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Sommario del 12/03/2008

Il Papa e la Santa Sede

  • Benedetto XVI all'udienza generale denuncia l'assurda condizione di quanti sono detenuti e torturati per le loro convinzioni ideali e religiose. Appello ai docenti: non svilite l'insegnamento in nozionismo, approfondite i temi culturali ed etici
  • La vicinanza e la preghiera del Papa per Chiara Lubich, ricoverata al Policlinico Gemelli di Roma per insufficienza respiratoria
  • Il Papa si felicita con il programma brasiliano della Radio Vaticana per il 50.mo anniversario dell’inizio delle trasmissioni
  • Mons. Tomasi all'ONU: il diritto alla salute è universale e riguarda tutti gli esseri umani dal concepimento fino alla morte naturale
  • Nomine
  • Oggi su "L'Osservatore Romano"
  • Oggi in Primo Piano

  • Giornata di preghiera per la liberazione dell'arcivescovo di Mossul
  • Rapporto di "Medici Senza Frontiere" sulle crisi dimenticate
  • Fra' Matthew Festing eletto Gran Maestro dell’Ordine di Malta
  • Convegno sul diritto dei disabili a partecipare alle celebrazioni liturgiche
  • Chiesa e Società

  • Rapporto USA sui diritti umani
  • In Somalia si aggrava la crisi umanitaria degli sfollati
  • Obiettivi del Millennio: buoni risultati in Malawi, Tanzania e Senegal
  • Secondo uno studio, le minoranze sono le prime vittime dei cambiamenti climatici
  • Pakistan: bombe colpiscono la Caritas
  • Il governo del Gujarat boccia la nuova legge anti-conversione
  • Algeria: annullata l’espulsione del pastore protestante Hugh Johnson
  • Lettera dei vescovi dell'Angola per le elezioni legislative del prossimo settembre
  • E' iniziato il pellegrinaggio dei cattolici cinesi al Santuario di san Giuseppe sul monte Pin Yin
  • Sotto scorta nelle Filippine diversi religiosi per evitare nuovi attacchi contro la comunità cattolica
  • In Mozambico avanza verso sud il ciclone Jokwe che, finora, ha provocato 16 morti
  • Convegno a Roma delle Facoltà teologiche e istituti di scienze religiose italiani
  • Sydney 2008: appelli della Chiesa australiana per l'accoglienza dei pellegrini
  • Il corpo del beato Pier Giorgio Frassati a Sydney per la GMG
  • In Thailandia è una donna il primo senatore cattolico
  • Presentata l’ottava edizione di Infopoverty
  • Apre venerdì a Roma il nuovo Policlinico universitario, opera apostolica dell’Opus Dei
  • Anche 60 giovani atleti autistici seguiti dall'Ospedale pediatrico Bambino Gesù parteciperanno alla Maratona di Roma
  • Morto a Belluno Edoardo Luciani, fratello di Giovanni Paolo I
  • 24 Ore nel Mondo

  • Primarie USA: vittoria di Barak Obama in Mississipi
  • Il Papa e la Santa Sede



    Benedetto XVI all'udienza generale denuncia l'assurda condizione di quanti sono detenuti e torturati per le loro convinzioni ideali e religiose. Appello ai docenti: non svilite l'insegnamento in nozionismo, approfondite i temi culturali ed etici

    ◊   Un appello in difesa di tutti coloro che sono ingiustamente imprigionati, e non di rado torturati, per le loro idee politiche e religiose e la consapevolezza che, in un tempo non facile di integrazione delle culture, la possibilità che esse convivano in armonia risiede nella concordia ispirata da Dio. Sono due dei temi che hanno orientato la catechesi di Benedetto XVI all’udienza generale tenuta oggi in Aula Paolo VI. Ampio anche lo spazio dedicato alla scuola e agli obiettivi dell’insegnamento: il Papa ha invitato i docenti e le scuole in genere ad approfondire i messaggi culturali ed etici - senza ridursi a una mera trasmissione di nozioni - per poi concludere con un singolare saluto in latino ad un istituto svedese che lo insegna tutt'oggi ai suoi allievi. Il servizio di Alessandro De Carolis:


    Boezio e Cassiodoro: due uomini di ingegno al crocevia della storia, che assiste al tramonto della cultura greco-romana e al suo non indolore innesto in quella predominante, a matrice barbara, degli Ostrogoti e dei Goti. Benedetto XVI ha presentato queste due figure come altrettanti spiriti che coltivarono il disegno - impedito dalle traversie personali e dalle vicende del tempo - di “una possibile conciliazione” del patrimonio ellenistico-romano e di quello cristiano con la nuova mentalità e le culture delle popolazioni nordiche del quinto secolo. Boezio pagò con una lunga e cruda detenzione in carcere, e poi con la vita, questo impegno intellettuale e il Papa lo ha proposto come simbolo delle gravi ingiustizie spesso presenti, ha detto, anche oggi in “tanta parte della ‘giustizia umana’”:

     
    “Ogni detenuto, per qualunque motivo sia finito in carcere, intuisce quanto sia pesante questa particolare condizione umana, soprattutto quando essa è abbrutita, come accadde a Boezio, dal ricorso alla tortura. Particolarmente assurda è poi la condizione di chi, ancora come Boezio che la città di Pavia riconosce e celebra nella liturgia come martire della fede, viene torturato a morte senza alcun altro motivo che non sia quello delle proprie convinzioni ideali, politiche e religiose. Boezio, simbolo di un numero immenso di detenuti ingiustamente di tutti i tempi e di tutte le latitudini, è di fatto oggettiva porta di ingresso alla contemplazione del misterioso Crocifisso del Golgota”.

     
    Anche dalla sua cella - ha proseguito il Papa, che alla fine saluterà un gruppo di detenuti del carcere di Lanciano - Boezio non smise di cercare Dio, “bene supremo verso cui tende ogni essere umano anche senza saperlo”. Il dramma di una prigionia crudele non lo indusse a ripiegarsi su se stesso, ma anzi a rifiutare una fatalistica “accettazione della sofferenza”, perché essa - affermò Boezio - nega la speranza di incontrare Dio nella preghiera:

     
    “Nel carcere [Boezio] cerca la consolazione, cerca la luce, cerca la saggezza. E dice di aver saputo distinguere, proprio in questa situazione, tra i beni apparenti - nel carcere essi scompaiono - e i beni veri, come come l’autentica amicizia, che anche nel carcere non scompaiono. Il bene più alto è Dio”.

     
    Contemporaneo di Boezio, anche Cassiodoro - ha spiegato Benedetto XVI - a non “lasciare svanire nella dimenticanza tutto il patrimonio umano e umanistico, accumulato nei secoli d’oro dell’Impero Romano. E perché ciò non avvenisse, ebbe una intuizione decisiva per le sorti culturali anzitutto dell’Europa:

     
    “Concepì l’idea di affidare proprio ai monaci il compito di recuperare, conservare e trasmettere ai posteri l’immenso patrimonio culturale degli antichi, perché non andasse perduto. Per questo fondò Vivarium, un cenobio in cui tutto era organizzato in modo tale che fosse stimato come preziosissimo e irrinunciabile il lavoro intellettuale dei monaci (…) E questo senza nessuno scapito per l’impegno spirituale monastico e cristiano e per l’attività caritativa verso i poveri”.

     
    In modo analogo a mercoledì scorso, il Papa ha effettuato un breve passaggio nella Basilica di San Pietro per salutare la folla di fedeli prima di recarsi in Aula Paolo VI. Una folla composta in larga parte di studenti, ai quali il Pontefice ha affidato questa riflessione sul ruolo dell’insegnamento in un periodo nel quale, ha osservato, la scuola “affronta notevoli sfide che emergono nel campo dell’educazione delle nuove generazioni”:

     
    “Per questo motivo la scuola non può essere soltanto luogo di apprendimento nozionistico, ma è chiamata ad offrire agli alunni l’opportunità di approfondire validi messaggi di carattere culturale, sociale, etico e religioso. Chi insegna non può non percepire anche il risvolto morale di ogni umano sapere, perché l’uomo conosce per agire e l’agire è frutto della sua conoscenza”.

