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Sommario del 22/03/2008

Il Papa e la Santa Sede

  • Il Papa alla Via Crucis: la Croce di Gesù è sorgente di vita e scuola di giustizia e di pace
  • Nella Basilica Vaticana la celebrazione della Passione del Signore. Padre Cantalamessa: l'unità della Chiesa è unità d'amore
  • Questa sera la Veglia Pasquale presieduta da Benedetto XVI. Domani la Messa del Giorno di Pasqua in Piazza San Pietro e la Benedizione Urbi et Orbi
  • Morte e Risurrezione con Cristo: l'editoriale di padre Lombardi
  • Celebrata a Santa Maria Maggiore l'Ora della Madre: intervista con padre Toniolo
  • Oggi su "L'Osservatore Romano"
  • Oggi in Primo Piano

  • Pasqua a Gerusalemme: in aumento i pellegrini
  • Iraq: celebrazioni pasquali in un clima di insicurezza
  • Un miliardo e mezzo di persone non hanno accesso all'acqua potabile
  • Il commento di don Massimo Serretti al Vangelo di Pasqua
  • Chiesa e Società

  • Gli auguri di Alessio II a Benedetto XVI in occasione della Pasqua
  • La Via Crucis presieduta dal cardinale Sepe a Napoli diventa un impegno a favore dei poveri
  • Il cardinale Caffarra ricorda le tante ‘vie crucis’ di oggi: aborti, morti bianche e sfruttamento della prostituzione
  • Appello del cardinale O’Brien a fermare il disegno di legge sulla creazione di embrioni ibridi nel Regno Unito
  • Il Consiglio Mondiale delle Chiese: gravi discriminazioni contro gli indigeni in Iran Jaya
  • Sarà costruito in Brasile il primo “etanolodotto” del mondo
  • La protesta degli indigeni contro l'inquinamento delle selve peruviane
  • 24 Ore nel Mondo

  • La Cina avverte la comunità internazionale: "Nessun appoggio al Dalai Lama"
  • Il Papa e la Santa Sede



    Il Papa alla Via Crucis: la Croce di Gesù è sorgente di vita e scuola di giustizia e di pace

    ◊   Un invito a volgere lo sguardo, “spesso distratto da dispersivi ed effimeri interessi, verso Cristo e la sua croce, sorgente di vita e scuola di giustizia e di pace, patrimonio universale di perdono e di misericordia”: lo ha espresso ieri sera Benedetto XVI alle migliaia di fedeli che, nonostante il freddo e la pioggia, si sono radunati al Colosseo per la tradizionale Via Crucis del Venerdì Santo. Le meditazioni di quest'anno sono state proposte dal cardinale cinese Joseph Zen Ze-Kiun, vescovo di Hong Kong. Il servizio di Tiziana Campisi:


    (Canto)

    “Attraverso il cammino doloroso della Croce gli uomini di ogni epoca, riconciliati e redenti dal sangue di Cristo, sono diventati amici di Dio”: ha spiegato così Benedetto XVI il senso della Via Crucis, e se Gesù ha chiamato amico Giuda, rivolgendogli “l’ultimo drammatico appello alla conversione”, chiama allo stesso modo ognuno di noi:

     
    “Purtroppo non sempre riusciamo a percepire la profondità di questo amore sconfinato che Dio nutre per noi, le sue creature. Per Lui non c’è differenza di razza e cultura. Gesù Cristo è morto per affrancare l’intera umanità dalla ignoranza di Dio, dal cerchio di odio e di violenza, dalla schiavitù di peccato. La croce ci rende fratelli e sorelle”.

     
    Il Papa ha invitato i fedeli a lasciarsi interpellare dal sacrificio di Cristo sulla Croce, perché ponga in crisi le nostre umane certezze e possa farci aprire il cuore a Lui:

     
    “Tanti, anche nella nostra epoca, non conoscono Dio e non possono trovarlo nel Cristo crocifisso, tanti sono alla ricerca di un amore o di una libertà che escluda Dio, tanti credono di non aver bisogno di Dio … che il Suo sacrificio sulla croce ci interpelli; permettiamo a Lui di porre in crisi le nostre umane certezze, apriamogli il cuore. Gesù è la verità che ci rende liberi di amare”.

     
    Con le meditazioni del cardinale Joseph Zen Ze-Kiun giunge al Colosseo “la voce di quelle sorelle e di quei fratelli” del continente asiatico e in particolare della Cina. Perché lungo la “Via dolorosa”, dietro Cristo, “c’e’ tanta gente del passato e del presente” e “ci siamo anche noi”, scrive il porporato. E nella preghiera iniziale il Papa ha aggiunto:

     
    “I Colossei si sono moltiplicati attraverso i secoli, là dove i nostri fratelli, in varie parti del mondo, in continuazione della Tua Passione, vengono ancora oggi duramente perseguitati”.

     
    Richiama alla memoria gli ultimi momenti della vita di Cristo la Via Crucis, e nel ricordare il tradimento di Giuda il cardinale Zen Ze-Kiun riflette sulla “bruttezza del peccato”, “tradimento dell’amore” che turba specialmente quando ne sono protagonisti i pastori della Chiesa:

     
    (lettore)
    “Il tradimento sorprende, soprattutto se riguarda anche i pastori del gregge. Come hanno potuto fare questo a Lui? Lo spirito è forte, ma la carne è debole. Tentazioni, minacce e ricatti piegano la volontà. Ma quanto scandalo! Quanto dolore al cuore del Signore”.

     
    “Non scandalizziamoci” aggiunge il porporato, chi fugge dalla Passione di Cristo rimane senza dignità.

     
    Sono riflessioni, quelle del vescovo di Hong Kong, che invitano a guardare alle “schiere di innocenti” condannate, nel corso dei secoli, “a sofferenze atroci”, che “espiano in comunione con Cristo … i peccati del mondo”, e nei protagonisti del percorso che ha portato Gesù al Calvario, per il cardinale Zen Ze-Kiun, si intravedono anche immagini di oggi, sicché in Pilato, si possono riconoscere “tutti coloro che detengono l’autorità come strumento di potere e non si curano della giustizia”. E per loro il porporato chiede preghiere, perché ricevano in dono il coraggio di rispettare la libertà religiosa, ma è per tutti l’invito a non lasciarsi sopraffare dal potere:

     
    (lettore)
    “E’ molto diffusa la tentazione di adulare il potente e di opprimere il debole. E i potenti sono coloro che sono costituiti in autorità, quelli che controllano il commercio e i mass media; ma c’è anche la gente che si lascia facilmente manipolare dai potenti per opprimere i deboli”.

     
    Sesta stazione: Gesù è flagellato e coronato di spine.
     
