero, cercando di instaurare legami profondi con la società civile, il settore privato e altri partner”. La francese Simone Veil è invece definita “uno dei principali leader politici e attivista nell’ambito dei diritti umani, sopravvissuta ai campi di concentramento nel periodo nazista”. (R.P.)

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    Corea del Sud: la nascita della prima Università di bioetica di tutta l'Asia per combattere la "cultura della morte"

    ◊   Un’università che possa formare “studenti dalla mentalità nuova, in grado di combattere la cultura della morte e proclamare la buona novella della vita alla luce dei principi cattolici, che impongono il rispetto degli esseri umani e della loro dignità”. E’ questo, secondo il card. Cheong, lo scopo principale della nuova Università cattolica per la vita, inaugurata con una messa solenne nei giorni scorsi. La cerimonia, riferisce l'Agenzia AsiaNews, è stata guidata dal porporato, arcivescovo di Seoul e presidente della Fondazione per l’educazione cattolica, davanti a circa mille fedeli. Nel corso della sua omelia, il card. Cheong ha detto: “Spero che questa nuova scuola possa aiutare il rispetto per la persona e per la dignità dell’uomo, l’unica arma contro la cultura della morte”. Citando l’enciclica Evangelium Vitae del defunto Giovanni Paolo II, il presule ha aggiunto: “E’ una necessità urgente, per tutta la Chiesa, proclamare la buona novella della vita e promuovere il rispetto per la persona. Questo è ancora più vero qui in Corea, dove il tasso di aborti ha raggiunto un livello record nel mondo e dove non nascono più bambini”. L’Università è la prima del suo genere in Asia. Fra i suoi corsi vi sono specializzazioni in bioetica e cultura della vita, oltre a quelli di ricerca genetica e sostegno alla natalità. Il primo preside, padre Remigio Lee Dong-ik, si augura che l'Università "possa contribuire a formare esperti in bioetica che, con spirito cattolico, possano creare una nuova società orientata verso la vita”. (R.P.)

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    Presentato in anteprima ad Arlington, nell’Università del Texas, il documentario dedicato a suor Dorothy Mae Stang, assasinata in Brasile nel 2005

    ◊   “They Killed Sister Dorothy”, “Hanno ucciso suor Dorothy”, è il titolo del documentario di Daniel Junge - di cui riferisce l’agenzia Misna - presentato ieri sera in anteprima nel campus di Arlington della University of Texas, in coincidenza con la Giornata dei missionari martiri. Il docu-film, in gran parte girato in Brasile, racconta la storia di suor Irmã Dorothy Mae Stang, assassinata da sicari di latifondisti brasiliani ad Anapu, centro amazzonico nello Stato del Parà, nel febbraio del 2005. La pellicola, che presenta materiali inediti, include sequenze del processo ai responsabili oltre ad interviste di suor Dorothy. Commenti positivi sulla stampa locale ha riscosso il documentario, narrato dalla voce fuori campo di Martin Sheen, l’attore americano di origine ispano-irlandese noto per i suoi ruoli in film come “Apocalypse now” e “Tutti gli uomini del presidente”. Si teme però che la scottante e drammatica vicenda documentata possa scoraggiare la distribuzione del film. (R.G.)

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    "Festa della Pace", a Roma domenica 6 aprile, promossa dalla Caritas diocesana per il reinserimento dei bambini-soldato nella Repubblica Democratica del Congo

    ◊   E' giunta alla quarta edizione la "Festa per la Pace” , organizzata dalla Caritas diocesana di Roma, in favore dei bambini-soldato della Repubblica Democratica del Congo. L'iniziativa, che nel titolo - “Lasciateci in pace! Siamo bambini - riecheggia il dolore dei piccoli africani costretti ad imbracciare le armi, si svolgerà domenica 6 aprile all'Alpheus di Roma. Ai momenti di sensibilizzazione in favore della smobilitazione dei bambini soldato - riferisce il Sir - si alterneranno spazi dedicati alla ricreazione e alla musica dal vivo. Dal 1996 la Repubblica Democratica del Congo è teatro di conflitti armati che vedono i bambini vittime di sopraffazioni, violenze e torture. In loro sostegno la Caritas di Goma, nel Nord Kivu, ha avviato "Centri di transito ed orientamento" che possano consentirne la smobilitazione e il reinserimento sociale. La sezione romana dell’organizzazione umanitaria internazionale, sostiene il lavoro dei centri tramite l'accoglienza dei bambini, l'assistenza sanitaria, attività educative, ricreative e ricongiungimenti familiari. Dal 2004 al 2007 sono stati accolti e curati 2.197 bambini soldato, reinseriti nelle famiglie 2.115 e nel sistema scolastico 840. Si stima che nel mondo ci siano circa 300 mila bambini soldato. (C.D.L.)

