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Sommario del 30/07/2008

Il Papa e la Santa Sede

  • Il messaggio del Papa a quanti hanno partecipato al Rosario nei Giardini Vaticani: servite Cristo nei fratelli
  • Nomine
  • I vescovi africani rilanciano l'evangelizzazione delle culture del continente per rispondere alle sfide della secolarizzazione
  • Oggi su "L'Osservatore Romano"
  • Oggi in Primo Piano

  • Mons. Tomasi: il fallimento del vertice dell'OMC danneggia i Paesi poveri
  • Nuovi sbarchi a Lampedusa. L’arcivescovo di Agrigento: no a risposte repressive
  • Importante incontro tra Bartolomeo I e Alessio II per migliorare i rapporti tra Costantinopoli e Mosca e superare le divisioni fra gli ortodossi ucraini
  • In corso a Fiuggi il Family Festival
  • Italia: le biblioteche ecclesiastiche aderiscono al Servizio bibliotecario nazionale
  • Musica classica di scena nelle chiese e nei monasteri dell'aquilano per la IX edizione di "Pietre che cantano"
  • Chiesa e Società

  • Attesa in Colombia per l’apertura del Congresso nazionale per la riconciliazione
  • La Chiesa USA preoccupata: la marijuana è il primo prodotto agricolo del Paese
  • Salvador: la Chiesa contro l’eccessivo sfruttamento minerario
  • Il cardinale Cipriani denuncia pressioni di gruppi di potere per ottenere la legalizzazione dell’aborto in America Latina
  • Elogi e commenti positivi sulla stampa australiana a dieci giorni dalla chiusura della GMG
  • La Chiesa in Corea guarda alla GMG per dare forte impulso alla pastorale giovanile
  • Filippine: uccisi quattro cristiani nell'isola di Mindanao
  • Vietnam: incertezza sulla restituzione alla Chiesa di terreni di una parrocchia di Hanoi
  • Il ruolo dell’Islam nella costruzione della pace al centro di una conferenza a Giakarta
  • La Chiesa delle Filippine si prepara al Sinodo di ottobre
  • Anno Paolino: le celebrazioni a Tahiti
  • I Paesi dell’Africa centrale riuniti per trovare una strategia comune contro la crisi alimentare
  • No della Chiesa lussemburghese all’aumento degli agrocarburanti
  • Giunti in Ucraina gli aiuti della Caritas per le popolazioni alluvionate
  • L'attività in Nigeria di "Prisonniers Sans Frontières", organizzazione cattolica per il recupero dei detenuti
  • Il contributo della Caritas alla Conferenza internazionale sull’Aids
  • Prosegue a Bologna per tutto agosto l’attività dei “Fiori di strada” per liberare le vittime della tratta
  • 24 Ore nel Mondo

  • Karadzic estradato all'Aja: comparirà domani davanti al tribunale penale internazionale
  • Il Papa e la Santa Sede



    Il messaggio del Papa a quanti hanno partecipato al Rosario nei Giardini Vaticani: servite Cristo nei fratelli

    ◊   Servite Gesù nei fratelli impegnandovi generosamente: è l’invito che Benedetto XVI ha rivolto - in un telegramma a firma del cardinale segretario di Stato Tarcisio Bertone - a quanti hanno partecipato ieri sera, nei Giardini Vaticani, alla preghiera del Santo Rosario in occasione della memoria liturgica di Santa Marta. A presiedere il rito – curato dall’Associazione dei Santi Pietro e Paolo e dalla Gendarmeria Vaticana – il cardinale Angelo Comastri, vicario generale del Papa per il Vaticano, che ha esortato i fedeli a credere nella potenza della preghiera. Il servizio di Tiziana Campisi:

     
    (canto)

     
    Con fede: hanno pregato così la Madre Celeste, le centinaia di persone che lungo i viali dei Giardini Vaticani, in processione aux flambeaux, si sono soffermate a meditare i misteri dolorosi del Rosario, davanti alle edicole votive dedicate alla Madonna di Czestochowa, di Guadalupe, di Fatima, di Lourdes, della Guardia e della Misericordia. A loro il cardinale Angelo Comastri ha chiesto una particolare intenzione per i giovani, soprattutto per quanti vivono disordinatamente.

     
    L’iniziativa della recita del Rosario nei Giardini Vaticani nel giorno della ricorrenza di Santa Marta, nata nel ’95 da un’idea di mons. Raffaello Lavagna, vuole far riflettere sul diverso modo in cui le figure di Marta e Maria, descritte nei Vangeli, si relazionano a Gesù; una nell’azione, l’altra nella contemplazione. Per questo, ai fedeli in preghiera si uniscono ogni anno, in collegamento radio, anche le claustrali del monastero Mater Ecclesiae voluto in Vaticano da Giovanni Paolo II. Le monache benedettine hanno guidato l’ultima decina del Rosario ed hanno affidato alla badessa, madre Maria Sofia Cicchetti, questo messaggio:

     
    “Dal nostro silenzio e dalla nostra solitudine claustrale, inviamo a tutti e a ciascuno una parola di fede, di speranza e di amore cristiano e chiediamo alla Vergine Maria, che è la Vergine del silenzio, dell’ascolto e del servizio di renderci sempre più conformi al suo figlio Gesù e così anche noi, "le marte" e "le marie", diventeremo artefici di amore, di pace e di unità laddove il Signore ci pone a servire la Chiesa e i fratelli. Potremmo così essere strumenti di pace anche per il mondo, così assetato di pace e di unità”.

     
    La tenerezza verso Juan Diego nel XVI secolo in Messico; l’importanza della preghiera, della misericordia e del perdono evidenziati a Fatima; la richiesta insistente di intercedere per i peccatori ripetuta a Lourdes: sono alcuni aspetti – ricordati ieri sera – che nella storia delle apparizioni di Maria sintetizzano la sua materna vicinanza verso i cristiani, la sua preoccupazione per la salvezza degli uomini, per la cui conversione la Vergine chiede costantemente di pregare. E proprio sul modo in cui la preghiera va coltivata si è soffermato il cardinale Angelo Comastri, al termine della recita del Rosario:

     
    “Noi molto spesso non siamo convinti dell’importanza della preghiera e per questo la trascuriamo facilmente e soprattutto la viviamo con poca profondità. Dobbiamo credere che con la preghiera possiamo riportare al Signore tante persone”.

     
    Infine la lettura del XXXIII canto del Paradiso della Divina Commedia di Dante:

     
    “Vergine Madre, Figlia del tuo Figlio, umile e alta più che creatura, termine fisso d’etterno consiglio, tu se’ Colei che l’umana natura nobilitasti sì, che ‘l suo fattore non disdegnò di farsi sua fattura”.
     E in omaggio al Papa, la preghiera del Rosario si è conclusa con l’esecuzione dell’inno pontificio.
     (inno)

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    Nomine

    ◊   Il Santo Padre ha accettato la rinuncia al governo pastorale della diocesi di Campo Limpo (Brasile), presentata da mons. Emilio Pignoli, per raggiunti limiti di età. Gli succede mons. Luiz Antônio Guedes, finora vescovo di Bauru.

    Mons. Luiz Antônio Guedes è nato il 25 novembre 1945 a Mogi Mirim, nella diocesi di Amparo (Brasile). Dopo gli studi primari e secondari a Mogi Mirim ha frequentato l'Istituto Filosofico dei Padri Stimmatini di Campinas (1966-1967) e ha compiuto gli studi teologici nel Seminario Maggiore dell'Ipiranga, a São Paulo (1968-1971), ottenendo la licenza in teologia presso la Facoltà Teologica “Nossa Senhora da Assunção”, di São Paulo. Dopo l'ordinazione sacerdotale, ricevuta il 20 maggio 1972, ha svolto i seguenti uffici: incaricato della pastorale nei quartieri popolari nella periferia di Campinas; rettore del seminario filosofico locale; parroco della parrocchia “ossa Senhora da Candelária”a Indaiatuba; parroco di “Santa Luzia” a Campinas; rettore del seminario teologico locale; parroco della parrocchia “Santana” a Sumaré; parroco di “Santa Cruz”; coordinatore generale della pastorale dell'arcidiocesi; membro del consiglio presbiterale e del collegio dei consultori; vicario episcopale per la regione di “Campos Elíseos”, a Campinas. Nominato vescovo ausiliare dell'arcidiocesi di Campinas il 29 gennaio 1997, ha ricevuto l'ordinazione episcopale il 9 marzo successivo. Come vescovo ausiliare è stato membro del coordinamento pastorale della provincia ecclesiastica e segretario generale del 14.mo Congresso eucaristico nazionale celebrato a Campinas. Il 24 ottobre 2001 è stato trasferito a Bauru; è l’animatore della pastorale vocazionale della Conferenza episcopale nello Stato di São Paulo e vescovo incaricato della pastorale operaia nazionale.

