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Sommario del 21/03/2008

Il Papa e la Santa Sede

  • Il Cristianesimo non è moralismo ma dono. Così il Papa nella Messa in Cena Domini: per questo l'Eucaristia è l'atto centrale dell'essere cristiani
  • Le celebrazioni di Benedetto XVI per il Venerdì Santo: alle 17 la Passione del Signore nella Basilica di San Pietro e alle 21.15 il rito della Via Crucis al Colosseo
  • Il cardinale Arinze: tutti abbiamo contribuito alla morte di Gesù
  • Si raccoglie oggi in tutto il mondo la speciale Colletta pro Terra Sancta
  • Oggi su "L'Osservatore Romano"
  • Oggi in Primo Piano

  • Suor Maria Laura Mainetti verso la beatificazione sulla base del riconoscimento del martirio: intervista col vescovo di Como Diego Coletti
  • Riscoprire l'infinita misericordia di Dio nel Sacramento della Riconciliazione: il commento di mons. Girotti
  • Contemplare la Sindone nel giorno della Passione di Cristo: la riflessione del cardinale Poletto
  • Chiesa e Società

  • Tanti pellegrini stamane alla tradizionale Via Crucis a Gerusalemme
  • Appello di Ban-Ki-moon nella Giornata internazionale contro la discriminazione razziale
  • L'ONU: è emergenza idrica nel mondo
  • Rapporto dell'ONU denuncia "violazioni del diritto umanitario" in Darfur
  • Continuano a peggiorare le condizioni dei palestinesi rifugiati al confine tra Iraq e Siria
  • Pakistan: cristiani e musulmani insieme contro la violenza nel giorno della nascita di Maometto
  • Pakistan: inaugurata la versione web del settimanale dell’arcidiocesi di Karachi, prima testata cattolica in urdu
  • Arabia Saudita: 40 mila imam a scuola di dialogo
  • Vietnam: ad Ho Chi Minh prosegue la manifestazione delle suore che chiedono la restituzione della loro casa requisita dalle autorità
  • Sri Lanka: i monsoni colpiscono le aree già provate dalla guerra
  • Ecuador: si aggrava il bilancio delle alluvioni
  • La Chiesa colombiana chiede alle FARC di nominare due nuovi delegati per le trattative per il rilascio degli ostaggi
  • La riflessione del cardinale Cipriani sulla legge che introduce il "divorzio rapido" in Perù
  • Filippine: i vescovi contro la pratica delle "riproduzioni" della crocifissione
  • I vescovi francesi esprimono il loro dolore per la morte di Chantal Sebire: una tragedia da "non strumentalizzare"
  • "La nostra crescita del cuore è un faticoso pellegrinaggio": le parole di mons. Follo durante la Via Crucis sugli Champs-Elysées
  • Il cardinale Bagnasco esorta la comunità cristiana ad un maggiore impegno sociale
  • "Il Tibet non è solo": vicino Pisa un incontro di preghiera con gli esuli tibetani
  • 24 Ore nel Mondo

  • Il Dalai Lama incontra la speaker USA
  • Il Papa e la Santa Sede



    Il Cristianesimo non è moralismo ma dono. Così il Papa nella Messa in Cena Domini: per questo l'Eucaristia è l'atto centrale dell'essere cristiani

    ◊   Benedetto XVI, con la Messa in Cena Domini, da lui presieduta nella Basilica di San Giovanni in Laterano, ha aperto ieri pomeriggio i riti del Triduo Pasquale, culmine dell’anno liturgico. Il Cristianesimo – ha affermato il Papa nell’omelia - non è moralismo, ma dono: per questo l’atto centrale dell’essere cristiani è l’Eucaristia: la gratitudine e la gioia per la vita nuova che Cristo ci dà. Nel corso della celebrazione Benedetto XVI ha lavato i piedi a 12 sacerdoti. Durante il rito i fedeli sono stati invitati a compiere un gesto di carità da destinare all’orfanotrofio “La edad de oro” dell’Avana, a Cuba. Il servizio di Debora Donnini:
     
    (canto)

     
    “Mediante il suo amore la Croce diventa metabasis, trasformazione dell’essere uomo nell’essere partecipe della gloria di Dio”. In questa trasformazione Cristo “coinvolge tutti noi, trascinandoci dentro la forza trasformatrice del suo amore”. L’inizio dell’omelia del Papa parte dalla riflessione sull’ora di Gesù con la quale si apre il Vangelo della Messa in Cena Domini. Nella lavanda dei piedi “Gesù depone le vesti della sua gloria, si cinge col ‘panno’ dell’umanità e si fa schiavo. Lava i piedi sporchi dei discepoli e li rende così capaci di accedere al convito divino al quale Egli li invita”. Egli ci rende puri “mediante la sua parola e il suo amore, mediante il dono di se stesso":

     
    “Se accogliamo le parole di Gesù in atteggiamento di meditazione, di preghiera e di fede, esse sviluppano in noi la loro forza purificatrice. Giorno dopo giorno siamo come ricoperti di sporcizia multiforme, di parole vuote, di pregiudizi, di sapienza ridotta ed alterata; una molteplice semifalsità o falsità aperta s’infiltra continuamente nel nostro intimo. Tutto ciò offusca e contamina la nostra anima, ci minaccia con l’incapacità per la verità e per il bene. Se accogliamo le parole di Gesù col cuore attento, esse si rivelano veri lavaggi, purificazioni dell’anima, dell’uomo interiore”.

     
    La lavanda che Gesù dona ai discepoli – ha sottolineato il Pontefice - è dono ma anche modello. “Il mistero di Cristo nel suo insieme, dall’incarnazione fino alla croce e alla risurrezione … diventa la forza risanatrice e santificatrice, la forza trasformatrice per gli uomini, diventa … la nostra trasformazione in una nuova forma di essere, nell’apertura a Dio”. Dono ed esempio: per questo “il cristianesimo, in rapporto col moralismo, è di più e una cosa diversa. All’inizio non sta il nostro fare, la nostra capacità morale. Cristianesimo è anzitutto dono”:

     
    “Dio si dona a noi – non dà qualcosa, ma se stesso. E questo avviene non solo all’inizio, nel momento della nostra conversione. Egli resta continuamente Colui che dona. Sempre di nuovo ci offre i suoi doni. Sempre ci precede. Per questo l’atto centrale dell’essere cristiani è l’Eucaristia: la gratitudine per essere stati gratificati, la gioia per la vita nuova che Egli ci dà”.

     
    Gesù – ha proseguito il Papa - parla di "un comandamento nuovo": la novità "consiste nell’amare insieme con Colui che ci ha amati per primo”:

     
    “Il ‘comandamento nuovo’ non consiste in una norma nuova e difficile, che fino ad allora non esisteva … La cosa nuova è il dono che ci introduce nella mentalità di Cristo. Se consideriamo ciò, percepiamo quanto lontani siamo spesso con la nostra vita da questa novità del Nuovo Testamento; quanto poco diamo all’umanità l’esempio dell’amare in comunione col suo amore. Così le restiamo debitori della prova di credibilità della verità cristiana, che si dimostra nell’amore”.

     
    I discepoli fanno difficoltà a entrare nella novità di Gesù: così Pietro in un primo momento non aveva voluto lasciarsi lavare i piedi dal Signore. Pietro aveva un concetto di Messia che “comportava un’immagine di maestà, di grandezza divina”:

     
    “Doveva apprendere sempre di nuovo che la grandezza di Dio è diversa dalla nostra idea di grandezza; che essa consiste proprio nel discendere, nell’umiltà del servizio, nella radicalità dell’amore fino alla totale auto-spoliazione”.

     
    Quindi l’allusione al Battesimo: “il bagno che ci purifica e non deve essere ripetuto è il Battesimo - l’essere immersi nella morte e risurrezione di Cristo, un fatto che cambia la nostra vita profondamente”. “Anche nella permanenza di questa nuova identità” che ci è donata con il Battesimo “abbiamo bisogno della ‘lavanda dei piedi’, della lavanda dei peccati di ogni giorno”, ovvero della confessione dei peccati. L’invito di Cristo è poi a lavarci i piedi gli uni gli altri:

     
    “Dobbiamo lavarci i piedi gli uni gli altri nel quotidiano servizio vicendevole dell’amore. Ma dobbiamo lavarci i piedi anche nel senso che sempre di nuovo perdoniamo gli uni agli altri. Il debito che il Signore ci ha condonato è sempre infinitamente più grande di tutti i debiti che altri possono avere nei nostri confronti”.

     
    Il Giovedì Santo – conclude il Papa - ci esorta a “non lasciare che il rancore verso l’altro diventi nel profondo un avvelenamento dell’anima. Ci esorta a purificare continuamente la nostra memoria, perdonandoci a vicenda di cuore, lavando i piedi gli uni degli altri, per poterci così recare insieme al convito di Dio”:

     
    “Il Giovedì Santo è un giorno di gratitudine e di gioia per il grande dono dell’amore sino alla fine, che il Signore ci ha fatto. Vogliamo pregare il Signore in questa ora, affinché gratitudine e gioia diventino in noi la forza di amare insieme con il suo amore”.

