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Sommario del 02/03/2008

Il Papa e la Santa Sede

  • Il cuore di Benedetto XVI è vicino a chi soffre: all’Angelus, il Papa lancia un appello per la fine delle violenze in Terra Santa, per la liberazione dell’arcivescovo di Mossul e per la tutela dell’infanzia dopo la drammatica vicenda dei bambini morti a Gravina
  • Rinnovate con il Vangelo la civiltà occidentale: così, il Papa dall’Aula Paolo VI a 40 mila universitari in collegamento con Roma da città europee e americane, per la veglia mariana
  • Rinviata la partenza del cardinale Bertone in Armenia, dopo gli scontri tra manifestanti dell’opposizione e polizia che hanno provocato morti e feriti, nella capitale Yerevan
  • Oggi in Primo Piano

  • Ai microfoni della Radio Vaticana, la testimonianza dell’arcivescovo di Kirkuk, Louis Sako, che auspica una pronta liberazione di mons. Rahho e ringrazia il Papa per la sua vicinanza al popolo iracheno
  • Russia alle urne per scegliere il successore del presidente Putin. Tensioni per due esplosioni in Daghestan

  • Essere famiglia per bambini gravemente malati e abbandonati: la straordinaria esperienza d’amore della Casa Famiglia “Angeli Custodi” di Rimini
  • Chiesa e Società

  • Il cammino spirituale delle coppie, tema dell’incontro annuale dei presidenti delle Conferenze episcopali del sudest d’Europa, conclusosi oggi a Sofia
  • Nord Uganda: la Comunità di Sant’Egidio esprime apprezzamento per la firma dell’ultimo documento tra il governo e i ribelli del LRA
  • In un dossier pubblicato sul periodico del PIME, l’appello delle religiose nigeriane contro il dramma della tratta delle donne
  • Si concluderanno a breve, a Dublino, i negoziati per la stesura finale del Trattato per l’abolizione delle bombe a grappolo
  • Al via in Rwanda la “Settimana della donna africana”
  • A Ginevra, una mostra racconta la guerra con gli occhi degli ex bambini soldato del nord Uganda
  • In Sudan, la Famiglia Salesiana e il VIS avviano un progetto per la costruzione di venti scuole
  • In occasione della Festa della donna, l’AISM propone una raccolta fondi per sostenere la ricerca sulla sclerosi multipla
  • Emergenza maltempo in Bolivia. La Caritas porta avanti il programma di aiuti
  • L'impegno del Club Kiwanis Roma Tevere per i bambini del Madagascar
  • “Conoscere l’Africa attraverso le sue donne”. E’ il tema di un corso di formazione per volontari in programma a Pavia
  • 24 Ore nel Mondo

  • Medio Oriente: proseguono i raid israeliani sulla Striscia di Gaza. Condanna dell'ONU. Abu Mazen sospende i negoziati di pace
  • Il Papa e la Santa Sede



    Il cuore di Benedetto XVI è vicino a chi soffre: all’Angelus, il Papa lancia un appello per la fine delle violenze in Terra Santa, per la liberazione dell’arcivescovo di Mossul e per la tutela dell’infanzia dopo la drammatica vicenda dei bambini morti a Gravina

    ◊   All’Angelus in Piazza San Pietro, nella quarta domenica di Quaresima, Benedetto XVI ha rivolto tre appelli vibranti: per la liberazione dell’arcivescovo iracheno di Mossul e per la fine delle violenze in Terra Santa. Quindi, ricordando la drammatica vicenda dei bimbi Ciccio e Tore, trovati morti a Gravina, ha levato un appello per la tutela dell’infanzia. Commentando il Vangelo della domenica sul cieco nato guarito da Gesù, Benedetto XVI ha poi esortato i fedeli a non lasciarsi accecare dal proprio egoismo. Il servizio di Alessandro Gisotti:

     

     
    Un Angelus nel segno della vicinanza a chi soffre, a chi piange la perdita dei propri cari a chi vive in condizioni estreme a causa della guerra. Con profonda tristezza, ha detto il Papa, seguo la drammatica vicenda del rapimento di mons. Rahho, arcivescovo di Mossul dei Caldei. Il Papa si è unito all’appello del cardinale Emmanuel III Delly, affinché il presule, “oltretutto in precarie condizioni di salute, sia prontamente liberato”:

    “Elevo, in pari tempo, la mia preghiera di suffragio per le anime dei tre giovani uccisi, che erano con lui al momento del rapimento. Esprimo, inoltre, la mia vicinanza a tutta la Chiesa in Iraq ed in particolare alla Chiesa caldea, ancora una volta duramente colpite, mentre incoraggio i Pastori e i fedeli tutti ad essere forti e saldi nella speranza. Si moltiplichino gli sforzi di quanti reggono le sorti del caro popolo iracheno, affinché grazie all’impegno e alla saggezza di tutti ritrovi pace e sicurezza, e non venga ad esso negato il futuro a cui ha diritto”.

    Purtroppo, ha proseguito il Santo Padre, in questi ultimi giorni la tensione tra Israele e la Striscia di Gaza ha “raggiunto livelli assai gravi”. Ha così rinnovato un pressante invito alle Autorità, sia israeliane che palestinesi, “perché si fermi questa spirale di violenza, unilateralmente, senza condizioni”:

    “Solo mostrando un rispetto assoluto per la vita umana, fosse anche quella del nemico, si potrà sperare di dare un futuro di pace e di convivenza alle giovani generazioni di quei popoli che, entrambi, hanno le loro radici nella Terra Santa. Invito tutta la Chiesa a elevare suppliche all’Onnipotente per la pace nella terra di Gesù e a mostrare solidarietà attenta e fattiva ad entrambe le popolazioni, israeliana e palestinese”.

    Il Papa ha, poi, rivolto il pensiero alla tutela dell’infanzia. Nel corso della settimana, ha ricordato, la cronaca italiana ha appuntato la sua attenzione sulla triste fine di due bambini, noti come Ciccio e Tore, trovati morti a Gravina. “Una fine – ha detto il Santo Padre - che ha profondamente colpito me come tante famiglie e persone”. Parole corredate da un accorato appello:

    “Vorrei cogliere l'occasione per lanciare un grido a favore dell'infanzia: prendiamoci cura dei piccoli! Bisogna amarli e aiutarli a crescere. Lo dico ai genitori, ma anche alle istituzioni. Nel lanciare questo appello, il mio pensiero va all’infanzia di ogni parte del mondo, particolarmente a quella più indifesa, sfruttata e abusata. Affido ogni bambino al cuore di Cristo, che ha detto: “Lasciate che i bambini vengano a me!”.

     
    Prima degli appelli, il Papa si era soffermato sul Vangelo della domenica che narra la guarigione del cieco nato. “Di fronte all’uomo segnato dal limite e dalla sofferenza – ha affermato - Gesù non pensa ad eventuali colpe, ma alla volontà di Dio che ha creato l’uomo per la vita”. Al cieco guarito, ha detto ancora, Gesù “rivela che è venuto nel mondo per operare un giudizio, per separare i ciechi guaribili da quelli che non si lasciano guarire perché presumono di essere sani”. E qui ha levato una viva esortazione a confessare le nostre cecità e miopie e, soprattutto, il grande peccato dell’orgoglio:

     
    “E’ forte infatti nell’uomo la tentazione di costruirsi un sistema di sicurezza ideologico: anche la stessa religione può diventare elemento di questo sistema, come pure l’ateismo, o il laicismo, ma così facendo si resta accecati dal proprio egoismo. Cari fratelli, lasciamoci guarire da Gesù, che può e vuole donarci la luce di Dio!”

