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Sommario del 04/03/2008

Il Papa e la Santa Sede

  • Il Papa invita a pregare perchè i cristiani perseguitati nel mondo continuino a testimoniare con coraggio il Vangelo. Intervista con “Aiuto alla Chiesa che soffre”
  • Da oggi al 9 marzo la visita del cardinale Bertone in Armenia e Azerbaigian: le speranze della Chiesa nelle parole del nunzio, mons. Gugerotti
  • Incontro di lavoro in Vaticano tra una delegazione musulmana e il Pontificio Consiglio per il dialogo interreligioso
  • Intervista all’arcivescovo Celestino Migliore, intervenuto in Commissione ONU sullo status delle donne
  • Oggi su "L'Osservatore Romano"
  • Oggi in Primo Piano

  • Si aggrava la crisi tra Colombia, Venezuela ed Ecuador
  • La riesumazione del corpo di Padre Pio: ai nostri microfoni il cardinale Saraiva Martins
  • Il cardinale Kasper presenta la riedizione del suo volume “Il Dio di Gesù Cristo”
  • Chiesa e Società

  • Appello di leader islamici per il rilascio di mons. Rahho
  • La Caritas di Gerusalemme: servono aiuti urgenti per i palestinesi di Gaza
  • Allarme Unicef in Somalia: i fondi per gli interventi umanitari d'emergenza sono insufficienti
  • Febbre gialla: nuovi casi in Paraguay, il primo in Argentina
  • Il cardinale Rouco Varela è il nuovo presidente della Conferenza episcopale spagnola
  • Segnali positivi dalle autorità vietnamite per la restituzione alla Chiesa cattolica della delegazione apostolica di Hanoi
  • India: varato un piano per cancellare i debiti dei piccoli agricoltori tra i quali si registra un alto tasso di suicidi
  • Timor Est: il presidente Ramos-Horta, ancora in ospedale, perdona i suoi attentatori
  • La Cina si prepara alla Pasqua: ad Hong Kong lo scrutinio dei catecumeni alla luce della "Spe salvi"
  • "Vorrei tanto poter considerare col cuore la prigionia come una gioia, basata invece com'è sulla menzogna": don De Pretis racconta la propria esperienza in una lettera
  • La figlia di Nikita Krusciov ricorda la sua visita in Vaticano nel 1963 e la consegna del premio Balzan per la pace a Giovanni XXIII
  • Il cardinale Cordero Lanza di Montezemolo invita le realtà che portano il nome di San Paolo a collaborare per le celebrazioni dell'Anno dedicato all'Apostolo
  • In corso a Bogotà la riunione dei segretari generali delle Conferenze episcopali di America Latina e Caraibi
  • Ricordato a 400 anni dalla morte, San Francesco Caracciolo fondatore dei Chierici Regolari Minori
  • Da Parigi a Gerusalemme a piedi: una coppia di sposi ha scelto come viaggio di nozze un pellegrinaggio di 5.800 chilometri
  • GMG 2008 di Sydney: disponibili da oggi le monete e i francobolli che commemorano l'evento
  • Si è spento ieri, a 86 anni, il grande tenore siciliano Giuseppe Di Stefano
  • 24 Ore nel Mondo

  • Condoleezza Rice in missione in Medio Oriente per rilanciare i negoziati di pace tra israeliani e palestinesi
  • Il Papa e la Santa Sede



    Il Papa invita a pregare perchè i cristiani perseguitati nel mondo continuino a testimoniare con coraggio il Vangelo. Intervista con “Aiuto alla Chiesa che soffre”

    ◊   Una preghiera “perché i cristiani, che in tante parti del mondo e in varie maniere sono perseguitati a causa del Vangelo”, continuino “a testimoniare con coraggio e franchezza la Parola di Dio”. Recita così l’intenzione missionaria per il mese di marzo, proposta ai fedeli dal Papa nell'ambito dell’Apostolato della preghiera. Benedetto XVI ha più volte denunciato la mancanza di libertà che la Chiesa e i suoi membri patiscono in molti Paesi, spesso accompagnata da vere e proprie persecuzioni, che causano vittime e distruzioni di Chiese e strutture ecclesiali. Riascoltiamo, allora, qualche intervento del Papa in questo servizio di Alessandro De Carolis:


    C’è un momento particolare nel corso dell’anno nel quale la Chiesa tocca con mano, e con commozione, un aspetto che la connota dalle sue stesse fondamenta: il martirio. Quando ad ogni fine di dicembre, l’agenzia vaticana Fides pubblica i nomi dei sacerdoti, delle suore, dei laici uccisi nel mondo, per ogni membro della comunità ecclesiale - al di là degli eventuali meriti di eccellenza poi riconosciuti agli scomparsi - si tratta di fermarsi a considerare, accanto ai sacrifici che comporta l’evangelizzazione, anche quello più alto e doloroso del sacrificio della vita. La Chiesa paga un prezzo di sangue ogni anno per portare, o rilanciare, il suo annuncio: il sangue di chi è o sarà consegnato alla memoria collettiva dalla presenza sugli altari e il sangue di chi forse non riceverà questo speciale onore ma rimarrà - nella non meno importante cerchia degli affetti - come esempio imitabile di coraggio e di dedizione a Cristo. Da quei sassi scagliati con ferocia contro il giovane Stefano, fuori le porte di Gerusalemme, “quanti figli e figlie della Chiesa nel corso dei secoli hanno seguito questo esempio!”, ha esclamato Benedetto XVI lo scorso 26 dicembre, riflettendo sugli altri “Stefano” della nostra epoca:

     
    “Non di rado, infatti, anche oggi giungono notizie da varie parti del mondo di missionari, sacerdoti, vescovi, religiosi, religiose e fedeli laici perseguitati, imprigionati, torturati, privati della libertà o impediti nell’esercitarla perché discepoli di Cristo e apostoli del Vangelo; a volte si soffre e si muore anche per la comunione con la Chiesa universale e la fedeltà al Papa”.
     
    Ognuno di loro, ha proseguito in quella e in altre occasioni il Papa, rappresenta un seme di quella speranza cristiana che la Chiesa annuncia nel mondo, ovvero “che l’amore di Cristo è più forte della violenza e dell’odio”. Chi sacrifica la propria vita per Cristo “attualizza” questa supremazia. Ma, ha precisato Benedetto XVI all’Angelus del 25 marzo 2007, coloro che sono morti per Cristo:
     
    “Non hanno cercato il martirio, ma sono stati pronti a dare la vita per rimanere fedeli al Vangelo. Il martirio cristiano si giustifica soltanto come supremo atto d’amore a Dio ed ai fratelli”.

     
    Tra gli organismi che hanno la specifica vocazione di sostenere le comunità ecclesiali più in difficoltà, spicca l’attività svolta da “Aiuto alla Chiesa che soffre” (ACS), l’Opera avviata una sessantina d’anni fa da padre Werenfried van Straaten. Al microfono di Alessandro De Carolis, una dei membri del Segretariato nazionale dell’Opera in Italia, Elvira Zito, racconta del particolare rapporto instaurato negli anni con padre Ragheed Aziz Ganni, il sacerdote caldeo ucciso il 3 giugno 2007 a Mossul:


    R. - Padre Ragheed Ganni era, fra l'altro, uno dei più stretti collaboratori del vescovo [mons. Rahho - ndr] che si trova in questi giorni nelle mani dei rapitori. C’è rimasto particolarmente nel cuore, perchè rappresenta una testimonianza a noi vicina, in quanto i benefattori di Aiuto alla Chiesa che soffre - come fanno per altre centinaia di sacerdoti e suore - avevano messo a disposizione di padre Ganni una borsa di studio con la quale lui aveva approfondito i suoi studi in materie religiose. Peraltro, manteneva una corrispondenza regolare con noi, raccontandoci della sua esperienza pastorale in Iraq, dove era rientrato già da due o tre anni. Lui è stato ucciso in giugno e noi abbiamo accolto la notizia con grande dolore. E’ diventato un po’ un’immagine rappresentativa dei tanti studenti che si preparano a Roma, per poi tornare a servizio nelle loro Chiese.

     
    D. - Nella Chiesa, che è vittima di ostilità in molte parti del mondo, si consumano dei quotidiani "martirii" molto spesso sconosciuti al resto della comunità ecclesiale mondiale. Voi che per carisma aiutate la Chiesa che soffre, con quali esempi di queste persecuzioni siete venuti in contatto?

     
    R. - Molti sono di una tipologia che noi definiamo di piccola o grande, ma comunque occulta, persecuzione. Nell’Europa orientale, in Bielorussia, notizie recenti ci dicono che a sette sacerdoti e a cinque suore non è stato rinnovato il visto. Si tratta, quindi, di forme occulte di ostruzionismo. Forme meno occulte e particolarmente gravi si registrano invece in Paesi come il Pakistan, dove nel Codice penale esiste il reato di blasfemia punito con la pena di morte.