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    Aperte ieri a Como le celebrazioni per il centenario della professione religiosa del Beato don Guanella

    ◊   “Un grazie per un passato carico di futuro; un grazie che diventa responsabilità di tutti, perché facendo memoria delle origini, possiamo vivere il dono ricevuto con animo e ardore rinnovati”: così don Alfonso Crippa, superiore generale dell’Opera Don Guanella – Congregazione dei Servi della Carità, ha aperto ieri pomeriggio nel Santuario del Sacro Cuore a Como, le celebrazioni per il centenario della professione religiosa del fondatore. Il 24 marzo 1908, infatti - riferisce l'Agenzia Sir - nello stesso santuario, don Luigi Guanella emetteva con dieci suoi sacerdoti (altri sei lo faranno pochi giorni dopo a Milano) la professione religiosa, dando così origine alla Congregazione dei Servi della Carità. Il “Centenario guanelliano” che si è aperto ieri con la celebrazione solenne presieduta dal superiore generale alla presenza delle due congregazioni - i Servi della Carità e le Figlie di santa Maria della Provvidenza -, della Famiglia dei cooperatori e del Movimento laicale guanelliano, si concluderà il 22 marzo 2009 a Roma, nella basilica di San Giuseppe al Trionfale. Diversi gli eventi in calendario: tra questi il “pellegrinaggio guanelliano” in Terra Santa (21 aprile-3 maggio) e un convegno storico in programma il 7 giugno a Como con l’inaugurazione del Museo don Luigi Guanella alla presenza del vescovo, mons. Diego Coletti. Luigi Guanella, nato a Fraciscio (Valchiavenna-Sondrio) il 19 dicembre 1942 e morto a Como il 24 ottobre 1915, è stato proclamato beato da Paolo VI il 25 ottobre 1964. (R.P.)

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    Riconosciute le “virtù eroiche” del sacerdote calabrese don Francesco Mottola. Il 28 marzo cerimonia solenne a Tropea presieduta dal cardinale José Saraiva Martins

    ◊   “E' un dono grande, un richiamo anche per noi a seguire con più radicalità il Signore sulle strade della santità". Così mons. Luigi Renzo, vescovo di Mileto-Nicotera-Tropea, ricorda la figura di don Francesco Mottola, sacerdote calabrese, fondatore della famiglia degli Oblati e delle Oblate del Sacro Cuore, per cui prosegue la causa di beatificazione. Lo scorso 17 dicembre - riferisce l'Agenzia Sir - Papa Benedetto XVI ha firmato il decreto di riconoscimento delle virtù eroiche. Un atto che sarà solennizzato venerdì prossimo a Tropea, città natale del sacerdote, alla presenza del cardinale José Saraiva Martins, prefetto della Congregazione delle cause dei Santi. Un “apostolo della carità - spiega ancora mons. Renzo - che ha saputo vivere nella sofferenza, l'attesa della risurrezione e che ci è di monito e di richiamo alla speranza, pur nei disagi che ci troviamo ad affrontare”. Il nome del sacerdote calabrese è infatti legato a diverse Case della carità, Istituti di assistenza ai sofferenti e ai poveri più abbandonati, diffusi in vari centri della Calabria. Una terra per la quale don Mottola sognava un avvenire di “resurrezione”: “Vorrei alzare nella mia Calabria la bandiera di una rivolta ideale - scriveva il sacerdote - la rivoluzione cristiana”. (C.D.L.)

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    Da domani a venerdì 28 marzo, si terrà la 55.ma Assemblea dell’Unione superiore maggiori d’Italia (USMI)

    ◊   “La vita religiosa risorsa ecclesiale per il bene comune”. Questo il tema della 55.ma Assemblea dell’Unione Superiore Maggiori d’Italia (USMI), che si aprirà domani a Roma, ospitata fino a venerdì 28 marzo dalla Pontifica Università Urbaniana. Ad aprire i lavori sarà la presidente uscente madre Teresa Simionato; sarà quindi celebrata la Messa presieduta dal Nunzio apostolico in Italia, mons. Giuseppe Bertello. Nel pomeriggio vi sarà il saluto del rettore dell’Urbaniana, Mons. Ambrogio Spreafico e la relazione economico amministrativa tenuta da suor Donatella Zordan. Giovedì mattina sono previsti gli interventi di padre Lorenzo Prezzi, direttore della rivista “Il Regno” e di padre Agostino Montan, seguiti dalla Messa presieduta dal vescovo Italo Castellani, presidente della Commissione episcopale per il clero e la vita consacrata. Nel pomeriggio, vi sarà il saluto del presidente della Conferenza Italiana Superiori Maggiori (CISM), don Alberto Lorenzelli e la relazione dell’economista Luigino Bruni. Venerdì si procederà all’elezione della nuova presidente dell’USMI, cui seguirà il Rito eucaristico celebrato dall’arcivescovo Agostino Gianfranco Gardin, segretario della Congregazione per gli Istituti di vita consacrata e le società di vita apostolica (R.G.)