     
    Guarendo il cieco nato, è la riflessione del Papa, Gesù opera una nuova creazione. Una guarigione, quella compiuta da Gesù, “che suscita un’accesa discussione perché Gesù la compie di sabato, trasgredendo, secondo i farisei, il precetto festivo. Alla fine del racconto, dunque, Gesù e il cieco si ritrovano entrambi “cacciati fuori” dai farisei: uno perché ha violato la legge e l’altro perché, malgrado la guarigione, rimane marchiato come peccatore dalla nascita. D’altro canto, anche i discepoli, secondo la mentalità comune del tempo, “danno per scontato che la sua cecità sia conseguenza di un peccato suo o dei suoi genitori”. Gesù, invece, è il richiamo del Papa, “respinge questo pregiudizio”, “facendoci sentire la viva voce di Dio, che è Amore provvido e sapiente”.

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    Rinnovate con il Vangelo la civiltà occidentale: così, il Papa dall’Aula Paolo VI a 40 mila universitari in collegamento con Roma da città europee e americane, per la veglia mariana

    ◊   “Siate discepoli e testimoni del Vangelo, perché il Vangelo è il buon seme del Regno di Dio, cioè della civiltà dell’amore! Siate costruttori di pace e di unità!”. E’ l’invito rivolto ieri pomeriggio dal Papa, in Aula Paolo VI, a circa 40 mila giovani partecipanti - in diversi Paesi d’Europa e delle Americhe - alla veglia di preghiera mariana, sul tema “Europa e Americhe insieme per costruire la civiltà dell'amore”. L'evento è stato promosso dal Consiglio delle conferenze episcopali d’Europa e organizzata dall’Ufficio per la pastorale universitaria del Vicariato di Roma. Il servizio è di Paolo Ondarza:

    (canto)

     
    “Siate discepoli e testimoni del Vangelo! Siate costruttori di pace!”

    Un mandato agli universitari perché rinnovino la civiltà occidentale che in parte ha tradito la sua ispirazione evangelica e cristiana. A consegnarlo, Benedetto XVI ai 10 mila giovani presenti in Aula Paolo VI e agli altri 30 mila video-collegati via satellite dalle principali città europee e americane. L’invocazione a Maria Sedes Sapientiae e la recita dei misteri gloriosi del Rosario ha infatti varcato i confini del Vaticano estendendosi in un ideale abbraccio fraterno da Napoli ad Avignone, da Bucarest a Minsk, da Toledo a Varsavia fino a Washington, Città del Messico, Puebla, L’Avana, Loja, Aparecida.

     
    Nelle testimonianze dei giovani che hanno preceduto l’arrivo del Santo Padre in Aula Paolo VI è stata espressa la difficoltà di smascherare ogni giorno le “false speranze”, l’ideologia del relativismo che li circonda, il coraggio di dichiararsi apertamente cattolici.

     
    (testimonianza di un giovane brasiliano)
    “Vivere il Vangelo è ciò che da senso alla nostra impresa intellettuale, è il completamento fondamentale della nostra razionalità”.
     
    A queste parole hanno fatto eco quelle di un collega italiano:

     
    “In questo cammino non siamo soli. La presenza delle cappellanie universitarie è per tutti noi il segno che la Chiesa ci sostiene e ci incoraggia”.
     
    “Il cristianesimo – ha spiegato il Papa – costituisce un legame forte e profondo tra il cosiddetto Vecchio Continente e il Nuovo Mondo. Basta pensare al posto fondamentale che occupano la Sacra Scrittura e la Liturgia cristiana nella cultura e nell’arte dei popoli europei e di quelli americani”. Tuttavia, oggi “c’è bisogno di un’onesta e sincera riflessione, un esame di coscienza per vivificare questa comune ispirazione evangelica”. Occorre discernere – ha aggiunto il Papa – tra ciò che costruisce la “civiltà dell’amore”, secondo il disegno di Dio rivelato in Gesù Cristo, e ciò che invece ad essa si oppone”.

    Benedetto XVI ha indicato ai partecipanti al Rosario gli esempi di altri giovani portatori di spinte evangeliche nella storia dei due continenti: Benedetto da Norcia, Francesco d’Assisi, Karl Leisner, Martino di Porres, Rosa da Lima:

     
    “Oggi, voi, giovani europei e americani, Iddio vi chiama a cooperare, insieme con i vostri coetanei del mondo intero, perché la linfa del Vangelo rinnovi la civiltà di questi due continenti e di tutta l’umanità”.
     
    Senza la “linfa del Vangelo” – ha spiegato il Papa – le differenze presenti nelle grandi città europee e americane, sempre più cosmpolite, divengono motivo di divisione e di conflitto, non di arricchimento reciproco. A tutti Benedetto XVI ha lanciato questo invito:

     
    “Siate intrepidi e generosi operatori della civiltà dell’amore, testimoniando la forza trasformatrice del Vangelo nella cultura contemporanea dei vostri continenti”.
     
    L’Enciclia “Spe Salvi”, meditata dai giovani nel corso della veglia mariana, è stato il dono che il Papa ha fatto ai partecipanti, in versione CD con traduzione in 5 lingue.

     
    (canto)

     
    Ma che cosa ha spinto questi giovani a partecipare all'evento di ieri con il Papa? Ecco le risposte di alcuni di loro, raccolte da Marina Tomarro:


    R. – E’ un momento per noi molto importante perché siamo in comunione fraterna anche con tutti i nostri colleghi dell’America e dell’Europa. Credo che sia un momento molto importante, poter pregare insieme al Papa e insieme a tutti i nostri amici universitari.

     
    R. – Innanzitutto, è bellissimo perché c’è un ambiente calmo e molto coinvolgente. L’Aula Paolo VI è grandiosa e quindi l’accoglienza del Papa e la sua presenza rende la giornata molto bella e indimenticabile.

     
    R. – Il desiderio di fare un’esperienza speciale: noi sosteniamo il Santo Padre in tutto e per tutto.

     
    R. – Per me è stata un’emozione grandissima venire qui, ci tenevo moltissimo.

     
    R. – Per fede, per devozione. Sono qua per vedere il Papa che ho già visto più volte, in più occasioni, ma non è mai abbastanza!

     
    E durante la Veglia mariana, il Papa ha invitato i ragazzi ad essere i primi costruttori della civiltà dell’amore. Ma in che modo i giovani mettono in pratica questo invito? Ascoltiamo alcuni commenti:

     
    R. – Sicuramente, iniziando con il rispetto l’uno per l’altro e facendo tutte le cose con un gran sorriso e cercando di imparare dalle difficoltà che abbiamo nella vita di tutti i giorni per cercare di costruire qualcosa di più pulito e di più nuovo.