    Perché il dolore? L’amore spinge a tal punto? Cristo torturato rimanda alle tremende torture, frutto della “crudeltà del cuore dell’uomo”, non facili da spiegare: qual è il loro senso? Fa paura la sofferenza e forte è la tentazione di appigliarsi a mezzi facili di successo, ma per un cristiano i patimenti non sono vani se raccolti e santificati da Gesù. Sono quelli degli ammalati, dei discriminati, di coloro che muoiono di stenti, quelli vissuti per il nome di Cristo, quelli dei martiri:

     
    (lettrice)
    “… che il loro sangue diventi seme di nuovi cristiani. Crediamo fermamente che le loro sofferenze, anche se sul momento sembrano completa sconfitta, porteranno la vera vittoria alla tua Chiesa”.

     
    La croce di cui viene caricato Gesù, oggi simbolo del cristianesimo e sorretta al Colosseo, tra gli altri, anche da una famiglia, da una portatrice di handicap e da una ragazza cinese, rivela che chi la rifiuta non può pretendere di essere con Cristo, perché senza di Lui è insopportabile. E se “ci sono atei coraggiosi che sono pronti a sacrificarsi per la rivoluzione” e “disposti ad abbracciare la croce, ma senza Gesù”, così “tra i cristiani vi sono ‘atei’ di fatto che vogliono Gesù, ma senza la croce”. Eppure ciascuno di noi ha una croce, riflette il cardinale Zen Ze-Kiun, e come non ripensare a tutte quelle del Monte delle croci, in Lituania, attraversate da Giovanni Paolo II nel settembre del ’93, ognuna con “una storia da raccontare, storia di dolore e di gioia, di umiliazione e di trionfo, di morte e di risurrezione”. Sono croci che pure oggi, trovano cirenei pronti ad alleviare generosamente le sofferenze altrui, a volte “pur non avendo ancora la fede”. E’ il “circolo di compassione” iniziato da Gesù che ha portato la nostra croce rendendoci capaci di aiutarlo a portare la croce dei fratelli.

     
    Nona stazione: Gesù incontra le donne di Gerusalemme.
     
    Nelle donne che incontrarono Gesù il vescovo di Hong Kong vede le “mamme di tanti giovani perseguitati ed imprigionati a causa di Cristo” e che “rischiando arresti e persecuzioni, hanno perseverato a pregare in famiglia, coltivando nel cuore la speranza di tempi migliori”. E tra le mamme non si può fare a meno di richiamare alla memoria la Madre Celeste e i suoi messaggi a Lourdes e a Fatima che invitano alla penitenza per vincere il peccato. Quel peccato dell’umanità che ha crocifisso Gesù e che nella Croce ha rivelato il volto di un amore spintosi fino alla morte. Ma proprio la morte, che fa paura, apre a nuova vita attraverso la Risurrezione di Cristo:

     
    (lettrice)
    “Il senso e il valore di una vita sono decisi dal come la si sa donare … Per Gesù, poi, non c’è amore più grande di quello di dare la vita per l’amico. Chi è attaccato alla vita la perderà. Chi è pronto a sacrificarla la conserverà”.

     
    Conduce al silenzio la Via Crucis nelle ultime stazioni, ad un dolore che non ha parole, che stanca i forti e fa scivolare i deboli “mentre i prepotenti si ergono spavaldi”. In questa silenziosità deve maturare la preghiera a Dio di renderci “perseveranti nello stare accanto alla Chiesa del silenzio”, mentre si fa spazio quella che Benedetto XVI ha chiamato “la verità del Venerdì Santo”:

     
    “Sulla croce il Redentore ci ha restituito la dignità che ci appartiene, ci ha resi figli adottivi di Dio che ci ha creati a sua immagine e somiglianza”.

     
    Accettare di morire come il chicco di grano nella certezza che Cristo è con noi fino alla fine ci fa conoscere veramente Dio e così, ha concluso il Papa, anche l’amore che colma “il nostro cuore assetato d’infinito”.

     
    (Canto)

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    Nella Basilica Vaticana la celebrazione della Passione del Signore. Padre Cantalamessa: l'unità della Chiesa è unità d'amore

    ◊   L’unità della Chiesa è anzitutto una unità d’amore: è quanto ha affermato il predicatore della Casa Pontificia, padre Raniero Cantalamessa, nell'omelia tenuta nella Basilica di San Pietro, ieri pomeriggio, durante la celebrazione della Passione del Signore presieduta dal Papa. Il servizio è di Gabriella Ceraso:


    (canto)

     
    La tunica di Gesù, il suo indumento più intimo, quello senza cuciture, non stracciato, ma tirato a sorte dai soldati dopo la Crocifissione. Parte da questo particolare della Passione di Giovanni, padre Raniero Cantalamessa per ribadire con l’Evangelista, che è l’unità dei discepoli lo scopo per cui Cristo muore, “Ut unum sint”, e la lieta notizia del Venerdì Santo è che l’unità è un dono che, come quella tunica è tessuta dall’alto in basso, proviene dal Padre Celeste e, dunque, non può essere scissa:

     
    “Noi uomini possiamo dividere la Chiesa nel suo aspetto umano e visibile, ma non nella sua unità profonda che si identifica con lo Spirito Santo. La tunica di Cristo non è stata mai e non potrà mai essere divisa. E’ la fede che noi professiamo con le parole del Credo: ‘Credo la Chiesa una, santa, cattolica e apostolica”.
     
    Affinché il mondo creda - si raccomanda padre Cantalamessa - l’unità deve essere soprattutto visibile tra i credenti e realizzata pienamente secondo tempi e modi di Dio e con l’opera dello Spirito Santo, che agisce attraverso i carismi, il dialogo e il confronto paziente, l’ecumenismo dottrinale. Ma tutto ciò non basta, però - spiega padre Cantalamessa - se non è accompagnato dall’ecumenismo spirituale basato sull’amore:

     
    “Se l’unità dei discepoli deve essere un riflesso dell’unità tra il Padre e il Figlio, essa deve essere anzitutto una unità d’amore, perchè tale è l’unità che esiste nella Trinità. La Scrittura ci esorta a fare la verità nella carità e Sant’Agostino afferma che non si entra nella verità, se non attraverso la carità”.
     
    Come bruciare le tappe nel cammino dell’unità? Le differenze dottrinali vanno risolte nelle sedi appropriate – spiega padre Raniero Cantalamessa - mentre la strada della carità paziente è già spalancata davanti a noi. Ce lo ha insegnato una donna scomparsa nei giorni scorsi, Chiara Lubich, fondatrice del Movimento dei Focolari, pioniera dell’ecumenismo spirituale dell’amore:

     
    “Ella è stata una pioniera e un modello di questo ecumenismo spirituale dell’amore. Ha dimostrato una cosa importante, che la ricerca dell’unità tra i cristiani non porta alla chiusura verso il resto del mondo. E’ anzi il primo passo e la condizione per un dialogo più vasto con i credenti di altre religioni e con tutti gli uomini che hanno a cuore le sorti dell’umanità e della pace".
     