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    I vescovi africani rilanciano l'evangelizzazione delle culture del continente per rispondere alle sfide della secolarizzazione

    ◊   L’evangelizzazione della cultura e l’inculturazione del Vangelo richiedono in Africa “testimoni che siano profeti e santi”. E’ quanto scrive in un articolo pubblicato dall’Osservatore Romano il segretario del Pontificio Consiglio della Cultura, padre Bernard Ardura, commentando l’incontro tenutosi a Bagamoyo, in Tanzania, dal 23 al 26 luglio ed incentrato sul tema della nuova evangelizzazione nel contesto della globalizzazione. Il servizio di Amedeo Lomonaco:

     
    Dall’incontro, promosso dal Pontificio Consiglio della Cultura, è emersa la priorità di promuovere in Africa “una inculturazione sempre più approfondita ed effettiva”: la rottura tra il Vangelo e le culture – si legge nell’articolo di padre Bernard Ardura - è messa in luce dagli effetti congiunti di mondializzazione e secolarizzazione. La globalizzazione, anche se “fonte di progresso e di apertura nei rapporti tra i popoli”, diffonde “controvalori morali e culturali”. La secolarizzazione, che pretende di liberare l’uomo da Dio, “crea un mondo senza Dio e alla fine contro l’uomo”. Per rispondere a queste minacce, i vescovi che hanno partecipato all’incontro, hanno avanzato diverse proposte pastorali.

     
    La Chiesa in Africa – scrive il segretario del Pontificio Consiglio della Cultura – deve promuovere “l’intelligenza del mistero cristiano e l’intelligenza delle culture” al fine di manifestare il volto del Dio dell’amore. In base a quanto indicato dai presuli, occorre anche dedicare una particolare attenzione alla formazione di sacerdoti, religiosi, religiose, catechisti, laici e teologi. Solo così potrà essere assimilato “l’insegnamento della Chiesa” e si potrà testimoniare il Vangelo “in un contesto culturale spesso estraneo alla fede cristiana”.

     
    I giovani – sottolinea padre Bernard Ardura – sono i primi destinatari della pastorale della cultura, perché “oggi sono particolarmente indeboliti dallo sradicamento culturale principalmente dovuto alle migrazioni che li privano del loro ambiente culturale naturale, della trasmissione del loro patrimonio culturale e religioso”. I presuli responsabili della pastorale della cultura e i delegati delle Conferenze episcopali dell’Africa hanno quindi affermato che l’inculturazione interiorizzata con la fede - si legge infine nell’articolo – è “l’unica in grado di condurre alla conversione e alla santità”. E' l’unica in grado di “offrire al mondo il vero senso della vita e rivelargli la bellezza dell’amicizia con Cristo”.

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    Oggi su "L'Osservatore Romano"

    ◊   Nell’informazione internazionale in primo piano il fallimento dei negoziati del vertice della WTO a Ginevra: “Serrande abbassate al mercato globale”

    In prima pagina un articolo del capo redattore Antonio Chilà sul conflitto in Kenya dal titolo “Una tragedia alle pendici del monte Elgon”

    “Riflessioni cattoliche sulla Comunione Anglicana”. L’intervento del cardinale Walter Kasper, presidente del Pontificio Consiglio per la Promozione dell’Unità dei Cristiani, alla “Lambeth Conference” che è in corso a Canterbury con la partecipazione di molti arcivescovi e vescovi anglicani

    In un’intervista rilasciata a Nicola Gori il cardinale Luigi Poggi ricorda gli anni della sua esperienza di nunzio apostolico

    Nell’informazione religiosa, la condanna della Chiesa in India per i recenti attacchi terroristici
     “Dall’Inghilterra all’Australia l’impegno di un vescovo marchigiano”. Egidio Picucci sulla figura di Elzeario Torregiani (1830-1904)

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    Oggi in Primo Piano



    Mons. Tomasi: il fallimento del vertice dell'OMC danneggia i Paesi poveri

    ◊   Clamoroso fallimento del vertice dell'Organizzazione Mondiale per il Commercio (OMC). Dopo nove giorni di riunioni, l’incontro si è concluso, ieri a Ginevra, con un sostanziale fallimento in merito alle misure soprattutto a favore dei Paesi in via di sviluppo, da adottare nei settori dell’agricoltura e dei dazi doganali. Il direttore dell'OMC, Pascal Lamy, ha sottolineato le divergenze in particolare tra i colossi asiatici, Cina e India, e Stati Uniti. Sulla conclusione negativa del negoziato Giancarlo La Vella ha sentito Adriana Cerretelli, esperta di economia internazionale del Sole 24 Ore:

    R. – Il round è saltato perchè l’ingresso dei nuovi colossi asiatici e soprattutto della Cina ha fatto in modo di non facilitare il mercanteggiamento tra i vari interressi sul tavolo, come il caso della liberalizzazione dei mercati che i Paesi in via di sviluppo sarebbero stati disposti a fare a favore di alcune economie industrializzate. Hanno creato invece delle resistenze nel momento in cui la Cina, che è un Paese che ha una esportazione molto aggressiva e a basso costo, rischia di far saltare totalmente le loro economie di sviluppo. E questo vale per l’industria, vale per l’agricoltura. Il negoziato si è scoperto, quindi, molto vulnerabile a dei giochi di potenza nuovi che rendono più difficile mettere insieme le tessere di questo enorme puzzle. Non dimentichiamo che l'OMC è formato da ben 153 Paesi e che le decisioni vanno prese all’unanimità. Si tratta, quindi, veramente di un negoziato globale senza precedenti nel mondo.

     
    D. – Qual è la via per riprendere il dialogo, soprattutto con i colossi asiatici?

     
    R. – Credo che il multilateralismo, così come ha funzionato finora, probabilmente va ripensato, perchè è scandaloso che il “Doha round” sia durato sette anni, così come il “Paraguay round” che fu il negoziato precendente durò lo stesso tempo. Anche perchè i benefici di oggi, magari fra 5 anni o 10 anni non hanno lo stesso peso e lo stesso valore e soprattutto per i Paesi più poveri. Uno dei paradossi di questo negoziato è stato che i Paesi più poveri non hanno nemmeno visti affrontati, nel negoziato di questi ultimi giorni, i loro problemi: dal cotone agli accessi ai mercati liberi da tariffe e da quote. Sono molto delusi e giustamente!

     
    La mancanza di un accordo finale dopo sette anni di negoziati ha lanciato una serie di polemiche a livello internazionale tra i sostenitori di un accordo a tutti i costi e coloro che ritengono ancora necessario proseguire nel negoziato. Resta comunque in molti la sensazione che sia stata persa un occasione per ridurre il disequilibrio tra Paesi poveri e Paesi ricchi. Stefano Leszczynski ha raccolto il commento di mons. Silvano Maria Tomasi, osservatore permanente della Santa Sede presso l’Ufficio ONU di Ginevra.

    R. - Anche se ha portato dei benefici, perché sono stati raggiunti vari accordi, non si è arrivati a una conclusione finale. Questo fallimento comporta davvero delle conseguenze importanti sia per l’aspetto del sistema multilaterale, sia per i Paesi in via di sviluppo, che si troveranno ancora isolati dall’accesso ai mercati. In questo modo le disuguaglianze che esistono fra Paesi ricchi e Paesi poveri, che non possono essere colmate semplicemente dall’aiuto che viene dato ma per cui deve essere trovato un meccanismo più equo di partecipazione, non si risolveranno.

     
    D. – Quello che colpisce è l’aspetto etico, il persistere di egoismi nazionali. E fa ancora più impressione che questi egoismi, oltre che provenire da Paesi già ricchi, provengono anche da Paesi in via di forte sviluppo, le nuove “tigri” dei mercati globali...

     
    R. - Ci sono vari livelli che dovrebbero essere analizzati per capire il fallimento di questi negoziati. Ci sono delle ragioni politiche e tecniche, c’è l’interesse immediato dovuto al commercio e all’accesso da parte di alcuni ai mercati più appetitosi. E’ certo che in questa situazione le nuove potenze economiche emergenti hanno fatto sentire la loro voce in maniera decisiva, per ragioni legate anche alle loro politiche interne. Quindi, ci troviamo di fronte una situazione nuova. Nello scacchiere mondiale ci sono forze e Paesi che devono essere non solo presi in considerazione ma che devono anche sentire una responsabilità particolare verso i Paesi più poveri.

     
    D. – Eccellenza, lei faceva riferimento anche a questioni tecniche. Sarebbe necessario, secondo lei, per la comunità internazionale ripensare un metodo per prendere le decisioni...

