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Sommario del 29/07/2008

Il Papa e la Santa Sede

  • Un periodo di riposo a dimensione famigliare per Benedetto XVI, da ieri a Bressanone. I fedeli della città altoatesina attendono con trepidazione di incontrare il Santo Padre
  • Approvate le modifiche al Messale per gli Stati Uniti: il commento del liturgista americano, padre Dennis Gill
  • Rispettare sempre la dignità della persona migrante: così, il cardinale Martino in un messaggio alla conferenza sulle migrazioni negli USA, in corso a Washington
  • La Chiesa non può limitarsi ad accogliere ed evangelizzare solo coloro che la cercano: l'esortazione del cardinale Hummes nel messaggio per la festa di San Giovanni Maria Vianney, patrono dei sacerdoti
  • Stasera, nei Giardini Vaticani, il Santo Rosario e la processione aux flambeaux per la festa di Santa Marta
  • Firmato Protocollo d’intesa tra l’Associazione per la Radiofonia Digitale in Italia e la Radio Vaticana
  • Oggi su "L'Osservatore Romano"
  • Oggi in Primo Piano

  • Attesa in Turchia per il pronunciamento della Corte costituzionale sul partito AKP. La riflessione di mons. Luigi Padovese, vicario apostolico in Anatolia
  • Preservare il valore della solidarietà verso i poveri: così, don Livio Corazza della Caritas italiana sui provvedimenti antiaccattonaggio
  • Presentato nella sede della Radio Vaticana il convegno “Pellegrinaggi: percorsi storici, percorsi di fede e percorsi geografici”, in programma a settembre a Lourdes
  • Chiesa e Società

  • La Chiesa di Cuba guarda ai giovani con speranza: dal 4 all’8 agosto si riunisce la V Assemblea per la pastorale giovanile
  • Il contributo della Chiesa messicana ai lavori della Conferenza internazionale sull’AIDS, dal 3 all’8 agosto a Città del Messico
  • Ecuador: per i vescovi l'approvazione del progetto di nuova costituzione "lede principi non negoziabili"
  • In Colombia, il lavoro di Medici Senza Frontiere ostacolato dalla confusione tra azioni militari e interventi umanitari
  • Nuovo appello dell’UNICEF per il Myanmar: 700 mila bambini hanno ancora bisogno d'aiuto, a tre mesi dal passaggio del ciclone Nargis
  • Comunione anglicana: alla Conferenza di Lambeth allo studio una serie di proposte
  • I vescovi USA, in vista delle elezioni, ricordano ai cattolici di impegnarsi per il bene comune
  • In USA la Chiesa è arricchita da 35 milioni di fedeli di lingua spagnola
  • Pubblicati gli Atti del Seminario sul ruolo delle religiose nel combattere il traffico di esseri umani
  • A 40 anni dalla “Humanae vitae” l’Osservatore Romano ripubblica la riflessione dell’allora cardinale Wojtyla
  • Filippine: la presidente Arroyo con i vescovi "in difesa della vita"
  • Il vicario apostolico in Nepal, mons. Anthony Sharma, denuncia il perpetrare di minacce contro i cattolici del Paese
  • Veglia a Colombo, nello Sri Lanka, per ricordare le oltre 70 mila vittime degli scontri tra governo e ribelli nel “luglio nero” di 25 anni fa
  • Duemila giovani vietnamiti cui era stato negato il visto hanno dato vita a una GMG locale
  • "La conversione in un mondo multiculturale", tema della tradizionale processione di cristiani e islamici in Bretagna
  • Conferenza all'Università di Yale negli Stati Uniti, per approfondire il dialogo interreligioso
  • A Loreto un incontro ecumenico sull’evangelizzazione dei giovani
  • La gioia della nuova presidente del Movimento dei Focolari, Maria Voce, dopo l’incontro con il Papa
  • Da oggi le biblioteche ecclesiastiche nel servizio bibliotecario italiano
  • Dall’11 al 14 settembre, Seminario promosso da UCSI e Pontificia Università Salesiana, rivolto a giovani futuri giornalisti
  • Presentata a Roma la 65.ma edizione della Mostra del cinema di Venezia
  • 24 Ore nel Mondo

  • In Iraq, massiccia offensiva  delle forze di Baghdad e truppe USA contro le milizie di al-Qaeda nella provincia di  Diyala
  • Il Papa e la Santa Sede



    Un periodo di riposo a dimensione famigliare per Benedetto XVI, da ieri a Bressanone. I fedeli della città altoatesina attendono con trepidazione di incontrare il Santo Padre

    ◊   Prima giornata piena a Bressanone per Benedetto XVI, giunto ieri nella città altoatesina per un periodo di riposo di due settimane. In città si respira un’aria di festa per la presenza del Santo Padre, che conosce bene e apprezza questa terra. Una gioia che verrà sicuramente testimoniata, oggi pomeriggio, dal vescovo di Bressannone, mons. Wilhelm Emil Egger, in un incontro con i giornalisti. Ieri sera, intanto, è giunto al Seminario di Bressanone il fratello del Papa, mons. Georg Ratzinger. Il periodo di riposo del Papa assume così una dimensione famigliare, come sottolinea l’inviato di “Avvenire”, Salvatore Mazza, raggiunto telefonicamente a Bressanone da Alessandro Gisotti:

    R. – Già ieri all’arrivo, il Papa aveva detto: “Questa è una città per me piena di ricordi”. Il Papa è venuto tante volte qui in vacanza, con il fratello don Georg e la sorella Maria. Poi, dopo che la sorella è morta, ci è tornato sempre con il fratello Georg che è arrivato ieri sera a Bressanone. Certamente, per il Papa c'è la dimensione della vacanza: era la sua meta, la meta con i suoi fratelli ... E quindi, c’è questa dimensione fortemente familiare proprio intima, della famiglia Ratzinger, sia anche con la gente del posto. Qui c'è molta gente che l’ha conosciuto, che l’ha incontrato in passato, varie volte ... E quindi, si respira veramente un’aria di consuetudine, di familiarietà e di intimità, che è molto bella!

     
    D. – La città di Bressanone, chiaramente, rispetta la volontà del Papa di riposo nella riservatezza, però, ovviamente, aspetta una sua escursione per incontrarlo. C'è poi attesa per gli appuntamenti pubblici di incontro ...

     
    R. – E’ vero! Ho visto moltissima gente sia del posto, ma anche tanti turisti che già si informavano per l’Angelus e quindi già si preparano per questo primo appuntamento. Poi, certamente, c’è la dimensione della sorpresa: tutti quanti sperano, si aspettano in qualche modo, si augurano che il Papa possa uscire per visitare uno dei tanti posti che lui era solito visitare quando si trovava qui in vacanza. Che succeda, ovviamente, non è sicuro: è l’auspicio di tutti, vedremo cosa succederà nei prossimi giorni.

     
    D. – D’altronde, il Papa non si è mai sottratto a questi incontri, anche negli anni scorsi a Lorenzago e a Les Combes ...

     
    R. – No, assolutamente. Anzi: l’anno scorso è uscito tutti i giorni, praticamente, raggiungendo tutte le varie edicole mariane intorno a Lorenzago, dove si fermava la sera a recitare il Rosario. Qui c’è qualche complicazione in più per come fisicamente è ubicato il seminario dove alloggia, in pieno centro del paese. Tutti quanti aspettiamo di vedere che cosa farà!

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    Approvate le modifiche al Messale per gli Stati Uniti: il commento del liturgista americano, padre Dennis Gill

    ◊   La Santa Sede ha dato la sua approvazione alla nuova traduzione in inglese della parte principale della Messa. Il testo approvato, inviato presso la Congregazione per il Culto divino e la Disciplina dei Sacramenti per la recognitio - ovvero il “via libera” - dopo il voto del giugno 2006 da parte dei vescovi riuniti a Los Angeles, riguarda la traduzione del rito penitenziale, del Gloria, del Credo. E ancora, delle preghiere eucaristiche, delle acclamazioni eucaristiche, del Padre Nostro e di altre preghiere e risposte usate giornalmente nel corso della liturgia. Su queste importanti modifiche, Emer McCarthy, del nostro programma inglese, ha intervistato padre Dennis Gill, direttore dell’ufficio liturgico dell’arcidiocesi di Filadelfia:

    R. – The Conference of Bishops here in the United States, along with all of the ...
    La Conferenza episcopale degli Stati Uniti, insieme a tutte le altre Conferenze episcopali di lingua inglese, rispondono alle direttive della “Liturgiam Authenticam”. Queste avevano chiesto che l’edizione tipica dei libri liturgici, in questo caso del Messale Romano, recentemente edito nella sua terza edizione, fosse fedelmente tradotto, per una formale equivalenza tra la versione latina e quella inglese. Uno dei vantaggi dell’attuale recognitio dell'Ordinario della Messa, di questa approvazione prima ancora di quella del Messale intero, è che ci fa guadagnare tempo per prepararci all’istruzione e alla catechesi.

     
    D. – Quando i cattolici di Filadelfia o di Washington, di New York o del Nebraska si troveranno a celebrare la Messa domenicale, quali saranno i cambiamenti più importanti che potranno incontrare?

     
    R. – Well, first let me say that the previous translation from Latin into in English of the …
    Prima di tutto devo dire che la precedente traduzione dal latino in inglese dell'Ordinario della Messa non era precisamente una traduzione letterale: c’erano frequenti parafrasi... Con questa nuova traduzione – mi torna alla mente dopo tanti anni – quando i fedeli rispondono all’invito del vescovo o del sacerdote – “Il Signore sia con voi!” – risponderanno “E con il tuo spirito!”, che è una traduzione più formale – o più fedele – dal latino “Et cum spiritu tuo”. Anche molte delle preghiere che abbiamo imparato insieme, come il Confiteor, il Gloria, il Credo sono state tradotte fedelmente e ci saranno modifiche alle quali, sono sicuro, i fedeli si abitueranno molto rapidamente. Ascoltando le preghiere recitate dal sacerdote da solo, specialmente le preghiere eucaristiche e in particolare la prima preghiera eucaristica, ovviamente ci saranno cambiamenti evidenti ed inevitabili, che derivano dalla fedele traduzione dal latino.