    Dunque l’invito finale dell’omelia è ai cristiani: perché si realizzi l”’Ut unum sint” deve diffondersi una nuova ondata di amore per Cristo, a cui tutti dobbiamo guardare come i raggi di un’unica ruota che convergono al centro comune. La posta in gioco è lo stesso edificio della fede cristiana, che, tolta la pietra miliare, che è la divinità di Cristo, si sfalda. Allora coraggio tutti voi che avete a cuore la causa dell’unità dei cristiani, conclude padre Cantalamessa, col profeta Aggeo:

     
    “Coraggio, Giosuè figlio di Iozedàk, sommo sacerdote; coraggio, popolo tutto del paese, dice il Signore, e al lavoro, perché io sono con voi. Coraggio, voi tutti che avete a cuore la causa dell’unità dei cristiani, e al lavoro, perché io sono con voi, dice il Signore!”.

     (canto)

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    Questa sera la Veglia Pasquale presieduta da Benedetto XVI. Domani la Messa del Giorno di Pasqua in Piazza San Pietro e la Benedizione Urbi et Orbi

    ◊   Oggi, Sabato Santo, è il giorno del grande silenzio. La Chiesa attende la Risurrezione del Signore. Gli sguardi di tutti sono rivolti alla Notte Santa: il Papa presiederà la Veglia Pasquale alle 21.00 nella Basilica di San Pietro. Domani mattina alle 10.30 presiederà sul sagrato della Basilica Vaticana la Santa Messa del Giorno di Pasqua. Alle ore 12.00, dalla Loggia centrale della Basilica, Benedetto XVI rivolgerà ai fedeli il Messaggio pasquale e un augurio in diverse lingue, prima di impartire la Benedizione Urbi et Orbi. Sul significato di questi eventi Giovanni Peduto ha intervistato il cardinale Francis Arinze, prefetto della Congregazione per il culto divino e la disciplina dei Sacramenti:

     
    R. – Cristo è la nostra luce. Quando andiamo alla Veglia Pasquale, la Madre di tutte le Veglie, quando vediamo quel cero grande e il diacono canta: “Luce di Cristo!”, e noi ci inginocchiamo tre volte e poi si canta l’“Exultet”: è Gesù che dà senso alla nostra vita, dà unità a tutte le nostre attività e ci dà anche conforto nelle sofferenze. Siamo in una valle di lacrime. Anche quelli di noi che sembrano essere ricchi e avere tutte le belle cose sulla terra, anche loro devono soffrire, un tipo di sofferenza o l’altro. Ma per uno che crede in Cristo, tutto il nostro soffrire ha un senso. Guardiamo a Gesù il Venerdì Santo sulla Croce; guardiamo a Maria Santissima ai piedi della Croce e così vediamo che con Cristo, in Cristo e per Cristo, la nostra sofferenza entra nell’offerta salvifica, cioè diventa un’offerta che con Cristo e in Cristo e a causa di Cristo ci merita la salvezza che viene da Dio, ci ottiene la salvezza. E’ segno di vita e non di morte: diventa la nostra Pasqua!

     
    D. – La Pasqua ci ricorda il nostro destino ultimo. Molti, oggi, anche tra i cristiani, hanno perso il senso della vita eterna ...

     
    R. – E’ triste. Dobbiamo cercare di far rivivere la nostra fede. Quando qualcuno muore, come cristiani dobbiamo sapere che quella persona subirà un giudizio particolare: può finire in cielo, se è veramente senza peccato; o finire in Purgatorio se c’è qualcosa di impuro in lui e per questo deve purificarsi, anche se ama Dio. Ma c’è pure l’Inferno. Alcune persone non vogliono menzionare l’Inferno: dicono che i bambini incominciano ad avere paura. Ma lo studente dice forse che non dobbiamo menzionare l’esame perché gli fa paura? Non dirà mica sul serio! Noi gli diremo: “Tu avrai l’esame alla fine dell’anno, o alla fine del semestre ...”. Allora: la vita eterna è una realtà; la Pasqua ce lo ricorda. Gesù ci aspetta in cielo, ma lui si aspetta da noi che noi facciamo la nostra parte. Sant’Agostino dice: “Dio ti ha creato senza la tua collaborazione, ma non ti salverà senza la tua collaborazione!”.

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    Morte e Risurrezione con Cristo: l'editoriale di padre Lombardi

    ◊   La Chiesa si appresta a celebrare la Pasqua di Risurrezione: Cristo è entrato nella nostra morte per sconfiggerla dal di dentro. Ma in questo percorso non è solo: numerosi testimoni lo affiancano. Ascoltiamo in proposito la riflessione del nostro direttore padre Federico Lombardi:


    La morte di mons. Rahho, la morte di Chiara Lubich, ci hanno introdotto nella Settimana Santa aiutandoci a viverla insieme al popolo di Dio in compagnia di grandi esempi di martiri e di confessori della fede del nostro tempo. Gesù, Figlio di Dio, muore per noi e con noi. Ma risorge. Anche chi muore in unione con lui, avendo fatto dell’amore per gli altri e del servizio il senso della sua vita, muore per entrare in una vita più piena. Il Papa ha ricordato la predilezione di mons. Rahho per i poveri e i portatori di handicap, ha ricordato la dedizione di Chiara all’unità dei cristiani e alla fratellanza fra i popoli.

    Benedetto XVI ama ripetere che Dio nella nostra vita non viene da solo, ma in compagnia dei suoi santi. E’ proprio così. E forse possiamo aggiungere che Gesù risorto torna verso di noi accompagnato in particolare da chi lo ha accompagnato anche nella sua vita e nella sua morte. Perché Gesù percorre la sua via fino alla croce in un modo unico, ma non da solo; e chi ha la grazia di potere e saper unire consapevolmente, nella fede, la sua vita, la sua passione e morte a quella di Cristo, diventa anche lui un grande segno di speranza per molte persone: svolge un servizio grande per la sua comunità e il suo popolo. Perché i testimoni ci aiutano a capire che quello che in loro si è realizzato in modo più luminoso ed eminente è in realtà una via aperta per tutti coloro che sono amati da Dio, che cammina e muore per loro e con loro. Cioè – appunto – assolutamente per tutti.