     
    R. – Lo statuto dell’Organizzazione Mondiale per il Commercio dice che ci deve essere un consenso per le decisioni che vengono prese. La situazione dentro l’Organizzazione Mondiale per il Commercio si è complicata moltissimo perché negli ultimi anni sono diventati membri molti Paesi poveri e in via di sviluppo. La situazione oggettivamente è molto complessa, però questo non vuol dire che si deve rinunciare al negoziato multilaterale o che bisogna fare in modo che un piccolo gruppo possa parlare per tutti i Paesi perché in questo modo gli interessi dei Paesi più deboli non verrebbero adeguatamente rappresentati. Sarebbe, invece, da mettere in pratica il regolamento che fa prendere le decisioni per consenso, in modo che tutti possano veramente partecipare in maniera efficace a prendere le decisioni che interessano tutta la comunità globale.

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    Nuovi sbarchi a Lampedusa. L’arcivescovo di Agrigento: no a risposte repressive

    ◊   Proseguono senza sosta i viaggi della speranza degli immigrati irregolari lungo le rotte del Mediterraneo. Questa mattina sono sbarcati a Lampedusa i 21 superstiti del naufragio di ieri nel Canale di Sicilia che è costato la vita a sette persone. E altre tre "carrette del mare" con a bordo 170 persone, tra cui anche minori, stanno facendo rotta a Lampedusa scortate da una nave della Marina militare. E’ una situazione, quella di tanti stranieri in cerca di migliori condizioni di vita che - secondo l’arcivescovo di Agrigento mons. Francesco Montenegro - dovrebbe sollecitare la solidarietà di tutti. Ascoltiamolo al microfono di Federico Piana:

    R. - Il Mediterraneo ormai sta diventando una ‘tomba liquida’ dove non si possono più contare i morti. Credo sia necessario formare la coscienza per l’accoglienza: non possiamo chiudere gli occhi. Se ci fosse una cultura dell’accoglienza, forse insieme potremmo trovare qualche risposta diversa da quelle di adesso. Le risposte non possono essere quelle della polizia.

     
    D. - Secondo lei dobbiamo uscire da questa logica di emergenza e adottare delle politiche più strutturali?

     
    R. - Ritengo di sì, anche perché credo che solo il 13 per cento di tutti gli immigrati che giungono in Italia arriva con i barconi. Non è ‘l’invasione dei barbari'. Sono dei numeri alti e pesanti purtroppo ma devono farci riflettere: potrebbero esserci altre risposte. Non dobbiamo creare paure inutili, ma dobbiamo attrezzarci perché la convivenza diventi possibile. Dovrebbe migliorare il rapporto tra chi governa e le associazioni che operano come volontariato, come ONG. Se si crea un rapporto più stretto può darsi che confluiscano tante idee nuove e diverse; se ci nascondiamo dietro le idee di 'emergenza', di 'invasione', e se le associazioni non vengono coinvolte nella gestione del significato di accoglienza, faremo sempre discorsi separati.

     
    La vicenda ha creato preoccupazione nell’opinione pubblica in particolare per la decisione del governo di decretare lo stato d’emergenza in Italia. Sul perchè di questa scelta ascoltiamo il parere di Laura Boldrini, portavoce dell’Alto commissariato ONU per i rifugiati, intervistata da Federico Piana:

    Purtroppo dichiarare lo stato d’emergenza è un passaggio obbligato per accedere a questi fondi che mancano nella legge di bilancio, perchè non è stata prevista questa situazione. Si arriva, però, a creare confusione perché dichiarare lo stato d’emergenza, se non viene spiegato molto bene e senza demagogia, porta la gente a pensare ad un assedio, a un’invasione. C’è un aumento, ma che non è tale da giustificare tutta questa paura. Nel 2007, in tutto l’anno, sono arrivate 20 mila persone e quest’anno fino a giugno ne sono arrivate 11 mila, nei primi 6 mesi dell’anno. Questo significa che c’è stato un certo aumento ma non è un aumento che ci deve far sentire tutti sotto assedio; altrimenti, si crea tensione, si crea una situazione di panico generalizzato. Dal nostro punto di vista, bisogna fare attenzione nella comunicazione sia istituzionale che nella comunicazione dei media. La vera emergenza è quella della gente che muore in mare e finora non sono state date delle risposte adeguate. E’ un’emergenza che sembra, anzi, molto sottovalutata e alla quale ci si sta abituando tutti. Bisognerebbe fare ogni sforzo per riuscire a far sì che questi numeri così impressionanti di chi muore nel tentativo di attraversare il canale di Sicilia possano essere più contenuti. Mi sembra che si faccia più attenzione al numero delle persone vive che arrivano.

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    Importante incontro tra Bartolomeo I e Alessio II per migliorare i rapporti tra Costantinopoli e Mosca e superare le divisioni fra gli ortodossi ucraini

    ◊   Passi avanti nel cammino per l’unità dell’Ortodossia. Bartolomeo I ed Alessio II a colloquio a Kiev, in Ucraina, stringono alleanza per migliorare i rapporti tra Costantinopoli e Mosca e superare le divisioni fra gli ortodossi ucraini. Il servizio di Roberta Gisotti:

    “Abbiamo deciso di lavorare insieme per migliorare i rapporti tra le due Chiese ortodosse, quella di Russia e quella di Costantinopoli, poiché entrambi siamo responsabili per l'unità dell'Ortodossia.” Così Bartolomeo I, Patriarca ecumenico di Costantinopoli dopo l’incontro con il Patriarca di Mosca e di tutte le Russie Alessio II. Un colloquio a ‘porte chiuse,’ che si è svolto domenica scorsa a Kiev nella residenza del metropolita Vladimir, in chiusura delle celebrazioni per i 1020 anni di Cristianesimo in Ucraina.

     
    Se i festeggiamenti erano stati preceduti da dissapori e incomprensioni, fra Mosca e Costantinopoli, l’esito degli eventi ha soddisfatto entrambe le parti. Bartolomeo ha sostenuto l’utilità di “simili incontri” “ai fini di un dialogo costruttivo, specialmente se vi sono problemi tra le Chiese ortodosse fraterne”. Il riferimento è alle divisioni esistenti e crescenti fra gli ortodossi ucraini. Oggi a Kiev – ha riferito Alessio II –“sono state approfondite le questioni controverse e siamo concordi sul fatto che le delegazioni delle nostre comunità debbano fornire risposte a riguardo”.

     
    Il clima positivo è stato suggellato da una Liturgia ecumenica presieduta da Bartolomeo I e concelebrata da Alessio II insieme agli arcivescovi di Atene, Hieronymos, e di Tirana, Anastasios, al metropolita di Kiev, Vladimir, e a rappresentanti delle Chiese ortodosse locali. Nel suo sermone, il Patriarca di Costantinopoli ha posto l'attenzione sull'unità della Chiesa e sul pericolo di divisioni che offendono Dio e rendono “i doni dello Spirito Santo inefficaci per coloro che sono causa della divisione o per quelli che sono indifferenti a essa”. Nel suo saluto, Alessio II ha dichiarato che “l'unità dell'Ortodossia russa non può evitare che gli Stati sovrani successori della Rus' di Kiev vivano pienamente la propria esistenza”, sottolineando che la Chiesa di Mosca “rispetta la loro sovranità ed è interessata ad incrementare il benessere dei loro popoli”. Alla fine dei festeggiamenti l’annuncio importante di Alessio II – riferito da Asianews - di voler partecipare al Sinodo panortodosso previsto ad Istanbul il prossimo ottobre, dopo un’assenza che si protrae da 8 anni.

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    In corso a Fiuggi il Family Festival

    ◊   Si è aperto lunedì scorso a Fiuggi, in provincia di Frosinone, il Family Festival, una manifestazione che si propone di inserire le famiglie nel mondo del cinema. Su questo evento Chiara Calace ha intervistato il presidente del Fiuggi Family Festival, Gianni Astrei, il direttore artistico Andrea Piersanti, e Giovanni Giacobbe, presidente del Forum delle Associazioni Familiari. Ascoltiamo Gianni Astrei:

     
    R. – I film che fanno maggior incasso sono quei film destinati ad un pubblico familiare. In Italia, i festival abbondano, ma non c’era un festival dedicato esclusivamente alle famiglie. Noi abbiamo voluto riempire questo vuoto, perchè ci sembrava una operazione necessaria, creando quindi un’occasione di confronto tra le famiglie, chi fa cinema e chi fa televisione.

     
    D. – Perchè le famiglie come pubblico cinematografico vengono spesso dimenticate?

     
    R. – No, non vengono dimenticate. Il problema è che i produttori, soprattutto quelli italiani, fanno un certo tipo di cinematografia che è molto lontana dal mondo delle famiglie. E questo a differenza del cinema americano, che invece questo aspetto lo cura molto.

