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Sommario del 22/07/2008
I giovani della GMG chiamati a costruire la civiltà dell’amore con la forza dello Spirito Santo. Così il Papa al rientro da Sydney a conclusione della Giornata mondiale della gioventù
◊ “Ho avuto la gioia di incontrare giovani provenienti da tutto il mondo pronti a lasciarsi guidare dalla forza dello Spirito Santo per contribuire generosamente alla costruzione della civiltà dell'amore”: è quanto ha affermato Benedetto XVI in un telegramma indirizzato al presidente della Repubblica italiana Giorgio Napolitano al suo rientro dalla Giornata Mondiale della Gioventù di Sydney. L’aereo papale è atterrato ieri sera a Ciampino verso le 23.00. Il Pontefice si è poi trasferito nella residenza di Castel Gandolfo, dove resterà fino al 28 luglio, giorno in cui partirà per Bressanone, in Trentino-Alto Adige, per un periodo di riposo fino all’11 agosto. Domani, lo ricordiamo, non si terrà la consueta udienza generale del mercoledì. Ma ora che si sono spenti i riflettori sulla Giornata Mondiale della Gioventù di Sydney, cosa resta di questo grande evento ecclesiale? La parola al nostro inviato Roberto Piermarini:
(Inno GMG)
Resta lo stupore di Sydney, una città moderna, secolarizzata, alla vigilia fredda e distaccata, che confina la religione nel privato, ma che è stata “contagiata” dalla figura di Benedetto XVI, che non è venuto solo come maestro ma come Vicario di Cristo per annunciare – davanti a tanto relativismo - la verità del Vangelo.
Resta la parola del Papa. Una parola chiara che ha riaffermato quanto la Chiesa ami la vita, dal concepimento fino alla morte naturale e ami la natura creata da Dio; che l’uomo – a immagine di Dio – è stato creato per amore e quindi è felice solo quando ama, quando si dona, come ha insegnato la beata australiana Mary McKillop; che gli idoli del mondo come la ricchezza, l’amore possessivo ed il potere, ingannano l’uomo che invece di trovare la vita sperimenta la morte.
Resta il profondo dolore di Benedetto XVI che non ha nascosto lo scandalo per gli abusi sessuali sui minori commessi da alcuni esponenti del clero; li ha definiti “misfatti” che danneggiano la testimonianza della Chiesa cattolica e che vanno portati davanti alla giustizia. L’incontro che ha avuto con alcune di queste vittime, resterà come un segno di profonda sollecitudine pastorale del Papa.
Resta la sorpresa della grande stampa australiana affascinata dalla freschezza e dalla gioia di vivere di tanti ragazzi. “Sono amichevoli, entusiasti e totalmente distanti da quel cinismo che spesso trascina in basso la nostra società” ha scritto un giornale locale. Resta la testimonianza di migliaia di giovani di ogni parte del mondo che hanno sfidato le distanze, i costi altissimi del viaggio, i disagi della permanenza. Ma hanno dimostrato con la loro testimonianza che la Chiesa è giovane ed è amica dei giovani e li vuole cercare, ascoltare, accompagnare e ammaestrare.
Resta il silenzio degli oltre 230 mila giovani in adorazione davanti al Santissimo Sacramento durante la veglia a Randwick che ha reso evidente la presenza di Cristo in mezzo a loro. Resta la commozione di tanti giovani ed abitanti di Sydney, città sempre più agnostica, al passaggio della Via Crucis che ha attraversato le vie della città. La crocifissione e la deposizione sono stati momenti di forte intensità emotiva.
Resta l’immagine degli aborigeni e dei nativi di questa terra, che cercano un ruolo in questa società multietnica. Li abbiamo visti solo nel loro aspetto folcloristico, ora il Paese deve continuare i suoi sforzi per integrarli a livello educativo e sociale. Resta la consapevolezza che la GMG non è più solo un’intuizione di un Papa ma ormai – come ha detto il cardinale di Sydney Pell – fa parte della vita della Chiesa.
Resta la grazia dello Spirito Santo, presente in questi giorni a Sydney che grazie ai giovani di ogni latitudine e ogni cultura, ha trasformato questa grande metropoli, in una nuova Pentecoste.
Infine resta l’“Alleluja”, la colonna sonora che ha accompagnato tutti i momenti più forti di questa GMG, in cui si è reso grazie a Dio per questo evento e per tutti i frutti di santità che porterà nei giovani.
(Inno GMG)
A Sydney, pellegrinaggio dei giovani italiani della GMG per ringraziare la Madonna di Loreto
◊ Pur se conclusa ufficialmente domenica, con la Messa del Papa, la GMG ha vissuto oggi un nuovo avvenimento: il pellegrinaggio di ringraziamento alla Madonna di Loreto dei giovani italiani. Il pellegrinaggio, a cui hanno preso migliaia di ragazzi, si è concluso alla Cattedrale di St. Mary di Sydney dove c’era per noi, Francesca Baldini:
La comunità italiana ringrazia Sydney e la Chiesa australiana con un pellegrinaggio nella cattedrale di St. Mary a cui hanno partecipato migliaia di fedeli. La celebrazione di oggi ha segnato l’atto conclusivo di questa Giornata mondiale della gioventù per gli oltre 10 mila giovani giunti dall’Italia. Durante la Messa, presieduta dal cardinale George Pell, sono stati donati alla diocesi di Sydney - in segno di ringraziamento per il calore e l’accoglienza dimostrata in questi giorni - una riproduzione della Madonna di Loreto e la croce di San Damiano alla conferenza episcopale australiana. Ad aprire la celebrazione le parole di mons. Giuseppe Betori, segretario generale della CEI, che ha sottolineato come “questi siano un segno per portare a lungo la memoria di questi giorni e dei giovani italiani che tanto hanno ricevuto in questa settimana”. Inoltre, mons. Betori ha voluto ringraziare il cardinale Stanislao Rylko, presidente del Pontificio Consiglio per i Laici, e mons. Josef Clemens, segretario dello stesso dicastero, e la delegazione della regione Marche. Parole colme di gratitudine anche da parte del cardinale Pell, che ha dichiarato: “La vostra fede, la vostra gioia e la vostra allegria sono state un bellissimo esempio per Sydney. Vi ringrazio per questi doni, segno del contributo degli italiani a questa GMG”. La celebrazione è stata molto partecipata, grazie anche ai numerosi fedeli della comunità italo-australiana, felici di aver vissuto insieme ai giovani questo evento, aprendo le porte delle loro case. Numerosi gli applausi nel corso della Messa, tra quelli più sentiti l’ultimo, quando don Nicolò Anselmi, responsabile nazionale della Pastorale giovanile della CEI, ha regalato al cardinale Pell, la caratteristica felpa blu con la scritta Italia, indossata dalle migliaia di pellegrini italiani nel corso della GMG.