     
    D. – Pensa che sarà molto difficile fare accettare questi cambiamenti?

     
    R. – I think for the most part people will accept the changes in language in the Missal …
    Credo che la maggior parte delle persone accetterà i cambiamenti del linguaggio del Messale; ci vorrà un po’ di tempo, perché sono abituati a recitare le preghiere in inglese in quel modo da 40 anni. Penso però che la chiave per far accettare i cambiamenti si trovi nell’istruzione: non semplicemente nella sostanza dei cambiamenti, ma nella spiegazione del perché sono stati apportati, perché è importante comprenderle. I testi liturgici comunicano la fede della Chiesa, sono i portatori della fede della Chiesa, e in quanto tali è necessario che siano chiaramente formulati, senza alcun tipo di compromesso: semplicemente quello in cui crediamo quando preghiamo.

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    Rispettare sempre la dignità della persona migrante: così, il cardinale Martino in un messaggio alla conferenza sulle migrazioni negli USA, in corso a Washington

    ◊   Al via, ieri a Washington, la Conferenza nazionale sulle migrazioni, incentrata sul tema “Rinnovare la speranza, ricercare la giustizia”. All’evento, promosso dai “Servizi per le Migrazioni e i Rifugiati” della Conferenza episcopale statunitense (USCCB), prendono parte 600 tra responsabili dei Servizi per i migranti e i rifugiati e delle Caritas cattoliche ed esponenti di agenzie governative e ONG. Tra i partecipanti, anche l’arcivescovo Agostino Marchetto, segretario del Pontificio consiglio per i Migranti e gli Itineranti, che ieri ha letto il messaggio del presidente del dicastero, il cardinale Renato Raffaele Martino. Il servizio di Elena Molinari:

    “La Chiesa vede i migranti come un segno della presenza vitale di Dio nel mondo, che le offre l’opportunità di realizzare la sua identità di comunione e la sua vocazione missionaria”. Così, il cardinale Renato Raffaele Martino, presidente del Pontificio Consiglio per i migranti e gli itineranti, ha ricordato agli esponenti delle agenzie governative e dell’ONG, riuniti a Washington, la visione cattolica delle emigrazioni e il bisogno di affrontarle a partire dal rispetto della dignità umana.

     
    L’occasione del messaggio è stata la conferenza nazionale sulle migrazioni, che si è aperta ieri su iniziativa della Conferenza episcopale americana, attraverso i servizi per i migranti e le Caritas. Il tema “Rinnovare la speranza, ricercare la giustizia” ha richiamato nella capitale americana 600 persone, fra cui l’arcivescovo Agostino Marchetto, segretario del Pontificio Consiglio per i migranti e gli itineranti. Nel messaggio, il cardinale Martino cita la “Erga migrantes caritas Christi” per sottolineare la sfida e il dovere di non affrontare le migrazioni soltanto con una serie di buone azioni, ma costruendo su quelle un piano strutturato di accoglienza. “Solo così – è il suo richiamo – si può rispondere alla paura che l’incontro con persone straniere, spesso in condizioni precarie, suscita in molti Paesi”.

     
    I lavori della conferenza sono stati aperti dall’arcivescovo di Los Angels, il cardinale Roger Michael Mahony, da sempre in prima linea nell’accoglienza di migranti sudamericani in California, che ha inquadrato il fenomeno all’interno del dibattito in atto negli Stati Uniti ed illustrato la necessità di una riforma di ampio respiro delle leggi americane sull’immigrazione. Sulla dimensione umana delle immigrazioni, il Papa è tornato più volte durante la sua recente visita negli Stati Uniti e molti oratori hanno ricordato le sue parole. I lavori continueranno fino a mercoledì.

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    La Chiesa non può limitarsi ad accogliere ed evangelizzare solo coloro che la cercano: l'esortazione del cardinale Hummes nel messaggio per la festa di San Giovanni Maria Vianney, patrono dei sacerdoti

    ◊   I sacerdoti sono “la grande ricchezza, il dinamismo, l’ispirazione pastorale e missionaria”, in mezzo alla gente. E’ quanto scrive il cardinale Claudio Hummes, prefetto della Congregazione per il Clero, nel messaggio per la festa, il 4 agosto, di San Giovanni Maria Vianney, Curato D’Ars, patrono dei sacerdoti. “Senza la vostra determinante decisione di ‘prendere il largo’ – scrive il cardinale rivolgendosi ai presbiteri – poco o nulla succederà nell’ambito della missione urgente, sia ‘ad gentes’ che nei teritori di antica evangelizzazione”. Il servizio di Amedeo Lomonaco:

    Il cardinale Claudio Hummes sottolinea nel messaggio che “quando i presbiteri si muovono, la Chiesa si muove”: la Chiesa sa di non poter “restare inerte e limitarsi ad accogliere ed evangelizzare coloro che la cercano, nelle sue chiese e comunità”. E’ necessario – precisa il porporato – “alzarsi e andare laddove le persone e le famiglie risiedono, vivono e lavorano”: campi di azione missionaria sono anche “aziende, organizzazioni, istituzioni e i diversi ambiti della società umana”. Anche dove la fede cristiana è stata predicata e impiantata, si deve dare maggiore impulso all’evangelizzazione missionaria.

     
    “La cultura postmoderna della società contemporanea – avverte infatti il prefetto della Congregazione per il Clero - esercita una forte azione erosiva della fede religiosa di molte persone”. Per dare vigore a questa missione, la Chiesa – si legge nel messaggio – sa di poter contare sui sacerdoti che nella stragrande maggioranza, “nonostante le debolezze e le limitazioni umane”, “donano ogni giorno la loro vita al Regno di Dio”. C’è anche una piccola parte di sacerdoti – sottolinea il cardinale Claudio Hummes - “che ha deviato gravemente”. La Chiesa - aggiunge - “cerca di riparare al male compiuto” da questi sacerdoti. Ma si rallegra ed è fiera – conclude il porporato – “dell’immensa maggioranza dei presbiteri, che sono buoni e sommamente lodevoli”.

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    Stasera, nei Giardini Vaticani, il Santo Rosario e la processione aux flambeaux per la festa di Santa Marta

    ◊   Avrà inizio, stasera alle ore 20, davanti all’immagine della Madonna del Divino Amore, presso la Torre di San Giovanni, la Preghiera del Santo Rosario e la processione aux flambeaux nei Giardini Vaticani, in occasione della festività di Santa Marta. La cerimonia religiosa - celebrata dal cardinale Angelo Comastri, vicario del Papa per la Città del Vaticano, e curata dall’associazione dei Santi Pietro e Paolo e dalla Gendarmeria Vaticana - proseguirà con soste, in corrispondenza dei Misteri, davanti alle icone di Częstochowa, Guadalupe, Fátima, Lourdes e presso l’effigie della Madonna della Guardia.

    A concludere il Rosario sarà il canto “Salve Regina”, nei pressi della Torre della Radio Vaticana, davanti alla Madonna della Misericordia, effigie collocata nel 1995 nei Giardini Vaticani per volontà di Giovanni Paolo II. Come è tradizione da alcuni anni, le monache di clausura del monastero “Mater Ecclesiae” in Vaticano si uniranno alla preghiera finale, in collegamento audio tramite la nostra emittente.

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    Firmato Protocollo d’intesa tra l’Associazione per la Radiofonia Digitale in Italia e la Radio Vaticana

    ◊   E' stato sottoscritto nei giorni scorsi un protocollo d'intesa tra l'Associazione per la Radiofonia Digitale in Italia (ARD) e la Radio Vaticana. All'associazione ARD aderiscono "Rai Way", "Aeranti Corallo" e la "RNA", Radio Nazionali Associate. Con il protocollo d'intesa, informa un comunicato, si dà vita ad un tavolo permanente di consultazione tra i due organismi firmatari per lo scambio di informazioni tecniche circa gli standard di emissione digitale radiofonica da adottare e i requisiti minimi degli apparati riceventi. Formeranno argomento del tavolo comune anche l'utilizzo dello spettro radioelettrico in banda VHF III e le forme di collaborazione presso gli organismi internazionali. L'obiettivo è quello di pervenire, nel campo della radiodiffusione sonora, ad una transizione al digitale impostata su basi di condivisione tra i principali operatori, di pianificazione nell'uso delle frequenze e di razionale crescita del mezzo radiofonico.

    Erano presenti alla firma per la ARD Marco Rossignoli e Fabrizio Berrini di “Aeranti Corallo”, Francesco De Domenico e Stefano Ciccotti di “Rai Way”, Sergio Natucci di “RNA”, e per la Radio Vaticana il direttore generale padre Federico Lombardi, il direttore tecnico ing. Sandro Piervenanzi, il direttore amministrativo dott. Alberto Gasbarri e il responsabile dell'ufficio legale dott. Giacomo Ghisani.

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    Oggi su "L'Osservatore Romano"

    ◊   In prima pagina un editoriale di Ettore Gotti Tedeschi sull’attuale recessione economica dal titolo “Una crisi senza precedenti”.

    Il vertice dell’Organizzazione mondiale del commercio (WTO) a Ginevra: tensioni e reciproche accuse bloccano il negoziato sul “Doha Round”.

    La situazione dell’economia mondiale: l’ultimo rapporto del Fondo Monetario Internazionale (FMI). Timori per la fragilità dei mercati, pesanti perdite a Wall Street e nelle borse europee.

    In cultura, Lucine Jerphagnon sul concetto di saggezza nella storia della filosofia antica alla luce dell’insegnamento di Sant’Agostino.

    “Ab Aquilone”: quando dal nord giungono doni. Il direttore del Dipartimento Manoscritti della Biblioteca Apostolica Vaticana, Paolo Vian, interviene su una donazione svedese per i manoscritti della regina Cristina custoditi nel fondo Reginense della Biblioteca Apostolica Vaticana.

    Le conclusioni dell’incontro promosso in Tanzania del Pontificio Consiglio della Cultura. Un commento di Bernard Ardura, segretario del dicastero, dal titolo “Portare Cristo nel cuore delle culture dell’Africa”.

