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Sommario del 10/03/2008

Il Papa e la Santa Sede

  • Udienze
  • L’amore è la vera medicina della vita, la scienza non può garantire l’immortalità: le parole del Papa nella chiesa di San Lorenzo nella riflessione dello scienziato Cabibbo e del sociologo Acquaviva
  • Al via, in Vaticano, la riunione della Commissione voluta dal Papa per studiare la situazione della Chiesa in Cina
  • Oggi su "L'Osservatore Romano"
  • Oggi in Primo Piano

  • La preoccupazione di Benedetto XVI per la sorte di mons. Rahho, arcivescovo di Mossul dei Caldei: intervista con don Renato Sacco
  • Le famiglie si aprano all'adozione o all'affido di bambini per rispondere con un gesto d'amore alla piaga dell'infanzia abbandonata. Interviste con Marco Griffini e mons. Sergio Nicolli
  • Al Santuario abruzzese di San Gabriele dell'Addolorata, il pellegrinaggio dei giovani italiani "a 100 giorni dagli esami di maturità". La testimonianza di padre Francesco Biagioli
  • I disegni di ex bambini-soldato del nord Uganda esposti nella mostra "Guerra, speranza e pace" all'ONU di Ginevra
  • Al Festival cinematografico di Alba, il Convegno sul tema "Ma Dio ride?"
  • Chiesa e Società

  • “Versato per voi e per tutti” è il tema della XVI Giornata di preghiera e digiuno per i missionari martiri, che verrà celebrata il 24 marzo, Lunedì dell’Angelo
  • Nello Stato indiano del Tamil Nadu, la polizia interviene negli scontri tra cristiani "di casta" e Dalit
  • Indonesia: crescono i timori per le leggi locali ispirate alla "sharia"
  • La Commissione Europea raccomanda ai Paesi dell'Unione nuove strategie coordinate per fronteggiare catastrofi naturali o causate dall’uomo
  • Il ciclone "Jokwe" colpisce il Mozambico. In Madagascar, danni ingenti per il tifone "Ivan"
  • Nuovo progetto sanitario in Etiopia di "Medici con l'Africa Cuamm"
  • La Caritas della Nuova Zelanda in aiuto dei Paesi africani in difficoltà
  • Annullate lo scorso anno in Cina dalla Corte Suprema il 15% delle condanne a morte comminate da Tribunali locali
  • Dal Congresso mondiale della Croce Rossa e Mezzaluna Rossa sulle tossicodipendenze, concluso a Barcellona, un appello all'ONU per un diverso approccio di lotta alla droga
  • Lascerà l’incarico nel prossimo giugno senza ricandidarsi Louise Arbour, avvocato canadese, per quattro anni alto commissario ONU per i diritti umani
  • Cybermanifestazione tra il 12 e 13 marzo promossa da Reporter senza frontiere in occasione della Giornata internazionale per la libertà di espressione sulla Rete
  • Riconfermato per altri 5 anni alla guida di Comunione e Liberazione, l’attuale presidente don Julian Carròn, succeduto al fondatore del Movimento, don Luigi Giussani
  • Premio ecumenico "Una vita, un'opera" a Padre Romano Scalfi, fondatore di Russia Cristiana
  • 24 Ore nel Mondo

  • Israele allenta le misure di emergenza adottate dopo l'attentato al Collegio rabbinico
  • Il Papa e la Santa Sede



    Udienze

    ◊   Benedetto XVI ha ricevuto nel corso della mattinata, in successive udienze, il cardinale Giovanni Battista Re, prefetto della Congregazione per i Vescovi, l’arcivescovo Jósef Wesołowski, nunzio apostolico nella Repubblica Dominicana, e delegato apostolico in Porto Rico, il priore della Comunità di Taizé, Frère Alois, un primo gruppo di presuli della Conferenza episcopale di Haiti in visita ad Limina, e l’arcivescovo di Friburgo, Robert Zollitsch, nuovo presidente della Conferenza episcopale tedesca.

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    L’amore è la vera medicina della vita, la scienza non può garantire l’immortalità: le parole del Papa nella chiesa di San Lorenzo nella riflessione dello scienziato Cabibbo e del sociologo Acquaviva

    ◊   “L’amore è la vera medicina della vita”: è uno dei passaggi dell’omelia a braccio, pronunciata ieri da Benedetto XVI nella chiesa romana di San Lorenzo in Piscibus. Un’omelia sulla verità dell’uomo, sul valore della scienza e dell’amore, sulla dignità della persona umana. Come già nell’Enciclica Spe Salvi, il Papa ha ribadito che l’amore e non la scienza redime l’uomo. Un tema sul quale si sofferma il presidente della Pontificia Accademia delle Scienze, il prof. Nicola Cabibbo, intervistato da Alessandro Gisotti:


    R. - Mi sembra bellissimo ricordare che il centro di tutto è l’uomo, l’amore. La scienza ha il suo ruolo, su questo non c’è dubbio: la scienza ha un ruolo che diventa sempre più importante nella vita umana. La scienza sarà un elemento non indifferente nella continuazione della vita umana. Da questo punto di vista, io non ho mai visto contrasti tra scienza ed amore.

     
    D. - L’uomo, ha detto il Papa, è sempre uomo, anche se embrione, anche se è in coma. Questa dignità integrale della persona, richiamata così insistentemente da Benedetto XVI, sembra a volte scontrarsi non tanto con la scienza, che non può essere in contrasto con l’amore, ma con una certa ideologia, con un certo scientismo...

     
    R. - Qui bisogna stare attenti: la scienza non è onnipotente e su questo naturalmente il Papa ha ragione. La ricerca che il Papa sta compiendo ultimamente - basti pensare ad esempio alla riunione di studio che ha fatto a Castel Gandolfo sul problema della nascita della vita - l'nteresse del Papa di “inglobare” in qualche modo la scienza nella teologia o rivisitare la teologia alla luce di cosa si vada man mano scoprendo su come è fatto il mondo, questo mi pare un aspetto veramente straordinario.

     
    D. - Lei da 15 anni è presidente della Pontificia Accademia delle Scienze e dunque in questo contesto vede anche come la Chiesa chieda i consigli, il parere degli uomini di scienza...

     
    R. - Sì, in molti casi c’è stata una richiesta esplicita. Ad esempio, in uno dei problemi centrali nel quadro della dignità dell’uomo, il problema della morte, e dunque su come si faccia a stabilire quando una persona è morta e se può essere oggetto di un espianto per fare un trapianto di organi. Su questo punto, diciamo che l’Accademia ha lavorato più volte e l’ultima, proprio due anni fa, su richiesta di Benedetto XVI. Ma poi, in tanti altri casi, siamo noi stessi a cercare di identificare e proporre quegli aspetti del progresso scientifico che possono essere di interesse per la Chiesa. Ricordo che Benedetto XVI, prima di diventare Papa, era membro della nostra Accademia. Mi ricordo con piacere che era più che fiero della nostra Accademia, che ha sempre guardato con grande affetto e con grande attenzione.


    Sempre ieri, commentando il Vangelo domenicale che narra la risurrezione di Lazzaro, il Papa ha immaginato uno scenario in cui l’uomo raggiunga l’immortalità della vita biologica. Ma cosa succederebbe in un mondo invecchiato, senza più spazio per i giovani, si è chiesto il Pontefice? Un interrogativo dal quale muove la riflessione del sociologo Sabino Acquaviva, intervistato da Alessandro Gisotti:

    R. - L’immortalità fisica probabilmente non si otterrà mai. Se non altro, per ragioni statistiche è impossibile. Però un prolungamento della vita sì, un prolungamento che psicologicamente da molti sarà vissuto come eternità. Allora, si pongono i grandi problemi: l’uomo cambia natura? Io non credo. L’uomo vede ampliarsi i suoi orizzonti psicologici, ma continua a non avere il senso materiale dell’infinito e dell’eterno. E allora, un conto è vivere in eterno e un conto è avere il concetto di immortalità: un meccanismo, secondo me, nettamente psicologico. Il Papa ha fatto bene ad attirare l’attenzione su questo problema. Sarà una società di vecchi? Questo dipende, perché i progressi della genetica fanno pensare che possa essere messo in atto, domani forse, un meccanismo di blocco del processo di invecchiamento, via, via che noi conosciamo meglio ciò che succede. Quindi, direi che il Papa ha fatto bene a richiamare un argomento che sarà di grande attualità fra qualche tempo.

     
    D. - Il Papa, sempre ieri, ha sottolineato un aspetto fondamentale: l’uomo è un essere che ha una sete infinita di conoscenza. Ma l’uomo non è solo un essere che conosce: vive in relazione di amicizia e di amore...

