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Sommario del 08/03/2008

Il Papa e la Santa Sede

  • Benedetto XVI alla plenaria della Cultura: la Chiesa è minacciata dalla secolarizzazione, bisogna rafforzare il dialogo tra scienza e fede e richiamare l'umanità ai "valori alti"
  • E' morto il cardinale ghanese Peter Poreku Dery: aveva 89 anni. Il cordoglio del Papa
  • La partecipazione di Benedetto XVI alla tragedia del lavoro di Molfetta
  • Visita del Papa al Centro giovanile internazionale ‘San Lorenzo’ a 25 anni dalla sua istituzione
  • Altre udienze e nomine
  • Il Papa presiederà giovedì prossimo in San Pietro un rito penitenziale con la confessione di alcuni fedeli
  • Dialogo interreligioso al centro della penultima giornata del cardinale Bertone in Azerbaigian
  • Si riunisce in Vaticano la Commissione istituita da Benedetto XVI per studiare la situazione della Chiesa in Cina
  • Emergenza fame: intervento di mons. Volante alla sessione della FAO per il Medio Oriente
  • Oggi su "L'Osservatore Romano"
  • Oggi in Primo Piano

  • Tregua nella crisi andina: il commento di padre Lombardi
  • L'ombra del terrorismo sulle elezioni in Spagna
  • 8 marzo, Giornata internazionale per i diritti delle donne
  • Nuove polemiche per l'esumazione del corpo di Padre Pio
  • La Chiesa ricorda San Giovanni di Dio, fondatore dei Fatebenefratelli e patrono degli infermi e degli ospedalieri
  • Il Gen Verde a Roma con il musical "La coperta del mondo"
  • Il commento di don Massimo Serretti al Vangelo della Domenica
  • Chiesa e Società

  • Rapporto della Croce Rossa sulle vittime dimenticate delle guerre dall'Iraq alla Bosnia
  • Il 40% delle donne partorisce senza assistenza sanitaria: la denuncia dell'UNICEF
  • "Non basta una legge per cambiare la mentalità che discrimina le donne": il messaggio del cardinale Gracias all'India in occasione dell'8 marzo
  • Terra Santa: i leader cristiani di Gerusalemme scrivono a Omert e Abu Mazen per chiedere la pace
  • L'ultima lettera pastorale del patriarca latino di Gerusalemme Mons. Sabbah
  • Concluso il pellegrinaggio di solidarietà dei vescovi svizzeri in Terra Santa
  • Alluvioni: decine di migliaia gli sfollati in Angola; nuovo pericolo per il Mozambico
  • Nigeria: la Cattedrale della Santissima Trinità di Onitsha diventa la prima Basilica Minore del Paese
  • "Votate per il bene comune": l'esortazione della Chiesa ai fedeli e a tutti i cittadini della Malaysia in vista delle elezioni generali
  • Una ricerca svela l'impossibilità della pratica religiosa nella Corea del Nord
  • Vietnam: appello di un vescovo ai medici per il rispetto della vita nascente
  • Nuovo slancio alla missione della Compagnia di Gesù in Oceania
  • In corso a Palermo l'incontro dei segretari di Giustizia e Pace delle Conferenze episcopali europee nel ricordo di don Puglisi
  • 24 Ore nel Mondo

  • Il Consiglio di Sicurezza dell'ONU si divide sulla condanna all'attentato al Collegio rabbinico di Gerusalemme
  • Il Papa e la Santa Sede



    Benedetto XVI alla plenaria della Cultura: la Chiesa è minacciata dalla secolarizzazione, bisogna rafforzare il dialogo tra scienza e fede e richiamare l'umanità ai "valori alti"

    ◊   La secolarizzazione, con i suoi condizionamenti che portano fino alla negazione di Dio, è penetrata, “già da tempo”, anche all’interno della Chiesa. L’affermazione di Benedetto XVI apre il suo intervento rivolto, questa mattina, ai partecipanti alla plenaria del Pontificio Consiglio della Cultura, che nei giorni scorsi si è riunita per dibattere sul tema “La Chiesa e la sfida della secolarizzazione”. Per vincere tale sfida, ha affermato il Papa, bisogna puntare sui “valori alti dell’esistenza” e sul dialogo rispettoso tra scienza e fede. Il servizio di Alessandro De Carolis:


    Nella città secolarizzata, c’è spazio per capire e vivere ciò che l’arcivescovo Gianfranco Ravasi, nel suo indirizzo di saluto al Papa, ha definito una “sana secolarità”: si tratta della consapevolezza che il mondo non va idolatrato perché c’è una dimensione ideale che lo supera. La secolarizzazione, invece, ne è l’opposto. Essa è lo spazio nel quale la trascendenza smette di essere un punto verso il quale rivolgere lo sguardo, che invece preferisce concentrarsi, secondo il Papa, su uno “sterile culto dell’individuo”. Di Dio per la secolarizzazione si può fare a meno, perché è come - secondo la nota formula - “se non esistesse”. Con i teologi e i docenti della plenaria della Cultura, Benedetto XVI è tornato a stigmatizzare quella “superbia della ragione” che sta alla base di un modo, molto diffuso e contemporaneo, di intendere l’esistenza. Si tratta di una “minaccia” - ha constatato con allarme - che non colpisce solo i credenti immersi nel mondo, ma anche l’interno stesso della Chiesa:

     
    “Snatura dall’interno e in profondità la fede cristiana e, di conseguenza, lo stile di vita e il comportamento quotidiano dei credenti. Essi vivono nel mondo e sono spesso segnati, se non condizionati, dalla cultura dell’immagine che impone modelli e impulsi contraddittori, nella negazione pratica di Dio: non c’è più bisogno di Dio, di pensare a Lui e di ritornare a Lui. Inoltre, la mentalità edonistica e consumistica predominante favorisce, nei fedeli come nei pastori, una deriva verso la superficialità e un egocentrismo che nuoce alla vita ecclesiale”.

     
    In questo contesto culturale, ha osservato Benedetto XVI, “c’è il rischio di cadere in un’atrofia spirituale e in un vuoto del cuore, caratterizzati talvolta da forme surrogate di appartenenza religiosa e di vago spiritualismo”. E dunque:

     
    “Si rivela quanto mai urgente reagire a simile deriva mediante il richiamo dei valori alti dell’esistenza, che danno senso alla vita e possono appagare l’inquietudine del cuore umano alla ricerca della felicità: la dignità della persona umana e la sua libertà, l’uguaglianza tra tutti gli uomini, il senso della vita e della morte e di ciò che ci attende dopo la conclusione dell’esistenza terrena”.

     
    Ricordando l’idea basilare che indusse Giovanni Paolo II a istituire il dicastero vaticano della cultura - proprio per “incontrare” su questo terreno le istanze dell’uomo contemporaneo – Benedetto XVI ha ripetuto la necessità di rafforzare in modo “fecondo” il dialogo tra scienza e fede, così da smascherare in certo senso le pretese di quella regione che “si ritiene sufficiente a se stessa”. L’“incontro con le culture” e il dialogo scienza-fede, ha affermato il Papa:

     
    “È un confronto tanto atteso dalla Chiesa, ma anche dalla comunità scientifica, e vi incoraggio a proseguirlo. In esso la fede suppone la ragione e la perfeziona, e la ragione, illuminata dalla fede, trova la forza per elevarsi alla conoscenza di Dio e delle realtà spirituali. (…) Questo dialogo continui nella distinzione delle caratteristiche specifiche della scienza e della fede. Infatti, ognuna ha propri metodi, ambiti, oggetti di ricerca, finalità e limiti, e deve rispettare e riconoscere all’altra la sua legittima possibilità di esercizio autonomo secondo i propri principi; entrambe sono chiamate a servire l’uomo e l’umanità, favorendo lo sviluppo e la crescita integrale di ciascuno e di tutti”.

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    E' morto il cardinale ghanese Peter Poreku Dery: aveva 89 anni. Il cordoglio del Papa

    ◊   Il Papa ha espresso in due diversi telegrammi il suo profondo cordoglio per la morte, giovedì scorso a Tamale, in Ghana, del cardinale Peter Poreku Dery, arcivescovo emerito di Tamale. Il 10 maggio prossimo avrebbe compiuto 90 anni. Benedetto XVI ha ricordato come il porporato abbia svolto "la predicazione del Vangelo in condizioni difficili, con l'amore di un padre, grande zelo e semplicità di cuore, sempre attento alle esigenze dei poveri". Il cardinale Poreku - ha sottolineato il Papa - lascia "una luminosa eredità di preghiera, umile obbedienza alla volontà di Dio e amore del prossimo".

    Quarto di dieci figli, il cardinale Poreku apparteneva alla religione tradizionale dei Dagaaba. Convertito al cristianesimo dopo aver incontrato i Missionari d'Africa, è diventato a 32 anni il primo sacerdote del suo gruppo etnico. Consacrato vescovo nel 1960 da Giovanni XXIII, fu il primo a introdurre l'inculturazione liturgica nella propria diocesi componendo anche canti liturgici accompagnati da strumenti tradizionali. Impegnato nella formazione dei laici, ha fondato numerose scuole promuovendo l’istruzione. Per il suo contributo alla promozione dello sviluppo integrale della persona umana ha ricevuto premi e riconoscimenti ed ha ricoperto prestigiosi incarichi civili: è stato infatti membro del Consiglio di Stato e del «Ghana Education Service Council». È stato anche membro del Pontificio Consiglio per i Laici, coordinatore del Consiglio panafricano dei Laici, rresponsabile dell'organizzazione dell'apostolato laico in 9 aree africane e per due mandati presidente della Conferenza episcopale del Ghana. Nel 2006 Benedetto XVI lo aveva creato cardinale non elettore in considerazione dei servizi da lui resi alla Chiesa “con esemplare fedeltà ed ammirevole dedizione”.

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    La partecipazione di Benedetto XVI alla tragedia del lavoro di Molfetta

    ◊   Grande partecipazione ieri pomeriggio ai funerali dei cinque operai morti nella tragedia del lavoro di Molfetta. Alle esequie, svoltesi all'interno della chiesa di Santa Maria della Pace, a Molfetta, erano presenti moltissimi i cittadini e diverse autorità politiche che hanno voluto dare l’ultimo saluto ai lavoratori deceduti a causa delle esalazioni di un’autocisterna. Anche Benedetto XVI ha voluto esprimere la sua partecipazione in un telegramma inviato al vescovo della diocesi pugliese, mons. Luigi Martella. Nel messaggio, a firma del cardinale segretario di Stato Tarcisio Bertone, Benedetto XVI, assicurando la sua preghiera, esprime “la sua paterna e affettuosa vicinanza ai familiari delle persone tragicamente scomparse e all’intera comunità molfettese, esprimendo viva partecipazione al loro dolore”.