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    Oggi in Primo Piano



    Attesa in Turchia per il pronunciamento della Corte costituzionale sul partito AKP. La riflessione di mons. Luigi Padovese, vicario apostolico in Anatolia

    ◊   C’è attesa in Turchia, dove la Corte costituzionale è tornata a riunirsi per il secondo giorno consecutivo. I magistrati sono chiamati a decidere sulla chiusura dell’AKP, il partito della Giustizia e dello Sviluppo del premier Erdogan e del presidente Gul. Un pronunciamento sulla legittimità costituzionale dell’AKP che segue i sanguinosi attentati di domenica scorsa, costati la vita a 17 persone e non ancora rivendicati. Le indagini guardano in ogni direzione compresa quella del PKK, il Partito dei Lavoratori del Kurdistan. Stamani, aerei di Ankara hanno bombardato le postazioni dei ribelli curdi nel nord dell’Iraq senza provocare vittime. Di quanto sta accadendo in Turchia, Benedetta Capelli ha parlato con mons. Luigi Padovese, vicario apostolico dell’Anatolia e presidente della Conferenza episcopale turca:
     
    R. - L’impressione che ho, guardando un po’ l’ambiente esterno, è che la gente tutto sommato sia tranquilla. C’è, ovviamente, grande attenzione per il giudizio della Corte costituzionale. Il problema che stiamo vivendo è quello di una laicità che, in un certo senso, sembra opporsi a delle aperture democratiche che, comunque, rimangono sempre con alcuni punti di domanda.

     
    D. - Mons. Padovese, gli attentati di domenica hanno comunque colpito l’opinione pubblica...

     
    R. - Certamente. E' l’attentato più grave di questi ultimi anni. Rimane sempre da capire quale sia la matrice. La finalità è chiara ed è quella di creare un po’ di tensione in un Paese che sta vivendo un momento particolarmente delicato. Si tratta di sapere da dove provengono questi attentati. L’idea della pista del PKK, come ho inteso, non sembrerebbe quella esclusiva e ci sono ancora dei punti di domanda anche su questo aspetto.

     
    D. - Lei ha detto: “Alla democrazia non ci sono alternative”. Intravede il pericolo che ci sia una forza di contrapposizione?

     
    R. - Il problema della Turchia è salvaguardare una certa idea di laicità rispetto a determinate aperture che il nuovo governo sta attuando. Io, però, pongo sempre dei punti di domanda su questo tipo di democrazia. In ogni modo è un’empasse da cui la Turchia deve necessariamente uscire. Si tratta di fare delle scelte definitive. Non si può tenere in piedi un’idea di laicità supportata dall’esercito e, al tempo stesso, non si possono fare migliorie in senso democratico. Credo che la Turchia debba sciogliere questo nodo.

     
    D. - La visita del Papa, peraltro seguita all’omicidio di don Andrea Santoro, quale segno ha lasciato nella comunità cristiana turca?

     
    R. - Ci ha fatto capire che essere cristiani tante volte richiede anche di saper rischiare. Questa è la realtà nella quale ci muoviamo. Io personalmente non temo, soltanto mi rendo conto che, in certi ambienti, la presenza cristiana dà ancora fastidio. Non voglio generalizzare, però sulla base di esperienze personali e che mi vengono riferite dai miei collaboratori, noto che c’è ancora una certa difficoltà, ma che, ripeto, è legata soprattutto a particolari ambienti nei quali siamo presenti.

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    Preservare il valore della solidarietà verso i poveri: così, don Livio Corazza della Caritas italiana sui provvedimenti antiaccattonaggio

    ◊   I controversi provvedimenti antiaccattonaggio adottati nei centri storici di alcune città italiane stanno suscitando vive polemiche. La “guerra all’elemosina” è stata attuata a Venezia, Cortina d’Ampezzo e Firenze e presto sarà adottata anche a Roma. Per alcuni, si tratta di norme volte a mettere fine al racket dell’accattonaggio; per molti altri, è solo una misura contro i poveri. Francesca Sabatinelli ha raccolto il commento di don Livio Corazza della Caritas italiana:

    R. – E’ un segnale che è cresciuta la povertà e che i mendicanti sono aumentati nelle nostre città, nei nostri paesi. Questo è indiscutibile. E’ preoccupante perché è un segnale che si ripete. Inoltre, c’è il fastidio che sempre di più i poveri incontrano nella nostra società e questo può diventare un pretesto per chi, già in qualche modo, pensa che la solidarietà sia una perdita di tempo e che non ne valga la pena. Come Caritas ricordiamo costantemente che queste persone rischiano di essere vittime tre volte: vittime perché sono poveri, vittime perché sono sfruttate, pensiamo al racket, e vittime perché c’è anche il nostro fastidio.

     
    D. - Don Livio, tutto questo dovrebbe far riflettere e riportare a una solidarietà responsabile. Cosa significa?

     
    R. – Significa che la solidarietà per essere responsabile deve essere organizzata. Un livello è personale, individuale, e noi come cristiani sappiamo che su questo saremo giudicati. Ognuno deve rispondere di fronte alla propria coscienza e, quindi, non chiudere gli occhi e ignorare le possibili solidarietà. Però, bisogna mettersi insieme e la Caritas ricorda sempre che la solidarietà non può essere soltanto individuale. Di fronte ai fenomeni di una società come questa le risposte devono essere comunitarie, perché sono fenomeni sempre più rilevanti nei quali noi siamo chiamati a dare la risposta mettendoci insieme e in questo senso diventa responsabile. Tutto questo non deve accadere mettendo semplicemente ai margini le povertà, perché non diano fastidio alle zone turistiche, ma far sì che queste povertà non vadano fuori dal nostro cuore.

     
    D. - Don Livio, sarebbe opportuno, a suo giudizio, rivedere questi provvedimenti antiaccattonaggio?

     
    R. – Quello che più conta è che ci sia una vera strategia di lotta alla povertà. Questi provvedimenti non devono essere una misura di ordine pubblico che toglie solamente il fastidio dei poveri dalle zone turistiche. Ci vogliono misure che verifichino davvero i bisogni di queste persone. Dunque, bisogna intervenire a seconda del bisogno. Se ciò diventa una strategia allora può esserci una collaborazione con la Caritas, almeno in alcune città. Se questo diventa un inizio di lotta alla povertà condivisa, allora va bene. Può essere l’occasione per lanciare segnali ai cittadini e, per quello che ci riguarda, ai fedeli, di aumentare la solidarietà responsabile.

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    Presentato nella sede della Radio Vaticana il convegno “Pellegrinaggi: percorsi storici, percorsi di fede e percorsi geografici”, in programma a settembre a Lourdes

    ◊   Da 150 anni, Lourdes è il punto di riferimento per i pellegrini di tutto il mondo: forte di questa straordinaria esperienza, la cittadina francese promuove dal 2006 un approfondito percorso di studi sul fenomeno dei pellegrinaggi. Su questo tema si terrà a Lourdes dal 17 al 19 settembre - pochi giorni dopo il viaggio apostolico del Papa in Francia – il convegno, intitolato “Pellegrinaggi: percorsi storici, percorsi di fede e percorsi geografici”. L’iniziativa è stata presentata, questa mattina, nella sede della nostra emittente. Alla conferenza stampa ha partecipato, tra gli altri, mons. Renato Boccardo, segretario generale del governatorato della Città del Vaticano. C’era per noi Amedeo Lomonaco:

    La parola “pellegrino”, che deriva dal termine latino peregrinus (“per ager”, attraverso il campo), indica il viaggio, o meglio, il vagare di qualcuno che è straniero. Ma il pellegrino – ha sottolineato mons. Renato Boccardo - è un viaggiatore spinto da motivazioni diverse dagli affari, dalla curiosità intellettuale, dal turismo. La meta - ha spiegato il segretario generale del governatorato della Città del Vaticano - è l’incontro con il mistero:

     
    “Questi pellegrini non sono nomadi che vanno errando, vagando alla ricerca di qualcosa. Sanno che alla loro meta troveranno qualcuno che li attende. Allora, è un’esperienza che si carica poco a poco di contenuti: la fede, la speranza, l’amore, la penitenza, la comunione con gli altri pellegrini”.

     
    Mentre, il viaggio turistico è soprattutto una parentesi - anche ricca di significati - che interrompe il ritmo della vita quotidiana, i pellegrinaggi invece intendono trasformarla la vita. I percorsi di fede si possono rivelare anche veri e propri cammini di conversione:

     
    “L’uomo moderno che vive nel pellegrinaggio globale non può reggere a lungo l’insignificanza che caratterizza la sua esistenza normale e i suoi giorni. Ha bisogno di qualcosa di più. Ed è vero che Dio pur essendo dovunque a volte si fa incontrare più facilmente in alcuni luoghi particolari”.

     
    I pellegrinaggi – ha osservato mons. Renato Boccardo - ripercorrono il solco già tracciato nell’Antico Testamento dal popolo pellegrino d’Israele e nel Nuovo Testamento da Gesù Cristo “pellegrino”.

     
    “Più che mai il pellegrinaggio deve aiutare a promuovere l’edificazione del popolo della comunità cristiana. Per chi crede, questi luoghi sono le manifestazioni della prossimità di Dio all’uomo di oggi”.

     
    Al convegno, in programma a settembre a Lourdes, parteciperanno numerosi accademici ed esponenti del mondo religioso per analizzare il fenomeno del pellegrinaggio sotto il profilo storico, geografico e spirituale.