     
    D. - A cinque anni dalla sua scomparsa, come avvertite la presenza di colui che vi ha insegnato ad amare la Chiesa che soffre, padre Werenfried?

     
    R. - L’avvertiamo innanzitutto attraverso i suoi scritti, che sono tuttora una fonte di ispirazione, soprattutto per realizzare una continuità dell’opera in un metodo che noi chiamiamo di "fedeltà creativa" al lavoro che padre Werenfried ha svolto dal 1947, quando ha fondato l’opera.

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    Da oggi al 9 marzo la visita del cardinale Bertone in Armenia e Azerbaigian: le speranze della Chiesa nelle parole del nunzio, mons. Gugerotti

    ◊   E’ iniziato oggi il viaggio in Armenia del cardinale Tarcisio Bertone, segretario di Stato vaticano, la cui partenza da Roma era stata rimandata domenica scorsa a seguito dei violenti scontri nel Paese dopo le elezioni presidenziali e lo stato di emergenza dichiarato dal governo dell’ex Repubblica sovietica, indipendente – ricordiamo - dal 1991, visitata da Giovanni Paolo II nel 2001. Il soggiorno del cardinale Bertone in Armenia, su invito della autorità religiose e civili, durerà tre giorni e precede la visita nel confinante Azerbaigian, dal 6 al 9 marzo. Nella prima giornata, in programma a Etchmiadzin - sede della Chiesa armena apostolica - l’incontro del porporato con il Supremo Patriarca e Catholicos di tutti gli Armeni, Karekin II, e la consegna di una Lettera autografa di Benedetto XVI, a confermare la stima e il desiderio di procedere nel cammino ecumenico. In seguito, il cardinale Bertone incontrerà, nella capitale Yerevan, il primo ministro Serge Sarkisian. Sono però possibili variazioni all’agenda prevista. Ma sulla situazione nel Paese ascoltiamo l’arcivescovo Claudio Gugerotti, nunzio apostolico in Georgia, Armenia e Azerbaigian, intervistato da Giovanni Peduto:


    R. – La situazione in Armenia rimane molto tesa a causa della contrapposizione politica che si è verificata dopo le elezioni e a causa dello spargimento di sangue dei giorni scorsi e dello stato di emergenza che ancora perdura.

     
    D. – Quali sono le prospettive?

     
    R. – Le prospettive sono molto nebulose. Credo che un compito molto importante avrà la diplomazia internazionale per evitare che questa contrapposizione politica possa diventare uno scontro permanente e bloccare il Paese.

     
    D. – Quali sono le attese per questo viaggio del cardinale Bertone?

     
    R. – Le attese sono molto forti, anche perché come è ben comprensibile in questo momento non ci sono visite ufficiali. Il cardinale, pur ritardando di due giorni la visita, ha voluto confermarla, proprio per dare un senso particolare della presenza della Chiesa cattolica, della Santa Sede, del Santo Padre, accanto al popolo armeno in questo momento di grande sbandamento e difficoltà interiore. Le attese sono molto grandi, anzitutto per una consolazione spirituale. C’è poi il tentativo della Chiesa armena apostolica di pacificare la situazione, gli animi, le difficoltà concrete. E poi anche il fatto che il cardinale si incontrerà con le massime autorità civili. Quindi, certamente, porterà un invito molto vibrante, perché cessi ogni tipo di contrapposizione violenta, che potrebbe essere fatale per questo Paese.

     
    D. – Il cardinale Bertone visiterà poi anche l’Azerbaigian, che al contrario dell’Armenia, è un Paese a maggioranza musulmana. Qual è la situazione? Quale Paese si troverà davanti il porporato?

     
    R. – Si troverà davanti un Paese che tenta disperatamente di uscire dall’eredità postsovietica e che quindi tenta di superare i problemi che ne conseguono: la corruzione, la difficoltà nel far partire un’economia che sia effettivamente a vantaggio di tutti e non solo concentrata nelle mani di pochi, un Paese che sta facendo di tutto, per sfuggire alla morsa del fondamentalismo islamico e che vuole porsi come esempio di tolleranza e per questo ha invitato il cardinale.

     
    D. – Qual è la situazione dei cristiani in Azerbaigian?

     
    R. – I cristiani in Azerbaigian sono di tre tipi. C’è una presenza tradizionale della Chiesa ortodossa russa, molto numerosa come comprensibile, ma anche in una posizione di grosso pericolo, perché sarebbe una delle vittime principali di questo fondamentalismo, dal momento che la Cecenia è molto vicina. La seconda, è la presenza dei cattolici, una presenza molto limitata di numero, fatta di emigrati, o meglio immigrati per ragioni di lavoro, oppure di discendenti da famiglie di origine cattolica. Poi c’è un pullulare di gruppi religiosi cristiani, che chiamiamo “nuove chiese” oppure “sette”, che sono sempre più diffusi, perché c’è un’enorme ricerca nel Paese, soprattutto da parte dei giovani, di una prospettiva di vita che possa essere permanente. Quindi, la situazione religiosa è molto fluida e le autorità musulmane sono impegnate per il momento a promuovere un grande impegno di tolleranza. La Santa Sede desidera appoggiarle in questo e mostrare che una convivenza e un affetto reciproco, pur nelle difficoltà esistenti, è possibile.

     
    D. – Lei è nunzio apostolico in Georgia, Armenia e Azerbaigian, quali sono le sue speranze per queste terre?

     
    R. – Le speranze sono che si possa presto uscire da questa situazione di transizione dalla mentalità e anche dall’eredità del mondo sovietico, e che si possa lasciare a queste terre la possibilità di esprimere il meglio di sé. Perché questo avvenga è necessario che l’Europa si accorga che esistano e che esistono autonomamente dai propri interessi, ciò vuol dire che non sono solo dei luoghi strategici da poter raggiungere, ma sono delle reali risorse con cui potersi confrontare. Il ruolo dell’Occidente in queste aree è determinante per il futuro di questa regione, strategicamente importantissima.

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    Incontro di lavoro in Vaticano tra una delegazione musulmana e il Pontificio Consiglio per il dialogo interreligioso

    ◊   Si svolge oggi e domani in Vaticano una riunione preliminare, di carattere tecnico-operativo, tra una delegazione musulmana e il Pontificio Consiglio per il dialogo interreligioso per definire alcuni aspetti procedurali per l’avvio di una riflessione comune e la preparazione di un incontro di personalità islamiche con il Santo Padre. La riunione segue un carteggio tra esponenti islamici e Santa Sede e la recente visita del cardinale Jean-Louis Tauran alla prestigiosa Università islamica di Al-Azhar al Cairo. Tra gli elementi di questo scambio epistolare figura una lettera inviata da 138 saggi musulmani al Papa e ai responsabili delle Chiese cristiane che individua nell’amore di Dio e del prossimo il punto in comune tra cristianesimo e islam. Ascoltiamo in proposito la riflessione di un teologo, don Andrea Pacini, consultore della Commissione per i rapporti religiosi con i musulmani presso il Pontificio Consiglio per il dialogo interreligioso. L’intervista è di Fabio Colagrande:

     
    R. – Direi che la lettera esprime il frutto del dialogo intercorso negli ultimi decenni. Certamente non ha risolto i problemi, ma apre – semmai – delle prospettive interessanti per poterli risolvere in futuro. A me pare, per esempio, molto interessante che nell’introduzione di questa lettera venga detto in maniera esplicita che espressione concreta dell’amore per il prossimo è il rispetto del suo diritto alla libertà religiosa. Ma, come noi sappiamo, questo è un tema molto caro alle comunità cristiane minoritarie nei Paesi musulmani e che spesso hanno invece notevoli difficoltà a vedersi riconosciuto questo diritto e il fatto che sia stato messo a tema come espressione concreta dell’amore per il prossimo, mi pare un passo avanti importante.

     
    D. – A proposito della franchezza, che deve sempre contraddistinguere il dialogo, è stato interessante quanto ha detto ai nostri microfoni il cardinale Tauran, tornando dal suo viaggio presso l’Università islamica Al-Azhar al Cairo. Ci ha infatti raccontato che la parte musulmana, durante questo incontro, ha insistito molto sul fatto che, secondo il Corano, in materia di religione non ci sia costrizione e lo stesso cardinale Tauran ne ha approfittato a questo punto per dire che questo è principio molto bello, ma che ci sono dei Paesi in cui questo principio non viene applicato e ci sono situazioni in cui i cristiani non hanno nemmeno la possibilità di avere una Chiesa per praticare il loro culto. Da parte musulmana c’è stato il riconoscimento che si tratta di un problema, di un problema da risolvere. Resta questa della libertà religiosa una delle tematiche più delicate?

