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Sommario del 13/03/2008

Il Papa e la Santa Sede

  • Un atto di disumana violenza: così il Papa dopo la tragica morte dell'arcivescovo di Mossul, mons. Rahho, rapito nei giorni scorsi in Iraq
  • Gli appelli di Benedetto XVI nell'udienza ai vescovi di Haiti in visita "ad Limina": al Paese caraibico servono aiuti economici e sacerdoti "fidei donum"
  • Il Papa presiederà nel pomeriggio una Liturgia penitenziale per i giovani della diocesi di Roma: intervista con mons. Leuzzi
  • In un telegramma di cordoglio il Papa ricorda la figura del fratello di Giovanni Paolo I, Edoardo Luciani, uomo di "elette virtù umane e cristiane"
  • Nomine
  • Conclusa in Vaticano la riunione sulla Cina. Il Papa ribadisce l'impegno a favore dei cattolici cinesi
  • Inaugurazione della mostra fotografica “Roma-Santiago/Santiago-Roma. Itinerari, segni e memoria dell’Europa del pellegrinaggio”
  • Oggi su "L'Osservatore Romano"
  • Oggi in Primo Piano

  • Prima chiesa cattolica in Qatar. Mons. Hinder racconta la gioia dei cattolici
  • Concerto di musica sacra alla Basilica di San Lorenzo in Lucina, organizzato dall'Accademia Filarmonica Romana
  • Chiesa e Società

  • Si sono aggravate le condizioni di salute di Chiara Lubich: la fondatrice dei Focolari è rientrata nella sua casa a Rocca di Papa
  • Il patriarca Sfeir: la sfida in Medio Oriente è essere “veri” cristiani
  • India: i Dalit cristiani protestano contro le discriminazioni
  • La solidarietà della Caritas italiana ai cattolici vittime di violenza in Pakistan
  • A Phnom Penh il primo incontro interreligioso nella storia della Cambogia
  • Presentato il Rapporto 2008 dell'Osservatorio romano sull'immigrazione
  • Appello-denuncia delle Nazioni Unite ai Paesi membri: non diminuire l’attenzione sulle aree di conflitto
  • In Brasile sono oltre 12 milioni gli abitanti delle favelas: la maggioranza vive a San Paolo e a Rio
  • La Conferenza episcopale statunitense lancia il blog sulla prossima visita di Benedetto XVI negli USA
  • Si è chiuso l'Alba International Film Festival: il premio Signis della giuria cattolica al film "Palpebre celesti" del regista messicano Contreras
  • 24 Ore nel Mondo

  • Rotta la tregua di fatto tra Hamas e Israele: raid israeliano dopo un lancio di razzi palestinese
  • Il Papa e la Santa Sede



    Un atto di disumana violenza: così il Papa dopo la tragica morte dell'arcivescovo di Mossul, mons. Rahho, rapito nei giorni scorsi in Iraq

    ◊   “Un atto di disumana violenza”: con queste parole il Papa ha definito la morte dell'arcivescovo caldeo di Mossul Paulos Faraj Rahho, rapito il 29 febbraio scorso Iraq e il cui corpo è stato ritrovato oggi a Mossul. In un telegramma inviato al cardinale Emmanuel III Delly, patriarca di Babilonia dei Caldei, Benedetto XVI esprime il suo profondo dolore e manifesta la sua “particolare vicinanza” alla chiesa caldea e all’intera comunità cristiana del Paese “riaffermando la più decisa deplorazione per un atto di disumana violenza che offende la dignità dell’essere umano e nuoce gravemente alla causa della fraterna convivenza dell’amato popolo iracheno”. Il Papa assicura “fervide preghiere di suffragio per lo zelante pastore sequestrato proprio al termine della celebrazione della Via Crucis” e invoca “dal Signore la sua misericordia perché questo tragico evento serva a costruire nella martoriata terra dell’Iraq un futuro di pace”. Ma ascoltiamo il direttore della Sala Stampa vaticana padre Federico Lombardi.


    La notizia della morte di mons. Rahho, rapito nei giorni scorsi, colpisce a addolora profondamente il Santo Padre, che è stato subito informato. Tutti avevamo continuato a sperare e a pregare per una sua liberazione, come il Papa aveva più volte chiesto nei suoi appelli. Purtroppo la violenza più assurda e ingiustificata continua ad accanirsi sul popolo iracheno e in particolare sulla piccola comunità cristiana, a cui il Papa e tutti noi siamo particolarmente vicini nella preghiera e nella solidarietà in questo momento di grande dolore. Vi è da augurarsi che questo tragico evento richiami ancora una volta e con più forza l’impegno di tutti e in particolare della comunità internazionale per la pacificazione di un Paese così travagliato.

     
    A dare l’annuncio del ritrovamento del corpo dell’arcivescovo caldeo di Mossul, mons. Rahho, è stato il vescovo ausiliare di Baghdad mons. Shlemon Warduni. I particolari nel servizio di Debora Donnini.


    “Mons. Rahho è morto. Lo abbiamo ritrovato privo di vita nei dintorni di Mossul. I rapitori lo avevano sepolto”. Con queste parole mons. Warduni ha annunciato attraverso l’agenzia SIR, il ritrovamento del corpo di mons. Rahho, rapito il 29 febbraio scorso dopo la celebrazione della Via Crucis ad opera di commando armato. Nel corso del sequestro erano state uccise tre persone che erano con lui. Chiesto anche un riscatto. “I rapitori già da ieri ci avevano detto che mons. Rahho stava molto male”, ha raccontato al SIR mons. Warduni, “ieri nel pomeriggio ci hanno detto che era morto, stamattina ci hanno telefonato per dirci che lo avevano sepolto”. Alcuni giovani hanno seguito le indicazioni fornite dai rapitori per raggiungere il luogo. Qui hanno scavato e hanno trovato il corpo del vescovo. “Non sappiamo ancora – ha proseguito mons. Warduni – se sia morto per cause legate alla sua precaria salute o se sia stato ucciso”. Tre gli appelli del Papa per la sua liberazione. L’ultimo all’Angelus di domenica scorsa: “Trepidiamo ancora - aveva detto Benedetto XVI - per la sorte di sua eccellenza mons. Rahho e di tanti iracheni che continuano a subire una violenza cieca ed assurda, certamente contraria ai voleri di Dio". Proprio ieri la richiesta di mons. Louis Sako, arcivescovo caldeo di Kirkuk, a non rimanere indifferenti. Giorni fa a esprimere forte preoccupazione in una intervista all'Osservatore Romano era stato l'arcivescovo Francis Assisi Chullikat, nunzio apostolico in Iraq e in Giordania. "E’ malato - aveva detto - l'anno scorso infatti ha subito un delicato intervento chirurgico e ha bisogno di cure mediche. Certamente non può sopportare a lungo il sequestro".

     
    Sulla tragica notizia della morte dell’arcivescovo caldeo di Mossul, mons. Rahho, ascoltiamo al microfono di Amedeo Lomonaco, il visitatore apostolico per i fedeli Caldei in Europa, mons. Philip Najim:


    R. - Il martirio di mons. Rahho speriamo serva all’Iraq e alla riconciliazione. E’ morto, ma la Chiesa è viva e continua la sua missione e noi tutti continuiamo la nostra testimonianza come cristiani in tutto il mondo. Preghiamo per l’Iraq, per i nostri fedeli e per il popolo iracheno. Preghiamo anche per il governo, perchè sappia veramente realizzare la sua responsabilità nel proteggere i cittadini che hanno dato fiducia a questi politici. E chiediamo a Dio Onnipotente che ci sia pace per l’Iraq e per tutto il popolo iracheno.