     
    R. – Con piccoli gesti, mettendo ogni giorno in pratica piccole buone azioni senza cose eclatanti, facendolo soprattutto per me stessa, senza dover rendere conto a qualcuno oppure mettermi in mostra. Piccole buone azioni che io, con me stessa, so che fanno bene anche ad un’altra persona.

     
    R. – Innanzitutto, con i colleghi universitari è fondamentale poter condividere le nostre difficoltà nello studio, riuscire a superare insieme le difficoltà. Credo anche che sia fondamentale capire che il nostro studio è un dono, un’occasione che noi abbiamo per costruire insieme il nostro futuro, ma anche una società migliore, un mondo migliore.

     
    R. – Sopportando, tollerando, cercando di amare e di prodigarmi quanto più possibile anche se è difficile farlo.
     

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    Rinviata la partenza del cardinale Bertone in Armenia, dopo gli scontri tra manifestanti dell’opposizione e polizia che hanno provocato morti e feriti, nella capitale Yerevan

    ◊   “In considerazione della situazione creatasi in Armenia a seguito delle proteste e dello stato di emergenza dichiarato dal governo”, il cardinale segretario di Stato Tarcisio Bertone, “non parte oggi, come previsto” per la capitale armena, Yerevan. E’ quanto informa un comunicato della Sala Stampa della Santa Sede a proposito del viaggio del cardinale Bertone in programma in questi giorni. “La visita, finora non annullata – prosegue la nota - potrà avere luogo nei prossimi giorni, con programma mutato. Resta confermata invece la visita in Azerbaijan”.

    La decisione di rinviare la partenza del porporato fa seguito agli scontri avvenuti ieri sera e stanotte a Yerevan, in cui – informano fonti di agenzia – hanno perso la vita almeno 8 persone, mentre sono decine i feriti tra cui 33 agenti di polizia. L’opposizione aveva sfidato il divieto di manifestare deciso dalle autorità armene per protestare contro il risultato delle presidenziali del 19 febbraio scorso, che ha visto la vittoria del primo ministro Sarkisian, alleato del capo di Stato uscente, Kocharian. Oggi nella capitale Yerevan sembra regnare la calma, mentre il centro della città è presidiato da forze dell’ordine.

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    Oggi in Primo Piano



    Ai microfoni della Radio Vaticana, la testimonianza dell’arcivescovo di Kirkuk, Louis Sako, che auspica una pronta liberazione di mons. Rahho e ringrazia il Papa per la sua vicinanza al popolo iracheno

    ◊   All’Angelus, il Papa ha lanciato un accorato appello per la liberazione dell’arcivescovo di Mossul dei Caldei, Paulos Faraj Rahho. Dal canto suo, intervistato da L’Osservatore Romano, il patriarca di Babilonia dei Caldei, cardinale Emmanuel III Delly, ha ribadito che questo atto di violenza “non pregiudicherà i buoni rapporti tra cristiani e musulmani”. Per una testimonianza su come la comunità cristiana irachena stia vivendo questo momento difficile, Alessandro Gisotti ha raggiunto telefonicamente in Iraq l’arcivescovo di Kirkuk dei Caldei, Louis Sako:

     
    R. – E’ una situazione molto dolorosa. La gente di Mossul vive nel panico. Conosco bene Mossul, sto lavorando con altri gruppi per la sua liberazione. Ho chiamato il sindaco di Mossul, il Consiglio degli imam ha fatto un appello, altri gruppi ... tutti lavorano per la sua liberazione. Noi speriamo che questo dolore possa avere presto una fine. Il gruppo che ha rapito il vescovo è un gruppo criminale, non è un gruppo che rivendica una ideologia. Siamo pieni di speranza che lui possa essere presto liberato.

     
    D. – Mons. Sako, questo rapimento è una ferita non solo per i cristiani, ma per tutti gli iracheni. C’è solidarietà da parte dei musulmani?

     
    R. – Sì, sì: tanta, tanta! Anche ieri sono andato alla televisione locale con un imam, un capo religioso sunnita; abbiamo rivolto un appello, condannando tutti questi atti che non aiutano a risolvere il problema, ma anzi. Invece, di costruire la fiducia tra gli iracheni, questi atti distruggono la fiducia e la fratellanza.

     
    D. – Il Papa ha chiesto l’immediata liberazione di mons. Rahho e ha di nuovo lanciato un appello per la pace in Iraq. Quanto sentite questa vicinanza del Santo Padre?

     
    R. – Le parole del Santo Padre hanno un’eco qui, in Iraq, perché quando parla è così equilibrato! Ieri, anche l’imam musulmano ha menzionato due volte la posizione della Santa Sede verso l’islam. Il dialogo, la convivenza, la vicinanza della Chiesa ai musulmani in Europa e anche qui, durante l’embargo e dopo, tramite la Caritas, tutto questo ci aiuta, è un appoggio molto, molto apprezzato!

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    Russia alle urne per scegliere il successore del presidente Putin. Tensioni per due esplosioni in Daghestan
     

    ◊   Tensione per le elezioni presidenziali in Russia. Due esplosioni contro un convoglio della polizia in Daghestan, nel sud del Paese, hanno provocato cinque feriti. Gli agguati arrivano nel giorno in cui oltre 100 milioni di cittadini sono chiamati alle urne per scegliere il successore di Putin. Favorito nella corsa il suo delfino Dmitri Medvedev. Sulle operazioni di voto vigilano 500 mila poliziotti, ma le consultazioni non saranno monitorate dall’OSCE, Organizzazione per la Sicurezza e la Cooperazione in Europa, che ha rinunciato alla sua missione per le restrizioni imposte da Mosca. Il servizio di Giuseppe D’Amato:


    La Russia sta scegliendo il suo terzo presidente. L’affluenza alle urne è superiore del 3-5% rispetto al dato delle legislative di dicembre e a quello delle analoghe consultazioni del 2004. E' quanto ha annunciato la Commissione elettorale. In Ciukotka, nell’Estremo Oriente, l’83% degli aventi diritto ha votato. In Kamchatka il 56%, ma le avverse condizioni climatiche hanno influenzato il risultato. Quattro sono i candidati in lizza, elencati sulle schede in ordine alfabetico. “Sono di buon umore. E’ cambiato il tempo atmosferico. E’ iniziata la primavera”, ha dichiarato al seggio Dmitrij Medvedev, il favoritissimo candidato del Cremlino, indicato da tutti i sondaggi ad oltre il 70% delle intenzioni di voto. Ovunque nell’immenso Paese le misure di sicurezza sono state rafforzate. Alle 19, ora italiana, i primi exit poll. La prossima "crociata" contro la corruzione è già stata annunciata. “Qui – ha sottolineato Medvedev – molti dei problemi non sono legati al basso livello degli stipendi. La morale religiosa è stata messa da parte per oltre ottanta anni. L’unico punto di riferimento era la tessera del partito”. Il Fondo, dove sono stati depositati i proventi dalla vendita delle materie prime, è stato diviso in due parti. Una di queste andrà a finanziare la costruzione di infrastrutture vitali per la Russia. L’interrogativo è cosa succederà se decine di miliardi di dollari verranno spesi mali o, peggio, scompariranno. La “luna di miele” tra Medvedev ed il Paese potrebbe essere bruciata dagli eventi: da novembre i prezzi dei beni di prima necessità sono congelati e l’inflazione aumenta lo stesso. Si teme una brusca impennata. (Da Mosca, per la Radio Vaticana, Giuseppe D’Amato)