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    Incontro, il 27 marzo a Milano, presso l'Istituto Suore di Carità di Maria Bambina sull'assistenza interreligiosa negli ospedali

    ◊   “L'assistenza interreligiosa negli ospedali” è il tema del convegno che l'AMCI (Associazione Medici Cattolici Italiani) di Milano promuove per il prossimo 27 marzo presso l'Istituto Suore di Carità di Maria Bambina. “L'assistenza interreligiosa all'interno delle strutture sanitarie - spiegano gli organizzatori - non si limita alla presenza di religiosi delle diverse fedi dedicati al conforto dei malati, come previsto e sancito dal Concordato e dalle diverse Intese sottoscritte dallo Stato italiano, ma può allargarsi ad altri ambiti come la refezione, la presenza di segni religiosi nelle sale, il rifiuto a farsi visitare da persone di diverso sesso”. Il tema - informa l’agenzia Sir - è già molto dibattuto in altri Stati. All'incontro promosso dall'AMCI interverranno, a partire dalle 18.00, Giuseppe Laras, presidente dell'Assemblea rabbinica italiana e docente della Facoltà di Lettere dell'Università degli Studi di Milano ed EI Joulani Imad, dirigente medico, cardiologo presso il Policlinico San Donato Milanese e presidente della Comunità Islamica di Bergamo. Ad introdurre e moderare il dibattito sarà mons. Italo Monticelli, responsabile regionale della Pastorale della sanità in Lombardia.(S.G.)

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    24 Ore nel Mondo



    In Iraq, il capo della milizia sciita minaccia una rivolta civile se non termineranno gli attacchi contro i propri guerriglieri

    ◊   Torna alta la tensione in Iraq, dopo l’offensiva delle forze di sicurezza irachene a Bassora contro l’Esercito del Madhi. Il capo della milizia sciita, Moqtada Al Sadr, ha minacciato una “rivolta civile” se gli attacchi non dovessero finire. Intanto, fonti di stampa rivelano che il numero delle truppe americane in Iraq nel 2008 non diminuirà. Il nostro servizio:


    Toni duri da parte del leader radicale sciita Moqtada Al Sadr. Il numero uno dell’Esercito del Madhi ha minacciato una rivolta civile nel caso in cui le operazioni a Bassora, città dove esercita un forte controllo, dovessero continuare. Intanto, ha invitato i suoi sostenitori ad organizzare sit-in di protesta e a Baghdad centinaia di persone hanno risposto “presente”. Da due giorni, infatti, stanno manifestando per chiedere la liberazione di alcuni attivisti, inscenando blocchi stradali con pesanti ripercussioni sul traffico e sulle attività commerciali. Ad accendere la miccia degli infuocati proclami di Al Sadr, che ha anche puntato il dito contro “le forze occupanti” nel Paese, è stata l’operazione condotta dalle forze irachene, alla presenza del premier Al Maliki, nella città di Bassora, centro petrolifero nell’Iraq meridionale. Una vasta azione contro la criminalità, per ristabilire l’ordine e colpire i miliziani del Madhi. Gli scontri sono stati violenti: si parla di oltre 20 vittime e quasi 60 feriti. Sul versante USA, a sorpresa, si è appreso che il contingente americano in Iraq, nel 2008, non sarà ridotto. A rivelarlo anticipazioni di stampa riguardanti l’intervento che il generale Petraeus, comandante delle forze americane nel Paese del Golfo, terrà il prossimo 8 e 9 aprile davanti al Congresso a Washington. Petraeus ne avrebbe parlato ieri con il presidente Bush nel giorno in cui le perdite per i soldati americani in Iraq sono salite a 4 mila.

    Afghanistan - aiuti
    Diversi Paesi occidentali non hanno ancora erogato i 10 miliardi di dollari promessi per la ricostruzione in Afghanistan. Lo sostiene un rapporto dell’Oxfam, organizzazione non governativa impegnata in attività di coordinamento degli aiuti al Paese asiatico, sottolineando come dal 2001 la comunità internazionale abbia versato solo 15 miliardi. Di questi, circa il 40% è tornato ai Paesi donatori sotto forma di utili di impresa e di compensi a consulenti.