Sulla GMG di Sydney, le riflessioni di mons. Bruno Forte e Salvatore Martinez
◊ Al di là delle emozioni, la GMG di Sydney è stata per i giovani di tutto il mondo soprattutto una grande occasione per approfondire la propria fede. Un aiuto fondamentale, in tale direzione, è venuto dai discorsi del Papa. Interventi di grande densità che sicuramente andranno ripresi e approfonditi dai ragazzi con i loro pastori. Alessandro Gisotti ha raccolto la riflessione dell’arcivescovo Bruno Forte di ritorno da Sydney:
R. – Nel discorso della Veglia, che è stata una grande catechesi di spessore teologico profondo, Papa Benedetto si è messo in gioco in prima persona, perché ha messo al centro della sua riflessione la meditazione di Agostino. Ha detto chiaramente come nella sua vita sia stato importante incontrarsi con dei grandi maestri spirituali che lo portassero a vivere l’esperienza dello Spirito. Ora, questo messaggio che coinvolgeva in prima persona il testimone, certamente non era un messaggio facile. Tutto questo doveva passare, attraverso una catechesi, a centinaia di migliaia di giovani che venivano da tutto il mondo. Alcuni mi dicevano che era un discorso che si doveva seguire con grande concentrazione. E questo non è sempre facile nella grande massa delle persone. Al di là di questa difficoltà obiettiva che nasceva dalla difficoltà della cosa, i ragazzi coglievano però il fatto che quest’uomo si mettesse in gioco. Io ho notato questo soprattutto in giovani di cultura anglosassone, che hanno sentito molto fortemente la vicinanza di questo grande vecchio che parlava dalla sapienza del cuore. I ragazzi lo amano!
D. – I giovani amano Benedetto XVI forse anche perché li prende sul serio, non li sottovaluta...
R. – Sì. Faccio l’esempio di un giovane inglese che ho incontrato in aeroporto, il quale mi diceva che certamente seguire il discorso è stato impegnativo. Tuttavia, mi diceva, questo discorso è importante per la sua vita, perché è il discorso di un Papa “che non fa sconti sulla verità”. Mi confidava: “Noi giovani abbiamo bisogno di qualcuno che ci dia dei riferimenti forti, una luce che illumini il nostro cammino e che sia una luce affidabile”. Da questo punto di vista, certamente c’è nei giovani della nostra epoca un bisogno di riferimenti forti, che diano sapore, senso alla vita e motivino anche la passione di vivere.
D. – La GMG è un grande avvenimento, ma ovviamente non è la tappa finale di un percorso, semmai la tappa intermedia. Come i pastori possono dunque aiutare i giovani ad approfondire i temi sviluppati a Sydney e, in particolare, quello fondamentale della Persona dello Spirito Santo?
R. – La GMG è sempre più diventata un cammino che ha qualcosa di importante che lo precede e qualcosa di importante che lo segue. Ciò che precede è il lavoro che si è fatto nelle diocesi. Quelli che erano lì a Sydney erano motivati. Dalla Giornata parte, però, un cammino successivo, che è quello che poi va fatto nelle diocesi. Io ho dato il mandato ai miei giovani, chiedendo loro proprio di meditare su cosa lo Spirito ha detto ai loro cuori e di prendere questo dono dello Spirito come una sorta di impegno e di sfida da vivere poi nella vita diocesana, cammino che ci porti a vivere la vita dello Spirito di cui in maniera molto bella il Papa ha parlato nell’omelia della Messa. C’è, dunque, un cammino che ci aspetta, ma i giovani di Sydney, che hanno dimostrato di arrivare motivati a questo incontro, credo siano affidabili e perciò possiamo pensare ad un cammino che continuerà nelle chiese locali, preparandoci anche così alla grande e successiva tappa internazionale, la Giornata mondiale dei giovani a Madrid nel 2011.
Per una settimana, Sydney ha vissuto l’esperienza di una nuova Pentecoste. La GMG, incentrata sul tema “Avrete forza dallo Spirito Santo che scenderà su di voi e mi sarete testimoni” darà un rinnovato vigore ai giovani tornati a casa dopo questa straordinaria esperienza. Ne è convinto Salvatore Martinez, presidente del Rinnovamento nello Spirito Santo, intervistato da Fabio Colagrande:
R. – Intanto vorrei dire che mai era capitato che in così breve tempo la persona dello Spirito Santo venisse così fortemente ricordata, evocata, invocata e sperimentata. Il Papa non si è smentito, perché nel messaggio che aveva inviato un anno fa ai giovani aveva detto che bisognava prendere lucida coscienza della presenza e dell’azione dello Spirito Santo. Il messaggio di Benedetto XVI nella veglia di sabato è di grandissima attualità e di grandissima profondità. Ha ricordato il bisogno di armonia, di ordine, di non rompere l’equilibrio sociale, l’integrità della persona umana, di non ridurre gli orizzonti della verità, e lo ha fatto proprio indicando nella persona dello Spirito Santo Colui che è capace di creare questa riconciliazione tra l’uomo e Dio. Ce è bisogno - e i giovani di questo sono stati fortemente portatori a Sydney - c’è bisogno di una generazione che non soltanto riscopra il valore della fede, ma che sia capace di donarla, attraverso la creatività che proprio viene dallo Spirito.
D. – Lo stesso Papa ha ricordato come i diversi modi attraverso i quali le Scritture descrivono lo Spirito - il vento, il fuoco, il soffio – mostrano questa difficoltà a comprenderlo in maniera profonda, a rappresentarlo. Perché, secondo lei, c’è questa difficoltà?
R. – Intanto, il Santo Padre ci ha invitato a riconoscere la vera identità dello Spirito Santo, ripartendo dalla Parola di Dio e provando a cogliere la sua presenza, non soltanto nella storia della Salvezza, come appunto la Bibbia è capace di testimoniarci, ma poi nella vita di ogni giorno. Lo Spirito Santo è l’implicito del divino, che poi si esplicita nell’azione, nella vita di ogni uomo. Quando vediamo vincere la paura, quando vediamo che la debolezza si fa forza, quando vediamo che dinanzi alle sfide del nostro tempo ritroviamo forza, non c’è dubbio che alleato dell’uomo, benefico amico dell’uomo, forza interiore che lo spinge, è proprio lo Spirito Santo. L’amore si rende possibile anche nelle situazioni più impensabili. La comunione si rende praticabile allorquando lo Spirito di divisione, lo spirito di morte vorrebbe esaurirla e, dinanzi ai grandi miracoli che ancora accadono, come il grande miracolo della gioia che ha invaso Sydney, chiedersi che cosa significa tutto questo. All’origine della presenza e dell’azione dello Spirito e della Pentecoste c’è sempre questa domanda. Quando l’ordine naturale è sconvolto, quando qualcosa di sorprendente accade, bisogna chiedersi che cosa sta succedendo. Certamente, in quel momento, è all’opera, è all’azione, lo Spirito Santo.