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    Celebrata a Santa Maria Maggiore l'Ora della Madre: intervista con padre Toniolo

    ◊   Stamani, come ogni Sabato Santo, è stata celebrata nella Basilica Papale di Santa Maria Maggiore l'Ora della Madre che ricorda la prova suprema della fede vissuta da Maria in attesa della Risurrezione del Figlio. Il rito è stato presieduto dal cardinale Bernard Francis Law, arciprete della Basilica. Sul significato teologico dell'Ora della Madre ascoltiamo padre Ermanno Toniolo, dei Servi di Maria, teologo esperto in mariologia, intervistato da Giovanni Peduto:
     
    R. – Il significato teologico, innanzitutto, è che Lei, Maria, completa ciò che manca ancora alla Passione di Cristo. E’ la nuova Eva che porta a compimento, nello strazio del cuore, ma nell’autentica fede e nell’ubbidienza assoluta, la volontà di Dio e, nell’attesa indubitata che le parole del Figlio si compiano, tutta la fede della Chiesa, d’Israele prima, della Chiesa oggi e del mondo intero. E’ Colei, nella quale si concentra la fede del mondo, in una speranza che non ha confini. Gesù tre giorni rimane nel grembo della Terra, come ha preannunciato, ma nel terzo giorno Egli risorge glorioso, compiendo non soltanto le sue parole, ma anche l’anelito di tutto il mondo e soprattutto la fede della Madre, che lo attende, lo invoca e ne aspira, con nostalgia, il primo abbraccio glorioso. Dal punto di vista liturgico, non c’è una celebrazione speciale in Occidente. C’è, però, nella Chiesa antica sempre questo concetto che la Vergine fa da ponte tra il Venerdì Santo e l’alba della Pasqua, perché tutto si raccoglie in lei. Gli apostoli sono dispersi, le donne pensano soltanto ai profumi e agli aromi; Lei sola sa, attende, spera, crede e quindi Lei è il ponte d’amore che dal Venerdì Santo, Passione del Signore, si getta radioso verso il mattino della Pasqua, quando Lei lo attira per così dire a sé e Lui, il Cristo, ritorna a Lei per donare al mondo la sua divina benedizione per sempre.

     
    D. – Oriente e Occidente sono uniti in questo particolare ricordo dell’attesa da parte di Maria della Resurrezione del Figlio?

     
    R. – Posso dire che l’Oriente fin dal Medioevo, dall’anno 1200 circa, ha imbastito un’immensa celebrazione del ricordo della morte del Signore, la sera del Venerdì Santo e, soprattutto, nei mattutini del Sabato Santo, e questo in due fasi, ricordando da una parte il dolore di Colui che è morto per tutti, ne piange il tradimento, ne esalta l’immolazione volontaria, dall’altra, proprio nel cuore della Madre o nella speranza della sua resurrezione è l’attesa trepida che Egli venga e ritorni. E’ liturgia bizantina. Una notte intera con innumerevoli tropari attorno all’altare dove Cristo è deposto, nel suo particolare epitaffio, cioè nella raffigurazione della tomba, dove tutti attendono con Maria, incensando, portando profumi, profondendo preghiere, che Egli ritorni dai morti e dia vita al mondo. Quindi, l’Oriente ha sempre celebrato e celebra festosissimamente questa notte santa. L’Occidente invece ha cominciato da poco a ricordare Maria il Sabato Santo, perché liturgicamente il Sabato Santo per noi è un giorno di silenzio meditativo. Ma la Vergine rompe il silenzio, caricandolo di fede e di speranza. Quindi la celebrazione dell’Ora della Madre il Sabato Santo, in un certo qual modo, vuole che si propaghi in tutta la Chiesa anche occidentale il ricordo della Madre, accompagnandoci alla gioia della Notte Santa, alla Pasqua del Signore che risorge, in modo da poter cantare con Maria l’Exultet, dopo aver vissuto con Lei, non solo il dolore del Venerdì Santo e la Via Crucis, ma aver vissuto con Lei, seppur nel dolore, ma carico di speranza, l’attesa della sua Resurrezione.
     

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    Oggi su "L'Osservatore Romano"

    ◊   Il ladrone e il cherubino: in prima pagina, un articolo del benedettino Manuel Nin, rettore del Pontificio collegio greco.

    Nel cielo del mattino un segno di vittoria: in cultura, monsignor Inos Biffi sulla Resurrezione secondo sant'Ambrogio.

    Tra apocrifi e stravaganti "biografie" l'arcivescovo Gianfranco Ravasi illustra i diversi volti di Giuda Iscariota.

    In rilievo, nell'informazione internazionale, il nucleare: il presidente francese annuncia la riduzione di un terzo delle testate aviotrasportate.

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    Oggi in Primo Piano



    Pasqua a Gerusalemme: in aumento i pellegrini

    ◊   Si è già svolta questa mattina a Gerusalemme, in base alle norme stabilite dallo status quo, la celebrazione pasquale della Resurrezione del Signore. Il servizio da Gerusalemme di Sara Fornari:


    Questa mattina alle 6.30, insieme con i frati francescani e con i chierici, scortato dai kawass, il coadiutore patriarcale, mons. Fouad Twal, ha fatto il suo ingresso nella Basilica del Santo Sepolcro, dove ha presieduto la celebrazione pasquale della Resurrezione del Signore. La celebrazione mattutina della Veglia di Pasqua, che può sembrare un'incongruenza temporale rispetto agli usi della Chiesa, avviene al Santo Sepolcro per motivi di status quo, cioè il regolamento che fissa turni e orari nella Basilica cuore della cristianità (coabitata da greci ortodossi, latini e armeni). Una stranezza, ma anche un felice primato, per cui proprio la Basilica della Resurrezione è stata la prima delle chiese di Gerusalemme (e probabilmente anche del mondo) a celebrare la Madre di tutte le Veglie, e a far risuonare il Preconio, l'antico inno che canta la vittoria del Signore sulla morte e sul peccato.

     
    Un'assemblea raccolta e attenta, pellegrini e fedeli di tutte le lingue, ha partecipato alla solenne liturgia - concelebrata da decine di sacerdoti - che con la proclamazione di 9 letture in latino (secondo il Rito Romano), si è svolta tutta davanti all'Edicola, attorno all'altare posto proprio davanti alla Tomba vuota. Ancora una volta stamattina, si è fatta qui presente l'universalità della Chiesa, riunita in vigilante ed esultante attesa, presso l'Anastasis, proprio là dove era il giardino che vide brillare la luce della Resurrezione.

     
    Moltissimi poi i pellegrini, che insieme ai cristiani locali, hanno partecipato ieri mattina alla tradizionale Via Crucis, che percorre la Via Dolorosa, attraversando la città vecchia e il suo mercato. Ieri sera dopo l'ufficio vespertino, nella Basilica del Santo Sepolcro si è svolta "la Processione funebre", una suggestiva commemorazione che ricorda le sacre rappresentazioni medievali, e a cui partecipano fedeli e religiosi. Questo pio esercizio, presenziato dal custode di Terra Santa, rievoca, proprio nel luogo dove si svolse, la Deposizione e Sepoltura di Cristo. In un clima di preghiera e commozione l'effigie del Crocefisso viene schiodata dalla croce, e dal Calvario viene portata in processione fino alla pietra dell'unzione e poi alla Tomba.

     
    Sulle cerimonie per la Santa Pasqua a Gerusalemme ascoltiamo al microfono di Eliana Astorri padre Pierbattista Pizzaballa, custode di Terra Santa:


    R. – Gerusalemme è la città dove si unisce il luogo e la memoria. In tutte le chiese del mondo si fa la memoria della Pasqua e quello che è unico a Gerusalemme, e che ovviamente può accadere solo qui, è che questa memoria si fa nello stesso luogo in cui l’evento è avvenuto. La caratteristica della liturgia della Settimana Santa a Gerusalemme è che la liturgia è mobile, ci si muove, si corre quasi come le donne dei Vangeli che correvano da un luogo ad un altro: si passa dal Getsemani al Sepolcro, dal Cenacolo al Monte degli Ulivi e così via.