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    Visita del Papa al Centro giovanile internazionale ‘San Lorenzo’ a 25 anni dalla sua istituzione

    ◊   Benedetto XVI si recherà domattina presso la Chiesa romana di San lorenzo "in Piscibus" per celebrare una Messa in occasione del 25.mo anniversario del Centro internazionale giovanile San Lorenzo, voluto da Giovanni Paolo II. La nostra emittente seguirà l'evento a partire dalle 9.50. Ma per saperne di più su questo Centro giovanile Giovanni Peduto ha intervistato il responsabile mons. Francis Kohn:


    R. – Il Papa Giovanni Paolo II lo ha voluto 25 anni fa per accogliere, qui a Roma, tutti i giovani che vengono in pellegrinaggio, per essere quindi un centro di accoglienza, di preghiera, di formazione ed anche di evangelizzazione. E’ diventato anche un punto di riferimento molto importante per tutti i giovani studenti o lavoratori che sono a Roma e restano a viverci per alcuni anni. Da più di 25 anni il Centro ha quindi questa missione di accogliere tanti giovani soli o in gruppi che vengono a Roma, dando loro un aiuto spirituale ed anche concreto per organizzare i pellegrinaggi. E’ un luogo situato accanto a San Pietro e caratterizzato da una bellissima chiesa romanica forse poco conosciuta, proprio perché nascosta, dove molti giovani hanno fatto questa esperienza personale dell’incontro con il Signore, vedendo la loro vita cambiata.

     
    D. – Come vi state preparando per accogliere il Santo Padre?

     
    R. – E’ per noi una grande gioia. Sono in corso ovviamente tanti preparativi ed è per noi anche l’occasione di coinvolgere tutti questi giovani che lavorano nel Centro. Il Centro dipende dal Pontificio Consiglio per i Laici, ma fin dall’inizio è animato da una piccola squadra della Comunità dell’Emmanuel, con l’aiuto di diversi movimenti e diverse comunità. Questa era la volontà del Consiglio, di affidare cioè a movimenti ed associazioni di giovani l’animazione del Centro. E’ la prima volta che viene il Papa Benedetto XVI, ma non è la prima volta che ci viene a trovare Ratzinger. E’, venuto diverse volte da cardinale, anche perché vengono spesso invitati molti vescovi e cardinali della Curia Romana o soltanto di passaggio a Roma per celebrare la Messa per questi giovani. Il cardinale Ratzinger è, dunque, venuto diverse volte ed ha molto apprezzato il Centro in passato ed è stato anche lui molto apprezzato dai giovani quando è venuto per celebrare la Messa. E’, dunque, per tutti noi una grande gioia ed una grande attesa, perché aspettiamo la conferma della vocazione del Centro. Sapendo che questa Messa del 9 marzo rappresenterà l’inaugurazione di una settimana di festività, caratterizzata da grandi eventi, soprattutto da giovedì 13 marzo alla domenica delle Palme 16 marzo.

     
    D. – Si tratta, infatti, della settimana che ci prepara alla Domenica delle Palme che è la Giornata mondiale della Gioventù. Vuole parlarci di queste iniziative?

     
    R. – Posso dire brevemente che il giovedì 13 marzo, che è il giorno dell’anniversario dell’istituzione del Centro e che corrisponde esattamente all’incontro annuale del Santo Padre con i giovani di Roma, sarà celebrata la Messa, in serata, presieduta dal cardinale Rylko, alla quale seguirà una veglia animata dalla diocesi di Roma e la Croce delle GMG verrà portata dalla Basilica di San Pietro fino a San Lorenzo dopo l’incontro con il Papa. Anche il venerdì sarà caratterizzato da una Messa e da una veglia di preghiera con la Comunità di Taizé, che ha animato in passato il Centro con diversi movimenti. Tutta la mattina di sabato, che per noi è molto importante, sarà dedicata ad un momento di riflessione e di testimonianze di tante persone che nel passato hanno collaborato al centro. Sarà una giornata conviviale caratterizzata da una serata che si svolgerà proprio intorno alla Croce della GMG, che sarà animata dai giovani della comunità dell’Emmanuel. Il tutto si concluderà esattamente con la Domenica delle Palme, che avrà quest’anno la stessa tematica della GMG di Sydney, incentrata sullo Spirito Santo. Il Papa ha voluto, infatti, che a Sydney venisse approfondita la persona dello Spirito Santo, affinché i giovani del mondo, cristiani e non, possano conoscere personalmente lo Spirito Santo e quindi vivere, nella loro vita, della sua presenza, ed affinché questo incontro di Sydney sia per tutta la Chiesa australiana ed universale una nuova Pentecoste, così come ha scritto il Papa nel suo messaggio ai giovani: “una Pentecoste rinnovata”. La tematica scelta dal Papa, tratta dagli Atti degli Apostoli, “Lo Spirito Santo e voi diventerete testimoni nel mondo” rappresenta quindi un invito per tutti i giovani del mondo ad accogliere personalmente lo Spirito Santo che hanno già ricevuto nel Battesimo, a prendere coscienza della sua presenza per diventare quei nuovi evangelizzatori, di cui il mondo ha bisogno.

     
    D. – Ovviamente per le celebrazioni del 25.mo del Centro San Lorenzo saranno presenti non solo giovani romani, ma anche provenienti da altri Paesi…

     
    R. – Certamente, anche perché per il Giubileo del Centro abbiamo invitato tutte le persone responsabili che hanno lavorato e collaborato con il Centro nel passato ed anche i cappellani che hanno lavorato con noi. Ovviamente non tutti potranno essere presenti, ma ce ne sono anche molti che verranno. Questo dimostra quante persone, che hanno dedicato anche soltanto due anni della loro vita e che ora per la maggioranza hanno vent’anni di più e sono spesso sposati e hanno dei figli, oggi dicono che la loro permanenza al Centro, vista proprio come nel cuore della Chiesa, è stata per loro un tempo fondamentale, che ha cambiato la loro vita, la loro impostazione umana e spirituale.

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    Altre udienze e nomine

    ◊   Benedetto XVI ha ricevuto questa mattina anche mons. Ivo Scapolo, arcivescovo tit. di Tagaste, nunzio apostolico in Randa, e un altro gruppo di presuli della Conferenza episcopale del Guatemala, in visita "ad Limina”.

    Il Santo Padre ha nominato membri della Congregazione per le Chiese Orientali i cardinali: Giovanni Battista Re, prefetto della Congregazione per i Vescovi, Ivan Dias, prefetto della Congregazione per l’Evangelizzazione dei Popoli, e William Joseph Levada, prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede.

    Il Papa ha nominato il cardinale Godfried Danneels, arcivescovo di Malines-Bruxelles, Suo Inviato Speciale alle celebrazioni del 1350.mo anniversario di nascita di San Willibrordo, che avranno luogo a Lussemburgo dall’11 al 13 maggio 2008.

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    Il Papa presiederà giovedì prossimo in San Pietro un rito penitenziale con la confessione di alcuni fedeli

    ◊   Giovedì prossimo 13 marzo, alle ore 17, Benedetto XVI presiederà nella Basilica di San Pietro il Rito per la Riconciliazione di più penitenti con la confessione e l’assoluzione individuale. Alla celebrazione prenderanno parte in particolare i giovani della diocesi di Roma. Lo ha reso noto il Maestro delle Celebrazioni Liturgiche Pontificie, mons. Guido Marini.

    “La celebrazione – sottolinea mons. Marini - rappresenta anche un invito rivolto a tutti i fedeli perché vivano il tempo immediato di preparazione alla Pasqua del Signore, a conclusione dell’itinerario penitenziale della Quaresima, come momento propizio per la riconciliazione penitenziale, in modo da giungere purificati alla celebrazione dei Sacramenti pasquali”.

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    Dialogo interreligioso al centro della penultima giornata del cardinale Bertone in Azerbaigian

    ◊   Giornata all’insegna del dialogo interreligioso per il segretario di Stato vaticano, cardinale Tarcisio Bertone, ancora in visita in Azerbaigian. Il porporato, dopo aver visitato la moschea di Baku, ha partecipato alla preghiera di benvenuto nella Cattedrale russa ortodossa auspicando che si possa quanto prima “esprimere in modo visibile l’unità della Chiesa”. A seguire il segretario di Stato ha visitato la sinagoga della capitale azera e ha pranzato con il capo dei musulmani del Caucaso riaffermando che la tolleranza religiosa è “l’acquisizione di un’elevata civiltà”. Domani la conclusione del viaggio. Il servizio di Benedetta Capelli:


    “Per noi cristiani il dovere dell’amore reciproco è tanto più urgente”. Con queste parole il cardinale segretario di Stato Tarcisio Bertone si è rivolto ai fedeli della Chiesa ortodossa russa di Baku, da poco restaurata dopo essere stata distrutta e profanata. Nella preghiera di benvenuto, il porporato - ringraziando per l’accoglienza ricevuta - ha ricordato le intenzioni del Concilio Vaticano II in base alle quali sostenere “il ricchissimo patrimonio liturgico e spirituale degli Orientali è di somma importanza per custodire fedelmente la pienezza della tradizione cristiana e per condurre a termine la riconciliazione d’Oriente e d’Occidente”. Armonizzare le differenze in nome dell’unica “fede in Gesù Cristo, Signore e Salvatore” è l’auspicio del cardinal Bertone affinché si possa realizzare quanto prima e così “in modo visibile” l’unità della Chiesa. Rivolgendo, a nome del Papa, una preghiera per Alessio II, Patriarca di Mosca e di tutte le Russie, è stata sottolineata la “concreta fraternità cristiana” in Azerbaigian dove i fedeli cattolici furono privati della loro Chiesa a causa della “violenza ateistica” ma dove trovarono accoglienza e condivisione nella chiesa ortodossa. Un episodio ricordato già da Giovanni Paolo II nella sua visita in Azerbaigian nel 2002. Il segretario di Stato ha poi rivolto il suo pensiero alla comunità ortodossa, alle famiglie, ai bambini, agli anziani che si "sentano fieri della loro appartenenza alla Santa Chiesa”. A loro ha chiesto poi preghiere per il Papa e per quanti lo aiutano nel suo ministero petrino.