D. – Lei in questo momento ci sta parlando da Sydney, qual è il suo bilancio della GMG?
R. – Questo continente giovane ha riscoperto il vero elisir di giovinezza della storia, che è la fede. Da 2000 anni l’umanità si dibatte nel tentativo di cancellare la presenza di Cristo e Cristo risorge vivo nel volto di questi giovani, che hanno segnato questo continente. Benedetto XVI mostra che la Chiesa è giovane, perché sa ripartire dai giovani, perché sa indicare ragioni di vita e di speranza ai giovani. Ritorna ristorato, rinfrancato dall’affetto che i giovani gli hanno mostrato e lascia un segno indelebile.
Incontro in Vaticano tra l'arcivescovo Mamberti e il ministro degli Esteri italiano Frattini
◊ Il segretario per i Rapporti con gli Stati, l’arcivescovo Dominique Mamberti, ha incontrato ieri in Vaticano il ministro degli Esteri italiano Franco Frattini. Al centro del colloquio, oltre a questioni di carattere bilaterale, i principali temi dell'agenda internazionale: la situazione in Medio Oriente e nel continente africano, le prospettive del processo d’integrazione europea, la lotta alla povertà nel mondo, le questioni della sicurezza alimentare, energetica e dell’ambiente, il dialogo interreligioso.
Rinuncia
◊ Il Santo Padre ha accettato la rinuncia all’ufficio di ausiliare di México (México) presentata da mons. Abelardo Alvarado Alcántara, per raggiunti limiti di età.
Oggi su "L'Osservatore Romano"
◊ “Quel soffio di Dio che abita l’essere umano”: in prima pagina un commento del priore di Taizé fratel Alois di ritorno da Sydney
Intervista di Mario Ponzi a Gianluigi Marrone, giudice unico del Tribunale Vaticano e direttore del nuovo Servizio per la sicurezza e la salute dei lavoratori
Nell’informazione internazionale, in primo piano l’arresto a Belgrado di Radovan Karadzic, accusato di essere il pianificatore del genocidio dei musulmani bosniaci a Srebrenica. In rilievo anche la situazione in Zimbabwe: storico accordo tra Governo e opposizione
In cultura, stralci del saggio di Alessia Amenta contenuto nel catalogo della mostra “La lupa e la sfinge. Roma e l’Egitto dalla storia al mito”, allestita presso il museo nazionale di Castel Sant’Angelo
Maurizio Fontana intervista il neurologo Gian Luigi Gigli sul problema dell’assistenza ai malati in stato vegetativo
Il 25 luglio compie trent’anni Louise Brown, la prima bimba nata in provetta. Sul tema interviene Giulia Galeotti con un articolo dal titolo “I figli disadattati dell’onnipotenza scientifica”
Intervista di Marta Lago al cardinale Jean-Louis Tauran, presidente del Pontificio Consiglio per il Dialogo Interreligioso, dopo la conclusione della conferenza di Madrid.
La cattura di Karadzic, accusato di genocidio nei Balcani
◊ L'ex presidente della Repubblica serba di Bosnia Radovan Karadzic arrestato ieri sera a Belgrado dopo 13 anni di latitanza, si è avvalso della facoltà di non rispondere alla lettura delle accuse a suo carico da parte del giudice istruttore Milan Dilparic: questi, alla fine dell’interrogatorio, ha firmato l'ordinanza per la consegna di Karadzic al Tribunale penale internazionale dell'Aja per l'ex Jugoslavia. L'ex leader dei serbo-bosniaci, accusato dal Tribunale di genocidio, crimini di guerra e contro l'umanità, era al primo posto nella lista dei ricercati dell’Alta corte competente per la ex Jugoslavia. Tuttora in fuga invece l’altro grande accusato, il generale Ratko Mladić. Ma cosa ha portato a questa cattura? Sentiamo Antonio Cassese, già presidente del Tribunale per la ex Yugoslavia, intervistato da Fabio Colagrande:
R. – Il cambiamento di governo in Serbia e il desiderio acuto di diventare parte dell’Unione Europea, quindi per ragioni puramente politiche. E’ triste pensare che quest’obbligo internazionale esisteva dal 1995 per tutti gli Stati della regione, e nessuno ha ottemperato a quest’obbligo. E’ stato necessario, appunto, che subentrasse una motivazione politico economica, per far fronte a quest’obbligo di arrestare Karadzic e consegnarlo al Tribunale dell’Aja.
D. – Come commentare quanto detto dal presidente della Commissione europea Barroso, cioè che si tratta di un fatto che può portare ad uno sviluppo positivo e contribuire a riportare la giustizia nei Balcani. Si può dire questo, professor Cassese?
R. – Sì, penso di sì, perché in realtà Barroso vede - dal punto di vista dell’ingresso graduale della Serbia nell’Unione Europea - che è un fatto positivo, perché significa che l’Unione Europea condizionerà il processo democratico della Serbia e cercherà di espungere sempre di più il nazionalismo serbo. Anche perché, oltretutto, a Belgrado, già da qualche anno, la giustizia sta marciando molto meglio nel senso che, finalmente, si possono consegnare alcuni degli arrestati che sono nel carcere dell’Aja, alle autorità di Belgrado perché è fondato sperare che i processi a cui saranno sottoposti, saranno equi e giusti.