     
    Nelle parole del direttore artistico, Andrea Piersanti, le sfide e gli obiettivi del Fiuggi Family Festival…

     
    R. – La prima sfida è quella di far uscire l’intrattenimento familiare dal ghetto di un intrattenimento considerato di serie B. La seconda sfida è invece di carattere sociologico e tecnologico. Le famiglie del terzo millennio sono fatte da una generazione di trentenni, quella che i sociologi definiscono “nativi digitali”, persone cioè che sanno usare Internet. Quindi non si tratta soltanto di un Film Festival, ma si tratta di un Family Film Festival, perchè ci saranno tutte le forme e tutte le piattaforme dell’intrattenimento familiare rappresentate.

     
    D. – Cosa manca, quindi, al cinema odierno? Se è nata l’esigenza di questo Family Festival vuol dire che c’è una carenza strutturale nel cinema odierno?

     
    R. – Sì e questo perchè in questi anni, travolti dall’esplosione del fenomeno della comunicazione di massa, in qualche modo ci si è preoccupati di più delle formule censorie. Il Fiuggi Family Festival si propone di essere la sede permanente di un dialogo senza barriere, senza mediazioni fra le famiglie e chi produce intrattenimento per famiglie. Stiamo, ad esempio, preparando la realizzazione di un portale che, riprendendo lo spunto editoriale di Youtube si proponga per il pubblico italiano come il familytube e quindi un sito dove i filmini amatoriali che rappresentano i valori della famiglia italiana possano trovare uno spazio Internet di diffusione e soprattutto di condivisione.

     
    Giovanni Giacobbe, presidente del Forum Associazioni Familiari:

     
    R. – Noi oltre che partecipare abbiamo anche sponsorizzato questo Festival, perchè riteniamo che il cinema sia una realtà importante. Dal punto di vista culturale, riteniamo che concorra in modo significativo all’educazione dei giovani. E’, quindi, interesse della famiglia ristabilire un collegamento con la realtà del cinema.

     
    D. – La famiglia in Italia rappresenta il nucleo principale della vita dei giovani, ma spesso viene dimenticata dal pubblico cinematografico…

     
    R. – La cultura dell’espressione cinematografica deve prestare, da un lato, una maggiore attenzione alla famiglie e, dall’altro, una attenzione che sia educativa. E’, quindi, un complesso di valori che sono espressi dalla nostra Costituzione e che noi riteniamo debbano essere veicolati anche attraverso il cinema.

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    Italia: le biblioteche ecclesiastiche aderiscono al Servizio bibliotecario nazionale

    ◊   Firmata ieri a Roma la Convenzione tra il Ministero per i Beni e le Attività Culturali e l’Ufficio nazionale per i beni culturali ecclesiastici della Conferenza episcopale Italiana per l’adesione del Polo biblioteche ecclesiastiche al Servizio bibliotecario nazionale. L’accordo - sottoscritto alla presenza del segretario generale della CEI, mons. Giuseppe Betori - prevede la nascita di un polo informatico con nuove possibilità di consultazione per il pubblico anche del ricco patrimonio bibliografico posseduto da circa 80 biblioteche religiose. Paolo Ondarza ne ha parlato con don Stefano Russo, direttore dell’Ufficio nazionale beni culturali ecclesiastici della CEI:

    R. – Questo è un passo importante. E’ un progetto che permette alle Biblioteche ecclesiastiche che vi aderiscono di partecipare ad un Polo di biblioteche ecclesiastiche presente nel Servizio bibliotecario nazionale. Un dato importante da questo punto di vista è che la maggior parte di queste biblioteche sono biblioteche diocesane e sono proprio queste le biblioteche che hanno più facilmente fra i loro libri, libri antichi e manoscritti.

     
    D. – Che cosa cambia rispetto al passato?

    R. – Diverse biblioteche ecclesiastiche, a volte anche piccole, ma che hanno dei libri di grande valore, hanno compiuto il passo di entrare nel Servizio bibliotecario nazionale, attivando poi tutta una serie di servizi realizzabili attraverso il web: dallo scambio interbibliotecario al prestito dei libri.

     
    D. – Sarà più facile anche accedere e quindi fruire…

    R. – Sarà più facile accedere anche perchè questo Polo biblioteche ecclesiastiche sarà riconoscibile sul web da tutta la comunità bibliotecaria e quindi, da un lato, viene messa in evidenza questa identità ecclesiastica e, dall’altro, c’è la partecipazione ad un progetto che è un progetto universale.

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    Musica classica di scena nelle chiese e nei monasteri dell'aquilano per la IX edizione di "Pietre che cantano"

    ◊   Si è aperta il 26 Luglio la IX edizione di “Pietre che cantano”, questo il titolo del Festival internazionale di musica che anche quest’anno ha come cornice la montagna aquilana. Oltre alla città dell’Aquila sono coinvolti i borghi della valle dell’Aterno con le antiche chiese, i monasteri e i conventi solitari e silenziosi. Il filo rosso per quest’anno è la musica di Ludwig van Beethoven, a cui sono state dedicate le prime due serate con l’integrale dei concerti per pianoforte e orchestra. Il servizio è di Silvia Mendicino:

    “Pietre che cantano” è un appuntamento con i grandi classici della musica colta, oltre Beethoven anche Mozart, Schubert, Brahms, e la grande lirica italiana con Rossini, Donizetti e Verdi. Tanti i musicisti coinvolti in quest’edizione. Tra gli altri il pianista Michele Campanella, il violinista austriaco Rainer Honeck e il clarinettista Alessandro Carbonare. Realtà fondamentale del Festival è l’Orchestra Sinfonica Abruzzese, diretta quest’anno da Michele Campanella e Marcello Bufalini. Abbiamo raggiunto telefonicamente il direttore artistico Luisa Prayer e le abbiamo chiesto qual è il rapporto tra la musica di “Pietre che cantano” e i luoghi sacri della montagna aquilana:

     
    “Il Festival nasce proprio dalla disponibilità di alcuni luoghi straordinari, particolarmente adatti alla musica sia per il decoro della bellezza che evidentemente crea una cornice meravigliosa per qualsiasi avvenimento artistico, sia per il silenzio in cui sono avvolti questi luoghi che si trovano in zone molto isolate della montagna dell’Aquila e dintorni. Sono luoghi in cui non avviene molto altrimenti e che noi ogni anno risvegliamo con questa nostra festa della musica e riapriamo al pubblico”.

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    Chiesa e Società



    Attesa in Colombia per l’apertura del Congresso nazionale per la riconciliazione

    ◊   Le strade per il raggiungimento e il consolidamento della pace in Colombia sarà il tema principale del IV Congresso nazionale per la riconciliazione che si svolgerà a Bogotá, per volere dell’Episcopato locale, dal 25 al 27 agosto. Oltre a numerosi vescovi prenderanno parte all’incontro funzionari di governo, esponenti del mondo imprenditoriale, della cultura e delle scienze, nonché esperti e rappresentanti del corpo diplomatico. Le riflessioni dei partecipanti prenderanno spunto dal famoso brano della Lettera enciclica di Paolo VI “Populorum Progressio” (26 marzo 1967) dove si parla dello “sviluppo, nuovo nome della pace”, per sottolineare che “la pace non si riduce a un'assenza di guerra, frutto dell'equilibrio sempre precario delle forze. Essa si costruisce giorno per giorno, nel perseguimento di un ordine voluto da Dio, che comporta una giustizia più perfetta tra gli uomini”. In questo contesto, un comunicato dei vescovi colombiani ricorda l’importanza del contributo che può dare la dottrina sociale della Chiesa e, dunque, rinnova ancora una volta la totale disponibilità dell’intero corpo ecclesiale per servire, ovunque, gli obiettivi di una pace basata sulla verità e la giustizia. Ciò significa, rilevano ancora i presuli, che il centro di ogni progetto di pace deve essere sempre la “persona e la sua dignità”, fulcro vero e ultimo di una concezione integrale dello sviluppo umano. I partecipanti rifletteranno allora sulla realtà dello sviluppo oggi in Colombia, Paese colpito non solo da molteplici violenze incrociate, ma anche da povertà vecchie e nuove che hanno provocato una grave disintegrazione del tessuto sociale. La miscela violenza-povertà preoccupa da sempre i vescovi colombiani e perciò, da diversi anni, le diocesi sono impegnate in progetti di sviluppo e di promozione umana capaci di disinnescare sia i meccanismi della violenza sia quelli della povertà cronica e dell’impoverimento; infatti, negli ultimi anni la violenza politica nonché il crimine organizzato ha colpito duramente l’economia dei settori medi della popolazione che hanno visto peggiorare le loro condizioni di vita sia nelle città come nella campagna. Durante il Congresso, tramite la presenza del corpo diplomatico accreditato presso il governo di Bogotá, sarà possibile anche conoscere la disponibilità della comunità internazionale a dare un proprio e specifico contributo nella lotta contro la povertà oltre che nell’ambito della pacificazione interna. Il Congresso, dunque, offrirà a tutte le componenti della società colombiana un’autorevole tribuna per il confronto di idee, esperienze e progetti, ma soprattutto sarà la prima occasione per parlare della nuova fase verso la quale sembra avviarsi il Paese dopo le ultime sconfitte della guerriglia. (A cura di Luis Badilla)