     
    R. - Vive in relazione di amicizia e di amore e la nostra società rende sempre più precario questo tipo di rapporti, perché rende il rapporto fra individui artificiale, attraverso la televisione, attraverso la radio, attraverso Internet e così via. Quindi, il rapporto è fra l’uomo e un sistema di macchine, di tecnologie, di risultati della scienza, con il quale si confronta. C’è allora il grande pericolo che, in un certo senso, l'umano si disumanizzi. L’uomo ha una struttura psicologica di umanità e questa umanità viene messa in crisi. Quando io gli costruisco attorno una rete tecnologica sempre più fitta, sempre meno gli permetto di essere un uomo e una donna nel senso vero della parola.

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    Al via, in Vaticano, la riunione della Commissione voluta dal Papa per studiare la situazione della Chiesa in Cina

    ◊   E' iniziata oggi in Vaticano, e proseguirà fino a mercoledì prossimo, la riunione della Commissione istituita da Benedetto XVI per studiare le questioni di maggiore importanza relative alla vita della Chiesa in Cina. Ai lavori, partecipano i capi dicastero della Curia Romana competenti in materia, insieme con alcuni rappresentanti dell’episcopato cinese e di Congregazioni religiose.

    In questa prima riunione, ha informato nei giorni scorsi una nota ufficiale, verranno esaminate le reazioni alla Lettera indirizzata dal Papa ai cattolici cinesi lo il 27 maggio 2007. "Si approfondirà - conclude la nota - il ricco contenuto del Documento pontificio e, alla luce di esso, si considereranno i principali aspetti della vita della Chiesa in Cina".

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    Oggi su "L'Osservatore Romano"

    ◊   Un articolo, nell'informazione religiosa, sulla conclusione della missione del cardinale Tarcisio Bertone in Azerbaigian.

    Nell'informazione internazionale, intervento della Santa Sede alla conferenza regionale della FAO per il Vicino Oriente svoltasi al Cairo.

    In rilievo il voto in Spagna, con la vittoria dei socialisti.

    In cultura, un articolo di Cesare Pasini su Ambrogio di Milano intitolato: "Anche per Giuda ci sarebbe perdono se avesse fatto penitenza". 

    Alfredo Maria Pergolizzi sulle "magnificenze vaticane" della collezione della Basilica di San Pietro.

    Claudio Toscani analizza l'opera di Geno Pampaloni, in cui spiccano senso etico e chiarezza di sguardo.

    Un articolo di Emmanuele Vimercati sul convegno - all'Università Cattolica del Sacro Cuore - dedicato alla figura di Giovanni Stobeo, dossografo e antologista del quinto secolo dell'era cristiana.

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    Oggi in Primo Piano



    La preoccupazione di Benedetto XVI per la sorte di mons. Rahho, arcivescovo di Mossul dei Caldei: intervista con don Renato Sacco

    ◊   All’Angelus di ieri, il Papa ha riportato l’attenzione sulla drammatica situazione irachena, esprimendo preoccupazione “per la sorte di mons. Rahho", rapito il 29 febbraio scorso da un commando armato a Mossul, "e di tanti civili che continuano a subire una violenza cieca ed assurda, certamente contraria ai voleri di Dio”. Per chiedere la liberazione del presule, si è tenuto a Baghdad un incontro ecumenico, al quale hanno partecipato i rappresentanti della Chiesa cristiana irachena. Resta, dunque, alta la preoccupazione per la sorte di mons. Rahho, anche perché i rapitori non gli hanno mai permesso di parlare al telefono con chi sta conducendo le trattative, malgrado esplicite richieste in tal senso. Sulla situazione, Giancarlo La Vella ha sentito don Renato Sacco, di Pax Christi, da poco rientrato da una missione in Iraq:


    R. - Continuo quotidianamente ad essere in contatto con tanti amici, in modo particolare con il vescovo di Kirkuk e con altre persone che ci chiedono di non essere dimenticate. E’ una situazione di grande fatica, di grande preoccupazione, ma mi sembra di sentire in loro delle persone che non perdono la speranza. Per questo, abbiamo bisogno di sostenere la loro grande preoccupazione, ma anche la loro altrettanto grande speranza.

     
    D. - E’ importante che se ne parli...

     
    R. - Sì, un’amarezza che mi sembra di sentire a volte anche in loro è quella per cui dovremmo forse chiedere che tutti i cristiani, tutti i parroci, tutti i vescovi, ricordino questa situazione, perchè il silenzio non serve. Non ci interessa sapere - diceva il vescovo Casmussa - chi e perché è stato rapito: ci interessa la sua liberazione. Non lasciamo solo l’Iraq e il vescovo rapito, ma vorrei dire anche: non lasciamo neanche solo il Papa.

     
    D. - Benedetto XVI ha esteso la sua preoccupazione anche a tutti coloro che subiscono violenze in Iraq. Voi siete appena rientrati da una missione. Qual è la situazione nel Paese del Golfo?

     
    R. - E’ una situazione particolare e diversificata. Forse, per il fatto di essere minoranza, forse perché i cristiani credono nel perdono, nella riconciliazione, nella non violenza - perché il cristianesimo è davvero qualcosa di grande e di profetico nella figura di Gesù - si stanno vivendo situazioni faticose. Penso anche ai Paesi limitrofi al Golfo, chiamati ad accogliere i cristiani: il Libano, la Siria, la Giordania, la Turchia. Credo ci aiuti a vivere la Quaresima il fatto di sapere che tante persone la stiano vivendo sul serio. Dobbiamo essere grati al Papa che ci aiuta ad uscire dal nostro "orticello" e a guardare davvero al cammino faticoso percorso da tanti cristiani nel mondo e oggi, in particolare, proprio nella zona mediorientale.

     
    D. - Perché si colpisce proprio la comunità cristiana in Iraq?

     
    R. - Qualcuno dice che, in quanto cristiani, si diventa vittime di un fondamentalismo islamico presente anche se non così diffuso. L’altro motivo è perché la comunità cristiana è una minoranza. Quando sono in atto scontri di potere, di spartizione, si va verso un Iraq diviso in tre Stati. I cristiani non hanno un esercito, non combattono nell’economia, non cercano il potere e quindi, insieme ad una forma di persecuzione religiosa, c’è una persecuzione in quanto minoranza, che rischia però di segnare il futuro del Paese. Credo che dall’esito di questo rapimento possa davvero dipendere la vita delle comunità cristiane in tutto l’Iraq.

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    Le famiglie si aprano all'adozione o all'affido di bambini per rispondere con un gesto d'amore alla piaga dell'infanzia abbandonata. Interviste con Marco Griffini e mons. Sergio Nicolli

    ◊   Rafforzare l’attenzione dei cristiani nei confronti dell’infanzia abbandonata e rilanciare un appello alle famiglie più volte riproposto in questi ultimi anni anche dal magistero ecclesiale, ovvero quello di aprirsi alle adozioni o all'affido temporaneo. Sono le piste lungo le quali si è sviluppato l'incontro promosso sabato scorso, a Milano, dalla ONG “Amici dei bambini” (Ai.Bi.) dal titolo “Non ultimo sia l’abbandono. Il senso cristiano dell’accoglienza familiare. Questioni e prospettive”. Ce ne parla Fabio Brenna:


    L’accoglienza è un modo esigente di essere cristiani. Non è solo la risposta ad un dramma sociale, quello dell’abbandono. Al grido dei bambini abbandonati risponde una nuova rivista semestrale, “Lemà sabactàni”, il cui titolo riprende il grido di Gesù sulla Croce. Una rivista di contributi per una cultura dell’adozione che parte dalla teologia per ribadire il senso di un’esperienza cristiana, quella dell’accoglienza. Marco Griffini, presidente di Ai.Bi., l' Associazione Amici dei Bambini, che con l’editrice Ancora promuove questa rivista:

    “In più di 20 anni di storia di Amici dei Bambini, quindi di accoglienza di bambini abbandonati, abbiamo capito che senza una spiritualità questa accoglienza rimane ben poca cosa. E allora, abbiamo continuato a tenerli per mano, abbiamo fatto capire che questa cosa meravigliosa che ci è capitata non si fermava solo all’adozione”.

     
    Mons. Sergio Nicolli, direttore dell’Ufficio Nazionale per la pastorale della famiglia della Conferenza episcopale italiana (CEI), ha sottolineato l’esigenza di rimettere con forza il tema dell’accoglienza al centro della pastorale familiare, proponendo alle famiglie la possibilità dell’adozione e dell’affido come un modo per vivere l’amore, prima che come servizio o segno, e sottolineando loro la necessità di essere comunque sostenute da una comunità e da una rete di famiglie accoglienti. Mons. Nicolli:

    “Sì, io penso che questa dimensione dell’amore che si fa accoglienza sia una dimensione che dobbiamo coltivare di più, tanto nella preparazione al matrimonio, quanto nella formazione permanente degli sposi. Oggi, c’è il pericolo che si coltivi un ideale dell’amore soltanto nei suoi aspetti più gratificanti e che si coltivi inconsapevolmente un amore che si chiude in se stesso. Sottolineare invece che l’amore deve rendersi forte e deve diventare annuncio nell’esperienza, proprio lì dove ci sono le situazioni concrete di sofferenza e di abbandono, credo sia oggi un messaggio forte che dobbiamo far passare attraverso la pastorale familiare, sia ai fidanzati, sia agli sposi”.