Numerosi i commenti internazionali all’arresto di Karadzic. Soddisfazione è stata espressa dal segretario generale dell’Onu, Ban Ki-moon, così come da Serge Brammertz, procuratore capo del Tribunale per i crimini di guerra delle Nazioni Unite, istituito per giudicare i responsabili delle atrocità commesse durante i conflitti nei Balcani degli anni ’90. Brammertz ha dichiarato, in un comunicato, che l’arresto di Karadzic “rappresenta una pietra miliare nella cooperazione” con il Tribunale e si è congratulato con le autorità serbe, mentre la presidenza francese dell’Unione Europea ha definito la cattura “un passo importante della Serbia” nel processo di avvicinamento all'Unione a 27. Unica voce fuori dal coro è quella della Russia che ha chiesto la chiusura del Tribunale penale internazionale per il timore che sia parziale nel giudizio. Ma questo arresto può cambiare il corso delle cose nei Balcani e quindi anche in Kosovo e in Bosnia Erzegovina? Luca Collodi lo ha chiesto a don Lush Gjergji, parroco di Bince, in Kosovo, apprezzato intellettuale cattolico dei Balcani:
R. – Secondo noi sì, perché penso che il presidente Tadic abbia rafforzato ormai il suo potere. Lui è un uomo costruttivo e positivo. Quindi, si aspettava un momento giusto e credo che questo sia il momento giusto per lavorare con la comunità internazionale, per dare questi segnali positivi e non solo dichiarazioni filo-europee e quindi cercare una giustizia vera per cancellare così una colpa che pesava moltissimo sul popolo serbo e anche sul governo serbo.
D. – Don Gjergji, il dialogo religioso in Kosovo, anch’esso sta proseguendo?
R. – Molto bene. Stiamo proseguendo con la comunità islamica, abbiamo ottimi rapporti, anche regolari. Abbiamo reagito insieme, sia per scritto che verbalmente, per la costituzione del Kosovo, riguardo alla difesa incondizionata della vita, riguardo al matrimonio, condannando i matrimoni omosessuali, e riguardo al diritto alla libertà religiosa delle singole comunità. Abbiamo ancora la difficoltà di comunicare con la Chiesa sorella, la Chiesa ortodossa serba, ma io sono profondamente convinto che con l’aiuto di Dio e con la nostra apertura sia verso la comunità islamica, sia verso i fratelli cristiani, che sono ortodossi, serbi e montenegrini, che la nostra Chiesa con molto coraggio porterà avanti sia il dialogo interreligioso e interetnico, sia il dialogo ecumenico.
Radovan Karadzic è considerato la mente del massacro di Srebrenica, le cui vittime, nell’estate 1995, furono ufficialmente 7.800, sebbene alcune associazioni per gli scomparsi e le famiglie delle vittime affermino che furono oltre 10.000. La strage è stata considerata un genocidio dalla Corte internazionale di giustizia e una delle peggiori atrocità dopo quelle della Seconda guerra mondiale. Salvatore Sabatino ha chiesto un commento sull’arresto di Karadzic a Mubina Calik, una sopravvissuta di Srebrenica. Ascoltiamo:
R. – Sono felice del fatto che ci sia finalmente giustizia per persone come lui. Aspettavamo questo momento da tanto tempo: sono passati 13 anni dal massacro di Srebrenica, nel quale ho perso mio padre e tutti i miei familiari, diventando un’orfana rifugiata per sempre.
D. – Lei che ha vissuto quella tragedia, cosa ricorda di quei giorni?
R. – Nel ’92, quando è iniziata la guerra in Bosnia, ero una bambina di 10 anni. In quei tre anni di guerra ricordo la gente uccisa, ferita. Mi sembra come di aver vissuto in un film, che è iniziato la mattina e finito la sera. Mi sembrava di vivere una giornata molto lunga, troppo lunga; mi sembrava strano che in una sola giornata potessero succedere tutte quelle cose. Ricordo che i serbi sono entrati a Srebrenica ed hanno fatto un massacro: ho visto Mladic uccidere, ho visto altre persone uccidere, ho visto i colleghi serbi di mio padre, che erano i suoi migliori amici, uccidere; ho visto portare via ragazzi, ho visto portar via bambini. Credo di non tornare mai più in Bosnia, anche se la nostalgia è grande.
D. – Quanto è importante, a distanza di tanti anni, ricordare quella tragedia per non ripetere lo stesso errore?
R – E’ importante, almeno per noi che siamo sopravvissuti, ricordare le persone care che sono state uccise. L’11 luglio scorso sono stati sepolti i miei due cugini ed io sono qui, da sola e non posso fare niente, non posso fare niente per le persone che arrivano da quella zona. Io non ho l’aiuto di nessuno, ma per me ricordare è molto importante. Io porto dentro di me tutto questo: ci sono troppi diari, troppi quaderni che ho scritto con parole e disegni per ricordare tutto questo.
Memoria di Santa Maria Maddalena. Il Papa: la prima testimone della Risurrezione di Cristo ci ricorda che l'amore di Dio è più forte del peccato e della morte
◊ La liturgia del 22 luglio porta all’attenzione dei cristiani di tutto il mondo una delle figure femminili più straordinarie del Vangelo e, insieme, delle più enigmatiche: quella di Maria Maddalena. Quasi nessun altro tra i personaggi del Nuovo Testamento ha suscitato e suscita ancora oggi dibattiti, ipotesi, produzioni letterarie più o meno attendibili. Ma anche il più recente Magistero della Chiesa ha contribuito a fare chiarezza sulla Maddalena, come ci ricorda in questo servizio Alessandro De Carolis:
(musica)
La sorella di Lazzaro? La peccatrice pentita? L’adultera salvata e perdonata da Gesù? Per lungo tempo gli esegeti hanno scandagliato le Scritture alla ricerca di analogie e occorrenze per stabilire se l’una fosse anche tutte le altre: se nella vita di Maria di Màgdala vivessero anche le altre Marie e alcune delle altre figure femminili che da duemila anni si stagliano con più forza sullo sfondo dei tanti personaggi del Vangelo. E l’incertezza di una identificazione precisa, priva di ombre, ne ha aumentato il fascino: un appeal al quale non si sono sottratti scrittori di libri e registi di film e sedicenti studiosi, che hanno per lei ricreato scenari rigorosi e verosimili, o fantasiosi e inverosimili, alcuni sconfinanti all’eccesso in ambientazioni romanzesche basate su apocrifi dove le seduzioni della leggenda hanno più diritti della correttezza filologica. In sostanza, due millenni di parole e congetture che in fondo si riducono a una domanda: chi era la Maddalena?
La Chiesa, che l’ha proclamata Santa, risponde rinviando a quella scena dove tutto c’è di palpitante - ansia, ricerca, paura, incontro, commozione, gioia - tranne che il dubbio. L’uomo che si rivolge a quella donna in lacrime davanti a una tomba che non doveva essere vuota lo fa pronunciando chiaramente un nome: “Maria!”. Non c’è esitazione in Gesù, quando rivede colei che aveva avuto il coraggio di assisterlo fino all’ultimo istante, di dimostrare in pubblico di essere amica di quel condannato a morte e di sua madre. Gesù la conosce bene, conosce soprattutto il miracolo avvenuto nel cuore della donna di Màgdala. Lo ricorda Benedetto XVI il 23 luglio di due anni fa, all’Angelus dalla Valle d’Aosta:
“Santa Maria Maddalena, discepola del Signore, che nei Vangeli occupa un posto di primo piano. San Luca la annovera tra le donne che avevano seguito Gesù dopo essere state ‘guarite da spiriti cattivi e da infermità’, precisando che da lei ‘erano usciti sette demoni’”.
