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Sommario del 25/07/2008
Benedetto XVI ha ricevuto a Castel Gandolfo il premier iracheno, Al Maliki: comune condanna del terrorismo e invito del primo ministro al Papa a visitare l'Iraq
◊ Benedetto XVI ha ricevuto questa mattina in udienza il premier iracheno, Nouri al Maliki. Il Papa ed il primo ministro hanno espresso una “comune condanna” del terrorismo. E’ stata poi ribadita l’importanza del dialogo interreligioso, come “via alla comprensione religiosa ed alla civile convivenza”. Il primo ministro, che ieri si è recato nelle Grotte Vaticane per rendere il suo personale omaggio a Giovanni Paolo II, ha anche rivolto a Benedetto XVI l’invito a visitare l’Iraq. Il servizio di Amedeo Lomonaco:
Benedetto XVI ha incontrato il primo ministro iracheno nel Palazzo apostolico di Castel Gandolfo. In precedenza, il premier aveva reso visita al segretario di Stato, il cardinale Tarcisio Bertone. I colloqui - rende noto la Sala Stampa Vaticana - “si sono svolti in un clima di cordialità” e hanno permesso di esaminare alcuni aspetti fondamentali della complessa situazione irachena. Particolare attenzione è stata rivolta “al tema dei numerosi rifugiati iracheni, dentro e fuori del Paese, che hanno bisogno di assistenza, anche in vista di un auspicato ritorno”. E’ stata anche “rinnovata la condanna della violenza che quasi ogni giorno continua a colpire le diverse parti del Paese, senza risparmiare le comunità cristiane, che sentono fortemente il bisogno di una maggiore sicurezza”.
Uno Stato, quello iracheno, in cui la storia della comunità cristiana è stata segnata negli ultimi anni da gravi episodi di persecuzione. Il 3 giugno del 2007, a Mossul, sono stati uccisi il parroco della chiesa del Santo Spirito, padre Ragheed Ganni, e tre diaconi. Nel febbraio 2008, è stato rapito e poi assassinato mons. Paulos Faray Rahho, arcivescovo caldeo di Mossul. Sangue versato, ma anche vessazioni che spesso non fanno notizia, come l’assalto all’arcivescovado di Mossul nel dicembre 2004, le bombe contro le chiese negli anni successivi, il rapimento nel gennaio 2005 del vescovo siro-cattolico di Mossul, mons. Georges Casmoussa, poi rilasciato, e i sequestri-lampo di molti cristiani iracheni. Centinaia di migliaia sono poi stati costretti a lasciare il Paese a causa di continue violenze e della crisi economica. In uno scenario così drammatico, non mancano comunque segnali di speranza: durante l'incontro, stamani, del premier iracheno con il Papa è stato espresso in particolare “l’auspicio che l’Iraq possa trovare decisamente la strada della pace e dello sviluppo attraverso il dialogo e la collaborazione di tutti i gruppi etnici e religiosi, che nel rispetto delle varie identità, provvedano insieme alla ricostruzione morale e civile del Paese”. Al Papa, il premier iracheno ha donato una palma d’argento, simbolo di pace. Il dono del Pontefice è stata una penna commemorativa dei 500 anni della Basilica di San Pietro.
Nomine
◊ Benedetto XVI ha nominato consiglieri della Pontificia Commissione per l’America Latina il cardinale Leonardo Sandri, prefetto della Congregazione per le Chiese Orientali, e mons. José Horacio Gómez, arcivescovo di San Antonio, negli Stati Uniti.
Il Papa ha nominato membri del Pontificio Consiglio “Cor Unum” i sacerdoti Marian Subocz, direttore generale di Caritas Polska e Oscar Arias Bravo, coordinatore esecutivo di Caritas Messico, il dott. François Soulage, presidente nazionale del Secours Catholique, e la signora Lesley-Anne Knight, segretario generale di Caritas Internationalis.
Il Santo Padre ha nominato membri del Pontificio Comitato di Scienze Storiche i professori Onorato Bucci, ordinario di Istituzioni di Diritto Romano presso l’Università degli Studi del Molise, Paolo Nardi, ordinario di Storia del Diritto Medievale e Moderno presso l’Università degli Studi di Siena, Elisabeth Kieven, ordinario di Storia dell'Architettura presso l’Università tedesca di Tübingen.
Il 25 luglio di 40 anni fa, Paolo VI pubblicava l'Enciclica "Humanae Vitae", destinata a lasciare una profonda traccia nelle coscienze sui temi della difesa della vita e la dignità del matrimonio. Il pensiero di mons. Rino Fisichella
◊ “La parola chiave” per comprendere l’Enciclica Humanae vitae “è l’amore”. Si esprimeva con queste parole, poco più di due mesi fa, Benedetto XVI nel celebrare il 40.mo anniversario del documento pubblicato da Paolo VI, esattamente il 25 luglio del 1968. Un atto magisteriale che vide la luce in uno dei momenti più delicati della storia recente, specie dei Paesi occidentali, dove aveva cominciato a imperversare l’onda del Sessantotto. Alessandro De Carolis rievoca quel periodo e l’eredità lasciata dall’Humanae Vitae alla Chiesa del XXI secolo:
Nel luglio del 1968, i giovani occidentali si sono da poco scoperti liberi e soprattutto liberi di farlo vedere. Sovvertire l’ordine costituito, ad ogni livello, è una delle parole del loro nuovo ordine. In quel clima, spesso esplosivo, la Chiesa è uno degli obiettivi più bersagliati da molte frange della contestazione. In quel clima - e su un argomento che per i fautori del ‘68 è una bandiera, la libertà sessuale - la Chiesa interviene con un documento altrettanto esplosivo, che parla dell’amore coniugale come frutto dell’Amore di Dio, che usa termini come rispetto della natura dell’atto matrimoniale, che entra nei suoi gangli intimi asserendo l’inscindibilità dell’unione sessuale dalla procreazione e distinguendo tra metodi leciti e illeciti per la regolazione della natalità, che invita i coniugi, anzitutto quelli cristiani, ad anteporre la responsabilità condivisa agli impulsi personali dell’egoismo, ad essere aperti alla vita che è un dono di Dio.
Il 25 luglio 1968, Paolo VI firma l’Enciclica Humanae vitae: la Chiesa prende posizione ribadendo e difendendo la visione cristiana del matrimonio e della sua dignità, proprio nel momento in cui quella visione la si vorrebbe cancellare in nome della nuova libertà. La firma in calce a questo atto del Magistero, che ancora oggi è una pietra miliare, “pesa” a Papa Montini. Ed egli lo confessa all’udienza generale di una settimana dopo, il 31 luglio 1968, parlando di “gravissima responsabilità”, quasi soverchiante rispetto, osserva Paolo VI, alle “voci fragorose dell’opinione pubblica”, e tuttavia impossibile da ignorare, soggiunge, per il “formidabile obbligo apostolico di doverCi pronunciare al riguardo”. Quel 31 luglio 1968, Paolo VI fissa negli occhi le migliaia di fedeli all’udienza e affida loro, e per loro all’umanità, la speranza, certo, che questo documento “sarà bene accolto”, ma non solo:
“La speranza infine che saranno gli sposi cristiani a comprendere come la Nostra parola, per severa ed ardua che possa sembrare, vuol essere interprete dell’autenticità del loro amore, chiamato a trasfigurare se stesso nell’imitazione di quello di Cristo per la sua mistica sposa, la Chiesa; e che essi per primi sapranno dare sviluppo ad ogni pratico movimento inteso ad assistere la famiglia nelle sue necessità, a farla fiorire nella sua integrità, e ad infondere nella famiglia moderna la spiritualità sua propria, fonte di perfezione per i singoli suoi membri e di testimonianza morale nella società”.