    Alla luce anche di recenti e dolorosi fatti di cronaca, che hanno avuto come vittime dei bambini e che hanno toccato il cuore del Papa che ne ha parlato all’Angelus qualche settimana fa, mons. Nicolli si augura che venga approfondito dalle comunità cristiane il dramma dell’abbandono:

    “Dietro l’abbandono dei figli, spesso c’è l’abbandono che il padre manifesta nei confronti della madre: attenuare la relazione d'amore con la propria moglie che è anche e madre crea in lei una tale solitudine, un tale scoraggiamento e una depressione tale che spesso si sente indotta ad abbandonare il figlio o, per esempio, ad abortire. Quindi, si deve allargare il discorso sull’abbandono tra persone adulte, che poi si traduce spesso nell’abbandono dei figli”.

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    Al Santuario abruzzese di San Gabriele dell'Addolorata, il pellegrinaggio dei giovani italiani "a 100 giorni dagli esami di maturità". La testimonianza di padre Francesco Biagioli

    ◊   La gioia e la preghiera nel volto di oltre 12 mila ragazzi provenienti da ogni parte d’Italia. E’ l’istantanea del Santuario di San Gabriele dell’Addolorata, a Teramo, dove oggi si sta svolgendo la giornata di ritiro dal titolo “a 100 giorni dagli esami di maturità”. Al centro della mattinata, due celebrazioni eucaristiche con il Sacramento della Riconciliazione e la “benedizione delle penne”. L’iniziativa, che si ripete da 28 anni, spiega padre Francesco Biagioli tra i responsabili dell’animazione giovanile, è voluta dai ragazzi che cercano la vicinanza di Gesù. L’intervista è di Massimiliano Menichetti.


    R. - L’iniziativa non è tanto organizzata da noi, ma è un’azione spontanea da parte dei giovani. Vengono qui, pregano, proprio per passare una giornata in cui si rimettono nelle mani del Signore, vivono una giornata nella festa, nella gioia, che è un po’ la caratteristica anche di San Gabriele.

     
    D. - Chi è San Gabriele? Perchè attrae così tanto i giovani?

     
    R. - San Gabriele è un giovane morto a 24 anni, un ragazzo semplicissimo, che nelle piccole cose di ogni giorno si è santificato. Forse questo richiama anche l’attenzione dei ragazzi. E poi, lo stesso Giovanni Paolo II, quando venne qui nell 1985, lo definì proprio il Santo della gioia e del sorriso e lo affidò come protettore dei giovani cattolici italiani. Quindi, insieme a San Luigi Gonzaga è compatrono, protettore della gioventù cattolica italiana.

     
    D. - Cento giorni dagli esami di maturità, la preparazione alla Pasqua. Come nasce questa volontà dei giovani di venire al Santuario?

     
    R. - Vengono perchè sentono veramente il bisogno nella loro vita, al di là dell’esame di Stato, di affrontare proprio l’esame della vita. Capire cosa vuol dire fare delle scelte, cosa vuol dire vivere nella testimonianza, nell’essere cristiani. Questo è lo slancio nel cuore dei giovani, soprattutto la bellezza dello stare con Dio.

     
    D. - Quali sono i contenuti forti del raduno di quest’anno?

     
    R. - Non aver paura di guardare Cristo crocifisso, richiamo di quel dono d’amore che Gesù ha fatto. Quindi, imparare ad amare come Gesù ha fatto, imparare ad essere nella carità come Gesù ha fatto, ripercorrere questa strada perchè l’unica valida. Questo è il messaggio forte che vogliamo lanciare nel cuore dei ragazzi.

     
    D. - Un momento particolare, molto sentito dai ragazzi, è quello della benedizione delle penne...

     
    R. - Certamente non sarà - questo lo diciamo - la benedizione della penna ad aiutarli ad affrontare l’esame. Però, è un modo per ricevere la benedizione di Dio, anche sullo strumento - la penna - che useranno per realizzare questo esame della maturità.

     
    D. - Anche quest’anno, oltre diecimila ragazzi sono venuti al Santuario, cosa genera in loro l’incontro con Cristo?

     
    R. - Scuote il loro cuore, li invoglia ad affacciarsi ad una realtà che a volte possono sentire lontana.

     
    D. - Quindi, un incontro che comunque porteranno nel proprio cuore...

     
    R. - Sì, questo sicuramente. Noi abbiamo i giovani che poi negli anni ritornano e portano nel cuore quest’esperienza, che li accompagnerà, ma soprattutto li aiuterà in determinati momenti e nelle scelte della loro vita a guardare al Signore e a ripensare a quello che hanno vissuto.

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    I disegni di ex bambini-soldato del nord Uganda esposti nella mostra "Guerra, speranza e pace" all'ONU di Ginevra

    ◊   “Guerra, speranza e pace”. E’ il titolo della mostra di disegni realizzati da ex bambini-soldato del nord Uganda, in corso a Ginevra al palazzo delle Nazioni Unite fino al 14 marzo. I disegni sono stati realizzati durante i corsi di recupero organizzati dall’ONG "Associazione volontari per il servizio internazionale" (AVSI). Promossa dalla Missione permanente della Santa Sede e dall’ambasciata dell’Uganda presso l’ONU, l’esposizione attraverso racconta - in tre sezioni - gli orrori vissuti dai bambini-soldato, ma anche la loro ripresa e le loro speranze. Il servizio di Debora Donnini:

     
    Bambini strappati alle loro famiglie, legati alle mani e trascinati via, bambini costretti ad abbracciare fucili e uccidere. Sono le immagini disegnate dagli stessi ex bambini-soldato del nord Uganda a testimoniare il loro percorso di vita. Rapiti dai ribelli dell’LRA, 15 mila bambini, secondo l’UNICEF, tra i dieci e i quattordici anni, sono stati costretti a combattere. Migliaia di loro, liberati e fuggiti, sono stati aiutati dall’ONG AVSI a riprendere una vita normale. Sentiamo Alberto Piatti, segretario generale dell’AVSI, che si è occupato anche dei progetti nel nord Uganda:

     
    R. - Sono stati costretti a fare violenza anche ai loro familiari più prossimi, magari tornando a saccheggiare il loro villaggio di origine. E quando sono riusciti a scappare e sono stati liberati erano psicologicamente devastati. L’orrore di ciò che erano stati costretti a fare o a subire li ha profondamente segnati. Il problema più grave era di dare loro una possibilità di speranza nella vita e un possibile reinserimento nelle comunità di origine. Attraverso un percorso psico-sociale, il cui strumento principale è stata la forma del disegno, hanno potuto comunicare il dramma del loro passato, il presente, raccontandolo nell’esperienza nelle comunità di accoglienza o nei campi dei rifugiati e la speranza per il futuro e il valore della vita che hanno recuperato.

     
    Dal 2006, grazie agli accordi di pace tra il governo e i ribelli, la popolazione del nord Uganda non vive più nel terrore, ma nel mondo ci sono ancora più di 250 mila bambini coinvolti in conflitti armati. Sentiamo l’arcivescovo Silvano Maria Tomasi, osservatore permanente presso l’Ufficio ONU di Ginevra:

     
    R. - La mostra fa vedere - quasi attraverso un crescendo musicale in tre momenti - primo, come il vedere persone uccise, con il fucile o con il machete, abbia segnato la psicologia di questi bambini, così come il fuoco che brucia le loro piccole capanne, o l'uccisione di altre persone da parte dei bambini stessi. Un secondo momento, mostra la voglia di ritornare, di rimettere in piedi le loro capanne e partecipare alla scuola. Il terzo momento di questa mostra, infine, è quello di far vedere come attraverso la normalità dei rapporti con i genitori o con le persone che si occupano di loro, con la partecipazione alla preghiera, la vita di ogni momento ritorni ad essere vissuta con gioia e con normalità.

     
    Il punto centrale è stato, dunque, aiutare questi ragazzi a recuperare la loro umanità e, dunque, soprattutto, aiutarli a perdonare e a perdonarsi per poter ricominciare a vivere.
     (musica)

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    Al Festival cinematografico di Alba, il Convegno sul tema "Ma Dio ride?"