     
    R. – Questa della libertà religiosa è una delle tematiche più delicate e direi anche una tematica fondamentale. Tra l’altro, all’interno del mondo musulmano contemporaneo, noi anche recentemente abbiamo assistito a delle spinte diversificate. Facciamo un esempio: nel Qatar, abbiamo assistito ad una grande apertura gestita e diretta dall’attuale Emiro verso la libertà religiosa che ha portato alla concessione di spazi alle diverse Chiese cristiane per la costruzione di edifici di culto e quindi l’uscita non solo dalla clandestinità, ma direi anche addirittura il dono di terreni su cui costruire le chiese. La chiesa cattolica sarà inaugurata dopo la prossima Pasqua. Dall’altra parte non possiamo, però, non prendere anche atto che in Algeria, ad esempio, soltanto due anni fa è stata emanata una nuova legge che condiziona fortemente l’esercizio della libertà religiosa. E’ soltanto di un mese fa la notizia dell’arresto di un prete cattolico soltanto perché aveva condotto una preghiera all’interno di una famiglia cattolica. Questa legge prevede, infatti, che si possa celebrare il culto soltanto ed esclusivamente negli edifici ufficialmente riconosciuti come tali dallo Stato. Il dialogo sarà, quindi, efficace in quanto passerà dalla dimensione - che ci vuole - di carattere culturale alla traduzione in prassi giuridiche che tutelino la libertà religiosa. Questo mi sembra il banco di prova e la verifica di efficacia di ogni percorso di dialogo.

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    Intervista all’arcivescovo Celestino Migliore, intervenuto in Commissione ONU sullo status delle donne

    ◊   Promuovere i diritti della donna attraverso l’educazione e il riconoscimento della sua dignità nella famiglia e nella società: è quanto sottolineato ieri dall’arcivescovo Celestino Migliore alla 52.ma sessione della Commissione ONU sullo status della donna. L’osservatore permanente della Santa Sede al Palazzo di Vetro di New York si sofferma sui punti fondamentali del suo intervento in questa intervista di Alessandro Gisotti:


    R. - Ciò che sorprende è il constatare come in altre parti del mondo la donna non goda dell’accesso all’educazione. Il fenomeno è così grave che una decina d’anni fa ha portato l’ONU a inserirlo come una necessità da implementare in favore delle donne, delle bambine. Il terzo obiettivo del Millennio recita proprio così: “Eliminare la disparità dei sessi nell’insegnamento primario e secondario”. Siamo, però, ancora molto indietro.

     
    D. - Come promuovere un autentico miglioramento delle condizioni della donna nella società, senza svilirne l’identità, come propongono alcune correnti ideologiche?

     
    R. - Non facendo eccessiva ideologizzazione, che poi è quella che travisa la realtà. Tutti noi conosciamo singole donne o gruppi di donne, ad ogni livello sociale, che si sentono pienamente realizzate, in armonia con l’identità propria e altrui, e sono tutte donne con i piedi per terra, senza ombra di ideologizzazione.

     
    D. - Aiutare le donne - lei ha rilevato nel suo intervento – significa promuovere pace e sviluppo. Può indicarci qualche esempio di questo legame, pensando soprattutto a quei Paesi dove la povertà è ancora molto diffusa?

     
    R. - Il legame tra pace e sviluppo e promozione della donna è molto evidente, e da qualche tempo - per esempio all’ONU - si registra un interesse particolare per l’apporto specifico che la donna, le donne, possono dare e sono chiamate a dare nei programmi di prevenzione, mantenimento e consolidamento della pace.

     
    D. - Nell’ultimo decennio, lo ha constatato anche lei nel suo discorso, le donne hanno compiuto progressi enormi, specialmente nel mondo del lavoro. Quali sono i problemi riguardanti la dignità della donna che oggi preoccupano maggiormente la Santa Sede?

     
    R. - E’ anzitutto una preoccupazione di ordine culturale che è anche stata espressa dal recente convegno del Pontificio Consiglio per i Laici. Si constatano gli effetti deleteri della rivoluzione culturale in corso, che tende a decostruire tutto ciò che è chiaro: in primo luogo, la persona umana, uomo e donna. Si parla di identità maschili e femminili liquide, confuse, un fenomeno che rende molto instabile la convivenza umana.

     
    D. - La Santa Sede auspica il riconoscimento del lavoro svolto dalle donne in famiglia, come madri, come mogli. Che accoglienza riceve questo invito a livello internazionale?

     
    R. - Gli economisti cominciano a scrivere e a documentare come la famiglia sia un ambito irrinunciabile di creazione di prosperità, abilità economica e finanziaria per i Paesi. L’educazione dei figli, peraltro, è una sinergia di donna e uomo, moglie e marito, e a tutti i livelli è un pre-requisito per la prosperità. Alcuni governi più avveduti stanno passando da generiche politiche sociali a politiche familiari mirate, proprio ad assicurare la stabilità della famiglia.

     
    D. - Da ultimo, nel suo recente discorso in occasione del XX anniversario della Mulieris dignitatem, Benedetto XVI ha esortato ad approfondire la verità antropologica dell’uomo e della donna, respingendo quei movimenti culturali che cercano di offuscare le differenze sessuali. Quali sono le posizioni su questo argomento alle Nazioni Unite?

     
    R. - Questi movimenti culturali sono presto approdati nelle organizzazioni internazionali, dove hanno trovato - e tuttora trovano - grande accoglienza, non solo a livello intellettuale, ma anche giuridico. Molti documenti della cosiddetta “soft law” vanno in questo senso e anche se sono privi di efficacia vincolante diretta, sono ugualmente molto influenti, un prodotto delle organizzazioni internazionali. Allo stesso tempo, però, queste tendenze vengono contestate soprattutto da settori della società civile. Significativo è che la società civile abbia incominciato a sfatare il loro impianto ideologico.

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    Oggi su "L'Osservatore Romano"

    ◊   In prima pagina, un articolo sull’inizio della missione del cardinale Tarcisio Bertone in Armenia.

    Antonio Chilà, nell’informazione internazionale, analizza la positiva mediazione di Kofi Annan nella crisi kenyana.

    Un saggio di Inos Biffi sull’attualità del pensiero di Romano Guardini riguardo alla formazione liturgica.

    L’impero romano e il popolo ebraico, una protezione un po’ ingombrante: in cultura, Manlio Simonetti illustra un saggio di Werner Eck dedicato alle rivolte giudaiche.

    Giancarlo Rocca su una mostra filatelica paolina promossa nell’ambito delle manifestazioni per l’Anno Paolino.

    Gaetano Vallini su una mostra fotografica al Palazzo delle Esposizioni di Roma per i dieci anni dell'edizione italiana del “National Geographic”.

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    Oggi in Primo Piano



    Si aggrava la crisi tra Colombia, Venezuela ed Ecuador

    ◊   Prosegue la crisi tra Colombia e Venezuela: a Caracas, è stato espulso il personale diplomatico colombiano. L’Ecuador ha annunciato, inoltre, la rottura dei rapporti diplomatici con Bogotà. I governi di Caracas e Quito hanno preso queste decisioni dopo l’azione delle forze armate colombiane in territorio ecuadoriano che, due giorni fa, ha portato all’uccisione di Raul Reyes, numero due delle FARC, le Forze armate rivoluzionarie colombiane. In Colombia, intanto, gli inquirenti parlano di contatti tra il leader delle FARC e ministri di Ecuador e Venezuela. Il servizio di Maurizio Salvi:


    A Bogotá, il ministro della Difesa, Juan Manuel Santos, ed il capo della polizia, il generale Oscar Naranjo, hanno insistito sul fatto che quella della Colombia è una lotta senza quartiere contro il narcoterrorismo delle FARC. In particolare, Naranjo ha diffuso documenti ritrovati in un computer di Raul Reyes, il numero due della guerriglia morto nell’attacco. Emergono suoi intensi contatti con ministri sia dell’Ecuador sia del Venezuela. Un documento, poi, proverebbe che Chavez avrebbe donato 300 milioni di dollari alle FARC. Attorno a questa crisi si è mossa la diplomazia internazionale ed il Brasile, principale potenza regionale, ha chiesto al presidente colombiano, Alvaro Uribe, di scusarsi con il collega Rafael Correa per la violazione del territorio ecuadoriano come condizione base per cercare di frenare l’escalation in atto. (Dall’America Latina, Maurizio Salvi, ANSA, per la Radio Vaticana)

    In questo allarmante scenario, si deve anche aggiungere che reparti militari ecuadoriani e venezuelani sono stati dispiegati nelle ultime ore a ridosso del territorio della Colombia. Ma come potranno cambiare gli equilibri dell’area dopo queste tensioni? Salvatore Sabatino lo ha chiesto a Maurizio Chierici, esperto di America Latina:


    R. - Le tensioni sono gravi, ma teniamo presente che in America Latina il Paese guida è il Brasile di Lula. Lula è stato l’uomo al quale l’amministrazione Bush ha in qualche modo affidato il compito di regolare gli equilibri regionali, cioè della regione sudamericana. Credo che Lula interverrà e cercherà di smorzare queste tensioni. E’ nell’interesse di tutti, compresa l’amministrazione Bush che ormai sta declinando e che patisce la tensione creatasi nell’unico Paese sicuro che aveva. Ma è nell’interesse anche di chi sarà il futuro presidente statunitense, che non vorrà ritrovarsi appena insediato, come è successo per Kennedy, una crisi in America Latina.