     
    Inedito, poi, il saluto in latino che Benedetto XVI ha indirizzato, al termine dell’udienza generale, agli studenti di un Istituto della città svedese di Skora, la “Schola Cathedralis Scarensis”, nel quale si insegna e si studia la lingua latina:

     
    “Volumus omnino eorum confirmare et incitare studia...
    Vogliamo incitarli agli studi mentre qui a Roma visitano le vestigia cristiane e degli antichi romani: da questa esperienza si acuisca il loro patrimonio umano e spirituale”.

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    La vicinanza e la preghiera del Papa per Chiara Lubich, ricoverata al Policlinico Gemelli di Roma per insufficienza respiratoria

    ◊   Il Papa ha espresso, con una lettera autografa, la sua vicinanza a Chiara Lubich, ricoverata, dall’inizio di febbraio al Policlinico Gemelli di Roma per una insufficienza respiratoria. La fondatrice dei Focolari, che in gennaio ha compiuto 88 anni, ha ricevuto anche la visita del Patriarca Ecumenico di Costantinopoli Bartolomeo I. Il servizio di Carla Cotignoli.

    Grande gioia ha dato a Chiara Lubich la lettera del Papa: “Sono a conoscenza della prova che sta vivendo” – scrive Benedetto XVI – assicurandole “in questo momento difficile” la sua preghiera, “affinchè il Signore le dia sollievo nel fisico, conforto nello spirito e, mostrandole i segni della sua benevolenza, le faccia sperimentare il valore redentivo della sofferenza vissuta in profonda comunione con lui”.

     
    Sulle attuali condizioni di salute di Chiara così informa il prof. Salvatore Valente, titolare della cattedra di Pneumologia del Policlinico Universitario: “Persiste la condizione di insufficienza respiratoria grave che richiede ancora l’applicazione di un supporto ventilatorio. Al momento non si riscontra la tendenza al recupero di un’autonomia respiratoria adeguata”. Ciononostante Chiara - che nel gennaio scorso ha compiuto 88 anni - continua a seguire la vita del Movimento.

     
    A sorpresa poi, il  Patriarca Ecumenico di Costantinopoli, Bartolomeo I, a Roma in occasione della suo incontro in Vaticano con il Papa, ha voluto farle visita. Cordialissimo, si è intrattenuto con lei in un momento ricco di profonda comunione. "Ho voluto venire qui – ha dichiarato - per portare il saluto mio personale e del Patriarcato Ecumenico di Costantinopoli alla carissima Chiara Lubich, che tanto ha dato e dà con la sua vita alla Chiesa intera. Le ho pure impartito con riconoscenza la mia benedizione. Sono felice di averla incontrata". Ricordiamo che i rapporti tra Chiara Lubich e il Patriarcato Ecumenico di Costantinopoli risalgono a oltre 40 anni fa, al tempo del Patriarca Athenagora I.

     
    Nei giorni scorsi Chiara ha ricevuto in visita anche il cardinale Miloslav Vlk, arcivescovo di Praga e il prof. Andrea Riccardi, fondatore della Comunità di Sant’Egidio.

     Continuano intanto ad arrivare dal Movimento nel mondo messaggi sulle più varie iniziative di preghiera, anche da parte di amici ebrei, musulmani, buddisti e indù.

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    Il Papa si felicita con il programma brasiliano della Radio Vaticana per il 50.mo anniversario dell’inizio delle trasmissioni

    ◊   Un servizio inestimabile volto a favorire la comunione tra la Chiesa e il popolo brasiliano: è quanto scrive Benedetto XVI in un telegramma in occasione del 50.mo anniversario delle trasmissioni per il Brasile della Radio Vaticana. Nel documento - a firma del cardinale segretario di Stato, Tarcisio Bertone - indirizzato al direttore generale della nostra emittente, padre Federico Lombardi, il Papa si congratula con il programma brasiliano per la significativa opera svolta nell’annuncio del Vangelo. Il Pontefice impartisce infine la sua benedizione apostolica ai componenti e collaboratori del programma come anche ai suoi ascoltatori.

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    Mons. Tomasi all'ONU: il diritto alla salute è universale e riguarda tutti gli esseri umani dal concepimento fino alla morte naturale

    ◊   Il diritto alla salute è universale e riguarda tutti gli esseri umani dal concepimento fino alla morte naturale. E’ questo, in sintesi, quanto ha ribadito ieri mons. Silvano Maria Tomasi, osservatore permanente della Santa Sede presso l’Ufficio ONU di Ginevra, intervenendo alla settima sessione del Consiglio delle Nazioni Unite per i diritti umani in corso nella città elvetica. Il rappresentante vaticano è intervenuto sul rapporto del relatore speciale sul diritto di tutti al godimento del più alto standard ottenibile di salute fisica e mentale. Il servizio di Sergio Centofanti.


    Mons. Tomasi ha legato diritto alla salute e sviluppo ricordando quanto detto recentemente da Benedetto XVI durante l’udienza al nuovo ambasciatore americano, la signora Mary Ann Glendon, per la presentazione delle Lettere credenziali: “La costruzione di un futuro più sicuro per la famiglia umana – sottolinea il Papa - significa innanzitutto operare per lo sviluppo integrale dei popoli, in particolare mediante l'offerta di un'adeguata assistenza sanitaria” e “l'eliminazione di pandemie come l'Aids”.

     
    Secondo la Costituzione dell’Organizzazione Mondiale della Sanità – rileva mons. Tomasi – la definizione di salute si riferisce a uno "stato di completo benessere fisico, mentale e sociale” e non alla “semplice assenza di malattia o infermità”. "La Santa Sede riconosce, inoltre, la necessità di garantire l'accesso alla assistenza spirituale tra quelle condizioni che garantiscono il pieno godimento del diritto alla salute”. Il presule ha sottolineato il “ruolo fondamentale” che deve essere riconosciuto alle organizzazioni religiose nel rafforzamento delle infrastrutture sanitarie. “Tali organizzazioni – ha detto - spesso assumono delle significative responsabilità per l'onere della fornitura di assistenza sanitaria, soprattutto per i settori più poveri della popolazione e per coloro che vivono nelle zone rurali”. Troppo spesso, tuttavia – ha aggiunto - queste organizzazioni sono escluse sia dalla pianificazione degli interventi che dai finanziamenti, che sono essenziali per le loro attività e sono rivolte in particolare nel contrasto di pandemie come l’AIDS, la tubercolosi, la malaria e altre malattie che colpiscono le fasce più povere della società.

     
    Il rappresentante vaticano esprime la sua soddisfazione per l'inclusione nella relazione del concetto di "non discriminazione" tra gli obblighi fondamentali dei sistemi sanitari e l'accento sul dovere degli Stati di affrontare le esigenze particolari di soggetti svantaggiati e di quanti vivono in condizioni di povertà.

     
    Riguardo a quanti hanno bisogno di una protezione speciale – ha affermato – “non dobbiamo mai ignorare o negare il diritto alla vita di coloro le cui condizioni sono più vulnerabili” e dipendono interamente dalle cure altrui. Casi particolari sono i bambini durante la gravidanza e quelli affetti da gravi malattie. Mons. Tomasi auspica che i riferimenti nella relazione alle "cure ostetriche di emergenza" non portino a giustificare la soppressione della vita umana prima della nascita, e che il riferimento all'obbligo di "individuare un minimo 'paniere' dei servizi sanitari" non venga interpretato in modo da negare servizi essenziali a quanti sono gravemente malati. D’altra parte, mentre la relazione sostiene che "alcuni diritti umani sono assoluti" mons. Tomasi ribadisce la ferma convinzione della delegazione vaticana che non ci può essere nessun compromesso sul diritto alla vita di una persona dal concepimento alla morte naturale.

     
    Il presule ha quindi ricordato come il rapporto del relatore speciale abbia dato il dovuto riconoscimento alla “salute come un bene pubblico" che richiede una "cooperazione internazionale”. L’osservatore permanente ha concluso con un appello: urgente attenzione deve essere posta al dramma dei rifugiati, degli sfollati e di altri migranti che in tanti Paesi sono privi perfino dei più elementari servizi di assistenza per garantire la loro stessa vita.