Sette demoni. Presenze che lasciano vuoto il sepolcro di un’anima persa prima dell’incontro con Cristo e la rendono per questo luogo ideale per accogliere la notizia inconcepibile della Risurrezione. Inconcepibile per chiunque ma non per lei, che aveva avuto il cuore popolato di ombre e l’aveva avuto guarito da Colui che aveva detto: “Io sono la Luce”. Dunque, spiega ancora Benedetto XVI:
“La storia di Maria di Màgdala richiama a tutti una verità fondamentale: discepolo di Cristo è chi, nell'esperienza dell'umana debolezza, ha avuto l'umiltà di chiedergli aiuto, è stato da Lui guarito e si è messo a seguirLo da vicino, diventando testimone della potenza del suo amore misericordioso, più forte del peccato e della morte”.
Davanti al sepolcro vuoto e al Maestro vivo che le chiede di essere riconosciuto come lui l’ha riconosciuta, Maria Maddalena diventa la prima annunciatrice dell’essenza del cristianesimo, la Risurrezione. Lo diventa prima degli Apostoli: anzi è lei l’“apostola degli apostoli”, dirà secoli dopo San Tommaso d’Aquino. Che aggiungerà, citato dal Papa all’udienza generale del 14 febbraio 2007, questo commento:
“Come una donna aveva annunciato al primo uomo parole di morte, così una donna per prima annunziò agli apostoli parole di vita”.
Questa allora, e non altre, è Maria di Màgdala.
(musica)
Appello di un vescovo in Orissa per fermare le violenze contro i cristiani: “Chiediamo giustizia”
◊ L’arcivescovo di Cuttack-Bhubabeswar, mons. Raphael Cheenath, ha lanciato un appello alle autorità locali dell’Orissa, Stato dell’India orientale, affinché fermino le violenze contro i cristiani che si stanno moltiplicando nella zona: “Chiediamo giustizia – ha detto rivolgendosi congiuntamente alla Commissione d’inchiesta che ha appena concluso la prima fase dell’attività con udienze e testimoni, al governatore locale e ad autorità politiche, civili e religiose – giustizia per tutte le vittime degli incidenti, senza distinzione per la loro religione”. In Orissa, come riferito dall'agenzia Fides, nel dicembre 2007 ebbero luogo parecchi episodi di violenza ai danni di cristiani ad opera di estremisti indù esortati dal leader radicale Shri Nischalananda Sararswati. Mons. Cheenath, inoltre, era tornato a segnalare analoga situazione di pericolo il 9 luglio scorso, denunciando l’incendio doloso di 13 chiese, la distruzione di case parrocchiali e la vandalizzazione di un orfanotrofio cristiano. Dopo gli ultimi eventi, tutti gli osservatori internazionali si sono trovati d’accordo per un rafforzamento delle forze di polizia nell’area. (R.B.)
Il cardinale Danneels esorta i belgi a conservare l'unità nazionale
◊ L’arcivescovo della diocesi Mechelen-Bruxelles, cardinal Godfried Danneels, ha lanciato ieri un appello in favore dell’unità del popolo belga durante la Messa celebrata in occasione della Festa nazionale del Paese, che cade il 21 luglio. Il porporato ha invocato “una migliore comprensione tra le comunità nazionali, indipendentemente dalle differenze esistenti”. Parole seguite a quelle di re Alberto II, che nel tradizionale messaggio alla Nazione aveva esortato fiamminghi e francofoni “all’unione e alla tolleranza”. Alla cerimonia erano presenti la famiglia reale e il premier Yves Leterme, che il 14 luglio scorso (per il 15 era fissato il termine di presentazione del pacchetto di riforme istituzionali) aveva rassegnato le dimissioni nelle mani del sovrano che, il 17, dopo frenetiche consultazioni, le aveva respinte riconfermando Leterme premier, ma sotto la tutela di tre emissari reali francofoni, che hanno l’incarico di creare le condizioni adatte al dialogo istituzionale. Da sempre il Belgio - nato nel 1830 dalla fusione delle Fiandre del sud neerlandofone e della Vallonia francofona con un re tedesco, Leopoldo I - ha avuto al suo interno spinte separatiste e crisi istituzionali. L’ultima iniziata circa un anno fa, quando l’attuale premier fu eletto con 800 mila voti: Leterme si era presentato alle elezioni federali con un cartello elettorale che univa il proprio partito "CD & V" (i cristiano-democratici delle Fiandre), con il nazionalista N-VA. (R.B.)
Le Scuole cattoliche della Bolivia rivendicano l'autonomia didattica
◊ Le Scuole cattoliche della Bolivia – riferisce l’agenzia FIDES - chiedono al governo che sia rispettato l'accordo già stabilito con una Legge quadro per impostare e dirigere in autonomia le loro istituzioni. Il Ministero dell’educazione ha infatti convocato il 13 luglio scorso una riunione per istituzionalizzare gli incarichi di direttore dei Centri educativi pubblici e parificati. Questo ha provocato la reazione dei direttori delle istituzioni educative parificate che hanno inviato una Lettera aperta al ministro dell’Educazione esprimendo preoccupazione per questa iniziativa. Nella missiva viene ricordato che “le opere educative della Chiesa cattolica hanno chiesto reiteratamente di istituzionalizzare gli incarichi di direttore presso le loro unità educative ed hanno partecipato per sei anni, con diversi governi, agli iter di approvazione per le disposizioni legali che garantiscano l’identità e la qualità educativa di queste istituzioni ed il diritto dei genitori a scegliere le scuole che rispondano alla fede, alle aspirazioni e ai valori secondo i quali desiderano educare i propri figli”. Pertanto chiedono di dare ascolto alle numerose richieste di rispetto dell’accordo e della conseguente regolamentazione, altrimenti si vedranno obbligati ad intraprendere iniziative legali. Nel frattempo si legge nella Lettera aperta “più di 1500 Centri pubblici parificati della Chiesa cattolica rimarranno in allerta fino a quando non giungerà una risposta soddisfacente”. Eduardo Gonzáles, segretario esecutivo della Commissione episcopale per l’Educazione (CEE) ha segnalato che da sei anni le istituzioni paritarie chiedono al Ministero dell’educazione di dare seguito alla istituzionalizzazione dei loro direttori senza però ottenere alcuna risposta. “L’ultima volta che ciò avvenne risale al 2001; in quella occasione, la valutazione è stata realizzata dall’Università Cattolica, parallelamente al riconoscimento realizzato nel sistema pubblico statale”, ha aggiunto. Allo stesso tempo, Gonzáles ha chiarito che non si vogliono chiedere privilegi, ma il rispetto dell’accordo che c’è stato tra Chiesa cattolica e Stato nell’ambito della Legge quadro ratificata lo scorso anno tra il cardinale Terrazas ed il presidente Morales. (R.G.)