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    La riesumazione del corpo di Padre Pio: ai nostri microfoni il cardinale Saraiva Martins

    ◊   "Quando la Chiesa sorride” è la nuova biografia del cardinale José Saraiva Martins, prefetto della Congregazione delle Cause dei Santi. Il libro, edito da Rogate, ripercorre tappa dopo tappa, la vita del porporato attraverso scritti e appunti autobiografici arricchiti da alcuni colloqui con Andrea Tornielli, vaticanista de Il Giornale. Fu proprio sotto il Pontificato di Giovanni Paolo II, con la diretta responsabilità del cardinale Saraiva Martins, che Padre Pio da Pietrelcina fu elevato alla gloria degli altari. A distanza di ormai sei anni, era il giugno 2002, le spoglie di San Pio sono state esumate per la ricognizione canonica. Dal 24 aprile saranno esposte a San Giovanni Rotondo alla venerazione dei fedeli. Luca Collodi ha chiesto al cardinale José Saraiva Martins perché tutto questo interesse dell’opinione pubblica sullo stato di conservazione del corpo di San Pio:


    R. – Il fatto che la salma di un santo si trovi in uno stato già di corruzione non ha niente a che vedere con la santità stessa della persona. Questo assolutamente no. La corruzione o la non corruzione non è un fatto che riguarda la santità della persona. La santità è una realtà soprannaturale, mentre la corruzione rappresenta un fatto normale. Per quanto riguarda il caso di Padre Pio certamente la stampa ne ha parlato molto, ma non sempre con quella chiarezza necessaria. Sarebbe bene, quando si parla di Padre Pio e di tutto quello che sta avvenendo in questi giorni, tener conto che la riesumazione del corpo di un santo o di un beato ha uno scopo molto preciso ed immediato, che è quello di vedere in quale stato si trova quel corpo, quella reliquia. La finalità ultima è quella di provvedere che quel corpo, in quanto possibile, possa essere tenuto nel migliore stato di conservazione. E questo non per evitare la corruzione o la non corruzione.

     
    D. – Qualche fedele ha espresso dubbi sulla riesumazione. Perché la Chiesa fatica, talvolta, a far passare messaggi chiari in questi casi?

     
    R. – Io penso che la ragione sia dovuta al fatto che i fedeli non sono sempre in grado di capire la vera ragione di quello che viene fatto. E’ quindi anche compito della Chiesa illustrare ai fedeli il vero significato di quello che si intende fare. Io penso che ci voglia una catechesi specifica a questo riguardo, che metta in rilievo il significato preciso, il significato ecclesiale, il significato pastorale di questi fatti.

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    Il cardinale Kasper presenta la riedizione del suo volume “Il Dio di Gesù Cristo”

    ◊   Presso la sede del Pontificio Consiglio per la promozione dell’unità dei cristiani, il cardinale presidente Walter Kasper ha avuto questa mattina un incontro con la stampa per la presentazione di due libri pubblicati dall’editore Herder in occasione del 75.mo compleanno del porporato. Uno dei volumi in questione è la riedizione dell’opera del cardinale Kasper “Il Dio di Gesù Cristo”, già pubblicata in molte lingue. L'altro è stato scritto da due suoi allievi in suo omaggio, il padre pallottino George Augustin e il rev. Klaus Kraemer dal titolo "Pensare a Dio e testimoniarlo". Durante l'incontro, il porporato, interpellato dai giornalisti sulle polemiche da parte ebraica riguardo alla nuova formulazione della preghiera del Venerdì Santo nel Messale di San Pio V riformato da Giovanni XXIII nel 1962, ha detto che nei prossimi giorni il cardinale Bertone incontrerà in Vaticano una delegazione di Gerusalemme nella speranza di superare gli attriti. Ma torniamo al libro del cardinale Kasper: quale messaggio lancia? Giovanni Peduto lo ha chiesto allo stesso porporato:


    R. – Il mio messaggio è molto semplice. Il messaggio è che Dio è il centro e il fondamento e lo scopo della vita umana, è il messaggio del Vangelo. Gesù ci ha insegnato che dobbiamo amare Dio con tutto il cuore e con tutte le nostre forze. Oggi, soprattutto, il messaggio di Dio è molto attuale. Abbiamo non soltanto nuove forme di ateismo, con libri che si vendono molto bene, ma abbiamo anche un cosiddetto ritorno della religione che spesso, però, è una religione molto vaga. Dobbiamo, noi cristiani, testimoniare il nostro messaggio di Dio, di Gesù Cristo, non un dio qualsiasi, un dio vago, ma il Dio che Gesù Cristo ci ha insegnato come nostro Padre, un Dio che è un mistero ed è il Dio trinitario.

     
    D. – Si parla talora di un Gesù storico e un Gesù della fede: lei cosa dice in proposito?

     
    R. – Questo è un grande problema della modernità. Spesso, fin dall’Illuminismo, si è tentato di scavare un fossato tra il Gesù storico ed il Gesù della fede, il Gesù proclamato dalla Chiesa. Ma si può, con seri metodi storici, dimostrare che il Gesù della fede, della Chiesa è lo stesso Gesù storico, perché non si può negare che al centro di Gesù, come è testimoniato dal Nuovo Testamento, è il suo rapporto intimo, molto personale con ciò che lui chiama “suo Padre”: questo è il nucleo di Gesù, e Lui è il Figlio in modo particolare, e da lì si è sviluppata la dogmatica.

     
    D. – E poi, i discepoli di Gesù lo hanno diviso: quali sono le sue speranze per il ritorno all’unità?

     
    R. – Tutte le Chiese credono in Gesù Cristo come testimoniato dalle Sacre Scritture e nel Credo della Chiesa antica, e perciò qui abbiamo un fondamento comune. La mia preoccupazione è che spesso questa fede fondamentale, che abbiamo in comune, viene un po’ dimenticata, abbandonata. Nell’ecumenismo, noi dobbiamo ritornare ai fondamenti della nostra fede comune e costruire nell’ecumenismo il riavvicinamento fra le Chiese su questa base. Io lo chiamo “ecumenismo fondamentale”.

     
    D. – Eminenza, lei domani compie 75 anni. La Radio Vaticana si unisce agli auguri che già le ha formulato il Santo Padre. Quali sono i suoi programmi futuri?

     
    R. – Penso che dovrò rimanere ancora per qualche tempo in questo ufficio a lavorare per l’unità. Questo è un lavoro veramente affascinante, che mi piace molto: è il comandamento di Gesù Cristo stesso, alla vigilia della sua morte. Perciò io sono lieto, contento di poter contribuire a questo compito, a questo mandato sacro di Nostro Signore per qualche tempo ancora. Possiamo fare qualche passo ancora con gli ortodossi orientali e speriamo di poter anche migliorare ancora il dialogo con le Chiese protestanti tradizionali.

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    Chiesa e Società



    Appello di leader islamici per il rilascio di mons. Rahho

    ◊   Si moltiplicano gli appelli per la liberazione di mons. Paulos Faraj Rahho, l’arcivescovo caldeo di Mosul, sequestrato nella città nel nord dell’Iraq, lo scorso 29 febbraio. Accogliendo l’invito lanciato da Benedetto XVI durante l’Angelus di domenica, tutte le comunità cristiane irachene, dei diversi riti e confessioni, si sono raccolte ieri in preghiera per chiedere il rilascio dell’arcivescovo. Lo stesso appello è giunto anche da alcuni leader musulmani del Paese, sia sunniti che sciiti, mentre monsignor Louis Sako, arcivescovo di Kirkuk, invoca la fine della guerra e il dialogo tra le due comunità. Ieri pomeriggio intanto, una nuova telefonata dei rapitori, la cui identità è ancora sconosciuta: hanno alzato il prezzo del riscatto e dettato “condizioni politiche” senza fornire nessuna prova sullo stato di salute dell’ostaggio. L’arcivescovo infatti, che ha 67 anni, soffre di diversi disturbi e necessita di cure mediche quotidiane. Stamani il primo ministro iracheno, Nuri al Maliki, ha specificato che “attaccare i cristiani significa attaccare gli iracheni stessi”. In un messaggio inviato al cardinal Emmanuel III Delly, patriarca dei caldei, il premier riferisce di aver dato istruzione “al ministero dell’Interno e alle agenzie di sicurezza di lavorare duro per garantire il prima possibile la liberazione dell’arcivescovo di Mosul”. Mons. Rahho è stato rapito insieme al suo autista e alle due guardie del corpo che sono stati uccisi nell’agguato. (S.G.)