Quarant’anni dopo, la Chiesa non ha smesso di muoversi lungo il solco, profondissimo, tracciato nelle coscienze dai principi dell’Humanae vitae. “Quel documento divenne ben presto segno di contraddizione”, ha osservato Benedetto XVI il 10 maggio scorso, ricevendo i partecipanti al Convegno sul 40.mo dell’Humanae vitae promosso dall’Università Lateranense. Di fatto, ha spiegato il Papa in quella circostanza, nell’Enciclica di Paolo VI “l’amore coniugale viene descritto all’interno di un processo globale che non si arresta alla divisione tra anima e corpo né soggiace al solo sentimento, spesso fugace e precario, ma si fa carico dell’unità della persona”. Tolta questa unità, è stato il monito di Benedetto XVI, “si perde il valore della persona e si cade nel grave pericolo di considerare il corpo come un oggetto che si può comperare o vendere”:
“In una cultura sottoposta alla prevalenza dell’avere sull’essere, la vita umana rischia di perdere il suo valore. Se l’esercizio della sessualità si trasforma in una droga che vuole assoggettare il partner ai propri desideri e interessi, senza rispettare i tempi della persona amata, allora ciò che si deve difendere non è più solo il vero concetto dell’amore, ma in primo luogo la dignità della persona stessa”.
Il miracolo della vita, ha asserito, “è frutto di un amore che sa pensare e scegliere in piena libertà, senza lasciarsi condizionare oltremisura dall’eventuale sacrificio richiesto”. Ed ecco perché, ha proseguito, “nessuna tecnica può sostituire l’atto d’amore che due sposi si scambiano come segno di un mistero più grande che li vede protagonisti e compartecipi della Creazione”. Anche Benedetto XVI ha concluso con auspicio il suo discorso, ma pensando soprattutto ai giovani. “Possano apprendere - ha detto - il vero senso dell’amore e si preparino per questo con un’adeguata educazione alla sessualità senza lasciarsi distogliere da messaggi effimeri che impediscono di raggiungere l’essenza della verità in gioco”. Anche perché, ha concluso:
“Fornire false illusioni nell’ambito dell’amore o ingannare sulle genuine responsabilità che si è chiamati ad assumere con l’esercizio della propria sessualità non fa onore a una società che si richiama ai principi di libertà e di democrazia. La libertà deve coniugarsi con la verità e la responsabilità con la forza della dedizione all’altro anche con il sacrificio”.
Sul significato e l’attualità della Enciclica Humanae vitae, Alessandro Gisotti ha raccolto la riflessione dell’arcivescovo Rino Fisichella, presidente della Pontificia Accademia per la Vita e rettore della Pontificia Università Lateranense:
R. - Paolo VI ha voluto portare a compimento un desiderio che era stato espresso dal Concilio Vaticano II. Anzitutto, quindi, dobbiamo vedere la continuità nell’insegnamento dell’Humanae vitae con quello che i padri al Concilio avevano richiesto. I padri conciliari avevano chiesto che venisse dato un insegnamento su quella che deve essere una onesta regolazione della procreazione. L’insegnamento dell’Humanae vitae recupera in profondità - a mio avviso - due principi fondamentali. Il primo è quello della legge naturale, che è il vero riconoscimento dell’uguaglianza tra le persone, nel rispetto dell’ordine della natura, senza ricorrere a delle tecniche. La trasmissione della vita può essere data in piena libertà e può essere data come un gesto di autentico amore. Il secondo principio, mi sembra che sia quello di un richiamo ad una profonda responsabilità. Non dimentichiamo che l’Humanae Vitae parla di paternità e di maternità responsabili e quindi si tratta di una scelta non lasciata al caso, ma una scelta di libertà ed una scelta di responsabilità di prepararsi a diventare genitori. Da questo punto di vista, io credo che - pur combattuto - quell’insegnamento sia stato grandemente lungimirante.
D. - Né va di dimenticato l’anno in cui fu pubblicata, il 1968: un atto di grande coraggio di Papa Montini che visse con sofferenza le tante contestazioni a questo documento, ma non si tirò indietro…
R. - Prima della pubblicazione dell’Humanae vitae, ci fu una Commissione che Paolo VI volle convocare perché studiasse in profondità il problema. Questa Commissione arrivò con un duplice documento: un documento di maggioranza e un documento di minoranza. Paolo VI rifletté molto e poi, nella solitudine che caratterizza la vita di ogni Pontefice e soprattutto in momenti così drammatici quando bisogna compiere delle scelte, scelse - e non poteva fare altrimenti, a mio avviso - di promulgare un insegnamento che fosse in piena continuità con quello che sempre e dovunque la Chiesa aveva creduto e aveva attestato. Non si deve dimenticare quello che questa data, il 1968, significa: l’Humanae Vitae fu subito assunto come un segno di contraddizione. Ma il Papa ha ribadito - con grande coraggio, credo anzi con un coraggio ineguagliabile - la continuità della tradizione, la continuità della dottrina e soprattutto ha esplicitato un principio fondamentale: la verità non è data dalla maggioranza, la verità è data dalla fedeltà al Vangelo e all’insegnamento della Chiesa. L’uomo è pienamente se stesso quando è recepito in una unità profonda; non si può staccare l’anima dal corpo, non si può staccare la vita e l’esperienza sessuale da quella che è una esperienza di amore. E questo perché se si crea questa dicotomia, se non c’è più una unità profonda, allora viene meno anche il valore della persona, il corpo diventa un oggetto e il partner della relazione diventa soltanto uno strumento per il proprio egoismo. Questo, però, non è giusto.
D. - L’Humanae vitae indica il pericolo di una invadenza della tecnica nella sfera più intima della vita umana. In questo Paolo VI è stato profetico?
R. - Non soltanto è stato profetico, ma oggi questo insegnamento è stato ripreso in maniera quanto mai inequivocabile anche da molti scienziati e da molti filosofi, che hanno valorizzato pienamente questo contenuto e proprio alla luce delle scoperte tecnologiche e scientifiche. Permangono dunque con una profonda verità i fondamenti antropologici, i fondamenti etici alla base dell’Humanae Vitae: la dignità della persona, la libertà dei propri gesti sempre e dovunque e la responsabilità che li deve caratterizzare. La scienza giustamente deve fare dei progressi, ma quando tocca la vita umana deve tener presente e rispettare sempre che la vita è un dono e che ognuno di noi è debitore della propria vita ad un Altro.
Osservazioni del direttore, padre Federico Lombardi, sulla "Lettera aperta al Papa", con la quale alcune associazioni attaccano l'"Humanae Vitae"
◊ L’anniversario della pubblicazione dell’Humanae Viatae ha sollecitato in vario modo l’attenzione di alcuni media. In particolare, il Corriere della sera ospita, in una pagina a pagamento, una “Lettera aperta al Papa” firmata da un cartello di associazioni, il “Catholics for choice”. Su questa lettera, che attacca radicalmente l’Enciclica di Paolo VI, il nostro direttore generale, padre Federico Lombardi, si sofferma con alcune osservazioni:
Anzitutto: i firmatari sono un certo numero di gruppi ben noti per le loro posizioni contestatrici, che non si limitano al solo insegnamento sulla morale coniugale, ma riguardano molti altri argomenti (ad esempio l’ordinazione delle donne) e si pongono quindi da tempo in antitesi con il magistero della Chiesa. Quindi, nulla di nuovo. Inoltre, la lunghezza della serie dei gruppi nominati non deve impressionare, poiché si tratta spesso delle diverse sezioni nazionali dello stesso gruppo, e diversi gruppi sono assai poco significativi. Inoltre, l’accusa più dura, che cioè la posizione cattolica sia causa della diffusione dell’AIDS, e quindi di dolore e di morte, ostacolando politiche illuminate di sanità pubblica, è manifestamente infondata. La diffusione dell’AIDS è del tutto indipendente dalla confessione religiosa delle popolazioni e dall’influsso delle gerarchie ecclesiastiche, e le politiche di risposta all’AIDS fondate principalmente sulla diffusione dei preservativi sono largamente fallite. La risposta all’AIDS richiede interventi ben più profondi e articolati, in cui la Chiesa è attiva su molti fronti.