     
    (canto)

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    Le celebrazioni di Benedetto XVI per il Venerdì Santo: alle 17 la Passione del Signore nella Basilica di San Pietro e alle 21.15 il rito della Via Crucis al Colosseo

    ◊   Dopo l’inizio delle cerimonie liturgiche del Triduo pasquale, l’attenzione della Chiesa è ora concentrata su misteri del Venerdì Santo che vedranno Benedetto XVI impegnato dapprima nella celebrazione della Passione del Signore - alle 17, nella Basilica Vaticana - e poi, alle 21.15, nel suggestivo rito della Via Crucis al Colosseo, trasmesso in diretta mondovisione dalla Rai. Il Papa ne seguirà l’intero svolgimento dal Colle Palatino e riceverà la Croce dalle mani di una ragazza cinese, simbolo di quella Chiesa le cui vicende riecheggeranno stasera attraverso le meditazioni del cardinale arcivescovo di Hong Kong, Zen Ze-Kiun. Quella di questa sera è la terza Via Crucis presieduta da Benedetto XVI: nel suo servizio, Alessandro De Carolis ritorna sui pensieri rivolti ai fedeli dal Pontefice nelle altre precedenti occasioni:

    (musica)

     
    L’Uomo che sale al Calvario condannato a un supplizio atroce per aver pronunciato parole di libertà e di amore può lasciarci indifferenti? L’Uomo che sale al Calvario barcollante, piagato dal disprezzo oltre che dalle torture, può lasciarci insensibili nelle sue sofferenze? Sono due delle domande che hanno guidato la riflessione di Benedetto XVI nei due riti della Via Crucis celebrati al Colosseo dall’avvio del suo Pontificato.

     
    La storia del Golgota tramanda una serie di personaggi-icona che rappresentano un campionario completo dei comportamenti umani di fronte ad un dramma: la distanza “politica” di Pilato dall’accusato, la solidarietà del Cireneo, l’odio aizzato ad arte di un folla che forse non ha una sua opinione ma segue le emozioni del momento, lo strazio composto di Maria, la spietatezza senza confini dei soldati, la vergogna di chi ha tradito e rinnegato, la pietà di chi ricompone il corpo e di chi gli offre una sepoltura. Sono tutti lì: prima, durante e dopo il passaggio dell’Uomo che sale al Calvario. Anche noi, nella Via Crucis che “attraversa i continenti e i tempi”, siamo tutti assiepati lungo il ciglio della strada dove passa l’Uomo condannato ad essere inchiodato sul legno. Ma come cristiani non possiamo esserne solo spettatori: quel martirio ci chiede di schierarci. Benedetto XVI lo afferma nella sua prima Via Crucis celebrata da Pontefice e ispirata dalle meditazioni scritte dall’allora arcivescovo Angelo Comastri. E’ il 14 aprile 2006 e il Papa - eletto in quegli stessi giorni un anno prima - soffermandosi sulle tappe della “Via dolorosa” dice con chiarezza:

     
    “Siamo coinvolti pure noi, perciò dobbiamo cercare il nostro posto: dove siamo noi? Nella ‘Via Crucis’ non c'è la possibilità di essere neutrali. Pilato, l'intellettuale scettico, ha cercato di essere neutrale, di stare fuori; ma, proprio così, ha preso posizione contro la giustizia, per il conformismo della sua carriera”.

     
    Non neutrali. E dunque capaci di lasciarci toccare dalla sofferenza che non sia solo la nostra. Perché la strada verso il Calvario ci insegna a compatire il dolore fisico e interiore di altri. Questo è il pensiero che guida la riflessione di Benedetto XVI nella Via Crucis del 2007, legata dal filo delle meditazioni di mons. Gianfranco Ravasi:

     
    “Il nostro Dio non è un Dio lontano, intoccabile nella sua beatitudine: il nostro Dio ha un cuore. Anzi ha un cuore di carne, si è fatto carne proprio per poter soffrire con noi ed essere con noi nelle nostre sofferenze. Si è fatto uomo per darci un cuore di carne e per risvegliare in noi l’amore per i sofferenti, per i bisognosi”.

     
    Il cristiano con il cuore di carne, che sa provare compassione per il dolore altrui, è anche un cristiano che non ha più timore di prendere posizione: non guarda l’Uomo che sale al Calvario, lo segue. Perché sa che in cima non troverà solo la morte ma un dono di vita, come ripete Benedetto XVI nel 2006:

     
    “Abbiamo capito che la ‘Via Crucis’ non è semplicemente una collezione delle cose oscure e tristi del mondo. Non è neppure un moralismo alla fine inefficiente. Non è un grido di protesta che non cambia niente. La ‘Via Crucis’ è la via della misericordia, e della misericordia che pone il limite al male: così abbiamo imparato da Papa Giovanni Paolo II. È la via della misericordia e così la via della salvezza”.

     
    Una misericordia alla quale fare appello anche quando a tradire è colui che si dichiara amico, sodale, di Gesù. Un concetto che stasera riaffemerà l’autore delle meditazioni per la Via Crucis al Colosseo del 2008, il cardinale arcivescovo di Hong Kong, Jospeh Zen Ze-Kiun. Ma che già era stato scandito dall’autore delle meditazioni del 2005. Era il 25 marzo di quell’anno e a suscitare grande impressione furono, tra le altre, queste parole lette dagli speaker:

     
    “La veste e il volto così sporchi della tua Chiesa ci sgomentano, ma siamo noi stessi a sporcarli, siamo noi stessi a tradirti ogni volta, dopo tutte le nostre grandi parole, i nostri grandi gesti. Abbi pietà della tua Chiesa. Anche all’interno di essa, Adamo cade sempre di nuovo ...”.
     
    Venticinque giorni dopo, l’autore di quelle parole veniva eletto Papa col nome di Benedetto XVI.

     
    (musica)

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    Il cardinale Arinze: tutti abbiamo contribuito alla morte di Gesù

    ◊   Il Venerdì Santo ci ricorda che Cristo è morto per i nostri peccati. Tutti noi abbiamo contribuito in vario modo con i nostri peccati alla sua Passione e alla sua morte in Croce. Ascoltiamo la riflessione del cardinale Francis Arinze, prefetto della Congregazione per il culto divino e la disciplina dei Sacramenti, intervistato da Giovanni Peduto:


    R. – Tutti noi siamo colpevoli, chi più, chi meno. Ma tutti noi abbiamo contribuito. Ha dato la sua vita per tutta l’umanità. Gesù è morto – come Giovanni l’evangelista dice al capitolo 11 – per raccogliere tutti i Figli di Dio dispersi. E’ vero che, immediatamente, sono i capi degli Ebrei di quel tempo e Ponzio Pilato che hanno mancato di giustizia, di verità, di carità ... Però, noi non siamo innocenti. Ogni peccatore può dire in verità: “Gesù è morto sulla Croce per me!”. San Paolo ci dà l’esempio.

     
    D. – Prima di esalare l’ultimo respiro, Gesù grida: “Dio mio, Dio mio perché mi hai abbandonato?”. Qual è il significato vero di questo grido?

     
    R. – Sono le parole iniziali del famoso Salmo 22, quel salmo che mostra grande sofferenza, grande agonia ma anche grande fiducia in Dio. Allora, chi legge quel Salmo per intero, vede anche dove dice che confida in Dio. E’ per dimostrarci che Gesù veramente ha sofferto sulla Croce: non è una vuota apparenza! Lui è veramente Uomo, ma è anche Dio, e in quanto Dio non può soffrire, come Uomo non solo può soffrire, ma ha sofferto grande, grande angoscia. Eppure, ha sempre detto: “Padre, non secondo la mia volontà [umana], ma secondo la Tua volontà!”. Perciò, Gesù si offre. Ma ha sofferto, e in quella sofferenza quasi che il Padre l’avesse abbandonato ... Ma Lui sapeva che il Padre non l’aveva abbandonato, ma era una manifestazione della profondità della sofferenza.

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    Si raccoglie oggi in tutto il mondo la speciale Colletta pro Terra Sancta

    ◊   Nelle parrocchie e nelle chiese di tutto il mondo viene raccolta oggi, come da tradizione ogni Venerdì Santo, la cosiddetta “Colletta pro Terra Sancta”: si tratta di una iniziativa antichissima che risale a Papa Martino V, nel 1421. A questo proposito il prefetto della Congregazione per le Chiese Orientali, il cardinale Leonardo Sandri, ha inviato una lettera ai vescovi di tutti i continenti rinnovando l’invito a “sostenere spiritualmente e materialmente la comunità cattolica” della Terra Santa. Ce ne parla Alessandro Gisotti:


    “E’ l’assenza di una stabile pace ad acuire nei Luoghi Santi antichi problemi e povertà e a generarne di nuovi”. E’ quanto sottolinea il cardinale Sandri, che aggiunge: “I cristiani che abitano in Terra Santa “meritano la prioritaria attenzione della Chiesa cattolica e delle altre Chiese e Comunità ecclesiali” che “hanno sempre bisogno del vivente carisma delle origini e della singolare vocazione ecumenica e interreligiosa di cui essi sono portatori”. In tale contesto, scrive il porporato, assume un suo “speciale rilievo” la Colletta del Venerdì Santo. Questa, ricorda, è collocata dai Sommi Pontefici “in un giorno tanto significativo per attestare la comune appartenenza alla Terra” che, come ha rilevato Benedetto XVI, “nel fluire della storia rimane la silenziosa testimone della vita terrena del Salvatore”. Il capo dicastero auspica dunque che “possa crescere il movimento di carità” al fine di “garantire alla Terra Santa, in modo ordinato ed equo, il sostegno necessario alla vita ecclesiale ordinaria e a particolari necessità”. E spiega che tra le urgenze da affrontare c’è “sempre l’inarrestabile fenomeno dell’emigrazione, che rischia di privare le comunità cristiane delle migliori risorse umane”.