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    La Caritas di Gerusalemme: servono aiuti urgenti per i palestinesi di Gaza

    ◊   Ieri, in concomitanza con le prime notizie sul ritiro dell’esercito israeliano dalla Striscia di Gaza, la Caritas di Gerusalemme ha rinnovato il suo appello per l’aiuto e l’assistenza alla martoriata popolazione palestinese dell’area. “La recente situazione, con una significativa escalation di violenza nei giorni scorsi, ha causato una drammatica perdita di vite umane e proprietà”, si parla di oltre 120 morti, nota la Caritas, citando anche la distruzione della sede della “Palestinian Medical Relief Society”, impegnata nel soccorrere i feriti e ricordando la mancanza di acqua potabile ed elettricità che ha messo in ginocchio la popolazione civile. Intanto, affermano, “la nostra attività medica a Gaza continua”, in sedi fisse e attraverso unità mediche mobili, che si spostano nelle aree dove vengono segnalati i casi più gravi. La disponibilità di medicinali e attrezzature mediche “resta comunque molto limitata” nei sei centri medici e ambulatori in cui opera l’organizzazione che ricorda: “Il nostro personale a Gaza sta operando in circostanze estremamente difficili”. Unendosi a tutte le Chiese di Terrasanta, la Caritas di Gerusalemme, inforna l’agenzia Fides, ha chiesto alla comunità internazionale di riaprire l’accesso alla Striscia, consentendo l’assistenza umanitaria, in sintonia con l’invocazione dei Patriarchi e dei Capi delle Chiese cristiane di Gerusalemme, che hanno lanciato l’appello: “Nel nome di Dio, fermate l’assedio a Gaza”. Intanto è giunta in Medio Oriente il segretario di Stato USA Condoleezza Rice che a Ramallah ha incontrato il presidente palestinese Abu Mazen: invitando le parti alla riconciliazione la Rice ha detto che la pace è possibile. (S.G.)

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    Allarme Unicef in Somalia: i fondi per gli interventi umanitari d'emergenza sono insufficienti

    ◊   A due settimane dall’appello d’emergenza per gli interventi di risposta alla crisi umanitaria in Somalia, finora solo risorse limitate sono pervenute all’UNICEF: con i fondi richiesti, circa 47 milioni di dollari, l’organizzazione internazionale potrebbe fornire assistenza d’emergenza per tutto il 2008 a quasi 2 milioni di persone prive d’acqua potabile, servizi igienici di base, cure mediche e protezione. Da qui il nuovo appello diffuso oggi: “Esortiamo la comunità internazionale a estendere tali impegni, fornendo rapidamente risorse aggiuntive per l’assistenza ai bambini somali. Intendiamo convertire al più presto possibile questi soldi in aiuti, ad esempio in farine alimentari per i bambini, per ridurre i rischi di mortalità infantile per malnutrizione”. I tassi di malnutrizione in Somalia sono al di sopra delle soglie di emergenza fissate dall’OMS. I dati relativi al settembre 2007 indicavano 80.000 bambini sotto i 5 anni a rischio di malnutrizione acuta. Con il crescente numero di sfollati, la siccità e la penuria d’acqua degli ultimi mesi, è probabile che queste cifre siano aumentate. (S.G.)

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    Febbre gialla: nuovi casi in Paraguay, il primo in Argentina

    ◊   Altri quattro casi di febbre gialla sono stati confermati dal ministero della Sanità nel territorio del Paraguay: tre a Santo Domingo, nel povero distretto centro-orientale di San Pedro, e il quarto, che ha già portato al decesso del paziente, nel dipartimento meridionale di Caaguazú. In totale, scrive oggi il quotidiano ‘La Nación’, secondo il governo i contagiati sarebbero finora venti e nove le vittime, tre nel quartiere Laurelty della capitale Asunción; fonti sanitarie locali parlano invece di oltre una quarantina di casi sospetti. Al momento, riferisce l'Agenzia Misna, il rischio si concentra principalmente a San Pedro, una regione molto estesa con diverse comunità isolate, dove per stessa ammissione delle autorità le campagne di vaccinazione fanno fatica a procedere. Dalla vicina Argentina è intanto giunta la conferma del primo caso di contagio dopo i focolai individuati in Paraguay e in Brasile: si tratta di un giovane originario della provincia nord-orientale di frontiera di Misiones in una regione dove sono già 800.000 le persone vaccinate. (R.P.)

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    Il cardinale Rouco Varela è il nuovo presidente della Conferenza episcopale spagnola

    ◊   L’arcivescovo di Madrid, cardinale Antonio Maria Rouco Varela, è stato eletto presidente della Conferenza episcopale spagnola. Il mandato dura tre anni e succede a mons. Ricardo Blasquez, vescovo di Bilbao. Il risultato della votazione è stato di 39 voti per il cardinale Rouco Varela, 37 per mons. Blasquez e un voto per il cardinale Antonio Cañizarez Lovera. Mons. Ricardo Blasquez, è stato eletto vicepresidente con due votazioni. Conclusa la votazione, si è svolta una conferenza stampa alla presenza di numerosi giornalisti. Mons. Juan Antonio Martínez Camino, segretario generale, che rimarrà in carica fino al prossimo mese di novembre, ha presentato i risultati. Ha preso poi la parola il cardinale Rouco il quale, parlando a braccio, in tono familiare, ha detto: “Il presidente della Conferenza non è il presidente dei vescovi: ogni vescovo ha il suo legame gerarchico direttamente con il Papa”. Ed ha ricordato che la Conferenza dei vescovi ha come obiettivo principale la collegialità, in spirito di mutua collaborazione, per un migliore servizio alla Chiesa e alla società. Per quanto riguarda i rapporti con la comunità politica, ha affermato che i vescovi si ispirano a principi ed orientamenti del Concilio Vaticano II. Al termine del suo breve intervento, il cardinale Rouco ha ricordato i precedenti presidenti della Conferenza episcopale. (Dalla Spagna, padre Ignacio Arregui)

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    Segnali positivi dalle autorità vietnamite per la restituzione alla Chiesa cattolica della delegazione apostolica di Hanoi

    ◊   “Il governo vietnamita vuole risolvere la questione dei beni della Chiesa ed in particolare ha già chiesto la documentazione per la restituzione della delegazione apostolica di Hanoi come richiesto dalla Conferenza episcopale vietnamita". Lo ha detto ieri a Roma prima di rientrare ad Hanoi, l'arcivescovo della capitale vietnamita Mons. Joseph Ngô Quang Kiêt. Questo conferma quanto detto nei giorni scorsi in una riunione del Comitato d’unione dei cattolici – che fa parte del Fronte patriottico – esprimendo il punto di vista del primo ministro sulla vicenda, Trân Dinh Phung, membro permanente del Fronte ed incaricato degli affari religiosi ed etnici. Dinh Phung ha definito “del tutto legittima” la richiesta della Chiesa di poter utilizzare il complesso per le attività della Conferenza episcopale. “Il governo non potrà ignorare” la richiesta della massima espressione dei sette milioni di cattolici vietnamiti che da 27 anni, cioè dalla creazione della Conferenza episcopale, collabora con la nazione. Per questo il primo ministro ha dato incarico all’Ufficio affari religiosi, ai ministeri competenti ed al Comitato popolare di Hanoi di esaminare la questione. Il primo ministro, secondo quanto riferito nella riunione, ha elogiato il Vaticano e l’arcivescovo della capitale per aver posto fine alle manifestazioni che rischiavano di degenerare. "E’ stato un atteggiamento di dialogo e buona volontà - ha detto - al quale il governo risponderà manifestando la stessa buona volontà. La riunione ha anche esaminato la protesta dei cattolici montagnard per il divieto imposto ad alcuni sacerdoti di celebrare la messa di Natale nelle loro zone. (R.P.)