     
    D. – Sono molte in questo luogo le persone che vivono sulla propria pelle situazioni di conflitto, di violenza e disagio, quasi a ripetere la sofferenza e la morte di Gesù...

     
    R. – Gerusalemme è sempre stata una città dove si unisce da un lato il fascino, la bellezza di questa città meravigliosa, e allo stesso tempo anche il dolore fortissimo. La morte di Cristo, Cristo in croce, è il simbolo di tutto questo. Da un lato, il dolore e la sofferenza di cui Gesù si fa carico, ma anche la speranza, la prospettiva, la resurrezione.

     
    D. – C’è in questi giorni un aumento di affluenza di pellegrini...

     
    R. – Un aumento altissimo. Sicuramente più di un terzo, rispetto all’anno scorso.

     
    D. – Ma più in generale, al di là del periodo pasquale, arrivano più fedeli in Terra Santa negli ultimi tempi?

     
    R. – Sì, devo dire che verso la fine del 2007 e con il 2008 la tendenza è un aumento maggiore rispetto ai periodi precedenti, al punto che se vi è un problema oggi, è un problema di logistica, di infrastrutture inadeguate.

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    Iraq: celebrazioni pasquali in un clima di insicurezza

    ◊   In un clima di grande insicurezza i cristiani in Iraq si preparano a vivere le celebrazioni pasquali. Secondo la Mezzaluna Rossa a cinque anni dall'intervento militare sono più di un milione i civili morti . Con l'uccisione di 3 militari americani è poi salito a 3995 il numero dei soldati statunitensi uccisi in Iraq. Ma come vivono i cristiani iracheni il culmine dell'Anno Liturgico? Ci risponde, al microfono di Fabio Colagrande, l'arcivescovo latino di Baghdad, mons. Jean-Benjamin Sleiman:


    R. – Cerchiamo di vivere normalmente, malgrado la situazione sia molto anormale. Cerchiamo di fare del nostro meglio per celebrare le Liturgie. Certamente la gente è commossa e felice di poter partecipare alle celebrazioni. Ma ci si accorge immediatamente che la gente in fondo ha sempre una forte angoscia per il proprio il futuro.

     
    D. – Il Papa ha chiesto al popolo iracheno di sollevare la testa, di essere se stesso e di ricostruire la propria vita nazionale. E’ possibile questo, secondo lei?

     
    R. – Certo, tutto è possibile. Bisogna, però, anzitutto esserne convinti. Ci vuole anche un consenso internazionale, ma a me sembra che gli interessi siano ancora troppo contraddittori…

     
    D. – La morte di mons. Rahho ha avuto conseguenze sul dialogo tra cristiani e musulmani nella vostra comunità?

     
    R. – Il dialogo esiste in alcune parti, ma non esiste in altre. Questa è la realtà di oggi di questo Paese. Penso, però, che ci siano anche dei musulmani che non hanno accettato questo martirio ed hanno cercato di esserci più vicini. Il dialogo, quindi, in certe situazioni è peggiorato, ma in altre è migliorato.

     
    D. – Secondo lei, mons. Sleiman, qual è la causa degli attacchi contro i cristiani in Iraq?

     
    R. – Io penso che ci siano una serie di motivi politici, ma anche spinte di fondamentalismo violento e di mafiosità.

     
    D. – Questa violenza, insieme con la guerra che oramai da cinque anni colpisce l’Iraq, sta portando ad un forte esodo di cristiani. Come arrestare questa fuga, seconda lei?

     
    R. – Adesso che i cristiani hanno compreso bene quello che dice il Papa, stanno alzando la testa e stanno comprendendo che la loro sofferenza è una sofferenza di innocenti. Anche le loro sofferenze convergono nella sofferenza stessa del Cristo. E’ importante la fede per resistere in questo Paese.

     
    D. – I cristiani della sua comunità partecipano alle cerimonie del Triduo?

     
    R. – I cristiani della mia comunità appartengono in realtà a tutte le comunità. La Chiesa latina è infatti Chiesa ecumenica per sua stessa natura. Alle nostre assemblee partecipano tutti i cristiani, appartenenti a tutte le Chiese compresa quella ortodossa. C’è una partecipazione forte, commossa e spiritualmente felice di poter vivere i riti della Settimana Santa. Ma sempre con un sentimento forte di angoscia per il proprio avvenire.

     
    D. – Mons. Sleiman, come riuscirà in questa celebrazione come vescovo a parlare della speranza della Resurrezione di fronte a questa situazione di forte sofferenza?

     
    R. – Per un cristiano, così come per ogni essere umano che ci rifletta un po’, la violenza muore ai piedi della Croce. Il primo nella storia che non risponde alla violenza con altra violenza è Cristo. Non è Cristo che muore, ma è la violenza che muore ai piedi della sua Croce. Tutto questo è quindi motivo di speranza.

     
    D. – Che augurio di Pasqua si sente di fare a chi ascolta la Radio Vaticana?

     
    R. – Noi abbiamo una sola parola: pace! Non la chiediamo al Signore soltanto per noi, ma per tutti. Pace in Iraq vuol dire pace anche nei Paesi limitrofi e, forse, anche più lontano. Noi vogliamo la pace e soltanto la pace!

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    Un miliardo e mezzo di persone non hanno accesso all'acqua potabile

    ◊   Sono migliaia i bambini che muoiono ogni giorno in conseguenza delle pessime condizioni igieniche dovute alla carenza d'acqua. E' quanto denuncia il segretario generale delle Nazioni Unite, Ban Ki-moon, in occasione dell'odierna Giornata mondiale dell'acqua. Nel messaggio lanciato dalla campagna “Libera l’acqua, riconosci un diritto e portalo a chi non ce l’ha”, presentata lo scorso 10 marzo a Roma dal Coordinamento di solidarietà internazionale, si sottolinea anche che l’acqua è un bene comune e deve essere liberata da ogni forma di mercificazione. Il servizio di Linda Giannattasio:


    Sono oltre un miliardo e mezzo le persone che non hanno accesso all’acqua potabile nel mondo. Un diritto fondamentale negato ma anche una realtà che si può combattere, come sottolinea Guido Barbera, presidente del CISPI e promotore della campagna Libera l’acqua:

     
    “Il problema dell’acqua non è un problema solo legato a dei confini geografici, dove l’acqua c’è o dove l’acqua non c’è. E’ un problema anche questo, ancora una volta, legato alla ricchezza. Anche in Africa i ricchi hanno l’acqua. Per questo con la campagna stiamo realizzando 14 progetti in 13 Paesi del mondo, per portare l’acqua ad oltre 400 mila persone, come testimonianza che, con l’impegno di tutti, possiamo accedere all’acqua, possiamo salvare la vita di tante persone. Otto bambini muoiono ogni secondo a causa dell’assenza dell’acqua o dell’acqua malsana. Sono troppi! Non possiamo permettercelo”.