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    Chiesa e Società



    La Chiesa di Cuba guarda ai giovani con speranza: dal 4 all’8 agosto si riunisce la V Assemblea per la pastorale giovanile

    ◊   Come parte rilevante della preparazione alla celebrazione dei quattrocento anni dal ritrovamento dell'immagine della Vergine della “Carità del Cobre”, Patrona di Cuba, nei pressi del Santuario nazionale dal 4 all’8 agosto si riuniranno i 185 delegati della Quinta Assemblea per la Pastorale Giovanile sotto la guida della commissione episcopale che ha elaborato, con il contributo di tutte le diocesi dell’isola, il nuovo Piano Nazionale di Pastorale Giovanile. Gli organizzatori hanno spiegato che l’Assemblea valuterà la situazione attuale dei giovani, approfondendo l’analisi della spiritualità del giovane cattolico proposta nel nuovo Piano. L’incontro culminerà con proposte e linee di azione che dovranno favorire la messa in atto del nuovo Piano. A Cuba il desiderio di offrire un’attenzione pastorale ai giovani, ben strutturata e con obiettivi definiti adatti alle nuove realtà, ha portato ad organizzare la prima Assemblea Interdiocesana di Giovani nel Santuario del Cobre, nell’anno 1980. Nel 1993 si celebrò la prima Assemblea Nazionale di Pastorale Giovanile, organizzata dalla Commissione episcopale giovanile, creata in quegli anni per coordinare il lavoro di pastorale dei giovani a livello nazionale. In quella assemblea si propose il primo Piano Nazionale di Pastorale Giovanile, per integrare in un’unica proposta le diverse istanze che venivano presentate dalle singole Diocesi. Negli anni 1995 e 1997 venne celebrata la Seconda e la terza Assemblea Nazionale, con l’obiettivo di approfondire i contenuti del menzionato Piano Nazionale. Nel 2001 è stato convocato il quarto appuntamento, durante il quale nacque la necessità di orientare il lavoro pastorale non soltanto verso quanti appartenevano ai gruppi ecclesiali. Nella fase preparatoria, sono stati convocati tutti i giovani dell’arcidiocesi dell’Avana a partecipare ad una Veglia di preghiera sabato 2 agosto, nella parrocchia della Carità, alla presenza del cardinale Jaime Ortega, arcivescovo de L’Avana, e dei suoi vescovi ausiliari, per la consegna di un cero rappresentativo dell’evento. Recentemente il cardinale Jaime Ortega, nella cornice di numerose iniziative in preparazione della celebrazione dei quattrocento anni dal ritrovamento dell'immagine della Vergine della “Carità del Cobre”, ha ricordato che occorre “audacia, creatività e coerenza” per rispondere alla sfida “dell'evangelizzazione nell'attuale contesto storico della nazione”. In particolare, nell’ambito dei giovani, ha aggiunto, è necessario alimentare e vivere la spiritualità ecclesiale a partire da ciò che ha definito “una vita interiore ben strutturata, di accettazione della croce, sapendo che dalla croce viene la vita”. Il porporato ha concluso affermando che “quando questo è desiderato, sorge allora l'impegno e la volontà di agire”. (A cura di Luis Badilla)

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    Il contributo della Chiesa messicana ai lavori della Conferenza internazionale sull’AIDS, dal 3 all’8 agosto a Città del Messico

    ◊   La Conferenza episcopale messicana (CEM) sostiene la partecipazione della Chiesa cattolica alla XVII Conferenza Internazionale su HIV ed AIDS, che si celebra ogni due anni e che avrà luogo a Città del Messico dal 3 all’8 agosto prossimi. All’assise prenderanno parte 25 mila delegati tra esperti di sanità, scienziati di varie discipline, rappresentanti governativi, giornalisti, attivisti dei diritti umani, leader di associazioni e movimenti, persone affette da HIV ed AIDS, cosi come leader e rappresentanti religiosi. Le Conferenze offrono ampie opportunità per lo scambio di esperienze e la creazione di contatti a vari livelli di attenzione sull’epidemia e sulle possibili azioni per alleviarla. Inoltre sono occasione per presentare nuove ed importanti ricerche scientifiche e per intraprendere dialoghi produttivi e strutturati riguardanti le maggiori sfide per dare risposta globale all’AIDS. Ricordando che l’astinenza e la fedeltà sono punti chiave per lottare contro l’HIV, i vescovi del Messico mettono in risalto l’impegno profuso dalla Chiesa cattolica verso i malati di AIDS. Per questo - si legge in una nota - “la posizione della Chiesa cattolica a favore dell’astinenza e della fedeltà, e lo sforzo nel servire milioni di malati di AIDS, rappresenta un contributo prezioso per la difesa della vita e della salute di tanti esseri umani bisognosi di un sostegno fraterno, che è sempre la base di qualunque giustizia sociale”. D’altra parte, la Chiesa cattolica in Messico sta portando avanti la campagna “Speranza di Vita”, in collaborazione con le Commissioni episcopali della Pastorale della Salute, Familiare e Giovanile, per contribuire alla lotta contro la stigmatizzazione e la discriminazione della malattia. Questa campagna è diretta, in primo luogo, agli stessi cattolici affinché promuovano un maggior numero di azioni di solidarietà a beneficio di tutte le persone affette da HIV e AIDS. L’appoggio più importante che la Chiesa può dare è quello di contribuire alla lotta contro la discriminazione, proprio per la sua lunga tradizione di pietà e solidarietà, e di perseverare nel suo lavoro in difesa dei diritti umani di tutte le persone colpite da queste epidemie e del dono divino della loro dignità. Il Progetto “Speranza di vita” è indirizzato concretamente agli Operatori di Pastorale Sociale e ai rappresentanti del Consiglio Permanente della Caritas, a quanti collaborano alla realizzazione del progetto, a cominciare dalle loro giurisdizioni ecclesiastiche, diocesi e parrocchie, alle persone portatrici dell’HIV/AIDS ed alle loro famiglie, ai giovani. Inoltre, alla stessa società, affinché prenda coscienza che viviamo in un “mondo con HIV/AIDS” che ci colpisce tutti. (L.B.)

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    Ecuador: per i vescovi l'approvazione del progetto di nuova costituzione "lede principi non negoziabili"

    ◊   “Non ci compete, come vescovi, assumere un atteggiamento politico. Ci compete invece illuminare le coscienze dei cattolici con la dottrina del Vangelo, affinché prendano una decisione responsabile e secondo coscienza, davanti a Dio e alla società”. È quanto affermano i vescovi dell’Ecuador in un comunicato diffuso ieri, in seguito all’approvazione, da parte dell’Assemblea Costituente dell’Ecuador, del progetto della nuova Costituzione per il Paese. L’Assemblea ha approvato in modo definitivo questo progetto che dovrà essere sottoposto a referendum il prossimo 28 settembre. I vescovi - riferisce l'Agenzia Fides - fondano le loro dichiarazioni innanzitutto sul Concilio Vaticano II, dove si ricorda che “è giusto che la Chiesa possa in ogni momento predicare la fede con autentica libertà, insegnare la sua dottrina alla società e dare il suo giudizio morale, perfino su materie relative all’ordine politico, quando lo esigano i diritti fondamentali della persona o la salvezza delle anime”. Sebbene nella nuova Costituzione si percepiscano alcuni enunciati positivi su “la centralità della persona tra i fini della società, dell’economia, dell’educazione e della salute, con particolare enfasi riguardo alla promozione dei poveri”, manca invece “la menzione dei processi per la lotta contro la povertà e la corruzione”. Il problema maggiore si pone in alcuni enunciati fondamentali come quelli relativi all’aborto, alla famiglia, all’educazione e alla libertà religiosa. Per questo, i vescovi, nel ricordare che tali aspetti non sono negoziabili, esigono un atteggiamento chiaro da parte dei credenti e delle persone di buona volontà e indicano quattro punti fondamentali sui quali si basa il loro disaccordo, “sapendo che questo rifiuto è condiviso da più di 800.000 firme consegnate all’Assemblea Costituente anche dei fratelli cristiani evangelici e di altri ecuadoriani di buona volontà”. Secondo i vescovi, nel testo non viene riconosciuto con chiarezza il diritto alla vita dal momento del concepimento, poiché, “senza menzionare il termine ‘aborto’, il progetto costituzionale lascia la porta aperta alla soppressione della nuova creatura nel seno della madre”. Si attenta anche “contro la famiglia come cellula fondamentale della società e del bene comune”, dato che nella nuova Costituzione “viene respinta l’esistenza della ‘famiglia tipo’, per sostituirla con diversi ‘tipi di famiglia’. Di lì si passa ad equiparare alla famiglia l’unione di persone dello stesso sesso”. Infine il tema dell’educazione, in quanto “il diritto dei genitori ed il riconoscimento della libertà di insegnamento vengono rifiutati quando lo Stato si arroga il diritto di determinare quello che deve essere insegnato e ciò che va ignorato”. (R.P.)

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    In Colombia, il lavoro di Medici Senza Frontiere ostacolato dalla confusione tra azioni militari e interventi umanitari

    ◊   In Colombia, il lavoro dei medici senza frontiere viene ostacolato a motivo della confusione creatasi tra azioni militari e interventi umanitari. Da quando, ai primi di luglio, l’Esercito colombiano ha utilizzato il logo di un’organizzazione umanitaria nella liberazione di alcuni ostaggi, le equipe mediche di Medici Senza Frontiere (MSF) hanno dovuto cancellare o rimandare diversi interventi di clinica mobile in zone rurali del Paese latinoamericano. La denuncia in una nota allarmata dell’organizzazione umanitaria, dove si evidenziano gli effetti negativi sulle popolazioni che vivono nelle aree più colpite dal conflitto, in particolare nei comuni di Nariño, Tolima, Guaviare e Cauca. MSF si dice “molto preoccupata dall’uso improprio dell’identità di un’organizzazione umanitaria in un’operazione di tipo militare. Un fatto del genere – si legge nella nota - può causare confusione nella popolazione civile e nei diversi gruppi armati che agiscono nel Paese”, “che possono mettere in dubbio la natura indipendente, imparziale e neutrale delle organizzazioni umanitarie” e creare anche maggiori rischi per la sicurezza degli operatori umanitari. “Alla luce della situazione - dichiara Loris De Filippi - responsabile dei progetti di MSF in Colombia - vogliamo ribadire che la nostra azione è totalmente indipendente da ogni governo o gruppo militare e armato, e da ogni loro interesse o attività”. Medici Senza Frontiere ha lavorato in Colombia fin dal 1985, fornendo cure mediche e psicologiche, servizi di orientamento sociale e soccorso alle migliaia di persone vittime del conflitto. Al momento, circa 280 persone lavorano nei progetti di MSF in 14 dipartimenti colombiani. Medici Senza Frontiere è la più grande organizzazione medico-umanitaria al mondo, insignita nel 1999 del Premio Nobel per la Pace. Opera in oltre 60 Paesi portando assistenza alle vittime di guerre, catastrofi ed epidemie. (R.G.)

