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Sommario del 21/07/2008

Il Papa e la Santa Sede

  • La gioia di Benedetto XVI prima della partenza dall’Australia: la GMG di Sydney dimostra che i giovani sono la speranza del mondo
  • Il Papa incontra le vittime di abusi sessuali commessi dal clero
  • Il cardinale Bagnasco: le Giornate mondiali della gioventù sono un grande patrimonio della Chiesa
  • La conferenza stampa del cardinale Pell a conclusione della GMG
  • Quarantamila giovani a Sydney per l'incontro vocazionale promosso dai Neocatecumenali. La testimonianza di Kiko Argüello
  • Da Sydney a Madrid: i giovani spagnoli guardano con gioia alla GMG del 2011
  • Nomine
  • Oggi su "L'Osservatore Romano"
  • Oggi in Primo Piano

  • Zimbabwe: si profila un accordo per uscire dalla crisi
  • Entrano nel vivo i lavori della Conferenza anglicana di Lambeth
  • Chiesa e Società

  • Messaggio della Chiesa vietnamita ai giovani della GMG
  • Bimbe rom annegate. Il cardinale Sepe: indifferenza devastante
  • Intervento del presidente dell'AMCI di Ferrara sul caso di Eluana Englaro
  • Appello di Ban Ki-moon sull’emergenza alimentare
  • Secondo l’ONU l’accesso all’acqua potabile nel mondo ha fatto registrare importanti progressi
  • Trentamila europei firmano una petizione contro il progetto di gasdotto nel Mar Baltico
  • Unione Europea: aperte le iscrizioni agli Open Days “Settimana delle regioni e delle città”
  • Imminente l’annuncio del nuovo Commissario ONU per i diritti umani
  • Nuova primavera delle vocazioni religiose femminili
  • In Uruguay a settembre la XXX Giornata nazionale della gioventù
  • Si svolgerà il prossimo ottobre a Roma la corsa-pellegrinaggio delle Sette Chiese
  • Nasce musiconvideo.tv, web television dedicata alla musica cristiana
  • 24 Ore nel Mondo

  • Monito degli USA all'Iran: chiarimenti sul programma nucleare oppure nuove sanzioni
  • Il Papa e la Santa Sede



    La gioia di Benedetto XVI prima della partenza dall’Australia: la GMG di Sydney dimostra che i giovani sono la speranza del mondo

    ◊   Il Papa in volo verso Roma: l’arrivo all’aeroporto di Ciampino è previsto per le ore 23. L’aereo papale è partito da Sydney, attorno alle ore 10 locali, dopo la cerimonia di congedo all’aeroporto, dove è stato salutato dal primo ministro australiano Kevin Rudd. Si è conclusa, così, la visita pastorale di Benedetto XVI in Australia, contraddistinta dalla XXIII Giornata mondiale della gioventù. Un evento "memorabile" nelle parole del Papa stesso. Il commiato di Benedetto XVI è stato preceduto dal saluto ai volontari della GMG in un grande parco di Sydney. Su questi due ultimi eventi del Papa in terra australiana, ci riferisce Alessandro Gisotti:

    “You have opened your doors and your hearts…”
    “Avete aperto le vostre porte e i vostri cuori alla gioventù del mondo, e a nome di questi giovani vi ringrazio”: alla cerimonia di congedo, Benedetto XVI ha espresso innanzitutto la sua viva gratitudine all’Australia e alla Nuova Zelanda, che hanno accolto con spirito di amicizia migliaia di ragazzi provenienti da ogni angolo del mondo. Il Papa ha riconosciuto che i giovani e le loro famiglie “hanno fatto grandi sacrifici per permetter loro di giungere in Australia”. Sacrifici per cui “l’intera Chiesa è loro grata”. Quindi, ha rivolto lo sguardo indietro a questi “giorni emozionanti” a Sydney. Ed ha ribadito che la GMG appartiene ai giovani. Sono stati loro, ha detto, a fare di questa Giornata “un evento ecclesiale di carattere globale, una grande celebrazione della gioventù, una grande celebrazione di ciò che significa essere Chiesa, Popolo di Dio in mezzo al mondo, unito nella fede e nell’amore e reso capace dallo Spirito di recare la testimonianza del Cristo risorto sino ai confini della terra”. Poi, si è soffermato su uno dei momenti più intensi della GMG:

    “The Stations of the Cross in the streets of Sydney…”
    “Le Stazioni della Via Crucis per le strade di Sydney – ha sottolineato – ci hanno ricordato con efficacia che Cristo ci ha amati “sino alla fine” ed ha condiviso le nostre sofferenze affinché noi potessimo condividere la sua gloria”. Né ha mancato di ricordare con emozione l’incontro a Darlinghurst con dei giovani disagiati. E’ stato, ha detto, “un momento di gioia e di grande speranza, un segno che Cristo ci può sollevare dalle situazioni più difficili, ridandoci la nostra dignità e permettendoci di guardare avanti verso un futuro migliore”. Ancora il Papa ha messo l’accento sul valore dell’incontro ecumenico e di quello interreligioso, contrassegnati “da uno spirito di genuina fraternità e da un profondo desiderio di maggiore collaborazione nell’impegno di edificare un mondo più giusto e pacifico”:

     
    World Youth Day has shown us…
    “La Giornata Mondiale della Gioventù – ha concluso il Papa – ci ha mostrato che la Chiesa può rallegrarsi dei giovani di oggi ed essere colma di speranza per il mondo di domani”. Dal canto suo, il premier australiano Kevin Rudd ha ringraziato il Santo Padre per il messaggio di speranza, fede e ragione che ha portato a tutto il popolo australiano. “In questa settimana, trascorsa tra amici”, ha detto Rudd, “abbiamo sentito che lei, Santità, è uno di noi”. Il discorso è stato corredato da un importante annuncio: la sede dell’ambasciatore dell’Australia presso la Santa Sede, ha detto, non sarà più a Dublino, poiché sarà aperta una rappresentanza a Roma. Il premier ha inoltre annunciato che il nuovo ambasciatore sarà Timothy Andrei Fisher, ex vice primo ministro:

     
    (Cori, applausi)
     
    Prima del congedo all’aeroporto, il Papa ha voluto incontrare i volontari della GMG nel “Domain”, il grande parco pubblico di Sydney. Un incontro festoso. Migliaia di giovani hanno accolto il Papa con entusiasmo, interrompendo più volte il suo discorso con fragorosi applausi. Nel suo saluto, il cardinale George Pell ha affermato che nella GMG “la Chiesa appare così com'è davvero: fervente di energia evangelica”. Poi, ha preso la parola il Papa:

     
    (Inno GMG)

     
    “E’ stata una settimana davvero memorabile”, ha affermato Benedetto XVI che ha espresso apprezzamento “per il generoso impegno di tempo e di energia” messo in campo dai volontari:

     
    “Your efforts have prepared the ground…”
    “I vostri sforzi – ha detto il Papa – hanno preparato il terreno perché lo Spirito scendesse con forza, plasmando vincoli di unità e amicizia fra i giovani provenienti da ambienti culturali profondamente diversi, e rafforzando il loro amore per Cristo e per la sua Chiesa”. Nelle folle che si sono radunate a Sydney, ha proseguito, “abbiamo visto una vivida espressione dell’unità nella diversità della Chiesa universale, abbiamo avuto una visione in piccolo di quella famiglia umana unita alla quale aneliamo”. Di qui l’auspicio che “nella potenza dello Spirito”, i giovani che hanno vissuto la GMG di Sydney possano “fare di tale visione una realtà nel mondo di domani”, possano “rinnovare la faccia della terra”. Infine, la benedizione alla gioventù di tutto il mondo e al popolo dell’Australia:

     
    “God bless the young people of our world and God bless the people of Australia!” (applausi)

     (Inno GMG)

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    Il Papa incontra le vittime di abusi sessuali commessi dal clero

    ◊   Benedetto XVI prima di lasciare Sydney ha voluto incontrare alcune vittime di abusi sessuali compiuti dal clero. Ce ne parla il nostro inviato Roberto Piermarini.

    Come espressione della sua sollecitudine pastorale nei confronti di coloro che hanno subito abusi sessuali da parte del clero, Benedetto XVI ha celebrato questa mattina una Messa alla presenza di un gruppo rappresentativo di vittime. L'incontro – ha poi specificato il nostro direttore al seguito papale padre Lombardi - ha avuto luogo nella piccola cappella della Cathedral House dove il Papa è stato accolto in questi giorni. Erano presenti quattro vittime, due uomini e due donne, accompagnati dai loro supporter e da un sacerdote incaricato della pastorale nei loro confronti. Con il Papa hanno concelebrato il cardinale Pell, il sostituto della Segreteria di Stato mons. Filoni e i due segretari. Al termine della Messa gli ospiti hanno potuto parlare singolarmente con il Papa che ha rivolto loro affettuose parole di partecipazione e di conforto. L'evento è terminato poco prima del suo incontro con i 12 mila volontari della GMG e tutto si è svolto in un clima di rispetto, di spiritualità e di intensa commozione. Come già avvenuto negli Stati Uniti, il Papa ha desiderato incontrare alcune vittime come gesto concreto per esprimere i sentimenti da lui già manifestati più volte nei suoi interventi sul dramma degli abusi sessuali. In Australia – ha osservato padre Lombardi - ha desiderato farlo dopo la conclusione della Giornata mondiale della gioventù perché questa era il motivo specifico del suo viaggio.