     
    Tra le richieste del Coordinamento internazionale di solidarietà e cooperazione, anche l’inserimento del diritto di accesso all’acqua tra i punti della Carta dei diritti umani. Cinque le proposte concrete di cambiamento formulate dal CIPSI: tra queste, la creazione di un’autorità mondiale dell’acqua, ma anche la formazione di comitati locali di cittadini per la gestione di questo bene di tutti. Ma come realizzare questi obiettivi? Riccardo Petrella, fondatore del Contratto mondiale sull’acqua:

     
    “Cessare di maltrattare, di violentare, di abusare dell’acqua. Bisogna considerare che l’acqua rappresenta la vita, l’acqua è sacra. Il primo passo fondamentale è la mobilitazione politica. Bisogna battersi, dal punto di vista del cittadino, per cambiare e modificare l’attuale visione mercantile produttivista e guerriera dell’acqua. Un secondo passo poi è intervenire presso le istituzioni rappresentative, i parlamenti, affinché i parlamenti prendano delle leggi che modifichino la concezione e la pratica attuale della politica dell’acqua nei nostri Paesi, come per esempio cessare la privatizzazione e la liberalizzazione dei servizi idrici, come se i servizi idrici fossero servizi finanziari”.

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    Il commento di don Massimo Serretti al Vangelo di Pasqua

    ◊   Nella Veglia di Pasqua, la Liturgia ci presenta il brano del Vangelo in cui Maria di Màgdala e l'altra Maria si recano al sepolcro dove è stato sepolto Gesù. Ma ecco un angelo del Signore, sceso dal cielo, rotola la pietra e si pone a sedere su di essa. E, rivolto alle donne, dice:

    «Non abbiate paura, voi! So che cercate Gesù il crocifisso. Non è qui. E' risorto, come aveva detto; … e ora vi precede in Galilea; là lo vedrete».

    Ma ascoltiamo il commento del teologo, don Massimo Serretti, docente di Cristologia alla Pontificia Università Lateranense:


    (musica)

     
    “Era ancora buio” quando Maria di Magdala recatasi al sepolcro nel quale era stato deposto Gesù constatò che la pietra era stata ribaltata e Gesù non era più lì. Era ancora notte quando Gesù risuscitò dai morti. Nella Veglia la Chiesa canta infatti: “O notte beata, tu sola hai meritato di conoscere il tempo e l'ora in cui Cristo è risorto dagli inferi”. “Di questa notte è stato scritto: La notte splenderà come il giorno e sarà fonte di luce per la mia delizia”.O notte veramente gloriosa!”. “Il santo mistero di questa notte sconfigge il male, lava le colpe, restituisce l'innocenza ai peccatori, la gioia agli afflitti”.“O notte veramente gloriosa! Che ricongiunge la terra al Cielo!”. E' il canto che sgorga da un fatto, da un avvenimento unico nella storia, che ha risignificato tutta la storia, tutta la storia degli uomini, tutta la storia di ciascun uomo. La risurrezione di Gesù Cristo è divenuta per noi il principio di tutto ciò che nella nostra esistenza è reale e vero, perché Egli “E' veramente risorto!”. La risurrezione di Cristo è il principio. Tutto ricomincia da lì.

     
    (musica)

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    Chiesa e Società



    Gli auguri di Alessio II a Benedetto XVI in occasione della Pasqua

    ◊   Un messaggio di auguri pasquali è stato inviato a Benedetto XVI dal Patriarca di Mosca e di tutte le Russie Alessio II. Nel messaggio, riferisce l'agenzia Itar-Tass, Alessio II rivolge al Papa ''con tutta l'anima auguri di gioia, salute, benedizione divina per la Santa Pasqua''. Il mondo contemporaneo, prosegue il messaggio ''ci pone di fronte molte difficoltà e sfide. In molti Paesi e regioni continuano sanguinosi conflitti, si aggrava l'ostilità fra le popolazioni, continuano i tentativi di cacciare dalla vita della società i valori cristiani. Ma se la realtà che ci circonda è complessa, i cristiani sono chiamati a vincere lo scetticismo, e superare tutte le disgrazie e difficoltà, ispirandosi alla gioia della Pasqua e alle parole di Cristo''. L'agenzia Itar-Tass riferisce che Alessio II ha indirizzato messaggi anche ai principali esponenti delle Chiese protestanti. La Pasqua ortodossa in Russia si celebra, secondo il calendario giuliano, il 27 aprile.

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    La Via Crucis presieduta dal cardinale Sepe a Napoli diventa un impegno a favore dei poveri

    ◊   Come il Cristo offrì sulla croce la sua vita per salvare le nostre, così tutti i cattolici, nella notte che rievoca la passione e morte del Figlio di Dio, sono chiamati a donare in favore dei più bisognosi. E’ l’invito rivolto dall’arcivescovo di Napoli, cardinale Crescenzio Sepe, ai partecipanti alla Via Crucis che in piazza Mercato, nel capoluogo campano, ha visto raccolte nella notte di ieri numerose persone. Il porporato ha sollecitato “tutta la Chiesa di Napoli e in particolare i parroci e i rettori dei santuari, a donare gli ex-voto che non hanno valore artistico o storico a favore dei poveri, per ridare dignità a chi l’ha persa, per dare un attimo di amore a chi vive nell’umiliazione e nella miseria”. “Anch’io personalmente – ha proseguito – voglio essere il primo a dare l’esempio: dono questa croce che porto al petto e questo anello che ho al dito. Sono due oggetti che, oltre il valore materiale del metallo, rimandano ad un grande affetto, a una sincera amicizia e a una profonda devozione: mi sono stati donati dal Servo di Dio Giovanni Paolo II”. Nella suggestiva cornice degli antichi vicoli cittadini, l’arcivescovo di Napoli ha spiegato come i proventi della vendita degli ex- voto saranno utilizzati per costruire una casa per le mamme e i bambini abbandonati intitolata a Tonia Accardo, la mamma di Torre del Greco che nel 2006 rinunciò a curarsi per mettere al mondo la sua bambina. “Il grido di Gesù sulla croce – ha spiegato infine il cardinale Sepe – è un grido di amore perché manifesta l’offerta della sua vita per salvare le nostre”. Nel suo intervento anche il ricordo delle vittime della camorra. Era presente al rito il ministro della Giustizia Luigi Scotti. (C.D.L.)