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    Nuovo appello dell’UNICEF per il Myanmar: 700 mila bambini hanno ancora bisogno d'aiuto, a tre mesi dal passaggio del ciclone Nargis

    ◊   Nuovo appello dell’UNICEF per il Myanmar: 700 mila bambini hanno ancora bisogno d'aiuto, a tre mesi dal passaggio del ciclone Nargis A quasi tre mesi da quando il ciclone Nargis si è abbattuto sul Myanmar, 700 mila bambini hanno ancora bisogno d'assistenza di lungo periodo. E' questo l'appello lanciato dall'UNICEF per sensibilizzare l'opinione pubblica a continuare nell’invio di aiuti per il Paese asiatico, interessato dalla calamità naturale. Circa 2 milioni e 400 mila persone sono state colpite dal ciclone, che ha distrutto centinaia di migliaia di case, scuole e centri sanitari. ''Sebbene vi sia stato un graduale miglioramento delle condizioni dei bambini e siano stati scongiurati i rischi di grandi epidemie - ha dichiarato Ramesh Shresta, rappresentante dell'Unicef in Myanmar - dobbiamo potenziare gli sforzi affinché bambini e famiglie possano riprendersi completamente dalla devastazione provocata dal ciclone Nargis'', Gli immensi danni causati dal ciclone Nargis emergono da un recente rapporto congiunto ONU/ASEAN (la comunità dei Paesi del sud est asiatico): sono crollate 700 mila abitazioni e il 75% delle strutture sanitarie; sono pure crollate o sono state danneggiate più di 4mila scuole; allagati 600 mila ettari di terreni agricoli ed è stato perso oltre il 50% del bestiame; andati distrutti pescherecci e perse scorte alimentari e attrezzi agricoli, con danni superiori ai 4 miliardi di dollari. Lo scorso 10 luglio, l'ONU ha lanciato un nuovo appello per il Myanmar di circa 482 milioni di dollari, per coprire gli interventi d'emergenza e di prima ricostruzione fino all'aprile 2009: la quota dei fondi necessari agli interventi dell'UNICEF ammonta a circa 91 milioni di dollari. Dal 4 maggio ad oggi l'UNICEF ha effettuato oltre 200 missioni nelle aree colpite e compiuto oltre 50 voli umanitari in Myanmar. (R.G.)

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    Comunione anglicana: alla Conferenza di Lambeth allo studio una serie di proposte

    ◊   E’ presentato come un documento di “osservazioni preliminari”. Un testo su cui ”riflettere e discutere”. Una “prova” per verificare suggerimenti e proposte su come “andare avanti” ed uscire così dall’”impasse” in cui si trova la Comunione anglicana. Il testo - riferisce l'agenzia Sir - è opera del “Windsor Continuation Group”, la Commissione incaricata di elaborare una proposta in vista della chiusura della Lambeth Conference il prossimo 4 agosto. Nel testo – in mano ai 650 vescovi anglicani – non si nascondono le difficoltà: si parla di una situazione “complessa” e “grave”, di “rottura della fiducia” e delle “scompigli” che si sono verificati negli Stati Uniti e Canada in seguito alla ordinazione di vescovi dichiaratamente omosessuali e alla benedizione di unioni gay. “Tutto ciò ha causato una diminuzione del senso di comunione”. Non solo. “Questi scompigli - si legge al paragrafo 1 – incidono sulle relazioni con i nostri partner ecumenici”, alcuni dei quali “stanno cominciando a sollevare la questione relativa all'identità del loro partner anglicano. Alla luce del movimento ecumenico, non ci possono più essere tensioni in una comunione che non abbiano poi una più ampia ripercussioni su tutta la famiglia cristiana”. Il testo presenta alla riflessione dei vescovi una serie di interrogativi relativi per esempio alla Comunione tra le Chiese e al ruolo del vescovo. Nel testo si riconosce anche l’attuale “mancanza di chiarezza sul ruolo” degli “Strumenti” che la Comunione tradizionalmente si è data per garantire l’unità al suo interno, a cominciare dal ruolo svolto dall’arcivescovo di Canterbury, dalla Lambeth Conference, dall’incontro dei primati. Al paragrafo 3, si affronta poi la proposta-chiave (su cui in realtà da anni si sta discutendo) relativa ad una moratoria dei riti pubblici di benedizione delle unioni omosessuali e della consacrazione all’episcopato di coloro che vivono apertamente una relazione gay. Il testo si chiude suggerendo la “formazione rapida” di un “Forum pastorale” che dovrebbe avere il compito di intervenire “teologicamente e praticamente” in caso di “controversie”, attivando meccanismi che possano “portare alla riconciliazione”. (R.P.)

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    I vescovi USA, in vista delle elezioni, ricordano ai cattolici di impegnarsi per il bene comune

    ◊   Una piattaforma basata sulla dottrina sociale della Chiesa, che dia rilievo all’amore verso il prossimo e alla sollecitudine per gli altri: è questa la proposta emersa da una conferenza sul rapporto tra fede e politica cui hanno partecipato 800 cattolici statunitensi. Il documento – riporta l’Osservatore Romano – fa riferimento al preambolo della Costituzione che parla di “stabilire la giustizia, assicurare la tranquillità interna, provvedere alla difesa comune, promuovere il benessere generale e assicurare le benedizioni delle libertà anche per i posteri”. L’iniziativa si pone l’obiettivo di promuovere l’insegnamento sociale cattolico su questioni come l’economia, l’assistenza sanitaria, l’immigrazione, la tutela ambientale, la guerra e una cultura di vita coerente”. La piattaforma è stata accompagnata da una dichiarazione dei vescovi Usa sulla responsabilità politica, soprattutto in vista delle elezioni presidenziali: la loro missione sarà aiutare i cattolici a formare le coscienze secondo la verità, in modo che possano valutare le scelte morali nell’affrontare le varie sfide, senza dimenticare di porre al centro della riflessione i due irrinunciabili fondamenti della difesa della vita e della famiglia. “I cattolici dovrebbero essere guidati più dalle convinzioni morali che dall’attaccamento a un partito politico o a un gruppo di interesse – hanno detto – perseguendo, così, il bene comune”. (R.B.)

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    In USA la Chiesa è arricchita da 35 milioni di fedeli di lingua spagnola

    ◊   Le parrocchie degli Usa pregano sempre più in lingua spagnola: secondo la Conferenza americana dei vescovi cattolici, infatti, dal 1960 ad oggi il numero di fedeli ispanici residenti negli Stati Uniti è aumentato di oltre il 70%. Attualmente – riporta l’agenzia Zenit – sono circa 35 milioni gli ispanici in Usa e di questi il 73% è di religione cattolica. Sempre più coinvolte dai fenomeni migratori sono le diocesi transfrontaliere, soprattutto quelle al confine con il Messico, come in Texas, dove la questione dell’immigrazione è stata portata dai vescovi al dibattito nazionale, ma non solo: ormai Messe bilingue o in spagnolo vengono celebrate anche altrove, come in Georgia e nel Connecticut. A Dalton (Georgia), ad esempio, da tempo opera una pastorale ispanica in cui statunitensi e ispanici lavorano fianco a fianco; a Bridgeport (Connecticut), da anni un gruppo di volontari aiuta gli immigrati ad adattarsi alla nuova cultura anche attraverso il ministero della preghiera, dedicata particolarmente a malati e defunti. La storia dell’integrazione nella Chiesa Usa degli ispanici è ormai molto lunga e costellata di tappe ben precise: nel 1972 i vescovi degli Stati Uniti hanno promosso il primo incontro ispanico di pastorale per riflettere su come la Chiesa locale doveva accogliere il tesoro della fede che gli immigrati portavano con sé; poi c’è stata l’esortazione apostolica post-sinodale, “Ecclesia in America” inviata da Giovanni Paolo II: “Sforzarsi di sviluppare la propria azione pastorale tra tali immigrati, per favorirne l’insediamento nel territorio e per suscitare allo stesso tempo un atteggiamento di accoglienza da parte delle popolazioni locali, nella convinzione che dalla mutua apertura deriverà un arricchimento per tutti”. Anche Benedetto XVI, nel corso del suo viaggio negli Stati Uniti, è tornato sull’argomento, affermando che la Chiesa nel Paese, “accogliendo nel suo grembo tanti figli emigranti, è andata crescendo grazie anche alla vitalità della testimonianza di fede dei fedeli di lingua spagnola”. (R.B.)

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    Pubblicati gli Atti del Seminario sul ruolo delle religiose nel combattere il traffico di esseri umani

    ◊   La moderna schiavitù ha il volto delle ragazzina africana di 13 anni costretta a prostituirsi per 400 dollari all'ora, facendo guadagnare al suo sfruttatore fino a 9.600 dollari al giorno. Oppure degli oltre 23mila ragazze e ragazzi sfruttati dall'industria del turismo sessuale in Kenya, cifra che impallidisce di fronte ai 300mila schiavi dell'industria sessuale della Thailandia. È quanto si legge nel volume degli Atti del Seminario “Building a network: the Prophetic Role of Women Religious in the Fight Against Trafficking in Persons” promosso dall'Ambasciata degli Stati Uniti presso la Santa Sede e dall'Unione Italiana delle Superiore Maggiori (USMI), che si è tenuto a Roma dal 15 al 20 ottobre dello scorso anno. L'evento - riporta l'agenzia Fides - tenutosi nel 200.mo anniversario dall’abolizione della schiavitù, ha visto la partecipazione di 33 religiose appartenenti a 25 congregazioni che operano da tempo nella lotta al traffico di esseri umani in 26 Paesi. Di fronte a un fenomeno che, come ricordava Mons. Pietro Parolin, Sotto-Segretario della Segreteria di Stato della Santa Sede per i Rapporti con gli Stati, “fino a qualche anno fa era una specie di segreto della famiglia globale”, le religiose hanno assunto un ruolo di denuncia e di assistenza alle vittime che è insostituibile. In Italia ad esempio, 250 suore, appartenenti a 70 congregazioni, lavorano in 110 progetti, spesso in collaborazione con la Caritas. Diverse centinaia di vittime, provenienti da diversi Paesi, sono accolte in strutture protette gestite dalle religiose dove ricevono assistenza per ricostruire le loro vite. La rete di religiose estesa sia nei Paesi di provenienza delle donne vittime della tratta, sia nei Paesi di destinazione, mira a creare una partnership con le Chiese locali, le organizzazioni caritative e le istituzioni locali al fine di stabilire uno scambio informativo per controllare e capire il fenomeno e formulare nuove strategie di intervento; promuovere campagne di sensibilizzazione per prevenire “l'esodo” delle giovani donne dalle loro famiglie, scuole e parrocchie verso la falsa “terra promessa”; rintracciare e proteggere le famiglie delle vittime contro l'estorsione e le rappresaglie degli sfruttatori; assistere la reintegrazione sociale delle ragazze che scelgono volontariamente di ritornare a casa; assistere le vittime che sono rinviate nei loro Paesi dall'Europa, tenendo conto che il 10-15% di loro ha contratto il virus HIV. (R.P.)