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    Nomine

    ◊   Il Santo Padre ha nominato vescovo di Paulo Afonso (Brasile) il rev.do Guido Zendron, del clero dell’arcidiocesi di Trento, fidei donum nell’arcidiocesi di São Salvador da Bahia. Il rev.do Guido Zendron è nato a Lisignago, nell’arcidiocesi di Trento il 7 marzo 1954. È stato ordinato sacerdote il 26 giugno 1978.

    Il Papa ha nominato vescovo di Garanhuns (Brasile) il padre redentorista Fernando José Monteiro Guimarães, finora capo ufficio della Congregazione per il Clero. Padre Fernando José Monteiro Guimarães è nato il 19 luglio 1946 a Recife, Stato di Pernambuco, arcidiocesi di Olinda e Recife. Ha emesso la prima professione nella Congregazione dei Redentoristi il 25 gennaio 1965 e quella perpetua il 13 dicembre 1969. È stato ordinato sacerdote il 15 agosto 1971.

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    Oggi su "L'Osservatore Romano"

    ◊   Un articolo, nell’informazione internazionale, di Francesco Citterich dal titolo “Verso il rilancio del negoziato a Cipro”.

    I nodi cruciali della bioetica in Europa: in cultura, Laura Palazzani sull’incontro dei Comitati etici europei svoltosi a Lubiana.

    L’intervento di Paolo Liverani al seminario su “Scavi e scoperte nelle chiese di Roma”.

    Le conclusioni di Paolo Siniscalco al convegno internazionale dedicato al tema “Due tradizioni a confronto: le Historiae ecclesiasticae e i De viris illustribus”.

    Paolo Caucci von Saucken illustra la mostra - al Braccio di Carlo Magno - su itinerari, segni e memoria dell’Europa in pellegrinaggio.

    Nicola Gori, nell’informazione religiosa, intervista il presidente della Conferenza episcopale di Haiti.

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    Oggi in Primo Piano



    Giornata di preghiera per la liberazione dell'arcivescovo di Mossul

    ◊   Nuove violenze in Iraq. Anche oggi si contano diverse vittime, sia civili che militari americani, in attentati avvenuti a Baghdad. Intanto, nella Chiesa cattolica, e non solo, aumenta l’apprensione per la sorte dell'arcivescovo caldeo di Mossul, mons. Faraj Paulos Rahho, rapito nella città irachena lo scorso 29 febbraio da un commando armato. “Non cali il silenzio su questa vicenda” – ribadisce con forza l’arcivescovo di Kirkuk, mons. Louis Sako. Per invocare la liberazione del presule, i caldei in Iraq e della diaspora hanno indetto per oggi una giornata di digiuno e preghiera: a Roma, nel pomeriggio, è prevista la celebrazione di una Messa nella Chiesa di Santa Maria degli Angeli e dei Martiri, mentre martedì scorso c’è stato un appello di vari leader islamici. Giancarlo La Vella ne ha parlato con don Renato Sacco, di Pax Christi, da poco rientrato dall’Iraq:


    R. – Quindici capi islamici hanno condannato questo rapimento ed hanno chiesto la liberazione di mons. Rahho. Il vescovo di Kirkuk chiedeva all’Occidente di impegnarsi a fare qualcosa in più: lo ha chiesto ai governi, ai mass media. Lo ha chiesto anche agli Stati Uniti che di fatto sono responsabili secondo il diritto internazionale anche della sicurezza della popolazione. Bisogna fare in modo che non diventi normale questa situazione, che non diventi normale il rapimento di un vescovo. L'arcivescovo di Kirkuk ha chiesto soprattutto di non rimanere indifferenti e di cercare di fare di tutto. Se posso dire, ho sentito in loro una grande gioia quando qualcuno li chiama, quando qualcuno gli dice di non essere con loro e di non sentirsi soli. Ma li sento anche molto provati, perché quello che sta vivendo mons. Rahho è quello che stanno vivendo anche tante altre persone rapite: l’Iraq è da troppi anni che soffre. Ll’Iraq è da troppi anni che ha il bisogno di trovare una strada di pace. Non dimentichiamo, tra l’altro, che quello che si dice in Italia ed in Occidente viene sentito e rilanciato anche in Iraq. Un appello, quindi, automaticamente ha eco anche in Iraq.

     
    D. – Lei è tornato da poco da una missione nel Paese del Golfo. Si ha la sensazione che le cosa, invece, di migliorare peggiorino di giorno in giorno…

     
    R. – Il rapimento è diventato quasi una prassi, che viene preceduto dalle minacce; se va in porto c’è la liberazione. Se invece non va in porto si perdono le tracce. Io ho tanti amici che hanno ormai perso le notizie delle persone rapite. Questo è quello che vive tantissima gente. Molti profughi scappano perché hanno ricevuto minacce. Fuggono per evitare rapimenti od uccisioni. Credo che sia davvero una situazione che va peggiorando sempre più. Io sono stato otto volte in Iraq e tutti, ma proprio tutti, dicono che le cose vanno sempre peggio. Come anche il Papa ha ricordato nell’Angelus, questa è una situazione di sofferenza e non secondo la volontà di Dio. Oggi siamo tra l’altro quasi alla ricorrenza dall’anniversario dell’intervento armato (il 19 marzo). Quelli che incontriamo ci dicono che qui va sempre peggio. L’unica prospettiva, l’unica speranza che hanno i giovani è di lasciare il Paese. Noi dobbiamo aiutarli a non avere solo questa prospettiva.

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    Rapporto di "Medici Senza Frontiere" sulle crisi dimenticate

    ◊   Presentato oggi in Sala stampa estera a Roma il 4° rapporto annuale sulle crisi dimenticate compilato da Medici Senza Frontiere. Il documento comprende quella che l’organizzazione ha definito la “top ten” delle crisi umanitarie più ignorate dai media a livello internazionale nel 2007. Il servizio di Giada Aquilino:


    “Raccontare significa sollevare problemi che altrimenti resterebbero nascosti e richiamare alle proprie responsabilità, nei confronti delle popolazioni in pericolo, i governi e le istituzioni”. Parte da questa riflessione del direttore di Medici Senza Frontiere-Italia, Kostas Moschochoritis, il dibattito sulle 10 crisi umanitarie più ignorate nel mondo, in base al rapporto stilato da Medici Senza Frontiere, in collaborazione con l’Osservatorio di Pavia, sullo spazio dedicato alle emergenze umanitarie in particolare dalla stampa italiana. Rilevato un calo delle notizie su tali crisi: dal 10% del 2006 all’8% del 2007. Ce ne parla proprio Kostas Moschochoritis:

     
    R. – Le emergenze riguardano: la tubercolosi, una malattia che uccide 2 milioni di persone ogni anno; lo Zimbabwe, dove - su una popolazione di 12 milioni - un milione e 800 mila persone sono sieropositive, a fronte di un sistema sanitario completamente disastroso; la malnutrizione, che è causa di morte ogni anno di cinque milioni di bambini sotto i 5 anni; i conflitti armati nello Sri Lanka e in Cecenia; la Repubblica Democratica del Congo, dove - nonostante le prime elezioni più o meno democratiche di un anno fa - nelle regioni dell’Est la guerra civile continua; la Colombia, il terzo Paese per numero di sfollati nel mondo dopo il Sudan e il Congo, con tre milioni e 800 mila persone in fuga da un conflitto che dura da 40 anni; la Birmania dove, a causa delle condizioni politico-economiche, l’accesso alle cure è quasi impossibile; sottolineo la Repubblica Centrafricana, della quale nel corso dell’anno scorso non è stata data alcuna notizia dai telegiornali italiani ma dove, dal 2005, è in corso una guerra civile sanguinosa: nel luglio dell’anno scorso abbiamo perso – perché è stata uccisa – una nostra operatrice umanitaria; e finisco con la Somalia, dove, dopo la vittoria delle forze del governo transitorio e le forze etiopi nel giugno 2006, gli scontri si sono sviluppati in tutto il Paese, specialmente a Mogadiscio e l’assistenza umanitaria è minima.