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    La Chiesa USA preoccupata: la marijuana è il primo prodotto agricolo del Paese

    ◊   Non mais, né grano e tantomeno il cotone: il principale prodotto agricolo degli Stati Uniti è la marijuana, la cui quantità coltivata in 25 anni è decuplicata: da mille tonnellate nel 1981 a diecimila nel 2006. Il giro d’affari che ruota intorno a questa pianta da cui si estrae una sostanza stupefacente, è pari a 35,8 miliardi di dollari complessivi, tra quelle coltivate all’aperto e quelle negli spazi chiusi che, secondo i dati riportati dall’agenzia Fides, conterrebbero una quantità di principio attivo (THC) molto superiore alle altre. A preoccuparsi maggiormente per la crescita di questo fenomeno è la Chiesa degli Usa, allarmata per la diffusione della droga e per le vittime che questa miete: dagli incidenti stradali alle malattie mentali. Benedetto XVI, infatti, nel corso del suo viaggio in Brasile dell’anno scorso, visitando la Fazenda da Esperança, lanciò un appello agli spacciatori affinché riflettessero sul male che procuravano: “Dio chiederà loro conto di ciò che hanno fatto”, aveva ammonito il Papa. La produzione di marijuana è la prima in ben 12 Stati, fra le prime tre in 30, tra le prime in 39: più estesa delle piantagioni di cotone in Alabama, del tabacco in South Carolina, delle arachidi in Georgia e dei campi di uva e ortaggi della California. Ed è proprio qui che la pianta ha attecchito meglio: lo Stato a confine con il Messico ne è il principale produttore ed esportatore, con il 36,68% del totale degli Stati Uniti, per il valore di circa un miliardo di dollari. Nella zona, i ‘coltivatori’ proteggono i raccolti con guardie armate, trappole esplosive e cani addestrati. (R.B.)

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    Salvador: la Chiesa contro l’eccessivo sfruttamento minerario

    ◊   La Chiesa del Salvador e vari settori della società uniti contro lo sfruttamento minerario eccessivo che colpirebbe la principale riserva d’acqua del Paese. La preoccupazione – riferisce l’agenzia Fides - è dovuta soprattutto alla pressione, operata da alcune imprese estrattive, che si è intensificata nelle ultime settimane: alla Conferenza episcopale locale, che in materia si era già pronunciata il 3 agosto 2007 con “Curiamo la casa di tutti” in cui la questione veniva indicata come uno dei problemi più gravi del Salvador, si affiancano, tra gli altri, l’università Centroamericana “José Simeón Cañas (UCA) e il suo Istituto di Diritti umani, l’Agenzia di cooperazione per lo sviluppo sostenibile Oxfam América, il Tavolo permanente di gestione rischi, il Forum nazionale dell’Acqua e il Tavolo nazionale di fronte al Settore minerario metallico, che raggruppa un centinaio di organizzazioni cittadine. “Le compagnie estrattive intensificano una campagna propagandistica anonima, con messaggi ingannevoli e discriminatori – ha comunicato la Caritas del Salvador – che offendono la dignità umana e violano i principi elementari dell’etica pubblicitaria”. Secondo la Caritas locale, tale campagna “incita alla violenza” e attacca in special modo l’arcivescovo di San Salvador, Fernando Sàenz Lacalle, mons. Richard Antall, il suo più vicino collaboratore, e il rettore dell’UCA, padre José María Tojeira. In particolare, l’inganno alla popolazione consisterebbe nel far credere che esista un “settore minerario verde” e la Caritas spinge il governo a procedere contro queste imprese a causa della “loro pericolosità ambientale, sociale ed economica nel Salvador”. Le critiche si basano sulla svantaggiosa relazione costi-benefici, sugli enormi danni ambientali che causerebbe l’eccessivo sfruttamento minerario, così come conflitti sociali e perdite di produttività nell’estrazione di oro e argento. Caritas e Chiesa cattolica, dunque, invitano a “difendere l’acqua, l’ecosistema e la vita, minacciati dallo sfruttamento minerario”. (R.B.)

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    Il cardinale Cipriani denuncia pressioni di gruppi di potere per ottenere la legalizzazione dell’aborto in America Latina

    ◊   Ieri durante l’omelia della Messa di ringraziamento nella ricorrenza del 187º anniversario dell’indipendenza del Perù, l’arcivescovo di Lima, cardinale Juan Luis Cipriani, ha invitato le autorità del Paese a riflettere sul bene evidente che il clima di pace e di armonia assicurano alla vita umana, al matrimonio e alla famiglia, aspetti nevralgici della società peruviana. Secondo quanto denunciato dal porporato, ripreso dall'Agenzia Fides, “sono sempre più forti le pressioni di certi gruppi ideologici per ottenere la legalizzazione dell’aborto nei Paesi dell’America Latina, tra cui il Perù. Questi gruppi minoritari, facendo molto rumore mediatico e con campagne milionarie finanziate dell’esterno, intendono intimorire il semplice cittadino, ricorrendo alla liberalizzazione di nuove forme di aborto, con il pretesto della ‘salute riproduttiva’ e di altri slogan che portano alla confusione”. Di fronte a questa situazione, la Chiesa difende oggi più che mai la persona, “perché vede con preoccupazione alcune tendenze che tentano di limitare il valore inviolabile della vita umana stessa, o di dissociarla del suo ambiente naturale, quale è l’amore umano nel matrimonio e nella famiglia”. Il cardinale Cipriani ha ribadito con chiarezza che il diritto alla vita “è un diritto che deve essere riconosciuto da tutti, perché è un diritto fondamentale rispetto agli altri diritti umani”. Secondo il porporato, ultimamente appare chiaro “che alcuni gruppi del cosiddetto 'primo mondo' vogliono utilizzare i benefici della globalizzazione imponendo la verità secondo la quale tutte le cose serie nella vita si riducono alle transazioni di potere, al denaro e all’influenza esercitata negli ambiti della politica, dell’economia e della comunicazione sociale”. Una visione che per il cardinale Cipriani è un prodotto del materialismo pragmatico, “che disumanizza e maltratta la condizione e la dignità delle relazioni umane, in particolar modo delle grandi maggioranze” e contro la quale bisogna lottare fortemente. In tal senso è fondamentale il ruolo dell’educazione per impostare una società migliore nella quale prevalgano i valori cristiani etici e morali. “L’educazione – ha aggiunto il cardinale Cipriani - incomincia nella famiglia, dove i genitori sono i primi responsabili, e deve trovare nella scuola il suo complemento sussidiario. Non possiamo trascurare le scuole, perché nelle scuole si forma organicamente e sistematicamente la gioventù per un numero considerevole di anni”. (R.P.)

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    Elogi e commenti positivi sulla stampa australiana a dieci giorni dalla chiusura della GMG

    ◊   “La Generazione Y si connette con il Papa” è questo uno dei titoli sul principale quotidiano australiano “The Australian”. A distanza di oltre dieci giorni dalla conclusione della Giornata Mondiale della Gioventù, i media australiani continuano a parlare di questo evento che ha messo sotto i riflettori di tutto il mondo la città di Sydney e l’intera nazione con “un’invasione” pacifica di giovani pellegrini provenienti da ogni parte del mondo. L’enorme partecipazione alla manifestazione continua a sorprendere persino la carta stampata che, prima dell’inizio della GMG, aveva sollecitato i cittadini a fuggire da Sydney per non incorrere nei disagi che i fedeli avrebbero potuto provocare. Ora invece spende parole di apprezzamento, sottolineando l’inaspettato coinvolgimento sia dei giovani che dei cittadini nell’accogliere Benedetto XVI. Persino i settimanali di quartiere dedicano alcuni reportage definendo Sydney “la città dei pellegrini”, mentre il “Daily Telegraph” ha scelto di ricordare il lavoro dei volontari riportando i nomi, uno ad uno, degli 8 mila pellegrini che hanno lavorato per la realizzazione dell’evento. Insomma una reazione positiva da parte dell’opinione pubblica, che accende un sentimento religioso e dona dei valori aggregativi diversi di cui forse l’Australia aveva bisogno. (Da Sydney, per la Radio Vaticana, Francesca Baldini)