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    A 40 anni dalla “Humanae vitae” l’Osservatore Romano ripubblica la riflessione dell’allora cardinale Wojtyla

    ◊   Il 25 luglio scorso ricorreva il 40esimo anniversario dalla pubblicazione dell’enciclica di Paolo VI “Humanae vitae”, che specificava la dottrina del matrimonio come stabilita nel Concilio Vaticano II e ribadiva la connessione inscindibile tra significato unitivo e procreativo dell’atto coniugale e respingeva l’illiceità dei metodi artificiali di regolazione della natalità. Cinque mesi dopo, il 5 gennaio 1969, l’allora arcivescovo di Cracovia, Karol Wojtyla, rileggeva e spiegava il documento dalle colonne dell’Osservatore Romano che in questi giorni, in occasione della ricorrenza ha nuovamente pubblicato le riflessioni del futuro Pontefice. Il cardinale faceva partire la sua analisi da un passo dell’autobiografia di Gandhi, che definiva affetto da “crassa ignoranza” chi considerava l’atto sessuale “un’azione spontanea”. “L’esistenza del mondo dipende dall’atto del moltiplicarsi”, secondo il Mahatma, e poiché “il mondo è dominio di Dio”, bisogna mirare a “salvaguardare lo sviluppo della vita sulla terra”. Secondo Wojtyla le parole di Gandhi ricordavano “le parole di San Paolo nella lettera ai Romani sulla ‘sostanza della legge’ scritta nel cuore dell’uomo ‘e attestata dalla coscienza’. Parole essenziali per riuscire a penetrare la profonda verità della ‘Humanae vitae’ in cui la paternità responsabile diventa il nome proprio della procreazione umana”. Papa Paolo VI, nel suo discorso in occasione della festa dei Santi Pietro e Paolo nel 1978, che suonava come una specie di bilancio del suo pontificato, citò l’enciclica ribadendone il valore in quanto “espressione di quella difesa della vita umana elemento imprescindibile nel servizio alla verità della fede”. (R.B.)

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    Filippine: la presidente Arroyo con i vescovi "in difesa della vita"

    ◊   “Attraverso la promozione dei metodi naturali e l’educazione alle donne abbiamo diminuito il tasso di crescita della popolazione al 2,04%, rispetto al 2,36 degli anni ’90, quando il precedente governo favoriva l’utilizzo di contraccettivi e metodi artificiali di controllo delle nascite ”. Lo ha dichiarato ieri il presidente filippino Gloria Macapagal Arroyo, durante l’annuale discorso alla Camera sullo “Stato della nazione”, schierandosi in maniera aperta dalla parte dei cattolici e accogliendo l’invito della conferenza episcopale che si batte a difesa della vita, fin dal suo concepimento. La Arroyo - riferisce l'Agenzia AsiaNews - ribadisce la propria posizione a favore dei metodi naturali e sconfessa la massiccia campagna volta a promuovere l’uso di contraccettivi artificiali, fra cui il preservativo. La Arroyo ha infine sconfessato voci secondo le quali risulta necessario contenere la crescita della popolazione, a causa delle insufficienti risorse alimentari: “La produzione di riso – conferma la Arroyo citando gli ultimi dati ufficiali – dal 2000 a oggi segna una tasso di crescita del 4,07% all’anno, il doppio rispetto all’aumento demografico”. Nelle ultime settimane la Chiesa cattolica filippina ha più volte ribadito la propria contrarietà alla norma al vaglio del Parlamento, che promuove l’uso di metodi di contraccezione artificiali e favorisce la legalizzazione dell’aborto. Il 25 luglio, presso l’università domenicana di San Tommaso, una veglia di preghiera presieduta dai vescovi ha visto la partecipazione di oltre 12mila fedeli che hanno manifestato il proprio dissenso verso la Reproducitve Health (RH). Il card. Gaudencio Rosales, arcivescovo di Manila, ha invitato le coppie presenti a “esercitare la disciplina e l’autocontrollo”, ricordando che la mancanza di rigore nella sfera sessuale ha delle ripercussioni in tutti gli altri aspetti della vita di coppia, minandone le fondamenta. La conferenza episcopale filippina apprezza il discorso pronunciato dal Capo dello Stato, ma si aspetta dei provvedimenti concreti a partire dalla bocciatura della normativa “pro-aborto”. (R.P.)

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    Il vicario apostolico in Nepal, mons. Anthony Sharma, denuncia il perpetrare di minacce contro i cattolici del Paese

    ◊   Continuano le minacce ai cattolici da parte degli estremisti indù in Nepal, dove il primo luglio scorso è stato ucciso padre Prakash, da più parti indicato come il primo martire del Paese asiatico. In Nepal l’80% della popolazione è induista; il restante 20 è diviso tra buddisti, la maggioranza, islamici e cristiani. Fra questi – riferisce l’Osservatore Romano – i cattolici sono circa settemila: una piccola comunità molto attiva nel campo dell’istruzione e in quello dell’assistenza sanitaria. Ed è proprio su questo che si fondano le persecuzioni da parte degli estremisti, come il gruppo Nepal Defense Army, che temono una ‘cattolicizzazione’ del Paese e in nome di questo ideale di esclusività induista si sono macchiati di orrendi delitti e attentati terroristici. Il vicario apostolico in Nepal, mons. Anthony Sharma, ha denunciato alla polizia locale le frequenti minacce telefoniche subite negli ultimi giorni da molte organizzazioni cattoliche ed è arrivato a incontrare il ministro per la Sicurezza interna, Umesh Kanta Mainali. Secondo gli inquirenti, i numeri telefonici sono stati acquisiti dal telefonino di padre Prakash, requisito dai terroristi dopo la sua uccisione. Tra gli istituti cattolici più in vista in Nepal, ci sono la Saint Mary’s School dei Gesuiti e la Saint Francis School guidata dai missionari di San Francesco di Sales, entrambe a Pokhara. A onor del vero, non sono soltanto i cattolici la minoranza religiosa nel mirino: ad aprile una bomba venne lanciata da ignoti al di là del muro di cinta di una moschea a Biratnahgar, seconda città del Paese. (R.B.)

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    Veglia a Colombo, nello Sri Lanka, per ricordare le oltre 70 mila vittime degli scontri tra governo e ribelli nel “luglio nero” di 25 anni fa

    ◊   Una Veglia di preghiera per ricordare le vittime del “luglio nero” a 25 anni di distanza e per chiedere “pace e prosperità” al Paese, ancora oggi segnato da conflitti e violenze fra l’Esercito governativo e le Tigri Tamil. L’evento, - di cui riferisce l’agenzia Asianews - è stato organizzato dal Movimento di solidarietà cristiana (Csm), ed ha visto la partecipazione, mercoledì scorso, di oltre 300 persone fra preti, suore, pastori e laici. All’insegna dello slogan “Amiamo la vita, fermiamo gli omicidi”, i fedeli si sono dati appuntamento nella chiesa di San Filippo Neri a Colombo per pregare e promuovere l’unità nello Sri Lanka. "È un dovere primario di ogni cristiano difendere la vita. Non lo abbiamo fatto in passato, non lo facciamo a sufficienza ancora oggi” ha ribadito Ajith Hadly Perera, attivista per i diritti umani, ricordando le stragi che nel luglio 1983 insanguinarono il Paese. La guerra civile fra Governo e truppe ribelli ha causato la morte di oltre 70 mila persone; ancora oggi i separatisti chiedono l’indipendenza per una vasta area nel nord-est, per ottenere la quale compiono stragi e attentati che colpiscono in primis la popolazione civile. P. Rohan Silva, membro del movimento cristiano sottolinea il sentimento diffuso di “tristezza” per i fatti di sangue del passato, per le lotte fratricide che hanno macchiato la storia recente e che hanno causato “molte vittime e rifugiati. Noi cristiani dobbiamo far sentire la nostra voce, dobbiamo affermare che amiamo la vita e siamo contro ogni logica di violenza”. “Dobbiamo combattere contro le ingiustizie – sottolinea Anura Perera, pastore della chiesa metodista di Kandy – e lottare uniti perché non si ripetano più”. Il 1983 è ricordato da tutti come un “anno nero”: un dramma ancora vivo nella memoria di molti cingalesi, una ferita che il tempo non ha ancora rimarginato come hanno testimoniato alcuni partecipanti alla Veglia di preghiera. Al termine della funzione religiosa ha preso il via una manifestazione organizzata dal movimento “Forum per la vita”: i dimostranti hanno lanciato slogan inneggianti “alla vita, al rispetto dei diritti umani, per la giustizia e la pace” nel Paese. (R.G.)

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    Duemila giovani vietnamiti cui era stato negato il visto hanno dato vita a una GMG locale

    ◊   Una Giornata Mondiale della Gioventù vissuta lontano da Sydney, ma non per questo meno intensa, è stata quella cui hanno preso parte duemila giovani vietnamiti al Ploicheut Evangelization Center di Pleiku tra il 19 e il 20 luglio. L’evento è stato organizzato dal sacerdote redentorista padre Pierre Tran Sy Tin nella provincia di Gian Lai, vicino al confine con la Cambogia, riferisce l’Osservatore Romano, dopo che le autorità hanno negato il visto a 51 giovani della sua parrocchia che si apprestavano a partire per l’Australia. I ragazzi, tutti appartenenti a minoranze etniche Bahnar, Jarai, Stieng e Kinh, i cui adulti sono spesso in lotta fra loro, si sono detti entusiasti dell’esperienza di conoscenza e accoglienza reciproca e dello spirito di condivisione con il quale si sono raccontati le proprie storie personali, spesso segnate da una profonda sofferenza. Il momento culminante della due giorni è stata la celebrazione officiata da padre Tin e concelebrata da altri cinque sacerdoti in tre diverse lingue (bahnar, jarai e vietnamita) e animata dalle musiche di strumenti tradizionali. Nel corso dell’omelia, il sacerdote ha narrato come si stava svolgendo la GMG a Sydney: in quella zona del Vietnam, infatti, non sono visibili i canali tv internazionali. (R. B.)