     
    Il cardinale Sandri assicura che la comunità latina raccolta attorno al Patriarcato di Gerusalemme e alla Custodia Francescana, ma anche le altre Chiese Orientali cattoliche” potranno “beneficiare della carità di tutti i cattolici, non in termini occasionali, bensì con la sufficiente sicurezza e continuità che consenta di guardare con speranza al futuro”. D’altro canto, scrive il porporato, “tramite la comunità cattolica”, la carità “si espanderà senza distinzione religiosa, culturale e politica, soprattutto a favore delle giovani generazioni che potranno anche “continuare ad usufruire della qualificata e diffusa opera educativa cattolica”. Il cardinale elogia dunque le Chiese particolari per quanto fanno in favore della Terra Santa, “specialmente grazie ai pellegrinaggi e alle iniziative promosse da crescenti forme di volontariato” e all’impegno delle parrocchie e delle famiglie religiose, come di storiche istituzioni, fondazioni e associazioni.

     
    Con la Lettera, il cardinale Sandri ha pubblicato anche un documento sui progetti sostenuti negli ultimi due anni dalla Custodia di Terra Santa. Si tratta di opere in favore dei giovani, delle famiglie, ma anche di sostegno scolastico e, ancora, per la costruzione di appartamenti per i poveri e le giovani coppie.

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    Oggi su "L'Osservatore Romano"

    ◊   In prima pagina, una riflessione sui martiri cristiani dell’arcivescovo Angelo Amato, segretario della Congregazione per la Dottrina della Fede.

    Nelle pagine centrali, le meditazioni sulle quattordici stazioni della Via Crucis, affidate al cardinale Joseph Zen Ze-kiun, vescovo di Hong Kong. “Penso - afferma il porporato in una dichiarazione rilasciata al giornale - che il Santo Padre abbia voluto che io portassi al Colosseo la voce della Chiesa in Cina”. 

    Salendo al Calvario coi fratelli Lumière: Claudia Di Giovanni sui primordi del cinema religioso.

    La grandezza della Chiesa caldea in Iraq si manifesta nella grazia del martirio dei suoi figli: nell’informazione religiosa, Nicola Gori intervista il cardinale Leonardo Sandri, prefetto della Congregazione per le Chiese Orientali.

    In evidenza, nell’informazione internazionale, il Vicino Oriente: la Russia propone una nuova conferenza di pace.

    In rilievo anche il Kenya, dove si è insediata la commissione internazionale sulle violenze.

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    Oggi in Primo Piano



    Suor Maria Laura Mainetti verso la beatificazione sulla base del riconoscimento del martirio: intervista col vescovo di Como Diego Coletti

    ◊   La Congregazione delle Cause dei Santi ha riconosciuto la validità del processo diocesano per la beatificazione di suor Maria Laura Mainetti uccisa nel giugno del 2000 da tre ragazze a Chiavenna, in provincia di Sondrio. L’annuncio è stato dato ieri dal vescovo emerito di Como Alessandro Maggiolini durante la Messa Crismale celebrata nel Duomo della città lombarda. Il via libera del dicastero vaticano apre la strada alla beatificazione della religiosa della Congregazione delle Figlie della Croce sulla base del riconoscimento del suo martirio. Ascoltiamo il vescovo di Como, mons. Diego Coletti, intervistato da Sergio Centofanti:

     
    R. – L’annuncio è stato dato dal mio predecessore, mons. Alessandro Maggiolini, perché eravamo insieme concelebranti della Messa Crismale davanti a quasi 300 preti e con la cattedrale gremita. Al termine della Messa, mons. Maggiolini ha dato lui l’annuncio, perchè mi sembrava bello fosse lui a parlare, visto che è stato lui all’origine di questo processo e l’ha accompagnato in questi ultimi anni. Quindi, è con grande commozione e legittima soddisfazione che ha dato questo annuncio alla diocesi e questo annuncio è stato accolto da un grande applauso, perchè la memoria di suor Maria Laura è una memoria ancora molto viva, non soltanto in Val Chiavenna, là dove lei ha vissuto e ha servito nel suo compito di assistenza ai poveri e di educazione dei giovani, ma in tutta la diocesi la sentiamo come una figura importante per questa testimonianza così forte, così bella di una donna che, cadendo sotto i colpi di chi la stava uccidendo, ha pregato per le ragazze, cercando di capire il senso di questo gesto folle, assumendo una posizione estremamente simile a quella del Signore in Croce, che non ha avuto altro pensiero per i suoi crocifissori se non quello di scusarli davanti al Padre e di chiedere al Padre che li perdonasse.

     
    D. – Chi era Suor Maria Laura Mainetti?

     
    R. – Una religiosa molto normale, molto semplice, senza particolari doti, se non quella di una grande fedeltà e di una grande vicinanza ai giovani e soprattutto ai giovani in situazioni più difficili e più marginali. Pensi che queste ragazze l’hanno attirata nella trappola, semplicemente dicendole che c’era una delle ragazze che lei conosceva che aveva bisogno di parlare con lei, perchè si era messa in un guaio serio. E’ bastato questo invito perchè suor Maria Laura uscisse dal convento e andasse all’appuntamento con questa ragazza. Questo per dire la sua continua disponibilità all’educazione, all’accompagnamento delle persone, anche di quelle più fragili, anche di quelle più in difficoltà personale.

     
    D. – Le confessioni delle tre ragazze, tra l’altro, sono decisive per il riconoscimento del martirio...

     
    R. – Penso di sì, ritengo di sì. Io ho avuto la possibilità di leggere gli atti processuali e devo dire che loro sono state molto schiette, soprattutto due su tre, nel descrivere nei particolari anche il momento drammatico di questo assassinio, perchè loro stesse hanno potuto testimoniare direttamente come siano rimaste colpite e sconvolte dall’atteggiamento di suor Maria Laura.

     
    D. – Queste tre giovani che hanno detto di aver agito "in nome di Satana" sono affidate a varie comunità di recupero in questo momento...

     
    R. – Sì, mi risulta che abbiano ottenuto questa procedura alternativa alla carcerazione pura e semplice e siano state messe in una condizione di rieducazione sempre rigida, sotto sorveglianza, ma legata all’ipotesi che si possa ricostruire in loro un futuro di redenzione. Credo che su questa scelta del giudice di sorveglianza, che è stata anche sottoposta a qualche critica da parte dell’opinione pubblica, credo che suor Maria Laura sarebbe stata più che consenziente.

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    Riscoprire l'infinita misericordia di Dio nel Sacramento della Riconciliazione: il commento di mons. Girotti

    ◊   I giorni che precedono la Pasqua, in particolare il Venerdì Santo, sono i momenti più intensi per incontrare la misericordia di Dio nel Sacramento della Riconciliazione. Il Papa, incontrando all’inizio di marzo la Penitenzieria Apostolica, ha invitato i sacerdoti ad aiutare i fedeli a comprendere l’importanza della pratica della Confessione. Benedetto XVI ha ricordato che “nel cuore della celebrazione sacramentale non sta il peccato, ma la misericordia di Dio, che è infinitamente più grande di ogni nostra colpa”. Ascoltiamo la riflessione di mons. Gianfranco Girotti, reggente della Penitenzieria apostolica, al microfono di Fabio Colagrande:

     
    R. – Il Santo Padre ha messo proprio l’accento su questo aspetto. Ha chiaramente affermato che la nostra epoca, che sta smarrendo il senso del peccato, ha bisogno di una riconciliazione. In modo particolare ha invitato tutti i sacerdoti a far sperimentare la tenerezza di Dio e a far sì che nel penitente non ci sia soltanto l’accusa del peccato, ma la conversione.

     
    D. – Mons. Girotti in una intervista apparsa sull’Osservatore Romano, lei ha fatto riferimento ad un allargamento delle categorie di peccato...

     
    R. – Io ho accennato a nuovi atteggiamenti peccaminosi come, per esempio, le manipolazioni genetiche, gli esperimenti sulla persona, la violazione dei fondamentali diritti della natura umana, anche il problema ecologico con l’inquinamento ambientale. Ma ho parlato anche delle sperequazioni sociali, dell’ingiustizia sociale, della povertà, della droga...