     
    D. – Più volte, il Papa e le Organizzazioni internazionali hanno lanciato appelli a favore di questi Paesi in difficoltà. Quanto sono importanti tali appelli?

     
    R. – Tutti gli appelli a favore delle popolazioni in pericolo sono importantissimi. In questa direzione, gli attori nel contesto umanitario devono continuare a lavorare per rompere finalmente il silenzio che condanna milioni di persone a situazioni inaccettabili.

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    Fra' Matthew Festing eletto Gran Maestro dell’Ordine di Malta

    ◊   Eletto ieri il nuovo Gran Maestro dell’Ordine di Malta, Fra' Matthew Festing, dopo la scomparsa il 7 febbraio scorso di Fra' Andrew Bertie, che aveva ricoperto quest’incarico per vent’anni. La cerimonia d’investitura si è svolta nella Villa Magistrale a Roma davanti al Consiglio dei Cavalieri e al cardinale Pio Laghi, Patrono dell’Ordine. Servizio di Roberta Gisotti.

     
    59 anni, britannico, esperto di arte e appassionato di storia, Fra' Matthew Festing è il 79.mo Principe e Gran Maestro del Sovrano Militare Ordine Ospedaliero di San Giovanni di Gerusalemme di Rodi e di Malta. Dopo l’infanzia trascorsa a Malta e Singapore, e gli studi universitari in Gran Bretagna, la carriera in una Casa d’aste internazionale; da 15 anni Gran Priore d’Inghilterra. Nella gerarchia dell’Ordine il Gran Maestro, Superiore religioso e Sovrano, esercita la sua autorità insieme al Sovrano Consiglio, riconosciuto quale capo di Stato nei rapporti diplomatici, gode del titolo di cardinale nella Chiesa cattolica e risiede a Roma in via Condotti. L’Ordine di Malta, fondato a Gerusalemme intorno al 1048, è un ente di diritto internazionale e un Ordine religioso, oggi presente stabilmente in 54 Paesi, in relazione diplomatica con 100 Stati tra cui la Santa Sede; 18 le sue rappresentanze ufficiali e gli osservatori permanenti presso le Nazioni Unite, l’Unione Europea ed altre organizzazioni internazionali. Può contare su 12.500 membri e 80 mila volontari coadiuvati da 13 mila tra medici, infermieri, ausiliari paramedici e altri collaboratori impegnati in 120 Paesi per assistere i poveri, gli ammalati e tutti coloro che soffrono. Tra le sfide per il nuovo Gran Maestro Fra' Matthew Festing anche l’impegno di diffondere la Parola di Dio, come riferisce Eugenio Ajroldi, direttore delle Comunicazioni dell’Ordine di Malta, al microfono di Tracey McClure:
     
    R. - Nel primo discorso che lui ha pronunciato subito dopo l’elezione ha chiaramente detto questo: che uno dei suoi impegni più importanti sarà quello di promuovere le vocazioni all’interno dell’Ordine di Malta, che è appunto un ordine religioso cattolico fin dal 1113. E questo è sicuramente uno degli obiettivi del suo mandato.

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    Convegno sul diritto dei disabili a partecipare alle celebrazioni liturgiche

    ◊   “La Parola di Dio è per tutti e la fede va ben al di là di una piena comprensione intellettiva”. Così mons. Ambrogio Spreafico, rettore della Pontificia Università Urbaniana, riafferma il diritto delle persone con disabilità anche molto gravi, a partecipare alle celebrazioni liturgiche, a ricevere i sacramenti e a seguire la catechesi. Sull’argomento, affrontato in un recente convegno promosso a Roma dall’Ufficio Catechistico Nazionale, si è pronunciato molto chiaramente anche Benedetto XVI nell’Esortazione apostolica postsinodale Sacramentum Caritatis. Ma è possibile arrivare a una fede profonda e matura anche a dispetto di forti handicap fisici o mentali? Questa la risposta di mons. Spreafico al microfono di Silvia Gusmano.


    R. – E’ possibile perché, innanzitutto, ce lo mostrano i Vangeli, cioè Gesù incontra malati che esprimono la loro fede in maniera molto semplice, talvolta solo con un grido, talvolta addirittura senza parole. Ma Gesù dice “La tua fede ti ha salvato”. Ed io credo che questo sia un segno di una fede matura, una fede che non è solo razionale. Lo vedo anche nella mia esperienza personale, incontrando nella Messa domenicale tanti disabili. Hanno una comprensione profonda di ciò che avviene nell’Eucaristia, dell’incontro con Gesù e del Vangelo che ascoltano.

     
    D. – Quindi, è giusto che persone con disabilità, anche molto gravi, prendano i sacramenti...

     
    R. – Sono convinto di sì. Penso che dobbiamo aiutarli, dobbiamo aiutare tutti, anche a crescere nella comprensione della fede.

     
    D. – Come far capire alla comunità dei fedeli in Chiesa, che spesso è insofferente verso la presenza di persone disabili, che si muovono, strillano, disturbano quindi la liturgia, la ricchezza che rappresentano invece per la comunità stessa?

     
    R. - Io credo che bisogna innanzitutto spiegare che anche i disabili capiscono e hanno una comprensione diversa, ma non meno profonda della nostra. Poi credo che bisogna aiutare la gente delle parrocchie a condividere la vita di fede con queste persone. Non bisogna metterle da una parte, ma bisogna integrarle nella vita della parrocchia, perchè sono una ricchezza. Tante volte i disabili non hanno tutte quelle difese che noi abbiamo e quindi la loro comunicazione è molto immediata e questo talvolta conquista gli altri, conquista quella gioia della vita cristiana che tutti noi dovremmo manifestare e comunicare agli altri.

     
    D. – A volte le famiglie lamentano una scarsa preparazione dei sacerdoti stessi in merito a catechesi ai disabili o addirittura una loro scarsa attenzione verso le problematiche specifiche connesse alla loro realtà...

     
    R. – Sì, è vero che talvolta i sacerdoti sono soli, non sanno come fare e quindi io credo che noi dobbiamo imparare a chiedere aiuto ai laici e anche ad avere la pazienza di costruire un itinerario di fede, di preparazione ai sacramenti che non escluda i disabili. Certo, non è semplice, non è facile, ma ci sono tanti mezzi e tante persone che ci possono aiutare a fare questo.

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    Chiesa e Società



    Rapporto USA sui diritti umani

    ◊   Corea del Nord, Birmania, Iran, Siria, Zimbabwe, Cuba, Bielorussia, Uzbekistan, Eritrea e Sudan: sono i dieci Paesi, nei quali il potere nel 2007 “è rimasto concentrato nelle mani di poche persone”. E’ quanto emerge dal rapporto annuale sui diritti dell’uomo, pubblicato ieri dal dipartimento di Stato americano. Il primo posto di questa non invidiata classifica degli Stati che violano i diritti umani è occupato dalla Corea del Nord, dove “il regime repressivo continua a controllare quasi tutti gli aspetti delle vite dei cittadini, negando libertà di espressione e di stampa”. La Birmania ha continuato poi a perpetrare uccisioni extra-giudiziarie ed il regime si è reso responsabile di sparizioni di persone, detenzioni arbitrarie e illimitate. In Siria, secondo la ricerca, la situazione dei diritti umani “è peggiorata ulteriormente nel 2007” e a Cuba il regime “continua a negare ai suoi cittadini diritti umani e libertà di base”. Nell’elenco dei primi dieci Stati non figura la Cina, inserita invece tra i Paesi autoritari in piena riforma economica che hanno vissuto cambiamenti sociali rapidi. In Russia – afferma inoltre il rapporto - la violazione dei diritti umani continua a scavare un solco tra il governo ed i suoi cittadini. Grave la situazione dei diritti umani anche in Afghanistan, che continua ad essere precaria a causa di flagelli quali la “corruzione ed il traffico di droga”. Un profondo deterioramento viene rilevato anche in Pakistan per lo stato di emergenza proclamato dal presidente Pervez Musharraf con la sospensione di molte delle libertà civili. In Libano, infine, “i progressi nel campo della democrazia e dei diritti umani continuano a trovare ostacoli” a causa di persistenti violenze. (A cura di Amedeo Lomonaco)

