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Sommario del 15/03/2008

Il Papa e la Santa Sede

  • L’Europa riscopra il patrimonio di valori scaturito dall’incontro tra Vangelo e cultura ellenistica: così, il Papa al nuovo ambasciatore di Grecia presso la Santa Sede
  • Nella Domenica delle Palme e XXIII GMG diocesana, i giovani con il Papa per la Messa in Piazza San Pietro, guardando all'evento di Sydney
  • La Chiesa avrà presto una nuova santa: la religiosa italiana Gertrude Comensoli
  • Altre udienze e nomine
  • Intervista con il cardinale Bertone sul suo viaggio in Armenia e Azerbaigian
  • La Via Crucis di mons. Rahho: una riflessione di padre Lombardi
  • Oggi su "L'Osservatore Romano"
  • Oggi in Primo Piano

  • Commozione e preghiera a Rocca di Papa per l'omaggio a Chiara Lubich
  • La difficile missione dei Gesuiti: intervista con il nuovo preposito generale padre Adolfo Nicolás
  • La Chiesa celebra la Solennità di San Giuseppe
  • In piazza a Bari contro la mafia. Don Ciotti: "Il cambiamento ha bisogno di noi"
  • Il commento di don Massimo Serretti al Vangelo della Domenica
  • Chiesa e Società

  • Minacce in Qatar dopo l'inaugurazione della prima chiesa cattolica nel Paese
  • Perplessità dei vescovi della Bolivia sulla nuova Carta costituzionale
  • In Pakistan, continua l’impegno della Chiesa cattolica in progetti sanitari a favore delle donne
  • In Afghanistan, l'impegno del Forum delle ONG per la pace e la riconciliazione
  • Emigrazione ed evangelizzazione: i migranti filippini operatori di dialogo, pace e riconciliazione
  • Nella Repubblica Centrafricana l’insicurezza continua ad alimentare l’esodo dei civili
  • L’UNICEF Italia chiede maggiore attenzione ai minori e indica in un documento possibili aree di intervento
  • Serie di iniziative per commemorare il centenario della nascita del padre gesuita Riccardo Lombardi
  • Presso la Basilica di Santa Francesca Romana ai Fori si tiene questa sera il tradizionale Concerto di Pasqua per gli universitari
  • 24 Ore nel Mondo

  • Proseguono le proteste anti-governative in Tibet. Incerto il numero delle vittime
  • Il Papa e la Santa Sede



    L’Europa riscopra il patrimonio di valori scaturito dall’incontro tra Vangelo e cultura ellenistica: così, il Papa al nuovo ambasciatore di Grecia presso la Santa Sede

    ◊   Riscoprire l’eredità di valori scaturiti dall’incontro tra la cultura ellenistica e il Vangelo: è l’esortazione di Benedetto XVI rivolta ai popoli dell’Europa in occasione dell’udienza al nuovo ambasciatore di Grecia, Miltiadis Hiskakis, per la presentazione delle Lettere Credenziali. Il Papa ha poi ribadito l’impegno a proseguire sul cammino ecumenico ed ha chiesto alle autorità politiche di affrontare la questione dello status giuridico della Chiesa cattolica in Grecia. Il servizio di Alessandro Gisotti:


    L’anno giubilare di San Paolo, la cui figura è così legata alla Grecia, aiuti l’Europa a riscoprire “l’inestimabile patrimonio di valori che abbiamo ereditato” dall’incontro tra la cultura ellenistica e il Vangelo: è l’auspicio di Benedetto XVI che nel suo discorso all’ambasciatore di Grecia si è soffermato sull’opera evangelizzatrice dell’Apostolo delle Genti. San Paolo, ha ricordato il Papa, dedicò le sue energie a “predicare la sapienza della croce di Cristo tra i popoli greci” formati nella sofisticata cultura ellenistica.

     
    Proprio lo scambio tra la cultura ellenistica e il cristianesimo, ha proseguito, “ha permesso alla prima di essere trasformata dall’insegnamento cristiano e al secondo di essere arricchito dal linguaggio e dalla filosofia greca”. Tale incontro, ha sottolineato il Pontefice, “ha permesso ai cristiani di comunicare il Vangelo con maggiore coerenza e persuasione” per le vie del mondo. Ancora oggi, ha rammentato, chi visita Atene può contemplare le parole di San Paolo - iscritte in un monumento sull’areopago - che l’Apostolo delle Genti proclamò ai cittadini della polis. La predicazione di San Paolo sul mistero di Cristo ai Corinzi, ha aggiunto, ha “aperto la loro cultura alla salutare influenza della Parola di Dio”. Queste parole di San Paolo, che ancora risuonano nei cuori degli uomini, ha rilevato, “possono aiutare i nostri contemporanei ad apprezzare più profondamente la dignità umana e a promuovere così il bene dell’intera umanità”.

     
    Il Papa ha poi auspicato che la Grecia abbia un ruolo importante nelle celebrazioni giubilari per il bimillenario della nascita di San Paolo. Un evento, ha aggiunto, che sarà utile ad intensificare gli sforzi sulla via dell’ecumenismo. Gli incontri degli ultimi anni, ha detto, non hanno solo “riaffermato ciò che cattolici e ortodossi hanno già in comune”, ma hanno anche aperto la porta “a confronti più approfonditi sul significato autentico dell’unità della Chiesa”. Non c’è dubbio, ha riconosciuto, che “onestà e fiducia” saranno necessarie da entrambe le parti per rispondere efficacemente alle “importanti questioni sollevate da questo dialogo”. Si è dunque detto incoraggiato dal “nuovo spirito di amicizia” che ha caratterizzato i colloqui degli ultimi tempi. E ha ribadito l’importanza della preghiera per “assicurare che i cristiani ottengano un giorno quell’unità per la quale Gesù prega così ferventemente”. Benedetto XVI ha inoltre ricordato la figura di Sua Beatitudine Christodoulos, recentemente scomparso, ed ha assicurato le sue preghiere per il nuovo arcivescovo di Atene e di tutta la Grecia, Ieronymos.

     
    Benedetto XVI ha quindi auspicato che il governo risolva le questioni amministrative concernenti la Chiesa cattolica in Grecia e in particolare quella relativa allo status giuridico. I fedeli cattolici, ha detto, seppur una minoranza, sperano che si raggiungano dei risultati positivi. Ed ha aggiunto che quando i leader religiosi e le autorità civili “collaborano per formulare delle leggi eque” sulla vita delle comunità ecclesiali locali, ne hanno giovamento i fedeli ma anche tutta la società. Il Papa non ha mancato di lodare l’impegno della Grecia in favore della pace, specie nell’area mediterranea ed ha ricordato la devastazione provocata l’anno scorso dai terribili incendi che colpirono la Grecia, rinnovando le sue preghiere per quanti sono stati colpiti da quella catastrofe.

     
    L’ambasciatore di Grecia, Miltiadis Hiskakis, è nato ad Atene nel 1950. Sposato, con due figlie ha intrapreso la carriera diplomatica dopo essersi laureato in Diritto all’università di Atene. Console generale a Napoli, negli anni ’90, è stato ambasciatore in Thailandia dal 2004 al 2006 e, prima di ricevere l’incarico di ambasciatore presso la Santa Sede, è stato direttore generale del Ministero degli affari esteri dal 2006 al 2008.

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    Nella Domenica delle Palme e XXIII GMG diocesana, i giovani con il Papa per la Messa in Piazza San Pietro, guardando all'evento di Sydney

    ◊   Domani, Domenica delle Palme, Benedetto XVI presiederà la Santa Messa in Piazza San Pietro a partire dalle ore 9.30, seguita in radiocronaca diretta dalla nostra emittente. Come è consuetudine, in questa solennità viene anche celebrata - a livello diocesano - la Giornata Mondiale della Gioventù, giunta alla sua XXIII edizione. L’evento ha un rilievo particolare quest’anno: tra pochi mesi, infatti, dal 15 al 20 luglio, i giovani di tutto il mondo si ritroveranno a Sydney per la GMG internazionale. La seconda di Benedetto XVI dopo quella di Colonia nel 2005. Il tema scelto dal Papa per la GMG australiana è “Avrete forza dallo Spirito Santo che scenderà su di voi e mi sarete testimoni”. Luca Collodi ha chiesto a don Maurizio Mirilli, incaricato per la Pastorale Giovanile della diocesi di Roma, di raccontare come i giovani si stiano preparando alla giornata di domani e alla GMG di Sydney:


    R. - Si sono preparati in questo periodo soprattutto attraverso il messaggio del Santo Padre per questa Giornata Mondiale della Gioventù, poi si stanno mobilitando per questo appuntamento ormai consueto, che si fa ogni anno, e dall’anno scorso in particolar modo questo appuntamento vede i vice parroci con i loro giovani venire dal Santo Padre.