     
    D. – E ora è il momento del silenzio e della preghiera...

     
    R. – Infatti, perchè questo sangue serva per creare la pace in Iraq, perchè è un sangue puro, un sangue di fede. E’ un sangue di cristiani che danno la vita per gli altri. E così gli altri capiranno benissimo il significato vero e autentico della pace, del rispetto della vita umana, dell’uomo, del dono sacro di Dio che è la vita. Coglieranno questa significato in Iraq, terra dove è nata la fede, perché è la terra di Abramo. E’ anche la terra dove Dio si è rivelato per la prima volta al mondo.

     
    D. – Nei giorni scorsi il Papa ha rivolto più appelli per la liberazione di mons. Rahho. Adesso quali appelli possiamo lanciare per l’Iraq?

     
    R. – Pace, dialogo, riconciliazione e rispetto del dono di Dio della vita. Si devono rispettare gli iracheni, i loro diritti, perchè possano vivere una vita normale, una vita che dia loro la possibilità di rientrare nella comunità internazionale. Spero che questa volta la coscienza della comunità internazionale sia viva e faccia qualcosa per l’Iraq. Spero che si fermi questo mare di sangue, queste ondate di gente che lascia il Paese. Spero si arresti questo flusso di migrazioni, di gente che cerca la pace, una vita normale. Questo non è un modello di democrazia, né di un mondo civile. Questo è il modello di un disastro naturale, contro l’uomo, contro il popolo iracheno e contro tutto l’Iraq.

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    Gli appelli di Benedetto XVI nell'udienza ai vescovi di Haiti in visita "ad Limina": al Paese caraibico servono aiuti economici e sacerdoti "fidei donum"

    ◊   Sostegno economico dai Paesi ricchi e invio di sacerdoti e formatori dalle altre Chiese del mondo, peché il futuro di Haiti dipende in larga parte da queste due tipologie di disponibilità. Con chiarezza, Benedetto XVI ha messo in evidenza le necessità della piccola isola dei Caraibi, nel discorso rivolto ai vescovi locali ricevuti in visita ad Limina. Il Papa ha parlato anche della tutela della famiglia fondata sul matrimonio e della formazione, non solo scolastica, dei giovani. Il servizio di Alessandro De Carolis:


    Le graduatorie di sviluppo economico e demografico sono drammaticamente eloquenti nella loro stringatezza: Haiti è la nazione più povera dei Caraibi, meno di metà dei suoi abitanti ha un lavoro stabile, ha una speranza di vita che arriva a 50 anni e una popolazione per metà analfabeta e priva di accessi all’acqua potabile, senza contare che per scorte alimentari e fabbisogno energetico gli haitiani dipendono in larga parte dalle forniture estere. Benedetto XVI non ha fatto mistero della miseria, della disoccupazione, ma anche “delle divisioni e delle ingiustizie” che affliggono l’isola centroamericana. Così, fin dall’inizio del suo discorso ha lanciato una serie di appelli alla solidarietà:

     
    "Je demande au Seigneur de mettre au cœur...
    Chiedo al Signore di mettere nel cuore di tutti gli haitiani, in particolare delle persone che hanno una responsabilità sociale, il coraggio di promuovere il cambiamento e la riconciliazione, affinché tutti gli abitanti del Paese abbiano condizioni di vita degne e che beneficino dei beni della terra, all’interno di una solidarietà sempre più grande. Non posso dimenticare coloro che sono obbligati a emigrare nel Paese vicino per soddisfare i loro bisogni. Auspico che la comunità internazionale prosegua ed intensifichi il suo sostegno al popolo haitiano, per consentirgli di prendere in mano il suo futuro ed il suo sviluppo".

     
    La crisi del Paese finisce inevitabilmente per nuocere anche ai legami parentali. Il Papa ha condiviso la preoccupazione dei vescovi di Haiti per “la perdita progressiva del senso del matrimonio e della famiglia" messi - ha osservato - "sullo stesso piano di altre forme d'unione”. Attraverso le parole della Gaudium et spes, il Pontefice ha rilanciato la necessità di una pastorale attenta alle famiglie, specie quelle più giovani, perché siano sostenute e formate al “rispetto della vita”. Molto ampia, e commovente nel sua attenzione, la parte dell’intervento dedicata da Benedetto XVI alla crescita del clero haitiano. Invitate i sacerdoti ad “astenersi da impegni politici”, ha detto il Papa ai vescovi, e curate le vocazioni ricercando gruppi di formatori per i vostri seminari:

     
    "Je vous invite à envisager avec les épiscopats d’autres pays...
    Vi invito a prevedere con gli episcopati di altri Paesi la messa a disposizione di formatori esperti, con una vita sacerdotale esemplare, per accompagnare lungo le varie tappe della loro formazione umana, morale, spirituale e pastorale, i futuri sacerdoti dei quali le vostre diocesi hanno bisogno. Da ciò dipende il futuro della Chiesa in Haiti. Possano le Chiese locali accogliere questo appello ed accettare di fare dono di sacerdoti che contribuiscano alla formazione dei seminaristi, secondo lo spirito della enciclica Fidei donum”.

     
    Nelle parole di Benedetto XVI, c’è stato anche il ricordo del viaggio apostolico che Giovanni Paolo II compì nell’isola caraibica 25 anni fa e del motto che l’accompagnò. Un motto che inneggiava a un cambiamento, per ottenere il quale Benedetto XVI ha posto in risalto il lavoro svolto dalle scuole cattoliche, molto stimate ad Haiti. “Attraverso l'insegnamento - ha affermato - è la formazione e la maturazione delle personalità che si realizzano, con il riconoscimento dei valori essenziali e con la pratica delle virtù”. Ed ha aggiunto:

     
    "Faites savoir aux jeunes Haïtiens que le Pape a confiance en eux...
    Fate sapere ai giovani haitiani che il Papa ha fiducia in loro, che conosce la loro generosità ed il loro desiderio di realizzare con successo la propria vita, che Cristo li chiama ad un'esistenza sempre più bella, e che ricordino che solo Lui è portatore del vero messaggio di felicità che dà senso all'esistenza. Sì, i vostri giovani sono per me ragione di gioia e di speranza. Un paese che vuole svilupparsi, una chiesa che vuole essere più dinamica, deve inizialmente concentrare i loro sforzi sulla gioventù”.