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    In Somalia si aggrava la crisi umanitaria degli sfollati

    ◊   In numerose regioni della Somalia, molte famiglie sfollate sopravvivono come meno di un pasto al giorno e spendono gran parte delle loro esigue entrate per procurarsi acqua potabile. E’ quanto denuncia il Comitato internazionale della Croce Rossa precisando che i recenti bombardamenti a Mogadiscio sono stati così intensi da non consentire ai profughi di prendere beni necessari. In alcune zone, cibo, acqua e servizi sanitari sono scarsi o inesistenti. A Guriel – riferisce l’agenzia missionaria Misna – sono giunte oltre 3500 famiglie: le loro condizioni di vita sono difficilissime. La situazione è allarmante anche nella regione di Mudug, colpita da una “grave siccità”. Nei distretti di Afgoy e Daynile la gente è preoccupata per l’aumento di varie malattie. Di fronte ad uno scenario così preoccupante, nei giorni scorsi l’Unicef aveva lanciato un accorato appello precisando che sono più di 2 milioni i somali “privi d’acqua potabile, servizi igienici di base, cure mediche e protezione”. Sono poi 80.000 i bambini sotto i 5 anni a rischio di malnutrizione acuta. L’accesso alle risorse idriche potabili è precluso, inoltre, ai due terzi della popolazione. Secondo il Fondo dell’ONU per l’infanzia sono necessari almeno 47 milioni di dollari. (A.L.)

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    Obiettivi del Millennio: buoni risultati in Malawi, Tanzania e Senegal

    ◊   Se la comunità internazionale trasforma gli impegni presi in donazioni concrete, si possono raggiungere risultati eccezionali. Lo ha detto il segretario generale delle Nazioni Unite, Ban ki-moon, commentando i risultati raggiunti per il conseguimento degli obiettivi del millennio in Africa. Dopo aver sottolineato i successi riportati in Malawi, Tanzania e Senegal, il segretario generale delle Nazioni Unite ha dichiarato che occorrono almeno 500 milioni di dollari per centrare obiettivi urgenti: la lotta contro fame e povertà, il controllo delle malattie infettive e la riduzione delle morti per malaria. In Malawi – sottolinea l’agenzia Misna - è stata ridotta la mortalità infantile. La Tanzania ha migliorato l’accesso alla scuola primaria e il Senegal ha migliorato l’accesso all’acqua potabile. (A.L.)

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    Secondo uno studio, le minoranze sono le prime vittime dei cambiamenti climatici

    ◊   I rom europei, i pastori karimojong ugandesi, i dalit indiani e le popolazioni indigene sono tra le comunità più minacciate dai cambiamenti climatici. Sono anche quelle che, in caso di catastrofe naturale, sono sempre le più vulnerabili e le ultime a ricevere aiuto. Sono alcune delle conclusioni contenute nell’ultimo rapporto presentato ieri dal Gruppo internazionale per i diritti delle minoranze. “I cambiamenti climatici – si legge nel documento – sono ormai al primo posto dell’agenda internazionali” ma spesso manca il riconoscimento delle minacce per le minoranze. Il legame stretto di queste comunità con l’ambiente – si sottolinea in una nota ripresa dall’agenzia Misna – le rende particolarmente sensibili ai cambiamenti climatici. Alcuni indigeni sono costretti a lasciare le loro terre o ad assistere alla distruzione del loro ambiente. Per questo – conclude il rapporto – occorre che “la voce delle minoranze sia ascoltata nel dibattito internazionale”. (A.L.)

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    Pakistan: bombe colpiscono la Caritas

    ◊   Un’alunna è morta e quattro lavoratori di Caritas Pakistan sono rimasti gravemente feriti per l’esplosione, ieri, di due bombe nella città di Lahore. Una delle esplosioni – rende noto l’agenzia Zenit - ha colpito in pieno una caserma della polizia federale, di fronte ad un complesso cattolico nel quale si trovano un convento, un collegio, gli uffici della Caritas e del vescovado. Il presidente di Caritas Internationalis, cardinale Oscar Rodríguez Maradiaga, ha subito inviato un messaggio di solidarietà alla Chiesa in Pakistan. Il porporato ha anche espresso “profonda tristezza” e ricordato che in questo momento il Paese asiatico ha bisogno di una classe dirigente forte per “raggiungere la pace attraverso il dialogo”. (A.L.)

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    Il governo del Gujarat boccia la nuova legge anti-conversione

    ◊   Il governatore dello Stato occidentale del Gujarat ha bocciato il nuovo testo della Legge sulla libertà religiosa (meglio conosciuta come Legge anti-conversione) approvato nel 2006 ed oggetto di forti controversie perché “discriminatorio” nei confronti delle minoranze religiose. I parlamentari hanno reintegrato la versione precedente, approvata nel 2003. L’arcivescovo di Gandhinagar e segretario della Conferenza episcopale cattolica indiana, mons. Stanislaus Fernandes, commenta ad AsiaNews che “la legge in questione era inaccettabile soprattutto per la ripartizione che imponeva all’interno delle varie religioni, ma questo è un ottimo segnale di distensione per tutti noi”. Secondo il testo, giainisti e buddisti sono indù, così come cattolici e protestanti sono cristiani. “Se questo può essere accettato da un punto di vista ecumenico – riprende l’arcivescovo – una divisione di questo tipo non può formare una base di giurisprudenza”. Tuttavia, sottolinea il presule, “rimane il problema delle Leggi anti-conversione. Queste sono un assalto alla libertà religiosa, che invece dichiarano di voler proteggere, e configurano una violazione diretta ai principi sanciti nella nostra Costituzione”. La Legge anti-conversione del 2003, finora rimasta solo sulla carta in Gujarat, mira soprattutto ad impedire le conversioni dall'induismo al cristianesimo. Nel caso un indù voglia diventare cristiano, dovrà infatti come prima cosa avvertire il magistrato distrettuale ed ottenerne il permesso. In caso contrario, la sua conversione verrà annullata. (R.P.)

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    Algeria: annullata l’espulsione del pastore protestante Hugh Johnson

    ◊   In Algeria il Consiglio di Stato ha annullato l’ordine di espulsione notificato dalle autorità al pastore protestante Hugh Johnson, presidente della Chiesa protestante d'Algeria. Il pastore ha subito “espresso la propria riconoscenza per il sostegno che tutte le Chiese d’Algeria gli hanno manifestato”. Hugh, direttore di una scuola cristiana, era stato accusato di utilizzare l’edificio scolastico per promuovere attività di evangelizzazione. L’arcivescovo di Algeri, mons. Henri Teissier, ha dichiarato all’agenzia Sir che l’annullamento dell’ordine di espulsione è “un segno di apertura”. E’ la prima volta – osserva il presule – che “una decisione presa non viene applicata”. Nonostante questo segnale confortante, la comunità cristiana algerina continua ad essere colpita da provvedimenti controversi. Negli ultimi mesi, diversi cattolici sono stati accusati di propagare il cristianesimo: tra questi c’è anche il sacerdote cattolico francese Pierre Wallez, arrestato per aver violato la legge algerina che vieta la pratica religiosa non musulmana fuori dai luoghi autorizzati. In un messaggio, diffuso al termine di una riunione tenutasi nei giorni scorsi, i vescovi d’Algeria hanno manifestato infine la preoccupazione della comunità cattolica a causa dei crescenti “ostacoli” per i cristiani che vivono nel Paese. (A.L.)