     
    Nonostante le preoccupazioni per la qualità di vita all’interno del Paese, sull’inflazione e sul rischio-prezzi, dopo 8 anni di presidenza Putin, la Russia è indubbiamente più ricca e pesa di più sul piano internazionale, grazie soprattutto al suo braccio di ferro sulla questione energetica. Incognite restano sulla libertà di espressione. Fausta Speranza ha intervistato il giornalista Dario Thuburn, corrispondente da Mosca della France Press:


    R. – Negli ultimi otto anni, per molte persone, è aumentata la qualità della vita. Almeno la metà della popolazione, prima, era in povertà. Adesso la percentuale degli indigenti è tra il 15 e il 20 per cento. La qualità della vita è senz’altro migliorata, rimangono però delle regioni e in particolare delle classi sociali che si trovano ancora in una situazione molto difficile. La preoccupazione è per l’inflazione che l’anno scorso ha toccato il 12 per cento, con conseguente aumento dei prezzi dei prodotti alimentari. Molti sono in apprensione per la situazione economica, per la possibilità che il prezzo del petrolio possa salire. E questo, ovviamente, avrà un effetto sulla Russia.

     
    D. – A proposito della stampa di questi giorni. Sembra sia stata più distaccata che appassionata, anche se sbilanciata verso Medvedev ...

    R. – Certo, la stampa è molto sbilanciata verso Medvedev, il candidato del Cremlino. I canali televisivi sono tutti sotto il controllo dello Stato, la televisione è stata molto sbilanciata verso di lui. Si sono visti anche gli altri candidati, ci sono stati dibattiti presidenziali senza però la partecipazione di Medvedev. Lui, infatti, aveva deciso di non prenderne parte; gli altri vi hanno partecipato ma i confronti sono andati in onda alle 7 del mattino e alle 11 di sera, quindi pochi russi hanno seguito questi confronti.

     
    D. – Ecco, in definitiva, come sono state percepite queste elezioni, quale è stato il sentire nei giorni scorsi della gente?

     
    R. – E’ stata una campagna elettorale veramente senza entusiasmo, senza grande interesse per molti russi. Non è che ci sia stata grande scelta, quindi come campagna elettorale è stata anche noiosa. Si è visto Medvedev ogni giorno, in televisione, che parlava dei progetti sociali, delle varie iniziative dello Stato per migliorare la qualità della vita, specialmente per i contadini
     
    D. – Invece, è meno scontato il rapporto che ci sarà tra Putin e Medvedev ...

     
    R. – Questo, per i giornalisti, per gli analisti e per i sociologi è la questione veramente interessante. Molti russi a questo non pensano: pensano che Putin e Medvedev siano un po’ la stessa cosa. Però, ovviamente, un candidato che diventa presidente comunque ha dei poteri molto, molto forti in Russia. Non può, necessariamente, essere controllato da Putin. Quindi, sarà interessante nelle settimane, nei mesi a venire, vedere come lavoreranno questi due uomini: se Putin diventa primo ministro, come ha detto durante la campagna elettorale.

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    Essere famiglia per bambini gravemente malati e abbandonati: la straordinaria esperienza d’amore della Casa Famiglia “Angeli Custodi” di Rimini

    ◊   Essere mamma e papà di quei bimbi abbandonati, che non vengono accolti mai da nessuno: è questo l’impegno d’amore preso da Rita Gallegati e suo marito Riccardo il giorno in cui si sono sposati, nel 1994. Assieme hanno dato vita alla Casa Famiglia “Angeli Custodi” di Rimini. A sostenerli in questa testimonianza di carità cristiana, contro la cultura della morte, hanno avuto a loro fianco, sin dai primi passi, don Oreste Benzi e la sua Comunità Papa Giovanni XXIII. Per Rita, poi, come spiega al microfono di Alessandro Gisotti, questa toccante esperienza con i bambini disagiati è iniziata già trent’anni fa:

    (musica)

    R. - Eravamo nel 1979, una sera – io sono di Faenza – venne a parlare nella mia città don Benzi. Don Oreste parlò di queste case famiglia dove c’erano un papà ed una mamma che accoglievano bimbi, ma anche adulti che da soli non ce l’avrebbero fatta. Io, mentre lui parlava, mi sono sentita letta dentro ed ho avuto proprio la chiarezza che fosse quello che andavo cercando e a cui non sapevo dare un nome. Volevo vivere nella condivisione con i piccoli, con gli ultimi. Con l’incoscienza dei 20 anni, accolsi la proposta di don Benzi di andare a fare la mamma in una casa famiglia lì vicino a Faenza.

     
    D. – Dunque, la sua esperienza è soprattutto un condividere la sofferenza attraverso una testimonianza di amore e di speranza?

     
    R. – Io credo che la condivisione sia una delle forme più grandi dell’amore. Anche se non si risolve niente si sta accanto a colui che soffre. Non si deve far soffrire nessuno da solo. Credo che questa sia l’unica speranza possibile per chi soffre, solo la condivisione rende meno amara la croce perché non si soffre da soli.

     
    D. – Che cosa vuol dire, per questi bambini, essere accolti nella casa famiglia?

     
    R. – All’inizio arrivano con delle ferite molto profonde, soprattutto nel cuore e nello spirito. Spesso vengono portati via dalle famiglie proprio perché stanno vivendo delle situazioni atroci, maltrattamenti spesso. Quindi, da grosse sofferenze, grosse cicatrici. Per un po’ stanno sulla difensiva, si mettono alla prova. Quindi per un po’, è un gioco di forza. Quando vedono che non ci sono punizioni, che li si cerca di amare molto semplicemente per quello che sono, allora cedono ogni forma di difesa, vengono fuori per tutto il potenziale bello che queste creature hanno e che sanno dare.

     
    D. – C’è una storia, tra le tante che avete vissuto lei e suo marito in questi anni, che può sintetizzare in qualche modo l’esperienza della Casa Famiglia “Angeli Custodi”?

     
    R. – Sono stati tanti gli episodi. Quello che rimarrà per sempre nel cuore, penso il più significativo, è legato ad Alessandra, una bimba cieca in quanto priva di cervello eppure una bimba serena e felice; la mattina quando si apriva la finestra e le si diceva: “Buongiorno Alessandra”, lei faceva un sorriso che ripagava di qualunque notte insonne. Quando Alessandra è morta, i medici ci hanno chiamato e ci hanno detto: “Volete donare gli occhi”? Io lì per lì ho avuto una reazione, mi sono quasi sentita presa in giro e mi sono detta: “Come, state sbagliando bambina, cioè la mia bambina non vedeva, era cieca”. E i medici ci hanno detto: “Sì, era cieca perché non aveva il cervello ma gli occhi sono sanissimi”. Così Alessandra quando è morta ha regalato i suoi due occhi a due bimbi, uno per ciascun bimbo. A me è sempre rimasto questo pensiero: lei che non ha mai visto la luce, è diventata portatrice di luce per due bimbi ed ha regalato tutto di sé fino alla fine.