     
    All’insegna della tolleranza religiosa il saluto rivolto al capo dei musulmani del Caucaso, durante un incontro al quale hanno partecipato anche i capi religiosi della Chiesa ortodossa russa e della comunità ebraica. Il cardinal Bertone ha ringraziato il leader musulmano per l’impegno con il quale lavora in nome della tolleranza religiosa intesa come “caposaldo della civiltà” azera e come “un faro a cui mirare con sempre decisa convinzione”. Il compito di Sheykh-ul-Islam, al quale Benedetto XVI ha consegnato in passato un’alta Onorificenza Pontificia, mostra in concreto come le “religioni non debbano essere mai strumentalizzate, mai creare conflitti e contrapposizioni”. In proposito la Santa Sede, ha detto il cardinal Bertone, è vicina a quanti nel mondo promuovono una vera comprensione e una proficua convivenza fra religioni diverse, nel rispetto e nella stima reciproci. Il porporato ha poi ricordato l’incontro del leader musulmano con Giovanni Paolo II a Baku ricambiato in Vaticano. Un colloquio che suscitò grande impressione nel mondo cattolico e che rappresentò uno degli ultimi impegni ufficiali per Papa Wojtyla già gravemente malato. Il cardinal Bertone ha poi sottolineato la “squisita sensibilità” dei musulmani nel partecipare ai funerali del Santo Padre in Piazza San Pietro. Tolleranza religiosa come “acquisizione di elevata civiltà” è il concetto che Benedetto XVI ha voluto consegnare al cardinal Bertone per la sua visita nella Repubblica Caucasica. “Il modo migliore – ha detto il segretario di Stato- per garantire ai popoli e ai Paesi una prosperità che sia frutto dell’impegno comune”, nel pieno sostegno da parte della Santa Sede di chi “vede nella tolleranza e nello scambio reciproco un arricchimento e una crescita nell’umanità”. Ringraziando per il banchetto offerto, il cardinale ha ricordato come per una parte della Chiesa cattolica condividere il cibo sia “simbolo dell’impegno a continuare insieme anche nell’edificazione di un mondo dove ci si comprenda”, ci si impegni nel rispetto dei valori che danno dignità all’uomo e rendono l'umanità "fraterna e solidale”.

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    Si riunisce in Vaticano la Commissione istituita da Benedetto XVI per studiare la situazione della Chiesa in Cina

    ◊   Dal 10 al 12 marzo prossimo si riunirà, in Vaticano, la Commissione che Benedetto XVI ha istituito per studiare le questioni di maggiore importanza, relative alla vita della Chiesa in Cina. Lo rende noto la Sala Stampa vaticana. Fanno parte della Commissione i superiori dei dicasteri della Curia Romana, che sono competenti in materia, e alcuni rappresentanti dell’episcopato cinese e di congregazioni religiose. “In questa prima riunione – rileva la Sala Stampa - si prenderanno in esame le reazioni alla Lettera, che il Santo Padre ha indirizzato ai cattolici cinesi il 27 maggio 2007. Si approfondirà il ricco contenuto del documento pontificio e, alla luce di esso, si considereranno i principali aspetti della vita della Chiesa in Cina”.

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    Emergenza fame: intervento di mons. Volante alla sessione della FAO per il Medio Oriente

    ◊   “Sanare le situazioni di emergenza fame, di scarsità di cibo, malnutrizione, specialmente in quelle aree del pianeta dove il bisogno si aggrava”. È l’obiettivo ricordato da mons. Renato Volante, Osservatore Permanente della Santa Sede presso la FAO, nel suo intervento alla 29esima sessione della Conferenza regionale per il Medio Oriente, che si è svolta al Cairo dal 1° al 5 marzo. Mons. Volante ha ribadito il “diritto di ogni individuo e di ogni comunità a non essere vittima della fame” e ha poi parlato delle problematiche aperte in materia di agricoltura. Ricordando gli Obiettivi del Millennio di ridurre drasticamente il numero di persone che soffrono la fame entro il 2015, il rappresentante della Santa Sede ha parlato di strategie di sviluppo rurale. Ha spiegato come “l’attività agricola e la produzione di cibo debbano essere coniugate con accurate scelte, adeguate politiche interne e internazionali e linee guida che dovrebbe ricevere il supporto delle tecnologie”. “Combinare – ha aggiunto mons. Volante – il sapere e le pratiche tradizionali con il know-how innovativo che deriva dal progresso tecnico e scientifico è senza dubbio una sfida per i Paesi del Medio Oriente. Altro obiettivo indicato da non dimenticare: “non determinare situazioni differenti tra le persone o limitare le possibilità di alcuni”.(A cura di Fausta Speranza)

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    Oggi su "L'Osservatore Romano"

    ◊   Nell'informazione internazionale, intervento della Santa Sede sull'emergenza climatica.

    Articolo di Pierluigi Natalia sul voto di domani in Spagna: in 35 milioni alle urne per rinnovare il Congresso dei deputati e parte del Senato.

    In segno di omaggio a tutti i lettori bergamaschi, riproposto, in cultura, un articolo comparso ventotto anni fa sul settimanale "L'Osservatore della Domenica" per il centenario de "L'Eco di Bergamo".

    Profili di donne nella mistica medioevale: una sintesi dell'intervento di Andre Perroux in occasione del seminario (dal 9 al 14 a Lisbona) sul tema "Prospettive di una Theologia Cordis oggi" organizzato dai Dehoniani.

    Pietro Pietraroia illustra una mostra su Tiziano alle Gallerie dell'Accademia di Venezia.

    Un articolo, nell'informazione religiosa, sulla missione del cardinale Tarcisio Bertone in Azerbaigian.

    Il presidente dell'Istituto superiore di scienze religiose di Milano, Claudio Stercal, sintetizza la giornata di studio sul tema: "Insegnamento della religione e interdisciplinarità nella scuola: teorie ed esperienze".

    Nicola Gori intervista monsignor Gianfranco Girotti, vescovo reggente della Penitenzieria a conclusione del corso sul foro interno.

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    Oggi in Primo Piano



    Tregua nella crisi andina: il commento di padre Lombardi

    ◊   “Formuliamo un appello urgente ai capi di Stato affinché, basandosi sulla antica saggezza e sul patrimonio cristiano dei suoi popoli, rinuncino alle opzioni violente”. Così, i presidenti delle 22 Conferenze episcopali dell’America Latina e dei Caraibi nella dichiarazione resa pubblica ieri, poco prima che nella Repubblica Dominicana durante la XX Riunione del “Gruppo di Rio”, a sorpresa e con gesti clamorosi, i Presidenti della Colombia, Venezuela, Ecuador e Nicaragua hanno deciso, almeno per ora, di mettere fine alla grave crisi che durante una settimana ha fatto temere una guerra. Il servizio di Luis Badilla:


    Mentre il presidente colombiano Alvaro Uribe chiedeva scusa ai suoi colleghi e riconosceva di aver violato la sovranità territoriale dell’Ecuador e stringeva le mani a Hugo Chávez, Rafael Correa e Daniel Ortega, i vescovi latinoamericani formulavano un “appello urgente ai capi di Stato affinché, senza risparmiare nulla trovassero le soluzioni che favoriscano la pace e la concordia”. Durante la prima parte della riunione del Gruppo di Rio, presenti i leader di 17 Paesi, un duro scambio di opinioni, scivolato a un certo punto anche negli insulti, faceva presagire il peggio.

     
    Fondamentale nella momentanea composizione della crisi il ruolo politico e diplomatico del presidente della Repubblica Dominicana, Leonel Fernández, non solo per i suoi accorati appelli alla pace e al dialogo, ma anche perché ha saputo guidare la discussione con abilità ed intelligenza mettendo in evidenza i punti deboli delle posizioni dei 4 Paesi. Per superare la crisi, ha fatto capire Fernández, queste nazioni troveranno nel resto dell’America Latina ogni tipo di solidarietà e sostegno. Per portare la regione verso un conflitto armato, ha detto, “non ci potrà essere mai nessuna solidarietà”. D’altra parte il presidente dominicano ha prospettato, ricevendo l’appoggio di tutti, anche se con alcune sfumature da parte del Venezuela, che ormai le FARC “sono una questione regionale e non solo colombiana. A violare le sovranità territoriali sono per prime le FARC, ha detto Fernández, e perciò occorre prendere coscienza che le crisi di ieri e di oggi non hanno come causa determinati comportamenti dei governi bensì la spregiudicatezza dei gruppi armati la cui principale pericolosità – come abbiamo visto in questi giorni – è quella di mettere uno contro l’altro i nostri popoli”.

     
    I prossimi giorni saranno decisivi per capire la sincerità e la serietà di questi gesti di riconciliazione che la comunità internazionale accoglie con sollievo e speranza; gesti che i vescovi latinoamericani avevano auspicato con forza e chiarezza. La stampa latinoamericana ritiene che la “crisi è stata superata, ma non risolta” poiché mancano i passi ufficiali promessi da più parti e, soprattutto perché le radici profonde della questione non sono state rimosse: in concreto, da un lato la sfiducia politica reciproca tra Caracas e Bogotá e, dall’altro, una posizione condivisa da tutti i Paesi riguardo alle FARC. Un primo segnale sul lungo cammino ancora da percorrere, è l’annuncio del governo dell’Ecuador che ha dichiarato di “non essere in grado di ristabilire subito i rapporti diplomatici con la Colombia e di voler attendere nuovi fatti”.

     
    Sulla crisi andina ascoltiamo il commento del nostro direttore padre Federico Lombardi:


    Le gravi tensioni degli ultimi giorni fra Colombia, Ecuador e Venezuela hanno bruscamente richiamato la nostra attenzione sui rischi per la pace nel Continente americano. Rischi seri e concreti, perché si passa dalle parole ai fatti, con l’uso delle armi e i movimenti di truppe. Inoltre, la crisi può allargarsi e diventare regionale, come dimostra la rottura dei rapporti diplomatici fra Nicaragua e Colombia nei giorni scorsi.