Ma soprattutto, la “lettera” non tocca neanche da lontano la vera questione che è al centro della “Humanae vitae”, cioè il nesso fra il rapporto umano e spirituale fra i coniugi, l’esercizio della sessualità come sua espressione e la sua fecondità. In tutta la lettera, la parola “amore” non compare mai. Sembra che ai gruppi firmatari questo non interessi per nulla. Nella sola contraccezione sembra risiedere per essi la sola speranza delle coppie e del mondo. Per capire il significato dell’Enciclica e il suo valore “profetico” sarebbe bene invece rileggere il discorso del Papa del 10 maggio scorso ai partecipanti al Convegno tenuto in Laterano appunto per il 40.mo della “Humanae vitae”. Del resto, è evidente che non si tratta di un articolo che esprima una posizione teologica o morale, ma di una propaganda a pagamento a favore dell’uso dei contraccettivi. Viene anche da domandarsi chi l’ha pagata e perché.
Grande successo del Padiglione della Santa Sede all’Expo di Saragozza
◊ Sono oltre 200 mila le persone che hanno visitato il Padiglione della Santa Sede all’Expo di Saragozza. L’allestimento conta, da questa settimana, la presenza di un catalogo che raccoglie la spiegazione di 39 opere d’arte e diverse rappresentazioni sull’importanza dell’acqua nella Chiesa. La pubblicazione contiene le valutazione artistiche e storiche dei capolavori esposti, elaborate dallo storico saragozzano Wifredo Rincón, responsabile dei contenuti artistici, e lo schema del progetto a cura dell’aragonese Joaquín Sicilia. Nell’introduzione al catalogo di 248 pagine, con appendici in inglese e francese, ci sono tre riflessioni scritte dal cardinal Tarcisio Bertone, segretario di stato vaticano, mons. Manuel Monteiro de Castro, nunzio apostolico in Spagna, e mons. Manuel Ureña Pastor, arcivescovo di Saragozza. Sono inclusi saggi sul carattere divino e umano che l’acqua assume nella Chiesa così come vari documenti del Magistero Pontificio della Chiesa sull’ecologia, lo sviluppo sostenibile e l’acqua. Il catalogo contiene inoltre i commenti sui contenuti catechistici del Padiglione scritti da mons. Francisco Martínez Garcìa, vicario generale dell’arcivescovato di Saragozza. Nell’area della Santa Sede è possibile anche trovare una pubblicazione con il messaggio di Benedetto XVI ai giovani giunti a Sydney per la XXIII Giornata Mondiale della Gioventù. E’ possibile anche trovare le parole del Santo Padre dedicate all’Esposizione Internazionale di Saragozza che furono lette dal cardinale Renato Raffaele Martino, presidente del Pontificio Consiglio Giustizia e Pace, lo scorso 14 luglio nella giornata dell’Expo dedicata alla Santa Sede.(B.C.)
Oggi su "L'Osservatore Romano"
◊ Il congresso in Tanzania del Pontificio Consiglio della Cultura: “Dall’esperienza del Mozambico un modello di pace per l’Africa”
Intervista di Nicola Gori all’agostiniano Bruno Silvestrini, parroco di Sant’Anna, “una parrocchia di confine tra il Vaticano e il mondo”
Nell’informazione internazionale, la riunione dell’Organizzazione mondiale del commercio (WTO) in corso a Ginevra: i Paesi più piccoli esclusi dai negoziati. In rilievo anche l’Australia: il premier Kevin Rudd annuncia che i diritti degli aborigeni saranno riconosciuti nella Costituzione
In cultura, una riflessione di Inos Biffi sul “Paradiso” di Dante dal titolo “Dalla tenebra più fetida al riso luminoso di una donna”
Marcello Filotei intervista Francesca Gentile Camerana, direttore artistico dell’Associazione per la musica “Se Sono”
Musicoterapica all’Auditorium di Roma. Un articolo di Giulia Galeotti dal titolo “Niente antibiotici, meglio una medicina fatta di note"
Trent'anni fa nasceva Louise Brown, la prima bimba concepita in provetta. La posizione della Chiesa sulla fecondazione "in vitro" nelle parole di mons. Jacques Suaudeau
◊ Mentre la Chiesa ricorda oggi il 40.mo anniversario dell’Enciclica Humanae vitae, ricorre oggi un altro anniversario: il 30.mo della nascita di Louise Brown, la prima bambina concepita in provetta”, venuta alla luce in Gran Bretagna il 25 luglio del 1978 da una famiglia operaia di Oldham. L’evento ha sconvolto in modo progressivo ed inesorabile l’universo simbolico e materiale della procreazione umana e delle relazioni tra uomo e donna e tra genitori e figli. Secondo uno degli istituti di ricerca più accreditati nel settore, l’International Committee for Monitorino Assisted Reproductive Technologies, sono circa 3 milioni i bambini nati da concepimento in vitro in tutto il mondo dal 1978 al 2006. Si stimano in circa 200 mila i nati all’anno, su un milione di cicli di fecondazione. La Chiesa ribadisce il suo "no" alla fecondazione in vitro in quanto, andando contro il piano di Dio, in primo luogo separa l’atto “unitivo” da quello “procreativo” come spiega, al microfono di Olivier Tosseri della redazione francese della nostra emittente, mons. Jacques Suaudeau della Sezione scientifica della Pontificia Accademia per la Vita:
R. - Non si tratta di una posizione rigida o che può essere considerata “passata”, perchè la Chiesa conosce l’essere umano nella sua profondità e conosce molto bene l’atto sessuale nella sua grandezza e nella sua dignità, così come è voluto dal Creatore. La Chiesa dice che non possiamo e non dobbiamo accettare l’intervento medico nell’atto sessuale, perchè esso è un atto d’amore in cui gli sposi di donano l’uno all’altra. Quando c’è un ricorso a tecniche di fecondazione in vitro, quando un bambino nasce in provetta c’è una distruzione terribile e molto importante di embrioni. Gli embrioni non sono delle semplici cellule, ma sono degli esseri umani. Tutti noi siamo stati inizialmente degli embrioni. Tutti noi abbiamo cominciato così: il nostro ciclo vitale comincia così. La prima cellula iniziale è già una meraviglia: in questa prima cellula c’è già tutta la nostra vita. Come non meravigliarsi di fronte a questa meraviglia della creazione di Dio? Una sola cellula che in se stessa contiene tutto l’avvenire della persona.
Migliaia di fedeli e di pellegrini a Santiago de Compostela per celebrare la memoria liturgica di San Giacomo
◊ Uno dei prescelti da Cristo nei momenti culminanti della sua vita terrena. San Giacomo, detto il “Maggiore, uno dei dodici Apostoli, è ricordato e celebrato oggi dalla Chiesa universale. Dalla riva del lago di Tiberiade a quella dell’Oceano Atlantico, da una prevedibile vita trascorsa fra la barca da pesca e un oscuro villaggio, a un’inimmaginabile esistenza di annunciatore, destinata a passare per straordinarie vicende, per il sacrificio supremo e a rimanere immortale: a tradursi in una “Via” di pellegrinaggio, metafora del cammino che porta l’uomo a Dio. Non avrebbe mai potuto pensare per sé a una vita diversa da quella di un pescatore, la stessa di suo padre o di suo nonno, consumata fra acqua, reti e un inestinguibile odore di pesce. Perciò non sappiamo - perché il Vangelo non lo dice - cos’abbia detto o pensato Giacomo, figlio di Zebedeo, quando lo sconosciuto di Nazareth incrociò i suoi occhi e quelli di suo fratello Giovanni avanzando la proposta più singolare probabilmente mai ascoltata: “Venite, vi farò pescatori di uomini”. Sappiamo, però, quello che fece Giacomo, e con lui Giovanni: reti a terra, padre alle spalle, il proprio futuro - all’improvviso fuori da ogni schema conosciuto - legato a quello del Rabbi nazareno. Due anni fa, all’udienza generale del 21 giugno, Benedetto XVI mise in risalto le qualità espresse dalla dinamica dell’incontro fra Giacomo e Gesù. Un prototipo di ciò che i cristiani intendono per vocazione:
“La prontezza ad accogliere la chiamata del Signore anche quando ci chiede di lasciare la barca delle nostre sicurezze umane, l’entusiasmo nel seguirlo sulle strade che Egli ci indica al di là di ogni nostra illusoria presunzione, la disponibilità a testimoniarlo con coraggio, se necessario fino al sacrificio supremo della vita”.