    ◊   Al cinema è assai facile versare qualche lacrima, ma altrettanto comune è farsi delle matte risate. L’Alba International Film Festival che si sta svolgendo in questi giorni nella cittadina piemontese, affronta, presentando dieci pellicole appositamente scelte, proprio il tema del ridere nella vita dell’uomo. Si affianca questa sera, alla Fondazione Ferrero, un Convegno che si prospetta particolarmente originale e interessante, sul tema: “Ma Dio ride?”. Il servizio di Luca Pellegrini:

     
    Se è vero che abbonda sulla bocca degli stolti è anche vero che, in giuste dosi, è un buon farmaco per la nostra esistenza. Il riso: assai più che la letteratura, se ne è fatto strumento e veicolo il cinema, che ha creato indimenticabili icone e studiati meccanismi narrativi. Al Festival di Alba una delle sezioni, “eXistenZe”, è proprio dedicata a questo tema: come si ride, perché si ride, cosa innesca la risata. Ma un Convegno cerca di allargare le riflessione, chiedendosi se anche Dio, per quanto ne possiamo sapere dalla Bibbia e dalla riflessione teologica, ride. Vi partecipano alcuni studiosi: tra questi, Paolo De Benedetti, docente di giudaismo presso la Facoltà Teologica dell’Italia Settentrionale di Milano, al quale abbiamo chiesto se, nella lettura dei testi sacri, troviamo, oltre al pianto, anche il riso di Dio:
     
    E’ un po’ più difficile. Nelle Bibbie ci sono alcuni luoghi dove anche se non è usato espressamente il verbo ridere, noi possiamo immaginare con fondamento che Dio abbia riso. Io credo che la prima volta che Dio abbia riso sia proprio alla fine del capitolo della Genesi, quando c’è scritto: ‘Dio vide cosa aveva fatto ed ecco era cosa molto buona’. Sicuramente questo significa un riso di gioia di Dio".

    E dalla parte dell’uomo? Da dove viene questo atteggiamento, talvolta futile, talvolta giustificato? A Michele Luzzatto, editor di scienze alla casa editrice Einaudi, chiediamo: esiste una spiegazione evolutiva del ridere nella specie umana?

    “Ne esistono molte. Bisogna, però, mettersi d’accordo su cosa significa ridere. Nel senso che per molto tempo sia filosofi, sia naturalisti hanno cercato di collegare il fenomeno della risata al fenomeno dell’umorismo in generale. Il riso sembrerebbe essere la risposta ad un fattore sociale, un sistema per rafforzare il sistema nelle specie fortemente sociali, come ovviamente è la specie umana, ed ha quindi un effetto di consolidamento del gruppo. Ma può anche essere un fattore che in qualche modo mette in evidenza e in modo molto chiaro, le gerarchie interne al gruppo. Sembra essere, infatti, dimostrato - almeno degli studi di psicologia sperimentale fatti da Provain - che sono più propensi alla risata gli individui gerarchicamente più bassi nei livelli gerarchici della popolazione e che in qualche modo, attraverso la risata, sottopongono agli individui gerarchicamente più alti la loro sottomissione alla struttura gerarchica della specie e della società”.

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    Chiesa e Società



    “Versato per voi e per tutti” è il tema della XVI Giornata di preghiera e digiuno per i missionari martiri, che verrà celebrata il 24 marzo, Lunedì dell’Angelo

    ◊   Saranno ricordati il 24 marzo - anniversario dell’assassinio nel 1980 di mons. Oscar A. Romero, arcivescovo di San Salvador - tutti i missionari uccisi nel mondo. La Giornata, di preghiera e digiuno, nata nel 1993 per iniziativa del Movimento giovanile missionario delle Pontificie Opere Missionarie italiane, viene celebrata in diversi altri Paesi, dove molte diocesi e istituti religiosi dedicano particolari iniziative per ricordare i propri missionari martiri e tutti quelli che hanno versato il loro sangue per il Vangelo. Quest’anno la Giornata cade nel Lunedì dell’Angelo, e per questo – riferisce l’agenzia Fides – è stato scelto un tema che è in sintonia con le celebrazioni pasquali: “Versato per voi e per tutti”, che invita a riflettere sul mistero che queste parole di Gesù portano in sé e sul nesso che sussiste con il martirio di tanti suoi discepoli, inviati nel mondo a portare il suo Vangelo. Durante la Giornata saranno raccolte offerte che saranno destinate ad un progetto di solidarietà per la ricostruzione e l’allestimento di un Centro pastorale per bambini, adolescenti e giovani in Iraq, dove la Chiesa Cattolica vive una costante situazione di sfida e di sofferenza. (R.G.)

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    Nello Stato indiano del Tamil Nadu, la polizia interviene negli scontri tra cristiani "di casta" e Dalit

    ◊   Ieri mattina due cristiani sono morti e decine sono rimasti feriti sotto il fuoco della polizia, intervenuta per sedare scontri tra cattolici Dalit e cattolici della casta Vanniyar, nella diocesi di Pondicherry-Cuddalore, nello Stato del Tamil Nadu. Tutto è iniziato quando tre mesi fa i Dalit della chiesa di St. Jabamalai Annai a Earyur avevano costruito un’altra chiesa intitolata a “Saghaya Madha” (Nostra Signora del perpetuo soccorso) ed avevano chiesto di potersi costituire in parrocchia separata e di avere un sacerdote. In risposta, ieri circa 500 cristiani delle caste superiori hanno assalito le povere capanne dei Dalit, abbattendone più di 30. La polizia ha affermato che è stata fatta oggetto di un nutrito lancio di sassi e che, per sedare la protesta, è stata “costretta” ad aprire il fuoco contro gli aggressori. Negli scontri due persone sono morte mentre più di 40 persone sono rimaste ferite. Padre G. Cosmon Arokiaraj, segretario della Commissione della Conferenza episcopale cattolica per le questioni riguardanti le caste indiane, ha detto ad AsiaNews che “i contrasti tra cattolici Dalit e  Vanniyar esistono da tempo nella zona. Ma la Chiesa non vuole dividere per caste una parrocchia”, bensì agisce “per rimuovere gradualmente le discriminazioni contro i Dalit e per sradicare ogni discriminazione”. Questi tragici incidenti – prosegue – evidenziano l’urgenza di bandire le molte discriminazioni subite dai Dalit cristiani, sia nella comunità cristiana che soprattutto nella società. Infatti, “poiché la comunità cristiana è percepita come  un’unica entità” – spiega – talvolta il governo non riconosce ai Dalit cristiani “gli stessi diritti riconosciuti agli altri Dalit”. Nel sistema indiano delle caste, gli Stati riconoscono vari benefici e riservano posti a scuola e nel lavoro per i Dalit, per compensare il più basso posto sociale cui sono stati costretti da secoli. “Per anni – aggiunge – i Dalit sono stati discriminati dentro la Chiesa: non possono sedersi insieme con le caste superiori, nella stessa chiesa; hanno cimiteri separati; non possono usare le stesse strade delle caste superiori”. In India oltre il 65% dei cristiani sono Dalit. Ma i cristiani sono appena il 2,3% su 1 miliardo e cento milioni di persone”. (R.P.)

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    Indonesia: crescono i timori per le leggi locali ispirate alla "sharia"

    ◊   Musulmani e minoranze religiose in Indonesia alzano la voce contro la diffusione delle leggi locali ispirate alla sharia e denunciano l’indolenza del governo centrale che, nonostante le promesse, non agisce in concreto per arginare il fenomeno. La preoccupazione è emersa durante un recente incontro di studiosi nel Paese. Masdar Mashudi, uno degli esperti musulmani intervenuto, ha avvertito che in gioco vi è lo stesso spirito multirazziale che caratterizza da sempre l’Indonesia. Dal 2004, riferisce l’Agenzia AsiaNews, in seguito all'entrata in vigore dell'autonomia regionale, decine di reggenze e municipalità hanno adottato leggi in linea con la sharia. Queste dovrebbero valere solo per i cittadini musulmani, ma la loro applicazione di fatto condizione e limita anche tutti gli altri. Alcune criminalizzano comportamenti proibiti dalla legge islamica come adulterio, prostituzione, gioco d'azzardo, alcolismo e restringono le libertà delle donne. Gruppi di minoranze, intellettuali musulmani e deputati di diversi partiti politici da tempo chiedono a Giakarta di cancellare tali normative, mettendo in guardia dalla "strisciante" islamizzazione dell'Indonesia. Il governo centrale, che nel 2006 aveva promesso una revisione, tarda ad intervenire. E  intanto il fenomeno si estende. Sarebbero già 22 le reggenze e municipalità che hanno introdotto normative di questo genere. La legge anti-prostituzione adottata nel 2005 dalla reggenza di Tangerang ha sollevato forti  proteste, dopo il caso di una donna accusata di prostituzione perché camminava da sola per strada di notte. In regioni come Sulawesi del sud e Aceh, leggi locali richiedono la conoscenza dell'arabo scritto per tutti i funzionari pubblici. A Padang, provincia di West Sumatra, le studentesse sono obbligate a indossare il velo e lo stesso avviene anche nella provincia di Banten. Succede così che anche le non musulmane si vedono costrette a rispettare la norma, per non rischiare discriminazioni o emarginazione. (R.P.)