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    Il Papa presiederà nel pomeriggio una Liturgia penitenziale per i giovani della diocesi di Roma: intervista con mons. Leuzzi

    ◊   Benedetto XVI presiederà questo pomeriggio alle 17.30 nella Basilica Vaticana una Liturgia penitenziale per i giovani della diocesi di Roma. La Radio Vaticana seguirà in diretta l’evento a partire dalle 17.20. All’Angelus di domenica scorsa il Papa aveva invitato a partecipare “a questo appuntamento con la Misericordia di Dio” definendolo “un momento forte di preparazione alla Giornata Mondiale della Gioventù” che sarà celebrata a livello diocesano domenica prossima, Domenica delle Palme, e che culminerà in luglio con il grande incontro di Sydney. Al termine della celebrazione penitenziale un gruppo di giovani porterà in processione la Croce dell’Anno Santo fino al Centro internazionale San Lorenzo, attiguo a Via della Conciliazione, dove la Croce è custodita. Alle 20.00 il presidente del Pontificio Consiglio per i Laici,il cardinale Stanisław Ryłko, celebrerà la Messa per i giovani, che animeranno successivamente una Veglia di preghiera con adorazione del Santissimo Sacramento fino alla mezzanotte. Giovanni Peduto ha per l’occasione intervistato mons. Lorenzo Leuzzi, direttore della pastorale universitaria per la diocesi di Roma:


    R. - L’incontro di questo pomeriggio con Benedetto XVI rappresenta il momento culminante del cammino di preparazione alla Giornata Mondiale della Gioventù Tutto il cammino dell’anno catechetico per i giovani e con i giovani è stato centrato sulla riscoperta del Sacramento della Confermazione proprio in sintonia con le indicazioni che il Santo Padre ci ha indicato nel suo Messaggio per la XXIII Giornata Mondiale della Gioventù. E’ un momento importante perché, nella celebrazione del Sacramento della Penitenza, sarà possibile per i giovani e per l’intera comunità cristiana riscoprire i limiti, ma anche il desiderio di una vita nuova, che con il Dono dello Spirito Santo i credenti hanno ricevuto fin dal giorno del proprio Battesimo. Direi che, celebrando la Misericordia di Dio, abbiamo la possibilità di capire come la vita cristiana è veramente un dono che è affidato alla responsabilità di ciascuno di noi.

     
    D. - I giovani stanno, quindi, riscoprendo il Sacramento della Riconciliazione?

     
    R. – Il Sacramento della Riconciliazione costituisce un momento importante del cammino formativo, perché è il momento in cui i giovani hanno la possibilità di una consapevolezza sempre maggiore della propria identità, ma soprattutto della necessità di un rapporto sempre più intimo con il Signore, che raggiunge poi il suo vertice nella celebrazione eucaristica.

     
    D. - Come avvicinare sempre di più i giovani a questo segno della misericordia divina?

     
    R. – Direi che i giovani sperimentano, intorno a loro stessi, tanta violenza e tanta cattiveria, ma soprattutto tanta difficoltà di poter ricominciare da capo. Penso che oggi la mancanza di fiducia e di speranza nei giovani nasca proprio da questa difficoltà di capire e di trovare il luogo e la possibilità di ricominciare da capo. Ecco credo che il Sacramento della Riconciliazione sia proprio la grande proposta e il grande evento nel quale il giovane può veramente fare esperienza che solo Dio può rimettere in moto la vita di un giovane.

     
    D. - “Avrete forza dallo Spirito Santo che scenderà su di voi e mi sarete testimoni”: questo il tema scelto da Benedetto XVI per la Giornata Mondiale della Gioventù di Sydney e che fa da filo conduttore anche ai momenti di preparazione all’incontro mondiale in programma a livello diocesano: mons. Leuzzi, cosa vuol dire fare esperienza dello Spirito Santo?

     
    R. – Significa rendersi conto che l’essere battezzati, che la vita cristiana è sostenuta dalla presenza dello Spirito, che permette al credente di vivere in maniera creativa, nuova e sempre originale la propria esperienza storica. Direi che, insieme con Benedetto XVI, i giovani sono aiutati a riscoprire che la vita cristiana non è una adesione puramente formale ad una idea e ad un progetto, ma è veramente esperienza di un Dio che accompagna, con i doni del suo Spirito, la vita concreta ed esistenziale dei giovani.

     
    D. - Ci stiamo avvicinando al terzo anniversario di Pontificato di Benedetto XVI: quale rapporto si è instaurato tra i giovani e il Papa?

     
    R. – Si tratta di un rapporto che giorno per giorno cresce sempre di più e non soltanto in quel rapporto sentimentale ed affettivo che è tipico proprio dei giovani, ma soprattutto in quella consapevolezza che il Magistero di Benedetto XVI apre orizzonti nuovi per poter vivere nel concreto e nel vissuto quotidiano l’esperienza della fede. In questo senso credo che i giovani si accostino a Benedetto XVI con una sempre maggiore disponibilità, perché il Papa li stimola a ricercare, a ripensare e a riflettere proprio per poter essere poi testimoni del Vangelo nei vari ambienti dove i giovani si trovano.

     
    D. - Quali sono, a suo parere, i messaggi di Benedetto XVI che più colpiscono i giovani?
     
    R. – Anzitutto la semplicità. Il Vangelo è una proposta semplice, ma allo stesso tempo dà grande profondità: il Vangelo ha bisogno sempre di essere ripensato e questo penso che sia molto importante per i giovani, i quali vivono questa condizione di continua crescita. Io penso che Benedetto XVI aiuti i giovani rendersi conto che la giovinezza, che l’esperienza dell’essere giovani è proprio l’esperienza di un Vangelo che deve essere continuamente cercato e scoperto, proprio per poterlo vivere e soprattutto realizzando quel desiderio di novità, che è tipica dell’esperienza giovanile.

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    In un telegramma di cordoglio il Papa ricorda la figura del fratello di Giovanni Paolo I, Edoardo Luciani, uomo di "elette virtù umane e cristiane"

    ◊   Un esempio di dedizione alla famiglia e alla Chiesa. Così Benedetto XVI ritrae, in un telegramma di cordoglio, il fratello di Papa Albino Luciani, Edoardo, scomparso a quasi 91 anni nella notte fra lunedì e martedì scorso, a Belluno. Mentre il paese natale di Canale d’Agordo prepara per sabato prossimo le esequie di Edoardo Luciani, il Papa ricorda nel telegramma il suo “recente incontro” con il fratello di Giovanni Paolo I, avvenuto nel luglio scorso durante il soggiorno estivo a Lorenzago di Cadore. “Desidero manifestare - scrive - viva partecipazione al dolore dei familiari e della comunità bellunese”, ricordando “le elette virtù umane e cristiane” di Edoardo Luciani, e “particolarmente l’esemplare dedizione alla famiglia, il generoso servizio alla Chiesa e l’intenso impegno civile”. Benedetto XVI termina il telegramma con una fervida preghiera perche’, conclude, “il defunto possa condividere con il Signore Risorto accanto alla consorte e al fratello Pontefice teneramente amati la gioia e la pace senza fine”.

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    Nomine

    ◊   Il Santo Padre ha nominato vice presidente della Pontificia Commissione «Ecclesia Dei» mons. Camille Perl, finora segretario della medesima Pontificia Commissione. In pari tempo ha nominato segretario della stessa Pontificia Commissione mons. Mario Marini, finora segretario aggiunto.