     
    D. - Che senso ha festeggiare una giornata dedicata ai giovani? I giovani accettano questo?

     
    R. – Sì, se si sentono protagonisti e non semplicemente oggetto di una festa. Il senso del messaggio del Papa spinge proprio in questa direzione perché invita i giovani ad essere protagonisti nella Chiesa, ad essere testimoni autentici, ad essere attivi e ad utilizzare i doni dello Spirito Santo per darsi da fare perché ci sono delle cose che possono fare solo loro, dice il Papa, e non gli adulti.

     
    D. - Don Maurizio Mirilli, guardiamo oltre, guardiamo alla festa grande che ci sarà invece in Australia, a Sydney, con il Papa, per la Giornata Mondiale della Gioventù. Mancano ormai pochi mesi, questa estate ci sarà questo grande appuntamento. Ci sono però delle difficoltà di ordine economico perchè raggiungere Sydney dall’Europa, da Roma, non è cosa facile e a quanto pare le grandi compagnie aree, il viaggio è molto lungo, non fanno sconti a nessuno…

     
    R. - Purtroppo questa è una realtà. Però, d’altro canto, bisogna dire che la Giornata Mondiale della Gioventù è fatta principalmente per alcune zone: quest’anno sono privilegiati coloro che stanno da quelle parti. Quando si fa in Europa siamo privilegiati noi. Quest’anno dall’Europa partiranno in pochi, anche dall’Italia, da Roma, ma questo è normale. Purtroppo il costo dell’aereo è molto elevato e non permetterà a molti di partecipare. Noi della diocesi di Roma, per questo motivo, abbiamo organizzato un appuntamento nella Basilica di San Paolo per tutti coloro che non potranno andare. Saremo collegati durante la veglia che il Papa celebrerà a Sydney e cercheremo di partecipare anche se a distanza.

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    La Chiesa avrà presto una nuova santa: la religiosa italiana Gertrude Comensoli

    ◊   La Chiesa avrà presto una nuova santa: si tratta della Beata Gertrude Comensoli, fondatrice dell’Istituto delle Suore del Santissimo Sacramento, vissuta in Italia dal 1847 al 1903. Oggi Benedetto XVI, incontrando il cardinale José Saraiva Martins, prefetto della Congregazione delle Cause dei Santi, ha autorizzato il dicastero a promulgare il relativo Decreto. Due i prossimi Beati: il sacerdote italiano Francesco Pianzola, fondatore della Congregazione delle Suore Missionarie dell’Immacolata Regina della Pace, vissuto dal 1881 al 1943, e il padre cubano Giuseppe Olallo Valdés, religioso professo dell’Ordine Ospedaliero di San Giovanni di Dio, vissuto nel XIX secolo. Tra i 14 nuovi venerabili, servi di Dio di cui sono state riconosciute le virtù eroiche, figura anche padre Mariano Roasenda da Torino, il celebre religioso cappuccino che ha dato inizio in Italia alle rubriche religiose in TV.

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    Altre udienze e nomine

    ◊   Il Santo Padre ha ricevuto questa mattina il cardinale Giovanni Battista Re, prefetto della Congregazione per i Vescovi. Il Papa riceverà questa mattina il cardinale Jean-Louis Tauran, presidente del Pontificio Consiglio per il Dialogo Interreligioso; padre Álvaro Corcuera Martínez del Río, superiore generale dei Legionari di Cristo; il dott. Mario Morcone, prefetto commissario straordinario del Comune di Roma.

    Il Santo Padre ha nominato arcivescovo di Freetown and Bo (Sierra Leone) il rev. Charles Edward Tamba, del clero di Kenema, rettore del "St. Paul’s Major Seminary" a Freetown. Il rev. Charles Edward Tamba è nato il 18 aprile 1956, a Kainkordu Distretto di Kono, diocesi di Kenema. È stato ordinato sacerdote il 4 aprile 1986 a Kono ed incardinato nella diocesi di Kenema.

    Benedetto XVI ha accettato la rinuncia al governo pastorale della diocesi di Florida (Uruguay), presentata da mons. Raúl Scarrone Carrero, per raggiunti limiti di età. Gli succede mons. Martín Pablo Pérez Scremini, vescovo titolare di Vazari, finora vescovo ausiliare di Montevideo.

     Il Papa ha nominato vescovo di Bellary (India) il rev. Henry D’Souza, del clero di Mangalore, segretario esecutivo del Media Office della C.B.C.I. Il rev. Henry D’Souza è nato il 9 settembre 1949 a Kinnigoly, diocesi di Mangalore. Ha ricevuto l’ordinazione sacerdotale il 5 maggio 1976.

    Il Santo Padre ha nominato nunzio apostolico in Slovacchia mons. Mario Giordana, arcivescovo titolare di Minori, finora nunzio apostolico in Haiti.
     Il Papa ha nominato capi ufficio nella Congregazione per il Clero i monsignori Jorge Raigosa Alzate e James Anthony McDaid, finora aiutanti di studio nel medesimo dicastero.

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    Intervista con il cardinale Bertone sul suo viaggio in Armenia e Azerbaigian

    ◊   Dal 4 al 9 marzo scorsi il cardinale segretario di Stato Tarcisio Bertone ha compiuto un importante viaggio in Armenia e Azerbaigian. Al suo rientro ha rilasciato una intervista congiunta a Giovanni Peduto della Radio Vaticana, a Carlo Di Cicco dell’Osservatore Romano e al Centro Televisivo Vaticano:


    D. – Perché una visita del segretario di Stato in Armenia e in Azerbaigian, nonostante le forti tensioni in quella regione?

     
    R. – L’Armenia e l’Azerbaigian hanno una densità tale di storia, anche di storia religiosa, e sono ai confini tra l’Europa e l’Asia, che attirano tanti visitatori e non potevo, di fronte agli inviti specifici delle autorità religiose e delle autorità civili di queste due Nazioni, non fare una visita in nome e per mandato del Papa. D’altra parte, come sappiamo, già Papa Giovanni Paolo II aveva visitato queste due regioni, suscitando un grande entusiasmo, una grande adesione, un ricordo incancellabile.

     
    D. – Nei suoi discorsi, pronunciati in Armenia e in Azerbaigian, lei ha sottolineato l’importanza del dialogo ecumenico e tra le religioni. Può riferirci un po’ sulla situazione attuale nei due Paesi a tal riguardo?

     
    R. – L’Armenia si caratterizza per una convivenza tra la antica comunità armeno-apostolica e la comunità cattolica degli armeni. In Azerbaigian convivono una grande comunità musulmana e due piccole comunità cattolica e ortodossa. Sono due Paesi caratteristici. In questo senso, il dialogo prettamente ecumenico è molto sviluppato in Armenia: ricordiamo la visita a Roma del catholicos armeno, Karekin I, i rapporti perfino di amicizia tra Giovanni Paolo II e Karekin I e dal 2001 con Karekin II. C’è un dialogo intenso, positivo, una collaborazione, una stima reciproca; la grande stima – come già annotato – per Papa Giovanni Paolo II e ora per Papa Benedetto XVI è indubbia, fuori discussione. L’autorità morale del Papa è riconosciuta e apprezzata, e così i rapporti tra lo Sheykh-ul-Islam Allah Shukur Pasha Zade, il capo dei musulmani, e la Chiesa cattolica. La stima che manifesta questa grande autorità religiosa musulmana verso la Chiesa cattolica, verso il Papa, è molto grande e non ha subìto nessuna flessione: anche in questi ultimi tempi è stata manifestata nei discorsi pubblici, di fronte ai capi delle comunità musulmane dell’Azerbaigian e del Caucaso.

     
    D. – Lei ha sostato in preghiera davanti al monumento delle vittime armene. Di quali vittime si tratta?

     
    R. – Purtroppo, si tratta un numero sterminato di vittime; un milione e mezzo circa di persone sono state eliminate nel 1915. Intervenendo a difesa del popolo armeno, Benedetto XV, già nel medesimo anno, parlò di “un popolo che rischia di essere condotto alla soglia dell’annientamento”. Quindi, sono cristiani trucidati per lo scoppio di quello che è stato definito il “Grande Male” che ha colpito l’Armenia e il popolo cristiano dell’Armenia. C’è una grande venerazione per queste vittime, che sono l’esempio del martirio di un popolo all’inizio del secolo XX, che ha intrapreso – purtroppo – quel calvario di genocidi che ha caratterizzato questo secolo. Allora, era doveroso inchinarsi davanti a queste vittime e portare l’omaggio della Chiesa cattolica come, peraltro, aveva già fatto Papa Giovanni Paolo II. Devo dire che sono andato anche al monumento delle vittime dell’eccidio comunista degli azeri. Come si sa, dopo la caduta del muro di Berlino, sono stati trucidati centinaia di azeri. Sostando davanti al monumento che ricorda questo dramma ho portato i fiori come omaggio della Chiesa cattolica. Il Presidente dell’Azerbaigian indipendente Heydar Aliyev ha il merito di aver saputo superare i conflitti ed effettuare le riforme più importanti nel Paese.
     