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    Il cardinale Caffarra ricorda le tante ‘vie crucis’ di oggi: aborti, morti bianche e sfruttamento della prostituzione

    ◊   L’arcivescovo di Bologna, il cardinale Carlo Caffarra, nell’omelia di ieri sera in occasione dei riti del Venerdì Santo, ha voluto attualizzare la passione di Gesù nella Via Crucis ricordando le tante ‘vie crucis’ del mondo moderno: aborti, morti bianche e disorientamento giovanile. “Gesù – ha detto l’arcivescovo, come riporta il quotidiano Avvenire – percorre la sua Via Crucis nei tanti bambini condannati a morte prima ancora di nascere; nei tanti che hanno trovato la morte proprio a causa del lavoro che doveva loro assicurare la vita; nelle donne rese schiave e vendute come merce lungo i viali delle nostre città; nei tanti giovani cui non è stata data risposta allo loro domanda di senso da una società cinica, spietata ed incapace di educare”. I testi della Via Crucis sono stati preparati da don Duilio Farini. Nel pomeriggio, nella celebrazione della Passione del Signore, il porporato aveva già parlato dell’ingiustizia affermando che “da sempre esistono tribunali che emettono sentenze sbagliate: è capitato anche a Gesù. Quanti innocenti sono stati condannati lungo i secoli!”. In questo mondo – ha aggiunto – il giusto è perseguitato, l’innocente è combattuto, non raramente l’ingiustizia e la prepotenza hanno il sopravvento”. (E. B.)

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    Appello del cardinale O’Brien a fermare il disegno di legge sulla creazione di embrioni ibridi nel Regno Unito

    ◊   Il cardinale Keith O’Brien, arcivescovo di Saint Andrews e Edinburgo (Scozia) ha anticipato in un’intervista alla BBC che nel sermone di domani criticherà il disegno di legge che vuole permettere agli scienziati del Regno Unito di creare embrioni ibridi, formati da materiale genetico umano ed animale. Invitando il premier britannico Gordon Brown a rivedere il provvedimento, il porporato - secondo quanto riporta Avvenire - chiederà anche che sia garantito il libero voto ai deputati laburisti costretti da regole interne a votare a favore dell’orientamento dell’esecutivo. Il provvedimento, apprezzato dal premier Brown perché ritiene che permetterà di curare malattie finora incurabili, prevede di procedere alla fecondazione artificiale in assenza del padre e consente ad una coppia di donne di allevare un bambino senza papà. Secondo il cardinale O’Brien le nuove proposte rappresentano un “attacco mostruoso ai diritti umani, alla dignità umana e alla vita”. Il porporato, secondo il quale la norma non gode dell’appoggio popolare, ha poi affermato che “in alcuni Paesi d’Europa si rischia la galera facendo quello che noi vogliamo legalizzare”. In questo quadro il cardinale ha ribadito inoltre la necessità di creare una commissione di bioetica, che attualmente non esiste in parlamento, con l’obiettivo di discutere in maniera adeguata questioni del genere. Il disegno attende ora il voto dei comuni, che avverrà nelle prossime settimane. (E. B.)

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    Il Consiglio Mondiale delle Chiese: gravi discriminazioni contro gli indigeni in Iran Jaya

    ◊   Sono oggetto di minacce e intimidazioni, spesso offesi e discriminati. Gli indigeni della provincia indonesiana di Iran Jaya – nuova denominazione della regione orientale di Papua – sono vittime di razzismo e atteggiamenti discriminatori. Lo riferisce il Consiglio Mondiale delle Chiese in un intervento alla sessione del Consiglio per i diritti umani dell’ONU in corso a Ginevra. “I papuani subiscono torture, maltrattamenti, arresti arbitrari e processi iniqui” ha detto il rappresentante dell’associazione ecumenica cristiana Christina Papazoglou, che ha sollecitato l’invio di una missione ONU nella regione. Nel territorio - riferisce l’agenzia MISNA – si rafforza le presenza dei militari e cresce il clima di intimidazione verso tutti i cittadini, sospettati di tendenze e simpatie indipendentiste. La provincia di Iran Jaya è uno dei territori più ricchi di risorse minerarie, ma “il popolo di Papua - ha sottolineato la Papapzoglou - non ha mai beneficiato di questa ricchezza”, sfruttata per lo più da agenzie multinazionali. La legge sull’autonomia speciale, varata nel 2001 per rafforzare i diritti economici, sociali e culturali degli abitanti di Papua – ha spiegato il rappresentante del Consiglio Mondiale delle Chiese - “non è stata adeguatamente attuata e i papuani restano marginalizzati”. (C.D.L.)

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    Sarà costruito in Brasile il primo “etanolodotto” del mondo

    ◊   Sarà lungo 920 chilometri e trasporterà fino a 12 milioni di metri cubi di combustibile. È il primo “etanolodotto” del mondo, di prossima costruzione in Brasile. Un’opera senza precedenti che consentirà al Paese sudamericano di esportare il combustibile derivato dalla canna da zucchero di cui è il primo produttore mondiale. "Il protocollo che abbiamo firmato ha un valore straordinario e ci offre un grande potenziale: da Paranaguá potremo inviare etanolo in tutto il mondo” ha detto il presidente brasiliano Luiz Inácio Lula da Silva annunciando l’avvio degli studi di fattibilità per la costruzione del condotto. Un’opera – riferisce l’agenzia MISNA - che collegherà gli impianti di produzione del Mato Grosso do Sul, nel centro-ovest del Brasile, alla frontiera con Bolivia e Paraguay, e con il porto di Paranaguá, nello Stato di Paraná, sbocco sull’oceano Pacifico. A realizzarla saranno chiamati enti locali in collaborazione con l’azienda petrolifera statale “Petrobras”. Secondo Lula “nonostante si incontrino nel mondo alcune resistenze a utilizzare un prodotto nuovo come l’etanolo, la crescita del prezzo del petrolio sul mercato mondiale e i doveri imposti dal Protocollo di Kyoto spingeranno tutti a usare il nuovo combustibile”. Una tendenza che, si prevede, sarà rafforzata dal proposito dell’Unione Europea di utilizzare entro il 2020 la benzina miscelata con il 10% di etanolo. A questo primo grande condotto se ne aggiungerà un secondo destinato al trasporto dell’etanolo fra le regioni interne al Paese. (C.D.L.)

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    La protesta degli indigeni contro l'inquinamento delle selve peruviane

    ◊   Si battono per la salvaguardia delle aree boschive e per la tutela delle comunità native, la cui sussistenza è minacciata dallo sviluppo delle attività petrolifere. In Perù un gruppo di indigeni dell’etnia Achuar ha occupato un impianto estrattivo nella zona di Andoas, nella selva di Loreto, denunciando il degrado ambientale causato nell’area dalle operazioni di estrazione di idrocarburi. I manifestanti – riferisce l’agenzia MISNA - tutti impiegati presso l’azienda argentina “Pluspetrol” messa sotto accusa, chiedono maggiore attenzione agli effetti inquinanti delle attività estrattive e lottano per la difesa dei popoli Achuar, Quechua e Urarinas che da sempre abitano la regione. In loro favore chiedono un programma di sviluppo mirato, aumenti salariali e accesso all'acqua potabile. E se l’impresa argentina definisce “ingiustificabile” l’azione degli indigeni, il Comitato dell’ONU contro la discriminazione razziale conferma il rischio inquinamento per le selve peruviane. In una comunicazione allo Stato peruviano, il Comitato sottolinea di essere a conoscenza di “informazioni inquietanti sulle conseguenze dell’estrazione di idrocarburi nella valle del fiume Corrientes”. Ciononostante - afferma il documento - “il governo peruviano ha dato nuove concessioni ad aziende petrolifere senza consultare le comunità interessate”. Il Comitato attende una risposta dal governo entro il prossimo 30 giugno. (C.D.L.)