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    La Commissione Europea raccomanda ai Paesi dell'Unione nuove strategie coordinate per fronteggiare catastrofi naturali o causate dall’uomo

    ◊   Disastri naturali e catastrofi causate dall'uomo sono in aumento: da qui la proposta della Commissione europea ai Paesi membri dell’UE di rafforzare i servizi di protezione civile e di assistenza umanitaria sia sul proprio territorio che fuori dai confini comunitari. Calamità naturali di vasta portata, ad esempio lo Tsunami nell'Oceano Indiano nel 2004, crisi come quella del Libano o, più di recente, gli incendi nei boschi o le inondazioni in Europa durante l'estate 2007 ed episodi di inquinamento dei mari in Paesi terzi, hanno evidenziato l'esigenza – sottolinea una nota della Commissione - di un'efficace risposta dell'UE ad eventi estremi di carattere ambientale o umanitario. Le minacce odierne sono spesso di natura transfrontaliera e richiedono azioni multilaterali e coordinate. Allo stesso tempo, i confini tra minacce interne ed esterne sono sempre meno definiti: lo Tsunami nell'Oceano Indiano ha coinvolto i turisti europei come le popolazioni locali, le inondazioni e gli incendi riguardano sia gli Stati membri sia i Paesi confinanti e le epidemie possono diffondersi da un continente all'altro. Per questi motivi l'Unione – spiega la nota - deve dimostrarsi all'altezza delle aspettative dei suoi cittadini, che chiedono reazioni efficaci a tali minacce all'interno dell'UE e in altre parti del mondo, dove l'assistenza è un'espressione importante della solidarietà europea. La Commissione ha quindi avviato una procedura per valutare tutte le risorse esistenti ed ha predisposto un piano di azione articolato, da attuarsi entro la fine del 2008. (R.G.)

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    Il ciclone "Jokwe" colpisce il Mozambico. In Madagascar, danni ingenti per il tifone "Ivan"

    ◊   Mentre il ciclone ‘Jokwe’, giunto ieri sulle coste settentrionali del Mozambico, ha già provocato la morte di almeno quattro persone e gravi danni in numerose località, nuovi bilanci di vittime vengono diffusi dalle autorità del Madagascar su ‘Ivan’, il tifone che nelle scorse settimane ha colpito l’isola. Secondo la protezione civile, la forza del ciclone Jokwe, che ieri ha colpito la costa nord del Mozambico, con venti che hanno toccato punte di 200 chilometri orari, oggi dovrebbe aumentare dirigendosi verso sud. Il quotidiano ‘Noticias’ riferisce che, sulla base delle prime informazioni raccolte dalla protezione civile, almeno quattro persone sono morte (fonti internazionali segnalano già, più di otto vittime) e migliaia di case sono state distrutte dalla furia del ciclone, che ha colpito soprattutto le province di Nampula e Zambezia. Radio Mozambico, ripresa dall’Agenzia Misna, ha riferito di “numerose persone” che hanno abbandonato le loro abitazioni soprattutto nella provincia settentrionale di Nampula dove,secondo le prime stime, già 25.000 persone avrebbero subito danni, più o meno gravi. L’ufficio per la gestione dei disastri del Madagascar ha fatto sapere che il bilancio di morti provocato da Ivan è salito a 93 e quello dei ‘senza tetto’ a 332.391. Madagascar e Mozambico sono colpiti da frequenti cicloni in questa stagione, ma gli esperti sostengono che le crescenti temperature marine (legate ai cambiamenti climatici in corso) ne stiano aumentando frequenza e intensità. (R.P.)

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    Nuovo progetto sanitario in Etiopia di "Medici con l'Africa Cuamm"

    ◊   “La costruzione e riabilitazione di Centri di salute, la formazione del personale sanitario distrettuale con corsi di aggiornamento e supervisioni, per raggiungere tutti i villaggi e le zone rurali più lontane; la copertura dei servizi materno-infantili; l’espansione del programma di vaccinazione e di clinica pre-natale per servire una popolazione di circa 400.000 abitanti”: sono i principali obiettivi del nuovo progetto sanitario a firma di Medici con l’Africa Cuamm e co-finanziato dal ministero Affari esteri italiano, presentato a Wolisso (Etiopia), sabato scorso. “La mia speranza è che l’avvio di questo nuovo progetto di sanità pubblica nel territorio possa portare un effettivo aumento dei servizi necessari al bene della popolazione e chiedo alle autorità locali di provvedere con il supporto e l’appoggio necessario”: così il presidente federale dell’Etiopia, Girma Woldegiorgis, a proposito dell’iniziativa. Il progetto, riferisce l'Agenzia Sir, partirà dall’ospedale di Wolisso e dalla Scuola infermieri annessa, per allargarsi a tutto il territorio della South-West Shoa Zone (nella Regione dell’Oromia, la più estesa del paese) e raggiungere le famiglie più lontane. L’ospedale è stato avviato nel 2001, a seguito di un accordo tra la Chiesa cattolica etiope, il Governo della regione Oromia e Medici con l’Africa Cuamm, grazie al contributo della Cei e delle diocesi del Triveneto. (R.P.)

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    La Caritas della Nuova Zelanda in aiuto dei Paesi africani in difficoltà

    ◊   In Nuova Zelanda gli operatori e i volontari della Caritas sono mobilitati per l’aiuto e l’assistenza a popolazioni africane che attraversano particolari difficoltà di tipo sociale, politico, economico. La Caritas di recente ha raccolto e stanziato una prima tranche di 50mila dollari in favore della popolazione della città di Bulawayo, in Zimbabwe, dove la carenza di acqua e di assistenza sanitaria ha messo a repentaglio la vita di migliaia di persone, mentre il paese resta attanagliato da una crisi politica ed economica dagli altissimi costi umani. A Bulawayo, seconda città della nazione, scrive l'Agenzia Fides, la carenza di approvvigionamento idrico costringe la popolazione “a cercare e attingere acqua da fonti non controllate e non protette, con conseguente altissimo rischio di diffusione di infezioni ed epidemie”, nota Mike Smith, Direttore della Caritas neozelandese. Il problema dell’acqua, nella città, è presente da oltre 15 anni a causa di numerose siccità che hanno colpito il territorio e danneggiato l’economia locale. “A causa della difficile situazione politica - aggiunge Smith - crediamo che, in questo momento, un aiuto a breve termine, per forniture di acqua e di cure mediche, sia il più efficace e necessario, andando a beneficio diretto della gente più bisognosa”. La Caritas Nuova Zelanda si è anche attivata per un progetto in favore dei bambini e delle famiglie vittime della violenza post-elettorale che ha sconvolto il Kenya. Il progetto andrà a vantaggio della comunità parrocchiale di Chiga, in un’area a Sud di Kisumu (Kenya occidentale), dove la violenza del dopo elezioni ha lasciato ferite profonde. La Caritas sosterrà il lavoro della parrocchia per i bambini che hanno perso i loro genitori o colpiti dall’Aids e per le famiglie ridotte in miseria.Come ha raccontato padre Maurice Awiti, parroco a Chiga, “nella parrocchia urge avere beni di prima necessità , come cibo, vestiti e medicine, dato che molte famiglie hanno perso tutto in seguito alla violenza. Molte attività commerciali, negozi, botteghe, sono state distrutte e la gente ha perso la possibilità di sostentamento. Anche i servizi sanitari sono ridotti all’osso e il dispensario della parrocchia rischia di chiudere per scarsità di medicinali.(R.P.)

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    Annullate lo scorso anno in Cina dalla Corte Suprema il 15% delle condanne a morte comminate da Tribunali locali

    ◊   La Corte Suprema di Pechino – riferisce l’agenzia Misna - ha respinto, lo scorso anno, il 15% delle condanne a morte comminate da Tribunali provinciali e locali per mancanza di prove o per vizi procedurali, in base alla nuova Legge in vigore dal primo gennaio 2007 che consente soltanto a questa massima autorità di approvare in ultima istanza le pene capitali. Si ignora invece il numero assoluto di condanne a morte eseguite ogni anno nella Repubblica popolare cinese, anche perché la Magistratura cinese a livello locale, fino alla legge dell'anno scorso, agiva con scarsi controlli centrali, comminando la pena capitale non solo per crimini come stupro e omicidio ma anche per reati di corruzione ed evasione fiscale. Pechino resta in cima alla lista nera delle troppe Nazioni che ancora applicano la pena di morte e che include molti Paesi arabi e gli Stati Uniti. (R.G.)