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    La Chiesa in Corea guarda alla GMG per dare forte impulso alla pastorale giovanile

    ◊   Condividere l’abbondanza della grazia dello Spirito Santo e l’inesauribile amore che il Signore ha dato durante la Giornata Mondiale della Gioventù. E’ il messaggio rivolto ai giovani dal vescovo ausiliare di Seoul e presidente della Commissione per la pastorale giovanile della Conferenza episcopale locale, mons. Basil Cho Kyu-man. Il presule, come sottolinea l’Osservatore Romano, ha evidenziato come la Chiesa in Corea beneficerà “dell’effetto GMG” che darà “la spinta per moltiplicare le iniziative e le modalità di evangelizzazione dei giovani, soprattutto grazie al contributo delle nuove generazioni che sono tornate nel Paese cariche di energia e entusiasmo”. Il vescovo di Seoul ha sottolineato inoltre che “i giovani portano nel cuore le catechesi e le celebrazioni principali e, fra l’altro, la forte amicizia che si è instaurata con i loro coetanei”. Partendo da questa spinta entusiastica, il presule evidenzia l’urgenza di riprendere la pastorale giovanile in tutte le realtà locali; una sfida ma anche una “priorità per la Chiesa coreana nei prossimi anni”. In effetti, negli ultimi tempi, il numero dei cristiani è diminuito anche a causa del decremento dei bambini battezzati. Ad incidere pure la disoccupazione che oltre a generare nei giovani problemi economici causa una generale depressione che li allontana dai valori cristiani. Fondamentale dunque la ricerca di un nuovo linguaggio, di nuove strategie e modalità per parlare alla cosiddetta “generazione di Internet” per “proclamare Gesù Cristo come liberatore e come buon Pastore”. (B.C.)

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    Filippine: uccisi quattro cristiani nell'isola di Mindanao

    ◊   Un’esecuzione in pieno stile terroristico è quella avvenuta ieri a Mindanao, isola dell'arcipelago filippino: un gruppo armato ha fermato un bus con a bordo 15 persone nei pressi di Malabang, provincia di Lanao del Sur, ha derubato i passeggeri liberando le donne e sequestrato cinque persone. Di queste, tutte di fede cristiana, quattro sono state uccise a colpi di pistola nella foresta, la quinta risulta ancora dispersa. Secondo fonti di polizia, riferite da AsiaNews, non è ancora chiaro se l’assassinio sia da ricondurre a motivazioni di tipo confessionale né se gli autori siano islamici. La zona, però, è una roccaforte del MILF, il Fronte islamico di liberazione “Moro” con il quale sono in corso trattative: gli estremisti, infatti, vorrebbero la creazione di uno Stato federale nell'isola di Mindanao, dove sono presenti regioni con forte presenza musulmana. La Chiesa cattolica delle Filippine, attraverso la Conferenza episcopale locale, ha invitato il governo centrale e il Fronte islamico a “continuare a trattare”: “Chiediamo con forza la fine delle violenze – ha detto mons. Antonio Ledesma, arcivescovo di Cagayan de Oro e capo della commissione episcopale per il dialogo interreligioso – e la ripresa dei colloqui di pace”. I vescovi, inoltre, si sono detti favorevoli all’intervento di una parte terza nel ruolo di mediatore, individuato nello Stato della Malaysia. La situazione nella regione sta precipitando: il 24 luglio scorso c’è stato un attentato a Davao del Sur, anch’esso attribuito alle truppe “Moro”; sempre ieri, invece, 30 ribelli islamici hanno assaltato un avamposto militare a Dualing, nel Cotabato del nord, uccidendo un civile e ferendo quattro persone. (R.B.)

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    Vietnam: incertezza sulla restituzione alla Chiesa di terreni di una parrocchia di Hanoi

    ◊   Il Comitato del popolo di Hanoi ha inviato una lettera all’arcivescovo della città e al provinciale dei redentoristi nella quale si afferma che tutti i terreni della parrocchia di Thai Ha, vengono affidati al Comitato del popolo del distretto di Dong Da per un piano di investimenti di bene pubblico. La lettera esige che la parrocchia segua le “leggi sugli investimenti e quelle sulle costruzioni”. Il Comitato - riferisce l'agenzia AsiaNews - avrà il potere di valutare se la popolazione dell’area ha bisogno di spazi per i servizi religiosi, oppure no. Le autorità vietnamite hanno così risposto al padre Vu Khoi Phung ed al provinciale dei redentoristi, padre Nguyen Trung Thanh che da oltre 15 anni - da quando cioè la maggior parte del terreno e della casa parrocchiale sono stato requisiti dal governo per la legge sulle riforme economiche - ne richiedono la restituzione. Padre Vu Khoi Phung ha chiesto all’arcivescovo di Hanoi e alla congregazione dei redentoristi di lanciare una campagna di preghiera per i membri della parrocchia, ma “anche per il governo, affinchè rispetti la giustizia per il popolo e la nazione”. Dalla fine dell’anno scorso in Vietnam sono sempre più frequenti i contrasti fra la popolazione cattolica e le autorità locali a causa di sequestri di proprietà, avvenuti in passato, nel periodo “rivoluzionario” del Paese, giustificate allora con il “fare il bene del popolo”. Ora, con le nuove riforme economiche, i terreni vengono venduti a ditte private, invece che essere restituiti ai legittimi proprietari. Un esempio? Il sequestro della ex nunziatura di Hanoi, venduta a una compagnia privata che vuol farne un albergo. (R.P.)

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    Il ruolo dell’Islam nella costruzione della pace al centro di una conferenza a Giakarta

    ◊   Ha preso il via oggi a Giakarta, in Indonesia, la tre giorni della Conferenza internazionale degli studiosi islamici. Una riunione che è stata organizzata dalla Nahdlatul Ulama - principale associazione islamica dell'Indonesia che conta circa 40 milioni di affiliati - alla quale partecipano oltre 350 esponenti musulmani di 63 Paesi e il premio Nobel per la pace Muhammad Yunus, promotore del micro-credito. La conferenza è incentrata sul tema: “Costruire la pace nelle regioni in guerra, a partire da una riflessione sul ruolo dell'Islam”. Si discuterà dunque della difficile situazione in Iraq, Afghanistan, Medio Oriente, Filippine e sud della Thailandia. Tra i musulmani - come sottolinea alla Misna Hasyam Muzadi, presidente della Nahdlatul Ulama - non c’è un punto di vista condiviso. “Il dialogo – aggiunge Muzadi - è importante, quindi, per comprendere meglio le differenze e trovare una soluzione alle crisi in Paesi come l'Iraq". (B.C.)

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    La Chiesa delle Filippine si prepara al Sinodo di ottobre

    ◊   “La Parola di Dio nella vita e nella missione della Chiesa”: è questo il tema del sinodo dei vescovi che si svolgerà a Roma il prossimo ottobre. Per prepararsi, la Chiesa delle Filippine ha organizzato un momento di riflessione proprio sul rapporto tra Parola di Dio e vita quotidiana che si è tenuto in questi giorni. L’incontro, cui hanno partecipato 700 tra laici e religiosi, leader di associazioni e movimenti, secondo quanto riferisce Fides, è stato promosso dal Centro studi Don Bosco di Parañaque insieme alla Famiglia salesiana e ha alternato lo studio alla verifica e al confronto, prendendo spunto dalle esperienze portate dalle diverse comunità d’appartenenza. Di particolare interesse l’intervento di quattro famosi biblisti che hanno parlato dell’influenza che la Parola ha avuto nella storia dell’umanità e in particolare: nel popolo di Dio, al tempo di Mosé, nel Vecchio Testamento e nel Nuovo con San Paolo, nella vita delle Filippine. Il Centro studi Don Bosco dal 1983 ospita una scuola teologica che ha ottenuto l’affiliazione alla facoltà di Teologia dell’università Pontifica salesiana di Roma e offre anche corsi di diploma in Spiritualità, Studi religiosi, Catechetica e Pastorale giovanile, nonché corsi di aggiornamento in Pastorale ministeriale e Vita consacrata. (R.B.)