    D. – Lei ha dipinto l’Azerbaigian come modello di convivenza tra le religioni. Si tratta di un modello di dialogo imitabile?

     
    R. – Ho visto concretamente in Azerbaigian la stima di cui godono le piccole Chiese – la Chiesa ortodossa russa e la Chiesa cattolica. Si tratta di circa 390, forse 400 fedeli cattolici. E’ un modello di convivenza, perché, ad esempio, il presidente che ho citato - Heydar Aliyev – con la disponibilità dello sceicco musulmano, aveva offerto il terreno per la ricostruzione della chiesa della comunità cattolica che era stata distrutta sotto il regime comunista. E’ un segnale che testimonia un rispetto per le altre religioni, da parte sia delle autorità politiche sia delle autorità religiose musulmane dell’Azerbaigian, che è ammirevole, e dove certamente è riconoscibile il connotato di una società moderna, laica, che però riconosce il valore pubblico delle religioni per lo sviluppo e per la pacifica convivenza in una comunità politica. Mi sembra, quindi, che sotto questo profilo sia un modello imitabile, direi esportabile, naturalmente con i mezzi pacifici, perché altrimenti andremmo contro il principio di libertà. Da imitare, perché non si tratta di pura “tolleranza” in senso negativo: perché la tolleranza può avere una connotazione negativa, quasi che sia un atteggiamento forzato; qui si tratta di una tolleranza positiva, che aiuta le altre religioni ad esprimersi anche pubblicamente, come è stato in Azerbaigian con la costruzione della chiesa, e anche con le attività a sfondo sociale che la Chiesa cattolica svolge. L’ho visto, per esempio, con la comunità delle Suore di Madre Teresa che ha istituito un centro di aiuto, di raccolta dei senzatetto, e le suore sono stimate e rispettate dalle autorità e, naturalmente, dal popolo azero.

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    La Via Crucis di mons. Rahho: una riflessione di padre Lombardi

    ◊   La comunità cristiana irachena ha dato ieri l’ultimo saluto a mons. Paulos Faraj Rahho, arcivescovo di Mossul dei Caldei, ritrovato morto giovedì scorso dopo essere stato rapito il 29 febbraio. Durante i funerali, celebrati in una località a pochi chilometri da Mossul, il patriarca di Babilonia dei Caldei, il cardinale Emmanuel III Delly, ha ricordato la testimonianza coraggiosa del presule ribadendo che la Chiesa non cerca mai la vendetta. La cerimonia si è svolta nella stessa chiesa dove già erano state celebrate le esequie dell'autista e delle due guardie del corpo del presule, uccisi dagli aggressori nel corso del sequestro. Lunedì prossimo Benedetto XVI presiederà nella Cappella Redemptoris Mater, in Vaticano, una Santa Messa in suffragio di mons. Rahho. Su questa drammatica vicenda ascoltiamo la riflessione del nostro direttore, padre Federico Lombardi.


    Mons. Rahho, arcivescovo di Mossul dei Caldei in Iraq, era stato sequestrato da un gruppo di terroristi il 29 febbraio, all’uscita della chiesa dove aveva appena terminata la celebrazione della Via Crucis del venerdì con i suoi fedeli. Ora anche la sua personale Via Crucis, quella della sua vita insieme alla sua Chiesa e al suo popolo, si è conclusa con la morte. Restiamo attoniti davanti a tanta inumana, incomprensibile, misteriosa crudeltà. Mysterium iniquitatis. Mistero del male e della sua potenza. Ad esso risponde il sangue dei martiri, uomini di pace, di amore che oltrepassa l’odio e la morte.

     
    Tornano alla mente mons. Romero, ucciso mentre celebra l’Eucaristia a San Salvador, il cardinale Posadas Ocampo a Guadalajara in Messico, i vescovi colombiani Duarte Cancino e Jaramillo, uccisi dai guerriglieri, il nunzio mons. Courtney ucciso in Burundi … e per ogni vescovo quanti preti, quanti fedeli, quanti innocenti uccisi nelle Americhe, in Africa, in Asia! Dove il popolo muore, muore la Chiesa insieme a lui, perché ne è parte viva. E non può non essere così.

     
    Ma la piccola comunità cristiana in Iraq, nella sua fragilità numerica, appare particolarmente bisognosa della nostra solidarietà e della nostra preghiera. Comunità antichissima, sopravvissuta a innumerevoli vicende, nella drammatica situazione attuale rischia veramente la quasi estinzione.

     
    Nel suo telegramma di condoglianze il Papa prega perché “questo tragico evento serva a costruire nella martoriata terra dell’Iraq un futuro di pace”, e tutti ci auguriamo che tanta violenza scuota e risvegli la coscienza di tutti coloro che possono contribuire con più efficacia alla costruzione della pace. Nella fede, dopo il compimento della Via Crucis, attendiamo la risurrezione.

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    Oggi su "L'Osservatore Romano"

    ◊   Intervista al cardinale Tarcisio Bertone sulla missione in Azerbaigian; al nunzio apostolico in Iraq e al vescovo ausiliare di Babilonia dei Caldei dopo i funerali dell'arcivescovo Faraj Rahho; al preposito generale dei Gesuiti, alla luce dei contenuti emersi dalla 35.ma Congregazione generale (dal 7 gennaio al 6 marzo). Viene poi pubblicato (in cultura) un articolo di Tommy Scholtes, consigliere ecclesiastico dell'ambasciata del Belgio presso la Santa Sede, sulla storia e sulle prospettive della Compagnia di Gesù.

    Nell'informazione internazionale un articolo di Ettore Gotti Tedeschi dal titolo "Moralità della recessione".

    Il mito dell'arcivescovo "aperto a sinistra" smentito in un nuovo studio: in cultura, un articolo di Raffaele Alessandrini sulla scelta religiosa del cardinale Montini.

    Inos Biffi sull'inno "All'ora terza" di sant'Ambrogio.

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    Oggi in Primo Piano



    Commozione e preghiera a Rocca di Papa per l'omaggio a Chiara Lubich

    ◊   Prosegue nel Centro internazionale del Movimento dei Focolari a Rocca di Papa, nei pressi di Roma, l’omaggio a Chiara Lubich, scomparsa ieri all’età di 88 anni. La camera ardente resterà aperta fino alle ore 11.00 di martedì prossimo. Ce ne parla Carla Cotignoli.


    In un clima denso di serenità, commozione e preghiera, continuo è il flusso di persone di ogni età, che viene a rendere omaggio a Chiara Lubich. Nella camera ardente, allestita nella sala incontri del Centro Internazionale dei Focolari a Rocca di Papa, Chiara è adagiata al centro della sala, attorniata da un giardino di fiori. Dietro di lei una icona di Maria con Gesù Bambino, dono di Papa Giovanni Paolo II.

     
    Tra le personalità: un testimone degli ultimi 30-40 giorni della sua vita al Policlinico Gemelli, il prof. Salvatore Valente, titolare della cattedra di Pneumologia che ha prestato le cure: “In questo tempo - ha detto - Chiara ha sopportato, ha tollerato tutte le sofferenze con una serenità, con una partecipazione costruttiva, veramente commovente. Tante volte la sofferenza è soltanto un peso doloroso. Invece lei ha mantenuto uno sguardo sereno che mi ha colpito moltissimo. Sino al momento del 'passaggio'”.

     
    Anche il cardinale Stanislao Rylko, presidente del Pontificio Consiglio per i laici, ha voluto salire a Rocca di Papa: “Ho avuto vari incontri con Chiara: l’ultimo in occasione delle feste natalizie. Ma ogni incontro con lei è stato nella mia vita un avvenimento che lasciava tracce molto profonde. Era una persona che contagiava ogni interlocutore con il suo entusiasmo per le cose di Dio”. Il cardinale ha lasciato un messaggio ai suoi figli spirituali: “Portate avanti questa fiamma del carisma con grande coraggio: è una storia, nella Chiesa, che non si chiude, ma si apre”. Si sono soffermati in preghiera davanti a Chiara anche frère Alois, il priore della Comunità di Taizé, successore di frère Roger, insieme a due confratelli. “Noi a Taizé – ha detto frère Alois - rendiamo grazie a Dio per la vita di Chiara. E’ una luce per noi. E questa luce rimane tra noi”. Ed ha ricordato “la grande stima e grande amore che frère Roger aveva per lei”.

     
    Intanto continuano a giungere da tutto il mondo messaggi da personalità politiche e religiose: il presidente della Repubblica italiana Giorgio Napoletano definisce Chiara Lubich “una delle figure più rappresentative del dialogo interreligioso e interculturale, una voce rigorosa e limpida nel dibattito contemporaneo. Ha saputo fondare – si legge - un movimento tra i più estesi del mondo, in grado di confrontarsi con spirito aperto, con il mondo laico sulla base della supremazia degli ideali umani della solidarietà, giustizia e pace fra popoli e nazioni”.