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    Dal Congresso mondiale della Croce Rossa e Mezzaluna Rossa sulle tossicodipendenze, concluso a Barcellona, un appello all'ONU per un diverso approccio di lotta alla droga

    ◊   Un appello alla comunità internazionale per un nuovo approccio alle problematiche delle droghe è stato lanciato sabato, a Barcellona, dal terzo Congresso mondiale delle società di Croce Rossa e Mezzaluna Rossa sulle tossicodipendenze, cui hanno partecipato delegazioni di oltre 60 Paesi. Appello, che verrà rilanciato oggi a Vienna, in apertura dei lavori della Commissione ONU sulle droghe, riunita fino al 13 marzo. Il documento sollecita un approccio basato sulla ragione e sulla compassione, e su misure di salute pubblica che contribuiscano alla prevenzione del contagio da HIV e al recupero sociale dei tossicodipendenti attraverso politiche di riduzione del danno - quali la distribuzione di siringhe sterili e l'utilizzo di terapie sostitutive degli oppiacei, come il metadone. " 'La Croce Rossa e la Mezzaluna Rossa – ha spiegato il presidente della Croce Rossa Italiana, Massimo Barra – intendono farsi portavoce dei 200 milioni di drogati che nel mondo vengono umiliati, discriminati e stigmatizzati come criminali e non trattati come malati da curare e recuperare attraverso la comprensione, l'ascolto, l'accoglienza e le terapie. Con l'appello alle Nazioni Unite – ha aggiunto - intendiamo influenzare le politiche antidroga in tutto il mondo per renderle più realistiche ed ispirate dalle evidenze scientifiche e non dai pregiudizi''. A sostegno dell’appello, a Barcellona è stato approvato il ''Manuale per una politica umanitaria sulle tossicodipendenze'', guida pratica per le Società di Croce Rossa e Mezzaluna Rossa. (R.G.)

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    Lascerà l’incarico nel prossimo giugno senza ricandidarsi Louise Arbour, avvocato canadese, per quattro anni alto commissario ONU per i diritti umani

    ◊   Louise Arbour, Alto commissario dell'ONU per i diritti umani, lascerà l'incarico, in scadenza il prossimo giugno, senza ricandidarsi - come ha spiegato lei stessa - per ragioni personali. Avvocatessa canadese di 61 anni, già presidente del Tribunale per i crimini di guerra de L'Aja, Louise Arbour, si è grandemente spesa nel contrastare diversi regimi dei Paesi in via di sviluppo, accusati di reprimere le libertà fondamentali. ''Con grande rammarico'' il segretario generale dell'ONU Ban Ki-moon ha appreso la notizia, lodando” il coraggio, l'energia e l'integrità morale straordinaria” della Arbour nel denunciare con forza le violazioni dei diritti umani, uno dei compiti più importanti dell'ONU''. La Arbour ''ha raccolto la sfida di questo difficile compito esattamente come mi aspettavo che facesse – ha detto Ban - e non ha mai esitato ad esporsi alle critiche di Stati e altre entità nel mettere in luce, ovunque, le vittime degli abusi e delle inadeguatezze dei sistemi legali''. (R.G.)

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    Cybermanifestazione tra il 12 e 13 marzo promossa da Reporter senza frontiere in occasione della Giornata internazionale per la libertà di espressione sulla Rete

    ◊   Per denunciare la repressione esercitata arbitrariamente su Internet dalle autorità di alcuni Paesi nel mondo e per reclamare libertà di stampa sulla Rete, Reporter senza frontiere lancerà, in occasione della Giornata internazionale per la libertà di espressione sul Web, la seconda edizione di “24 ore contro la censura su Internet”. La cybermanifestazione partirà alle ore 11 del 12 marzo fino ore 11 del 13 marzo, ed avrà luogo in nove Paesi “nemici di Internet”. Durante le 24 ore, gli utenti del mondo intero potranno partecipare all’iniziativa, scaricando il file della campagna dal sito internet dell’organizzazione umanitaria: www.rsf.org (R.G.)

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    Riconfermato per altri 5 anni alla guida di Comunione e Liberazione, l’attuale presidente don Julian Carròn, succeduto al fondatore del Movimento, don Luigi Giussani

    ◊   Don Julian Carròn è stato “confermato all’unanimità”, con una sola scheda bianca, presidente della Fraternità di Comunione e Liberazione per i prossimi sei anni. A darne notizia è la stessa associazione - riferisce l’agenzia Sir - allo scadere del primo mandato di Carron, che il 19 marzo 2005 era succeduto a don Luigi Giussani alla guida del movimento, dopo la morte del fondatore, il 22 febbraio. All’incontro, svoltosi l’8 marzo, hanno partecipato, con un’unica assenza dovuta ad impegni improrogabili, tutti i componenti della Diaconia centrale della Fraternità di Comunione e Liberazione. Le operazioni di voto si sono svolte a scrutinio segreto; il seggio elettorale è stato presieduto da mons. Massimo Camisasca, superiore generale della Fraternità sacerdotale dei missionari di San Carlo Borromeo. Comunione e liberazione è un movimento ecclesiale il cui scopo è “l’educazione cristiana matura dei propri aderenti e la collaborazione alla missione della Chiesa in tutti gli ambiti della società contemporanea”. È sorto in Italia nel 1954 quando don Luigi Giussani diede vita, a partire dal Liceo classico “Berchet” di Milano, ad un’iniziativa di presenza cristiana chiamata Gioventù Studentesca (GS). Attualmente Comunione e Liberazione è presente in circa 70 Paesi in tutti i continenti. (R.G.)

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    Premio ecumenico "Una vita, un'opera" a Padre Romano Scalfi, fondatore di Russia Cristiana

    ◊   “Per aver favorito il dialogo ecumenico e la presenza cristiana in Russia”. Con questa motivazione la Compagnia delle Opere di Bergamo giovedì 13 marzo consegnerà a padre Romano Scalfi, fondatore di Russia Cristiana il I° premio “Una vita, un’opera”. Con l’istituzione di questo premio, riferisce l’Agenzia Sir, la Compagnia delle Opere di Bergamo intende contribuire al riconoscimento, al sostegno ed alla valorizzazione di personalità che nella propria vita abbiano realizzato “opere di significativa utilità e valore sociale”. La cerimonia di consegna si terrà presso la sede dell’associazione Russia Cristiana a Seriate (Bg). L’Associazione è stata fondata nel 1957 da padre Romano Scalfi allo scopo di far conoscere in Occidente “le ricchezze della tradizione spirituale, culturale e liturgica dell'ortodossia russa”; di favorire il dialogo ecumenico sulla base del “contatto vivo di esperienze”; di contribuire alla presenza cristiana in Russia. Questi obiettivi sono stati perseguiti attraverso diversi strumenti sia durante il regime sovietico, sia durante la perestrojka, sia nell'attuale contesto sociale ed economico – si legge nel sito dell’associazione www.russiacristaiana.org – caratterizzato da “insicurezza e da un clima spirituale dove sono ancora vive le conseguenze dell'ateismo militante e forti le suggestioni del consumismo”. (R.P.)

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    24 Ore nel Mondo



    Israele allenta le misure di emergenza adottate dopo l'attentato al Collegio rabbinico

    ◊   L'esercito israeliano ha annunciato di aver tolto la scorsa notte il blocco totale sulla Cisgiordania che aveva imposto dopo la strage al collegio rabbinico Merkaz ha-Rav di Gerusalemme di giovedì, nel quale sono morti otto allievi. Sulle prospettive di una tregua il nostro servizio.


    Il blocco avrebbe dovuto essere rimosso già ieri ma è stato prorogato per 24 ore. In ogni caso, la rimozione del blocco poi avvenuto non significa che vengano tolte tutte le restrizioni all'ingresso dei palestinesi in territorio israeliano, in vigore da molti anni. Guardando poi a Gaza, c’è il fatto che i vertici militari israeliani hanno ricevuto, negli ultimi giorni, istruzione dal governo di ridurre al minimo le operazioni nella Striscia di Gaza. Durante il fine settimana sembra sia stata raggiunta una tacita intesa con Hamas per una riduzione della violenze, su base reciproca. Tel Aviv, in questa fase, si astiene dal compiere raid e si limita a compiere attività di prevenzione di lanci di razzi dal nord della Striscia verso il Neghev. In Israele non si parla per ora di tregua, ma solo di una “pausa fragile, di tempo limitato e non ufficiale”. Intanto la Casa Bianca annuncia che il vice presidente americano Dick Cheney si recherà in missione in Medio oriente a partire da domenica prossima. Cheney visiterà Oman, Arabia Saudita, Israele, Cisgiordania e Turchia. Obiettivo indicato dalla Casa Bianca: “Affrontare argomenti di interesse comune con partner chiave” degli Stati Uniti.