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    Anno Paolino: le celebrazioni a Tahiti

    ◊   “Quale può essere l'obiettivo di questo anno giubilare se non quello di portarci a conoscere meglio l'insegnamento di Paolo di Tarso? Purtroppo molti cattolici non conoscono altro di San Paolo se non i brani tratti dalle sue Lettere che vengono proclamati la domenica come seconda lettura della Messa. Questi testi, separati dal loro contesto, non lasciano molta traccia nella memoria di coloro che li ascoltano, ancora meno nel loro modo di vivere. Questo anno giubilare quindi dovrà essere, prima di tutto e per noi tutti, l'occasione di rileggere o di leggere gli Atti degli Apostoli e le Lettere di San Paolo”. E' quanto raccomanda mons. Hubert Coppenrath, arcivescovo di Papeete, a Tahiti, dalle colonne del periodico cattolico polinesiano “Le Semeur Tahitien” parlando dell'Anno Paolino. La solenne celebrazione diocesana di apertura dell'Anno Giubilare dedicato a San Paolo - ricorda l'agenzia Fides - si è svolta il 29 giugno nella parrocchia dedicata all'Apostolo, a Mahina. Vi hanno partecipato oltre 1.000 fedeli provenienti dalle diverse parrocchie che hanno anche seguito la processione dopo la messa solenne. All'omelia mons. Coppenrath ha insistito sull'importanza della lettura della Parola di Dio, sottolineando che questo anno giubilare ci offre l'occasione di rileggere gli Atti degli Apostoli e le Lettere di San Paolo, per comprendere più approfonditamente l'insegnamento di Cristo e conformarvi meglio la nostra vita. Al termine della messa l'arcivescovo ha consegnato una copia della Bibbia ad ognuno dei “Portatori della Parola di Dio” responsabili dei differenti settori pastorali del settore orientale. A loro ha ricordato che non è sufficiente “portare” la Parola di Dio, ma occorre anche leggerla e viverla, in altre parole “essere testimoni viventi di questa Parola”. (R.P.)

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    I Paesi dell’Africa centrale riuniti per trovare una strategia comune contro la crisi alimentare

    ◊   Un fronte comune di lotta contro la crisi alimentare che attanaglia il continente: è questo l’obiettivo da raggiungere per i ministri dell’Agricoltura, dell’Economia, del Commercio e delle Finanze dei Paesi della Comunità economica degli Stati dell’Africa Centrale (CEEAC) riuniti dal 28 luglio a Kinshasa, capitale della Repubblica democratica del Congo. Come riportato dall’agenzia Fides, la situazione dell’area è preoccupante: le risorse agricole della regione sarebbero ingenti, ma nei vari Stati i bilanci destinati all’agricoltura sono irrisori e i contadini non possiedono i mezzi necessari, quindi prevale ancora un’agricoltura di sussistenza e si deve comunque fare ricorso alle importazioni per tentare di colmare il deficit alimentare. Gli esperti della CEEAC hanno individuato alcune cause dei problemi che affliggono la zona: assenza di una politica agricola comune, debolezza delle capacità degli agricoltori, fattori ambientali spesso avversi come siccità, desertificazione e inondazioni, permanere di guerre e conflitti. Anche alcuni strumenti utili a risollevare la situazione sono stati indicati: concessione di aiuto alimentare ai Paesi appena usciti dal conflitto, costituzione di scorte alimentari strategiche, distribuzione ai contadini di concimi, sementi e fieno per il bestiame, creazione di un mercato regionale, intensificazione degli scambi intracomunitari, eliminazione di tariffe e barriere, creazione di un sistema di informazione sulla sicurezza alimentare e di monitoraggio. (R.B.)

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    No della Chiesa lussemburghese all’aumento degli agrocarburanti

    ◊   Con una lettera indirizzata al governo lussemburghese, la Chiesa cattolica ha espresso il suo parere negativo contro l’utilizzo delle derrate per la produzione di energia e in particolare nei confronti della proposta della Commissione europea di innalzare al 10%, entro il 2020, la quota di agrocarburanti rispetto al fabbisogno energetico nel settore dei trasporti. I presuli hanno così aderito all’iniziativa, portata avanti da altre 18 organizzazioni della piattaforma “Agrokraftstoffe” (“Agrocarburanti”). “La nostra domanda crescente – si legge nella nota riportata dall’agenzia Sir - influirà sui mercati globali in modo tale da far sì che vengano coltivate sempre più aree che portano il maggiore profitto, senza considerare la riserva di aree necessaria per la coltivazione degli alimenti”. Una scelta che, secondo i presuli, comporterebbe “la razzia della terra, gravi violazioni dei diritti umani e condizioni inumane di lavoro, nonché la distruzione delle foreste pluviali”. Nella lettera, la Chiesa locale evidenzia che “persino la riduzione delle emissioni nocive grazie all’impiego degli agrocarburanti è dubbia: la loro produzione comporta già adesso la distruzione di ecosistemi naturali, l’emissione di gas serra in proporzioni drammatiche e la distruzione delle varietà delle specie”. (B.C.)

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    Giunti in Ucraina gli aiuti della Caritas per le popolazioni alluvionate

    ◊   E’ stato di emergenza in Ucraina colpita da una straordinaria ondata di maltempo che ha provocato oltre 20 vittime, decine di dispersi, quasi 20 mila sfollati. Sono 40 mila le case inondate, 34 mila ettari di terreno agricolo sono andati distrutti, circa 600 chilometri di strade e centinaia di ponti sono stati seriamente danneggiati. I danni sono stimati tra i 600 milioni e il miliardo di dollari. Per ovviare all’emergenza si è attivata la Caritas ucraina che sta distribuendo aiuti alimentari, prodotti per l’igiene, generi di prima necessità e medicinali per circa 500 mila euro. Secondo quanto scrive il Sir, in tutte le aree colpite sono stati assistiti i più bisognosi: anziani, famiglie con molti bambini o con malati e disabili, famiglie senza reddito. E’ stato assicurato anche un sostegno psicologico e di ascolto. (B.C.)

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    L'attività in Nigeria di "Prisonniers Sans Frontières", organizzazione cattolica per il recupero dei detenuti

    ◊   Nella casa di detenzione e correzione di Maradi, in Nigeria, padre Dondeynaz, sacerdote redentorista, è stato per anni il pioniere della pastorale per i detenuti, in particolare per quelli cristiani (soprattutto nigeriani e camerunesi). All'inizio il suo intervento si limitava alla visita e all'istruzione religiosa, ma presto una équipe di 16 volontari dell'organizzazione cristiana Prisonniers Sans Frontières ha affiancato la sua opera. Il gruppo ha organizzato un Centro di ascolto e dato vita ad una serie di incontri e discussioni (su temi come “La responsabilità”, “L'amore per il lavoro”...), cercando di dissipare timori e inquietudini. L'alfabetizzazione oggi è una delle attività principali dell'équipe e registra molta attenzione da parte dei detenuti, che spesso non hanno frequentato le scuole. Un'indagine statistica del febbraio 2007 - riferisce l'Agenzia Fides - ha mostrato un dato allarmante: dei 375 carcerati l'80% sono recidivi, per la sola ragione che in carcere essi trovano alloggio e cibo. Davanti a questa situazione preoccupante l'organizzazione ha aperto dei laboratori di cucito e maglia e di lavorazione del vimini, per permettere alle donne di apprendere un mestiere una volta tornate in libertà. A tale scopo le donne usufruiscono di una serie di benefici e permessi di uscita per frequentare i corsi professionali. Per quanto riguarda gli uomini, una delle iniziative di Prisonniers Sans Frontières è la cura di 2 ettari di terreno, coltivato per l'80%, i cui frutti vengono usati per integrare l'alimentazione fornita dalla casa circondariale, mentre il resto viene venduto. Attraverso quest'opera i carcerati imparano il valore del lavoro e possono sperare in un futuro più dignitoso. (R.P.)

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    Il contributo della Caritas alla Conferenza internazionale sull’Aids

    ◊   “Azione universale ora” è il tema della XVII Conferenza Internazionale sull'AIDS, che si apre il prossimo 3 agosto a Città del Messico. Cinque giorni dedicati alle strategie da mettere in campo per assicurare entro il 2010 l’accesso universale alle cure e per il sostegno per le persone affette da HIV. Attesi 25 mila partecipanti tra questi esperti di fama mondiale. “Un’occasione importante per condividere quante più novità ed esperienze possibili” così, all’agenzia Zenit, mons. Robert Vitillo, consigliere speciale per l’AIDS presso la Caritas Internationalis, una delle organizzazioni cattoliche che prenderà parte alla Conferenza. "Lo scopo è di aiutare ognuno a realizzare la dignità che gli è stata donata da Dio, ciò richiede attenzione alle necessità fisiche, emotive, sociali e pastorali” ha detto mons. Vitillo il quale sottolinea che “il finanziamento è una sfida di primo piano, visto che solo una piccola percentuale dei fondi promessi va alle organizzazioni basate sulla fede”, e afferma che una parte del lavoro di Caritas Internationalis è stato quello di ottenere un finanziamento più equo per le organizzazioni collegate alla Chiesa che forniscono cure alle persone affette dalla malattia. Caritas Internationalis, negli ultimi vent’anni, ha offerto una vasta gamma di informazioni sull’AIDS, collaborando con le Nazioni Unite per promuovere l’accesso alle cure per tutti senza alcuna discriminazione. (B.C.)