     
    Il telegramma della CEI, firmato dal presidente cardinale Bagnasco e dal segretario generale mons. Betori, parla dell’esperienza di Chiara come di “un’esperienza di comunione che arricchisce la vita della Chiesa in Italia e nel mondo”. E ricorda “con particolare riconoscenza la forza della sua testimonianza che ha proposto un cammino di fede fondato sul principio di unità, sorgente nella Chiesa e nel mondo di itinerari di vita nel segno della pienezza della gioia”. Molte le testimonianza di fondatori e presidenti di Movimenti e nuove comunità. Ne citiamo intanto solo due. La comunità di don Benzi nelle parole del successore Paolo Ramonda, esprime la gratitudine “per l’amore agli altri movimenti, associazioni e nuove comunità di cui sei stata trascinatrice instancabile di comunione”. Don Julián Carrón, successore di don Giussani alla guida della Fraternità di Comunione e Liberazione, in una lettera “ricorda i lunghi anni di amicizia con don Giussani". Parla del suo carisma “suscitato per rendere vivo l’avvenimento cristiano come luce che sostiene la speranza”.

     
    Il presidente delle ACLI, Andrea Olivero, definisce Chiara “volto femminile della Chiesa, luminoso e intrepido”. “Ha mostrato la forza della mitezza nella costruzione della fraternità fra le religioni, della giustizia economica e sociale e della pace tra i popoli”.

     
    Ma quale era l’animo di Chiara, ciò che è alla radice del suo carisma? Lo ascoltiamo da Maria Voce una delle sue più strette collaboratrici e componente del Consiglio generale del Movimento dei Focolari:


    R. – Era il testamento di Gesù, che tutti siano uno. Era accostare ogni uomo con spirito fraterno, vedendo in ognuno Gesù, quel Gesù che lei aveva scelto e che voleva amare nel prossimo.

     
    D. – Il Papa, scrivendo il telegramma per Chiara, ha parlato di una vita instancabilmente segnata dal suo amore per Gesù abbandonato. Che cos’è questo amore per Gesù abbandonato?

     
    R. – L’amore per Dio, che a lei si era rivelato in questo dolore straordinario dell’abbandono, cioè in questo dolore che è la sintesi di tutti i dolori fisici e spirituali, perchè è un Dio che provoca l’abbandono del Padre. E proprio perché non può esserci un dolore superiore a questo, ogni dolore inferiore era contenuto e abbracciato. Quindi, Chiara ci ha insegnato a passare continuamente, con l’amore a Lui, dalla morte alla vita.

     
    D. – Come va avanti ora l’opera?

     
    R. – Non abbiamo più lei fisicamente presente in mezzo a noi, però abbiamo tutto quello che lei ci ha lasciato e che ci guiderà ancora. Siamo fiduciosi del suo aiuto e della sua intercessione in Paradiso, ma soprattutto crediamo nella possibilità di continuare ad incarnare quel messaggio di Dio per il quale il Signore ha fatto nascere lei.

    D. – Tutti quelli che stanno venendo e che verranno sino al giorno dei funerali, che cosa le vengono a dire?

     
    R. – Quello che si sente di più da tutti è un “grazie”. Grazie per aver fatto loro riscoprire il senso della vita, grazie per aver fatto loro incontrare Dio, grazie perché ha dato un significato alla loro esistenza. Grazie! Lei una volta aveva detto: “Quando io mi presenterò davanti a Dio, vorrei poter dire solo “grazie”. Adesso tutto il suo popolo viene qui per dire grazie a lei.

    Ascoltiamo ora, al microfono di Fabio Colagrande, la testimonianza di Michele Zanzucchi, direttore della rivista dei Focolari "Città Nuova":


    R. - Tre anni, tre anni e mezzo di malattia, di malattia e di sfinimento. Io l’ho seguita in vari viaggi per dieci anni, in giro per il mondo, sempre al di là delle proprie forze, sempre con un’energia straordinaria nell’incontrare la gente e nel darsi tutta a tutti. In questi ultimi anni, quasi svuotata delle sue forze, ha vissuto l’incontro con quello che era, come lei ha sempre detto, lo sposo della sua vita, Gesù Crocifisso e abbandonato, quasi conformandosi a Lui. Per cui ha vissuto questa notte culturale che il mondo sta vivendo sulla sua pelle, l’ha vissuta quasi dando la vita per l’umanità, semplicemente, senza grandi proclami, essendo anche privata di quella parola che tanto aveva usato, ma amando questa umanità, questo mondo, con tutta se stessa, dando la vita per esso, per l’unità, per la fraternità universale.

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    La difficile missione dei Gesuiti: intervista con il nuovo preposito generale padre Adolfo Nicolás

    ◊   A conclusione della 35.ma Congregazione generale della Compagnia di Gesù, il nuovo preposito generale dei Gesuiti, il padre spagnolo Adolfo Nicolás, ha concesso un’intervista in esclusiva alla nostra emittente e all’Osservatore Romano. Il 29.mo successore di Sant’Ignazio, al microfono di Roberto Piermarini e Marco Bellizi, ripercorre le linee emerse dalla Congregazione che dopo due mesi di lavori si è conclusa la settimana scorsa:


    D. – La Congregazione ha rinnovato l’impegno preferenziale della Compagnia di Gesù per la missione alla frontiera – frontiera della fede, della scienza, dell’uomo – qual è l’identikit del gesuita del Terzo Millennio che emerge dai vostri lavori?

     
    R. – Direi che in questa Congregazione abbiamo trovato che l’immagine, l’identikit dei gesuiti, che noi pensiamo e desideriamo, è l’immagine di uomini consapevoli di essere chiamati a una missione difficile. È diventato più difficile per la Chiesa oggi essere nel mondo, dialogare con il mondo e rispondere alla chiamata del Papa che si attende che siamo uomini che andiamo alle frontiere: le frontiere della cultura, della scienza, dell’ateismo, delle altre religioni, tutte le frontiere. Allora diventare gesuita – è sempre stato difficile – ma oggi lo diventa ancora di più. È una missione difficile per la quale c’è bisogno di una totale disponibilità e poi di una nuova e impegnativa mobilità.

     
    D. – Quali temi di vita religiosa sono stati approfonditi maggiormente nella Congregazione? Le chiedo anche perché e in che senso avete dedicato un documento specifico all’obbedienza?

     
    R. – I temi che abbiamo trattato era stati nella massima parte già preparati prima. Un primo tema che abbiamo trattato è stato quello del governo dell’Ordine. Perché se siamo in un mondo globalizzato, un mondo così pluralista e così interconnesso – adesso sono le reti che hanno importanza – allora abbiamo bisogno di un sistema di governo che sia adatto a questo tempo. Questo è stato un tema. Poi, la nostra collaborazione con gli altri, laici, religiosi, e così via. Poi, soprattutto – come in quasi in tutte le nostre Congregazioni Generali – abbiamo svolto una riflessione sulla missione. Come aggiornare la nostra missione. Oggi, in questo contesto, come riaffermare la nostra identità? La nostra missione oggi tocca la nostra identità e la conferma, o la mette in pericolo e come? Questi sono i temi fondamentali. E poi abbiamo trattato dell’obbedienza. Perché? Le ragioni principali sono due. Una che lo stesso Benedetto XVI ci aveva invitato a riflettere sull’obbedienza, e l’altra che nelle Congregazioni recenti, da venti anni a questa parte, abbiamo riflettuto con una certa profondità sulla povertà, sulla castità, ma non avevamo aggiornato le nostre riflessioni sull’obbedienza nel contesto di oggi.

     
    D. – A questo proposito, perché avete redatto una dichiarazione di accoglienza della lettera inviatavi dal Papa, visto che l’obbedienza al Successore di Pietro è un segno distintivo della vostra Compagnia? E anche: da dove nasce l’impressione che è presente in alcuni ambienti cattolici, di una eccessiva autonomia dell’Ordine dalle gerarchie ecclesiastiche?

     
    R. – Come Congregazione ci siamo impegnati a riflettere sul nostro rapporto di servizio al Papa; abbiamo riflettuto ed abbiamo redatto questa dichiarazione nella quale riaffermiamo che il nostro carisma è un carisma di servizio nella Chiesa. Non siamo una Chiesa parallela e non siamo una Chiesa nella Chiesa: siamo parte della Chiesa, un piccolo gruppo che cerca di servire. Abbiamo voluto riaffermare questo. Questo è essenziale nella nostra vocazione. Quindi, naturalmente abbiamo voluto riaffermare la comunione con il Pontefice. Perché l’abbiamo fatto così esplicitamente? Perché qualcuno nella Chiesa si pensa che noi non siamo così leali, così obbedienti. Credo che questo sia inevitabile. Per me non è un problema che la gente pensi così. Sarebbe un problema se questo corrispondesse al vero. Dico che in certa misura è inevitabile perché siamo alle frontiere. E anche il Papa nell’udienza del 21 febbraio ci ha invitato a continuare ad andare alle frontiere. Ci ha ricordato come modelli storici quei gesuiti che sono andati alle frontiere, hanno aperto strade nuove.