     
    (musica)

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    Chiesa e Società



    Il cammino spirituale delle coppie, tema dell’incontro annuale dei presidenti delle Conferenze episcopali del sudest d’Europa, conclusosi oggi a Sofia

    ◊   Si è concluso oggi a Sofia l’VIII Incontro annuale dei presidenti delle Conferenze episcopali del Sudest d’Europa, sul tema “La preparazione dei fidanzati e l’accompagnamento spirituale degli sposi”. Particolare attenzione è stata prestata ai matrimoni misti, una realtà comune nel sudest d’Europa, che si va diffondendo anche nel resto del continente. Queste unioni – riporta il comunicato finale – rappresentano una possibilità per il dialogo ecumenico e interreligioso, ma anche una realtà problematica. Una diversa visione teologica riguardo alla sacramentalità del matrimonio, la possibile perdita della fede, lo sbocco nell’indifferenza religiosa, l’isolamento del proprio gruppo etnico sono alcuni dei problemi individuati dai presuli. In risposta a queste sfide, essi stanno preparando una guida con gli orientamenti di fondo per le coppie e per gli operatori pastorali. Il testo definitivo sarà approvato durante il prossimo incontro che si terrà in Turchia, nel 2009. Le sfide della società attuale, segnata dalla dispersione che si genera soprattutto nell’ambito urbano – ha detto oggi mons. Cristo Proykov, presidente del vescovi bulgari, nella Messa a conclusione dell’Incontro – richiedono la garanzia che le famiglie non siano sole. Perciò, ha precisato mons. Proykov, la comunità ecclesiale ha la responsabilità di offrire sostegno, stimolo e alimento spirituale che fortifichi la coesione familiare, soprattutto nelle prove o nei momenti critici. (Da Sofia, per la Radio Vaticana, Iva Mihailova)

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    Nord Uganda: la Comunità di Sant’Egidio esprime apprezzamento per la firma dell’ultimo documento tra il governo e i ribelli del LRA

    ◊   Si avvicina a grandi passi la firma dell’accordo di pace tra il governo ugandese e i ribelli del Lord Resistance Army (LRA). Lo scorso 29 febbraio, a Juba, nel Sud Sudan, è stato firmato l'ultimo documento dell'agenda negoziale, atto conclusivo dei colloqui iniziati nel luglio 2006. Lo rende noto la Comunità di Sant'Egidio presente dall’inizio della trattativa col ruolo di facilitatore, insieme al governo del Sud Sudan, nel processo di pace. Dopo circa 20 anni di guerra civile, che ha causato decine di migliaia di morti e due milioni di sfollati soprattutto nel nord del Paese, si attende ora la firma dell’accordo definitivo. Il documento firmato nei giorni scorsi – sottolinea in un comunicato diffuso ieri la Comunità di Sant’Egidio - prevede la liberazione delle donne e dei bambini (tra questi molti sarebbero bambini soldato) e loro reintegrazione nei villaggi d'origine, il disarmo dei combattenti dell'LRA ad opera delle Nazioni Unite e l'assicurazione che l'alto comando dell’esercito dei ribelli si sottoporrà alla giustizia del governo ugandese, il quale contestualmente chiederà la sospensione dei mandati di cattura internazionale. In vista delle firma dell’accordo generale di pace, e per raccontare l’iter delle complesse e lunghe trattative, il presidente della Comunità di Sant’Egidio, prof. Marco Impagliazzo, e alcuni facilitatori che hanno seguito il processo terranno una conferenza stampa a Roma il prossimo 5 marzo. (C.D.L.)

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    In un dossier pubblicato sul periodico del PIME, l’appello delle religiose nigeriane contro il dramma della tratta delle donne

    ◊   Torna alla ribalta il dramma della tratta. Un dossier realizzato per iniziativa della FESMI (Federazione stampa missionaria), e pubblicato sul mensile del PIME (Pontificio istituto missioni estere) “Mondo e Missione”, denuncia la vergogna del commercio delle donne africane, portate in Europa con l’inganno e costrette a prostituirsi. Secondo l’ONU - precisa il dossier di cui riferisce l’agenzia MISNA – si tratta della “terza attività illegale più redditizia al mondo (dopo il traffico di armi e di droga) con un giro di affari stimato attorno ai 12 miliardi di dollari l’anno”. “Un business che si regge su un meccanismo consolidato di domanda e offerta - si legge nel documento - e che si snoda tra la Nigeria e l’Italia lungo le vie della tratta, gestite da mafie internazionali ben organizzate ed efficienti, spesso non adeguatamente perseguite”. Proprio dalla Nigeria, sulla costa occidentale del continente africano, è suor Eugenia Bonetti, missionaria della Consolata e coordinatrice dell’Ufficio contro la tratta di esseri umani dell’Unione delle superiore maggiori italiane (USMI), a farsi portavoce di questo dramma. Nel suo racconto, amaro e sofferto, semi di speranza vengono dalla realizzazione di centri accoglienza per le donne vittime della tratta - rimpatriate volontariamente o espulse dall’Europa - come quello di Benin City. Una struttura che, costruita nel cuore della città che nel Paese alimenta più di qualsiasi altra questo traffico, ha il sapore intenso di una sfida: ai tabù, all’omertà, e alla paura. "Sono anni che lavoriamo a questo progetto e finalmente ne vediamo il compimento", ha detto suor Eugenia, visitando lo “shelter” inaugurato l’11 luglio dello scorso anno. La struttura, che accoglie le giovani al loro rientro in patria e le prepara al ritorno nelle famiglie, è frutto della collaborazione di più enti e istituzioni della Chiesa: su un terreno acquistato dalla Caritas italiana, la costruzione è stata realizzata grazie a un finanziamento della CEI e seguita sul posto da sacerdoti salesiani e dalle suore nigeriane del Sacro Cuore. (C.D.L.)

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    Si concluderanno a breve, a Dublino, i negoziati per la stesura finale del Trattato per l’abolizione delle bombe a grappolo

    ◊   A nove anni dall’entrata in vigore del Trattato sulla messa al bando delle mine antiuomo, un nuovo obiettivo dalla indiscutibile valenza umanitaria sta per essere raggiunto. Dal 19 al 30 maggio prossimi, le associazioni impegnate nella Campagna internazionale per la messa al Bando delle Mine (ICBL) si riuniranno a Dublino, in Irlanda, per completare la stesura di un secondo Trattato, questa volta teso alla definitiva abolizione dell’uso, la produzione e il commercio delle bombe a grappolo (cluster bomb). “Noi vogliamo che i governi mostrino lo stesso coraggio e la stessa accortezza e che negozino un forte ed esaustivo Trattato in cui le vite dei civili non siano barattate per interessi militari o economici”, ha affermato Silvie Brigot, direttore esecutivo di ICBL. “Come le mine terrestri – ha spiegato - le bombe cluster arrecano indiscriminate sofferenze e devastazioni alla popolazione civile e gli Stati non devono lasciarsi intimorire”. Nel processo volto alla proibizione del munizionamento cluster forti sono infatti gli interessi economici connessi alla produzione e al commercio di queste armi indiscriminate. A fronte di queste pressioni, tuttavia, Giuseppe Schiavello, direttore della Campagna Italiana contro le mine, invita “a riflettere su quanto sia importante prevenire le emergenze umanitarie e non solo reagire tardivamente su base di indifendibili ed eclatanti violazioni dei diritti umani” ed auspica che l’Italia possa “esprimersi a favore di concrete considerazioni di spessore umanitario”. (C.D.L.)