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    Lettera dei vescovi dell'Angola per le elezioni legislative del prossimo settembre

    ◊   “Un’autentica democrazia è frutto di una convinta accettazione dei valori che ispirano le procedure democratiche: la dignità della persona umana, il rispetto dei diritti dell’uomo, la cura del bene comune, come fine e criterio regolatore della vita politica” scrivono i Vescovi angolani in una Lettera Pastorale per le elezioni legislative che si terranno il 5 e il 6 settembre. Nel messaggio, inviato all’Agenzia Fides, si ricorda che “la Chiesa, come le migliori forze della società, è chiamata a operare per educare la popolazione al rispetto delle idee dell’altro e delle regole del gioco democratico. Questa educazione civica costituirà un vero antidoto alla sfiducia degli elettori, all’astensione dal voto, ai tentativi di corrompere gli elettori”. I Vescovi sottolineano la necessità di una forte trasparenza delle forze politiche per permettere ai votanti di esercitare il loro diritto di voto: “per votare in modo cosciente e responsabile, i cittadini elettori hanno il diritto di conoscere le persone e soprattutto i programmi di governo dei partiti che si candidano alle elezioni”. Da qui deriva, secondo i presuli, la necessità di una “informazione sufficiente e pluralista”. L’Angola è uscita dal 2002 da una guerra civile durata 25 anni e nel Paese sono ancora in circolazione molte armi illecitamente possedute. Sono quindi lecite le preoccupazioni di possibili violenze legate alla campagna elettorale. Nel messaggio si ribadisce che “la Chiesa non sceglie nessun partito politico, ma richiama l’attenzione perché tutta la politica sia condotta per il bene di tutti, soprattutto dei più svantaggiati. Per questo, nessuno può usare la Chiesa per sostenere la tesi di un partito politico: la Chiesa è sopra le parti. I Vescovi, i sacerdoti, i religiosi e le religiose e i catechisti capo delle comunità, non devono schierarsi nella competizione elettorale, mostrandosi a favore di questo o quel partito, ma si devono impegnare per formare dei cristiani laici, capaci di autentico discernimento dell’attività politica e per incoraggiare le realtà politiche moralmente credibili e attente alla ricostruzione del Paese”. (R.P.)



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    E' iniziato il pellegrinaggio dei cattolici cinesi al Santuario di san Giuseppe sul monte Pin Yin

    ◊   Nel mese di marzo, mese della devozione a San Giuseppe secondo la tradizione cattolica, il santuario cinese dedicato esclusivamente al Santo che sorge sul monte Pin Yin, nella provincia di Shan Dong, accoglie i pellegrini e i devoti che vi si recano provenienti da tutte le parti della Cina. I cinesi, precisa l'Agenzia Fides, sono molto devoti al Santo non solo perché è padre putativo di Gesù e sposo di Maria Vergine, ma anche perché è Patrono della Missione in Cina, simbolo di umiltà, semplicità, autenticità, diligenza ed obbedienza, tutti valori che la cultura e la tradizione cinese ritengono sommamente importanti. Secondo un sacerdote del luogo “la vita di questo Santo, vissuta in silenziosa dedizione e nel servizio, ce lo fa sentire tanto vicino. Lui è anche il patrono della buona morte; la tradizione cinese e la cultura cinese tengono tanto a questi aspetti della vita e della morte, quindi i fedeli cinesi hanno un affetto speciale per lui”. Questo legame è reso evidente dal fatto che in Cina sono dedicate a San Giuseppe tante chiese, strutture ecclesiastiche, seminari, congregazioni religiose nazionali e diocesane, istituti caritativi (orfanotrofi, case degli anziani) e scuole. Il Santuario di Ping Yin Shan è l’unico del paese dedicato a San Giuseppe. (R.P.)

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    Sotto scorta nelle Filippine diversi religiosi per evitare nuovi attacchi contro la comunità cattolica

    ◊   Sull’isola di Yolo, nelle Filippine, diversi religiosi sono sotto la protezione dei militari per prevenire nuovi omicidi e sequestri da parte di estremisti islamici. E’ quanto rivela il vicario apostolico di Jolo, mons. Angelito Lampon, aggiungendo che l’impegno della Chiesa cattolica prosegue nonostante le difficoltà. Sull’isola, dove i musulmani sono oltre il 97%, la Chiesa è particolarmente attiva negli ambiti dell’educazione e della sanità. Il presule sottolinea poi, che è soprattutto la fede nel fatto che “il male non prevarrà” ad infondere speranza ai cattolici di Yolo. In quest'area – ricorda l’agenzia Zenit - sono numerosi i militanti di ‘Abu Sayyaf’, gruppo terroristico legato ad Al Qaeda. Il Paese asiatico è stato scosso recentemente dal brutale assassinio, avvenuto nell’area dell’arcipelago di Mindanao, di padre Reynado Jesús Roda, sacerdote filippino dei Missionari Oblati di Maria Immacolata. Nel 1997, era stato ucciso mons. Ben de Jesús, all’epoca vicario apostolico di Jolo. (A.L.)

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    In Mozambico avanza verso sud il ciclone Jokwe che, finora, ha provocato 16 morti

    ◊   Sono almeno 16 i morti e centinaia i feriti causati dal ciclone tropicale Jokwe che, in questi giorni, sta devastando le coste settentrionali del Mozambico. Si stima che almeno 40 mila persone siano state costrette ad abbandonare le loro abitazioni. Nei distretti della provincia di Zambezia sono state distrutte, in particolare, oltre 10 mila case. Secondo l’istituto di gestione dei disastri nazionali, il bilancio dei danni e delle vittime è purtroppo destinato a crescere perché il ciclone si sta dirigendo verso l’area meridionale del Paese. (A.L.)

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    Convegno a Roma delle Facoltà teologiche e istituti di scienze religiose italiani

    ◊   Gli oltre 70 Istituti superiori di Scienze religiose italiani e le otto facoltà della Penisola ripensano se stessi, per offrire agli studenti, e in definitiva a tutta la società, un servizio fedele al Vangelo, ma al passo con i tempi, soprattutto per quanto riguarda l’antropologia. Sono luoghi capaci di sanare la frattura tra scienza e fede: così il segretario generale della CEI, mons. Giuseppe Betori, nel messaggio che ha aperto ieri a Roma i lavori del Convegno delle Facoltà teologiche e istituti di scienze religiose italiani, sul tema “al servizio della fede e della cultura”. Gli oltre 70 Istituti superiori di Scienze religiose italiani e le otto facoltà della Penisola ripensano se stessi, per offrire agli studenti, e in definitiva a tutta la società, un servizio fedele al Vangelo, ma al passo con i tempi, soprattutto per quanto riguarda l’antropologia. Luoghi capaci di sanare la frattura tra scienza e fede, li ha definiti ieri il segretario generale della CEI, mons. Giuseppe Betori, nel messaggio che ha di fatto aperto i lavori del Convegno in corso a Roma. E questa mattina l’intervento del cardinale Angelo Scola, ha aperto nuovi scenari soprattutto per gli Istituti superiori di scienze religiose, chiamati non più solo a formare i futuri professori di religione, ma anche laici capaci di ridire una fede pensata nei nuovi areopaghi della quotidianità. “Una tale scelta – ha ricordato il patriarca di Venezia – ha condotto a proporre bienni o lauree specialistiche per preparare a nuove professioni (bioetica, beni culturali, comunicazioni sociali, scienze della famiglia)”. Un’apertura opportuna, secondo il porporato, perché – ha spiegato – “la fede e la riflessione sulla fede, per essere universalmente proponibile, non può non farsi carico della vita concreta, in vista della salvezza degli uomini”. Da questo punto di vista, dunque, Facoltà teologiche e Istituti superiori di Scienze Religiose sono a tutti gli effetti strumenti del progetto culturale della Chiesa italiana che anche per questo ha istituito presso la Segreteria generale un nuovo Servizio nazionale con lo scopo di raccordare l’attività di questi importanti luoghi accademici. (Per la Radio Vaticana, da Roma Mimmo Muolo)

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    Sydney 2008: appelli della Chiesa australiana per l'accoglienza dei pellegrini

    ◊   Domenica delle Palme e a Pasqua, nelle parrocchie di Sydney, verranno lanciati appelli per l’accoglienza dei pellegrini e per i volontari. Il Comitato organizzatore della GMG sta infatti completando la ricerca di 8000 volontari e di 20 mila famiglie disposte a dare ospitalità ai giovani che saranno a Sydney dal 15 al 20 luglio. Tutte le parrocchie dell’area cittadina, riferisce l'Agenzia Sir, sono invitate a fornire informazioni durante le messe, particolarmente partecipate in questo periodo. “Vogliamo che i nostri fedeli siano consapevoli dei benefici spirituali della GMG, per questo chiediamo loro disponibilità. Agli abitanti di Sydney viene offerta l’occasione di prendere parte ad un evento irripetibile. Intorno alla GMG si è creato un clima di euforia che non si era visto nemmeno durante i Giochi Olimpici”, dichiara il direttore operativo della GMG, Danny Casey. Dal comitato organizzatore di Sydney 2008 giunge la notizia della creazione di 3000 stole per i sacerdoti e diaconi e di 700 casule per i cardinali e i vescovi che parteciperanno all'evento ecclesiale. Di colore rosso, tutte riportano l’immagine della Croce del Sud, a significare l’Australia ed un uccello in stile maori, realizzato da un artista aborigeno, a ricordare lo Spirito Santo. A produrre i paramenti è un'azienda specializzata italiana con sede a Bergamo. (R.P.)