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    India: varato un piano per cancellare i debiti dei piccoli agricoltori tra i quali si registra un alto tasso di suicidi

    ◊   Quasi 10 miliardi di euro, ovvero 600 miliardi di rupie: è la somma stanziata dal governo indiano nell'ultimo bilancio annuale per cancellare i debiti dei piccoli agricoltori. Il piano di cancellazione dei debiti in vista delle elezioni del 2009 - informa l'agenzia Misna - riguarderà i contadini che posseggono meno di due ettari di terreno. Lo ha precisato il ministro delle Finanze, Palaniappan Chidambaram presentando il bilancio che prevede anche un aumento del 20% della spesa per l'istruzione e del 15% per la sanità. Secondo le statistiche ufficiali negli ultimi sei anni, oltre 5000 coltivatori si sono suicidati nello Stato occidentale di Maharashtra – 607 nella sola prima metà dello scorso anno – e negli Stati meridionali di Andhra Pradesh, Kerala e Karnataka perché oppressi dai debiti che non riuscivano a ripagare a causa delle scarse piogge o del crollo dei prezzi. Secondo gruppi di attivisti e coltivatori, i suicidi sarebbero stati in realtà 18.000. Neppure un precedente pacchetto di misure straordinarie – oltre 300 milioni di euro di crediti senza interessi e un anno di moratoria per i pagamenti – è riuscito finora a diminuire i suicidi. Il provvedimento annunciato da Chilambaram è stato perciò accolto con favore da alcuni ma con sospetto da chi – come Mohan Manidwar del Gruppo d'agitazione dei contadini – teme che la maggior parte dei contadini di Vidarbha rimarranno fuori; a Vidarbha, regione rurale del Maharashtra, il 90% dei contadini indebitati con le banche per 680 milioni di euro sono insolventi e finiscono con il rivolgersi ai cosiddetti 'sahukars', usurai che arrivano a pretendere interessi mensili del 25%, proprio per l'impossibilità di far fronte ai debiti. (S.G.)

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    Timor Est: il presidente Ramos-Horta, ancora in ospedale, perdona i suoi attentatori

    ◊   Ancora in convalescenza dopo il tentato omicidio ai suoi danni il presidente di Timor Est, Jose Ramos-Horta, perdona i suoi aggressori. Lo ha riferito ieri il capo di Stato ad interim, Fernando “Lasama” de Araujo. In un comunicato ufficiale riportato dall’agenzia AsiaNews, diffuso dalla clinica australiana dove il presidente è ancora ricoverato, il Premio Nobel per la pace dichiara di perdonare il leader dei ribelli Alfredo Reinado, ucciso in una sparatoria e chiede al governo di sostenere la famiglia dell’ex soldato. Il presidente è rimasto gravemente ferito e ha passato 10 giorni in coma indotto dopo un attentato subito lo scorso 11 febbraio nella sua abitazione. Il primo ministro Xanana Gusmao, invece, è uscito illeso lo stesso giorno da un analogo attentato contro il suo convoglio. Reinado è ritenuto il mandante. L'uomo che sparò a Ramos-Horta si è consegnato alle forze di sicurezza, nella notte del primo marzo. Amaro Da Silva Susar un ex poliziotto, si è arreso senza combattere, dopo aver consegnato alla polizia due armi automatiche e delle munizioni. “Mi arrendo perché voglio che il mio Paese abbia un futuro e la gente possa vivere in pace”, sono state le sue prime dichiarazioni. (S.G.)

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    La Cina si prepara alla Pasqua: ad Hong Kong lo scrutinio dei catecumeni alla luce della "Spe salvi"

    ◊   La comunità cattolica cinese si sta preparando con grande impegno a celebrare la Santa Pasqua e soprattutto ad accogliere con entusiasmo i catecumeni che nella prossima Veglia Pasquale riceveranno i Sacramenti del Battesimo, della Confermazione e dell’Eucaristia. In queste domeniche di Quaresima, informa l'agenzia Fides, si sta svolgendo nelle comunità parrocchiali il rito degli Scrutini per sostenere i catecumeni nel cammino verso la celebrazione della grande Veglia Pasquale: ad Hong Kong il cammino si ispira all’enciclica di Benedetto XVI Spe Salvi e secondo quanto riferisce Kong Ko Bao (il bollettino diocesano in versione cinese) ci saranno circa 2.800 battesimi a Pasqua. Anche all'interno del Paese si stanno intensificando i preparativi per i catecumeni che riceveranno i Sacramenti dell’Iniziazione cristiana. In particolare si ricorda l’esempio di nonna Xing Ji, 102 anni, del villaggio di Nan Tian nella provincia di Zhao Xian, che è stata battezzata il 21 marzo 2005, dopo un anno di catechismo. La sua testimonianza di una vita vissuta nella fede ha commosso a tal punto la nuora che anch’essa ha cominciato a seguire il catechismo. E riceverà il Battesimo a Pasqua. (S.G.)

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    "Vorrei tanto poter considerare col cuore la prigionia come una gioia, basata invece com'è sulla menzogna": don De Pretis racconta la propria esperienza in una lettera

    ◊   Don Sandro De Pretis, il sacerdote trentino che ha trascorso 118 giorni in un carcere di Gibuti ed è oggi agli arresti domiciliari per motivi di salute, racconta la sua esperienza in una lettera. Il testo, inviato a don Ivan Maffeis, direttore del settimanale della diocesi di Trento (Vita Trentina), verrà pubblicato sull’ultimo numero del giornale. Questo uno dei passaggi centrali, riportato dall’agenzia Sir: “Immagino che ora moltissimi gibutini sappiano tutto di me, e che importa se è tutto falso! Probabilmente, almeno in senso negativo, la caratteristica del mio apostolato sarà riassunta da queste voci nascoste, dagli insulti che di tanto in tanto affiorano e alla fine da questo essere un capro espiatorio in un affare di Stato”. “Grazie a Dio – scrive ancora don De Pretis – la mia vita negli ultimi 15 anni non finisce qui; ci sono talmente tanti aspetti positivi... Prima di tutto la gente, pur se dura nella scorza, ma buona quando la si conosce; l'amicizia col mio vescovo; tanti che hanno confermato nella prova il loro affetto per me... Vorrei tanto poter considerare col cuore la prigionia come una gioia, basata invece com'è sulla menzogna: è quello che dicono Pietro e Paolo nelle loro lettere... Non ne sono capace, e me ne trattiene il sentimento che forse è indipendente dal mio essere cristiano”. Intanto, aggiunge il missionario, “prego che finalmente io ne esca e che chi è all'origine di questa vicenda si penta del giocare così con la vita e la reputazione degli altri...”. Il sacerdote trentino era in carcere dallo scorso 28 ottobre per “detenzione preventiva”, con accuse che variavano dalla pedofilia alla corruzione di minori. L'arcivescovo di Trento Luigi Bressan, ha auspicato che il processo – previsto per il prossimo mese – “possa riconoscere la piena innocenza di don Sandro”. (S.G.)

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    La figlia di Nikita Krusciov ricorda la sua visita in Vaticano nel 1963 e la consegna del premio Balzan per la pace a Giovanni XXIII

    ◊   “Ad un certo punto, senza nemmeno un annuncio, entrò il Papa. I cattolici presenti si misero in ginocchio, gli altri si alzarono. Giovanni XXIII salutò tutti, poi si accomodò in una poltrona”. Così Rada Krusciova ricorda il 7 marzo di 45 anni fa quando insieme al marito, Alexei Adjubei consegnarono al pontefice il premio Balzan per la Pace. Una data storica, riferisce l'agenzia Sir, perché per la prima volta due sovietici entravano in Vaticano. In quell’occasione – ha raccontato ieri la figlia di Nikita Krusciov in un’intervista al quotidiano cattolico “L’Eco di Bergamo” – consegnammo a Giovanni XXIII una lettera di mio padre, una lettera in russo che elogiava gli sforzi del Papa per il mantenimento della pace. Il Pontefice ci diede un messaggio di risposta dove si enunciava la speranza di futuri passi per un avvicinamento”. La signora, oggi quasi ottantenne, rivela anche il contenuto del messaggio di Giovanni XXIII a Krusciov: “Esprimendo sentimenti di riconoscenza all'Onnipotente e a tutti quelli che hanno cooperato per una tanto alta riconoscenza dell'attività per la pace della Chiesa cattolica, auguriamo fioritura e benessere a tutto il popolo russo che ci è tanto caro e vogliamo assicurarvi che noi continueremo a dare tutte le nostre forze per comprensione vera, fratellanza e pace fra i popoli in tutto il mondo”. Il Papa – ricorda ancora Rada Krusciova - “ci mise subito a nostro agio”, dicendo: “Noi dobbiamo parlare anche con i russi, non li dobbiamo giudicare solo per il fatto che non ci piace il loro sistema politico. Se il signor Krusciov sedesse adesso davanti a me non proverei nessuna sensazione di disagio nel parlare con lui. Entrambi siamo originari di piccoli villaggi, entrambi di umile origine, ci capiremmo l'uno con l'altro”. (S.G.)