     
    “Nulla è perduto con la pace, tutto può essere perduto con la guerra” hanno ripetuto instancabilmente i Papi di fronte alle situazioni di conflitto. I conflitti alimentano l’odio, l’irrazionalità dei nazionalismi e scavano barriere e divisioni profonde, provocano morte e assurde sofferenze per moltissimi innocenti, turbano anche le situazioni interne dei popoli, con danno della vita ordinata e dell’esercizio normale dei diritti. Anche se ci rendiamo ben conto della complessità della situazione e degli interessi coinvolti, occorre assolutamente cercare le soluzioni per le vie del negoziato e delle mediazioni diplomatiche. Per fortuna, le ultime notizie aprono prospettive di pacificazione e di speranza. Ma la pace vera è sempre frutto di un lavoro paziente e profondo.

     
    Giustamente gli episcopati dei Paesi coinvolti alzano la loro voce in favore della pace, e anche i Presidenti delle Conferenze Episcopali della regione fanno appello concordi all’impegno di tutti, a cominciare dai governanti, per favorire soluzioni ragionevoli e pacifiche delle controversie. C’è da augurarsi che in un continente in cui la tradizione cristiana è antica e profonda, in cui i popoli si considerano giustamente fratelli per i loro molti vincoli queste voci vengano ascoltate. Ad esse si unisce naturalmente la solidarietà spirituale e la preghiera di tutta la Chiesa, che ha sempre la pace fra i popoli fra le sue aspirazioni più alte ed intense.

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    L'ombra del terrorismo sulle elezioni in Spagna

    ◊   Unanime condanna in Spagna per l’uccisione, da parte dell’organizzazione terroristica basca dell’Eta, dell’ex consigliere socialista, Isaias Carrasco, avvenuta ieri nella cittadina basca di Mondragon. Una ferma deplorazione del terrorismo è arrivata dai vescovi spagnoli. In vista delle elezioni di domani, i due grandi partiti, che si contendono la guida del governo, i socialisti del premier Zapatero e i popolari di Rajoy, dopo aver sospeso la campagna elettorale nell’ultima giornata, sembrano orientati a fare fronte comune contro il terrorismo, abbandonando le divisioni del passato. Il servizio di Giancarlo La Vella:


    Verranno celebrati oggi pomeriggio a Mondragon i funerali dell’assessore Carrasco, 822.ma vittima in 40 anni di insensata violenza terroristica dell’Eta. I due avversari di domani, Zapatero e Rajoy ieri si sono recati in visita ai familiari della vittima. L’intero fronte politico spagnolo, in un documento unitario, ha condannato l’episodio, che getta il Paese iberico nel dramma di quattro anni fa, quando, proprio prima delle elezioni, Madrid venne sconvolta dagli attentati islamici alla stazione di Atocha. Ferma la condanna del terrorismo da parte dalla Conferenza episcopale spagnola. I presuli in una nota definiscono il terrorismo “una pratica perversa, del tutto incompatibile con una visione morale della vita”. La Conferenza episcopale esprime, inoltre, cordoglio e vicinanza alla famiglia della vittima ed invita tutti i fedeli al ricordo nella preghiera. Unica voce dissonante, quella di Batasuna, il partito fuorilegge braccio politico dell'Eta. La formazione clandestina, rifiutando di condannare l’attentato, ha affermato che “la giostra delle condanne” non aiuta a trovare una soluzione al conflitto, ma punta solo a “colpevolizzare gli indipendentisti”. Intanto, nel difficile clima, domani 35 milioni di elettori sono chiamati alle urne per eleggere il nuovo parlamento, che rimarrà in carica per i prossimi 4 anni. I sondaggi della stampa spagnola danno un vantaggio di alcuni punti percentuali il Partito Socialista sul Partito Popolare, ma diversi osservatori invitano alla prudenza, ricordando che, anche in passato, le previsioni dei sondaggi non sono mai state confermate dal voto effettivo nelle ultime quattro elezioni. Sull’esito delle consultazioni potrebbe influire l’astensionismo.

     
    Sui motivi e sulle conseguenze di questa nuova fiammata di violenza terroristica in Spagna alla vigilia delle elezioni, Stefano Leszczynski ha sentito Alfonso Botti, docente di Storia Contemporanea presso l’Università di Urbino.


    R. – La presenza del terrorismo nelle elezioni spagnole è una costante. Sembra che questa volta sia riuscita, non dico a ricompattare le divergenze tra socialisti e popolari, però a far ritrovare quell’unità contro il terrorismo, che si era costituita con il patto antiterrorista proposto da Zapatero nell’ultima legislatura Aznar e che poi gli attentati di Atocha del marzo del 2004 avevano mandato in frantumi.

     
    D. – Uno dei forti timori in vista di queste elezioni è quello dell’astensionismo. Un evento come quello capitato ieri può spingere gli spagnoli invece ad andare a votare come segnale di ribellione nei confronti del terrorismo?

     
    R. – Sì, questa è una possibilità. In effetti, il problema che peserà sull’esito della competizione elettorale è relativo al tasso di astensionismo. I realisti sostenevano che una partecipazione superiore al 75 per cento avrebbe favorito i socialisti, e inferiore, invece, favorito i popolari. Io credo che l’attentato di ieri offra una spinta ai cittadini spagnoli ad andare a votare, se non altro per testimoniare la loro adesione al sistema democratico e a chi, invece, se ne è chiamato fuori, continuando ad utilizzare questi metodi.

     
    D. – Secondo lei, dopo questo attentato le tematiche che spingeranno gli elettori a scegliere l’uno o l’altro schieramento saranno ancora quelle di tipo etico-sociale o saranno più influenzate da un’emotività del momento?

     
    R. – Anche nella situazione che si era creata prima dell’attentato, io non credo che le motivazioni fossero di tipo etico-sociale quelle fondamentali che spingevano al voto, ma ancora una volta quelle dell’organizzazione territoriale dello Stato, della possibilità di dialogo con il terrorismo per una fuoriuscita dalla lotta armata, un dialogo con varie comunità autonome, che chiedevano maggiori trasferimenti di autonomia dal centro alla periferia. Adesso è molto difficile capire come giochi l’attentato rispetto a queste motivazioni.

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    8 marzo, Giornata internazionale per i diritti delle donne

    ◊   Si celebra oggi, 8 marzo, la Giornata internazionale per i diritti delle donne, sotto l'egida dell'ONU, sul tema "Investire nelle donne e nelle ragazze". Ancora oggi nel mondo i diritti delle donne sono spesso violati. D'altra parte, insieme alla necessaria azione della comunità internazionale, è importante anche "proporre alle giovani non modelli di vita astratti, ma testimonianze concrete”: è questo l’invito di Cristiana Dobner, carmelitana scalza, in occasione di questa Giornata. Intervenuta nel recente Convegno promosso dal Pontificio Consiglio per i Laici per il 20.mo anniversario della Lettera Apostolica di Giovanni Paolo II Mulieris Dignitatem, la religiosa spiega così, al microfono di Silvia Gusmano, qual è, a suo avviso, la battaglia più importante sul fronte della promozione dei diritti delle donne nel mondo:


    R. – Creare nella donna la consapevolezza di dover ritrovare se stessa, partendo da sé, e quindi puntando sull’educazione. Manca un’educazione anche scolare nella donna, in molti Paesi; e mancano anche spazi sociali e familiari adeguati. Quindi, una donna che sia capace di collocarsi all’interno della Parola di Dio e lasciarsi quasi coprire, avvolgere dalla Parola di Dio, ma che sia anche aperta alle sollecitazioni del mondo.

     
    D. – Recentemente, Benedetto XVI ha richiamato l’irriducibilità della differenza tra uomo e donna; numerose correnti politiche e culturali, tuttavia, vanno in una direzione opposta, oggi...

     
    R. – Sì. Soprattutto il gender. A mio avviso, c’è una grande sfida culturale, che noi dovremmo essere capaci di affrontare per poter proporre tutta la profondità ontologica della Parola di Dio, che ci ha creati uomo e donna. Nel contempo, tentare di capire oggi come uomo e donna vengano letti dalla cultura contemporanea, ma anche da un’antropologia evangelica.

     
    D. – E per quanto riguarda la presenza della donna nella Chiesa, ritiene che qualcosa sia cambiato in questi 20 anni dalla Lettera apostolica “Mulieris dignitatem” di Giovanni Paolo II?

     
    R. – Relativamente, sì. Nel senso che si è prestata più attenzione alla donna. Da un punto di vista concreto e di efficienza, mi pare che si muovano i primi passi. Però, bisognerebbe davvero creare degli spazi di evangelizzazione tipici della donna, non in concorrenza con un’evangelizzazione maschile o soltanto presbiterale. Trovare la modalità specifica della donna nella Chiesa, oggi.

     
    D. – Come immagina questa modalità specifica?

     
    R. – Potrebbe essere riportata ad una evangelizzazione nel senso di educazione evangelizzatrice, partendo da una predicazione della Parola, da una riflessione teologica seria.

     
    D. – Nel recente convegno della Chiesa sulla donna, lei è intervenuta sul tema “Il senso religioso al femminile”. Qual è il modello di questo senso religioso, e in cosa consiste?

     
    R. – Miriam di Nazareth è la donna evangelica che più, a mio avviso, ha colto anche quelle che sono le dinamiche odierne a cui noi prestiamo molta attenzione. Mi riferisco al riflettere, al partire da sé. Quando Maria si è trovata dinanzi all’evento di Gesù e ne è rimasta scossa – perché i verbi greci che si usano non sono verbi di riflessione pacata, ma di turbolenza, di fatica – Miriam di Nazareth è stata capace di riflettere e di agire di conseguenza. Da qui mi pare che debba dipanarsi ogni sentire religioso della donna.

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    Nuove polemiche per l'esumazione del corpo di Padre Pio

    ◊   “La verità sull’esumazione e sulla ricognizione canonica del corpo di San Pio da Pietrelcina è stata, talvolta, distorta da un’opera di divulgazione di false notizie”. E’ quanto si legge in un comunicato diffuso dai Frati Minori di San Giovanni Rotondo a seguito della notizia riportata dalla stampa dell’iscrizione nel registro degli indagati dell’arcivescovo di Manfredonia, mons. Domenico D’Ambrosio. Si tratta di un “atto dovuto” da parte dei magistrati visto che la denuncia di “violazione di sepolcro e vilipendio del corpo del Santo” è stata presentata dall’Associazione “Pro Padre Pio” alla procura della Repubblica di Foggia. Paolo Ondarza ha raccolto il commento di Stefano Campanella, direttore di TeleRadio Padre Pio:


    R. – L’arcivescovo e i frati cappuccini esprimono piena fiducia nell’azione dei magistrati, ben consapevoli che tutto quello che è stato fatto è avvenuto con tutte le autorizzazioni, sia quelle canoniche, sia quelle civili, per cui auspicano che presto la magistratura si pronunci per ripristinare la verità che è stata oscurata da notizie poco attendibili.