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    Conclusa in Vaticano la riunione sulla Cina. Il Papa ribadisce l'impegno a favore dei cattolici cinesi

    ◊   Si è conclusa ieri in Vaticano la riunione della Commissione che Benedetto XVI ha istituito per studiare le questioni di maggiore importanza, relative alla vita della Chiesa in Cina. Lo rende noto un comunicato della Sala Stampa della Santa Sede. La riunione, iniziata lunedì scorso, ha avuto come tema la Lettera che il Papa ha indirizzato ai cattolici cinesi il 27 maggio 2007. “I partecipanti – riferisce il comunicato - hanno, in primo luogo, esaminato l’accoglienza, che è stata riservata al Documento pontificio all’interno e al di fuori della Cina. Si è riflettuto sui principi teologici, ispiratori della Lettera, per cogliere le prospettive che da essi nascono per la comunità cattolica in Cina”. Quindi, “sulla scia dei vari paragrafi del testo papale, sono stati considerati alcuni aspetti importanti, che riguardano la missione della Chiesa di essere ‘strumento di salvezza’ per il Popolo cinese: l’evangelizzazione in un mondo che vive nella globalizzazione; l’applicazione, nella situazione attuale in Cina, della dottrina del Concilio Vaticano II sulla natura e sulla struttura della Chiesa; il perdono e la riconciliazione all’interno della comunità cattolica; le esigenze della verità e della carità; il governo delle diocesi, che ha grande rilevanza per l’attività pastorale e per la formazione dei sacerdoti, dei seminaristi, dei religiosi, delle religiose e dei fedeli laici. In linea con le indicazioni, espresse dal Papa nella sua Lettera – prosegue il comunicato della Sala Stampa vaticana - si è ribadita la volontà di un dialogo rispettoso e costruttivo con le Autorità civili. Infine, sempre alla luce del Documento pontificio, i partecipanti si sono scambiati informazioni ed esperienze circa la vita e l’attività della Chiesa in Cina”.

    La riunione si è conclusa con un incontro con il Papa. Benedetto XVI ha ascoltato un breve resoconto sul lavoro, svolto durante i tre giorni, e “ha incoraggiato i partecipanti a proseguire nel loro impegno a favore della comunità cattolica in Cina”. Infine ha accennato all’appuntamento del 24 maggio prossimo, Giornata universale di preghiera per la Chiesa in Cina.

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    Inaugurazione della mostra fotografica “Roma-Santiago/Santiago-Roma. Itinerari, segni e memoria dell’Europa del pellegrinaggio”

    ◊   Si è tenuta questa mattina la conferenza stampa di apertura della mostra sul pellegrinaggio “Roma – Santiago” che si inaugura oggi alle 18 presso il Braccio di Carlo Magno in Vaticano. Le fotografie, scattate lungo 2500 chilometri di strada, ritraggono luoghi esemplari: ponti, ospedali, chiese che segnano il percorso, danno un senso di unità all’itinerario che, da secoli, generazioni di pellegrini percorrono a piedi per raggiungere il santuario di Compostela. I pellegrinaggi, fenomeno di grande importanza nel campo della fede, stanno diventando la nuova tendenza del turismo attuale con influssi non più soltanto nel settore religioso, ma anche nei fenomeni sociali, nell’economia, nella politica e in tutto il panorama culturale odierno. Il Cammino di Santiago in Spagna, la via Tolosana in Francia e la via Francigena in Italia sono i principali pellegrinaggi dell’epoca medievale; nella prospettiva di un ulteriore prolungamento dell cammino fino a Gerusalemme, c’è l’obiettivo di ricomporre gli itinerari delle tre peregrinationes maiores. Il curatore della mostra, il prof. Paolo Caucci von Saucken, presidente del Centro Italiano di Studi Compostellani, ha dichiarato durante la conferenza stampa: “Obiettivo della rassegna fotografica è dimostrare che Roma e Santiago sono unite da un itinerario unico”. “Speranze e auspici – ha proseguito Caucci – sono che il cammino possa essere continuato fino a Gerusalemme in modo che nei prossimi anni si possa realizzare una mostra che si chiami Santiago – Roma – Gerusalemme”. (A cura di Chiara Calace)

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    Oggi su "L'Osservatore Romano"

    ◊   Intervista di Francesco Ricupero al nunzio apostolico in Iraq subito dopo la notizia del ritrovamento del cadavere dell’arcivescovo di Mossul dei Caldei, rapito il 29 febbraio.

    In rilievo, nell’informazione internazionale, il vertice UE, a Bruxelles, incentrato sulla crisi dei mercati.

    In cultura, Monica Mondo intervista fratel Alois, priore della comunità di Taize.

    Fabrizio Bisconti su un misterioso affresco (vi sarebbe ritratto Sant’Agostino) nei sotterranei del “Sancta Sanctorum” lateranense.

    Antonio Spadaro sulla sconcertante modernità della poesia di Gerard Manley Hopkins.

    Paolo Pegoraro in margine a una raccolta di testi sulla realtà diabolica nel primo millennio cristiano.

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    Oggi in Primo Piano



    Prima chiesa cattolica in Qatar. Mons. Hinder racconta la gioia dei cattolici

    ◊   La piccola comunità cattolica del Qatar si appresta a vivere con gioia la consacrazione, domani a Doha, della prima chiesa nell’emirato. A presiedere il rito della chiesa di Saint Mary sarà il cardinale Ivan Dias, prefetto della Congregazione per l’Evangelizzazione dei Popoli. Un evento di portata storica, ha sottolineato l’associazione “Aiuto alla Chiesa che Soffre”, che ha contribuito alla costruzione. Da 14 secoli, infatti, i cristiani non avevano un luogo di culto in questo territorio. Nel 2002, il governo del Qatar ha stretto relazioni diplomatiche con la Santa Sede e tre anni dopo l’emiro Hamad bin Khalifa Al Thani ha donato alla Chiesa un terreno per la costruzione di un edificio di culto. Per una riflessione sull’importanza di questo evento, Alessandro Gisotti ha intervistato il vicario apostolico d’Arabia, il vescovo Paul Hinder:


    R. – Evidentemente, questo evento è stato atteso con ansia dai nostri cattolici, che da lungo tempo speravano di avere un luogo dove svolgere le loro cerimonie e riunirsi in sicurezza e con dignità. Per loro, è come trovare una casa, una patria in terra straniera.

     
    D. – Mons. Hinder, chi sono oggi i cristiani del Qatar? Come vivono la propria fede in un contesto non sempre facile?

     
    R. – Prima di tutto, sono tutti stranieri; provengono soprattutto dalle Filippine, dall’India e da circa altri 100 Paesi del mondo. Finora hanno potuto esercitare soltanto in misura limitata la loro pratica religiosa nella vita pubblica; c’erano luoghi che noi avevamo preso in affitto, ma erano veramente provvisori e qualche volta poco dignitosi. Questa gente è di una devozione, di una fede così profonda che io ammiro anche per il contesto nel quale vivono, perché la stragrande maggioranza di loro è gente semplice che lavora nei cantieri, nei negozi, negli alberghi ...

     
    D. – Come la comunità musulmana ha accolto la costruzione di questa chiesa in Qatar?

     
    R. – C’è sempre qualcuno che non è d’accordo, che trova che il Paese sia stato troppo generoso. Però io ho l’impressione che gran parte della popolazione, anche locale, comprende in linea di principio ed è d’accordo che le persone che vengono nel Paese, che lavorano per il benessere del Paese, devono anche avere la possibilità di esercitare in modo degno la loro fede. Evidentemente, ci sono condizioni che valgono anche in altri Paesi della nostra area: segni espliciti della nostra fede come una croce o le statue, non devono essere visibili da fuori. Però, all’interno siamo liberi di fare tutto ciò che fa parte di una Chiesa.