    Ancora arresti durante proteste in favore del Tibet
    Continuano gli arresti durante manifestazioni in favore del Tibet, all’indomani della sorprendente contestazione, ad Olimpia, nel corso della tradizionale accensione della fiaccola per i Giochi olimpici di Pechino 2008. La Commissione europea ha ribadito, intanto, la propria preoccupazione per la situazione in Tibet e ha fatto sapere di essere in stretto contatto con le autorità di Pechino ma anche con rappresentanti del Dalai Lama. Il nostro servizio:


    In Nepal, la polizia ha arrestato almeno 100 persone che manifestavano in favore del Tibet davanti all’ambasciata cinese a Kathmandu. Altre 289 persone sono state fermate nella provincia cinese del Gansu. Si stima che gli arrestati siano stati finora, almeno 900. Sono stati rilasciati, invece, i tre francesi dell’organizzazione Reporter Senza Frontiere, arrestati ieri dopo aver interrotto la cerimonia di accensione della fiaccola olimpica in Grecia. La protesta pacifica, definita “vergognosa” dal governo cinese e culminata nello sventolio di una bandiera con i cinque cerchi olimpici a forma di manette, non è stata ripresa dalla televisione cinese che ha brevemente sospeso la trasmissione. L’organizzazione francese ha spiegato che lo scopo non era quello di attaccare lo spirito olimpico, ma la politica portata avanti dalla Cina in Tibet. Una strategia che, secondo il governo tibetano in esilio, ha provocato la morte di almeno 140 persone durante le proteste di questi giorni. Per il governo cinese, invece, le vittime sono 14 e tra queste c'è un poliziotto rimasto ucciso durante tumulti scoppiati nella provincia di Sichuan. La guida spirituale del popolo tibetano, il Dalai Lama, ha ribadito intanto che si dimetterà se ci saranno nuove dimostrazioni violente. Il Ministero degli esteri cinese ha reso noto, inoltre, che l’area del Tibet è “chiusa” alla stampa. La decisione - ha precisato il governo di Pechino - è stata presa “per la sicurezza dei giornalisti e della popolazione locale”. Il presidente francese, Nicolas Sarkozy, ha dichiarato infine di non esludere un boicottaggio delle Olimpidi. "Tutte le opzioni - ha spiegato - sono aperte".

     
    Bhutan
    Storico voto ieri in Bhutan, per l’elezione dei 47 deputati della Camera bassa che, con quelli della Camera alta eletti in dicembre, costituiranno il nuovo parlamento. L’iter elettorale dovrebbe segnare il passaggio del Paese dalla monarchia alla Repubblica.

    NATO
    "No" alla Georgia e all’Ucraina all’interno della NATO. Lo ha affermato in un’intervista, concessa al Financial Times, il presidente russo, Medvedev. Un passo che, ha detto, potrebbe ripercuotersi sulla sicurezza in Europa. Il processo di adesione delle due ex Repubbliche sovietiche è stato inserito nell’agenda del vertice dell’Alleanza atlantica che si svolgerà a Bucarest dal due al quattro di aprile.

    Il petrolio valica di nuovo quota 100
    La debolezza del dollaro ha spinto il Brent verso l’alto: i contratti a termine di maggio sul barile di riferimento europeo sono aumentati di 1,03 dollari e si sono attestati a 100,89.

    Egitto - nave
    L’ambasciata americana al Cairo ha smentito la notizia, diffusa da fonti egiziane, secondo cui un venditore ambulante egiziano sarebbe morto a causa di colpi sparati da una nave statunitense. Secondo i diplomatici americani, l’equipaggio statunitense ha sparato colpi di avvertimento contro un’imbarcazione senza causare alcuna vittima. Otto anni fa, nella stessa zona, una barca saltò in aria uccidendo 17 marinai americani. L’azione fu rivendicata da Al Qaeda.

    Spazio - Endeavour
    E’ previsto per mercoledì il rientro dello shuttle Endeavour che si è staccato dalla Stazione spaziale internazionale (ISS) per le manovre di ritorno sulla Terra. La NASA ha già in programma altre dieci missioni shuttle per completare il montaggio della Stazione entro il 2010.

    Comore
    Ancora tensione ad Anjouan, l’isola che un anno fa aveva annunciato la secessione dalle Isole Comore. Combattimenti sono in corso tra le forze regolari appoggiate dalle truppe dell'Unione Africana (UA), e le forze fedeli al presidente secessionista, Mohamed Bacar, eletto presidente in giugno in seguito a un voto non riconosciuto dal governo centrale. Bacar, secondo alcune fonti, sarebbe stato localizzato. Stamani, l’arrivo nell’isola dei militari, sbarcati tra l’entusiasmo della popolazione. Sotto controllo le maggiori città, anche se non sono mancati colpi di mortaio e disordini nella località di Ouani, dove si trova la presidenza e l'aeroporto. (Panoramica internazionale a cura di Amedeo Lomonaco e Benedetta Capelli)
      
    Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LII no. 85

     
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