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    Il cardinale Cordero Lanza di Montezemolo invita le realtà che portano il nome di San Paolo a collaborare per le celebrazioni dell'Anno dedicato all'Apostolo

    ◊   Il cardinale Andrea Cordero Lanza di Montezemolo, arciprete della Basilica papale di San Paolo fuori le Mura, chiede in una lettera un’attiva collaborazione “per celebrare nel migliore dei modi l'anno dedicato a San Paolo, in occasione del bimillenario della sua nascita.“Qualsiasi iniziativa, idea, informazione può essere importante per divulgare la conoscenza dell'opera dell'Apostolo delle Genti”, afferma nel messaggio inviato all'Agenzia Zenit, l'Amministrazione della Basilica Papale che invita a visitare la pagina dedicata all'avvenimento: www.annopaolino.org. Il cardinale indirizza la sua lettera a diocesi, chiese, santuari, luoghi di culto, istituzioni di studio o di assistenza che portano il nome di San Paolo o si ispirano alla sua figura e al suo insegnamento. Il prossimo 28 giugno, ricorda, officiando i primi Vespri della solennità dei Santi Pietro e Paolo, Benedetto XVI inaugurerà l'Anno Paolino. La Basilica – scrive – è “impegnata ad offrire la migliore accoglienza a quanti giungono per pregare sulla Tomba dell'Apostolo e ha predisposto un programma pastorale con celebrazioni liturgiche quotidiane ordinarie e straordinarie, incontri di preghiera e celebrazione del sacramento della penitenza. L'avvenimento, spiega infine il cardinale Montezemolo, non sarà vissuto solo a Roma. Il porporato ricorda, infatti, che il Papa esorta “le istituzioni religiose, di studio o di assistenza, che portano il nome di San Paolo o che si ispirano alla sua figura e al suo insegnamento”, a intraprendere iniziative “nelle diocesi, nei santuari, nei luoghi di culto”. (S.G.)

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    In corso a Bogotà la riunione dei segretari generali delle Conferenze episcopali di America Latina e Caraibi

    ◊   Si svolge oggi, a Bogotà, la riunione ordinaria dei segretari generali delle Conferenze episcopali di America Latina e Caraibi, un appuntamento che riunisce ogni anno quanti esercitano la responsabilità della gestione pastorale quotidiana in ognuno dei Paesi dell’area. Oltre ad esporre relazioni sugli aspetti più rilevanti delle diverse realtà geografiche, verrà presentata una rassegna sul modo in cui ogni Paese ha accolto il Documento conclusivo della V Conferenza generale di Aparecida e le iniziative che sono state messe in campo per la diffusione e l’approfondimento del testo medesimo. I segretari generali, inoltre, avranno un incontro con i presidenti delle Conferenze episcopali, che, a loro volta, si riuniranno il 6-7 marzo. Giovedì, infatti, si svolgerà la sessione congiunta che avrà come obiettivo quello di discutere e offrire contributi sulla “Missione Continentale”. I lavori continueranno poi nella giornata di venerdì, nel corso della quale i presidenti analizzeranno e proporranno integrazioni ai documenti preparatori della Missione Continentale, elaborati dalla Commissione “ad hoc” nella riunione dello scorso mese di novembre. (S.G.)

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    Ricordato a 400 anni dalla morte, San Francesco Caracciolo fondatore dei Chierici Regolari Minori

    ◊   Era un principe, ricco e potente: rinunciò a tutti i suoi per i poveri. Dedicò la sua vita agli infermi, i poveri, i carcerati e i condannati a morte. Fondò l’Ordine dei Chierici Regolari Minori, che insieme alla castità, povertà e obbedienza, fecero voto di non ambire a dignità ecclesiastiche e stabilirono come principale compito quello di praticare l’adorazione Eucaristica alimentata dalla Preghiera Circolare Continua. Si tratta di San Francesco Caracciolo (1563- 1608), che nel quarto centenario della morte è stato ricordato il 29 febbraio a Roma, presso la Pontificia Università Salesiana. Le cronache del tempo – ricorda l’agenzia Zenit – raccontano che passò la sua vita in adorazione davanti al Tabernacolo e fu chiamato il principe mendicante, il padre dei poveri, il predicatore dell’amore di Dio. I suoi confratelli, i Padri Caracciolini, lo hanno celebrato in un Convegno di studio sul tema “Dal pane accolto... al pane condiviso. San Francesco Caracciolo, un carisma sempre attuale”. Padre Nello Morrea, già Preposito dell’Ordine, ha spiegato che il carisma e la peculiare spiritualità del Santo fondatore, si ritrovano tutte nell’adorazione e nella celebrazione dell’Eucaristia. Fin dal sorgere dell'Ordine, organizzò, infatti, i turni per assicurare l’adorazione perpetua al Santissimo Sacramento. San Francesco Caracciolo è stato proclamato santo da Papa Pio VII nel 1807 ed il suo Ordine venne approvato dal Papa Sisto V il 1° luglio 1588 con il nome di Chierici Regolari Minori. I Caracciolini sono oggi presenti in Congo, Filippine, Germania, India, Italia, Kenya e Stati Uniti d'America. Con 15 case e 87 membri, 37 dei quali sacerdoti, si dedicano alla predicazione, alle missioni, all'istruzione giovanile, all'assistenza ai carcerati ed alla cura degli infermi. (S.G.)

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    Da Parigi a Gerusalemme a piedi: una coppia di sposi ha scelto come viaggio di nozze un pellegrinaggio di 5.800 chilometri

    ◊   Edouard e Mathilde Cortès erano partiti da Parigi il 17 giugno 2007. Sono arrivati a Gerusalemme, affaticati ma in buone condizioni di salute e profondamente felici, al termine di una marcia di 5.800 chilometri, vissuta in spirito di povertà totale, vivendo di elemosina. Sposati il 9 giugno 2007, hanno scelto come luna di miele di compiere questo pellegrinaggio per offrire simbolicamente i loro milioni di passi “per la pace e l'unità dei cristiani”. “Abbiamo smesso di camminare – hanno raccontato all’agenzia Zenit – quando siamo arrivati al Santo Sepolcro, dove abbiamo deposto tutte le intenzioni portate per mesi”. Il passaggio per la Siria è stato uno dei più difficili perché “eravamo seguiti, vigilati”, ha raccontato Mathilde Cortès. “La cosa più difficile non è stata sopportare la fame – anche se ora sappiamo cosa voglia dire avere fame –, ma il non essere accolti, l'essere rifiutati”, ha poi aggiunto.“A partire dalla Turchia, non abbiamo avuto bisogno di chiedere cibo perché la gente ci dava spontaneamente da mangiare”, ha spiegato, rimarcando la tradizionale ospitalità orientale” (S.G.)

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    GMG 2008 di Sydney: disponibili da oggi le monete e i francobolli che commemorano l'evento

    ◊   Saranno disponibili da domani, presso tutti gli uffici postali australiani, le serie filateliche dedicate alla Giornata Mondiale della Gioventù, che si svolgerà a Sydney dal 15 al 20 luglio. La presentazione, informa l’agenzia Sir, si è svolta ieri in concomitanza con l’uscita delle monete commemorative della GMG coniate dalla zecca di Perth ed emesse il 2 gennaio scorso. I francobolli sono in serie limitata, almeno quelli con finitura di argento e di oro, i primi del genere prodotti in Australia per un evento così importante. Anche le monete hanno una tiratura limitata: 1.000 esemplari per quelle d’oro e 25.000 per quelle d’argento. E’ la prima volta che un Papa viene raffigurato su una moneta australiana a corso legale. Le monete possono essere acquistate dalla zecca di Perth, (www.perthmint.com.au) mentre i francobolli sono disponibili presso gli uffici postali del Paese oppure su www.auspost.com.au/wyd. (S.G.)