     
    D. - L’esumazione dei corpi di Santi è una pratica diffusa nella storia della Chiesa...

     
    R. – E’ un’antichissima tradizione della Chiesa. Prima si veneravano soprattutto i corpi dei primi discepoli di Gesù e le spoglie dei martiri. Poi si è passati a venerare i corpi di tutti i Santi. Fino ad alcuni anni fa era addirittura obbligatoria la riesumazione del corpo di un Santo. Adesso è diventata una prassi che continua ad essere eseguita e che è stata eseguita anche, in contemporanea con quella di Padre Pio, per il corpo di Pier Giorgio Frassati. Per cui non si capisce come mai per Padre Pio si debbano invocare dei reati inesistenti.

     
    D. – A fronte di queste polemiche, c’è un dato di fatto, le 120 mila prenotazioni dei fedeli per venerare le spoglie del Santo dal 24 aprile...

     
    R. – Questa è una risposta che sottolinea come i devoti di Padre Pio non soltanto abbiano visto nella giusta direzione, la stessa dell’arcivescovo, questo evento per l’esumazione, ma hanno tutti un attaccamento filiale verso quest’uomo, tanto da volerlo vedere e pregare dinanzi alla sua salma il prima possibile.

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    La Chiesa ricorda San Giovanni di Dio, fondatore dei Fatebenefratelli e patrono degli infermi e degli ospedalieri

    ◊   Oggi la Chiesa celebra la memoria liturgica di San Giovanni di Dio, patrono dei malati e degli operatori sanitari. E’ il Santo che fondò, circa 500 anni fa, l’Ordine Ospedaliero dei Fatebenefratelli. Il servizio di Amedeo Lomonaco:


    La vita di San Giovanni di Dio è un itinerario verso la santità attraverso strade impervie: nasce nel 1495 a Montemor–o–Novo, in Portogallo, in una famiglia modesta. Trascorre gli anni della gioventù come pastorello e poi si arruola nell’esercito. Ha la passione per il gioco e in seguito ad una storia di furto è condannato a morte per impiccagione. Viene graziato quando ha già il cappio al collo. Nel 1532 prende parte alla difesa di Vienna assediata dai turchi. Con i pochi risparmi decide quindi di diventare venditore ambulante di libri e immagini religiose. Nel 1539 avviene la svolta: ascolta un sermone di Giovanni d’Avila e rimane sconvolto. E’ vera conversione. Il suo shock è così forte da sembrare pazzo. Viene ricoverato all’Ospedale reale, dove a quei tempi la malattia mentale si curava con frusta e catene. Viene presto riconosciuto sano e rimesso in libertà. Giovanni decide allora di dedicare il resto della sua vita ai poveri e agli ammalati. Fonda il suo primo ospedale e chiede l’elemosina per gli infermi dicendo: “Fratelli, fate il bene a voi stessi dando l’elemosina ai poveri”, intendendo che chi aiuta il prossimo fa anzitutto il proprio interesse spirituale. Muore l’8 marzo del 1550 stringendo nelle mani un crocifisso.

     
    San Giovanni di Dio è come uomo un esempio di disponibilità e apertura verso il prossimo. La sua è stata una vita in movimento, un’esperienza continua di mutamento ma anche di stabilità nella generosità. E questa generosità, poco a poco, si è trasformata in fede, in amore verso Dio che svela il vero volto del fratello ferito nella carne e nel cuore. Questo messaggio continua oggi ad essere un imprescindibile richiamo per l’Ordine ospedaliero dei Fatebenefratelli. Ascoltiamo, fra Giancarlo Lapic, segretario particolare del generale e consigliere nazionale dell’Ordine di San Giovanni di Dio:

     
    “San Giovanni di Dio ci ha lasciato l’esempio di una fede vissuta in profonda comunione con il prossimo. Una fede vissuta – possiamo dire – secondo le intenzionalità di Dio, che non privilegia un rapporto esclusivo con Lui senza contemplare la presenza del prossimo sofferente e bisognoso. Possiamo sintetizzare questo vissuto di San Giovanni di Dio nella fede con una parola: ‘l’ospitalità’. Questa parola sintetizza tutta l’eredità spirituale e carismatica che San Giovanni di Dio ci ha lasciato e che anima da 500 anni tutto il nostro ordine”.

     
    Povertà, castità e obbedienza sono i tre voti classici comuni a tutti gli ordini religiosi. I Fatebenefratelli aggiungono un quarto voto, quello appunto dell’ospitalità. Cosa significa vivere questo carisma? Ancora fra Giancarlo Lapic:

     
    “Sintetizzare i primi tre voti andando incontro al prossimo, al prossimo sofferente e portandogli questo amore di Dio, questa prossimità sorprendente, una prossimità che privilegia l’uomo nel dolore, che libera l’uomo dal male. Credo che proprio qui stia la grandezza dell’ospitalità che svela al mondo l’amore incondizionato di Dio”.

     
    La coincidenza della memoria liturgica di San Giovanni di Dio con la festa della donna rappresenta, inoltre, un momento particolare di riflessione sul grande significato che il mondo femminile ha per il mondo dei malati. Fra Marco Fabello, direttore della rivista Fatebenefratelli:

     
    “Mi sembra che la presenza femminile nell’ambito del mondo del malato sia, anche per i malati stessi, assolutamente significativa sia per l’aspetto materno, che la donna ha in sé, sia per la capacità di relazione con le persone. Nella storia della Chiesa, così come nella storia stessa dell’esistenza, sappiamo che la donna è quella che per prima ha avuto una costante presenza con i malati”.

     
    Tutto nella vita del paziente è misurato, programmato nel tempo come in una tabella di marcia. Curare, però, è anche rispondere ai bisogni del malato tenendo conto delle sue sensazioni ed emozioni. Come incanalare allora in una cornice di autentica comprensione e attenzione la relazione con il paziente? Ancora fra Marco Fabello:

     
    “Ci sono diverse opportunità e le scuole, le università possono aiutare questa realizzazione, anche se al momento attuale ciò non è favorito dall’insegnamento universitario. In secondo luogo, bisogna però pensare che non si può usare il medico e l’infermiere come se fossero una macchina in una catena di montaggio. Io non credo che ci possa essere cura del malato o cura di una malattia se non c’è prima la cura della persona”.

     
    L’Ordine Ospedaliero di San Giovanni di Dio conta oltre 1500 religiosi. I Fatebenefratelli offrono un servizio qualificato con circa 300 opere in 49 nazioni. Ogni giorno, 40 mila collaboratori, tra religiosi, medici, infermieri, impiegati e volontari assistono in media 35 mila pazienti, avvalendosi anche del sostegno di oltre 300 mila benefattori.

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    Il Gen Verde a Roma con il musical "La coperta del mondo"

    ◊   Torna a Roma dopo 7 anni, con il nuovo musical dal titolo “La coperta del mondo”, il Gen Verde, la band nata dall’esperienza del Movimento dei Focolari fondato da Chiara Lubich. In cartellone concerti nelle carceri romane, workshop con gli studenti, per concludere questa sera alle ore 21.00 con lo spettacolo all’Auditorium di via della Conciliazione. Le 24 artiste di 13 nazionalità si alternano sul palco in una varietà di linguaggi espressivi e di stili musicali. Già nel titolo dello spettacolo “ La coperta del mondo” l’essenza della loro esperienza, come spiega al microfono di Gabriella Ceraso, Anna Conte, una delle artiste:


    R. – Una delle prime idee nate per questo spettacolo era proprio questa di riuscire ad esprimere anche coreograficamente che la varietà si può comporre, armonizzare. E’ nata allora l’idea di questo patchwork: pezzi di stoffa con fogge e colori dei vari Paesi del mondo, che immaginiamo sia fatto di fili di solidarietà, di fraternità, di tutti quei gesti in positivo che ognuno di noi può fare nella sua giornata, unendosi, formano questo tessuto che ridà calore alla società di oggi.

     
    (musica)

     
    D. - Il musical si snoda sul dialogo tra due persone di diversa convinzione, una credente e l’altra agnostica, sui grandi temi dell’esistenza. E’ il confronto che si ritrova nella realtà di oggi, sotto forma spesso di scontro acceso. Voi offrite possibili risposte ad un dialogo del genere?

     
    R. – Noi offriamo delle possibili risposte che nascono comunque dalla nostra esperienza di vita. Credere che con chiunque sia sempre possibile dialogare, quando c’è il rispetto, la volontà di capire l’altro e non solo di voler affermare qualcosa, ma di donare ciò che sono e ciò che ho come una proposta. E lì può nascere, dall’altra parte, anche il farsi conoscere, il farsi amare, rispettare e su questo si dialoga. Ognuno ha qualcosa di positivo da offrire.

     
    D. – Qual è il messaggio che vorreste lasciare agli spettatori?

     
    R. – Vorremmo che la gente potesse uscire dicendo “Anch’io posso provare a costruire questo ponte con un altro”. Bisogna avere un forte rispetto dell’altro e credere che ogni essere umano è un dono per me.

     
    D. – Qual è la risposta che avete raccolto nel tempo davanti alle platee più internazionali che avete conosciuto?

     
    R. – Con qualunque popolo, a qualunque latitudine, abbiamo trovato più punti in comune che punti di divisione. Ci unisce comunque questo desiderio di costruire una società più giusta, di volere un mondo diverso, di cercare dei valori per cui vivere. Abbiamo proprio sperimentato l’universalità del valore dell’unità, della fraternità, un valore che comunque si ritrova in tutte le religioni, in tante filosofie.

     
    (musica)

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    Il commento di don Massimo Serretti al Vangelo della Domenica

    ◊   Nella quinta Domenica di Quaresima la Liturgia ci propone il Vangelo della risurrezione di Lazzaro. Gesù giunge a Betania dove l’amico è morto ormai da quattro giorni. Ai discepoli confida che questo evento “non è per la morte, ma per la gloria di Dio”. Quindi incontra le due sorelle di Lazzaro, Marta e Maria, si commuove profondamente e scoppia in pianto. Prima di risuscitarlo dice:

    “Io sono la risurrezione e la vita; chi crede in me, anche se muore, vivrà; chiunque vive e crede in me, non morrà in eterno”.