     
    D. – Ecco, anche alla luce di questo evento in Qatar, quali sono le sue aspettative su un raggiungimento di una piena libertà religiosa per i cristiani in un Paese a maggioranza islamica?

     
    R. – Io credo che tutto sia un po’ connesso con lo sviluppo generale della zona. Evidentemente, lì ci sono delle ansie, delle pressioni. E mi sembra che ciò sia anche legato alla situazione politica globale, reale o immaginaria. Eventi come il conflitto non risolto in Palestina o la situazione in Iraq hanno direttamente o indirettamente un influsso anche sul discorso della libertà religiosa.

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    Concerto di musica sacra alla Basilica di San Lorenzo in Lucina, organizzato dall'Accademia Filarmonica Romana

    ◊   Chiara Muti e il Quartetto Bernini saranno i protagonisti, questa sera alle ore 21.15, del concerto che l’Accademia Filarmonica Romana organizza nella Basilica di San Lorenzo in Lucina. In programma "Le ultime sette parole di Cristo" di Joseph Haydn, “sonate per orchestra” eseguite per la prima volta il Venerdì Santo del 1787 . I brani saranno intercalati da passi scelti di "Conversazione con la morte" opera dello scrittore Giovanni Testori. La voce è quella dell’attrice Chiara Muti. Gabriella Ceraso l’ha intervistata:
     
    R. – Questa musica era stata composta per avere, accanto ai versetti del Vangelo, un’omelia di un cardinale. Invece, pian piano, si è trasformato il concetto, i poeti hanno potuto intervallare le scelte dei testi ai versetti del Vangelo. E’ chiaro che nella musica in pieno Settecento non c’è ancora la Passione di Cristo, coinvolgente e più sentita, che ci sarà poi nel Romanticismo. In ogni passaggio, anche nei più drammatici, la musica invece rimane serena, come se avesse in sé la risposta e la certezza della fede.

     
    D. – E lei ha scelto di intercalare la musica di Haydn con l’opera, in cui Testori – questo poeta del Novecento – rivela la sua conversione dopo la morte della mamma. Perché questa scelta?

     
    R. – Giovanni Testori trasforma le parole in una ricerca di Dio, attraverso delle domande che hanno già in sé la forza delle risposte. E in questa fragilità, legata al senso della precarietà ma anche del suo coraggio – appunto – ad affrontarla, va cercato il legame interiore con il momento del Calvario di Gesù Cristo.

     
    D. – Il filo conduttore può essere dunque la conversione di Testori come l’abbandono al Padre di Gesù in Croce?

     
    R. – In questa conversione c’è la tenerezza di un uomo che in un grande dolore ritrova invece la fede.

     
    D. – Più che un ruolo da interpretare, questo mi sembra un viaggio interiore per un’attrice come lei?

     
    R. – Sì. E’ assolutamente un abbandono. L’ultima volta, ricordo, a Cremona un parroco venne a ringraziarmi dicendomi: “In un certo senso, questa è la vera catechesi”, e io gli risposi che in fondo è un’“auto-catechesi”.

     
    D. – Questa musica, dunque, seppure avulsa dal contesto per cui è stata creata, riesce ancora ad essere preghiera?

     
    R. – La musica è diretta e arriva al cuore. La preghiera la si sente: in tutte le chiese dove siamo stati, ricordo che il pubblico ascoltava in grandissimo silenzio. Poi, alla fine, veniva a ringraziare proprio per il momento di silenzio, di abbandono e di grande meditazione. Quindi, penso che la gente abbia e senta la necessità di questo.

     
    D. – Quella di Haydn è una Via Crucis musicale. Ma lei, l’anno scorso, come lettrice delle meditazioni, ha partecipato proprio alla Via Crucis al Colosseo. Che ricordo conserva di quell’esperienza?

     
    R. – Un ricordo meraviglioso, alla presenza del Santo Padre per me è stato un onore ma poi, quando mi sono trovata lì, è proprio il luogo in cui eravamo e in più la grande responsabilità di dover dire i versetti del Vangelo e i bellissimi testi di mons. Ravasi a commento, insomma ... è stata una grande esperienza!

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    Chiesa e Società



    Si sono aggravate le condizioni di salute di Chiara Lubich: la fondatrice dei Focolari è rientrata nella sua casa a Rocca di Papa

    ◊   Da giorni Chiara Lubich aveva espresso il desiderio di “tornare a casa”. Ieri sera è stata presa questa decisione. Dal Policlinico Gemelli dove era ricoverata per una insufficienza respiratoria che poi si è rivelata grave, è rientrata nella sua abitazione a Rocca di Papa. Come ha dichiarato il prof. Salvatore Valente, titolare della cattedra di Pneumologia del Policlinico Universitario: “Per suo espresso desiderio Chiara Lubich è stata portata a casa”. E assicura: “Continua a ricevere tutti i supporti farmacologici e ventilatori necessari. Purtroppo – aggiunge - allo stato attuale non si rileva alcuna risposta al trattamento applicato”. Sino a ieri pomeriggio Chiara è stata informata dalla sua segretaria personale, Eli Folonari, della corrispondenza arrivata. Questa mattina ha voluto salutare le focolarine ed i focolarini che con lei hanno dato inizio al Movimento. Chiara continua a ispirare grande serenità. Due giorni or sono ha confidato di aver avvertito la presenza spirituale di Maria. Chiara ha vissuto tutta la vita in profonda comunione con Lei. L’Opera da lei fondata infatti porta il nome di Opera di Maria, il nome con cui è stato approvato dalla Chiesa il Movimento dei Focolari. Questi momenti sono accompagnati dall’intensa comunione e continua preghiera di tutto il movimento nel mondo. Si associano anche Andrea Riccardi e Salvatore Martinez che assicurano la preghiera della Comunità di Sant’Egidio e del Rinnovamento nello Spirito. ( A cura di Carla Cotignoli)

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    Il patriarca Sfeir: la sfida in Medio Oriente è essere “veri” cristiani

    ◊   Cattolici, ortodossi ed evangelici delle Chiese libanesi partecipano in questi giorni ad un incontro a Beirut per riflettere sulla diminuzione dei cristiani in Medio Oriente e, in particolare, in Libano. Durante la riunione si è sottolineato, innanzitutto, che in questa area la presenza cristiana è accompagnata da una tradizione culturale e spirituale positiva per tutti, musulmani compresi. La sua diminuzione, per le Chiese libanesi, è una piaga innescata da una serie di cause. Il patriarca maronita, cardinale Pierre Nasrallah Sfeir, ha indicato in primo luogo la “tragica situazione” politica che “ha trascinato il Paese sull’orlo dell’abisso”. La “grande sfida”, secondo il porporato, è quella di essere “davvero cristiani”. “Il Figlio di Dio – ha dichiarato il patriarca - ci ha liberati” e in questa libertà risiedono “i nostri valori ed il nostro destino”. Il catholicos armeno di Cilicia Aram I - riferisce poi l'agenzia AsiaNews - ha ricordato che l’impegno missionario e le attività sociali della Chiesa devono essere incanalate in “una dimensione essenziale della vita cristiana”. Il Nunzio apostolico in Libano, mons. Luigi Gatti, ha affermato, infine, che la presenza cristiana nel Paese dei cedri è un “aspetto essenziale e necessario” per l’identità dello Stato libanese. Per far fronte alle cause del fenomeno migratorio – ha concluso – occorre “essere cristiani nel modo più completo e profondo possibile”. (A.L.)