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    "La conversione in un mondo multiculturale", tema della tradizionale processione di cristiani e islamici in Bretagna

    ◊   “La conversione in un mondo multiculturale”: è stato questo il tema della tradizionale processione che ogni anno l’ultimo fine settimana di luglio si svolge nel villaggio di Vieux-Marché, nel dipartimento francese delle Côtes-d’Armor, in Bretagna, cui partecipano cristiani e musulmani insieme. Un appuntamento ideato nel 1954 da Louis Massignon, teologo e grande studioso di civiltà orientali che si convertì all’Islam, per far conoscere cristiani e musulmani che vivono nello stesso paese, lavorano insieme, condividono la stessa cittadinanza e hanno il desiderio di ritrovarsi attorno a un’eredità spirituale comune. Il pellegrinaggio è tradizionalmente dedicato alla leggenda dei Santi sette dormienti di Efeso – riferisce l’agenzia Misna - e di fatto è un momento di dialogo e incontro affinché sia noto a tutti che il Corano valorizza alcuni martiri cristiani. Quest’anno, in occasione della 54.ma edizione della processione, il direttore del Servizio per le relazioni con l’Islam presso la Conferenza dei vescovi in Francia, Cristophe Roucou, ha invitato a “porre l’attenzione non su ciò che ci differenzia, ma su ciò che ci avvicina”. (R.B.)

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    Conferenza all'Università di Yale negli Stati Uniti, per approfondire il dialogo interreligioso

    ◊   Una conferenza sul dialogo interreligioso dal titolo “Amare Dio e il prossimo con le parole e nei fatti” si è aperta ieri e proseguirà fino a giovedì all’Università americana di Yale. Si tratta un’iniziativa scaturita dalla lettera “Una parola comune tra noi e voi”, inviata da 138 rappresentanti musulmani al Papa e ad altri capi religiosi. All’incontro – di cui riferisce l’agenzia Misna – partecipano esponenti cristiani, musulmani ed ebrei con l’intento di “correggere le percezioni talvolta distorte tra Occidente e Oriente”. Ibrahim Kalin, portavoce della Conferenza, ha detto: “Il punto da cui partire è che abbiamo diversi linguaggi teologici, ma lo stesso obiettivo, esiste un solo Dio al quale ci rivolgiamo con lingue diverse”. La Conferenza è stata preceduta da quattro giorni di congresso ‘preparatorio’ a porte chiuse, al quale hanno partecipato delegati e rappresentanti dei firmatari della Lettera. “Con questa iniziativa abbiamo rotto il ghiaccio della mancanza di fiducia tra Occidente e Islam” ha detto il Gran Mufti di Bosnia, Mustafa Ceric, tra gli organizzatori della Conferenza di Yale; tra gli eventi promossi nella stessa scia sono previste altre iniziative in ottobre: un incontro presso l’Università inglese di Cambridge, una visita in Vaticano a novembre ed una Conferenza all’Ateneo Royal al Bayt di Amman nell’ottobre 2009. (R.G.)

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    A Loreto un incontro ecumenico sull’evangelizzazione dei giovani

    ◊   Un’esperienza ecumenica per “dare il nostro contributo all’unità dei cristiani puntando sulla vita” è la motivazione dell’incontro previsto a Loreto dal primo al 3 agosto e dedicato agli animatori dei gruppi giovanili cristiani. A organizzarlo, fa sapere l’agenzia Sir, è la diocesi di Pesaro, già protagonista di esperienze di comunione ecumenica come “la pastorale della carità e l’evangelizzazione diretta ai giovani”, racconta il responsabile, don Giorgio Paolini. Al meeting ecumenico, ospitato presso il Centro giovanile “Giovanni Paolo II” prenderanno parte sacerdoti e laici dalle metropolie ortodosse romene di Sibiu, Caransabes e Cluj e una delegazione anglicana della diocesi inglese di St.Albans. Obiettivo della tre giorni è fissare nuove linee comuni per l’attività di evangelizzazione dei giovani. (R.B.)

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    La gioia della nuova presidente del Movimento dei Focolari, Maria Voce, dopo l’incontro con il Papa

    ◊   Grande gioia nella comunità focolarina per l’incontro con il Papa domenica scorsa, al termine dell'Angelus. Una delegazione del movimento dei Focolari - riferisce l’Osservatore Romano - è stata ricevuta da Benedetto XVI nel Palazzo Pontificio di Castel Gandolfo. Il gruppo era guidato dalla nuova presidente Maria Voce, eletta il 7 luglio scorso, accompagnata dal co-presidente don Giancarlo Faletti, da una rappresentanza del consiglio uscente, di quello eletto dall'assemblea generale dei Focolari. Erano rappresentati anche i focolarini sposati, il mondo della famiglia e i volontari, particolarmente impegnati nel rinnovamento della società. Alle assicurazioni di una più piena unità e preghiera quotidiana di tutti i focolarini del mondo, il Papa ha risposto rivolgendo i suoi auguri ai nuovi eletti e aggiungendo: “La Chiesa conta molto sul movimento dei Focolari”. Alla neo presidente, prosegue l’Osservatore Romano, ha espresso una certezza: “Dio la aiuterà”. È stato “un incontro breve ma specialissimo”, ha commentato Maria Voce. “Il Papa - ha raccontato - guardava negli occhi ciascuno: un minuto di quelli che valgono un'eternità. L'impressione è di un incontro che ha toccato l'anima”. (A.G.)

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    Da oggi le biblioteche ecclesiastiche nel servizio bibliotecario italiano

    ◊   “Un risultato importante”: così don Stefano Russo, direttore dell’Ufficio nazionale per i beni culturali ecclesiastici della Cei, definisce al Sir la convenzione che sarà sottoscritta oggi pomeriggio a Roma presso il ministero per i Beni e le attività culturali dallo stesso don Russo e da Maurizio Fallace, direttore generale per i beni librari, gli istituti culturali e il diritto d’autore. La firma avverrà alla presenza di mons. Giuseppe Betori, segretario generale della Cei, del ministro per i Beni culturali Sandro Bondi e di mons. Michele Pennisi, presidente dell’Associazione dei bibliotecari ecclesiastici italiani (Abei). “La convenzione – spiega don Russo – renderà pienamente operativo nel Servizio bibliotecario nazionale, il Polo di biblioteche ecclesiastiche, ma è il passo ultimo di un lavoro che nasce un po’ di tempo fa”. Una delle tappe importanti è stato, ricorda don Russo, “l’accordo del 5 dicembre 2006 con la Direzione generale per i beni librari del ministero per i Beni culturali, accordo che sanciva la nascita di questo polo di biblioteche ecclesiastiche. Da quel momento abbiamo avuto 85 biblioteche ecclesiastiche che hanno chiesto di partecipare al progetto”. Prima di accettare le richieste di adesione al progetto c’è un lavoro di vaglio da parte dell’Ufficio nazionale Cei per i beni culturali ecclesiastici “perché le biblioteche stesse si devono dotare di personale che abbia dimestichezza con il web”. (R.P.)

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    Dall’11 al 14 settembre, Seminario promosso da UCSI e Pontificia Università Salesiana, rivolto a giovani futuri giornalisti

    ◊   “Cercare la verità per condividerla”. L'Unione cattolica della stampa italiana-UCSI-Lazio e la Facoltà di Scienze della Comunicazione Sociale della Pontificia Università Salesiana (UPS) organizzano dall’11 al 14 settembre 2008 un Seminario sui temi della libertà e della responsabilità nell'informazione. L’iniziativa è rivolta a giovani che vogliano inserirsi nel mondo giornalistico, studenti universitari che stiano ultimando i loro studi di comunicazione o che abbiano già intrapreso i primi passi nel mondo dei media. Un’occasione preziosa per approfondire tematiche-chiave che hanno risvolti etici e mettono in discussione il senso stesso del fare informazione. Permettere quindi ai giovani operatori della comunicazione di conoscersi fra loro, confrontarsi sulle proprie aspirazioni ma anche sulle difficoltà che stanno incontrando e per riflettere sul loro futuro professionale. Tra i relatori in programma: Gianni Riotta direttore del “TG1”, Milena Gabbanelli, autrice e conduttrice “Reporter” su RAI Tre, il prof. Michele Sorice, esperto di comunicazione, Giancarlo Zizola scrittore vaticanista, Vania De Luca, giornalista di RaiNews24, Vittorio Sammarco, giornalista freelance, Stefano Trasatti dell’agenzia “Redattore Sociale”, Fabio Bolzetta dell’associazione dei web cattolici “WECA”, Bernardo Cervellera, direttore di “AsiaNews”, Ivan Maffeis della FISC-Federazione italiana settimanali cattolici e Roberto Natale, presidente della FNSI-Federazione nazionale stampa italiana. Il Seminario, a numero chiuso, avrà luogo a Roma, presso la Facoltà di Scienze della Comunicazione Sociale UPS, in piazza dell'Ateneo Salesiano, 1. Le iscrizioni dovranno pervenire entro il 5 settembre, via e-mail, all'indirizzo internet ucsi.lazio@yahoo.it. Il costo di frequenza è di 50 euro. A quanti avranno seguito integralmente il Corso verrà rilasciato dall’Università un attestato di frequenza. (A cura di Roberta Gisotti)

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    Presentata a Roma la 65.ma edizione della Mostra del cinema di Venezia