     
    Su questo brano evangelico, ascoltiamo il commento del teologo, don Massimo Serretti, docente di Cristologia alla Pontificia Università Lateranense:


    A Marta è morto il fratello da quattro giorni e Gesù le dice: «Io sono la risurrezione e la vita!» Ella non può comprendere il rapporto che c'è tra quel che Gesù afferma di sé e il fatto che suo fratello giace morto nel sepolcro da quattro giorni.

     
    Marta crede nella risurrezione e crede anche che Gesù sia il Cristo, cioè, il Messia, il Figlio del Dio vivo. Ma Gesù vuol condurre la sua fede verso una più grande perfezione mostrandole qualcosa in più del mistero della Sua identità e, conseguentemente, mostrandole l'implicazione con la sua concreta realtà esistenziale presente: con suo fratello che giace morto e con il suo dolore.

     
    Senza questo affondo nel mistero della persona di Gesù e senza l'intersezione con il suo momento di dolore e di morte, la fede di Marta rimane ancora troppo staccata dalla sua reale esistenza e da quella di Gesù.

     
    «Io sono, sono io la risurrezione e la vita!» Allora, non è il passato ad essere decisivo in ultima istanza («se tu fossi stato qui»), ma il presente, la Sua presenza qui e ora e l'aver parte a Lui, non a qualcosa che Lui darà, o a qualcosa di Lui, ma proprio a Lui, a Lui stesso. «Sono io la risurrezione e la vita». Il miracolo è che la Sua presenza riapre la vita nel mio presente, liberandolo dai ceppi di un passato irrimediabilmente chiuso.

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    Chiesa e Società



    Rapporto della Croce Rossa sulle vittime dimenticate delle guerre dall'Iraq alla Bosnia

    ◊   Ashwak, un’irachena rifugiata in Giordania, ha perso le tracce del marito: “Ho cercato ovunque, in tutte le prigioni e istituti forensi. Ho cercato per più di quattro mesi. Ho sempre ricevuto la stessa risposta: non è qui. Ma spero ancora”. Sono migliaia le donne che, come Ashwak, hanno perso in guerra il marito, il padre o un figlio e che si ritrovano impreparate a prendere il posto dei loro cari dispersi. A loro, vittime dimenticate dei conflitti, riferisce l'Agenzia Misna, il Comitato internazionale della croce rossa (Icrc) dedica il centenario della Giornata internazionale della donna. “Non sapere cosa sia successo a mariti, padri, fratelli è una dura realtà per le donne in guerra. Da una parte nella loro società non sono spose, né vedove, stanno in mezzo. Dall’altra parte ricade su di loro il sostentamento delle loro famiglie” commenta Jamila Hammani, dell’ufficio iracheno della Croce Rossa, citando le testimonianze delle vedove della guerra irachena e bosniaca e sollecitando gli Stati a “prendere le misure necessarie a chiarire il destino dei dispersi e ad aiutare le famiglie nelle loro ricerche quotidiane”. Il destino incerto dei dispersi ha infatti ripercussioni sulla vita di chi rimane: senza un certificato di morte, le donne non possono rivendicare diritti di proprietà o eredità. Talora perdono la tutela della loro prole o viene loro negata la possibilità di risposarsi. Secondo Florence Tercier, che guida il programma della Croce Rossa per le donne vittime delle guerre, sono 12.832 i dispersi – di cui 1402 donne – in Bosnia, 5986 – tra cui 223 donne – in Sri Lanka e 1128 in Nepal. In Rwanda il 23% delle donne è rimasta vedova dopo il genocidio del 2004 e leggi discriminatorie hanno vietato loro di ereditare la terra o chiedere prestiti. Da qui l’invito dell’Icrc alle autorità interessate perchè “sostengano le donne nella loro lotta per la sopravvivenza propria e delle loro famiglie”. (R.P.)

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    Il 40% delle donne partorisce senza assistenza sanitaria: la denuncia dell'UNICEF

    ◊   L’UNICEF in occasione dell’8 marzo richiama l'attenzione sulla necessità di interventi per migliorare la salute materna e aumentare la scolarizzazione delle bambine. Ogni anno muoiono mezzo milione di donne in gravidanza o partorienti e, come ha affermato Ann M. Veneman, Direttore Generale UNICEF, “i dati dell’Organizzazione mondiale della Sanità dimostrano che un bambino orfano di madre ha maggiori probabilità di morire prima dei due anni di età, rispetto a un bambino che ha la madre in vita”. Le cause della mortalità materna variano notevolmente tra regioni e Paesi, ma la mortalità è molto più elevata nei Paesi a reddito più basso, in particolare nell’Africa sub-sahariana. In Africa occidentale e centrale in media il rischio che una donna muoia di parto è di 1 su 17, contro 1 su 8.000 nei paesi industrializzati. Si stima che attualmente una donna in gravidanza su 4 non riceva alcuna assistenza prenatale e che oltre il 40% partorisca senza l’assistenza di personale qualificato. Tra i progressi segnalati, “pur essendo la strada ancora molto lunga” un numero maggiore di iscrizioni scolastiche tra le bambine somale. In Somalia l’organizzazione internazionale sta affrontando alcuni dei fattori che impediscono alle bambine di frequentare la scuola, compresa la carenza di impianti igienici. (S.G.)

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    "Non basta una legge per cambiare la mentalità che discrimina le donne": il messaggio del cardinale Gracias all'India in occasione dell'8 marzo

    ◊   “Nella Giornata mondiale della donna voglio dire a tutte: prendete il posto che vi spetta nella società, è arrivato il vostro momento”. Il cardinale Oswald Gracias, presidente della Conferenza dei vescovi cattolici dell’India, parla all’agenzia AsiaNews, delle conquiste fatte e del cammino da compiere perché le donne indiane superino pregiudizi atavici. Il cardinale si dice “prudente” sugli esiti del progetto del governo di dare tremila dollari alle famiglie povere per ogni figlia femmina, al fine di combattere la diffusa pratica di aborti e infanticidi di bambine, che soprattutto nelle zone agricole sono viste come un peso economico. Osserva che “non è facile che una legge cambi la mentalità sociale e temo che possa essere sfruttata da persone senza scrupoli. Per dare una vera possibilità di miglioramento alle donne rurali, è invece essenziale aprire scuole primarie vicine a loro, aumentare i centri sanitari e dare maggiore assistenza medica a donne e bambini”. “Occorre - aggiunge il porporato - intervenire sulla mentalità, per la quale la figlia sin da bambina è considerata e trattata da inferiore e subordinata agli uomini”. Il cardinale Gracias ha ricordato poi che "nel Paese sono gestiti da cristiani il 20% degli istituti di istruzione primaria, il 10% dei programmi sanitari, il 25% dei centri di assistenza per orfani e vedove e il 30% di quelli per i portatori di handicap e i malati di Aids e lebbra”. Nel 20.mo anniversario della Lettera di Papa Giovanni Paolo II “Mulieris Dignitatem”, la Conferenza episcopale indiana ha scelto come tema della sessione plenaria il “Miglioramento delle donne nella Chiesa e nella società”. (S.G.)

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    Terra Santa: i leader cristiani di Gerusalemme scrivono a Omert e Abu Mazen per chiedere la pace

    ◊   Un appello per “trovare il modo di porre fine alle violenze, così da liberare tutti noi da questo ciclo infernale di cui siamo vittime”. A lanciarlo “ai leader religiosi e politici di Israele”, i patriarchi Teofilo III, Michel Sabbah, Torkom Manooghian e il Custode di Terra Santa, padre Pierbattista Pizzaballa, a nome di tutti i capi delle Chiese di Gerusalemme, all’indomani della strage nel collegio rabbinico che ha provocato nove morti. In una lettera di condoglianze indirizzata al premier Olmert e al Gran Rabbinato, i leader cristiani riaffermano “la determinazione a lavorare per la pace e per la fine di tutte le violenze. Solo la pace è necessaria e nuove strade devono essere trovate per questa Terra chiamata Santa dall’Onnipotente”. Nel contempo, informa l’agenzia Sir, i leader cristiani di Gerusalemme, con un’altra lettera, indirizzata al presidente palestinese Abu Mazen, esprimono “cordoglio per tutte le vittime di Gaza. Condividiamo – scrivono – la tragedia con il nostro popolo e con tutti coloro che sono esposti alla morte e alla violenza”. Non manca l’esortazione al presidente palestinese perché si adoperi per “l’unità del popolo palestinese” e perché con l’aiuto di Dio “raggiunga un accordo con le autorità israeliane per fermare ogni violenza e lavorare per la pace”. (S.G.)

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    L'ultima lettera pastorale del patriarca latino di Gerusalemme Mons. Sabbah

    ◊   “Il momento della mia partenza è venuto… ho terminato la mia corsa, ho conservato la fede” (2Tm 4,7). È la citazione paolina scelta da mons. Michel Sabbah per titolare la sua ultima lettera pastorale. Il patriarca latino di Gerusalemme, informa l’agenzia Sir, compirà 75 anni il prossimo 19 marzo e dopo che avrà rassegnato le dimissioni per ‘limiti di età’ a succedergli sarà mons. Fuad Twal, suo coadiutore da più di due anni. Nella lettera, 40 pagine in tutto, mons. Sabbah ripercorre i 20 anni nei quali è stato al servizio della Chiesa di Gerusalemme esprimendo la sua riconoscenza “a tutti coloro che ho incontrato in questo tempo”. Non mancano riferimenti all’ecumenismo e al lavoro svolto con le 13 chiese cristiane di Gerusalemme su questa strada e alla vocazione universale della Terra Santa e dei cristiani: “essere testimoni, chiamati ad una vita difficile oggi a causa del conflitto politico e domani per essere luce nella società”. “Davanti al conflitto in atto – aggiunge – i cristiani non possono restare spettatori” ma adoperarsi per la pace anche “con una resistenza non violenta”. Infine una nota personale: “sono entrato in Patriarcato senza denaro e allo stesso modo esco. Non ho conto in banca e non ho debiti. Il Patriarcato ha sempre conosciuto il deficit, ma il Signore ha benedetto la povertà e continuerà a provvedere per permettergli di continuare la sua missione”. (S.G.)