     
    D. – Benedetto XVI insiste molto sul rapporto fra la fede e la ragione, sulla profondità del dialogo con le culture. Quali linee avete indicato per l’apostolato intellettuale così caratteristico della tradizione della Compagnia di Gesù?

     
    R. – A me personalmente piace riformulare il lavoro intellettuale in termini di profondità. Non è soltanto ricerca, non si tratta soltanto di scrivere libri, non è soltanto il fatto di lavorare in una università, ma è necessario andare in profondità, in tutte le questioni. Il mio pensiero è che, ovunque siamo, dobbiamo agire in profondità: che sia in una parrocchia o in un altro lavoro pastorale, in un collegio di educazione primaria o secondaria o in un centro di spiritualità, ovunque noi siamo dobbiamo andare in profondità. Uno dei problemi più grandi della Chiesa, è quello della pastorale. Manca spesso la profondità, manca la capacità di offrire ai laici possibilità per poter crescere. Nella Compagnia pensiamo che questo richieda sempre un lavoro intellettuale, quello cioè di andare alla frontiera della persona, al suo cuore, alla sua crescita, al dialogo con la cultura e al modo in cui la cultura entra nella vita stessa dei cristiani. Questo è un campo importante. Coloro che possono farlo devono entrare nell’educazione terziaria, nell’università, e nell’università riuscire ad entrare in dialogo con i rispettivi esperti del mondo secolare, per trovare un’umanizzazione della scienza, nei diversi campi. Come può contribuire l’Asia alla Chiesa universale? Anzitutto, in modo soave: non deve essere tutto bianco o nero, forse è necessario un modo diverso di leggere la Scrittura, forse è necessaria una lettura più contemplativa, una lettura del cuore, forse è necessario un equilibrio diverso fra dottrina ed esperienza dello spirito. Quello che mi ha fatto molto pensare in Giappone è vedere come il buddismo, come la “pastorale” buddista, nei templi che ho visitato, consiste nel dare esperienza, insegnare alla gente a riflettere, a meditare, a trovare se stessi. È un processo di grande pratica spirituale. Ho incontrato anche molti italiani che sono andati in Giappone per praticare lo Zen, perché in Italia non trovavano la pratica, ma soltanto le lezioni teoriche. Questo è forse l’equilibrio più grande, il processo di crescita, di conoscenza di se stessi, per crescere poi in Cristo e con Cristo. Questa sarebbe certamente una cosa che la Chiesa potrebbe imparare dall’Asia. L’Asia è meno teorica, è più pratica, è più “di crescita”.

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    La Chiesa celebra la Solennità di San Giuseppe

    ◊   La Chiesa celebra oggi la Solennità liturgica di San Giuseppe, sposo della Beata Vergine Maria e Patrono della Chiesa universale. La ricorrenza è stata spostata ad oggi perché il marzo cade quest’anno nel corso della Settimana Santa. Sulla figura di San Giuseppe ascoltiamo padre Ermanno Toniolo, teologo dei Servi di Maria, al microfono di Giovanni Peduto:

    R. - Potrei dire, anzitutto, che Giuseppe è l’uomo prescelto dalla Divina Provvidenza ed è nel cuore del progetto di Dio quando venne la pienezza del tempo, perché Dio non soltanto ha mandato suo Figlio, nato da donna, come ci ricorda San Paolo, ma lo ha mandato incarnato da una sposa, la sposa di Giuseppe, in una famiglia, in una famiglia di Nazareth. E’ il mistero di Dio che si cala nella realtà viva del vivere umano, nella cellula primordiale che è la famiglia. Giuseppe diventa, quindi, il depositario del Mistero di Dio, come ci ricorda Giovanni Paolo II nella sua splendida Esortazione Apostolica “Redemptoris Custos”: diventa il depositario silenzioso, nascosto, fedele del Mistero stesso di Dio, che egli custodirà nel cuore, che tutelerà da ogni altra – si può dire – esterna curiosità, da ogni incursione. E’ il depositario, fiduciario di Dio Padre, del Figlio suo fatto uomo, nato per opera dello Spirito Santo da Maria.

     
    D. – Qual è il messaggio di San Giuseppe per tutti i padri e i lavoratori di ieri e di oggi?

     
    R. – Giuseppe è l’uomo del lavoro, l’uomo del silenzio, l’uomo della quotidianità impegnata. Potremmo dire che è l’uomo nel senso più bello della parola, quale deve essere in ogni famiglia. Il punto di riferimento, anzi, e non soltanto per il lavoro e il mantenimento della famiglia, ma il punto di riferimento educativo anche di Gesù: Gesù impara da Giuseppe non solo l’arte del falegname, ma impara da lui il comportamento maschile, l’essere uomo fra gli uomini, un ebreo perfetto, con questo giusto santo ebreo. Gesù diventa, Egli stesso, quasi modellato su Giuseppe, e tutti i papà e tutti i lavoratori dovrebbero imparare da lui la dignità del lavoro, la stupenda nobiltà della famiglia, l’impegno da dare in famiglia nell’educazione dei propri figli ed accanto alla moglie di essere insieme i punti cardini di riferimento dell’oggi per il loro futuro.

     
    D. – Padre Ermanno, una parola esplicativa sul rapporto tra Maria e Giuseppe …

     
    R. – “Non temere di prendere con te Maria come tua sposa”. E’ l’angelo che glielo dice di notte, ma in quel momento dopo la rivelazione dell’angelo non è più soltanto la sposa, ma è la sposa Madre di Dio che egli è incaricato e comandato a ricevere con sé... Sì come sua sposa, ma come sposa gravida di Dio. Quindi direbbe Sant’Efrem che lui diventa “il sommo sacerdote che cammina silenzioso accanto all’Arca di Dio e porta Dio nel mondo”. Ma è anche colui – come ripete la nostra teologia oggi – che introduce se stesso nel mistero della Vergine Madre ed il peregrinare della fede di Maria, che ha trovato un compimento nell’Annunciazione, trova nel peregrinare della fede di Giuseppe il compimento, ed uniti insieme diventano una sola fede, una sola fede in Colui che sta per nascere, che una volta nato Giuseppe dovrà accudire insieme con Maria ed accompagnarLo sulle vie del mondo verso la sua grande missione di Salvatore dell’umanità. Con Maria, una sola fede, una sola fedeltà, una sola ubbidienza al Padre, un solo amore, reciproco e soprattutto concentrato e convergente a Colui che è il cuore della storia del mondo: Gesù.

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    In piazza a Bari contro la mafia. Don Ciotti: "Il cambiamento ha bisogno di noi"

    ◊   “Il cambiamento ha bisogno del nostro coraggio”. E' questa l’esortazione di don Luigi Ciotti, fondatore dell’associazione “Libera: Associazioni, nomi e numeri contro le mafie”, rivolta a tutti i giovani intervenuti al corteo di Bari per celebrare, come ogni anno, il “Giorno della memoria per tutte le vittime di mafia”. Si tratta di na giornata di ricordo in concomitanza con la presentazione del progetto internazionale di lotta alla criminalità organizzata, Flare. Generare cooperazione tra organismi sociali e istituzioni, questo lo spirito del progetto, che verrà presentato al Parlamento Europeo il prossimo giugno. Ma quale il significato dell’iniziativa? Silvia Picchiantano lo ha chiesto a Michele Curto, responsabile di Flare su scala europea e Presidente della ONG Terra del Fuoco che ha patrocinato l’evento insieme a Libera:

    R. – La criminalità organizzata e le mafie hanno ormai una dimensione assolutamente internazionale. Gli strumenti di contrasto sono resi non adeguati a contrastarle dalla straordinaria capacità con cui le mafie riescono ad articolarsi in vari Paesi, facendosi scudo molte volte dei limiti delle frontiere fra uno Stato e l’altro. Partendo da questo punto, si è sviluppata l’idea di provare a costruire un network europeo per dare una risposta della società civile alle mafie e al crimine organizzato internazionale.

     
    D. - Come si è articolata la campagna alla base di questo progetto?

     
    R. - Il primo incontro è stato a Berlino a novembre e ci siamo confrontati con una trentina di organizzazioni provenienti in particolare dall’Unione Europea. Poi, man mano il network è cresciuto e ci siamo rincontrati a gennaio, a Cracovia. In quell’occasione avevamo 200 delegati provenienti da una trentina di Paesi dell’Unione Europea ma anche di Stati confinanti, dall’area del Meditarraneo, dai Balcani, dal Caucaso, dall’ex Unione Sovietica.