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    Si è spento ieri, a 86 anni, il grande tenore siciliano Giuseppe Di Stefano

    ◊   La sua magica voce, il fraseggio perfetto e naturale insieme, il genio della sua interpretazione: tante ragioni artistiche e umane concorrono a rendere unica la personalità e la leggenda di Giuseppe Di Stefano, il grande tenore spentosi ieri vicino Milano, all'età di 86 anni. Espresse il meglio di sé come cantante lirico dagli anni Quaranta alla metà degli anni Settanta, periodo in cui il suo nome era anche legato artisticamente e affettivamente a quello di Maria Callas. Insieme alla cantante greco-americana, infatti, si esibì numerose volte in opere e concerti, registrando anche dischi di grande valore artistico. Nato a Motta Sant'Anastasia (Catania) il 24 luglio 1921, Di Stefano, detto Pippo, era figlio di un calzolaio, ex carabiniere e di una sarta. Educato in seminario dai Gesuiti, debuttò a Reggio Emilia nel 1946, cantando la parte di Des Grieux nella Manon di Massenet. Dotato di una voce chiara, di una spiccata sensibilità interpretativa impersonò con successo oltre cento ruoli da protagonista in un ampio repertorio: dal lirico puro dei primi anni, al repertorio lirico drammatico, come Cavaradossi della Tosca di Puccini o Don Alvaro nella Forza del Destino di Verdi. Il 3 dicembre 2004, mentre si trovava nella sua casa di Diani, in Kenya, Giuseppe Di Stefano rimase gravemente ferito durante un’aggressione da parte di alcuni rapinatori. Ricoverato all'ospedale di Mombasa, fu poi trasferito a Milano, dove entrò in coma. E da infermo ha vissuto fino alla morte. (S.G.)

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    24 Ore nel Mondo



    Condoleezza Rice in missione in Medio Oriente per rilanciare i negoziati di pace tra israeliani e palestinesi

    ◊   Nella Striscia di Gaza due palestinesi sono morti in seguito ad attacchi aerei mirati da parte dell’aviazione dello Stato ebraico. Un’altra persona è rimasta uccisa durante scontri nei pressi del valico di Erez. Dai Territori Palestinesi prosegue poi il lancio di razzi verso la città israeliana di Sderot. A Tel Aviv, intanto, è arrivato il segretario di Stato americano, Condoleezza Rice, che questa mattina ha incontrato al Cairo il presidente egiziano Hosni Mubarak. L’obiettivo è di rilanciare i negoziati di pace dopo la recente operazione condotta dalle forze israeliane nella Striscia di Gaza. Il nostro servizio:


    La strada della pace deve passare secondo il segretario di Stato americano attraverso una tappa obbligata: “Devono cessare - ha avvertito - i lanci di razzi contro civili innocenti nelle città israeliane”. Dopo un appello rivolto ad israeliani e palestinesi a riprendere la via dei negoziati, Condoleezza Rice ha poi affermato che è il movimento di Hamas, in parte armato dall’Iran, a bloccare il processo di pace. A queste dichiarazioni è seguita la reazione del portavoce del gruppo radicale palestinese, secondo cui “il vero obiettivo della missione nella regione è di incitare alla guerra contro Hamas”. Da segnalare, poi, che il ministro degli Esteri egiziano ha accusato lo Stato ebraico di un uso sproporzionato della forza nella Striscia di Gaza. Intanto, la situazione umanitaria a Gaza continua ad essere gravissima. Secondo fonti di stampa arabe, gli ospedali della città sono al collasso e per cercare di aiutare i palestinesi rimasti feriti nel corso dei combattimenti, l'Egitto ha aperto ieri il valico di frontiera di Rafah. Le autorità sanitarie palestinesi hanno reso noto, infine, che il bilancio delle recenti operazioni militari israeliane nella regione è di almeno 125 morti, tra cui molti civili.

    Attentato in Pakistan: 5 morti
    In Pakistan sono almeno 5 le vittime per un'esplosione avvenuta davanti alla sede di Collegio navale a Lahore, nella parte orientale del Paese. In base alle prime ricostruzioni, si è trattato di un attentato suicida. L’azione è stata compiuta alla vigilia dell’arrivo a Islamabad dell’ammiraglio americano Mike Mullen, alto funzionario del governo statunitense. Lo scopo della visita è di rafforzare i rapporti di cooperazione in materia di difesa fra Pakistan e Stati Uniti.

    Nuove sanzioni contro l’Iran
    L'ambasciatore iraniano presso l’ONU ha definito “illegale” la risoluzione approvata ieri dal Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite che prevede una terza ondata di sanzioni contro l’Iran. La Repubblica islamica ha reso noto poi che non risponderà alle “nuove domande” poste dall'Agenzia internazionale per l'Energia atomica (Aiea) su alcuni aspetti controversi del suo programma nucleare. Il premier israeliano, Ehud Olmert, ha affermato inoltre che lo Stato ebraico è in grado di difendersi in caso di attacco da parte dell’Iran. La risoluzione è stata approvata dopo l’ennesimo rifiuto, da parte del governo di Teheran, di sospendere i processi per l’arricchimento dell’uranio. Tra le misure previste, ci sono l’estensione del blocco dei visti e il congelamento dei beni ad altri funzionari iraniani coinvolti nel programma nucleare.

    Proteste in Russia dopo le presidenziali
    In Russia le città di Mosca e di San Pietroburgo sono state teatro ieri pomeriggio di manifestazioni di protesta contro la vittoria di Dimitri Medvedev alle presidenziali di domenica. Gli agenti hanno arrestato centinaia di dimostranti. Secondo l’opposizione non si è trattato di un’elezione legittima. Gli osservatori dell’Unione Europea hanno inoltre espresso dubbi sulla regolarità della votazione.

    Crisi del gas tra Russia e Ucraina
    Il colosso russo del gas ‘Gazprom’ fa sapere che l’Ucraina non ha ripreso a negoziare dopo il taglio dei rifornimenti deciso ieri da Mosca. Secondo Kiev, la riduzione delle forniture di gas sarebbe superiore a quella annunciata. Il contenzioso riguarda il pagamento dei debiti arretrati.

    Continua la corsa di euro e petrolio
    Non accenna ad arrestarsi la corsa dell’euro, che nelle ultime ore ha fatto registrare nuove cifre record: adesso è scambiato a 1,5217 sul dollaro. Il prezzo del petrolio, intanto, è a quota 102 dollari. Il presidente dell’OPEC, Chakib Khalil, ha escluso poi che il cartello dei Paesi produttori di petrolio possa aumentare la produzione per calmierare i prezzi record.

    Primarie negli Stati Uniti
    Nuovo confronto per i candidati dei partiti, democratico e repubblicano, alle prossime presidenziali degli Stati Uniti: oggi si vota in Texas, Ohio, Vermont e Rhode Island. Nei primi due Stati, gli ultimi sondaggi indicano un testa a testa tra Hillary Clinton e Barack Obama. In casa repubblicana si profila una netta vittoria di John McCain sul rivale Mike Huckabee.

    Confronto televisivo in Spagna tra Zapatero e Rajov
    In Spagna ha avuto vasta eco l’ultimo confronto televisivo tra il leader socialista, Josè Luis Zapatero, e quello dei popolari, Mariano Rajoy, in vista delle elezioni politiche di domenica prossima. Zapatero ha promesso “pieno impiego” con 2 milioni di nuovi posti di lavoro. Rajoy ha risposto affermando che la politica economica socialista non è credibile. Ha anche assicurato che se sarà eletto “abbasserà le tasse”.

    Nepal, 12 morti per lo schianto di un elicottero
    In Nepal il governo ha confermato che sono morti i 12 passeggeri a bordo dell’elicottero dell’ONU precipitato ieri nella parte orientale del Paese. Le vittime sono sette stranieri e cinque nepalesi. Nel Paese asiatico le Nazioni Unite sono impegnate a monitorare l’accordo di pace raggiunto nel novembre 2006 da governo e ribelli maoisti.

    Soldato francese disperso in Sudan
    La forza di pace europea in Ciad ha annunciato che un suo soldato, di nazionalità francese, risulta disperso in Sudan. In base alle prime ricostruzioni, sembra che il militare sia entrato per errore in territorio sudanese mentre, a bordo del suo veicolo, si trovava in una zona del Ciad al confine con il Sudan.

    Ancora incidenti sul lavoro in Italia
    In Italia, la procura della Repubblica ha aperto un’inchiesta per omicidio colposo plurimo sull’incidente avvenuto ieri pomeriggio a Molfetta e costato la vita a 5 operai. L’incidente si è verificato in un’autocisterna, dove un operaio era entrato per ripulirla. L’uomo si è sentito male per le esalazioni di zolfo. I suoi compagni hanno cercato di soccorrerlo ma sono rimasti a loro volta avvelenati. Sul versante politico, intanto, il testo unico sulla sicurezza sul lavoro potrebbe approdare già domani al Consiglio dei Ministri. Tra le novità c’è anche il rischio dell’arresto da 6 a 12 mesi per il datore di lavoro se non effettua valutazione di rischio o non nomina un responsabile della prevenzione. (Panoramica internazionale a cura di Amedeo Lomonaco)

     Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LII no. 64

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