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    Concluso il pellegrinaggio di solidarietà dei vescovi svizzeri in Terra Santa

    ◊   Si è concluso ieri il pellegrinaggio in Terra Santa dei vescovi svizzeri, cominciato lo scorso primo marzo. Da Betlemme alla Galilea, passando per Gerusalemme, i presuli hanno voluto manifestare la loro solidarietà ai cristiani di Terra Santa, ma anche esprimere la loro vicinanza ai due popoli che abitano la regione in un tempo in cui "gli israeliani, i palestinesi e quanti si trovano in Medio Oriente vivono sempre più una situazione traumatizzante". Dopo Betlemme, dove hanno visitato il Baby Caritas Hospital che vive anche grazie alla generosità del popolo svizzero, i presuli sono stati a Gerusalemme. Qui hanno incontrato il Patriarca, Michel Sabbah e il Custode di Terra Santa, padre Pierbattista Pizzaballa, che ha illustrato brevemente il panorama della situazione dei cristiani. Secondo il Padre Joseph Roduit, abate di Saint-Maurice en Valais, "questo pellegrinaggio è stato mosso dalla nostra preoccupazione di aiutare i Cristiani di Terra Santa a rimanere nella loro terra, perché sono i custodi naturali di questi luoghi. Se partiranno, questo Paese perderà la propria identità". "Con la nostra visita – ha aggiunto – abbiamo il desiderio di incoraggiare i pellegrinaggi qui. Perché se i pellegrini vengono, la popolazione locale può vivere dei suoi commerci, della sua industria turistica”. (S.G.)

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    Alluvioni: decine di migliaia gli sfollati in Angola; nuovo pericolo per il Mozambico

    ◊   “Jokwe” è il nome dell'ultima tempesta tropicale che questo fine settimana potrebbe colpire il nord del Mozambico. Qui, rende noto l’agenzia MISNA, a causa della stagione delle piogge, da dicembre sarebbero morte almeno dieci persone e coinvolte in totale non meno di 100 mila. Nel sud dell'Angola, intanto, sono oltre 30 mila gli sfollati a seguito delle piogge torrenziali delle ultime settimane; secondo la stampa locale oltre 50 mila capi di bestiame sarebbero morti nelle inondazioni delle zone più colpite, come la provincia di Kunene, i cui oltre 72 mila ettari di terre coltivate sono stati sommersi da acque alte più di due metri. “Nelle aree intorno ai villaggi la situazione è molto grave” ha detto il coordinatore per la protezione civile, Goncalves Namweya, aggiungendo che, tra gli alluvioni e la lunga siccità degli ultimi mesi, la futura ripresa delle attività agricole si presenta ora oltremodo difficile. In Africa meridionale anche altri Paesi hanno già subito danni a causa della stagione delle piogge. (S.G.)

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    Nigeria: la Cattedrale della Santissima Trinità di Onitsha diventa la prima Basilica Minore del Paese

    ◊   Festeggiamenti oggi in Nigeria per la solenne elezione della prima Basilica Minore della nazione. Si tratta della Basilica della Santissima Trinità di Onitsha, nello Stato di Anambra, informa l’Agenzia Fides. È situata nella parte meridionale della città ed è la prima Cattedrale cattolica ad est del Niger. A presiedere la cerimonia il Cardinale Anthony Okogie, Arcivescovo Metropolita di Lagos. L’edificio sacro è costruito su un terreno elevato che fa parte dei 20 ettari donati ai primi missionari cattolici dai capi locali il 6 gennaio 1886. Custodisce le reliquie del Beato Cyprian Iwene Tansi e le tombe del Vescovo Joseph Shanahan e degli Arcivescovi Caroli Heerey e Stephen Ezeanya. Nel 1920 il Vescovo Joseph Shanahan iniziò la costruzione dell’edificio attuale, che fu completato nel 1935 dal suo successore, l’Arcivescovo Charles Heerey. La Cattedrale fu consacrata il 5 dicembre 1960 ed è stata eretta a Basilica Minore il 28 maggio 2007. Il titolo canonico di “Basilica” viene concesso ad alcune chiese che rispondano a requisiti particolari e prevede alcuni privilegi liturgici e la possibilità di diventare mete di pellegrinaggi. Con l’elevazione della Cattedrale di Onitsha diventano quindici le chiese in Africa che possono fregiarsi del titolo di Basilica Minore. (S.G.)

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    "Votate per il bene comune": l'esortazione della Chiesa ai fedeli e a tutti i cittadini della Malaysia in vista delle elezioni generali

    ◊   Un voto “per il bene comune” della cittadinanza e dell’intera nazione. Il voto “consente di promuovere i valori sociali della nostra fede, come proteggere la dignità della persona e i diritti umani. Serve a costruire una società giusta, dove i lavoratori abbiano un salario che permette un dignitoso sostentamento alle loro famiglie e un’istruzione per i figli. E contribuisce a condizioni di vita realmente umane, non minacciate dal crimine, dal crescente costo della vita, dalla persecuzione religiosa, manifesta o nascosta”. E’ quanto afferma l’appello al voto diffuso dall’Arcidiocesi di Kuala Lumpur e pubblicato sul mensile diocesano Catholic Asian News alla vigilia delle elezioni generali in corso nel Paese oggi. In occasione dell'appuntamento elettorale, informa l’agenzia Fides, i leader della comunità cattolica hanno riproposto gli insegnamenti della dottrina sociale della Chiesa, come la difesa della dignità fondamentale della persona, la tutela dei diritti umani, l’attenzione ai poveri e agli esclusi, la lotta alla corruzione. L’appello diffuso dalla Chiesa ha anche ricordato che “i cattolici hanno il diritto e il dovere di partecipare alla vita politica, richiamando la società a una più profonda comprensione della vita umana e della responsabilità di ciascuno a tale riguardo”. Anche altre confessioni cristiane in Malaysia hanno avviato una campagna di sensibilizzazione invitando i fedeli e tutti i cittadini a “votare in modo saggio e responsabile”, slogan scritto e ripetuto in tutte le lingue che si parlano nelle diverse comunità etniche. I cristiani suggeriscono ai cittadini alcuni criteri per la scelta dei candidati, citando il sostegno alla libertà di coscienza e di religione; l’integrità morale e la lotta alla corruzione; l’impegno per l’uguaglianza e la solidarietà; la tutela dell’ambiente. (S.G.)

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    Una ricerca svela l'impossibilità della pratica religiosa nella Corea del Nord

    ◊   In una recente indagine i rifugiati nordcoreani riferiscono l’impossibilità della loro pratica religiosa. La ricerca è stata condotta da Database Center per i Diritti Umani e le conclusioni sono state così illustrate dal direttore John Yoon Yeo-sang: "I risultati mostrano che sebbene i nordcoreani pratichino, nei limiti della più stretta segretezza, le attività religiose, queste siano in generale impossibili nella loro attuazione". A Seoul, la Commissione episcopale per la riconciliazione delle persone coreane ha supportato l’indagine e ne ha pubblicati i risultati a febbraio. "La ricerca è stata condotta per stabilire la realtà delle religioni presenti nella Corea del Nord attraverso una concreta evidenza, e ciò sarà uno dei principali indicatori per la prospettiva di evangelizzazione del Paese" dice il direttore del Centro, Yoon. Le autorità nordcoreane, da parte loro, hanno subito ribattuto che nel Paese è ufficialmente ammessa la libertà di religione e che si contano circa 500 sedi di culto protestante. Inoltre, sostengono, si sono molte persone che praticano attività religiose sia privatamente che insieme ad altri, e il numero è in forte incremento. Per parte cattolica si sottolinea che la ricerca di Database Center rappresenta un contributo speciale per programmare l'evangelizzazione nelle zone nordcoreane, come anche un dato concreto di valutazione dell'effettiva presenza di libertà religiosa e delle persecuzioni denunciate dagli intervistati. (S.G.)

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    Vietnam: appello di un vescovo ai medici per il rispetto della vita nascente

    ◊   Difendere la sacralità della vita umana e incoraggiare ogni iniziativa per la tutela e il sostegno alla maternità. È l’appello rivolto dal vescovo della diocesi vietnamita di Thai Binh, François Xavier Nguyên Van Sang, e diffuso dall’Osservatore Romano, a circa 150 medici e operatori sanitari cattolici riuniti per la messa nella cattedrale del Sacro Cuore, nell’annuale festa del “Doctor’s Day”. L’incontro è stato anche l’occasione per istituire un’associazione tra medici e infermieri cattolici per la promozione dei valori cristiani nell’ambito dell’assistenza ospedaliera. Nel corso dell’omelia il vescovo Sang ha ricordato l’importanza del lavoro a cui il personale sanitario è quotidianamente chiamato: proteggere quell’inestimabile dono di Dio che è la vita umana. Ha poi esortato i presenti a mantenere “elevati standard etici e a “difendere i valori cristiani, curando sempre i pazienti con rispetto, amore e generosità”. Il presule ha indicato, tra i modelli da seguire, il beato Damiano de Veuster (1840-1889) che ha speso la vita al servizio dei lebbrosi, e ha infine lodato la recente iniziativa di una coppia vietnamita che ha pietosamente sepolto in un apposito cimitero circa 30 mila feti abortiti. (S.G.)

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    Nuovo slancio alla missione della Compagnia di Gesù in Oceania

    ◊   Con la nomina di p. Mark Raper, di origine australiana, a Presidente della Conferenza dei Gesuiti per l’Asia orientale e Oceania, la Compagnia di Gesù intende rilanciare la propria missione evangelizzatrice nell’area del Pacifico. P. Raper - informa l'agenzia Fides - succede a p. Adolfo Nicolás, nominato Preposito Generale della Compagnia. Un occhio di riguardo, afferma p. Raper, è dovuto alle province nuove o istituite da pochi anni in seno alla Compagnia: in quelle zone è ancora in corso l’opera di radicamento e strutturazione, nonché l’inserimento nel contesto sociale e culturale dei diversi Paesi. “Ma tutte le province dovranno sentirsi parte di un’unica comunità, di una grande famiglia”, nota il Gesuita. “Abbiamo bisogno del reciproco sostegno per raggiungere i nostri scopi nel campo della missione. La Conferenza dell’Asia orientale e Oceania ha messo in piedi molti progetti comuni che devono essere consolidati a medio e lungo termine”. Nei territori appartenenti alla Conferenza dell’Asia orientale e Oceania, la pastorale vocazionale dei Gesuiti sta dando, negli ultimi anni, buoni frutti, anche grazie all’ausilio delle nuove tecnologie delle comunicazioni e alla “promozione vocazionale on-line”, dato che uno dei “luoghi” più frequentati dai giovani è proprio lo spazio del web. Inoltre grande attenzione si pone ai Servizi sociali dei Gesuiti (JSS) che nel 2007 hanno celebrato il trentennale della loro istituzione in terra australiana. Secondo i dati forniti dalla Curia Generalizia della Compagnia di Gesù, al 1° gennaio 2007 in Asia orientale-Oceania i Gesuiti sono, nel complesso, 1.672: 1.135 sacerdoti, 110 fratelli, 330 scolastici, 97 novizi. (S.G.)