Il sacrificio supremo della vita per Giacomo arriva molto presto. E’ il primo a morire martire tra gli Apostoli. Gesù ha lasciato i suoi da una decina d’anni, quando l’Erode del tempo, Agrippa I, nipote di Erode il Grande, inizia a perseguitare i seguaci di Cristo. Agrippa è il re della Palestina per volere del suo antico compagno di baldorie, Caligola, da poco diventato imperatore. Ma Agrippa è un re detestato, perché straniero e corrotto, e lui va caccia di popolarità colpendo i cristiani. Ne fa le spese Giacomo, passato a fil di spada a Gerusalemme nella primavera dell’anno 49, come raccontano succintamente gli Atti degli Apostoli. La Chiesa nascente perde uno dei tre discepoli più importanti. Uno di coloro che aveva toccato con mano il vertice della divinità e l’abisso dell’umanità di Gesù. Con lui sul monte della Trasfigurazione, con lui tra gli Ulivi della Passione:
“Certamente questa seconda esperienza costituì per lui l’occasione di una maturazione (…) egli dovette intravedere che il Messia atteso come un trionfatore, in realtà non era soltanto circonfuso di onore e di gloria, ma anche di patimenti e di debolezza, che la gloria di Cristo si realizza proprio nella Croce, nella partecipazione alle nostre sofferenze”.
Anche la gloria di Giacomo inizia dopo la sua personale passione. Antiche tradizioni lo indicano come l’evangelizzatore della Spagna, altre raccontano che il suo corpo sarebbe stato trasportato nel Paese iberico, a Compostela. Ed è lì che da duemila anni San Giacomo - “Santiago” per gli spagnoli - attende le folle di pellegrini che, lungo i chilometri del “Cammino” compostelano, rinnovano la loro fede cristiana. Un cammino percorso da Giacomo con la perfezione dei Santi: da una barca, al Tabor, al Getsemani. Dalla terra al cielo:
“Il cammino non solo esteriore, ma soprattutto interiore dal Monte della Trasfigurazione al Monte dell’Agonia simboleggia tutto il pellegrinaggio della vita cristiana tra le persecuzioni del mondo e le consolazioni di Dio, come dice il Concilio Vaticano II. Seguendo Gesù come San Giacomo sappiamo, anche nelle difficoltà, che andiamo bene, andiamo sulla strada giusta”.
E la cittá di Santiago di Compostela, capitale amministrativa della regione spagnola della Galizia, ha celebrato secondo un rituale di lunga tradizione la festivitá dell’apostolo San Giacomo . Migliaia di fedeli, provenienti dalla città e da tutta la regione, hanno partecipato alle numerose manifestazioni che hanno luogo in questa cittá, dal 1985 Patrimonio dell’UNESCO, mentre altri circa 1.300 pellegrini hanno voluto far coincidere il loro arrivo con il 25 luglio, dopo aver percorso il Cammino di Santiago. La cronaca di queste ore nel servizio di Ignacio Arregui:
Dopo la processione civico-religiosa nella Cattedrale-Santuario, eccezionale monumento di arte romanica che risale al XIII secolo, l’arcivescovo Julian Barrio Barrio, accompagnato da nove presuli e un gran numero di sacerdoti, ha presieduto l'Eucaristia. La personalità e la missione della Chiesa oggi, nella nostra società, è stato il tema centrale dell'omelia. Con un discorso di ampio respiro, mons. Barrio Barrio si è riferito alla responsabilità della Chiesa di oggi in Spagna nella trasmissione della fede autentica, centrata nella persona di Cristo, tanto ai singoli fedeli quanto alla societá civile. “L’azione della Chiesa è credibile ed efficace - ha affermato - solo nella misura in cui noi credenti siamo disposti ad essere fedeli a Cristo”. Riferendosi poi alla dimensione culturale della Chiesa, il presule ha affermato che “oggi abbiamo bisogno di parole autentiche per quanto riguarda il mondo, noi stessi e Dio”. E che “abbiamo bisogno di riscoprire Dio nella nostra vita e di purificare la fede”. Parlando poi del ruolo della Chesa nella societa civile e politica, ha affermato: “La fede non puó diventare un fattore politico. Quando si tenta di assicurare la fede attraverso i poteri di questo mondo, si rischia di perdere la sua identità”. Per aggiungere, poi, che “il cristianesimo e la Chiesa hanno avuto una presenza pubblica, sempre con la dovuta distinzione reciproca tra Chiesa e Stato”. Mons. Barrio ha anche ricordato “la richezza culturale che, con l’apostolo San Giacomo ha portato il cristianesimo”.
Prima della omelia, quest’anno é stato il sindaco di Santiago di Compostela a rappresentare il re nell’atto della ofrenda, equivalente a una sorta di affidamento di tutta la nazione spagnola alla protezione di S. Giacomo. Nel suo intervento, il sindaco ha offerto un lungo elenco di questioni che oggi interessano la societá spagnola: crisi economica, immigrati, terrorismo, disoccupazione, sviluppo, dialogo e tolleranza.
Intanto, continua a crescere il numero dei pellegrini che lungo tutto l’anno - ma in modo particolare i mesi di luglio e agosto - compiono tutto intero o in parte uno dei quattro Cammini di Santiago. Il "Camino" piu lungo e anche quello piú frequentato ha come punto di partenza la cittá di Saint-Jean-pied.de Port, in Francia: attraversa i Pirenei e continua per il nord della Spagna fino a Compostela. Questo itinerario è lungo 775 chilometri e si completa normalmente in 25 giorni di marcia a piedi. Lungo il 2007, sono stati registrati oltre 114 mila pellegrini che hanno ricevuto il certifiato di accredito, dopo aver fatto a piedi almeno una buona parte del Cammino. Il próssimo anno giubilare é previsto per il l 2010.
Le apparizioni mariane a Lourdes tema della prima puntata del nuovo ciclo "La grande storia" di Raitre. Intervista con Paolo Ruffini
◊ Da questa sera su Raitre, alle 21.05, riparte il programma "La grande storia". Dopo le biografie dei Pontefici del '900, la nuova serie si apre con una trasmissione dedicata ai 150 anni dalla prima apparizione di Lourdes. Realizzato in collaborazione con la struttura di "Rai Vaticano", si tratta di un film-documento dedicato agli eventi che ne hanno fatto una delle mete di pellegrinaggio più note e frequentate al mondo. Altre puntate saranno dedicate a Padre Pio e Madre Teresa. Angela Ambrogetti ha chiesto al direttore di Raitre, Paolo Ruffini, perchè ha deciso di riproporre storie così conosciute:
R. - Intanto, forse non è vero che sono già conosciute: nel senso che tutti noi sappiamo di sapere tante cose e tuttavia non ne sappiamo mai abbastanza. A me pare che la buona televisione serva anche a coltivare questo senso della memoria, a cercare di rimettere un po’ in ordine cose che altrimenti rischiano di apparire un elenco di fatti slegati tra loro e senza senso. Lo sforzo che noi facciamo da anni, ormai, con “La grande storia” è quello di coltivare questa televisione della memoria, una televisione che è costituita sul racconto e sulla memoria.