Le religioni in marcia a Londra contro la povertà
◊ Cattolici, Anglicani, Musulmani, Ebrei, Buddisti, Indù e Sikh - riferisce l’agenzia SIR - attraverseranno il centro di Londra, giovedì prossimo 24 luglio, per ricordare ai 189 capi di Stato di tutto il mondo che hanno ratificato nel 2000 la Dichiarazione del Millennio, che non stanno mantenendo le loro promesse. La Dichiarazione con i suoi 8 obiettivi impegnava i Governi firmatari ad realizzare politiche di sviluppo per dimezzare la povertà nel mondo e garantire l’istruzione elementare universale entro il 2015. Alla “Marcia della testimonianza”, così è stata ‘battezzata’ la manifestazione di Londra, parteciperanno Cormac Murphy-O’Connor primate cattolico e Rowan Williams, il primate anglicano, il rabbino capo del Regno Unito Jonathan Sacks ed il presidente del Consiglio musulmano della Gran Bretagna Ibrahim Mogra. Tra i millecinquecento leader religiosi vi saranno anche i 670 vescovi che si trovano a Canterbury per la Lambeth Conference, l’appuntamento che riunisce ogni 10 anni i leader della Comunione anglicana. I leader religiosi durante la Marcia porteranno cartelloni con su scritto “Mantenete le promesse. Dimezzate la povertà entro il 2015”, cartelloni che saranno apposti anche sul Lambeth Palace, presidenza del primate anglicano. Da ricordare che il segretario generale delle Nazioni Unite, Ban Ki-moon, ha fissato un incontro il 25 settembre per discutere sulla mancata promessa dei leader politici di realizzare gli obiettivi di sviluppo del Millennio. (R.G.)
Grave siccità nella regione argentina del Chaco: migliaia le persone rimaste senza acqua potabile
◊ La regione nord-orientale del Chaco, in Argentina, sta registrando un periodo prolungato di grave siccità, con gravi ripercussioni per la popolazione, come riferisce l’agenzia MISNA. “La situazione è ogni giorno più critica perché le riserve si sono prosciugate e negli ultimi quattro mesi non è caduta una sola goccia d’acqua” ha dichiarato Pedro Favarón, presidente dell’Amministrazione provinciale dell’acqua del Chaco. “Dall’inizio dell’anno – ha spiegato - le piogge non sono arrivate neanche a 60 millimetri, un livello molto inferiore al minimo necessario”. Cresce dunque la preoccupazione, considerato che le previsioni meteorologiche indicano assenza di pioggia per almeno altri 40/50 giorni. Il Governo provinciale per fronteggiare l’emergenza ha previsto la distribuzione settimanale di 700 litri di acqua potabile a 300 mila persone. “Ma il principale ostacolo per fare fronte alla crisi - ha aggiunto Pedro Favarón - resta la mancanza di infrastrutture. Solo ora, ad esempio, è stata autorizzata la costruzione dell’acquedotto di Sáenz Peña ma non sarà operativo prima della prossima stagione”. Proprio dal Chaco la settimana scorsa la presidente Cristina Fernández aveva criticato i settori peronisti e dell’opposizione che hanno fermato al Senato il progetto legislativo sulle imposte flessibili alle esportazioni di cereali. Uno stop che secondo il governatore del Chaco, Jorge Capitanich, colpirà di fatto i piccoli produttori della sua regione, una delle più povere del Paese latinoamericano, che dovranno tornare a pagare tasse fisse del 35 per cento. (R.G.)
Appello per salvare la vita ad un giornalista afghano, reo di aver difeso i diritti delle donne
◊ Sayed Parwez Kambakhsh, giovane giornalista afghano, studente dell'Università di Balhk, rischia la pena di morte per aver sostenuto i diritti delle donne nel suo Paese. Arrestato nell’ottobre del 2007 con l'accusa di oltraggio all'Islam, condannato a morte in primo grado per empietà, ha ribadito alla Corte d'appello la sua innocenza, denunciando di essere stato torturato per confessare. Da qui la mobilitazione internazionale per salvare la vita del 24enne afghano e l’appello della deputata italiana, Souad Sbai, giornalista di origine marocchina, rilanciato ieri dall’associazione per la libertà di stampa ISF (Information, Safety and Freedom). Il caso del giovane Sayed svela come le donne in Afghanistan - nonostante siano tutelate dalla nuova Costituzione varata nel 2004 – vivano tutt’ora in un clima diffuso di paura e di intimidazione. “Molte di loro cominciano – rileva la deputata Souad Sbai - a discutere di matrimoni forzati, lapidazioni e stupri compiuti durante il regime talebano e alcune associazioni di diritti umani hanno iniziato a documentare le atrocità”, ma “il dilagare dell'impunità” “sta alimentando un clima di sfiducia tra la popolazione, mentre il sistema giudiziario appare sempre più condizionato da forze conservatrici e fondamentaliste”. Se a partire dal 2002 hanno aperto nel Paese nuovi quotidiani, siti internet ed emittenti radiotelevisive, i reporter afghani hanno dovuto fronteggiare le minacce per le critiche mosse ai leader del nuovo Governo, ai ‘signori della guerra’ e ai rappresentanti religiosi. Ad oggi i Talebani controllano ancora alcuni territori a Sud e nel 2007 hanno organizzato circa 140 attacchi suicidi. Da ricordare che durante la loro dittatura, alle donne era proibito il lavoro, negata l’istruzione ed imposto il burqa. L’Afghanistan, ad oggi tra i Paesi più poveri al mondo, resta il primo produttore di papaveri da oppio. E' pur vero che dalla fine del regime talebano l'Afghanistan ha registrato cambiamenti rilevanti in campo scolastico e nelle infrastrutture: sei milioni di bambini sono andati a scuola per la prima volta e chilometri di strade sono stati costruiti. Ma circa tre quarti della popolazione è ancora analfabeta e la capitale dispone di energia elettrica solo per alcune ore al giorno. In questo scenario dove l'inflazione, la disoccupazione e la corruzione rappresentano le questioni più urgenti da affrontare per il Governo di Kabul, la condizione della donna resta immutata, laddove non è peggiorata, denunciano le organizzazioni umanitarie. “L'Italia non può restare a guardare” – sottolinea la deputata Souad Sbai – “sulla base delle responsabilità che esercita per il ritorno alla democrazia in Afghanistan, può scongiurare attraverso un'azione diplomatica la pena di morte richiesta per il giovane Sayed, reo di combattere per la difesa dei diritti umani e per l'emancipazione delle donne”. (A cura di Roberta Gisotti)
Nello Sri Lanka, chiese e templi buddisti rischiano di restare senza luce
◊ I rincari del petrolio fanno sentire i loro effetti sul costo dell’energia anche nello Sri Lanka, dove molte chiese rischiano di restare senza luce a causa dei prezzi delle bollette che sono triplicati. L’arcivescovo di Colombo, mons. Oswald Thomas Colman Gomis, si è rivolto alla Corte Suprema affinché chiedesse al Governo di abbassare le tariffe in seguito all’annullamento, deciso nel marzo scorso, di una legge che prevedeva facilitazioni economiche destinate ad Istituti religiosi di varie confessioni. Molte chiese, quindi, e molti templi buddisti, rischiano di rimanere al buio, come denuncia l’agenzia cattolica Ucanews: “Ci uniamo ai buddisti perché lottiamo per la stessa causa”, ha detto padre Sunil de Silva, segretario dell’arcidiocesi. “La bolletta è triplicata, paralizzando di fatto l’attività della basilica”, gli fa eco il parroco della Basilica di Nostra Signora di Lanka a Tewatte, Ragama, a nord della capitale. (R.B.)