     
    D. – Benedetto XVI ha anche parlato di una certa disaffezione dei fedeli verso il Sacramento della Riconciliazione...

     
    R. – Il Santo Padre ha chiaramente affermato che la nostra epoca va sempre più smarrendo il senso del peccato. Oggi non è difficile constatare che il sacramento della Penitenza ha subito negli ultimi tempi un appannamento nella pratica. Si assiste a questo affievolirsi del senso del peccato. L’indebolita coscienza del peccato non sempre genera una mancata disaffezione dal sacramento di Penitenza, però rischia di suggerire al penitente più l’esternazione d’animo che non la denuncia del proprio peccato. E il Santo Padre nel suo discorso ha voluto sottolineare soprattutto questo.

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    Contemplare la Sindone nel giorno della Passione di Cristo: la riflessione del cardinale Poletto

    ◊   Tra le sacre rappresentazioni, i riti e i simboli che in tutte le Chiese e le culture del mondo rendono oggi omaggio e culto alla Passione di Cristo spicca su tutti l’icona per eccellenza che rimanda alle sofferenze del Crocifisso: la Sacra Sindone. Luca Collodi ha chiesto al Custode del Sacro Lino - l'arcivescovo di Torino, cardinale Severino Poletto - quale legame via sia tra l’immagine sindonica e il mistero del Venerdì Santo:


    R. – Questo è il giorno in cui noi celebriamo l’evento del sacrificio del Figlio di Dio e non i sacrifici antichi degli animali che non erano – come dice la Lettera agli Ebrei – capaci di cancellare i peccati, ma il sacrificio del Corpo di Cristo e la Lettera agli Ebrei cita proprio il Salmo 39: “Tu non hai voluto sacrifici, ma un corpo mi hai dato e perciò ho detto, entrando nel mondo ed assumendo la natura umana, ‘Ecco, io vengo Padre per fare la tua volontà”.

     
    D. – Cardinale Poletto, la Sacra Sindone riassume in sé il mistero della morte e della Resurrezione di Cristo. Ma cosa ci dice oggi nel Venerdì Santo questo lenzuolo, guardando anche alla Festa della Pasqua?

     
    R. – La Sindone rimanda a Gesù, alla sua sofferenza e rimanda anche alla sofferenza di tutta l’umanità, perchè la morte di Cristo è l’atto più grande di solidarietà con l’uomo, perchè ha amato, dando la vita per la salvezza dell’uomo. Noi dobbiamo vedere la solidarietà del Cristo anche con le sofferenze degli uomini. Per cui tutte le sofferenze dell’umanità sono da Cristo valorizzate dalla sua sofferenza e dalla sua immolazione. Però nello stesso tempo la Sindone rimanda alla Resurrezione: Cristo il terzo giorno è risuscitato. E se Cristo non fosse risorto vana sarebbe la nostra fede. Ma in che senso la Sindone rimanda alla Resurrezione, oltre che alla Passione? Perché dalla Sindone, cioè dal lenzuolo che lo ha avvolto, Cristo si è distaccato, lasciando impresso su quel lino la sua immagine, misteriosamente perchè non sappiamo come si sia formata. Gesù ha lasciato il segno del suo passaggio vicino a quel lino, ma non è più lì. Allora la morte di Cristo rimanda alla Resurrezione. La salvezza dell’umanità si compie il mattino di Pasqua, quando il Cristo esce vivo dal sepolcro e quindi con la sua Resurrezione ci dà questo grande dono. La morte è sconfitta e quindi la storia dell’umanità, la storia di ogni singola persona non si conclude con la morte, ma la morte è il grande portale che apre per la persona l’incontro con Dio e la vita eterna. Risorgeranno anche i nostri corpi, così come è risorto il corpo di Cristo. Ritengo, quindi, che la contemplazione della Sindone aiuti veramente a guardare questi due momenti collegati strettamente fra di loro: il sacrificio, l’immolazione del Corpo di Cristo dato per noi, del sangue versato per noi; e, allo stesso tempo, la Sindone ci richiama alla sua Resurrezione, come quando gli angeli dicono alle donne che vanno al sepolcro ‘Voi cercate un vivente fra i morti. Ma non è qui, è risorto!’”.

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    Chiesa e Società



    Tanti pellegrini stamane alla tradizionale Via Crucis a Gerusalemme

    ◊   Proseguono a Gerusalemme gli appuntamenti del Triduo Pasquale. Ieri sera, al Getsemani, centinaia di persone si sono raccolte per pregare nell'orto degli Ulivi e nell'adiacente Basilica dell'Agonia, dove si è svolta la celebrazione dell'Ora Santa, presieduta da padre Pierbattista Pizzaballa, Custode di Terra Santa. La lettura dei Vangeli della Passione nelle varie lingue e la preghiera dei salmi hanno commemorato e annunciato gli eventi salvifici avvenuti proprio in questo luogo: l'annuncio del tradimento di Pietro, la fuga dei discepoli e l'agonia e l'arresto del Signore. Stamattina presto, sul Golgota, dopo la cerimonia di apertura delle porte, che si richiudono subito, un fiume di fedeli si è riversato nella Basilica del Santo Sepolcro per la solenne celebrazione della Passione, presieduta ancora da padre Pierbattista Pizzaballa. Moltissimi i religiosi e i pellegrini presenti al Calvario, la suggestiva e partecipata liturgia secondo il rito Romano che, con la lettura del Passio, ha riempito in modo straordinario questa elevata cappella della Basilica, divisa tra greci ortodossi e latini. Più tardi, in mattinata, si è svolta la tradizionale Via Crucis, che con le sue quindici stazioni dislocate nella città vecchia, partendo dalla scuola musulmana di fronte alla cappella della Flagellazione, sulla via Dolorosa, ha attraversato Gerusalemme e il suo mercato. La Via Crucis che - guidata dai frati della Custodia si svolge ogni venerdì pomeriggio della settimana - è straordinariamente partecipata, il Venerdì Santo. Anche quest'anno mescolati ai fedeli locali, come sempre, moltissimi gruppi di pellegrini. Hanno iniziato la processione il Patriarca Latino mons. Michel Sabbah, con il clero del Patriarcato, e hanno seguito i frati francescani, Custode di Terra Santa in testa, quindi la parrocchia latina di San Salvatore. Caratteristica di questa Via Crucis di Gerusalemme, oltre al fatto di svolgersi nei luoghi della Passione, è la conclusione gloriosa presso la tomba del Risorto nella Basilica del Santo Sepolcro, dove si collocano le ultime quattro stazioni, quelle della Crocefissione, Deposizione, Sepoltura e Resurrezione. Oggi pomeriggio, al Santo Sepolcro, si svolgerà l'ufficio vespertino, mentre stasera ancora una tradizionale liturgia, "la Processione funebre", rievocazione della Deposizione e Sepoltura di Cristo, in cui l'effigie del Crocefisso viene staccata dalla croce e dal Calvario e viene portata in processione alla Pietra dell'Unzione e poi alla tomba. Domattina presso l'Edicola nel Santo Sepolcro si svolgerà - per ragioni di status quo, cioè di regolamento e turni in Basilica - la Santa Veglia di Pasqua, presieduta dal Patriarca Latino Michel Sabbah. (Da Gerusalemme, Sara Fornari)

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    Appello di Ban-Ki-moon nella Giornata internazionale contro la discriminazione razziale

    ◊   "Il razzismo continua a tormentare e ad essere un problema per molti individui, comunità e società in tutto il mondo". Così il Segretario Generale delle Nazioni Unite Ban Ki-moon nel suo messaggio per la Giornata internazionale contro la discriminazione razziale, che si celebra oggi in ricordo di quanti nel 1960 furono uccisi nella città sudafricana di Sharpeville mentre manifestavano contro l’apartheid. "Da allora – si legge nel testo – sono stati compiuti progressi significativi, ma la discriminazione razziale è ancora una preoccupazione di tutti i popoli e paesi". Nel 2009, ricorda poi il Segretario Generale dell'ONU, è previsto il riesame delle azioni intraprese nel 2001 durante la Conferenza mondiale contro il razzismo. Da qui un invito a tutte le nazioni "a fare un uso costruttivo del tempo a disposizione fino al formale processo di revisione. Questa missione è troppo importante: non possiamo fallire". I lavori preparatori per la Conferenza del 2009 coincideranno con il 60.mo Anniversario della Dichiarazione Universale dei Diritti Umani che, conclude Ban Ki-moon, ci insegna ad "agire gli uni verso gli altri in spirito di fratellanza": è dunque "collettiva la responsabilità per porre fine al razzismo" e "migliorare la situazione di tutti coloro che subiscono discriminazioni".(S.G.)