D. - Cominciamo da Lourdes...
R. - Lourdes è nata perché ricorre quest’anno l’anniversario dalle apparizioni e anche perché ci siamo accorti, lavorando sulla grande storia, come i temi religiosi incontrassero molta attenzione. Probabilmente viviamo in una società secolarizzata, che ci può apparire a volte lontana mentre, in un altro modo, bisognosa di recuperare un racconto, una storia e poi forse anche una vicinanza, a volte semplicemente una conoscenza. Ci siamo accorti con le puntate dedicate ai Papi di questo secolo quanto avessero riscosso interesse, in termini di ascolto e di attenzione, da parte della critica e del mondo della televisione. E così, ricorrendo il 150.mo anniversario delle apparizioni, abbiamo pensato che dedicarci a Lourdes fosse giusto e dovuto e abbiamo anche trovato materiale inedito e molto bello: ne è venuta fuori una puntata che secondo noi è così bella e forte da indurci a porla in apertura del ciclo de “La grande storia” di questa estate. Probabilmente, chi ha il dono della fede troverà conferme nella visione di questo documentario; chi non ce l’ha, probabilmente potrà avere ancora dei dubbi, ma avrà maggiori elementi per riflettere su Lourdes e su tutto quello che ha rappresentato da allora fino ad oggi.
Diffuso il messaggio CEI per la Giornata del Ringraziamento: “Inaccettabile, per i vescovi, morire di fame"
◊ “Ho avuto fame e mi avete dato da mangiare” è il titolo del Messaggio per la Giornata del Ringraziamento, il prossimo 9 novembre, diffuso oggi dalla Commissione episcopale per i problemi sociali e il lavoro, la giustizia e la pace. Nel testo, come riporta l’agenzia Sir, si legge che “con i mezzi di cui oggi l’umanità dispone, è moralmente inaccettabile che vi siano ancora migliaia di persone che muoiono di fame, restando insoddisfatto il loro bisogno primario di accesso al cibo”. “Il dialogo dell’uomo con Dio – si legge ancora - passa anche attraverso la richiesta di un bene primario come il pane”. I vescovi sottolineano come la Giornata sia l’occasione per riflettere sul contributo “alla realizzazione della pace attraverso la giustizia, con particolare riferimento alla destinazione universale delle risorse alimentari”. Il richiamo dei vescovi mette l’accento soprattutto sul fenomeno della “crescita incontrollata dei prezzi dei prodotti alimentari” che ormai colpisce anche “popolazioni da tempo considerate immuni da tale rischio”. Tra le cause della crisi alimentare, i vescovi elencano “mutamenti climatici”, “aumento della domanda di cereali e mangimi da parte di Paesi emergenti, minore investimento di cereali per alimentazione a beneficio di produzioni per biocarburanti, crescita del prezzo e speculazioni finanziarie sul petrolio e sulle derrate alimentari”. “Questa situazione – affermano - determina una redistribuzione del reddito tanto più odiosa, quanto più penalizzante per i Paesi poveri”. E’ quindi necessario “lavorare per trovare gli strumenti idonei per risolvere questa situazione di ingiustizia”, attraverso “la via della disponibilità alla condivisione come strada maestra per risolvere nella giustizia il problema alimentare”. “Lo sviluppo dell’agricoltura e l’attenzione al mondo rurale – aggiungono - devono essere ben presenti a quanti sono chiamati a compiere scelte politiche di lungo respiro”. A partire dalla cosiddetta “sovranità alimentare” e dal “primario diritto al cibo” i vescovi incoraggiano perciò tutti istituzioni e associazioni, singoli e comunità, a “contribuire alla soluzione di questo problema, rafforzando il ruolo dei piccoli coltivatori nei Paesi in via di sviluppo, incoraggiando i mercati locali e regionali, denunciando le politiche monopolistiche delle grandi industrie agro-alimentari e infine promuovendo il benessere della famiglia rurale e in particolare delle donne”.(B.C.)
In Australia, i sondaggi promuovono a pieni voti la GMG di Sydney
◊ Sydney innamorata della Giornata Mondiale della Gioventù. A rivelarlo il sondaggio, pubblicato sul quotidiano “The Daily Telegraph”, su un campione di 500 abitanti della città australiana. Secondo quanto riporta Avvenire, inizialmente i cittadini erano preoccupati per i problemi legati all’evento come il trasporto e la presenza dei circa 215 mila pellegrini provenienti da tutto il mondo. Con il passare dei giorni, la paura si è trasformata in gioia e Sydney ha scoperto il senso profondo della GMG. Il 71% degli intervistati, rivela il sondaggio, ha considerato l’evento “una cosa positiva” per l’Australia; il 54% ha detto di aver avuto un’impressione migliore di quanto si aspettava; promossa anche l’organizzazione che ha fatto “un buon lavoro”. Altissima la percentuale – l’81% – di coloro che hanno visto nella GMG un’occasione per “vedere tanti giovani divertirsi insieme senza creare problemi”. A questo si aggiunge un altro 51% che sarebbe d’accordo nell’ospitare una prossima Giornata Mondiale della Gioventù. (B.C.)
Ucraina: arrivato a Kiev il Patriarca ortodosso ecumenico, Bartolomeo I
◊ È arrivato questa mattina all’aeroporto di Boryspil a Kiev il Patriarca ecumenico di Costantinopoli Bartolomeo I invitato dal presidente ucraino Victor Yushchenko per partecipare ai festeggiamenti per i 1020 anni dalla cristianizzazione di Kiev. Il presidente che lo ha accolto all’aeroporto – si legge in un comunicato presidenziale - ha ringraziato il Patriarca Bartolomeo per gli sforzi che sta compiendo per “diffondere i valori spirituali nel mondo”. Da parte sua - riferisce l'agenzia Sir - il Patriarca Bartolomeo ha ringraziato Yushchenko per l’invito a partecipare alle celebrazioni. Poi le prime parole pronunciate da Bartolomeo I sul suolo ucraino si rivolgono all’unità dei cristiani in una terra in cui convivono con una certa difficoltà le due chiese ortodosse presenti nel Paese, la prima guidata dal Patriarca Filaret di Kiev; la seconda unita al Patriarcato di Mosca. “Siamo qui – ha detto Bartolomeo I che guida una delegazione – per pregare per l’unificazione di tutti i cristiani di Ucraina. Siamo qui come angeli di pace che desiderano l’unità”. Due giorni fa, la Chiesa ortodossa ucraina legata per giurisdizione al Patriarcato di Mosca si era riunita in Santo Sinodo per una sessione straordinaria alla quale ha partecipato anche il metropolita Kirill di Smolesk. In quella occasione, il Santo Sinodo ha indirizzato una lettera al Patriarca ecumenico Bartolomeo. “Noi speriamo che il grande anniversario della nostra Chiesa e del nostro popolo sia soprattutto la festa dell’unità ortodossa”. “Da più di 15 anni – prosegue la lettera – la ferita dolorosa dello scisma affligge la nostra Chiesa. Questa rottura della Chiesa in Ucraina ha bisogno di essere guarita”. Ma questo processo – aggiunge il santo Sinodo – “esige da parte nostra saggezza e prudenza pastorale” e soprattutto chiede – e qui è l’appello rivolto al Patriarca Bartolomeo – di evitare qualsiasi “interferenza negli affari interni alla nostra Chiesa”. Intanto domani è previsto l’arrivo a Kiev dell’altro grande protagonista del mondo ortodosso: il Patriarca Alessio II che oltre a partecipare alle varie celebrazioni si incontrerà a Kiev con il Patriarca Bartolomeo. “Siamo fiduciosi per questo incontro – ha detto all’agenzia russa Irar-Tass l’arciprete Nikolai Balashov, segretario del dipartimento per le relazioni tra le chiese del Patriarcato di Mosca -. Vorremmo che le celebrazioni di Kiev servano per consolidare l’unità della famiglia ortodossa. Siamo convinti che le separazioni della Chiesa che esistono in Ucraina possono essere superate con successo sulla base della solidarietà ortodossa”. (R.P.)