“Sì allo svago no allo sballo”: appello del vescovo Rovigo, dopo la morte per ecstasy di Nicole Pasetto
◊ "Mi rivolgo a tutti i ragazzi e grido loro: dite sì alla vita e no alla morte; sì allo svago e no allo sballo'': è l'accorato appello del vescovo di Adria-Rovigo, mons. Lucio Soravito de Franceschi, dopo la morte della giovanissima concittadina Nicole Pasetto, la ragazza di 16 anni che aveva assunto ecstasy durante una festa in spiaggia sabato notte, al Lido di Venezia. ''Sì alla creatività che costruisce e no alla banalità che distrugge - raccomanda il presule - sì alla responsabilità e no all'alcol, alle pasticche e alle droghe''. Per mons. Lucio Soravito de Franceschi, la morte improvvisa di Nicole ''ci ricorda che la vita è un bene fragile, continuamente a rischio''. A tutti genitori il vescovo rivolge un monito. ''Non basta preoccuparsi dei figli bisogna occuparsi di loro: dare loro tempo, non denaro; dialogo non regali; aiutarli ad acquisire competenze, non far trovare tutto pronto; trasmettere valori e non cose materiali''. Da rilevare che le droghe sintetiche hanno procurato in Italia lo scorso anno 589 morti, in gran parte adolescenti, e prima sostanza ‘killer’ è proprio l'ecstasy. (R.G.)
Comunicato del vescovo di Vicenza sulle Messe officiate da Milingo e Sguotti: “Celebrazioni illecite”
◊ Il vescovo di Vicenza, Cesare Nosiglia ha inviato una nota sulle Messe celebrate domenica scorsa nella sua diocesi, a Grumolo delle Abbadesse, Emmanuel Milingo, vescovo scomunicato nel 2006, e da Sante Sguotti, sacerdote padovano sospeso a divinis e successivamente dimesso dallo stato clericale. Si è trattato di “celebrazioni illecite che rappresentano una grave ferita della comunione ecclesiale”, "motivo di grande sofferenza per la Chiesa di Vicenza e di scandalo per tanti fedeli”, ha chiarito il presule. "Invito Milingo e Sguotti - scrive il vescovo Nosiglia - a riflettere su gesti di così aperta rottura e dispregio delle norme della Chiesa e chiedo perdono al Signore per loro, invocando la sua misericordia, perché si ravvedano e cambino il loro atteggiamento". "Ai fedeli che, mi auguro in buona fede, hanno partecipato a queste celebrazioni - aggiunge il presule - ricordo che, se persevereranno nella loro scelta, verranno meno al dovere fondamentale di ogni fedele di conservare la comunione con la Chiesa e con i suoi Pastori". (R.B.)
Rapporto annuale 2007 dell’ong “Medici con l’Africa Cuamm”
◊ L’ong padovana “Medici con l’Africa Cuamm”, diretta da don Dante Carraro, ha presentato i dati del rapporto annuale 2007 sulle proprie attività nel continente. Oltre 450 mila visite ambulatoriali, quasi 94 mila ricoveri, più di 21 mila parti e 210 mila vaccinazioni sono parte del lavoro svolto dall’associazione umanitaria nei 16 ospedali dell’Africa sub-sahariana in cui è presente, in aree in cui una donna su 100 muore di parto e anche una persona su 5 è malata di AIDS. Come riportato dall'agenzia Fides e in linea con gli obiettivi sanitari del Millennio, l’ong ha mandato sul campo ben 92 operatori e si è impegnata in 56 progetti investendo oltre 10 milioni di euro per rendere gli ospedali più accessibili ed equi per la popolazione. “Medici con l’Africa Cuamm è attiva sul territorio da oltre 50 anni, – ha detto don Carraro – la situazione non è sempre facile, come in sud Sudan, ma i risultati si toccano con mano. Sono appena tornato da Yirol, dove abbiamo riaperto un ospedale e nell’arco di un mese sono state effettuate 1500 visite d’ambulatorio, 280 ricoveri, 50 parti di cui 3 cesarei, 88 interventi chirurgici, ma naturalmente, per mantenere le attività, abbiamo bisogno dell’aiuto e del sostegno di tutti”. (R.B.)
Paura a Gerusalemme. Ucciso un palestinese a bordo di un bulldozer che ha provocato il caos in città
◊ Torna la paura in Medio Oriente. A Gerusalemme, l’autista di un bulldozer, un palestinese, è stato ucciso dopo essersi scontrato con un autobus e con due auto. Incerto il bilancio: secondo alcune fonti, ci sarebbero tra i 5 e gli 11 feriti tutti non gravi. Solo venti giorni fa, un attentato simile con un uomo a bordo di un cingolato provocò quattro vittime. Un clima di violenza che contrasta con la storica visita, sempre a Gerusalemme, da parte del presidente palestinese, Abu Mazen, al suo omologo israeliano Shimon Peres. Sul tavolo di discussione, la situazione geopolitica nella regione e lo sviluppo di un progetto economico congiunto. Intanto a Nablus, in Cisgiordania, otto miliziani delle brigate dei martiri di al-Aqsa hanno tentato un suicidio collettivo, tre sono in gravi condizioni. Secondo alcune fonti, il gesto è motivato dai ritardi di un atteso perdono israeliano nel quadro delle intese di sicurezza dell’Autorità nazionale palestinese.