    Gerusalemme
    Un braccio di ferro è in corso fra la polizia di Gerusalemme e la famiglia di Ala Abu Dheim, il palestinese che giovedì ha ucciso otto seminaristi nel collegio rabbinico Merkaz ha-Rav prima di essere ucciso a sua volta. I familiari hanno cercato la scorsa notte di dargli sepoltura, ma la polizia israeliana lo ha impedito all'ultimo momento quando ha notato che nel rione arabo di Jabel Mukaber, dove abitava l'attentatore, si era radunata una folla di migliaia di palestinesi. Una fonte della polizia ha spiegato che Israele non consentirà che i funerali di Abu Dheim siano trasformati in una manifestazione politica di esaltazione del massacro. La famiglia Abu Dheim, secondo la polizia, deve limitarsi dunque a un funerale in forma privata. Intanto il primo ministro di Israele Ehud Olmert (Kadima) non è gradito nel collegio rabbinico (yeshivà) Merkaz ha-Rav di Gerusalemme. Lo ha detto oggi uno dei dirigenti dell'istituto, il rabbino Haim Steiner, confermando così notizie secondo cui la yeshivà nazionalista ha declinato l'idea di ricevere una visita di condoglianze di Olmert per via della sua disponibilità politica a un profondo ritiro dalla Cisgiordania. Ha, invece, ricevuto insulti e percosse durante la sua visita di condoglianze la ministro laburista per l'Istruzione Yuli Tamir. Anche il capo dello Stato, Shimon Peres, ha rinunciato a visitare. Il collegio Merkaz ha-Rav è considerato un importante punto di riferimento per il movimento dei coloni in generale, e in particolare per la sua corrente più nazionalista.

    Iraq
    Quattro sanguinosi attentati nelle ultime ore in Iraq. Due civili sono rimasti uccisi in due esplosioni a Baghdad, per un ordigno e per un’autobomba. Diversi i feriti. L’ordigno è esploso al passaggio di una pattuglia militare USA nel viale Palestina, nella zona Est della capitale irachena. Eventuali perdite subite dalla pattuglia americana non sono state rese note a causa dell'isolamento imposto da parte delle truppe statunitense nella zona dell'esplosione. Attentatori suicida, invece, a Diyala e a Moqdadya, cittadine a nord-est di Baghdad. Nel primo caso almeno 4 i morti e 24 i feriti. Nel secondo caso, in cui una donna si è fatta esplodere di fronte all'abitazione del capo tribale sunnita, Thaer Saggban al-Karkhi, sono rimasti uccisi il figlio e la figlia dell’uomo e a una delle sue guardie del corpo. C’è da dire che Al Qaeda in Iraq ricorre sempre più spesso ai kamikaze con corpetti esplosivi e sempre più spesso a donne da quando la massiccia presenza di muri e barriere di cemento armato ha reso più difficile gli attentati con autobomba. Al Qaeda inoltre ha più volte preso di mira le unità locali di sicurezza, nate dai Comitati per il risveglio, frutto dell'alleanza fra il governo di Baghdad e i capi tribali sunniti per isolare gli insorti e i terroristi.

    Iran
    Almeno sette studenti sono stati arrestati in seguito a tafferugli con la polizia nell'Università di Shiraz, nel sud dell'Iran, secondo quanto scrive oggi il quotidiano "Kargozaran". Mohammad Mehdi Ahmadi, il responsabile dell'Associazione islamica degli studenti dell'ateneo, organizzazione di tendenza riformista, ha detto che gli incidenti sono avvenuti quando è stata impedita senza preavviso una conferenza in cui avrebbero dovuto prendere la parola due importanti esponenti riformisti: Hassan Yussefi-Eshkevari, un ex mullah già incarcerato per quattro anni e spogliato dell'abito religioso per le sue critiche al regime, e Abolfazl Bazargan, figlio del defunto Mehdi Bazargan, il primo capo del governo dopo la rivoluzione, costretto dopo alcuni mesi alle dimissioni dall'ala più intransigente del regime.

    Pakistan
    Cinque islamici sospettati di essere implicati nell'assassinio dell'ex premier pachistana Benazir Bhutto sono stati trasferiti al tribunale antiterrorismo di Rawalpindi, vicino Islamabad, dove è stato consegnato loro l'atto di accusa. I cinque, Aitzaz Shah, Hasnain Gul, Abdul Rashid, Sher Zaman e Rafaqat, sono detenuti dal 6 marzo nel carcere di massima sicurezza di Adiala, a Rawalpindi. Una nuova udienza si svolgerà il 18 marzo per rendere le accuse ancora più dettagliate. Il primo marzo, la polizia ha formalmente accusato il capo presunto di al Qaeda in Pakistan, Baitullah Mehsud, di essere l'istigatore dell'attentato, accusa che è stata rigettata dal diretto interessato.

    Libano
    Il presidente del Parlamento libanese e leader sciita d'opposizione, Nabih Berri, prevede che la seduta parlamentare in programma domani per eleggere il nuovo capo dello Stato scorso sarà rinviata per la sedicesima volta consecutiva. Lo ha riferito oggi il quotidiano panarabo 'Ash-Sharq al-Awsat', citando lo stesso Berri. “Il perdurare dell'attuale situazione porterà a un nuovo rinvio, il sedicesimo consecutivo, della seduta per eleggere il presidente della Repubblicà", ha scritto il giornale, citando Berri, che non ha comunque ancora ufficialmente comunicato alcun rinvio. Dal 24 novembre scorso, dopo la conclusione del mandato dell'ex capo dello Stato, Emile Lahoud, è vacante la carica di presidente della Repubblica, che in base agli equilibri politico-confessionali libanesi spetta a un cattolico-maronita. Berri ha anticipato che “il prossimo appuntamento elettorale potrebbe esser fissato intorno al 25 marzo prossimo, prima del vertice della Lega Araba", previsto a Damasco per il 29 e 30 del mese. I deputati dell'opposizione libanese guidata dal movimento sciita Hezbollah hanno fatto fallire i quindici precedenti tentativi per eleggere un nuovo presidente della Repubblica, facendo mancare il prescritto quorum di due terzi. L'opposizione richiede di avere un potere di veto in un nuovo governo di “unità nazionale”, prima di porre fine al vuoto istituzionale alla massima carica dello Stato, eleggendo il successore di Lahoud. La richiesta dell'opposizione viene però respinta dalla maggioranza parlamentare antisiriana che sostiene il governo del premier Siniora.

    Spagna, ancora quattro anni per il governo Zapatero
    Il Partito socialista del premier ha vinto le elezioni politiche di ieri con il 43,71% dei voti, pari a 169 seggi su 350. I popolari di Mariano Rajoy hanno raccolto invece il 40,13%, pari a 154 deputati, 6 in più delle ultime elezioni. Tutti i commentatori indicano come i veri sconfitti di queste elezioni i partiti più piccoli, su base regionali: il CIU (nazionalisti catalani) con il 3% sono gli unici che confermano i dieci seggi che avevano; arretrano i nazionalisti baschi del PNV che con l'1,23% perdono un deputato, fermandosi a 6 seggi; dura perdita per l'Izquierda Unida che ottiene solo il 3,82% e 2 parlamentari contro i 5 della precedente legislatura; netto calo anche per gli indipendentisti catalani dell'ERC che con l'1,15% cedono 5 seggi e ne conservano solo 3. Il premier uscente José Louis Rodriguez Zapatero ha detto che con il loro voto gli “spagnoli hanno parlato chiaro e hanno deciso di aprire una nuova fase senza tensioni, senza astio”. Sull’affermazione di Zapatero, Stefano Leszczynski ha raccolto il commento di Antonio Pelayo, corrispondente in Italia per Antena Tres:


    R. – È una vittoria netta, su questo non si discute. Ha un margine sufficiente per poter considerarsi vincitore, ma bisogna anche dire che non ha ottenuto quello che lui cercava e che era la maggioranza assoluta. Quello che è confermato da questa elezione è un grande bipolarismo, che risponde a quello che succede nella società spagnola. Sono due blocchi che vedono le cose e i problemi in modo diverso e sono quasi egualitari, perché il partito popolare, anche se è stato battuto, è cresciuto molto, ha ottenuto il migliore risultato degli ultimi anni.

    D. – Si temeva che l’astensionismo potesse in qualche modo influenzare queste elezioni...

     
    R. – Effettivamente, la partecipazione popolare è stata alta - un po’ meno del 2004 - ed è frutto di una campagna molto tesa e frutto di una legislatura, dove i toni critici di un partito verso l’altro e di tutti verso tutti sono stati veramente esasperati e a volte deplorevoli. Io credo che la maturità del popolo spagnolo abbia voluto imporre ai partiti uno stop e credo cominci, dunque, una nuova tappa in Spagna. Speriamo che sia più costruttiva e più cooperativa di quella che è appena finita.