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    Il corpo del beato Pier Giorgio Frassati a Sydney per la GMG

    ◊   Il corpo del beato Pier Giorgio Frassati, esumato nei giorni scorsi, sarà portato a Sydney, in Australia, per la Giornata mondiale della gioventù di luglio. Le spoglie di Frassati arriveranno con tutta probabilità in Australia insieme ad una mostra dedicata alla sua figura: un evento significativo, anche perché il giovane, morto nel 1925 all'età di 24 anni e beatificato da Giovanni Paolo II, è stato indicato proprio come uno dei patroni della Giornata Mondiale della Gioventù. I giovani pellegrini di tutto il mondo potranno così confrontarsi in modo ravvicinato con la sua testimonianza di amore per i poveri e di impegno nella società. Tra i giovani che si recheranno in Australia per la GMG, ci saranno anche 20 giovani cinesi di Hong Kong, che si uniranno ad una delegazione delle Filippine. La notizia – rende noto l’agenzia Sir - è stata confermata dall’arcivescovo di Manila, cardinale Gaudencio Rosales. (A.L.)

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    In Thailandia è una donna il primo senatore cattolico

    ◊   “E’ per volontà di Dio che ho l’opportunità di servire la mia gente. Prima del mio lavoro in favore delle donne e dei bambini, la mia speranza è quella di essere una voce per i cattolici in Thailandia”. E’ quanto ha dichiarato Teresa Yuwadee Nimsomboon, presidente dell’Associazione cattolica della Thailandia e primo senatore cattolico del Paese asiatico. “Nel mondo della globalizzazione – ha aggiunto – molti bambini si stanno perdendo nella tecnologia; noi dovremmo guidarli ed aiutarli nella scelta tra bene e male”. Teresa Yuwadee Nimsomboon, riferisce l'Agenzia Ucan, ha anche assicurato di voler garantire il proprio impegno in favore della giustizia e della protezione dei diritti umani. (V.V.)

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    Presentata l’ottava edizione di Infopoverty

    ◊   “Tecnologie intelligenti e a basso costo per combattere la povertà e salvare il pianeta”: è il tema dell’ottava edizione di Infopoverty, la conferenza mondiale promossa dall’OCCAM, l’osservatorio ONU per la comunicazione culturale e audiovisiva. L’appuntamento si terrà il 16, 17 e 18 aprile prossimi nella sede principale dell’ONU a New York, presso il Politecnico di Milano e in altri sedi connesse tramite videoconferenza. La tre giorni sarà un’ulteriore occasione per verificare l’avanzamento dei progetti di cooperazione sostenibile che attraverso le tecnologie più innovative, ma anche a basso costo, intervengono in Paesi in via di Sviluppo lottando contro la povertà. Ancora una volta cuore del programma sono i cosiddetti Villaggi ICT, dove servizi che sfruttano la banda larga satellitare permettono di mettere a disposizione della popolazione locale servizi di telemedicina, formazione a distanza, e di e-government. Modelli di Villaggi ICT sono già stati sperimentati in Honduras, Libano, Tunisia, Madagascar. Quest’anno ci si concentrerà sui problemi connessi a questi progetti derivanti dalla mancanza di energia elettrica, di acqua sicura, dai bassi tassi di alfabetizzazione e dalle differenze culturali. (Per la Radio Vaticana, Fabio Brenna)

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    Apre venerdì a Roma il nuovo Policlinico universitario, opera apostolica dell’Opus Dei

    ◊   Sarà inaugurata venerdì prossimo nel quartiere di Trigoria, a Roma, la nuova sede dell’università Campus Bio-medico. Alla cerimonia interverranno, tra gli altri, il segretario di Stato Vaticano, cardinale Tarcisio Bertone, il presidente della Regione Lazio, Piero Marrazzo, ed il prelato dell’Opus Dei, mons. Javier Echevarría. La nuova struttura universitaria, dedicata ad attività didattica, di ricerca e assistenza sanitaria, si estende su 75 ettari di terreno. Al centro del Campus sorge il Policlinico Universitario. L’ospedale – rende noto il quotidiano Avvenire – comprende 18 sale operatorie e può ospitare fino a 400 posti letto. Accanto al Policlinico si estende, inoltre, il nuovo Polo di ricerca avanzata in biomedicina e bioingegneria. Per l’intero progetto sono stati finora investiti 180 milioni di euro. L’Università Campus Bio-medico di Roma è un’opera apostolica della Prelatura dell’Opus Dei. (A.L.)

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    Anche 60 giovani atleti autistici seguiti dall'Ospedale pediatrico Bambino Gesù parteciperanno alla Maratona di Roma

    ◊   Domenica 16 marzo anche 60 giovani atleti autistici parteciperanno alla Maratona di Roma, grazie al Progetto Filippide promosso con l’Ospedale Pediatrico Bambino Gesù e l'Associazione sport e società, da oltre vent'anni impegnata nella promozione dell'attività sportiva per persone con disabilità psichiche. “L'autismo – spiegano i promotori dell’iniziativa - è una patologia che consiste in un atteggiamento mentale di completo isolamento dal mondo esterno. Chi ne è affetto si richiude in sé distaccandosi dalla realtà che lo circonda. Coinvolgere i ragazzi che ne soffrono in un’attività sportiva che li spinga ad interagire con il mondo esterno attraverso un allenamento continuativo è una prima importante vittoria contro la malattia, ma lo è ancor di più nei confronti dello "stigma" che spesso segna chi vive condizioni di disabilità psichiche”. Oggi, riferisce l'Agenzia Sir, ogni 1000 bambini, 6 sono affetti da autismo, patologia molto più frequente nei maschi che nelle femmine (rapporto 5 a 1). Il Progetto Filippide rientra nella gamma di attività promosse dal Bambino Gesù per consentire lo svolgimento di attività fisico-motoria nei ragazzi affetti da patologie croniche, a tutto vantaggio del loro sviluppo fisico e relazionale. (R.P.)

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    Morto a Belluno Edoardo Luciani, fratello di Giovanni Paolo I

    ◊   E’ morto nella notte tra lunedì e martedì, all’età di quasi 91 anni, Edoardo Luciani, fratello di Giovanni Paolo I. I funerali si terranno sabato prossimo a Canale d’Agordo, paese natale suo e del fratello Albino. Edoardo Luciani, insegnante, è stato sindaco del comune natio e presidente della Camera di Commercio. La scorsa estate era stato a Lorenzago di Cadore per incontrare Benedetto XVI. Il vescovo di Belluno–Feltre, mons. Giuseppe Andrich, ha assicurato “un ricordo affettuoso nella preghiera”. Edoardo Luciani - ricorda infine l’Avvenire – ha sempre vissuto con molta discrezione l’avventura spirituale del fratello, che continuava a chiamare “don Albino” anche da Papa”. (A.L.)