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    Prosegue a Bologna per tutto agosto l’attività dei “Fiori di strada” per liberare le vittime della tratta

    ◊   Sono importanti i successi ottenuti dall’associazione “Fiori di strada onlus” che opera da anni a Bologna. 51 le ragazze liberate dalla tratta e l’auspicio del presidente Antonio Dercenno, riportato dall’agenzia Sir, è che anche ad agosto l’attività non si fermi. Ogni notte i volontari scendono in strada, in accordo con le forze dell’ordine, per cercare un contatto con le giovani che si prostituiscono, ottenerne la fiducia ed infondere il coraggio di denunciare i loro sfruttatori. In tal caso, le ragazze vengono portate in luoghi sicuri dove restano fino a quando l’iter della denuncia non è concluso, poi vengono affidate ad altre associazioni e inserite nei programmi di protezione sociale. Circa la metà ottengono il permesso di soggiorno, un lavoro e rimangono in Italia. Altre, se ci sono le condizioni e se le famiglie non subiscono minacce, scelgono di tornare nel loro Paese. Il presidente di “Fiori di strada onlus” racconta delle condizioni delle ragazze “vessate, malmenate, a volte malate di AIDS”. “La nostra attività – dice - sta andando molto bene, ma siamo consapevoli che è come voler svuotare il mare con un cucchiaino”. L’attività è davvero pericolosa; lo stesso Antonio Dercenno ha subito in poco tempo tre agguati ed ha ricevuto minacce di morte. Intanto in autunno andranno in onda sulle tv pubbliche e private, per iniziativa di “Fiori di strada onlus”, 4 spot per far conoscere ai clienti il fenomeno della tratta. Spesso non ne sono a conoscenza o non si pongono il problema. “Quello che cercano – aggiunge Dercenno - è proprio una schiava sottomessa, perché non sono stati educati dalla famiglia, dai mass media e dalla società ad avere un rapporto paritario con la donna. La nostra azione ha dunque valore solo in termini umani di vite salvate”. (B.C.)

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    24 Ore nel Mondo



    Karadzic estradato all'Aja: comparirà domani davanti al tribunale penale internazionale

    ◊   Radovan Karadzic è stato estradato questa mattina all’alba in Olanda, per essere giudicato di fronte al Tribunale internazionale sulle responsabilità nelle vicende del conflitto nell’ex Jugoslavia. Il leader serbo-bosniaco è accusato di genocidio e crimini di guerra commessi in Bosnia tra il 1992 e il 1995. Sono stati, invece, condannati dalla giustizia bosniaca a pene tra i 38 e i 42 anni di reclusione sette serbi di Bosnia per il loro coinvolgimento nel massacro di Srebrenica. Il servizio di Marco Guerra:

    Le autorità di Belgrado hanno deciso di procedere all’estradizione di Radovan Karadzic questa notte, dal momento che erano già passati 5 giorni dalla data per la scadenza del ricorso, fissata per il 25 luglio. L’ex leader dei Serbi di Bosnia è stato quindi subito trasferito in Olanda con un aereo partito da Belgrado ed atterrato verso le 06:30 a Rotterdam. Ad attenderlo una camionetta blindata che lo ha condotto al carcere di Scheveningen, centro di detenzione del Tribunale internazionale per l'ex Jugoslavia. Karadzic, accusato di genocidio e crimini di guerra come mandante delle azioni commesse dalle milizie serbe durante il conflitto di Bosnia, comparirà per la prima volta domani pomeriggio davanti ai giudici del Tribunale penale internazionale. Intanto il suo avvocato, che ha ammesso di non aver mai spedito il ricorso sull’estradizione, ha già detto che nella prima apparizione Karadzic chiederà 30 giorni per preparare la sua difesa prima di dichiararsi colpevole o innocente. All’ex politico, che ha vissuto per 13 anni sotto le spoglie di un medico, saranno contestate soprattutto la strage di 8 mila musulmani di Srebrenica e i tre anni di assedio di Sarajevo che lasciarono sul terreno circa 10 mila vittime. Si segnala comunque che Karadzic in patria gode ancora dell’appoggio di alcuni settori della società: poche ore prima dell’estradizione, a Belgrado, circa 15 militanti del fronte nazionalista serbo hanno manifestato contro il suo arresto.

     
    Iraq
    Prosegue la vasta offensiva nella provincia di Dyala, in Iraq, considerata la più pericolosa del Paese. Almeno 50 mila soldati iracheni e americani stanno partecipando alle azioni contro i ribelli di Al Qaeda. Intanto un militare iracheno è stato ucciso ed altre 10 persone sono rimaste ferite nell’esplosione di un ordigno a Baghdad, nei pressi di una caserma della polizia. A Mossul un giudice iracheno ha perso la vita in un agguato contro la sua auto. Passo indietro del Comitato Olimpico: l’Iraq potrà partecipare ai Giochi di Pechino. E’ stata annullata la decisione della scorsa settimana, seguita allo scioglimento del comitato olimpico locale dovuto ad episodi di corruzione.

    Pakistan
    In Pakistan, resta alta la tensione nella valle di Swat, nel nord-ovest del Pakistan, zona che nelle ultime settimane è diventata il centro delle attività delle milizie filo talebane. Stamani, a seguito di un violento scontro a fuoco, l'esercito pakistano ha ucciso più di 20 combattenti islamici. Ieri, nella stessa area un gruppo di talebani aveva sequestrato una trentina di appartenenti alle forze di sicurezza. Nelle stesse ore, nei pressi di Miranshah, la più importante città del distretto del Nord Waziristan, è stata uccisa dai talebani una donna di 30 anni perchè ritenuta una spia degli americani. Su un biglietto accanto al cadavere c'era scritto: "E' stata uccisa mentre parlava al telefono satellitare con i suoi contatti americani".

    Afghanistan
    Ancora violenza in Afghanistan, dove un soldato britannico è rimasto ucciso in uno scontro a fuoco con i talebani nella provincia meridionale di Helmand, roccaforte degli insorti. Sale così a 28 il numero dei soldati britannici morti in Afghanistan dall’inizio dell’anno. La situazione è peggiorata negli ultimi mesi, con i talebani che hanno intensificato gli attentati con bombe piazzate lungo le strade e agguati.

    Iran nucleare
    La più alta autorità religiosa dell'Iran, l'ayatollah Ali Khamenei, ha detto che la Repubblica islamica continuerà il suo programma atomico. Khamenei ha parlato poco prima di una scadenza che funzionari occidentali hanno imposto a Teheran per rispondere ad una offerta di incentivi da parte delle potenze mondiali. "La nazione iraniana continuerà nel suo percorso", ha detto l'ayatollah alla radio di Stato.

    Turchia
    Ennesima strage di immigrati irregolari che cercano di raggiungere l’Europa. La polizia turca ha scoperto oggi in un campo alla periferia di Istanbul i cadaveri di 13 persone morte forse per asfissia. Un camion avrebbe abbandonato i cadaveri insieme ad altri 125 immigrati ancora in vita, dopo che il conducente si è accorto che alcuni di essi erano deceduti soffocati.

    Cina alluvioni
    Sono ingenti i danni e le distruzioni nella Cina orientale per il passaggio del tifone Fung-wong, che la scorsa settimana ha provocato 19 vittime a Hong Kong. Fung-wong si è abbattuto lunedì sera sulla provincia meridionale del Fujian, distruggendo 110 case e costringendo 390 mila persone all'evacuazione. Si contano poi oltre 16 mila ettari di raccolti andati distrutti e 66 aziende che hanno sospeso l’attività, causando perdite economiche per 47 milioni di euro. Il tifone ha ora raggiunto lo Jiangxi, dove dovrebbe abbattersi per altri tre giorni.

    Nepal
    Un governo di unità nazionale per il Nepal. E’ la proposta avanzata dal presidente della Repubblica Ram Baran Yadav, per mettere fine alla crisi politica che insanguina il Paese da anni. Yadav, ha chiesto ai maoisti di abbandonare le armi e cercare insieme il consenso per la costituzione di un Consiglio dei ministri e per la nomina di un Primo ministro.

    Giappone
    Il premier giapponese, Yasuo Fukuda, annuncerà domani l'atteso rimpasto di governo. Fukuda esporrà i suoi piani sul rimpasto di governo, con le relative decisioni, ai vertici del partito Liberaldemocratico, dopo aver incontrato i ministri che hanno preso parte ai colloqui di riforma dell'Organizzazione mondiale del commercio. (Panoramica Internazionale a cura di Marco Guerra)

     
    Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LII no. 212

     
    E' possibile ricevere gratuitamente, via posta elettronica, l'edizione quotidiana del Bollettino del Radiogiornale. La richiesta può essere effettuata sulla home page del sito www.radiovaticana.va/italiano.

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