     
    D. – Gli ultimi quattro anni di governo Zapatero sono stati segnati da una forte polemica con il mondo ecclesiale. I prossimi quattro anni, secondo lei, vedranno un miglioramento delle relazioni?

     
    R. – Devo dire che tra i primi telegrammi che ha ricevuto il cardinale Rouco Varela, appena eletto presidente della Conferenza episcopale, è stato quello del presidente Zapatero. E poi il cardinale Rouco stesso nella sua prima conferenza stampa ha promesso al governo – in quel momento non si sapeva se sarebbe stato di nuovo un governo socialista o un governo popolare – una cooperazione leale come quella che corrisponde ad una Chiesa in uno Stato democratico. Io credo che sia da augurarsi che i rapporti siano migliori.

    Rischi per la crescita economica
    Il boom dei prezzi del petrolio e delle commodities, così come quello dei beni e dei prodotti agroalimentari, pone “rischi alla crescita ed all'inflazione a livello globale”. Lo ha dichiarato il presidente della BCE, Jean-Claude Trichet, nelle vesti di numero uno del G10, riunitosi oggi a Basilea presso la Banca per i regolamenti internazionali.

    Il PAM denuncia: tra banditismo e pochi fondi grave crisi aiuti in Darfur
    Tra banditismo rampante e mancanza di fondi (soprattutto per gli indispensabili spostamenti aerei) è grave crisi per gli aiuti alimentari in Darfur, la regione martire dell'Ovest del Sudan, stremata da oltre cinque anni di guella civile. L'allarme è stato lanciato oggi a Khartoum dal PAM, Programma Alimentare Mondiale, organizzazione ONU, in un comunicato ricevuto anche a Nairobi. Per quanto riguarda il banditismo, il PAM segnala che le strade sono ormai pericolosissime: dall'inizio dell'anno - parlando solo di mezzi di trasporto dell'organizzazione alimentare dell'ONU - sono stati attaccati e derubati cinque veicoli con passeggeri, e sequestrati 45 camion che trasportavano aiuti d'emergenza, 37 dei quali sono scomparsi, come 23 autisti. Un quadro che rende oltre che rischiosi, molto lunghi e complessi i trasporti. Tutto ciò, alla vigilia della stagione delle piogge -maggio ottobre- in cui i numero delle persone che hanno bisogno di aiuti d'emergenza aumenterà almeno del 50 per cento rispetto ai due milioni ai quali occorre sopperire normalmente; ciò in una situazione in cui le strade saranno anche tecnicamente percorribili solo, e non tutte, con estrema difficoltà. Il che impone il ricorso a piccoli aerei o elicotteri, l'Humanitarian Air Service, a cui però per l'anno in corso non è stato garantito nemmeno il limitato budget fornito l'anno scorso, che era di 77 milioni di dollari. Insomma, spiega la nota del PAM, si prospettano mesi ancor più tragici del solito per la martoriata popolazione del Darfur.

    Armenia
    Il presidente uscente dell'Armenia, Robert Kociarian, ha revocato alcune delle restrizioni previste dallo stato di emergenza di 20 giorni decretato il primo marzo scorso dopo gli scontri di piazza a Erevan tra opposizione e polizia, conclusi con la morte di otto persone e il ferimento di altre 131. Lo riferiscono le agenzie. Le restrizioni cancellate riguardavano la sospensione dell'attività di alcuni partiti e di alcune organizzazioni politiche e l'espulsione delle persone non residenti nella capitale colpevoli di aver violato le norme dello stato di emergenza. La decisione è stata presa alla luce del fatto che la situazione appare in via di stabilizzazione. Nel frattempo la procura generale ha reso noto di aver contestato a 59 persone l'accusa di aver partecipato a disordini di massa. I tumulti di piazza erano scoppiati dopo una protesta dell'opposizione per contestare i risultati delle elezioni presidenziali, conclusesi con la vittoria al primo turno del premier, e delfino di Kociarian, Serge Sarkisian.

    Sri Lanka
    Una violenta esplosione ha colpito questa mattina la capitale dello Sri Lanka, Colombo, uccidendo almeno una persona e ferendone altre tre. L'esplosione, secondo la polizia, è stata causata da una bomba fatta esplodere nel quartiere Tamil di Wellawatte.

    Birmania
    La leader dissidente storica birmana, Aung San Suu Kyi ha incontrato l'inviato speciale delle Nazioni Unite per la Birmania, Ibrahim Gambari, per la seconda volta in due giorni. La notizia è stata confermata da funzionari birmani e dell'ONU. Non sono stati rivelati i contenuti del colloquio, che si è svolto nella stessa residenza governativa dove si era tenuto quello precedente di sabato. Suu Kyi, 62 anni, premio Nobel per la pace, è stata privata della libertà per la maggior parte degli ultimi 18 anni. Gambari, arrivato in Birmania giovedì per la sua terza missione di mediazione fra la giunta militare, che governa il Paese col pugno di ferro dal 1962, e l'opposizione, ripartirà in serata. Gambari ha cercato di mediare per ottenere la presenza di osservatori internazionali al referendum di maggio sulla nuova costituzione proposta dalla giunta e alle elezioni previste per il 2010, le prime dal 1990 vinte da San Suu Kyie e della sua Lega nazionale per la democrazia (NLD) e annullate. La giunta ha fatto sapere di aver respinto la proposta di ricevere osservatori.

    Malaysia
    Si è insediato ufficialmente, nonostante gli appelli alle dimissioni lanciati dopo la sconfitta elettorale, il primo ministro malese Adullah Ahmad Badawi. Il capo del governo ha prestato giuramento, in costume tradizionale, durante una cerimonia al palazzo reale. Intanto, gli appelli alle dimissioni continuano a giungere dal suo stesso partito. Annunciata per le prossime ore una conferenza stampa a Penang. Il servizio di Stefano Vecchia:

    Il voto del 70 per cento degli 11 milioni degli aventi diritto sui 26 milioni di abitanti, ha dato la vittoria morale al leader dell’opposizione ed ex vice primo ministro e ministro degli Esteri, Anwar Ibrahim. Ibrahim era stato costretto ad abbandonare la vita politica nel 1998 e successivamente incarcerato con accuse in parte legate al suo ruolo istituzionale, in parte a vicende personali poi ridimensionate. Impossibilitato a concorrere direttamente, Ibrahim ha visto il movimento fondato dalla moglie vincere 82 seggi nel nuovo parlamento in alleanza con il partito di azione democratica ed i musulmani moderati del partito islamico panmalese. Debolezza nella gestione del Paese, il forte senso delle minoranze, quella indiana e cinese ma anche cristiani, di essere discriminati a favore dei malesi musulmani, hanno contribuito alla crisi del Barisan. (Per la Radio Vaticana, Stefano Vecchia)

    Scontri in Nepal tra rifugiati tibetani e polizia
    Centinaia di rifugiati tibetani in Nepal si sono scontrati con la polizia nella capitale Kathmandu quando hanno cercato di raggiungere l'ambasciata cinese, in occasione del 49esimo anniversario della rivolta in Tibet contro l'occupazione cinese e la conseguente fuga del Dalai Lama in India. Due poliziotti e tre manifestanti sono rimasti feriti negli scontri. Quattromila tibetani si sono riuniti al tempio Buddha, a Kathmandu. Il Dalai Lama ha abbandonato la capitale tibetana, Lhasa, nel 1959 e vive ora a Dharamsala in India. Oggi, il capo spirituale dei buddisti tibetani, nobel per la pace nel 1989, ha denunciato la repressione perpetrata dalla Cina in Tibet, ricordandone “le violazioni dei diritti dell'uomo in proporzioni enormi e inimmaginabili, fino alla negazione della libertà religiosa”.

    Venezuela
    Il governo venezuelano ha deciso, ieri sera, di ristabilire le relazioni diplomatiche con la Colombia, rotte l'1 marzo dopo l'intervento militare di Bogotà contro una base delle FARC in Ecuador. Lo rende noto il Ministero degli esteri a Caracas. In un comunicato si afferma che, dopo il risultato ottenuto nel vertice del Gruppo di Rio a Santo Domingo, il Venezuela "ha deciso di ristabilire il normale funzionamento delle sue relazioni diplomatiche con il governo della Repubblica di Colombia". A questo fine il governo venezuelano procederà a "trasferire immediatamente il personale diplomatico" incaricato di esercitare la rappresentanza in Colombia, mentre ha informato la "sorella Repubblica colombiana" di avere “la migliore disposizione per ricevere a Caracas, nel più breve tempo possibile, il personale diplomatico” che Bogotà vorrà inviare. (Panoramica internazionale a cura di Fausta Speranza)

     

    Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LII no. 70

     
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