In Iraq, le comunità cristiane del sud chiedono aiuti al governo per il recupero delle chiese
◊ Le comunità cristiane dei governatorati del sud del Paese hanno chiesto al governo centrale un finanziamento per il restauro delle chiese rese inagibili dalla guerra. Ad annunciarlo al sito Baghdadhope – e rilanciato dal SIR – è stato padre Imad Aziz al Banna, della diocesi caldea di Bassora, che per questa campagna ha collaborato anche con il ministero della Pianificazione e con il Consiglio del governatorato locale. Il sacerdote ha ricordato la recente riapertura della chiesa di Um al Ahzan ad al Amarah, nel vicino governatorato di Maysan e si è detto “fiducioso nell’azione di conservazione del patrimonio religioso cristiano da parte del governo”, mettendo in luce come la situazione della sicurezza “incoraggi tale iniziativa”. Secondo al Banna è importante che anche le organizzazioni internazionali diano il proprio contributo. (R.B.)
Ad Erbil, in Iraq, più di cento bambini hanno ricevuto la prima comunione
◊ Questa mattina nella parrocchia di San Giuseppe ad Ankawa, nel nord dell’Iraq, 102 bambini hanno ricevuto il sacramento della prima comunione. Un evento salutato con “gioia e speranza” dall’intera comunità cristiana che “è viva e continua il suo cammino” pur fra le difficoltà quotidiane. Nelle prossime settimane la diocesi di Erbil e Amadiyah celebrerà altre prime comunioni, in particolare domenica prossima nella parrocchia di Sant’Elia ad Ankawa, il primo agosto a Shaklawa, il giorno successivo nel villaggio di Armota e l’8 agosto a Koy. “Queste celebrazioni accrescono la speranza nel cuore dei fedeli” sottolinea ad AsiaNews mons. Rabban al Qas, vescovo di Erbil e Amadiyah, che questa mattina ha impartito il sacramento ai bambini della parrocchia di San Giuseppe. Il vescovo rinnova l’appello ai fedeli di tutto il mondo a “non abbandonare l’Iraq”, che ha bisogno della “presenza dei cristiani”. “È necessario garantire ai fedeli la possibilità di ritornare nel proprio Paese – afferma il presule – perché solo nella terra d’origine essi possono contribuire alla sviluppo, alla convivenza pacifica” con i fratelli musulmani e alla costruzione di una società civile. “In molti casi i profughi hanno venduto ogni bene per poter fuggire e trovare salvezza all’estero, ma ora è qui che bisogna ricostruire la società a partire dalle fondamenta e per questo abbiamo bisogno del sostegno dell’occidente”. Nelle prossime settimane, nella diocesi di Erbil, si terrà un incontro di catechesi al quale parteciperanno 35 persone provenienti da Baghdad tenuto da un gruppo di teologi giordani. Nel villaggio di Karamles – luogo in cui è stato sepolto mons. Paulos Faraj Rahho, morto il 13 marzo scorso dopo 14 giorni di prigionia – il patriarca caldeo card. Delly presiederà all’ordinazione di un sacerdote locale. (R.P.)
Filippine: minacce di integralisti islamici al vescovo di Basilan, Martin Jumoad
◊ Non è la prima volta che nelle Filippine il vescovo di Basilan, mons. Martin Jumoad, riceve minacce da integralisti. L’ultimo episodio è accaduto nei giorni scorsi quando al presule è stata inviata una lettera nella quale venivano concessi 15 giorni di tempo per convertirsi all’Islam altrimenti sarebbe stato considerato “un nemico”. La vicenda è venuta alla luce, come riporta Asianews, grazie al Silsilah, movimento per il dialogo islamo-cristiano con base a Mindanao, e altri gruppi musulmani. “E’ veramente deplorevole – si legge in una dichiarazione congiunta – che alcune persone, che vogliono dare una cattiva impressione dell’Islam, semplicemente scelgono parole del Corano e le distorcono, le pongono in un contesto sbagliato per provare che l’Islam sostiene la violenza ed il male”. Nel documento si ricorda inoltre che Maometto ha negato l’uso della violenza per imporre la religione ed ha invitato a rispettare i credenti. Nella regione di Mindanao, il 70% della popolazione è di religione musulmana.(B.C.)
ANNO PAOLINO: la Chiesa dello Sri Lanka ricorda il Beato Joseph Vaz, il “San Paolo dell’isola”
◊ I vescovi dello Sri Lanka, in occasione dell’Anno paolino, hanno inviato un messaggio a tutte le parrocchie, in cui invitano i fedeli a condurre la propria vita prendendo a modello sia San Paolo che il Beato Joseph Vaz, l’Apostolo del Paese, del quale nel 2011 sarà celebrato il terzo centenario dalla nascita. Padre Vaz - riferisce l'agenzia Fides - fu proclamato Beato nel 1995 da Giovanni Paolo II che lo definì proprio il “San Paolo dello Sri Lanka”. Di origine indiana, il sacerdote arrivò nell’isola camuffato da bracciante e visse una vita da mendicante, ma sempre prestando i suoi servizi alla Chiesa, in un periodo in cui la pratica del cattolicesimo era proibita. Oggi è considerato il “fondatore” della Chiesa srilankese, grazie alla sua attività di evangelizzazione rivolta ai malati e ai poveri, al suo servizio al prossimo nel nome di Cristo, soprattutto nei confronti dei malati di vaiolo e di tutti coloro che si trovavano in difficoltà. La Conferenza episcopale ha fatto sapere che saranno organizzati nelle diocesi incontri e seminari su queste due grandi figure. (R.B.)
Al via una campagna della Chiesa dell’Honduras contro la violenza e per la vita
◊ L’Honduras è il Paese che detiene il primo posto a livello mondiale per gli omicidi. Le cifre, riportate dall’agenzia Fides, parlano da sole: sono 4.094 persone uccise tra gennaio e settembre 2007, di queste almeno la metà sono state assassinate. Di fronte a questa emergenza, la Chiesa locale, attraverso la Pastorale Sociale e Caritas Honduras, ha deciso di lanciare una “campagna cittadina per una cultura della pace e del rispetto per la vita”. Scopo dell’iniziativa è di richiamare l’opinione pubblica sulla necessità di misure in grado di assicurare i diritti più elementari e stimolare le famiglie e le istituzioni verso l’impegno affinché si convertano e promuovano azioni per la pace, la giustizia e la solidarietà quali assi fondamentali per la costruzione di una democrazia cittadina, senza disuguaglianze né povertà. “Fermiamo la violenza, rispettiamo la vita” è il tema della campagna che si sta portando avanti nelle otto diocesi del Paese. Ogni mese viene scelto un argomento nuovo sul quale riflettere, i prossimi sono: pace ed integrità morale; pace, verità e libertà e pace e riconciliazione. La Caritas, nel lanciare le iniziative, ha sottolineato come una delle principali cause di violenza è legata all’insicurezza politica ed economica. Inoltre il sistema giuridico è in difficoltà e spesso molte persone tendono a farsi giustizia da se, ricorrendo a linciaggi ed esecuzioni extragiudiziali. Non bisogna poi dimenticare la deriva dell’educazione, influenzata dalla rottura dei legami tra famiglia e scuola. Ugualmente influisce la disoccupazione che cresce drammaticamente e che costringe le persone a cercare una qualsiasi forma di sostegno attraverso il crimine.(B.C.)
In Cile, ad agosto la prima Giornata nazionale di Pastorale della salute
◊ Conoscere le esperienze diocesane della Pastorale della Salute e coordinare il lavoro diocesano a partire dalla riflessione sui nuovi Orientamenti Pastorali 2008-2012 dell’Episcopato cileno. E’ l’obiettivo della prima giornata nazionale di Pastorale della Salute che prenderà il via, come riporta l’agenzia Fides, dal 6 all’8 agosto prossimo a La Florida. L’incontro è organizzato dalla Commissione Nazionale per la Pastorale della Salute, organismo della conferenza Episcopale del Cile presieduto da mons. Marco Antonio Órdenes, vescovo di Iquique. Una giornata che servirà, fanno sapere i vescovi, a rendere visibile l’amore di Gesù che guarisce il cuore, restituendo libertà, dignità e speranza, doni divini per la pienezza personale ed il servizio agli altri. (B.C.)