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    24 Ore nel Mondo



    La Cina avverte la comunità internazionale: "Nessun appoggio al Dalai Lama"

    ◊   Continuano le proteste in tutto il mondo per le violenze dei giorni scorsi in Tibet. Intanto, si registra il monito di Pechino, rivolto a tutta comunità internazionale, a non dare alcun appoggio al Dalai Lama. È continua la guerra di cifre con il governo tibetano in esilio sulle vittime degli scontri, nella provincia cinese del Sichuan. Il nostro servizio:


    Ogni appoggio dato al Dalai Lama viola ''tutti i principi delle relazioni internazionali''. Non si è fatta attendere la risposta ufficiale delle autorità cinesi alla speaker del Congresso americano, Nancy Pelosi, che ieri aveva proposto un'inchiesta internazionale sulle violenze verificatesi nei giorni scorsi a Lhasa, in Tibet. Nella nota, viene accusato nuovamente il Dalai Lama di aver provocato le proteste e di voler frantumare il Paese. Prosegue poi la guerra di cifre tra la Cina e il governo tibetano in esilio sulle vittime degli scontri nella provincia del Sichuan. Pechino ora parla di 22 morti, bilancio peggiore dei 13 dichiarati fino a ieri, ma per gli esponenti del popolo tibetano rifugiati in India le persone uccise sono 99. Intanto, in tutto il mondo si continuano a registrare manifestazioni davanti alle ambasciate cinesi. Ieri, un gruppo di esuli tibetani è riuscito a fare irruzione nel complesso della sede diplomatica di New Delhi. Mentre in serata, a Parigi, circa 500 persone hanno manifestato davanti all’'ambasciata cinese per chiedere il boicottaggio delle Olimpiadi. Tutti riflettori sono ora puntati su Olimpia in Grecia, da dove lunedì partirà la torcia olimpica alla volta di Pechino. Le autorità di Atene sono in allerta contro ogni manifestazione di disturbo e si sono dette pronte a proteggere il fuoco olimpico con tutti mezzi a disposizione.

     
    Taiwan
    Ma Ying-jeou, leader del partito nazionalista filocinese all'opposizione, è il nuovo presidente di Taiwan. Secondo i risultati definitivi, si è aggiudicato il 58% dei voti, contro il 42% andato al suo rivale Frank Hsieh, del Partito progressista democratico al potere. È fallito, invece, il contemporaneo referendum per l'ingresso del Paese nelle Nazioni Unite. Non si è raggiunto il quorum del 50% necessario per validare la consultazione. Taiwan è di fatto indipendente dal 1949, ma la Cina la ritiene ancora parte del proprio territorio. La formazione di Hsie è favorevole all'indipendenza, mentre i nazionalisti del neopresidente, Ma Ying-jeou, sono per l'unificazione ma solo dopo che a Pechino sarà stato instaurato un sistema democratico.

    Sri Lanka
    In Sri Lanka, sono almeno dieci i marinai scomparsi dopo l’esplosione di una nave della Marina militare al largo della costa orientale dell’isola. Episodio che rientra nei combattimenti in corso fra Tigri Tamil ed esercito regolare. La nave avrebbe urtato una mina, mentre i separatisti sostengono che si sarebbe trattato di un attacco suicida.

    Libano
    Almeno di un morto e quattro feriti è il bilancio degli scontri in Libano, nel campo profughi di Ain Helouè, alla periferia di Sidone. A fronteggiarsi, nella notte, per alcune ore, sono stati alcuni miliziani di Al Fatah e gli islamici di Jound al Cham, in seguito dell’arresto di un militante considerato responsabile di vari attentati.

    Russia - omicidio giornalisti
    In Russia, esponenti della stampa tornano nel mirino di violenze e intimidazioni. Ieri notte, un giornalista daghestano, Ilia Shurpaiev, corrispondente del primo canale russo e autore di vari reportage sul Caucaso, è stato ucciso a Mosca nella sua abitazione, poi data alle fiamme. A distanza di poche ore, un altro giornalista è stato poi ucciso a Makhatchkala, capitale del Daghestan, piccola repubblica caucasica della Federazione Russa. Si tratta di Gadji Abachilov, anche lui specialista di affari caucasici. Al momento, secondo le autorità niente collega i due omicidi, ma il filo rosso delle inchieste sulla martoriata regione caucasica getta molte ombre sull’annosa questione della liberta di stampa nella Russia post-sovietica.

    Francia – nucleare
    La Francia ridurrà di un terzo le sue testate nucleari aviotrasportate. Lo ha annunciato ieri il presidente, Nicolas Sarkozy, in occasione del varo, in Bretagna, di un sottomarino nucleare di ultima generazione. Il capo di Stato francese ha espresso la volontà di aprire un dialogo in seno alla comunità internazionale per un trattato che metta al bando la produzione di materiale fissile per armi atomiche e i missili terra-terra di media e lunga gittata. Sarkozy non intende, però, abbassare la guardia sulle minacce che incombono sull’Europa, che ha definito “sempre a rischio”, motivo per cui la Francia non rinuncerà del tutto al suo deterrente nucleare.

    USA - incursione nei fascicoli candidati
    Negli Stati Uniti, si chiede di far chiarezza sulle violazioni dei fascicoli personali dei tre candidati alla Casa Bianca, effettuate da personale del Dipartimento di Stato non autorizzato a controllare i dati privati dei tre senatori Hillary Clinton, Barack Obama e John McCain. Le intrusioni elettroniche sono avvenute nei dossier personali dei tre candidati contenenti i riferimenti per ottenere il passaporto. Intanto, il segretario di Stato americano, Condoleezza Rice, si è scusato personalmente con i tre senatori, annunciando un’inchiesta per “andare a fondo” sulle circostanze della vicenda. L'aspirante alla candidatura democratica per la Casa Bianca, Barack Obama, ha poi chiesto che l’indagine non venga svolta solo nell’ambito del Dipartimento di Stato ma includa anche il Congresso. (Panoramica internazionale a cura di Marco Guerra)
     
    Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LII no. 82

     E' possibile ricevere gratuitamente, via posta elettronica, l'edizione quotidiana del Bollettino del Radiogiornale. La richiesta può essere effettuata sulla home page del sito www.radiovaticana.va/italiano.

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