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    Al via in Rwanda la “Settimana della donna africana”

    ◊   “Contrastare la violenza domestica, prevenire l’AIDS, lanciare attività di sviluppo e microcredito”. Questi gli obiettivi della “Settimana della donna africana”, iniziata oggi a Kigali, in Rwanda, e promossa dalla “Rete delle donne africane per la pace”. Un’iniziativa – riferisce l'agenzia SIR - che intende porre le basi per creare relazioni con le autorità e le associazioni femminili locali, allo scopo di promuovere la condizione delle donne nel continente africano. In attesa delle celebrazioni per la festa della donna, si moltiplicano intanto le iniziative condivise fra Italia e Rwanda: il 4 marzo una delegazione di rappresentanti degli atenei italiani incontrerà i docenti del dipartimento di sociologia della Libera Università di Kigali e dell’Istituto di educazione; il giorno seguente è prevista una visita in città al “Memoriale del genocidio”, che ricorda i 100 giorni durante i quali, nel 1994, 800 mila Tutsi e Hutu moderati furono massacrati dalle milizie estremiste Hutu e dalle forze governative rwandesi. Altre iniziative saranno organizzate a Roma, coinvolgendo anche le comunità di donne immigrate. La Rete si è formata circa tre anni fa, in occasione della manifestazione “Italia-Africa” svoltasi a Roma: alcune partecipanti - provenienti da Rwanda, Sudafrica e Sudan, impegnate da tempo in progetti per la promozione dei diritti delle donne - hanno espresso la volontà di costituire una “rete” per sentirsi più unite e sostenute nell’affrontare problemi e sfide nel loro continente. L’appello è stato raccolto da molte realtà italiane che rappresentano le immigrate. (C.D.L.)

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    A Ginevra, una mostra racconta la guerra con gli occhi degli ex bambini soldato del nord Uganda

    ◊   Si intitola “War, Hope and Peace” e racconta la guerra con gli occhi dei bambini. E’ la mostra che avrà inizio il prossimo 4 marzo al Palazzo delle Nazioni Unite di Ginevra, in occasione della 7.ma sessione del Consiglio per i diritti umani e nel 60.mo anniversario della Dichiarazione universale dei diritti umani. A raccontare delle atrocità della guerra civile che da circa 20 affligge i territori del nord Uganda – riferisce l'agenzia SIR - sono i disegni dei bambini, un tempo soldati arruolati tra le file dei guerriglieri. Realizzati durante i corsi di recupero psico-sociale coordinati dall’ONG italiana AVSI, presente in 30 Paesi del mondo e in Uganda dal 1984, i disegni raccolgono i sogni e le aspirazioni, le paure e i ricordi di questi piccoli strappati alla loro infanzia. Promossa dalla Missione permanente della Santa Sede e dall’Ambasciata dell’Uganda presso l’ONU la mostra si articola in tre sezioni: i disegni del passato, che testimoniano “le atrocità subite dai bambini e la fatica di una vita vissuta in mezzo al conflitto”; i disegni del presente, che raccontano la loro vita nei campi degli sfollati; i disegni del futuro, che raccolgono “i loro sogni che si focalizzano su desideri e aspirazioni semplici, come la voglia di casa e di una famiglia, il desiderio di ritornare a scuola, di diventare grandi e lavorare, l’amore per la pace”. L’obiettivo dei corsi, spiega il segretario generale AVSI, Alberto Piatti, è quello di “restituire a questi ragazzi la possibilità di recuperare la loro umanità, offesa ma non uccisa”. La mostra resterà aperta fino al 27 marzo. (C.D.L.)

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    In Sudan, la Famiglia Salesiana e il VIS avviano un progetto per la costruzione di venti scuole

    ◊   Venti edifici scolastici saranno costruiti nei prossimi cinque anni nelle regioni meridionali del Sudan. Si tratta di un progetto promosso dalla Famiglia Salesiana, presente sul territorio africano dal 1980, in collaborazione con i volontari del VIS (Volontariato Internazionale per lo Sviluppo). Un’iniziativa – si legge sull’Osservatore Romano - che gode del sostegno di enti nazionali e internazionali, come di donatori privati, e che nasce per favorire l’accesso all’istruzione a tutti quei giovani che, nei territori sudanesi tormentati da lunghi anni di guerra civile, sono privati di questo diritto. Secondo il progetto, i lavori vedranno la costruzione di strutture ad un solo piano composte da tre edifici ciascuna e capaci di ospitare almeno 350 bambini. Qui alle attività educative dedicate ai ragazzi si affiancheranno anche attività di formazione per gli insegnanti e di alfabetizzazione per gli adulti. “Insieme alla distruzione e alla morte di migliaia di sudanesi, frutto amaro della guerra, c’è la mancanza di infrastrutture, di salute e di alfabetizzazione, aveva sottolineato il rettor maggiore, don Pascual Chávez Villanueva, nel lanciare il progetto “Sogno salesiano per un nuovo Sudan”. Anche se i destinatari preferenziali del nostro intervento sono i bambini, gli adolescenti e i giovani, qui c’è tutto da fare anche per gli altri. Perciò il progetto da portare avanti comprende l’azione assistenziale, l’educazione e l’evangelizzazione al fine di costruire un nuovo Sudan”. “Le nostre scuole in Sudan – aggiunge Massimo Zortea, presidente del VIS – sono e diventeranno luoghi primari dove cominciare a ricostruire, attraverso l’educazione e l’istruzione, quel senso di appartenenza ad una comunità nazionale che è andato disgregandosi durante i lunghi anni di guerra”. All’impegno dei salesiani nel sud del Paese si unisce quello nei territori del nord, dove a richiedere assistenza sono soprattutto i giovani profughi, molti dei quali provenienti dalla martoriata regione del Darfur. (C.D.L.)

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    In occasione della Festa della donna, l’AISM propone una raccolta fondi per sostenere la ricerca sulla sclerosi multipla

    ◊   Fioriscono le gardenie in 3 mila piazze italiane. E’ l'appuntamento con la solidarietà promosso dall’AISM (Associazione Italiana Sclerosi Multipla) per combattere la grave malattia che colpisce il sistema nervoso centrale. In occasione della festa delle donne, in questo e nel prossimo week-end, circa 270 mila piante saranno distribuite per raccogliere fondi a sostegno della ricerca e ad incremento dei servizi sanitari e sociali dedicati alle persone colpite dal morbo. Un "evento speciale" dedicato alle donne che nasce sotto l'Alto Patronato del Presidente della Repubblica e che si propone, quest’anno, di sostenere il progetto "Donne oltre la sclerosi multipla”, un programma ricco di servizi e strumenti innovativi, a carattere nazionale e locale, in grado di informare e coinvolgere le donne colpite dalla malattia nei diversi ambiti della vita lavorativa, sociale e familiare. Nonostante i passi avanti fatti dalla ricerca, la causa della sclerosi multipla è tuttora sconosciuta e non esiste ancora una cura risolutiva, mentre è possibile formulare una diagnosi rapida ed intervenire con farmaci in grado di agire sul suo decorso, ritardando la progressione della disabilità. Nelle piazze, il cui elenco è disponibile sul sito www.aism.it, oltre ai membri dell’associazione sono presenti anche i volontari del dipartimento della Protezione Civile della presidenza del Consiglio e dell'Associazione nazionale Bersaglieri. (C.D.L.)