Obama in Medio Oriente
Dopo la tappa in Iraq, il candidato democratico alla Casa Bianca, Barack Obama, è atteso stasera a Gerusalemme per una breve visita in Israele e nei Territori palestinesi. Sono previsti gli incontri con il premier israeliano, Olmert, e il presidente palestinese, Abu Mazen. Ieri, i colloqui con il premier iracheno, Al Maliki, sono stati definiti “costruttivi”. Baghdad, in una nota, ha espresso l’auspicio di un ritiro delle truppe americane entro il 2010: una scadenza che coincide con quella indicata da Obama se dovesse diventare il nuovo presidente degli Stati Uniti.
USA-Guantanamo
Gli USA hanno dato il via ieri a Guantanamo a un processo di fronte a uno speciale tribunale di guerra, istituito dal presidente Bush dopo l’11 settembre 2001. Alla sbarra, uno yemenita che in passato lavorava per Osama bin Laden. L’uomo si è dichiarato subito innocente, mentre il giudice ha bloccato per il momento il procedimento. Salvatore Sabatino:
Non sono ammissibili le prove a carico dell’ex autista di Bin Laden, acquisite in condizioni ''altamente coercitive'' nei suoi confronti. Così il giudice, il capitano di Marina Keith Allred, nel primo processo avvenuto a Guantanamo, a quasi sette anni di distanza dall’11 settembre 2001. Alla sbarra Salim Hadan, proclamatosi sempre innocente, anche ieri, all’inizio dell’udienza. Arrestato nel 2001, lo yemenita, prima di essere trasferito nella base statunitense in territorio cubano, era stato sottoposto ad interrogatori nelle basi di Bagram e Panshit, in Afghanistan, da cui erano scaturite le accuse nei suoi confronti. Interrogatori, però, sempre definiti “violenti”. Di qui, la decisione del giudice di rigettare come inammissibili le prove a suo carico. Hamdan è una figura secondaria tra i presunti terroristi detenuti a Guantanamo e non rientra nel gruppo dei prigionieri che gli Stati Uniti definiscono ''di alto livello''. Ma il suo caso, dopo aver raggiunto anche la Corte Suprema di Washington, è diventato il primo test per i controversi tribunali speciali militari americani.
Francia-costituzione
Si accende, in Francia, la polemica politica per la riforma costituzionale proposta da Sarkozy e varata con un solo voto oltre la maggioranza qualificata richiesta. Quarantasette gli articoli costituzionali modificati, che riguardano tra l’altro la possibilità per il presidente di esprimersi di fronte ai parlamentari riuniti a Congresso a Versailles, limitano a due i mandati consecutivi del capo dello Stato, consentono al parlamento di porre il veto ad alcune nomine presidenziali. Per la prima volta, viene introdotta la possibilità di referendum di iniziativa popolare. “E’ la democrazia che ha vinto”, ha detto Sarkozy, ringraziando anche la sinistra radicale che ha appoggiato il progetto di riforma bocciata, invece, dai socialisti che la considerano un viatico per la “monocrazia”.
Afghanistan-Francia
Timori in Francia dopo il rapimento di due cooperanti avvenuto la scorsa settimana in Afghanistan. A rivendicare il sequestro, avvenuto venerdì scorso nella provincia centrale di Dai Kundi, una milizia sciita in contrasto con le autorità locali. Intanto, è violenza anche a Kabul, in un attentato kamikaze tre civili sono rimasti feriti, precedentemente si era parlato di tre vittime.
Spagna-ETA
Smantellata una cellula dell’ETA in Spagna. Sono sette gli arresti effettuati nell’ambito di un’operazione scattata dopo l’esplosione di 5 ordigni, avvenuta domenica in alcune località turistiche sulla costa della Cantabria. Le deflagrazioni avevano provocato un ferito lieve.
Zimbabwe-politica
Prendono il via oggi, in Sudafrica, i negoziati tra governo e opposizione per uscire dalla crisi politica nel quale il Paese è piombato dopo il ballottaggio presidenziale che ha visto riconfermato il capo dello Stato, Mugabe. Ieri, ad Harare, la firma di un protocollo d’intesa per aprire una nuova trattativa tra le parti. Intanto, però l’Unione Europea ha deciso oggi di applicare ulteriori sanzioni nei confronti del Paese africano.
Venezuela-Russia
E’ l’acquisto di armamenti russi lo scopo della visita di due giorni del presidente venezuelano Chavez a Mosca. Nel corso del loro incontro, il suo omologo Medvedev ha definito i rapporti con il Venezuela “uno dei fattori principali per garantire la sicurezza nella regione latinoamericana”. Da parte sua Chavez si è detto convinto che la cooperazione tra i due Paesi continuerà. Dopo la Russia, Chavez si sposterà in Bielorussia, Portogallo e Spagna.
Nepal-politica
Alla vigilia del giuramento del nuovo presidente del Nepal, il centrista Ram Baran Yadav, i maoisti hanno annunciato che non formeranno alcun governo. La decisione, che rischia di far cadere il Paese nell’incertezza, è seguita alla sconfitta del loro candidato alla presidenza del Paese, arrivata dopo l’alleanza trasversale tra diversi partiti. Gli ex ribelli, nelle elezioni dello scorso aprile, avevano ottenuto una netta maggioranza ma non quella assoluta.
Cambogia-Thailandia
E’ stato chiesto l’intervento delle Nazioni Unite per cercare una soluzione al conflitto territoriale tra la Thailandia e la Cambogia intorno alle rovine dell'antico tempio indù di Preah Vihear che, secondo quanto stabilito dalla Corte internazionale di giustizia dell'Aja nel 1962, appartengono a Phnom Penh. I colloqui avuti negli ultimi tempi non hanno prodotto alcun risultato. Al confine, intanto, sono schierati più di 400 soldati thailandesi e 800 cambogiani dopo che, una settimana fa, le autorità di Phnom Penh hanno accusato tre thailandesi di aver oltrepassato la frontiera. (Panoramica internazionale a cura di Benedetta Capelli)
Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LII no. 204
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