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    India: i Dalit cristiani protestano contro le discriminazioni

    ◊   Il Consiglio nazionale dei "Dalit" Cristiani ha indetto per domani 14 marzo una manifestazione a New Delhi per protestare contro la legge che esclude i "Dalit" cristiani e musulmani dai diritti costituzionali riconosciuti ai "fuoricasta" di altre religioni. L’iniziativa segue la decisione annunciata nei giorni scorsi dall’esecutivo di rinviare la questione all’esame di un’altra commissione governativa, dopo il parere di diverse commissioni governative che si sono espresse a favore dell’abolizione delle norme discriminatorie. “La manifestazione - afferma un comunicato – vuole esprimere l’urgenza e l’importanza della giusta richiesta dei "Dalit" cristiani e musulmani di vedere riconosciuti i loro diritti. Chiediamo al governo di non perdere altro tempo e di agire subito!”. La legge in questione risalente 1950 e da sempre oggetto di forti contestazioni, in pratica limita l’applicazione del sistema delle quote previste dalla Costituzione per le caste svantaggiate - le cosiddette Scheduled Castes - ai soli "Dalit" indù e a quelli di religione buddista o sikh. (L.Z.)

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    La solidarietà della Caritas italiana ai cattolici vittime di violenza in Pakistan

    ◊   Solidarietà esprime la Caritas italiana alla comunità cattolica del Pakistan, auspicando la fine delle violenze nel Paese asiatico ed esprimendo vicinanza al vescovo di Lahore, alla Caritas locale e alle famiglie delle vittime. La dichiarazione è giunta all’indomani dell’attentato che ha colpito martedì scorso la sede della Polizia federale a Lahore, provocando morti e feriti anche nella zona circostante, dove ci sono gli uffici della Caritas, del vescovo, oltre un convento ed una scuola. Altri 11 civili sarebbero stati uccisi ieri per errore dalle forze di sicurezza pachistane nella zona tribale al confine con l'Afghanistan. La Caritas italiana, nonostante il clima di violenza, continua ad adoperarsi accanto alla Chiesa locale, sostenendo molteplici interventi in favore della popolazione più povera; oltre ad affiancare in modo diretto la Caritas Pakistan, sta lavorando con altri partner in interventi che riguardano: la ricostruzione di 51 case, 2 scuole pubbliche, l’assistenza legale ed economica ai soggetti svantaggiati, un programma di microcredito e la distribuzione di beni di prima necessità. (R.G.)

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    A Phnom Penh il primo incontro interreligioso nella storia della Cambogia

    ◊   La capitale cambogiana Phnom Penh ha ospitato recentemente il primo incontro interreligioso della storia del Paese. L’iniziativa - riferisce l’agenzia Eglises d’Asie - è stata organizzata dal Ministero delle Religioni e dei Culti con lo scopo di promuovere il dialogo e la collaborazione tra le religioni in Cambogia. Seicento responsabili e delegati in rappresentanza di 42 religioni e organizzazioni religiose hanno partecipato all’evento, presieduto dal primo ministro Hun Sen. Tra questi una trentina di Cattolici (22 laici, 4 sacerdoti, 2 vescovi e 2 religiose) provenienti dalle tre circoscrizioni ecclesiastiche del Paese: il Vicariato apostolico di Phnom Penh e le Prefetture apostoliche di Battambang e Kompong Cham. Nel suo intervento il premier ha elogiato i leader religiosi cambogiani per il loro contributo allo sviluppo, la pace e la sicurezza nel Paese e li ha invitati a promuovere l’armonia religiosa evitando conflittualità. Al termine dell’incontro i leader religiosi hanno pubblicato una dichiarazione in nove punti in cui si impegnano a rispettare le persone di altre fedi e a promuovere la solidarietà e la cooperazione tra le religioni. Secondo le statistiche del Governo cambogiano, i Cattolici in Cambogia sono oggi quasi 19 mila su una popolazione di 14 milioni di abitanti. Anche se il Buddismo, cui aderisce il 95% della popolazione, è la religione di Stato, l’attuale Costituzione riconosce la libertà di professione e di pratica religiosa. Dopo la parentesi sanguinaria del regime dei Khmer Rossi negli anni ‘70 e le vicissitudini politiche che ne seguirono fino ai primi anni ‘90, la Chiesa in Cambogia sta vivendo oggi una fase di grande ripresa. (L.Z.)

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    Presentato il Rapporto 2008 dell'Osservatorio romano sull'immigrazione

    ◊   Sono circa 500 mila gli immigrati regolari presenti nel Lazio e il loro contributo alla vita sociale ed economica è forte. Ciò nonostante, sono solo poco più di 330 mila quelli registrati all’anagrafe, quindi con una condizione stabile, segno, nella maggior parte dei casi, che ancora non godono di un lavoro certo o di una residenza definitiva. I dati, presentati stamani nella capitale nel quadro del Rapporto 2008 dell’Osservatorio Romano sulle Migrazioni, promosso dalla Caritas di Roma, con la Camera di Commercio, il comune e la provincia, mettono in luce una realtà in forte evoluzione. Si tratta soprattutto di giovani lavoratori - quasi l’80 per cento ha meno di 45 anni – impiegati principalmente in piccole aziende. Molti di loro sono attivi nel settore domestico, mentre cala il numero di chi è impiegato nelle costruzioni. E crescono anche le imprese con titolare straniero – quasi il 4 per cento degli imprenditori laziali – segno che l’integrazione sta crescendo. Inoltre, più dell’86 per cento degli immigrati si concentra nella provincia di Roma, una tendenza che è andata crescendo sensibilmente nel corso di questi ultimi anni, e circa la metà arriva da Paesi europei, quasi il 23 per cento dal continente asiatico. Troppe però ancora le situazioni di disagio. Secondo il rapporto diffuso oggi, nei primi quattro mesi del 2006, in 16 Caritas della regione sono state accolte quasi 3600 persone in difficoltà, più dei due terzi donne e stranieri. Per mons. Guerino Di Tora, direttore della Caritas Romana, “bisogna considerare l’immigrato come persona da accogliere e non solo come forza lavoro. Non si può pensare che per otto ore al giorno sia presente in un’azienda e poi sparisca dal tessuto sociale. Come capitale, siamo chiamati ad anticipare il futuro promuovendo la convivenza”. Il vicepresidente della Camera di Commercio di Roma, Lorenzo Tagliavanti, fa notare comunque come “gli stranieri si caratterizzino sempre di più per un’occupazione stabile e duratura, dunque non lavori ‘mordi e fuggi’ legati alla stagione”. (A cura di Alessandro Guarasci)

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    Appello-denuncia delle Nazioni Unite ai Paesi membri: non diminuire l’attenzione sulle aree di conflitto

    ◊   Grido d’allarme per le missioni di pace delle Nazioni Unite: “aumentano le operazioni” “ma il sostegno internazionale resta irregolare”, denuncia una nota diffusa dal Centro d’informazione regionale per l’Europa occidentale. Il documento cita i casi di Afghanistan, Repubblica Democratica del Congo, Sudan, Etiopia, Eritrea, realtà nelle quali “l’attenzione del mondo risulta in calo proprio quando sarebbe più indispensabile”. “Un grave fallimento in una delle nostre operazioni – spiega Jean-Marie Guéhenno, sottosegretario generale dell’ONU per le missioni di pace - basterebbe a compromettere la credibilità di tutto il sistema del peacekeeping, per il ripristino del quale abbiamo lavorato intensamente nel corso degli ultimi anni”. Del resto l’Onu intende aumentare le risorse verso questo settore ed ha per l’occasione istituito un nuovo “Ufficio per gli Affari Militari”. (R.G.)