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    In corso a Palermo l'incontro dei segretari di Giustizia e Pace delle Conferenze episcopali europee nel ricordo di don Puglisi

    ◊   "Il discepolo di Cristo è un testimone e la testimonianza cristiana va incontro a difficoltà, può diventare martirio. Il passo è breve, anzi, è proprio il martirio che dà valore alla testimonianza". E’ uno dei pensieri di Don Pino Puglisi, assassinato dalla mafia nel ’93 per il suo impegno in favore della legalità e a fianco dei giovani più deboli, facili prede per Cosa Nostra, con cui si sono aperti, ieri pomeriggio, i lavori del meeting a Palermo dei segretari di Giustizia e Pace delle Conferenze episcopali europee che si concluderà domani. “E’ questo un momento critico - ha detto monsignor Paolo Tarchi, responsabile dell’ufficio pastorale e sociale della CEI - in cui esponenti della Chiesa siciliana, subiscono minacce e vivono in pericolo” come mons. Pennisi, il vescovo della diocesi di Piazza Armerina, minacciato dalle cosche di Gela per essersi rifiutato di far celebrare, in forma solenne, il funerale di un boss; o come i salesiani di Palermo, vittime di intimidazioni mafiose e di tentate estorsioni. "Sebbene vada aprendosi a Palermo un cammino di legalità - ha dichiarato l’arcivescovo Paolo Romeo nel suo discorso di benvenuto - nessuno fa la fila davanti i posti di polizia per denunciare di essere vittima del racket". Oggi pomeriggio il meeting farà tappa nella piazza del quartiere Brancaccio in cui padre Puglisi ha combattuto i mafiosi che lo hanno minacciato, picchiato e ucciso. "Padre Puglisi voleva che la gente aprisse gli occhi sulla verità della mafia", ha detto suor Carolina, che ha lavorato a fianco del sacerdote. E ha aggiunto: "Credo che il suo sangue, ancora oggi, gridi nelle persone che, in qualche modo, vogliono fare la rivoluzione del Vangelo e dell’amore". (Da Palermo: Alessandra Zaffiro)h

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    24 Ore nel Mondo



    Il Consiglio di Sicurezza dell'ONU si divide sulla condanna all'attentato al Collegio rabbinico di Gerusalemme

    ◊   E’ massima allerta in un Israele ancora sotto choc per l’uccisione degli otto giovani studenti del Collegio rabbinico di Gerusalemme. Al momento, lo Stato ebraico mantiene infatti la chiusura totale della Cisgiordania e l’inasprimento dei posti di blocco e delle misure di sicurezza. Sul terreno, si registra anche la ripresa dei raid aerei israeliani sulla striscia di Gaza, dove l’attentato è stato accolto da festeggiamenti. Due i miliziani di Hamas rimasti feriti negli attacchi di ieri sera. La tensione sale anche sul fronte della diplomazia internazionale, dopo che ieri il Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite non ha potuto approvare un documento che condanna l'attacco al seminario ebraico per via dell'opposizione libica che chiedeva di considerare i massacri israeliani commessi a Gaza. Un appello unanime per porre fine a tutte le violenze arriva invece dai leader cristiani di Gerusalemme che riaffermano - in due distinte lettere indirizzate al premier israeliano Olmert e al presidente palestinese Abu Mazenla - la volontà a lavorare per la pace.

    Iraq
    Iniziano oggi, a Baghdad, i colloqui per regolarizzare la presenza delle truppe statunitensi in Iraq. Una mossa diplomatica contestata dai democratici del Congresso, secondo i quali l'avvio delle trattative potrebbe portare a una presenza militare americana ''di lungo termine''. Per la Casa Bianca, invece, l'avvio del confronto non è che una procedura di routine che dovrebbe portare alla ratifica di un documento che sostituirà una risoluzione del Consiglio di Sicurezza dell'ONU in scadenza a fine anno. Intanto, sul terreno si registra l’ennesima giornata di violenze. Quattro persone sono morte oggi in un duplice attentato avvenuto in un villaggio a est di Baquba. Vittime anche tra le truppe statunitensi: un soldato americano è rimasto ucciso e un altro ferito in un'esplosione verificatasi ieri nel corso di un'operazione militare nella provincia irachena di Diyala. Infine, si segnala il ritrovamento di una fossa comune a nord di Baghdad contenente almeno 100 corpi in avanzato stato di decomposizione. Le autorità sostengono che i corpi sono stati sepolti da molto tempo, ma certamente dopo l'invasione americana del 2003.

    Tensione Bielorussia-USA
    Sale la tensione tra Stati Uniti e Bielorussia. Ieri, il governo di Minsk ha invitato l'ambasciatore americano a lasciare il Paese e ha richiamato il proprio inviato da Washington. La decisione è stata presa dopo che gli USA avevano minacciato nuove sanzioni per chi fa affari con la compagnia petrolifera Belneftekhim che gestisce le raffinerie bielorusse. La Casa Bianca parla di un’espulsione "ingiustificata", che allontanerà ulteriormente Minsk dalla comunità internazionale. Il regime del presidente, Alexander Lukashenko, è dal 2006 nel mirino delle sanzioni europee e statunitensi per essersi aggiudicato la vittoria in elezioni giudicate irregolari da molti osservatori.

    Francia
    Domenica di elezioni amministrative, domani in Francia, dove 45 milioni di cittadini sono chiamati a rinnovare le guide dei Comuni e dei Dipartimenti. Si tratta della prima consultazione dopo le presidenziali e le politiche dello scorso anno, per questo motivo viene percepita dai francesi come un primo giudizio sull’operato dell’Eliseo e del suo principale inquilino. Da Parigi, Francesca Pierantozzi:


    E’ uno scrutinio locale ma si tratta in realtà del primo vero test nazionale per Nicolas Sarkozy a dieci mesi dal suo arrivo all’Eliseo e, stando ai sondaggi, i risultati non premieranno affatto la politica del presidente. Domani, il primo turno delle amministrative: saranno 44 milioni i francesi chiamati alle urne per rinnovare, per i prossimi sei anni, le guide dei Comuni e dei Dipartimenti. Secondo tutte le previsioni, il voto si trasformerà in una sanzione contro Sarkozy, la cui popolarità non cessa di scendere. L’ultimo sondaggio, pubblicato da Le Monde, conferma che il presidente è in forte difficoltà. Se il 66 per cento di chi voterà domani assicura di andare alle urne per considerazioni locali, ben il 21 per cento - una percentuale in netta crescita - intende votare per punire la politica di Sarkozy e del governo. Il presidente ha detto più volte che la sua politica dovrà essere giudicata al termine del mandato e che non si farà distrarre dalle elezioni amministrative regionali ed europee che incontrerà lungo il cammino. Ma questa prova elettorale avrà sicuramente un peso: i sondaggi indicano un netto vantaggio della sinistra soprattutto nelle grandi città - tra cui Parigi, Lille, Lione, Strasburgo - e gli occhi sono puntati anche su Marsiglia dove i socialisti potrebbero riprendere, dopo anni, la guida della città. (Francesca Pierantozzi, da Parigi, per la Radio Vaticana)

    Malta al voto
    Seggi aperti a Malta per le prime elezioni politiche dall’ingresso del Paese nell’Unione Europea. Circa 250 mila elettori sono chiamati a scegliere tra il partito nazionalista guidato dal premier, Lawrence Gonzi, e i laburisti di Alfred Sant. I nazionalisti, al potere dal 1998, hanno dalla loro una sequela di buoni risultati raggiunti in campo economico. Tuttavia, i sondaggi prevedono un testa a testa tra le due formazioni. La partita molto probabilmente sarà quindi risolta dagli indecisi che rappresentano almeno 11% dell’elettorato.

    Malaysia al voto
    Si vota, oggi, in Malaysia per il rinnovo del parlamento federale e le assemblee di 12 stati su 13. Circa 11 milioni di cittadini sono chiamati a rinnovare i seggi del parlamento federale. Salvo sorprese, appare scontata la vittoria del partito di governo, che mira ad ottenere i due terzi dei mandati nazionali. Intanto, sul terreno si registrano alcuni disordini fra i sostenitori del partito islamico pan-malaysiano e sullo sfondo permangono le tensioni per le divisioni etniche e sociali in un Paese che conta circa 27milioni di abitanti.

    Myanmar
    In Myanmar, prosegue la terza visita per la riconciliazione politica del Paese asiatico dell’inviato speciale dell’ONU, Gambari. Oggi, l’esponente delle Nazioni Unite ha incontrato la leader dell'opposizione e premio nobel, Aung San Suu Kyi, capo della Lega nazionale per la democrazia che ha trascorso 12 degli ultimi 18 anni agli arresti. Intanto, dai mezzi d’informazione locali arriva la notizia che la giunta militare birmana non emenderà la nuova bozza di Costituzione in modo da consentire al Premio Nobel per la pace e leader dell'opposizione di partecipare alla corsa elettorale, proclamata per il 2010 dal regime di Rangoon. L’attuale carta costituzionale contiene, infatti, una clausola che non consente ai cittadini che hanno nazionalità birmana ma sono sposati con stranieri di concorrere al voto. Condizione in cui si trova Aung San Suu Kyi che è vedova di Michael Aris, un professore britannico dell'Università di Oxford.

    Record valutazioni per euro e petrolio e fantasmi recessione americana
    Non si ferma il rialzo delle quotazioni del petrolio e dell’euro che continuano ad infrangere record storici. L’oro nero ieri ha chiuso superando i 106 dollari al barile sul mercato di New York, mentre la moneta europea si è fermata a quota 1,5459 sul dollaro. E proprio il supereuro ha depresso i listini del Vecchio continente, che hanno registrato un’altra giornata di calo. Ma le cose non vanno decisamente meglio per Wall Street: la borsa americana ieri ha chiuso col segno "meno" la seconda seduta consecutiva, in una giornata in cui i dati negativi sull'occupazione, diffusi dal dipartimento del lavoro statunitense, hanno rinnovato i timori di una recessione dell'economia americana. (Panoramica internazionale a cura di Marco Guerra)
     
    Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LII no. 68

     
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