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    L'ONU: è emergenza idrica nel mondo

    ◊   Una vera e propria emergenza idrica globale. Queste le proporzioni della scarsità di acqua sul pianeta, un problema devastante per i Paesi più poveri dove comporta spesso la mancanza di servizi igienici adeguati e poco avvertito nelle aree industrializzate. Proprio per sensibilizzare a riguardo l’opinione pubblica internazionale, si celebra domani la “Giornata Mondiale dell’Acqua”, istituita dalle Nazioni Unite nel 1992. Il messaggio del Segretario Generale dell’Onu per l’occasione, ricorda la coincidenza con l’Anno Internazionale per l’Igiene e sollecita “l’azione per contrastare una crisi che colpisce nel mondo più di un abitante su tre”. “Ogni 20 secondi – denuncia Ban Ki-moon – un bambino muore in conseguenza delle pessime condizioni igieniche che contraddistinguono circa 2.6 miliardi di persone. In totale si contano 1.5 milioni di giovani vite stroncate da una causa che sarebbe facilmente contrastabile”. “Benché ci siano stati dei miglioramenti – continua il Segretario Generale – il progresso è ostacolato dalla crescita della popolazione, dalla diffusione della povertà, dagli investimenti insufficienti e principalmente dalla mancanza di volontà politica”. Non si sta dunque mantenendo il ritmo necessario per raggiungere entro il 2015 l’Obiettivo di Sviluppo del Millennio che prevede di dimezzare il numero di persone prive di misure igieniche fondamentali. Le condizioni più drammatiche, denuncia un rapporto dell’Unicef e dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, si registrano in Africa dove sei abitanti su dieci non hanno accesso a servizi sanitari decenti. Tante malattie – si legge nel documento – potrebbero essere ridotte dando a tutti la possibilità di lavarsi quotidianamente le mani con il sapone. La rivista Nature, infine, parla di un miliardo di persone nel mondo senza accesso all’acqua potabile e traccia un quadro allarmante: entro il 2030 la richiesta di "oro blu" per la sola produzione di cibo raddoppierà e un’ulteriore pressione verrà dalle esigenza energetiche. Eppure, conclude l’autorevole rivista scientifica, dei rimedi esistono e sono facilmente adottabili: dal miglior utilizzo dell’acqua piovana a un maggior ricorso all’acqua riciclata negli ambiti, come alcuni settori industriali, dove è possibile.(S.G.)

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    Rapporto dell'ONU denuncia "violazioni del diritto umanitario" in Darfur

    ◊   Almeno 115 morti e 30 mila sfollati. È il bilancio dei combattimenti avvenuti nei primi due mesi dell’anno a nord di El Geneina, capoluogo del Darfur occidentale, uno dei tre Stati che compone l’omonima regione ovest del Sudan. Numerose le “violazioni del diritto umanitario internazionale”. Sono le conclusioni contenute nel rapporto realizzato dal Commissariato delle Nazioni Unite per i diritti umani e dalla missione ibrida Unione Africana-Onu in Sudan (Unamid) sulle violenze che hanno interessato i villaggi di Saraf Jiodad, Sirba, Silea e Abu Suruj. Coinvolti i ribelli del Movimento per la giustizia e l’uguaglianza (Jem) e l’esercito sudanese, sostenuto da milizie irregolari filogovernative. Nel rapporto, diffuso dall’Agenzia Misna, si precisa che gli attacchi rientrano in una vasta offensiva lanciata dall’esercito per “riguadagnare il controllo del corridoio nord del Darfur occidentale e cacciare gli insorti” del Jem ritenuti responsabili di aver violato l’accordo di tregua firmato nel 2004. Le azioni condotte dall’esercito tramite bombardamenti aerei e offensive di terra, “hanno violato - secondo il Rapporto - il principio di distinzione contenuto nel diritto internazionale, avendo fallito nel distinguere tra obiettivi civili e militari”. Il documento ritiene, inoltre, che la “scala dei danni provocati alle proprietà civili”, faccia parte di una scelta di strategia militare. Nonostante i combattimenti dei mesi scorsi, negli ultimi giorni l’improvvisa apertura al dialogo col governo sudanese da parte del Jem, ha riacceso le speranze per una soluzione negoziata del conflitto in corso in Darfur dal febbraio del 2003. Una guerra durata cinque anni che ha provocato una delle più gravi crisi umanitarie del pianeta.(S.G.)

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    Continuano a peggiorare le condizioni dei palestinesi rifugiati al confine tra Iraq e Siria

    ◊   I 2700 palestinesi presenti nei campi profughi di al-Waleed e di al-Tanf, al confine tra Iraq e Siria, vivono in condizioni sempre più disumane. L’allarme viene lanciato dall'ACNUR, l'Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati, che negli ultimi 22 mesi ha lanciato numerosi appelli affinché si trovino soluzioni umanitarie urgenti e si attui il loro trasferimento, anche se temporaneo, preferibilmente in paesi arabi. Nel 2006 il Canada ha accolto 64 palestinesi provenienti dall’Iraq, mentre l’anno scorso 107 di essi hanno trovato rifugio in Brasile. Il Cile ha recentemente annunciato di poter accogliere un primo gruppo di 117 palestinesi rifugiati in Iraq, mentre il Sudan si è detto pronto ad ospitarne altri duemila. L’ACNUR ed i rappresentanti della comunità palestinese stanno ora mettendo a punto un piano operativo per far sì che il trasferimento possa effettivamente svolgersi. L'accoglienza in un altro Paese, sottolinea in una nota l'agenzia ONU, non aiuterà però tutti i palestinesi sistemati nei campi, "dove la situazione sanitaria diventa sempre più insostenibile, in assenza di cure mediche adeguate e di alternative praticabili". Situazione resa ancora più drammatica dalla fuga dal Paese del Golfo della maggior parte del personale medico. L'agenzia delle Nazioni Unite ha quindi espresso apprezzamento per gli sforzi attuati da Paesi terzi nel fornire assistenza per il reinsediamento immediato dei paletinesi “iracheni”, ma ha ricordato ai governi coinvolti che "vi e' ancora bisogno di aiuto, perché da troppo tempo la popolazione non ha accesso a cure mediche adeguate". L’ACNUR stima infine che, dei 34.000 palestinesi presenti in Iraq nel 2003, non ne siano rimasti più di dieci-quindicimila. Il campo di al-Waleed ospita al momento oltre duemila rifugiati, mentre quello di al-Tanf, tra Iraq e Siria, ce ne sono oltre 700. (M.G.)

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    Pakistan: cristiani e musulmani insieme contro la violenza nel giorno della nascita di Maometto

    ◊   Quest’anno la ricorrenza della nascita di Maometto cade in piena Settimana Santa, un’ occasione che ha portato la Commissione diocesana per il dialogo interreligioso di Faisalabad, in Pakistan ed il Consiglio degli Ulema, ad riunirsi mercoledì scorso per condannare la violenza in nome della religione. “Facciamo il possibile per mantenere il dialogo fra le religioni, unica strada per avere pace ed armonia sociale”, ha spiegato ad AsiaNews il vescovo, mons. Joseph Coutts. I cristiani ed i musulmani, ha proseguito il presule, “devono essere coscienti di ciò che accade in patria e nel mondo. Devono capire la situazione attuale, che richiede comunicazione e dialogo fra tutte le parti in causa. Per evitare altre tragedie, dobbiamo procedere con calma e molta cura”. Il presidente del Consiglio musulmano, Sayyad Muhammad Zacheriah, ha poi aggiunto: “Nessuna religione insegna la violenza, l’odio o la guerra. Alcune forze esterne cercano di mettere contro i cristiani ed i musulmani: insieme, dobbiamo combatterle”. Quindi, ha aggiunto il religioso islamico, “si deve condannare allo stesso modo la blasfemia contro Maometto e contro Cristo. Il governo deve inoltre fare in modo che non si ripetano le umilianti caricature del nostro profeta”. Il direttore della Commissione per il dialogo interreligioso, padre Aftab James Paul, ha infine commentato: “Siamo qui per mostrare armonia e solidarietà reciproca. Chiunque ama la pace deve unirsi ai nostri sforzi e combattere chi ci vuole dividere per interessi oscuri”.(M.G.)

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    Pakistan: inaugurata la versione web del settimanale dell’arcidiocesi di Karachi, prima testata cattolica in urdu

    ◊   “Agahi”, il primo settimanale cattolico in urdu, è in rete da ieri all’indirizzo www.agahinews.com. La versione telematica della nota testata dell’arcidiocesi di Karachi è stata inaugurata ieri, Giovedì Santo, dopo la messa crismale, alla presenza dell’arcivescovo mons. Evarist Pinto. AsiaNews riferisce che il presule, rivolgendosi ai numerosi fedeli presenti, ha spiegato il valore dell’iniziativa: “Come la versione cartacea, anche quella web sarà strumento di educazione, formazione, di dialogo interreligioso, pace e amore; soprattutto sarà un canale attraverso cui diffondere il Vangelo qui e all’estero”. Il sito, aggiornato ogni lunedì, è accessibile gratuitamente. Padre Arthur Charles, direttore della testata online e cartacea e vicario generale della diocesi di Karachi, chiede tuttavia ai lettori di contribuire al lavoro della redazione con offerte e sottoscrizioni. Il sacerdote, professore di teologia dogmatica, aveva promesso già nel novembre 2006 - quando fu fondato il settimanale diocesano – che avrebbe realizzato anche una versione online per gli emigrati all’estero. Al momento si sta inoltre pensando di aprire un canale tv e una radio cristiane.(M.G.)