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    24 Ore nel Mondo



    Primarie USA: vittoria di Barak Obama in Mississipi

    ◊   Primarie americane. Dal profondo Sud degli Stati Uniti arriva un'altra vittoria per Barack Obama, che si impone in uno Stato, il Mississippi, dove il voto degli afro-americani fa la differenza tra i democratici. Per il senatore dell'Illinois, è un nuovo successo, dopo quello in Wyoming del fine settimana, e dunque una nuova iniezione di delegati nel testa a testa contro Hillary Clinton per la nomination presidenziale. Il servizio da New York di Elena Molinari:

    Barak Obama ha vinto le primarie democratiche di ieri in Mississippi, confermando i sondaggi. Il senatore dell’Illinois ha battuto Hillary Clinotn e si è aggiudicato così la maggior parte dei 33 delegati in palio dello Stato del sud. Per Obama, si tratta della seconda vittoria di seguito dopo i caucaus nel Wyoming di sabato scorso e dopo la battuta di arresto che aveva subito il 4 marzo, quando Hillary Clinton ha trionfato in Rhode Island, Texas e Ohio. Obama così ha aumentato il suo vantaggio nella quota dei delegati, ora di circa 110. Al Partito democratico mancano solo le primarie di nove Stati prima della Convention nazionale di fine agosto a Denver, dove dovrà decidere quale dei due candidati schierare nella corsa alla Casa Bianca di novembre. La Clinton sta puntando tutto sulla conquista della Pennsylvania, dove il 22 aprile prossimo saranno in palio 151 delegati. (Da New York, Elena Molinari, per la Radio Vaticana)

    Petrolio-quotazione
    Il petrolio ad un passo dai 110 dollari. Dopo aver sfiorato ieri a New York il nuovo record, oggi l’oro nero viaggia sopra i 109 dollari. Stamani, sui mercati asiatici ha toccato i 108,80. Intanto, l’euro si mantiene sui massimi nei confronti del biglietto verde, raggiungendo il valore di 1, 5481 dollari.

    Medio Oriente
    Hamas attende ancora una risposta da Israele per la tregua nella Striscia di Gaza. Lo ha chiarito il leader del gruppo radicale, Haniyeh, che ha rivelato che sono in corso i colloqui tra le varie fazioni palestinesi per arrivare ad una posizione unica nel caso in cui l’accordo fosse raggiunto. Tra le richieste principali, ci sono la fine degli attacchi israeliani, la revoca dell’embargo imposto alla Striscia e la riapertura dei valichi. Sul terreno, intanto, prosegue la violenza: un miliziano della Jihad islamica è rimasto ucciso dal fuoco israeliano nei pressi di Tulkarem.

    Afghanistan-violenza
    Un civile è morto nell’attentato kamikaze che ha preso di mira un convoglio della NATO a Kandahar. Almeno due i feriti, tra questi un soldato canadese. L’attacco è stato rivendicato dai talebani. Domani, il parlamento di Ottawa dovrebbe approvare una proroga della missione nel Paese asiatico dove schiera oltre duemila uomini.

    Iran-politica
    Forte appello della Guida suprema iraniana, ayatollah Ali Khamenei, in vista delle elezioni di venerdì prossimo per il rinnovo del parlamento. Il leader religioso ha invitato a scegliere i candidati più predisposti ad aiutare la popolazione e non quelli che “il nemico” vorrebbe vedere eletti. Il riferimento è ad una visita negli Stati Uniti di un portavoce dei deputati riformisti uscenti. Dalle consultazioni sono stati esclusi il 40 per cento dei candidati, mentre circa 4.500 sono stati ammessi.

    Cipro-riunificazione
    Speranze di riunificazione per Cipro. E’ stato fissato per il 21 marzo a Nicosia l’incontro tra il neopresidente cipriota, Demetris Christofias, e il leader turco-ciprota, Mehmet Ali Talat, per discutere della ripresa dei negoziati. I colloqui tra le parti sono fermi dal 2004, quando in un referendum venne respinto il piano di riunificazione messo a punto dall’ex segretario generale delle Nazioni Unite, Kofi Annan. La questione cipriota rappresenta uno degli ostacoli più consistenti per l’ingresso della Turchia nell’Unione Europea.

    Serbia-elezioni
    La Serbia andrà nuovamente alle urne probabilmente l’11 maggio per eleggere il parlamento, dopo lo scioglimento anticipato delle Camere da parte del presidente, Boris Tadic. Le dimissioni del governo di Belgrado volute dal premier Vojislav Kostunica aprono ora nuovi e difficili scenari sul piano dei rapporti internazionali della Serbia, come ci conferma Paolo Quercia, analista del centro militare di studi strategici, intervistato da Stefano Leszczynski:

     
    R. - Ricordiamo che il governo si è spaccato proprio su una Risoluzione, votata anche dall’opposizione del Partito radicale e del Partito socialista, nella quale il premier Kostunica sostanzialmente bloccava il processo d’ingresso nell’Unione Europea della Serbia se quest’ultima non avesse riconosciuto l’integrità territoriale di Belgrado. Ovviamente, questa posizione - non condivisa dall’ala più moderata o filoccidentale del governo serbo - ha portato alla spaccatura. Kostunica probabilmente aveva deciso già da qualche tempo di porre fine a questo esperimento di un fronte unico dell’opposizione democratica, tentando la via di una possibile alleanza con il Partito radicale.

    D. - Dunque, siamo di fronte ad una Serbia nettamente spaccata in due. Cosa potrebbe accadere ora alle prossime elezioni?

     
    R. - E’ estremamente difficile prevederlo in quanto tutti gli attori si muovono anche per reazione. L’Unione Europea farà quindi le sue mosse così come la NATO e i Paesi limitrofi. Possiamo dire che c’è un rischio molto forte che dalle prossime elezioni emerga un governo con Kostunica e il suo alleato minore, il partito populista della nuova Serbia, sostenuto dal Partito radicale e dal Partito socialista. Ricordiamo che il Partito radicale, alle ultime elezioni presidenziali, si è qualificato come primo partito serbo raccogliendo sul nome di Nikolic oltre due milioni di voti, che sono circa il 50 per cento dei votanti serbi.

     
    D. - Unione Europea e Stati Uniti hanno messo molto della loro credibilità nell’indipendenza del Kosovo. Ovviamente, non potranno tornare indietro, su questa strada...

     
    R. - E’ chiaro. Diciamo che la posizione serba e russa nelle Nazioni Unite è diventata una posizione di maggioranza, nel senso che il Consiglio di Sicurezza non è riuscito a legittimare l’indipendenza del Kosovo ma ha dovuto procedere ad una dichiarazione unilaterale. I Paesi che hanno riconosciuto il Kosovo indipendente sono sostanzialmente dell’Unione Europea e della NATO. Quindi, una grossa spaccatura si ha anche a livello degli organismi internazionali.

    Sudan-Ciad
    Sudan e Ciad verso la pace definitiva. L’accordo verrà siglato oggi a Dakar - dove è giunto il segretario generale delle Nazioni Unite, Ban Ki-moon - è sara sottoscritto dai presidenti sudanese e ciadiano, Omar el-Beshir e Idriss Deby. Al centro dell’intesa, l’impegno a non sostenere gli oppositori dell’altro Paese sul proprio territorio.
     
    Somalia-riconciliazione
    Un piano di riconciliazione nazionale sarebbe stato messo a punto dal governo federale di transizione somalo. Secondo alcune fonti, sarebbero due i punti centrali: gettare le basi per una pace condivisa a livello locale e la riconciliazione tra l'esecutivo e l'opposizione. Se dovesse essere accettato, la Somalia potrebbe uscire dalla crisi politica nella quale si trova dopo 16 anni di guerra civile.

    Grecia-scioperi
    Sono previsti notevoli disagi in Grecia a causa dell’ondata di scioperi che hanno investito diversi settori. Si manifesta contro il controverso progetto di riforma del sistema previdenziale del governo Karamanlis. Il disegno di legge intende elevare l’età pensionabile e aumentare l’importo dei contributi previdenziali a carico dei lavoratori.

    Corea del Sud-petroliera
    Pericolo inquinamento nel porto sud-coreano di Yeosu, a 450 km a sud di Seul, dopo la collisione tra una petroliera e un’imbarcazione da pesca. Circa 200 tonnellate di gasolio si sono riversate in mare. (Panoramica internazionale a cura di Benedetta Capelli)

     
    Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LII no. 72
    E' possibile ricevere gratuitamente, via posta elettronica, l'edizione quotidiana del Bollettino del Radiogiornale. La richiesta può essere effettuata sulla home page del sito www.radiovaticana.va/italiano.

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