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    Emergenza maltempo in Bolivia. La Caritas porta avanti il programma di aiuti

    ◊   Resta alta l’emergenza in Bolivia a seguito delle inondazioni che hanno colpito il Paese nelle ultime settimane. Secondo le autorità locali – riferisce l’Osservatore Romano – sarebbero almeno 53 mila le famiglie colpite dall’andata di maltempo, responsabile della perdita del 60 per cento delle coltivazioni agricole. Gli esperti spiegano che si tratta delle peggiori inondazioni degli ultimi venticinque anni. Per sostenere le popolazioni vittime delle intense piogge, Caritas Bolivia porta avanti da diversi giorni un programma di assistenza umanitaria. Ai circa 30 mila sfollati che vivono nei distretti di Santa Cruz, La Paz, Beni, Chuquisaca, Oruro, Potosì, Cochabamba, Tarija e Pando sono distribuiti generi di prima necessità, fra cui viveri, medicine e vestiario. Solo quando le acque si saranno ritirate avrà inizio la distribuzione di sementi e attrezzature, in particolare nelle zone rurali, fra le più colpite dall’emergenza maltempo, che ospitano in maggioranza popolazioni di etnia quechua, aymaras e guaranì. L’intervento di Caritas Bolivia si inserisce in un più ampio piano nazionale coordinato dal Ministero della difesa civile boliviana. A questo si unisce il contributo fornito dall’ONU, che sollecita la comunità internazionale a donare 81 milioni di dollari da destinare all’assistenza alle vittime, per la distribuzione di viveri, acqua, alloggi servizi sanitari e altri beni di prima necessità. Importante anche il contributo dell’organizzazione “Sos Villaggi dei bambini” che ha fornito un migliaio di kit di emergenza destinati alle famiglie più bisognose nei pressi di Beni. Le incessanti piogge, legate al fenomeno climatico della “Niña”, dallo scorso novembre hanno causato oltre 60 morti. (C.D.L.)

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    L'impegno del Club Kiwanis Roma Tevere per i bambini del Madagascar

    ◊   Sarà impegnato nel sostegno ai bambini del Madagascar e a quelli italiani colpiti da precoci fenomeni depressivi il nuovo Club Kiwanis Roma Tevere, inaugurato ieri presso lo Sheraton Golf Hotel di Roma. Si tratta della quarta sede romana dell’omonima organizzazione filantropica internazionale, fondata a Detroit nel 1915, che opera in favore dell’infanzia in difficoltà, con 10 mila club distribuiti in 96 nazioni del mondo. “Confidiamo” - ha dichiarato il presidente Cutuli illustrando i programmi del Club - “di poter contribuire in maniera costante e concreta allo sviluppo di progetti" in collaborazione con altri Enti ed Associazioni, "a servizio dell’infanzia, la categoria più fragile e debole in assoluto. Intendiamo pertanto svolgere questo servizio soprattutto come incoraggiamento alla vita e non soltanto come puro e semplice sostenimento economico". In questa direzione muovono i due protocolli di intesa stipulati dal club romano con l’Associazione Onlus “Cielo e Terra” che aiuta i bambini del Madagascar, e con l’Associazione “Futurh@nd” Onlus che si propone di combattere le forme di disagio infantile attraverso l’informazione e l’attuazione nelle scuole. Tra i partecipanti all’incontro il generale dell’Arma dei Carabinieri, Enrico Maria Falcone, direttore del Servizio di Cooperazione internazionale di Polizia e il capo ufficio del Pontificio Consiglio per la Famiglia, Gianfranco Grieco, e il general manager di Mediolanum Channel, Roberto Fait. Ha concluso la serata l’intervento di Mr. Brian Wingate, coordinatore della Fondazione Don Orione che attraverso il progetto “SOS Filippine” intende regalare un’autoambulanza ai bambini disabili della città di Montalban, a pochi chilometri dalla capitale Manila. (C.D.L.)

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    “Conoscere l’Africa attraverso le sue donne”. E’ il tema di un corso di formazione per volontari in programma a Pavia

    ◊   Conoscerle per aiutarle. Questo l’obiettivo del corso volto a promuovere la conoscenza delle donne africane presso i volontari di associazioni e formazioni impegnate nell’ambito della multiculturalità e delle pari opportunità di Pavia. Promosso da FILDIS (Federazione Italiana Laureate e Diplomate di Istituti Superiori) e dal CSV (Centro Servizi Volontariato) pavese, il corso è rivolto ai soci dell'organizzazione, quanto gli studenti universitari e le persone sensibili a queste problematiche, e nasce dalla consapevolezza che solo una conoscenza puntuale delle donne africane, provenienti dai territori del nord come dall’Africa sub-sahariana, dalla società somala come da quella tunisina, produce un approccio funzionale al raggiungimento degli obiettivi di integrazione e crescita culturale. Non di rado, ad uno sguardo superficiale, le donne africane appaiono come soggetti deboli, mentre una conoscenza diretta e personale delle stesse ne svela capacità, conoscenze e competenze preziose ai fini del loro stesso sviluppo. Al via, il prossimo 11 marzo, presso la sede del CSV di Pavia, il corso sarà articolato in dieci ore di lezioni, suddivise in cinque diversi incontri, e concluso da una tavola rotonda in cui alcune donne africane porteranno la loro esperienza di formazione e integrazione in Italia. (C.D.L.)

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    24 Ore nel Mondo



    Medio Oriente: proseguono i raid israeliani sulla Striscia di Gaza. Condanna dell'ONU. Abu Mazen sospende i negoziati di pace

    ◊   Prosegue la vasta offensiva israeliana nella Striscia di Gaza. Dopo le oltre 60 vittime di ieri, tra cui 7 bambini, altre 5 persone hanno perso la vita nei nuovi attacchi. Sempre ieri è giunta la condanna del Consiglio di Sicurezza dell’ONU, ma il premier israeliano Olmert ha respinto le critiche internazionali e ha annunciato che Israele continuerà i suoi raid contro le postazioni di Hamas. Intanto il presidente dell’Autorità Nazionale Palestinese, Abu Mazen, sospende i negoziati di pace, mentre l’Egitto ha aperto il valico di Rafah per soccorrere i palestinesi feriti. Il nostro servizio:


    E’ la più sanguinosa offensiva dell’esercito israeliano dal 2000, quella alla quale si sta assistendo nella Striscia di Gaza. Cinque le vittime palestinesi nei raid di stamani, ieri oltre 60, tra cui sette bambini, 101 morti in 5 giorni. Un’escalation condannata dal Consiglio di Sicurezza dell’ONU, riunito d’urgenza ieri a New York, che ha definito la reazione d’Israele al lancio di razzi Qassam su Sderot e Askelon “eccessiva e sproporzionata”. Le Nazioni Unite hanno anche chiesto la fine delle violenze, sulla stessa linea l’Unione Europea. Il premier israeliano Olmert ha respinto le critiche internazionali sostenendo di non avere alcuna “intenzione di sospendere” i raid su Gaza contro le postazioni dei miliziani, che continueranno a essere colpiti “inesorabilmente” in difesa dei cittadini israeliani. Prima di lui aveva parlato il ministro della Difesa, Barak, non escludendo anche un’offensiva di terra. Alla radio israeliana ha riferito di 4 obiettivi da conseguire: la fine dei lanci di razzi sul territorio ebraico, del traffico di armi verso Gaza, la deposizione del governo di Hamas e la separazione definitiva di Israele dalla Striscia di Gaza. Intanto Hamas, a partire da oggi, ha decretato tre giorni di lutto mentre il presidente palestinese Abu Mazen, che ha condannato il lancio di razzi verso Israele, ha annunciato il congelamento dei negoziati di pace faticosamente avviati con la conferenza di Annapolis nel novembre scorso. Lanci che proseguono anche oggi: almeno 18 razzi sono stati sparati provocando diversi i feriti. Tensione alle stelle in Cisgiordania nel corso di diverse manifestazioni di protesta, a Hebron un giovane palestinese è rimasto ucciso negli scontri con l’esercito israeliano. In bilico la prossima missione in Medio Oriente del segretario di Stato americano, Condoleezza Rice, attesa per l'inizio della settimana prossima.

     
    Iran-Iraq
    Storica visita del presidente iraniano Ahmadinejad in Iraq, la prima dopo la rivoluzione islamica del 1979. “Una grande tappa per il rafforzamento dei legami fraterni tra le due nazioni”: così, l’ha definita il numero uno di Teheran, che ha incontrato le massime autorità irachene. In una conferenza stampa congiunta con il presidente iracheno Talabani, che ha parlato di “pagina nuova” nella storia delle relazioni tra i due Paesi, Ahmadinejad ha riferito che Iran e Iraq sono pronte per rafforzare la loro cooperazione politica, economica e culturale. Infine, Talabani ha aggiunto che si sta lavorando per espellere un gruppo ribelle iraniano, presente nel Paese del Golfo, che si oppone alla Repubblica islamica. Intanto a Fallujia diverse centinaia di persone hanno manifestato contro la visita del presidente iraniano. Sul terreno, intanto, sono 5 le vittime in seguito all’esplosione di un ordigno a Diyala.

    Pakistan
    Grave il bilancio di un attentato suicida nel nord del Pakistan. Sono oltre 35 le vittime e 40 i feriti provocati da un kamikaze che si è fatto saltare in aria durante un raduno di capi tribali nel villaggio di Zarghon. La riunione era stata indetta per discutere della sicurezza della regione. Si tratta solo dell’ultimo attacco di una lunga serie che dall’inizio dell’anno ha provocato nel Paese oltre 450 morti.

    Colombia-Venezuela
    Pesanti dichiarazioni da parte del presidente venezuelano, Hugo Chavez, per il quale non si può escludere un conflitto con la Colombia se quest’ultima dovesse organizzare un’operazione militare in Venezuela simile all’attacco che ha provocato la morte in Ecuador del numero due delle FARC, Forze Armate Rivoluzionarie della Colombia, Raul Reyes. Anche il presidente colombiano, Rafael Correa, ha richiamato il suo ambasciatore a Bogotà chiarendo che altri “oltraggi” non saranno più tollerati.

    Italia-politica
    La campagna elettorale in vista del voto del 13 e 14 aprile vive oggi una giornata particolare. Si sta infatti svolgendo il cosiddetto “Family Day bis”, la raccolta di firme in tutta Italia per chiedere alla politica un fisco a misura appunto delle famiglie. Il servizio di Giampiero Guadagni:


    "Per un fisco a misura di famiglia": è lo slogan della petizione organizzata dal Forum delle associazioni familiari. Oggi in programma l’evento principale di quello che è stato definito il Family Day bis, dopo il successo dell’appuntamento del 12 maggio scorso quando Piazza San Giovanni a Roma fu riempita da oltre un milione di persone. Stavolta l’iniziativa si svolge in 1.500 piazze in tutta Italia, dove sono stati allestiti spazi per firmare il documento che in sostanza chiede di dedurre dal reddito imponibile il minimo vitale per ogni familiare a carico. L’obiettivo è raccogliere fino al 15 aprile due milioni di firme da presentare al capo dello Stato Napolitano il prossimo 15 maggio, Giornata mondiale della famiglia. Questo Family day, nelle intenzioni degli organizzatori, intende rappresentare un messaggio chiaro a tutte le forze politiche: la necessità cioè di tutelare la famiglia fondata sul matrimonio e la vita sin dal concepimento. Molti esponenti politici saranno oggi in piazza ad assicurare la loro attenzione. Tra questi, Pier Ferdinando Casini, che ieri ha presentato ufficialmente la sua candidatura a premier per lo schieramento di centro, nato dall’accordo tra UDC e Rosa Bianca. Sempre al centro, correrà invece da solo l’UDEUR di Mastella. Veltroni e Berlusconi intanto stanno attraversando l’Italia per presentare i rispettivi programmi. Criticati dalla Sinistra di Bertinotti ma anche da tutti i partiti minori, che li giudicano troppo simili. E in molti temono l’esistenza di un accordo segreto tra Veltroni e Berlusconi per un governo di larghe intese dopo il voto. Ma i diretti interessati smentiscono. (Giampiero Guadagni per la Radio Vaticana)

     
    Timor Est-presidente
    Si è consegnato nella notte alle forze dell’ordine l’attentatore del presidente di Timor Est. L’uomo, un ex poliziotto, aveva sparato a Ramos Horta lo scorso 11 febbraio; all’agguato era scampato il premier Xanana Gusmao. Intanto, le condizioni di salute del presidente sono in miglioramento dopo un intervenuto chirurgico effettuato in un ospedale australiano.

    Somalia-violenze
    E’ di undici morti il bilancio degli scontri scoppiati ieri a Mogadiscio, in Somalia. Miliziani islamici hanno teso un agguato alle forze governative che hanno risposto al fuoco, sostenute nell'azione dalle truppe etiopiche. Almeno altre 30 persone sono rimaste ferite.

    Sudan-violenze
    Scontri anche in Sudan. Decine di nomadi armati sono stati uccisi ieri nei combattimenti con le milizie indipendentiste dell'Esercito di Liberazione dei popoli del Sudan (SPLA). Le vittime sono 37 e oltre 60 i feriti.

    Polonia-maltempo
    Disagi in Polonia per la tempesta "Emma" che ha provocato tre vittime e otto feriti. Numerosi i danni in tutto il Paese: interrotte le linee elettriche, oltre mille gli alberi abbattuti dal vento che ha divelto più di 250 tetti. (Panoramica internazionale a cura di Benedetta Capelli)

     

     

     
    Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LII no. 62

     
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