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    Arabia Saudita: 40 mila imam a scuola di dialogo

    ◊   Lezioni di dialogo interreligioso. Le seguiranno, in Arabia Saudita, oltre 40 mila imam, provenienti dalle moschee di tutto il Paese. Il programma, informa l'Agenzia Misna, è stato ideato dal “Centro re Abdelaziz per il dialogo nazionale”, in collaborazione con il ministero degli Affari islamici e rientra nell’ambito delle iniziative per le guide religiose decise dal sovrano nel 2003. Obiettivo del programma è aiutare gli imam sauditi in un processo di conoscenza e comprensione di altre fedi, “incoraggiando la moderazione e lottando contro l’estremismo nella religione”. Pur riconoscendo le specificità che contraddistinguono il pensiero islamico e i precetti della ‘shari'a’ – precisa un articolo del quotidiano ‘Asharq al Awsat’ – il programma “enfatizzerà il carattere moderato dell’Islam e la sua accettazione del pluralismo nelle scuole e nell’intera società islamica”.(S.G.)

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    Vietnam: ad Ho Chi Minh prosegue la manifestazione delle suore che chiedono la restituzione della loro casa requisita dalle autorità

    ◊   Una nuova controversia su beni della Chiesa si è aperta in Vietnam. Dopo quelle di inizio anno ad Hanoi, la protesta riguarda un edificio di proprietà delle suore del Vinh Son Charity Order ad Ho Chi Minh City. Dal lunedì scorso, riferisce l'Agenzia AsiaNews, alcune centinaia di suore si riuniscono ogni giorno in preghiera davanti ad una casa di loro proprietà, che è stata requisita e che ora le autorità locali vorrebbero abbattere per trasformarla in un albergo con annesso night club. La proprietà in discussione si trova in Nguyen Thi Dieu ed è di proprietà delle religiose dal 1959, quando fu data loro dalla Croce Rossa francese. Da allora fino al 1975 fu un centro diurno di aiuto. Alla presa di potere da parte dei comunisti, l’arcidiocesi di Saigon e le suore accettarono di trasformarlo in un asilo. Nel 1997, mentre le suore continuavano a chiedere la restituzione dell’edificio, le autorità con un atto amministrativo si attribuirono l’edificio per assenza del proprietario. In seguito fu dato in affitto e trasformato prima in un dancing e successivamente in una casa di appuntamento; per questo fu chiuso dalle autorità. Le suore hanno continuato a chiedere che l’edificio sia loro restituito, in quanto non ha alcuna destinazione sociale, ma le loro petizioni non hanno avuto risposta. Lo scorso anno le autorità ne hanno trasferito la proprietà all’Ufficio per la gestione del sistema ferroviario, che ha intenzione di demolirlo per farne un albergo e un night club. L’arcidiocesi si è unita alla richiesta delle suore per chiedere di ritornare sulla decisione. Per tutta risposta, è stato tolto il cartello che annunciava la costruzione del night, ma la demolizione è continuata. Il 15 dicembre, 70 suore hanno intrapreso un’azione più incisiva, dando vita ad una veglia di preghiera insieme a gruppi di studenti. La demolizione è stata prima sospesa e poi ripresa. L’Ordine religioso ha invitato le suore ad andare tutti i giorni davanti all’edificio ed ha chiesto la solidarietà di tutte le consorelle vietnamite. (R.P.)

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    Sri Lanka: i monsoni colpiscono le aree già provate dalla guerra

    ◊   Nello Sri lanka sono tornate ad imperversare piogge monsoniche molto intense che hanno colpito i territori costieri orientali e nord-occidentali dell’isola, già provati dai combattimenti tra esercito e ribelli tamil. Il bilancio nel distretto nordoccidentale di Mannar parla di morti e oltre 50 mila sfollati. Il Centro nazionale per la risposta ai disastri naturali, riferisce anche di 7000 sfollati, nel distretto orientale di Batticaloa, molti dei quali ospitati in scuole, moschee e chiese; in quell’area le piogge hanno messo in difficoltà anche le 5000 persone che vivono nei campi profughi a causa del conflitto. Già a gennaio le piogge avevano costretto 30.000 persone nell’est del paese ad abbandonare le proprie abitazioni. Secondo la Misna i primi soccorsi sono stati organizzati dalla Croce Rossa dello Sri Lanka, ma fonti ONU segnalano difficoltà di movimento nel distretto di Mannar a causa del conflitto: la zona, infatti, è teatro di una vasta operazione militare con scontri quasi quotidiani.(M.G.)

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    Ecuador: si aggrava il bilancio delle alluvioni

    ◊   Almeno 42 morti, otto dispersi, 17 feriti e circa 90 mila famiglie colpite dalle violente alluvioni che da oltre due mesi interessano il 25% del territorio nazionale ecuadoriano. È durissimo l’ultimo bilancio diffuso dalla Protezione civile di Quito e ripreso dalla MISNA. L’emergenza è cresciuta principalmente nelle province costiere di Manabí e Los Ríos e in quelle andine di Cotopaxi, Cañar, Chimborazo, Bolívar, Imbabura e Loja, alla frontiera col Perù, dove sono segnalati smottamenti e straripamenti dei principali corsi d’acqua. Le più gravi inondazioni degli ultimi dieci anni hanno arrecato gravissimi danni alle infrastrutture: le abitazioni danneggiate sono oltre 22.000, 140 le strade parzialmente sommerse dalle acque, almeno 18 i ponti crollati. Pesanti anche le ripercussioni sull’agricoltura: 150.000 ettari di raccolti, soprattutto di riso, sono andati distrutti e in totale, secondo il ministero dell’Interno, il settore agricolo avrebbe già accumulato danni per oltre 80 milioni di dollari. L’Istituto nazionale di meteorologia ha intanto avvertito che il maltempo proseguirà almeno fino ad aprile. (M.G.)

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    La Chiesa colombiana chiede alle FARC di nominare due nuovi delegati per le trattative per il rilascio degli ostaggi

    ◊   Comunicare al più presto i nomi dei nuovi dirigenti per condurre le trattative per un possibile accordo umanitario sulla liberazione degli ostaggi ancora nelle mani della guerriglia. La Chiesa cattolica colombiana invita le Forze armate rivoluzionarie della Colombia (FARC) ad indicare nuovi referenti, a seguito dell’uccisione di Raul Reyes, numero due e portavoce, e Ivan Ríos, segretariato dello stato maggiore del movimento ribelle. In un’intervista radiofonica raccolta dalla Misna, mons. Luis Augusto Castro, presidente della Conferenza episcopale, ha anche chiesto misure urgenti a favore degli sfollati del decennale conflitto tra le FARC e il governo di Bogotá. "L’uso della forza – ha inoltre sottolineato mons. Castro – può colpire alcune persone ma non può assicurare la pace. Vittorie militari ci sono state e ci saranno, ma questo non è sufficiente per porre fine a un conflitto che dura da quasi 50 anni”. E proprio ieri sono tornate a farsi sentire anche le FARC, che hanno annunciato di aver sostituito Ríos con il comandante Mauricio Jaramillo. Ríos era stato ucciso da un’altro guerrigliero, che chiede ora una ricompensa al governo; dell’assassino, le FARC dicono che sia un infiltrato dell’esercito colombiano. Reyes era stato invece ucciso il 1° marzo durante una clamorosa incursione militare colombiana in Ecuador, che ha causato una grave crisi diplomatica tra diversi Paesi latinoamericani, poi risolta con il vertice del “Gruppo di Rio”.(M.G.)

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    La riflessione del cardinale Cipriani sulla legge che introduce il "divorzio rapido" in Perù

    ◊   “Senza un matrimonio solido non può esistere una società solida”. Così, l’arcivescovo di Lima, il cardinale Juan Luis Cipriani, in merito alla recente decisione legislativa che consente in Perù il cosiddetto “divorzio rapido” tramite procedure notarili e municipali. Questo meccanismo, ha commentato il porporato nel suo incontro radiofonico settimanale “Dialogo di fede”, evidenzia “un’impostazione di fondo errata, poiché riduce la questione a parametri di funzionalità: più che porsi le domande di fondo sul divorzio e sulla famiglia, si cerca di alleggerire il lavoro processuale dei tribunali per evitare intasamenti”. È chiaro, secondo le riflessioni del cardinale Cipriani che “siamo davanti ad un atto precipitoso e queste soluzioni burocratiche finiranno per accrescere la gravità del problema”. Queste misure, è il timore dell’arcivescovo di Lima, “diventeranno uno stimolo per facilitare i divorzi, le rotture matrimoniali nonché le sofferenze che accompagnano questa realtà”. Il tema della difesa della famiglia, culla della vita, è stato ripreso dal cardinale Juan Luis Cipriani nelle sue omelie della Settimana Santa, in particolare quando ha invitato tutti a “guardare la Passione del Signore 'come una cattedra' dalla quale imparare tutto ciò che rende la vita umana, personale e comunitaria, un bene supremo perché dono gratuito di Dio”. “Occorre – ha ricordato il porporato – superare il timore e la superficialità che spinge molti, di fronte alle esigenze del cammino della Croce che riviviamo il Venerdì Santo, a dire: ‘Troppo difficile’. Occorre una fede forte che solo Dio ci può dare, anche se da parte nostra serve umiltà. L’umiltà ha molte forme e ci pone diverse domande: ami la verità? Sei consapevole dei tuoi comportamenti? Conosci i tuoi peccati e le tue colpe? Se non vuoi rispondere a questi interrogativi allora non sei umile”. “Il Venerdì Santo – ha sottolineato poi il cardinale Cipriani – ci impone di riconoscere i nostri peccati e dunque di chiedere perdono assumendo l’impegno della correzione”. “Questi giorni santi – ha concluso – ci devono aiutare ad interrogarci sulla famiglia e sulla vita. Davanti al Signore sulla Croce ciascuno deve rispondere a questa domanda: cosa faccio per difendere la vita che Lui ci ha donato e cosa faccio per proteggere la famiglia ove questa vita viene al mondo?”. (A cura di Luis Badilla)