Il segretario generale dell’ONU nomina Navanethem Pillay nuovo alto commissario per i Diritti Umani
◊ La giudice sudafricana Navanethem Pillay sarà nominata nuovo Alto Commissario delle Nazioni Unite per i Diritti Umani, prendendo di fatto il posto della canadese Louise Arbour, che ha portato a termine il proprio mandato quinquennale. La notizia è stata data dal segretario generale al cospetto dell’Assemblea generale: “È il risultato di un ampio processo di selezione”, ha detto Ban-ki-Moon, specificando che la decisione è stata presa in seguito alle consultazioni con gli Stati membri dell’ONU. Nel 1995 Pillay diventò giudice e quindi presidente del Tribunale penale internazionale ONU per il Rwanda, dove stava avendo luogo il genocidio; dal 2003, invece, presta servizio come giudice presso la Corte penale internazionale dell’Aja. Il segretario generale ha assicurato che la difesa dei Diritti Umani resterà una priorità per le Nazioni Unite, tanto che l’Assemblea generale ha stanziato in questa direzione maggiori risorse finanziarie. Ban-ki-Moon, nel fare gli auguri al nuovo Alto Commissario, ha detto che si aspetta continui la proficua collaborazione con l’Assemblea generale e il Consiglio dei Diritti Umani. (R.B.)
Il messaggio dei vescovi del Kenya dopo le rivolte degli studenti nelle scuole
◊ I vescovi del Kenya hanno espresso in un messaggio ai giovani la loro “grande preoccupazione per l’ondata di violenza e di disordini nelle scuole secondarie”. Negli ultimi giorni gli studenti di circa 300 scuole sia pubbliche che private (anche cattoliche) sono in rivolta contro il sistema scolastico del Paese, estremamente duro e selettivo. Nella nota riportata dall'agenzia Fides, la Conferenza episcopale locale, guidata da mons. Maurice Anthony Crowley, vescovo di Kitale e presidente della Commissione per l’Educazione, spiega le principali cause di questo disagio giovanile, che hanno spinto a un’esplosione improvvisa della violenza: mancanza di formazione religiosa e sociale, assenza di spirito di tolleranza e perdono, mancanza di una guida da parte dei genitori. A questo si aggiungono lo stress per la competizione scolastica, le tensioni sociali dei mesi scorsi derivanti dagli scontri fra presidente e primo ministro, l’aumento del 30-40% dei prezzi dei generi alimentari che crea sconforto e mancanza di fiducia nel futuro e la diffusione di droghe. I vescovi, in conclusione, esprimono la loro vicinanza alla famiglia di Abdi Noor, studente morto durante l’incendio del dormitorio della Upper Hill High School, danno indicazioni su come uscire da questa situazione, invitano i soggetti coinvolti a prendersi le proprie responsabilità e chiedono un anno di sospensione dagli studi per i colpevoli delle violenze. (R.B.)
A Kinshasa, una Conferenza per creare un centro che tuteli i diritti delle donne
◊ È in corso di svolgimento a Kinshasa, la capitale della Repubblica democratica del Congo, la conferenza internazionale dei ministri per i Diritti delle donne di undici Paesi della regione africana dei Grandi Laghi: Angola, Burundi, Repubblica Centrafricana, Repubblica del Congo, Repubblica democratica del Congo, Kenya, Rwanda, Sudan, Uganda, Tanzania e Zambia. All’incontro sono presenti anche esponenti dell’Unione africana e della Banca di sviluppo. Obiettivo della due giorni – come riporta il Sir - è la creazione di un centro di ricerca e documentazione per i diritti delle donne nella regione, sul modello del “Palestinian Women Research & Documentation Center” fondato a Ramallah nel 2006 su iniziativa dell’UNESCO. Il progetto mira a promuovere il rispetto dei diritti delle donne e l’uguaglianza di genere, creando una rete di contatti tra le associazioni che difendono i diritti femminili. (R.B.)
Il Rapporto UNRWA 2007: il 45% della popolazione a Gaza vive al di sotto della soglia di povertà
◊ L’agenzia dell’ONU per i rifugiati della Palestina (UNRWA) ha reso noto il rapporto socio-economico 2007 sulla situazione dei Territori. Secondo quanto rilevato – e riportato da AsiaNews – il 45% della popolazione della Striscia di Gaza vive al di sotto della soglia di povertà, misurata in 457 dollari al mese per una famiglia di sei persone. Altro grave problema è la disoccupazione, che affligge soprattutto i lavoratori più giovani, e che nell’area ha raggiunto livelli “senza precedenti”. I dati si basano su quelli forniti dall’Ufficio centrale palestinese di statistiche che evidenzia, però, una situazione lievemente migliore in Cisgiordania, dove le persone che vivono di stenti sono il 20% degli abitanti. Qui la soglia di povertà è individuata in 572 dollari al mese sempre per una famiglia composta da sei persone. (R.B.)
Gemellaggio culturale tra Gerusalemme e il comune senese di Abbadia San Salvatore
◊ Da pochi giorni Gerusalemme e il comune di Abbadia San Salvatore, in provincia di Siena, sono gemellati. La cerimonia ufficiale si è svolta,qualche tempo fa, nell’abbazia del Santissimo Salvatore del piccolo paese toscano. Durante la Messa in rito gregoriano, i due rappresentanti religiosi hanno firmato simbolicamente una pergamena: da una parte padre Ibrahim Faltas, parroco della parrocchia latina di Gerusalemme, e dall’altra padre Amedeo dell’abbazia badese. Quest'ultimo, nel corso della cerimonia, ha donato a padre Faltas una reliquia di San Marco Papa, santo patrono del paese. Il gemellaggio è nato in maniera spontanea, in seguito alla realizzazione del progetto “Children without borders”: un’iniziativa del comune di Abbadia San Salvatore e della Provincia di Siena, per promuovere corsi di formazione per allenatori di calcio e di basket palestinesi. L’obiettivo era quello di favorire l’incontro tra culture diverse attraverso lo sport di squadra e creare occasioni di integrazione e socializzazione. Il Comune senese riproporrà l’iniziativa anche il prossimo anno: nel 2009 è previsto l’arrivo in Toscana di altri giovani palestinesi e la partenza di almeno 5 giovani badenghi per Gerusalemme. (B.B.)
A settembre, 170 parlamentari italiani in pellegrinaggio in Terra Santa
◊ Saranno 170 i parlamentari italiani, tra deputati e senatori, che dal 3 al 9 settembre si recheranno in pellegrinaggio in Terra Santa, proprio in un momento storico in cui la pace in Medio Oriente tra israeliani e palestinesi sembra più vicina. Ad accompagnare la delegazione di uomini politici, formata, tra gli altri, dal presidente del Senato Renato Schifani, i ministri Angelino Alfano e Raffaele Fitto, il sindaco di Roma Gianni Alemanno, Paola Binetti e Livia Turco (PD), Luisa Capitanio Santolini (UDC) e Sergio Pifferi (IDV), il cappellano di Montecitorio: l’arcivescovo Rino Fisichella. “Un piccolo segno di testimonianza fatto da persone che hanno una responsabilità particolare – ha detto all’agenzia Sir il vicepresidente della Camera, Maurizio Lupi – ci auguriamo possa essere un’occasione per esprimere la nostra vicinanza ai tanti cristiani che vivono in Terra Santa e che spesso vengono dimenticati, ma anche per rilanciare ulteriormente il processo di pace nell’area”. (R.B.)