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    In Brasile sono oltre 12 milioni gli abitanti delle favelas: la maggioranza vive a San Paolo e a Rio

    ◊   Le disuguaglianze tra ricchi e poveri sono ancora più evidenti quando si osservano fatiscenti agglomerati urbani accanto o nelle vicinanze di grandi città. E’ una realtà, quella delle favelas, diffusa soprattutto in molti Paesi poveri, in via di sviluppo e in Stati emergenti. In Brasile, in particolare, si stima siano più di 12 milioni le persone che vivono nelle favelas. Il dato è emerso dall’ultimo rapporto del Centro studio delle metropoli, che indica due priorità. Il primo passo è la creazione di condizioni di vita dignitose per la popolazione. Il successivo è quello di evitare che sorgano nuove baraccopoli. La maggior parte di queste aree disagiate si trova a San Paolo e a Rio de Janeiro. Il governo brasiliano – ricorda l’agenzia missionaria Misna – ha stanziato finora, nell’ambito del ‘Programma di accelerazione della crescita’, un miliardo e 200 milioni per costruire case, scuole, dispensari, centri medici, reti fognarie ed altre infrastrutture. (A.L.)

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    La Conferenza episcopale statunitense lancia il blog sulla prossima visita di Benedetto XVI negli USA

    ◊   Per avere informazioni sulla visita di Benedetto XVI negli Stati Uniti, prevista dal 15 al 20 aprile prossimi, si può consultare il blog www.uspapalvisit.org lanciato dalla Conferenza episcopale statunitense. Il web - rende noto l'agenzia Zenit - è una preziosa fonte di informazioni anche per i giornalisti che possono accedere a contenuti specifici attraverso un’area riservata. Il blog propone, tra l’altro, l’itinerario della visita del Papa negli Stati Uniti, una biografia di Benedetto XVI ed una serie di dati sulla Chiesa cattolica statunitense. Nella home page viene anche riportata una speciale intenzione del cardinale Francis George, presidente della Conferenza episcopale statunitense, che assicura l’impegno con la preghiera “in preparazione di questa storica giornata”. “Che i cuori – aggiunge – possano essere aperti all’amore di Dio e alla fede attraverso il pellegrinaggio del Santo Padre”. (A.L.)

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    Si è chiuso l'Alba International Film Festival: il premio Signis della giuria cattolica al film "Palpebre celesti" del regista messicano Contreras

    ◊   Si è chiuso in Piemonte, con una sobria cerimonia, la VII edizione dellAlba International Film Festival, nel corso della quale sono stati annunciati i premi attribuiti dalle diverse giurie ai film presentati nella sezione del concorso. Il premio Albacinema per il miglior film, scelto da una giuria popolare, è andato al regista belga Felix Van Groeningen per il film Con amici come questi, una storia di maturazione e passaggio generazionale, mentre la giuria del premio cattolico Signis, intestato alla memoria del Beato Giacomo Alberione, composta da Luca Pellegrini, Maria Way e Norman Peña, ha assegnato all’unanimità il riconoscimento al film Párpados Azules – Palpebre celesti, del messicano Ernesto Contreras, con la seguente motivazione: “Piccola umanità e grandi sentimenti, nell’ordinario di un’esistenza quotidiana fatta di silenzi e solitudini. Con uno stile di semplice impatto emotivo e profonda ricchezza umana, Ernesto Contreras regista e il fratello Carlos sceneggiatore operano, con inconsueta visione comune e raro equilibrio formale, una ricercata sottrazione di elementi per concentrarsi così sulla ricerca e il desiderio di felicità e condivisione dei due bravi protagonisti Marina e Victor, che rappresentano un’umanità altrettanto sola e talvolta impaurita nel farsi carico di scelte responsabili e durature per il futuro. Ampia la gamma dei passaggi delicati, suggeriti anche da presenze collaterali incisive come un piccolo uccellino che reca buone notizie e occasioni di felicità irripetibili e l’anziana Lulita, la quale con saggezza racconta o sogna la sua vita – o quella che avrebbe voluto –, dando spazio ai ricordi e ad un maturo, insopprimibile anelito di libertà. La sospensione finale diventa espediente narrativo per ribadire come nella vita le occasioni di felicità vengono e vanno, così come gli affetti e l’amore, e spetta a noi coglierli e dar loro consistenza e continuità fedele. Nel sorriso contenuto e disarmato dei due protagonisti e nel loro sommesso “sì”, ritroviamo anche tutte le nostre attese e speranze, una vera sfida a vivere il nostro “si” quotidiano, volta a creare un mondo meno solo e disarmato dinanzi agli imprevisti della vita”. La Giuria Signis ha inoltre deciso di riconoscere una menzione speciale al film Les Mures porteurs – I muri portanti del francese Cyril Geblat, “per la capacità del giovane e promettente regista di trattare il tema della memoria in modo del tutto originale, diventando ispirazione per i membri di una famiglia a vivere un presente in comunione di affetti e prospettive, pur rimanendo aperte le sfide e le problematiche della società contemporanea. Il film dimostra di saper narrare in modo limpido la storia di questa famiglia in cui passato e presente si integrano con studiata creatività”. (A cura di Luca Pellegrini)

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    24 Ore nel Mondo



    Rotta la tregua di fatto tra Hamas e Israele: raid israeliano dopo un lancio di razzi palestinese

    ◊   Infranta in Medio Oriente la tregua di fatto tra Israele ed Hamas, il gruppo radicale palestinese che controlla la Striscia di Gaza. Il nostro servizio:


    L’ennesimo lancio di razzi Qassam da parte di estremisti palestinesi verso la città israeliana di Sderot è stata l’ennesima scintilla. Questo attacco ha poi innescato la reazione dell’aviazione dello Stato ebraico, che ha condotto un raid nella Striscia di Gaza. Fortunatamente, il lancio di razzi contro Israele e l’incursione dei caccia israeliani nei Territori palestinesi non hanno provocato vittime. Ma non mancano gravi conseguenze, tra cui la rottura della tregua di fatto, in vigore dall’8 marzo. A questa ennesima, grave incrinatura nel processo di pace si aggiungono anche segnali allarmanti. Su un versante, il presidente dell’Autorità nazionale palestinese, Abu Mazen, torna a parlare “di diritto alla resistenza”. Sull’altro, il ministro della Difesa israeliano, Ehud Barak, ha raggiunto la postazione avanzata dell’esercito ai confini con la Striscia di Gaza. Diversi gruppi fondamentalisti palestinesi hanno poi rivendicato l’ultimo lancio di razzi verso il sud di Israele. Hanno anche precisato che si tratta di una risposta al blitz compiuto ieri a Betlemme da unità speciali israeliane. L’operazione aveva provocato la morte di quattro palestinesi. Secondo diverse fonti, una delle vittime era il mandante della strage avvenuta sabato nella scuola rabbinica a Gerusalemme e costata la vita ad 8 persone.