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    Filippine: i vescovi contro la pratica delle "riproduzioni" della crocifissione

    ◊   “Non replicare il solo ed unico sacrificio, quello fatto da Gesù in croce sul Calvario 2000 anni fa”. È il monito rivolto dai vescovi filippini ai fedeli che, in occasione dei riti pasquali, praticano vere e proprie “riproduzioni” del Calvario di Cristo. Dalla flagellazione alla crocifissione, è tutto reale: per interpretare Cristo, diversi fedeli sborsano cifre considerevoli agli organizzatori delle varie manifestazioni, che non hanno mai ottenuto l’appoggio della Chiesa locale. L’arcivescovo di San Fernando, mons. Paciano Aniceto, citato da AsiaNews, ha spiegato che “non si deve trasformare la Settimana Santa in un circo, perché la flagellazione ed i riti della crocifissione non fanno parte della pietà popolare”. Anche mons. Aniceto ha espresso una condanna senza mezzi termini: “Non si deve replicare il sacrificio del nostro Salvatore, che è stato unico ed irripetibile. Alcuni fra questi penitenti mi conoscono di persona, sanno come la penso io e come la pensa la Chiesa, ma continuano con questo circo. Non va bene”. La tradizione di ricreare la Passione di Cristo è nata nei primi anni ’40, ed è divenuta quasi subito una semplice attrazione turistica. Anche oggi, nonostante i richiami, 19 penitenti si sono fatti crocifiggere in giro per il Paese. (M.G.)

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    I vescovi francesi esprimono il loro dolore per la morte di Chantal Sebire: una tragedia da "non strumentalizzare"

    ◊   “Chiedere a una persona il gesto che ci priva della vita, è un grido di disperazione. Ma anche una richiesta di aiuto”. Con queste parole, riporta l'Agenzia Sir, i vescovi francesi esprimono il loro dolore per la morte di Chantal Sebire, la donna trovata morta mercoledì nella sua casa di Digione dopo una lunga ed estenuante malattia. “Di fronte a casi simili – dice l’arcivescovo di Digione, mons. Roland Minnerath – non vorremmo passare per coloro che danno lezioni, ma presentarci come fratelli che aiutano a discernere il cammino verso la luce” perché “sopprimere la sofferenza è una cosa, sopprimere la vita è un’altra” e nel caso di Chantal “il nostro giudizio non può essere condizionato unicamente dall’emozione e dall’amplificazione mediatica”. Questi gli “elementi di discernimento” che la Chiesa consiglia in caso di una malattia incurabile, ricorda l’arcivescovo: terapia del dolore, interruzione dei trattamenti che non danno speranza di guarigione, evitare ogni accanimento terapeutico. “Un atteggiamento – conclude – ben differente dal voler decidere il momento della morte”. E “parlare di ‘un’eccezione di eutanasia’ significa aprire una breccia” nella “nozione stessa di inviolabilità della vita umana”. Anche il vescovo di Fréjus Toulon, mons. Dominique Rey denuncia il tentativo di “strumentalizzare la tragedia” e spiega: “L’accettazione legale di un omicidio volontario di un malato da parte dei medici e della società farebbe vacillare i principali fondamenti del vivere insieme e del rispetto per ciascuno”. Il cardinale Philippe Barbarin, arcivescovo di Lione, infine, mette in guardia dalla tentazione di “legiferare sull’onda della emozione”. E aggiunge: “Bisogna rendere omaggio al personale medico che fa del proprio meglio per diminuire la sofferenza dei malati che hanno bisogno della nostra compassione e della nostra infinita delicatezza”. “Nessuno ha il diritto di dare la morte”, conclude il porporato: invece di seguire l’esempio di Belgio o Olanda, “accompagniamo i malati fino al termine del loro percorso, lottando con loro contro la sofferenza”. (S.G.)

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    "La nostra crescita del cuore è un faticoso pellegrinaggio": le parole di mons. Follo durante la Via Crucis sugli Champs-Elysées

    ◊   “Non permettete che alcunché vi riempia di dolore e di sofferenza al punto da farvi dimenticare la gioia di Cristo risorto”. Con queste parole di Madre Teresa di Calcutta, mons. Francesco Follo, osservatore permanente della Santa Sede presso l’Unesco, ha concluso oggi a Parigi la predicazione della 21.ma Via Crucis lungo gli Champs-Elysées. “Come per Maria, vergine e martire - afferma mons. Follo - il nostro cammino, la nostra crescita del cuore è anche un faticoso pellegrinaggio sulle polverose strade di ogni giorno attraverso i monti della felicità e attraverso le notti del dolore”. Organizzata dalla parrocchia Saint-Pierre de Chaillot, riferisce l’Agenzia SIR, la Via Crucis si è snodata lungo la via più famosa della capitale francese. Circa 4 mila i partecipanti, tra parrocchiani, studenti, impiegati e funzionari degli uffici che popolano il quartiere. Durante la processione una ventina di cavalieri di Malta ha scortato la croce. (S.G.)

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    Il cardinale Bagnasco esorta la comunità cristiana ad un maggiore impegno sociale

    ◊   In un mondo contemporaneo sempre più orfano e solo, tutti i cristiani sono chiamati ad un impegno sociale e culturale per essere punto di riferimento per gli uomini. L’arcivescovo di Genova e presidente della CEI, cardinale Angelo Bagnasco, parlando a Genova nella cattedrale di San Lorenzo in occasione della Messa crismale, ha ricordato l’importanza della paternità che deve essere esercita da tutta la comunità cristiana in una società povera di “padri”. Nell’ omelia, citata da Avvenire, il porporato ha poi ricordato “che la testimonianza dell’amore fraterno, della comunione, della solidarietà cristiana, dell’impegno peri valori non negoziabili della vita e della famiglia, è una condizione vitale per accompagnare il lieto annuncio di Cristo”. Il card. Bagnasco è poi tornato sul tema della “paternità sacerdotale, rivolgendosi ai numerosi sacerdoti presenti in chiesa: “La vita del sacerdote è testimonianza di quella paternità spirituale che ci è stata donata e che continuamente ci interpella”. “La paternità, quella di Dio e quella degli uomini – ha infine aggiunto il porporato -, si definisce in quanto genera alla vita, e le tre caratteristiche principali di essa sono la gratuità, la fedeltà e la fiducia”. (M.G.)

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    "Il Tibet non è solo": vicino Pisa un incontro di preghiera con gli esuli tibetani

    ◊   “Che la fiamma olimpica verso Pechino possa trasformare l’isolamento del Tibet in una grande vertenza internazionale”. Questa la preghiera che si leverà domani pomeriggio in un incontro tra gli esuli tibetani in Italia, i sindaci, le autorità, i monaci e le monache, i buddisti, presso l’Istituto Lama Tzong Khapa di Pomaia (Pisa). “Tutti gli uomini liberi di buona volontà si riuniranno in preghiera”, si legge in una nota dei promotori diffusa dall’Agenzia SIR, per dire che “il Tibet non è solo”. Sarà presente all’iniziativa anche Ngawang Tsondu, vice-presidente della Comunità tibetana in Italia, che vive con la sua famiglia a Pomaia. “Invitiamo - continua il comunicato - i rappresentanti della comunità cinese in Italia ad unirsi a noi”. E ancora: “Abbiamo scelto, fedeli agli insegnamenti del Dalai Lama non il fuoco di paglia delle esternazioni, ma il più efficace dei metodi, basati sul dialogo e sulla comprensione. L'Istituto Lama Tzong Khapa, insieme alla Comunità Tibetana in Italia, all'Associazione Italia-Tibet e all'Associazione Sangha onlus, promotori dell'incontro di preghiera, “combattono da anni contro gli attacchi alla cultura del Tibet cercando di preservare gli insegnamenti, la pratica e la filosofia che da Buddha Shakyamuni ci è stata tramandata fino ai nostri giorni”. (S.G.)