Nel mondo diminuiscono i Paesi che ricorrono alla pena di morte, ma aumentano le esecuzioni. Lo rivela il Rapporto di “Nessuno tocchi Caino”
◊ Diminuiscono i Paesi che ricorrono alla pena di morte, ma cresce il numero totale delle esecuzioni capitali. E’ quanto emerge dal Rapporto di “Nessuno Tocchi Caino” presentato ieri a Roma, che fotografa l’andamento dell’anno scorso e dei primi mesi del 2008. Alla Cina la maglia nera con almeno 5mila esecuzioni nel 2007, più dell’85% del totale mondiale, anche se negli ultimi mesi sembrano diminuite. Al secondo posto c’è l’Iran con almeno 355 esecuzioni, subito dopo l’Arabia Saudita con 166 e il Pakistan con 134. I Paesi che ricorrono a questa pratica sono per lo più sistemi autoritari che coprono praticamente il 99% delle esecuzioni capitali mondiali. L’Asia è il continente più ferito, nelle Americhe solo gli Stati uniti compiono esecuzioni, 42 nel 2007, meno rispetto agli anni precedenti. In Africa la pena di morte è stata eseguita in 7 paesi, fra cui Libia, Somalia e Sudan. Unica eccezione in Europa, la Bielorussia che continua a compiere esecuzioni capitali: è stato registrato almeno un caso. In mancanza di dati ufficiali, un numero imprecisato di condanne a morte sarebbe avvenuto in Egitto, Malesia e Mongolia. Secondo il Rapporto di “Nessuno Tocchi Caino”, nel 2007 due Paesi in meno rispetto all’anno precedente hanno effettuato la pena capitale, anche se il numero totale delle esecuzioni è aumentato di circa 200 casi, a causa dell’Iran, dove sono cresciute di un terzo; quadruplicate in Arabia saudita. Più di cento i Paesi che hanno deciso di abolirla per legge o nella pratica; la Russia, impegnata in questa strada, sta nel frattempo attuando una moratoria. Si conferma dunque l’evoluzione positiva degli ultimi dieci anni e l’importante approvazione, il 18 dicembre 2007, da parte dell’ONU della Risoluzione, presentata dall’Italia e sostenuta da altri Paesi per una moratoria della pena capitale in vista dell’abolizione. Per questo impegno, il premio Abolizionista dell’Anno è stato conferito all’ex premier italiano Romano Prodi.(A cura di Debora Donnini)
Bagno di folla a Berlino per Barack Obama, il candidato democratico alla Casa Bianca
◊ E’ stato un bagno di folla con oltre 200.000 persone, quello riservato ieri a Berlino, al senatore e candidato democratico alla Casa Bianca, Barack Obama. Preceduto dal successo della prima tappa del suo viaggio in Europa, Obama giunge oggi a Parigi da dove proseguirà per Londra. Completamente differente la strategia del candidato repubblicano John McCain, meno esposto da un punto di vista mediatico e che incontra oggi negli USA il Dalai Lama. A Dennis Redmont, corrispondente da Roma per l’Associated Press, Stefano Leszczynski ha chiesto le ragioni del successo mediatico di Obama:
R. – C'è per la prima volta un candidato nuovo alla Casa Bianca. Questo elemento di novità piace ai media. Poi il contenuto e la corsa alla Casa Bianca saranno ben altro.
D. – Alcuni analisti sostengono che John McCain, il candidato repubblicano, abbia tutto da guadagnare da questa sovraesposizione del suo avversario politico...
R. – Si dovrà aspettare due passaggi essenziali: prima, la scelta da parte dei due candidati dei loro vice presidenti; secondo passaggio obbligatorio è il dibattito tra i due candidati. Solo allora gli americani cominceranno a fare dei ragionamenti per chi votare. Qualcuno potrebbe addirittura pensare: “Questo è un referendum per Obama e allora non ci vado se non mi piace”.
D. – Barack Obama è stato spesso paragonato al presidente Kennedy e ancora di più dopo questa visita berlinese...
R. – La verità è che Reagan e Kennedy hanno fatto i loro discorsi da presidente, non da candidati. Non per niente, il bagno di folla non è successo alla Porta di Brandeburgo ma vicino alla Colonna della Vittoria, perché i tedeschi sono ben coscienti della differenza tra questi due luoghi simbolo.
Serbia
La Serbia ha deciso di rimandare i suoi ambasciatori negli Stati membri dell'UE. I diplomatici erano stati ritirati da oltre 40 sedi in seguito al riconoscimento dell’indipendenza unilaterale proclamata dal Kosovo. La decisione è stata presa dal consiglio dei ministri all'unanimità e rappresenta un ulteriore passo di avvicinamento all’Europa dopo l’arresto di Radovan Karadzic. Resta invece vacante, per il momento, la poltrona dell'ambasciatore serbo negli Stati Uniti, considerati a Belgrado i principali sostenitori dell'indipendenza del Kosovo.
Grecia
E' di otto morti e quattro feriti il bilancio dell'esplosione e dell'incendio avvenuti ieri a bordo della nave cargo a bandiera panamense nei cantieri navali greci di Perama, al Pireo. Sono occorse quattro ore ai pompieri per avere ragione del rogo, che minacciava di propagarsi a un altro mercantile. Al momento, ancora non sono note le cause dell’esplosione ma intanto è stato arrestato uno dei responsabili delle operazioni di riparazione alla nave, perchè sospettato di non aver rispettato tutte le misure di sicurezza.
Gran Bretagna
Dopo le amministrative di Londra del maggio scorso, ancora una pesante sconfitta per il partito laburista del premier Gordon Brown, che ha perso una cruciale elezione suppletiva svoltasi ieri a Glasgow est. La città scozzese è da sempre considerata la roccaforte del Labour Party. Da Londra, ci riferisce Sagida Syed:
E’ una pesante sconfitta per il primo ministro Gordon Brown l’elezione di John Mason candidato del partito nazionale scozzese, nelle suppletive di ieri a Glascow est, una delle roccaforti labouriste. Per una differenza di poco più di 350 voti, il partito al governo è sceso al secondo posto, seguito dai conservatori e dai socialdemocratici. Grazie a una campagna elettorale impostata sul tema dell’economia, il partito nazionalista scozzese ha ufficializzato l’impopolarità di Gordon Brown e la perdita di rappresentatività dei laburitsti al governo da 11 anni. Oggi il premier si incontrerà con i suoi ministri e con i sindacati per affrontare la crisi, ma è prevedibile una ribellione da parte di alcuni esponenti del suo partito che ne metteranno in discussione l’autorità. Commentando la sua vittoria, John Mason ha detto che è un terremoto politico e che le ripercussioni si faranno sentire a Westminster.
Iraq
Polemiche e disappunto sta suscitando la decisione del Comitato Olimpico internazionale di escludere Iraq dai Giochi di Pechino dopo lo scioglimento deciso dal governo di Baghdad del Comitato Olimpico Nazionale accusato di corruzione. Il portavoce del governo iracheno ha parlato di misura ingiusta che va contro gli interessi degli iracheni. Critiche espresse anche dalla Casa Bianca. Intanto, in Iraq, la situazione dal terreno fa registrare nuovi morti. Ieri sera otto persone sono state uccise e altre venti sono rimaste ferite quando una donna kamikaze si è fatta esplodere a Baquba, nel nord-est dell’Paese.
India
Almeno tre persone sono rimaste uccise e circa 20 sono rimaste ferite a seguito di una serie di sette esplosioni avvenute stamani a Bangalore, nel sud dell’India. Gli attacchi sono avvenuti alle fermate dell'autobus di alcune zone abbastanza vicine tra loro. Secondo fonti dei servizi di intelligence indiani, citati dalla stampa, dietro gli attentati di oggi potrebbero esserci i movimenti integralisti islamici locali.
Zimbabwe
Si sono aperti, ieri in Sudafrica, i negoziati tra maggioranza e opposizione per porre fine alla crisi politica dello Zimbabwe, scoppiata dopo il contestato ballottaggio presidenziale che ha riconfermato Mugabe. Si cerca un’intesa per un governo di unità nazionale con poteri condivisi e sulla riforma costituzionale. I colloqui dei capi delegazione delle due parti dovrebbero concludersi in circa due settimane.
Somalia: volontari italiani
Giuliano Paganini e Jolanda Occhipinti, i due volontari italiani rapiti in Somalia il 21 maggio scorso, sono ancora vivi. Dopo di due mesi di silenzio stampa deciso dalla Farnesina, a darne notizia ieri è stato il ministro degli Esteri, Franco Frattini. (Panoramica internazionale a cura di Marco Guerra)
Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LII no. 207
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