     
    Invito della Siria al Libano
    La Siria ha invitato il Libano a partecipare al vertice della Lega araba, in programma a Damasco il 29 ed il 30 marzo. L’invito è stato consegnato ad un esponente dell’opposizione libanese guidata dal movimento sciita Hezbollah, appoggiato da Siria e Iran.

    Scioglimento del parlamento serbo
    Il presidente della Serbia, Boris Tadic, ha sciolto il parlamento e indetto le elezioni legislative anticipate per il prossimo 11 maggio. Il voto anticipato - ha detto Tadic - è “una via democratica per consentire ai cittadini di dire come la Serbia dovrà svilupparsi” nei prossimi anni. Secondo diversi osservatori, questo provvedimento segna, dopo le dimissioni del premier Kostunica, un punto di non ritorno nella crisi di governo, divisosi sull’indipendenza del Kosovo. Le divergenze riguardano, in particolare, i rapporti con l’Unione Europea dopo la secessione della provincia, già riconosciuta da molti Stati europei.

    Scontri in Afghanistan
    In Afghanistan, almeno 41 militanti talebani sarebbero rimasti uccisi in seguito ad un raid aereo compiuto da forze alleate. Lo riferisce un’emittente televisiva pakistana aggiungendo che l’operazione è stata condotta nella turbolenta provincia meridionale di Helmand. A Kabul, poi, almeno sei civili afgani sono rimasti uccisi in seguito all'attacco di un kamikaze, che a bordo di un’autobomba si è lanciato contro un convoglio di soldati statunitensi, in prossimità dell’aeroporto.

    Violenze in Iraq
    In Iraq, una bambina irachena di 10 anni che “apparentemente stava segnalando a qualcuno” l’arrivo del convoglio di militari americani, è stata uccisa per errore con un colpo di arma da fuoco nella provincia di Diyala, a nord di Baghdad. Lo rende noto il Comando militare americano, precisando che sull’incidente verrà aperta un’inchiesta. Nel sud del Paese arabo, intanto, sono rimasti uccisi ieri tre militari statunitensi durante violenti scontri tra truppe americane e ribelli.

    Il Pentagono esclude legami tra Saddam Hussein ed Al Qaeda
    Il Pentagono smonta una delle ragioni che avevano spinto il presidente statunitense, Geroge W. Bush, all’invasione dell’Iraq: secondo il ministero della Difesa americano, non c’è alcuna prova del legame tra l’ex presidente iracheno, Saddam Hussein, e la rete terroristica di Al Qaeda. Questo convincimento, già espresso da esperti civili, è stato ora confermato anche dall’establishment militare statunitense in uno studio che ha preso in esame oltre 600 mila documenti ufficiali iracheni, confiscati dopo l’invasione del 2003.

    Dimissioni del governatore dello Stato di New York
    Negli Stati Uniti, il governatore dello Stato di New York, Eliot Spitzer, presentando le proprie dimissioni in seguito ad uno scandalo a sfondo sessuale, ha dichiarato, con la moglie al suo fianco, di provare un “profondo rimorso”. Ha detto di aver sempre insistito “sul fatto che le persone devono assumersi ogni responsabilità per i loro comportamenti”. Ha quindi aggiunto di non poter esonerare se stesso da questa regola. Spitzer sarà sostituito da David Paterson, cieco dalla nascita e primo governatore afroamericano.

    Si dimette una collaboratrice di Hillary Clinton
    Negli Stati Uniti si è dimessa anche Geraldine Ferraro, una dei responsabili della raccolta fondi per la candidatura di Hillary Clinton. La decisione è arrivata dopo le polemiche seguite ad una sua dichiarazione molto critica nei confronti di Barack Obama. Riferendosi al leggero vantaggio di Obama nella corsa alla nomination democratica, la Ferraro aveva detto che se fosse stato bianco non avrebbe ottenuto lo stesso risultato.

    Reazione della Cina al rapporto americano sui diritti umani
    La Cina respinge le critiche degli Stati Uniti sulle violazioni dei diritti umani, contenute nel rapporto pubblicato dal Dipartimento di Stato. Il governo di Pechino assicura anche che procede senza intoppi la fase di preparazione delle Olimpiadi in programma ad agosto. Nel rapporto, la Cina non figura tra i primi dieci Stati ritenuti responsabili di gravi violazioni. E’ inserita invece tra i Paesi autoritari in piena riforma economica che hanno vissuto cambiamenti sociali rapidi.

    Proteste in Tibet
    La pubblicazione del rapporto sui diritti umani è coincisa con la notizia di una nuova manifestazione a Lhasa, in Tibet. In India, intanto, la polizia ha bloccato la marcia di un gruppo di rifugiati tibetani che protestavano contro le Olimpiadi di Pechino. Sono stati fermati oltre cento manifestanti. Il Dalai Lama, che non aveva dato il proprio consenso a questa iniziativa, ha sempre difeso il diritto della Cina ad ospitare i Giochi olimpici.

    Negoziati della Croazia per l'adesione all'UE
    I negoziati per l’adesione della Croazia all’Unione Europea potranno chiudersi entro il 2009. Lo ha detto il presidente della Commissione Europea. Il premier croato, Ivo Sanader, dopo l’incontro con Josè Manuel Barroso, ha sottolineato che “la controversia sulla questione della zona di pesca à ormai risolta”. Adesso si prevede un’accelerazione nei negoziati.

    Nuove tensioni tra Ciad e Sudan
    Il governo del Ciad ha accusato il Sudan di aver inviato ribelli nel suo territorio. I guerriglieri, che si ritiene abbiano le loro basi in Sudan, hanno più volte tentato di rovesciare il presidente ciadiano Idriss Deby. I due Paesi, che oggi dovrebbero siglare un nuovo accordo di pace in Senegal, si accusano a vicenda da anni di sostenere le rispettive ribellioni.

    Ergastolo ad un sacerdote rwandese
    Il Tribunale penale internazionale per il Rwanda (TPIR), con sede ad Arusha in Tanzania, ha condannato all'ergastolo il sacerdote rwandese, Athanase Seromba, sotto l’accusa di aver partecipato al genocidio in Rwanda nel 1994. La richiesta della condanna all'ergastolo non venne accolta, nel dicembre del 2006, dalla Corte di primo grado del TPIR, che sentenziò invece la condanna a 15 anni di carcere. La richiesta d'ergastolo è stata invece accolta ieri dalla Corte d'appello del TPIR. Padre Seromba, che ha 45 anni e si è sempre proclamato innocente, è stato accusato di aver partecipato attivamente, nell’aprile del 1994, al massacro di circa 1.500 tutsi che si erano rifugiati nella chiesa parrocchiale di Nyange. Nei mesi successivi al genocidio, il sacerdote aveva lasciato il Paese per poi consegnarsi spontaneamente ai magistrati del TPIR nel 2002. Nel genocidio rwandese sono state uccise, secondo stime prevalenti, tra le 500 e le 800 mila persone di etnia sia tutsi che hutu. (Panoramica internazionale a cura di Amedeo Lomonaco)



    Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LII no. 73

     

     
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