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    24 Ore nel Mondo



    Il Dalai Lama incontra la speaker USA

    ◊   Scatta l’ora della diplomazia internazionale per ricucire la crisi in Tibet. Stamani in India si è svolto l’incontro tra il Dalai Lama e la speaker della Camera dei rappresentanti americana, Nancy Pelosi, che ha chiesto l’apertura di un’inchiesta per far luce su quanto accaduto nei giorni scorsi. Intanto, la Cina ha diffuso su internet una ventina di foto segnaletiche dei promotori delle proteste. Due sarebbero già stati arrestati. Il nostro servizio:


    Si è svolto “nel segno dell’amicizia” l’incontro tra il Dalai Lama e Nancy Pelosi, speaker del Congresso americano, giunta stamani a Dharamsala, nel nord dell’India. “E' il nostro destino aiutare la gente del Tibet”, ha detto la Pelosi che ha aspramente criticato la Cina sul versante dei diritti umani e ha chiesto l’apertura di un’inchiesta internazionale sui fatti di Lhasa. La speaker, molto legata al leader spirituale buddista tanto da consegnargli lo scorso anno la medaglia del Congresso, ha però aggiunto di esprimere soltanto opinioni personali. Solo ieri però il segretario di Stato americano Condolleezza Rice aveva richiamato Pechino alla massima moderazione nei confronti dei manifestanti. Sempre ieri, è stata sciolta la riserva del presidente Bush riguardo alla sua partecipazione alle Olimpiadi di questa estate: la crisi in Tibet, infatti, non rappresenta un motivo per boicottare l’appuntamento. Anche la presidenza slovena dell'Unione Europea, in una nota, sottolinea che non partecipare ai giochi ''non è la risposta giusta agli attuali problemi politici'' in quanto “potrebbe significare la perdita di un’opportunità per promuovere i diritti umani”. La Cina intanto ricorre al web per arginare le proteste anti-governative che, secondo il governo tibetano in esilio, nella provincia di Gansu avrebbero provocato altre 19 vittime. Sono state immesse in rete le foto segnaletiche di 19 ricercati considerati promotori delle violenze. Accanto alle pose, ricavate da riprese video, ci sono anche i numeri per le segnalazioni. Due sarebbero già stati rintracciati. Intanto, ieri Pechino ha ammesso per la prima volta che la polizia ha aperto il fuoco per autodifesa contro i manifestanti, scesi in piazza domenica scorsa nella contea di Aba: quattro le persone ferite, mentre altre fonti parlano di 8 morti.

     
    Taiwan-elezioni
    La crisi in Tibet è al centro della campagna elettorale a Taiwan, chiamata domani alle urne per le elezioni presidenziali. Prima dei disordini a Lhasa, l’attenzione si era concentrata sui temi della corruzione e dell’economia. Negli ultiimi tempi, è tornato in primo piano il rapporto con la Cina. Favorito nella corsa ma in discesa nei sondaggi il Kuomintag, il Partito nazionalista, contro il Partito democratico progressista.

    Cipro-riunificazione
    Primo faccia a faccia oggi a Nicosia, sotto l’egida dell’ONU, tra il neo-presidente cipriota, Demetris Christofias, ed il leader turco-cipriota, Mehmet Ali Talat. Ripartiti i negoziati per la riunificazione dell’isola che erano fermi dal 2004, i due leader hanno stabilito una nuova riunione fra tre mesi. Decisa poi la riapertura di “Ledra street”, la strada-simbolo della divisione tra la Repubblica cipriota e la Repubblica turca di Cipro Nord. Ma che significato ha questa decisione? Giada Aquilino lo ha chiesto ad Antonio Ferrari, inviato speciale del Corriere della Sera:


    R. - Da un punto di vista psicologico, è estremamente importante, perchè nel 2004 si era cominciato a sperare in una apertura di certi varchi e che quindi si sarebbe arrivati in fretta alla riunificazione dell’isola, visto che c’era poi un piano dell’ONU, che fu invece rifiutato dai greco-ciprioti ed approvato dai turco-ciprioti. Oggi, il fatto che Christofias e Talat abbiamo deciso di riaprire via Ledra e quindi di farne un corridoio senza alcuno ostacolo tra le due parti di Cipro, credo che sia un primo passo visibile e concreto verso quella che potrà essere un giorno - speriamo presto - la soluzione del problema. Accanto a questo, c’è l’idea di rendere agibile anche l’aeroporto, che si trova sulla "linea verde", quella che separa Nicosia in due parti: la parte greca e la parte occupata dai turchi. Se anche questo si farà, sarà certamente un altro passo concreto.

     
    D. - Cosa ha portato a questa intesa?

    R. - Il risultato delle elezioni. Non dobbiamo dimenticare che il presidente greco-cipriota di prima, Papadopulos, era un uomo molto intransigente e proprio durante il referendum dell’ONU si schierò chiaramente per il “no” dalla parte greco-cipriota, proprio nel momento in cui i greco-ciprioti entravano nell’Unione Europea. Dobbiamo però essere molto realisti, perchè riavviare i colloqui e quindi anche il negoziato per la riunificazione non significa già fissare un traguardo che possa dire quando questo avverrà. Ma ripeto: se ci sono già dei passi concreti, credo si sia finalmente imboccato il binario giusto.

    Bin Laden-messaggio
    Nuovo messaggio a meno di 24 ore dall'ultimo del capo di Al Qaeda, Bin Laden. Nel proclama, diffuso ieri sera dal canale televisivo al Jazeera, lo sceicco del terrore punta il dito contro i negoziati di Annapolis ed auspica il ricorso alla violenza per poter conquistare la Palestina e prendere il controllo dell’Iraq attraverso il sostegno della Jihad. Duro anche l’attacco ai leader arabi definiti “complici di orrendi crimini”.

    Afghanistan
    Ancora perdite tra le file della Forza Internazionale della NATO in Afghanistan. Un soldato, di cui non si conosce la nazionalità, è morto nell’esplosione di un ordigno, saltato in aria al passaggio di un convoglio nel sud del Paese. Si tratta della trentesima vittima tra i soldati stranieri presenti a Kabul. Quattro i feriti in un attentato, realizzato probabilmente da insorti, a Mazar-i-Sharif, nel nord del Paese, dove centinaia di persone si sono riunite per celebrare il nuovo anno solare.

    Medio Oriente
    Alta la tensione in Medio Oriente. Per la seconda volta in 24 ore, un’esplosione si è verificata oggi in un campo di addestramento militare di Hamas, nella Striscia di Gaza. La deflagrazione è avvenuta nella zona di Khan Yunes. Un miliziano di 30 anni è rimasto ucciso, altri due sono stati feriti.

    USA-Arabia Saudita
    Il vicepresidente americano, Dick Cheney, è giunto questa mattina a Riad, in Arabia Saudita. Finalità del viaggio: incoraggiare re Abdallah II a fare di più per l'Iraq e l'Afghanistan e soprattutto contribuire alla stabilizzazione del mercato petrolifero. Dopo Riad, Cheney si recherà in Israele e Cisgiordania, per concludere il viaggio in Turchia prima di rientrare a Washington.

    FMI-recessione
    Sull’economia americana grava il pericolo di recessione e le sue conseguenze minacciano anche altri Paesi. Lo rivela il Fondo monetario internazionale (FMI) che ha già provveduto a sforbiciare le stime di crescita per il 2008 e il 2009. Si prevede, infatti, un rallentamento per quest’anno pari al 4,2 per cento. A pesare in particolare sull’economia americana la crisi dei mutui subprime.

    Spagna-ETA
    Una vettura imbottita di esplosivo è saltata in aria presso una caserma della Guardia civile spagnola a Calahorra, nella regione di La Rioja, nel nord del Paese. Lo ha reso noto la Radio nazionale spagnola. La deflagrazione è stata annunciata in una telefonata dell’ETA. La zona era stata preventivamente sgombrata.

    Russia-scarcerazione
    Libertà per Maxim Reznik, 33 anni, capo del Partito riformatore Iabloko, di San Pietroburgo. L’uomo era stato arrestato il giorno dell’elezione del presidente russo per resistenza e oltraggio a pubblico ufficiale, ma si era sempre difeso sostenendo di aver voluto proteggere un amico aggredito da sconosciuti. Dopo il suo fermo, era partita una campagna per il rilascio appoggiata dall’opposizione liberale ma anche dal presidente del senato russo, Serghei Mironov.

    Kenya-violenze
    I disordini post-elettorali in Kenya sono al centro dei lavori della Commissione d'inchiesta internazionale che ieri, a Nairobi, ha iniziato la sua attività. Gli scontri sanguinosi provocarono, in dicembre, la morte di oltre 1500 persone e oltre 600 mila profughi. Intanto, nel Paese africano imperversa la violenza, sono almeno 25 le vittime di un attacco condotto da alcuni banditi nella Rift Valley, nell’ovest del Paese, in un raid compiuto ieri per rubare bestiame.

    Sri Lanka
    Nei nuovi scontri tra le forze srilankesi e i ribelli Tamil, avvenuti nel nord del Paese, circa 30 insorti hanno perso la vita e tre militari sono rimasti feriti. Secondo fonti governative, dall’inizio dell’anno sono stati uccisi 2241 ribelli tamil, mentre 131 i soldati morti nel corso dei combattimenti.

    Brasile-dengue
    In Brasile, il Ministero della salute ha reso noto che nel Paese si è diffusa un’epidemia di dengue, malattia trasmessa da una zanzara e simile alla febbre gialla. Sono almeno 47 le vittime dall’inizio del 2007.

    Turchia-Pamuk
    Diversi arresti sono stati compiuti dalle forze di polizia turche, in relazione ad un piano - sventato - progettato per uccidere il premio Nobel per la letteratura, Orhan Pamuk. Tra i fermati, anche il capo di un partito nazionalista turco, un noto giornalista e un ex rettore di un’università. Altre 13 persone sono sospettate di essere coinvolte nella vicenda.(Panoramica internazionale a cura di Benedetta Capelli)

     

     
    Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LII no. 81

     
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