     
    D. – Quali sono i modi in cui si sviluppa il crimine organizzato?

     
    R . - Le mafie, le micromafie, il crimine organizzato, a volte degli apparati parastatali e, in alcuni casi eccezionali, anche degli Stati fantasma stanno costruendo una specie di multinazionale criminale: ci sono alcuni traffici che con estrema rapidità si spostano con agenti di diversi Paesi riuscendo non ad eludere i controlli. Utilizzano addirittura i controlli stessi per rafforzarsi. L’unica alternativa è la cooperazione fra Stati: una cooperazione sia di carattere pubblico, tra i sistemi giudiziari e repressivi, ma anche una collaborazione più stretta nella società civile.

     
    R. – Quali le aree trattate dal vostro progetto?

     
    R. – Flare in questo momento è organizzato in cinque macroaree di riflessione: crimini, traffico degli esseri umani, traffico di stupefacenti, corruzione e traffico d’armi. Poi ci sono fenomeni specifici che stanno fuori da questi schemi e questi stessi traffici tendono spesso ad incrociarsi fra di loro sostenendosi l’un l’altro. Si tratta di cominciare ad organizzare una capacità di denuncia e di pressione a livello comunitario per la costruzione di nuove normative che la società civile fino ad adesso non ha sviluppato adeguatamente. Solo una rete incrociata di direttive, sensibilità nella società civile e capacità giornalistica di denuncia possono permetterci di arrivare ad un’efficacia reale nel contrastare questo fenomeno.

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    Il commento di don Massimo Serretti al Vangelo della Domenica

    ◊   Nella Domenica delle Palme la Liturgia ci propone il Vangelo della Passione del Signore, dal tradimento di Giuda fino alla morte in croce e alla sepoltura di Gesù. Nel Getsèmani il Signore prega il Padre in preda alla tristezza e all’angoscia:

    «Padre mio, se è possibile, passi da me questo calice! Però non come voglio io, ma come vuoi tu!». 

    Sulla Domenica delle Palme e della Passione del Signore, ascoltiamo il commento del teologo, don Massimo Serretti, docente di Cristologia alla Pontificia Università Lateranense:


    E’ giunta l’“ora” del Suo “Battesimo”, l’“ora” del Suo abbassamento e del Suo innalzamento, del Suo spogliamento e della Sua glorificazione. E come da neonato le Sue membra delicate furono appoggiate sul legno della Sua culla che fu la mangiatoia, così ora il Suo corpo forte, ma torturato, viene disteso su un altro legno: quello della croce.

     
    Su questo legno che, come recita l’inno antico, diviene “l’arca che conduce in porto il mondo naufrago”, il Figlio compie l’ultimo atto di conformazione alla nostra condizione decaduta nell’obbedienza senza limiti al Padre che gliela chiede. L’abbandono della morte è per il Figlio lo stesso abbandono della nascita, perché accade dentro il mistero dell’eterna generazione.

     
    La Sua morte è una morte cruda, la più cruda che mai ci sia stata e mai ci sarà, ma essa è abbracciata da ogni parte dalla consegna (paradosis) al Padre. Nulla s’interpone tra il Figlio e il Padre e in questa inseparabilità tutto accade, adesso, nella Sua “ora”, perfino la morte. La loro comunione si espone alla morte e la riguadagna a sé come nemico vinto.

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    Chiesa e Società



    Minacce in Qatar dopo l'inaugurazione della prima chiesa cattolica nel Paese

    ◊   I cittadini occidentali in Qatar sono stati invitati alla prudenza dalle loro ambasciate in seguito a minacce lanciate da gruppi estremisti islamici dopo la notizia dell’inaugurazione della prima Chiesa cattolica nel Paese arabo. Le autorità locali hanno riferito di aver predisposto adeguate misure di sicurezza. Diversi leader musulmani, che seguono i precetti wahabiti dell’islam sunnita, hanno criticato la decisione di costruire la chiesa di Santa Maria di Dio. Dal governo del Qatar, che dal 2002 ha stabilito relazioni diplomatiche con la Santa Sede, arrivano invece segnali incoraggianti: il vice primo ministro ha detto che “la chiesa invierà un messaggio positivo al mondo”. La chiesa non ha né croci né campanile, non è aperta al pubblico ma riservata al culto dei fedeli. La Santa Messa sarà celebrata in varie lingue, tra cui italiano, inglese e francese. L’edificio sorge alla periferia di Doha su un terreno donato, sette anni fa, alla Chiesa dall’emiro Hamad bin Khalifa Al Thani, favorevole al dialogo interreligioso. Si tratta di un luogo di incontro e preghiera per la comunità cattolica presente non solo in Qatar ma anche nei Paesi del Golfo. Una comunità in crescita, negli ultimi anni, con l’arrivo di lavoratori immigrati dal sud est asiatico e, in particolare, dalle Filippine. Si stima che i cristiani in Qatar siano circa 150 mila. Oltre a quella cattolica, il governo di Doha ha autorizzato la costruzione di altre cinque chiese cristiane. Fino a pochi anni fa era proibita la pratica di ogni altra religione che non fosse l'islam. Successivamente, il governo ha conferito uno status legale a cattolici, anglicani, ortodossi, copti e alle denominazioni cristiane indiane. (A cura di Amedeo Lomonaco)

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    Perplessità dei vescovi della Bolivia sulla nuova Carta costituzionale

    ◊   I presuli della Bolivia hanno accolto con soddisfazione “l’affermazione della dignità umana come fonte di diritti e doveri”, presente nel testo della nuova Carta costituzionale che sarà sottoposta a referendum popolare il prossimo 4 maggio. Nel documento “Affinché il popolo abbia vita”, l’episcopato boliviano propone, in particolare, orientamenti pastorali in vista della consultazione. I presuli esprimono anche preoccupazioni e perplessità: “l’ambiguità dei cosiddetti diritti sessuali e riproduttivi mette in pericolo l’integrità della famiglia nella sua funzione procreativa e debilita il diritto e la missione educativa dei genitori verso i figli”. I vescovi sottolineano anche come nel testo il diritto alla vita, sebbene sia riconosciuto come fondamento di tutti gli altri, non sia associato all’intero percorso esistenziale, “dal concepimento fino alla morte naturale”. L’episcopato è anche preoccupato per le pressioni e la violenza che da tempo caratterizzano il dibattito sulla liceità del progetto di nuova Costituzione. I vescovi ribadiscono ancora una volta che “il dialogo è l’unico mezzo per raggiungere l’accordo, un dialogo basato sulla trasparenza ed il mutuo rispetto in vista del bene comune e della dignità umana”. Secondo i presuli, è in atto da anni un costante indebolimento delle istituzioni democratiche dello Stato ed un aumento del clima di tensione provocato “dalla mancanza di sicurezza”. I linciaggi, l’incremento del narcotraffico ed il contrabbando – si legge nel documento dei vescovi boliviani – sono situazioni che denotano un pericoloso vuoto istituzionale. Tutto ciò è aggravato inoltre da problemi economici, “come ad esempio la mancanza di posti di lavoro e l’aumento del costo della vita, che pregiudicano in maniera diretta i più poveri ed emarginati”. (A cura di Luis Badilla)

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    In Pakistan, continua l’impegno della Chiesa cattolica in progetti sanitari a favore delle donne

    ◊   I pericoli dell’AIDS sono stati al centro dell’ultimo incontro tenutosi in Pakistan nell’ambito di un progetto sanitario organizzato dalla Chiesa cattolica. Il dibattito – rende noto ‘L’Osservatore Romano’ – si è svolto presso la St. John’s Church a Model Colony, a sud est di Islamabad. Più di 30 donne protestanti hanno ascoltato un volontario cattolico che ha parlato dell’infezione da immunodeficienza acquisita e dei suoi sintomi. “Ricordatevi – ha detto - che questa malattia è incurabile, ma si può evitare”. Le donne si sono poi fatte visitare da una dottoressa. Oltre ad iniziative volte a diffondere una maggiore conoscenza sulle malattie, la Chiesa è impegnata in numerose attività di assistenza sanitaria. La Caritas pachistana, ad esempio, gestisce tre centri sanitari per le donne nella diocesi di Multan. “Ci preoccupiamo soprattutto – afferma un coordinatore sanitario – di madre e bambino e della prevenzione delle malattie”. (A.L.)

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    In Afghanistan, l'impegno del Forum delle ONG per la pace e la riconciliazione

    ◊   Una pace che viene dal “basso”: è quella promossa dalla società civile afghana rappresentata dalle oltre 300 organizzazioni non governative locali attive su tutto il territorio del martoriato Paese asiatico. Un no alla guerra, alla violenza, i conflitti armati e gli attentati, come pure all’integralismo religioso e all’uso della forza militare viene dal forum delle associazioni della società civile afgana, che si battono per favorire il dialogo fra tutte le componenti del variegato mondo civile e politico del Paese. Costituitosi nei mesi scorsi – riferisce l’agenzia Fides - il forum sostiene il rafforzamento del ruolo delle Nazioni Unite nel Paese e il coinvolgimento delle ONG nella cooperazione, ricostruzione e riconciliazione nazionale, e chiede la riduzione dei danni ai civili e la compensazione di eventuali vittime nel rispetto delle leggi internazionali sui diritti umani. Garantire alla popolazione la pacificazione sociale e l’accesso all’istruzione, la salute e le risorse idriche e alimentari è infatti l’obiettivo principale delle ONG presenti in Afghanistan. Un traguardo articolato in 19 punti e illustrato in un documento presentato di recente a Roma, e a Kabul, con un messaggio al presidente afgano Karzai, e indirizzato ai governi europei. A presentare il documento sono intervenuti i rappresentanti di enti di coordinamento delle ONG attive nel Paese e la delegazione italiana di “Afghana”, organizzazione che accoglie rappresentanti delle istituzioni, del mondo accademico, della cooperazione e del mondo cattolico, e fra queste la FOCSIV (Federazione delle ONG cattoliche italiane), le ACLI (Associazioni Cristiane Lavoratori Italiani) e il movimento cattolico internazionale Pax Christi. (C.D.L.)