    ◊   Apre i battenti il 27 agosto la 65.ma Mostra internazionale d’arte cinematografica di Venezia, diretta da Marco Müller, riconfermato per il prossimo quadriennio e organizzata dalla Biennale presieduta da Paolo Baratta. “Non un contenitore ma un vero specchio del cinema realizzato durante l’anno, scelto attentamente da ogni latitudine e in piena libertà di giudizio”, così Paolo Baratta ha presentato l’edizione, stamani a Roma, sottolineando i numeri che quest’anno rendono onore al cinema italiano. Diciotto i Paesi rappresentati, tra cui spicca protagonista l’Italia con venti pellicole, quattro in concorso, sei fuori concorso e tre nella categoria Orizzonti. I nomi sono quelli di Pupi Avati, Pappi Corsicato, Marco Bechis e Ferzan Özpetek. A seguire la Francia e gli Stati Uniti con dieci pellicole. In netto calo la produzione sudamericana e anglofona, in crescita quella di Filippine e Giappone. Vera novità il cinema africano. Dedicata al regista egiziano Chahine, la Mostra lascia spazio all’Italia anche per il Leone d’Oro alla carriera che andrà a Elmanno Olmi e per il film “Orfeo 9” di Tito Schipa Jr. L’inaugurazione, invece, è affidata al fuori concorso dei fratelli Coen, “A prova di spia”. Spazio anche quest’anno al digitale, ad un’insolita componente di commedia su cui i presidenti non si sono sbilanciati e al sociale con tre opere dedicate al fenomeno delle morti bianche, tra cui il primo film scritto sul tema da Celentano, dal titolo “Yuppi du”. (A cura di Gabriella Ceraso)

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    24 Ore nel Mondo



    In Iraq, massiccia offensiva  delle forze di Baghdad e truppe USA contro le milizie di al-Qaeda nella provincia di  Diyala

    ◊   Nella provincia irachena Diyala da stamane è in corso una vasta offensiva anti talebana condotta da truppe di Baghdad appoggiate da soldati americani. L'avvio dell'attacco nella turbolenta regione nordorientale ha fatto seguito alle stragi pressoché simultanee di ieri a Baghdad e a Kirkuk, con un bilancio complessivo di quasi sessanta morti e oltre duecento feriti. Intanto nella capitale sono state predisposte drastiche misure di sicurezza per l’arrivo di milioni di fedeli sciiti. La cronaca nel servizio di Marco Guerra:

    Le truppe irachene e l’esercito americano hanno lanciato nelle prime ore di questa mattina una vasta offensiva volta ad imporre la sicurezza nella provincia di Diyala, turbolenta regione del nord est, considerata una delle ultime roccaforti di Al-Qaeda nel Paese. Ingente il dispiegamento delle forze di Baghdad: un ufficiale sul posto riferisce che almeno 30 mila uomini della sicurezza irachena sono giunti da diverse regioni del Paese. Secondo lo stesso militare, sono stati già compiuti ''raid in numerosi quartieri di Baquba'', capitale della provincia, dove le autorità hanno predisposto il coprifuoco totale. La massiccia operazione volta a stanare le milizie integraliste segue di poche ore una delle giornate più violente degli ultimi tempi. La raffica di attentati-kamikaze di ieri, tra Baghdad e Kirkuk, ha lasciato oltre 60 morti sul terreno. Un’ondata di violenza scoppiata dopo un periodo di relativa calma nel Paese, dove ultimamente gli attentati erano scesi ai livelli più bassi dal 2004. Stragi che coincidono con le celebrazioni per l’imam sciita al Kadhim, che in queste ore richiamano nella capitale milioni di pellegrini. E in vista del picco di presenze, a Baghdad oggi è stato indetto il coprifuoco per i veicoli. Sembra infatti che gli attacchi di ieri non abbiano fatto da deterrente all’arrivo dei fedeli sciiti.

     
    Medio Oriente
    Si allontanano le posizioni di israeliani e palestinesi su un eventuale accordo relativo allo status di Gerusalemme, nonostante le pressioni degli Stati Uniti affinché si raggiunga una posizione comune entro il 2008; piccoli progressi, invece, sul fronte del dialogo tra Israele e Siria con la mediazione della diplomazia di Ankara. I colloqui indiretti riprendono oggi in Turchia nel tentativo di portare i due Paesi alla ripresa dei negoziati di pace. Ieri, come segnale di buona volontà, la liberazione di un cittadino siriano del Golan da parte delle autorità israeliane.

    Pakistan
    In Pakistan si registra una nuova impennata di attacchi della guerriglia talebana. Stamani un gruppo di miliziani integralisti ha preso in ostaggio 30 militari. Due soldati e una giovane donna sono stati uccisi nel corso del conflitto. I rapimenti avvengono all'indomani dell'uccisione da parte degli insorti di tre uomini dei servizi segreti militari. Gli incidenti costituiscono il piu' serio colpo inferto all'accordo di pace siglato due mesi fa nella valle occidentale del Paese, zona che nelle ultime settimane è diventata il centro delle attività delle milizie filo-talebane.

    India – Kashmir
    Un’incursione di soldati pachistani nel territorio indiano del Kashmir ha provocato ieri una sparatoria fra i militari di Islamabad e New Delhi, lasciando sul terreno un soldato. Lo ha denunciato l’esercito indiano, affermando che l’incursione sarebbe avvenuta in una zona di montagna situata a nord di Srinagar per “protestare contro l'installazione di una postazione di soldati indiani”.

    Zimbabwe
    Stallo nel negoziato sul futuro dello Zimbabwe. Per i colloqui in corso a Pretoria, in Sudafrica, il portavoce dell'opposizione, George Sibotshiwe, parla infatti di “impasse”. Ieri alle trattative era arrivato d'urgenza anche il leader dell'opposizione Morgan Tsvangirai, per dibattere su una spartizione del potere con la delegazione del presidente Robert Mugabe, al fine di dar vita ad un governo di unità nazionale e ad una nuova Costituzione. L'opposizione chiede che Tsvangirai venga nominato primo ministro, mentre al capo dello Stato - rieletto a giugno in un voto boicottato dal Movimento per il cambiamento democratico - sarebbe concessa solo una presidenza onorifica. Mugabe, invece, punta al riconoscimento pieno della carica di presidente e propone per Tsvangirai il ruolo di terzo vicepresidente. Sulla situazione politica ad Harare, Giada Aquilino ha intervistato il prof. Pierluigi Valsecchi, docente di Storia dell’Africa all’Università di Teramo:

    R. – In questo momento le parti avanzano richieste di massima in prospettiva del raggiungimento di un compromesso. Di fatto, i negoziati - secondo alcuni - dovrebbero riprendere nei prossimi giorni: c’è chi dice che l’impasse entro sabato sarà risolta.

     
    D. – Una spartizione del potere è davvero possibile?

     
    R. – L’accordo raggiunto lunedì della settimana scorsa è molto impegnativo per l’opposizione: Tsvangirai ha già accettato di riconoscere Mugabe come capo dello Stato, nella prospettiva di una apertura di un tavolo per rinegoziare la Costituzione del Paese e giungere ad una situazione di equilibrio. Per questo, fra l’altro, Tsvangirai è stato anche contestato dal suo partito, che gli rimprovera per esempio di essere giunto ad un accordo senza chiedere la liberazione dei sostenitori del Movement for Democratic Ch’ange, incarcerati durante i disordini dei mesi passati.

     
    D. – L’Unione Europea e gli Stati Uniti hanno rafforzato le sanzioni nei confronti di Harare. Come incide questa linea su quanto succede in Zimbabwe?

     
    R. - Lo Zimbabwe oggi è un Paese in una situazione economica disastrata; secondo certe fonti, almeno un terzo della popolazione soffrirebbe la fame; una gran parte di questa massa di gente avrebbe addirittura lasciato il Paese, creando problemi molto grossi negli Stati confinanti, compreso il Sudafrica, che media la trattativa tra Mugabe e Tsvangirai. Le sanzioni hanno quindi un valore simbolico e politico, nel senso che vanno a chiarire la posizione di una serie di attori internazionali nei confronti del potere di Mugabe, sottolineando la necessità di arrivare ad una svolta democratica del Paese.

     
    USA pena di morte
    Il presidente degli Stati Uniti, George Bush, ha dato il via libera per la condanna a morte di un militare dell’esercito accusato di omicidio e stupro. Si tratta di Ronald Gray, che da 20 anni è detenuto in un carcere del Kansas. È la prima volta in 51 anni che un presidente degli Stati Uniti da il proprio ok alla pena capitale per un membro dell'esercito americano. La pena capitale, secondo la giustizia militare statunitense, non può essere eseguita senza l'autorizzazione del Capo della Casa Bianca.

    Italia
    Via libera dal comitato nazionale per l'ordine e la sicurezza, riunitosi al Viminale, al piano per l'utilizzo di 3.000 militari per il controllo del  territorio italiano. Il ministro dell'Interno, di concerto con quello della Difesa, ha adottato il decreto con il quale viene emanato il piano. A partire dal 4 agosto, per la durata di sei mesi, saranno impiegati 3.000 uomini dell'esercito, della marina, dell'aeronautica e dei carabinieri in concorso e congiuntamente  alle forze di polizia. Duemila militari, prevede il piano, sono destinati a servizi di vigilanza a siti sensibili: in particolare, mille vigileranno sui centri per gli immigrati. I circa 1000 militari che saranno impegnati nei pattugliamenti assieme alle forze dell'ordine avranno la divisa d'ordinanza e saranno equipaggiati solo con un'arma corta. I militari che invece saranno impegnati nella vigilanza dei siti sensibili indosseranno la mimetica. E saranno i prefetti a definire le 'regole di ingaggio' nel corso dei comitati dell'ordine pubblico della sicurezza.

    Spagna: Esplosione
    Due esplosioni sono state avvertite nella notte in Spagna. La prima presso un piccolo comune dell’Andalusia, Orio, dove non ci sarebbero feriti. L’altra, invece, su una spiaggia di Torremolinos, cittadina sulla Costa del Sol, alle porte di Malaga. Anche in questo caso, nessun ferito. La zona, affollata di turisti, e' stata isolata. Dietro gli attacchi ci sarebbe la mano dell’Eta. (Panoramica internazionale a cura di Marco Guerra)

     
    Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LII no. 211
     
    E' possibile ricevere gratuitamente, via posta elettronica, l'edizione quotidiana del Bollettino del Radiogiornale. La richiesta può essere effettuata sulla home page del sito www.radiovaticana.va/italiano.

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