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    Emigrazione ed evangelizzazione: i migranti filippini operatori di dialogo, pace e riconciliazione

    ◊   Invita gli emigrati filippini a farsi portatori di dialogo, pace e riconciliazione nei luoghi dove si trovano a vivere. E’ il progetto “Filipino Overseas for Dialogue and Peace” nato col duplice obiettivo di promuovere e controllare un canale migratorio legale, sano e con destinazioni accertate, e di responsabilizzare gli stessi emigranti attraverso l’invito all’esemplarità della loro vita, nella testimonianza, nella parola, nelle relazioni con i datori di lavoro e le famiglie, anche di cultura e nazionalità diverse. Promossa dal Centro “Silsilah”, che opera principalmente nelle Filippine del Sud per le buone relazioni e la convivenza islamo-cristiana – riporta l’agenzia Fides - l’iniziativa muove dalla constatazione che l’emigrazione dal Paese è ormai un dato consolidato: un fenomeno che – si registra - divide le famiglie e contribuisce alla disgregazione sociale e che rappresenta terreno fertile per la criminalità organizzata, ma che pure offre alla società filippina sfide e opportunità nuove. I circa 9 milioni di lavoratori filippini all’estero, presenti soprattutto in Europa, Medio Oriente e America, sono quindi invitati a fare della loro condizione di migranti un’importante occasione di evangelizzazione e di diffusione dei valori della fraternità universale. (C.D.L.)

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    Nella Repubblica Centrafricana l’insicurezza continua ad alimentare l’esodo dei civili

    ◊   Un flusso continuo di civili alimenta l’esodo dalla Repubblica Centrafricana, teatro di forti scontri, scorrerie di gruppi armati, banditi e militari, verso il vicino Ciad. Stando a quanto riporta l’agenzia internazionale MISNA, sarebbero almeno 3 mila i civili fuggiti dal Paese nelle ultime due settimane a seguito dei violenti attacchi ai villaggi della regione settentrionale; 14 mila i fuorusciti che dallo scorso dicembre hanno sostato presso il villaggio ciadiano di Maya in attesa di essere trasportati nella città di Dembo, 25 chilometri più all'interno. "L'arrivo di migliaia di rifugiati a Maya, che conta solo 3 mila abitanti, sta creando non poche difficoltà per l'accesso alle risorse" riferisce l'Alto Commissariato dell'ONU per i rifugiati (ACNUR/UHNCR) fornendo gli ultimi aggiornamenti sulla situazione umanitaria. I tentativi di dialogo tra il governo del presidente François Bozize e i gruppi dei ribelli armati non hanno migliorato le condizioni di sicurezza nel Paese, dove recentemente sono stati ritrovati i corpi senza vita dei tre civili rapiti lo scorso 26 febbraio. Tra questi anche il sindaco della città di Koui, nel nordovest. Dall’inizio dell’esodo sarebbero circa 60.000 i centrafricani in Ciad e più di 45.000 nel vicino Camerun. (C.D.L.)

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    L’UNICEF Italia chiede maggiore attenzione ai minori e indica in un documento possibili aree di intervento

    ◊   E’ necessario prestare maggiore attenzione ai minori, raramente al centro dell’agenda mediatica e politica “se non in qualità di vittime di abusi, attori di violenze o di soggetti su cui costruire messaggi pubblicitari”. E’ quanto ha sottolineato ieri il presidente di UNICEF Italia, Antonio Sclavi, in occasione della presentazione del documento: “Un impegno per i diritti dell’infanzia e dell’adolescenza”. Il testo – rende noto l’agenzia SIR - è stato redatto dall’associazione poche settimane prima delle prossime elezioni in Italia: “Il nostro auspicio – ha spiegato Sclavi – è che i rappresentati dei partiti politici si impegnino, possibilmente senza divisioni, a favore dei bambini e degli adolescenti”. Il compito della sezione italiana dell’UNICEF sarà quello di monitorare annualmente l’operato delle istituzioni. Nella prima parte del documento, che contiene numerosi riferimenti alla Convenzione ONU sui diritti dell’infanzia, vengono analizzate le “misure generali di applicazione”. Nella seconda sono individuate alcune aree di intervento per migliorare i livelli delle prestazioni sociali, ridurre la povertà dell’infanzia e tutelare maggiormente i minori di origine straniera. (A.L.)

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    Serie di iniziative per commemorare il centenario della nascita del padre gesuita Riccardo Lombardi

    ◊   Cento anni fa, il 28 marzo 1908, nasceva padre Riccardo Lombardi, gesuita protagonista – come sottolinea l’agenzia SIR – “di una delle pagine più dense della storia della Chiesa della seconda metà del XX secolo”. L’avvenimento sarà ricordato in tutto il mondo con una serie di celebrazioni eucaristiche promosse dal Servizio di Animazione Comunitaria per un Mondo Migliore che, dalla sua morte, porta avanti il progetto iniziato dal sacerdote gesuita. Tra le varie iniziative, si terrà a Roma il prossimo 28 marzo una conferenza sul tema “Padre Lombardi, ieri e oggi”. Seguirà, nella stessa basilica, una liturgia eucaristica presieduta dal nunzio apostolico in Italia, mons. Giuseppe Bertello. Padre Riccardo Lombardi, dopo una serie di predicazioni, a seguito del “Proclama per un mondo migliore” di Papa Pio XII, fonda un gruppo presente oggi in Italia ed in una trentina di Paesi del mondo con circa 600 membri. Il Movimento per un Mondo Migliore promuove attualmente progetti pastorali che coinvolgono oltre 50 milioni di persone in circa cento diocesi in ogni parte del mondo. (A.L.)

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    Presso la Basilica di Santa Francesca Romana ai Fori si tiene questa sera il tradizionale Concerto di Pasqua per gli universitari

    ◊   “Veramente quest’uomo era Figlio di Dio”. E’ il tema del Concerto di Pasqua organizzato dal Coro Interuniversitario di Roma, in collaborazione con l’ Ufficio per la Pastorale Universitaria del Vicariato di Roma, che si svolgerà questa sera, in Roma, presso la Basilica di Santa Francesca Romana ai Fori. Un cammino dall’umiliazione alla gloria di Dio è il percorso tracciato dalle musiche di Giovanni Pierluigi da Palestrina, di Tommaso Ludovico da Vittoria, di Gregorio Allegri e di Domenico Bartolucci. "Il concerto di stasera - spiega il maestro don Massimo Palombella, direttore del Coro - racconta del riconoscimento ultimo, fatto dal soldato al Cristo ormai morto sulla croce. Ma per arrivare a ciò, il Signore è dovuto passare, attraverso l’umiliazione e la sofferenza della sua Passione. L’ itinerario del concerto di stasera vuole essere proprio questo, un crescendo di dolore e di speranza nella musica, per arrivare quindi alla gloria della resurrezione”. E l’esibizione del Coro Interuniversitario, formato da circa 60 elementi, per l’occasione sarà rigorosamente a cappella, cioè senza accompagnamento di orchestra, proprio per evidenziare maggiormente l’intensità dei brani eseguiti, scelti rispettando la tradizione polifonica della Scuola Romana durante il periodo della Quaresima e della Settimana Santa. L’evento è stato organizzato per gli studenti universitari degli atenei romani, in preparazione all’imminente Settimana Santa. (a cura di Marina Tomarro)

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    24 Ore nel Mondo



    Proseguono le proteste anti-governative in Tibet. Incerto il numero delle vittime

    ◊   Nuove manifestazioni anti-governative in Tibet. Sarebbero almeno trenta le vittime delle proteste di ieri, secondo quanto riferito dal governo tibetano in esilio. Diversa la cifra fornita dalla Cina che parla di 10 morti. Intanto, il Dalai Lama, leader spirituale dei buddisti tibetani, ha respinto qualsiasi responsabilità sulle violenze avvenute a Lhasa. Il nostro servizio:

     
    Ci sono divergenze tra le fonti tibetane e quelle governative sul numero delle vittime nelle violenze di ieri a Lhasa. L’agenzia "Nuova Cina" riferisce di 10 morti. Per il governo tibetano in esilio in India, che si è espresso sulla base di “notizie non confermate”, sarebbero 100. E’ stata anche avanzata una richiesta all’ONU per inviare in Tibet rappresentanti delle Nazioni Unite e aprire un’inchiesta per “violazione dei diritti umani”. Un appello alle autorità cinesi affinché guardino con “compassione e saggezza” alla situazione è stato lanciato, sempre oggi, dal primo ministro del governo tibetano in esilio. Intanto, in una nota dell’Alta Corte del Tibet, si promette clemenza a coloro che si consegneranno, entro la sera di lunedì prossimo, alle autorità cinesi altrimenti, si legge nel testo, è possibile “una severa punizione”. La magistratura cinese ha però assicurato che si occuperà “in modo appropriato” di quanto accaduto a Lhasa e in accordo con la legge vigente. La televisione pubblica cinese, intanto, ha mostrato le immagini dei disordini di ieri e ha puntato il dito contro i sostenitori del Dalai Lama. Il leader spirituale buddista, che ha sempre sostenuto l’indipendenza e non l’autonomia del Tibet, ha però respinto ogni addebito, parlando di “accuse prive di fondamento”. In una dichiarazione, esprimendo la sua preoccupazione per quanto sta accadendo, ha chiesto alla Cina di non ricorrere all’uso della forza. Invito esteso anche ai suoi compagni tibetani. Le manifestazioni si stanno allargando, proteste sono segnalate nella provincia cinese di Gansu; 50 gli arresti in India, a New Delhi dove si è svolta una manifestazione di 200 esuli tibetani; 20 le persone fermate a Kathamandu, in Nepal; arresti anche a Sydney, in Australia, dove una cinquantina di manifestanti hanno assaltato il consolato cinese. Ieri è giunta la condanna delle violenze da parte della comunità internazionale: la Casa Bianca ha invitato Pechino ad aprire un dialogo con il Dalai Lama, mentre l’Unione Europea ha chiesto moderazione. Le proteste sono scoppiate lunedì quando centinaia di persone, guidate dai monaci buddisti, sono scese in strada per ricordare l’anniversario del fallito tentativo di indipendenza dalla Cina nel 1959. Intanto a Pechino, il presidente Hu Jintao è stato rieletto per un secondo mandato di cinque anni dall'Assemblea Nazionale del Popolo.

     
    Iran-elezioni
    All’indomani delle elezioni parlamentari iraniane, il partito conservatore marcia verso una scontata vittoria. Calcoli ufficiosi rivelano, infatti, che dei 115 seggi finora assegnati, 42 vanno a candidati conservatori vicini al presidente Ahmadinejad, 28 a conservatori critici nei confronti del presidente, 29 a candidati indipendenti e 16 ai riformisti. L’affluenza alle urne è stata del 65 per cento, con un incremento del 15 per cento rispetto alle legislative di quattro anni fa. Nella giornata di oggi dovrebbero essere resi noti i risultati relativi alle città medie e piccole, mentre per conoscere il responso delle urne nella capitale Teheran si dovrà aspettare qualche giorno. Si registra, intanto, il successo personale dell'ex capo negoziatore sul dossier nucleare, Ali Larijani: candidato nella città santa di Qom, ha ottenuto oltre il 75 per cento dei consensi, potendo concretamente aspirare alla presidenza del parlamento, finora guidato da un fedelissimo del presidente Mahmoud Ahmadinejad, Gholam Ali Hadad Adel. Larijani appartiene al gruppo dei cosiddetti “revisionisti”, vale a dire quei conservatori che, scontenti delle politiche di Ahmadinejad, sostengono l’ayatollah Ali Khamenei.

    Iraq-violenza
    Non si placa la violenza in Iraq. Nella notte una ventina di razzi sono stati lanciati contro il consolato americano a Hilla. La sede diplomatica non è stata colpita nell’attacco, che ha però provocato la morte di una donna e il ferimento di altri nove civili iracheni, compresi alcuni bambini. Almeno due persone sono state uccise inoltre nel sud del Paese, a Kout, negli scontri tra le forze di sicurezza irachene e i miliziani sciiti dell’Esercito del Mahdi. A perdere la vita, un poliziotto e un civile. Ci sono stati anche otto feriti, quattro dei quali gravi. Due aspiranti kamikaze e un miliziano del braccio iracheno di Al Qaeda sono stati uccisi poi dalle forze di sicurezza governative a Tellafar, a circa 400 chilometri a nord-ovest di Baghdad, mentre si apprestavano a compiere un attentato. Ieri, invece, a Rabiya, al confine con la Siria, in un attentato suicida è stato ucciso un interprete iracheno e sei persone, fra le quali due soldati statunitensi. Due impiegati del dipartimento di Stato americano sono rimaste feriti.

    Afghanistan
    In Afghanistan, due ragazzini di 13 anni sono rimasti vittima di un attentato suicida nella provincia orientale di Khost. Il kamikaze si è diretto contro una pattuglia della forza multinazionale, causando anche il ferimento di quattro persone, tra le quali un militare della coalizione.

    Medio Oriente
    Su invito del governo tedesco, si terrà ad inizio giugno a Berlino una conferenza internazionale sul Medio Oriente e sugli aiuti ai palestinesi. Alla riunione parteciperanno i Paesi membri dell’Unione Europea, molti Stati arabi tra cui Egitto, Giordania, Marocco ed Emirati Arabi, rappresentanti del “quartetto” formato da USA, Russia, ONU e UE, oltre a israeliani e palestinesi. Intanto in Israele, il vice premier Haim Ramon ha dichiarato che il governo poteva fare di più per sgomberare i nuclei illegali di insediamenti in Cisgiordania anche a costo di uno scontro con i coloni ebrei.

    Terrorismo-Austria
    I rapitori dei due turisti austriaci, sequestrati il 22 febbraio scorso in Tunisia, hanno chiesto per il loro rilascio la liberazione di cinque estremisti islamici algerini. Secondo il quotidiano indipendente “Annahar”, le condizioni dei sequestratori, appartenenti all’organizzazione di Al Qaeda nel Maghreb, sarebbero state dettate attraverso una lettera inviata all’ambasciata austriaca ad Algeri. Nessuna conferma ufficiale è però arrivata da Vienna.

    USA-economia
    Terremoto a Wall Street, dove la crisi del credito immobiliare ha fatto il suo ingresso nella capitale della finanza, segnando il tracollo della banca Bear Stearns. La più piccola delle principali banche d’affari della Borsa statunitense ha iscritto a bilancio, fino ad oggi, oltre due miliardi di dollari di perdite legate alla crisi dei mutui subprime. Dopo aver strenuamente negato per settimane, la società ha dovuto ammettere ieri di avere difficoltà sul fronte della liquidità al punto di dover ricorrere a un prestito d’emergenza da parte della Fed di New York e di JP Morgan. Il titolo è crollato del 41 per cento, trascinando nel baratro i listini: il Dow Jones ha chiuso in calo dell’1,60 per cento, il NASDAQ ha segnato un passivo del 2,26 per cento e lo Standard & Poor’s 500 si è attestato a -2,08 per cento.

    Turchia-magistratura-governo
    Scontro aperto tra il governo turco e la magistratura dopo la richiesta alla Corte Costituzionale di sciogliere il partito AKP, “Giustizia e Sviluppo”, del premier Erdogan e del presidente Gul per “attività anti-laiche”. Nel mirino dei giudici anche 71 dirigenti della formazione politica che andrebbero sospesi dalla loro attività. Il capo dello Stato ha fatto appello al senso di responsabilità, chiedendo di valutare bene le conseguenze di una simile iniziativa per la vita istituzionale della Turchia. Secondo il primo ministro, si tratterebbe di un “attentato alla volontà nazionale”.

    Albania-esplosione
    Una forte esplosione è avvenuta oggi in un deposito d’armi dell’esercito albanese a Vora, a dodici chilometri a nord di Tirana. Oltre 150 i feriti, soprattutto fra gli automobilisti e i passeggeri di autobus in transito lungo la vicina autostrada. “E’ una situazione allarmante”: è stato il commento del premier Sali Berisha.

    Russia-sventato attentato a Putin
    Secondo il quotidiano russo “Tvoi Den”, i servizi segreti di Mosca, il 2 marzo scorso, in coincidenza con le elezioni presidenziali, avrebbero sventato un tentativo di assassinare il presidente uscente Vladimir Putin. Il giornale non cita fonti, ma offre un dettagliato resoconto dell’arresto di un ventiquattrenne tagiko, avvenuto in un appartamento in affitto vicino alla Piazza Rossa, tre ore prima che Putin e il suo successore pronunciassero il discorso della vittoria. L’uomo era in possesso di un vero e proprio arsenale, tra cui un fucile da cecchino e un kalashnikov. (Panoramica internazionale a cura di Benedetta Capelli)
     
    Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LII no. 75

     

     
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