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    Il cardinale Bagnasco: le Giornate mondiali della gioventù sono un grande patrimonio della Chiesa

    ◊   All'appuntamento di Sydney ha partecipato anche il cardinale arcivescovo di Genova Angelo Bagnasco, presidente della Conferenza episcopale italiana. Roberto Piermarini gli ha chiesto quale sia stata la sua esperienza di questa Giornata mondiale della gioventù:
     
    R. – Un’esperienza di grande entusiasmo, di grande gioia, di gratitudine al Signore, al Santo Padre e a questi tantissimi giovani, che hanno affrontato un lunghissimo viaggio e un grande impegno. Questo vuol dire un entusiasmo ed una gioia che sono fondati sul sacrificio, sulla consapevolezza di questo grande dono che è la Giornata, l’incontro con il Papa e l’incontro con i giovani di tutto il mondo.

     
    D. – Veniamo ai discorsi del Papa...

     
    R. – Sempre e come sempre il Santo Padre parla alla Chiesa e in modo particolare ai giovani in questi giorni con grande chiarezza, con grande puntualità sui temi anche più scottanti ed impegnativi, con quella paternità che ormai anche i ragazzi hanno compreso e della quale godono che fa del Santo Padre un grande maestro nella verità e nell’amore.

     
    D. – Lei è soddisfatto della presenza di tanti giovani italiani qui a Sydney?

     
    R. – Certamente, sono circa 10 mila i giovani che sono venuti dall’Italia. Un numero considerevole, data appunto la distanza - non piccola - dell’Australia. Li ho visti veramente tanto motivati, anche nelle catechesi nei tre giorni precedenti all’incontro, perché sono stati molto impegnati ed anche molto attenti per delle ore. Sono catechesi, queste, impegnative che i vescovi hanno fatto nei diversi gruppi e che hanno trovato un grande ascolto ed un grande riscontro.

     
    D. – Il cardinale Pell durante la Messa ha detto che questa Giornata mondiale della gioventù non è più l’iniziativa di un Papa, ma fa parte ormai della vita della Chiesa. Lei è d’accordo?

     
    R. – Certamente. E’ tesoro, è un patrimonio ormai della Chiesa anche perché abbiamo toccato con mano in questi 23 anni di Giornate mondiali che da una Giornata all’altra passano 2-3 anni, ma si è ormai creata una continuità. Quella continuità che, forse, all’inizio poteva suscitare qualche perplessità, se poteva esserci, e che invece si è rivelata un grande patrimonio, una continuità. Le Giornate mondiali non sono degli episodi o delle parentesi straordinarie ed eccezionali nella vita dei ragazzi, ma ormai – possiamo dirlo con assoluta certezza – creano una continuità nel cuore dei ragazzi e quindi delle loro stesse comunità di appartenenza.

     
    D. – Per finire eminenza, qual è l’immagine che le è rimasta nel cuore di questa Giornata mondiale della gioventù?

     
    R. – Sono molte le immagini, ma una in modo particolare è quella della Veglia, dell’adorazione eucaristica, dove mi ha impressionato in modo particolarissimo il grande silenzio: non si sentiva nessuno. Erano 300 mila giovani o più, sotto il cielo, davanti all’Eucaristia, in un assoluto silenzio, che ha rivelato il fatto che i giovani hanno capito che Gesù era presente nel Santissimo Sacramento e che la fede è una storia di amore, di incontro e come tutte le storie di amore è necessario il silenzio, il guardarsi negli occhi, il raccoglimento. Questa è la fede.

     
    E sulla GMG ascoltiamo i commenti di alcuni vaticanisti che hanno seguito gli eventi di Sydney. Le interviste sono di Roberto Piermarini:

    D. – Luigi Accattoli del Corriere della Sera...

     
    R. – Mi pare sia stata caratterizzata in particolare dalla preghiera nella città secolare, in questa città futurista, con i grattacieli a specchio nell’acqua, i grandi ponti, tutta televisiva si potrebbe dire, anche molto atea, molto lontana dalla tradizione religiosa, e che invece ad un certo punto è stata invasa da un popolo orante, specie nel momento della Via Crucis.

     
    D. – Salvatore Mazza di Avvenire...

    R. – E’ stata una bella sorpresa. Ci si aspettava un evento forse meno travolgente di alcune precedenti edizioni, non tanto e non solo per la gente che, comunque, è voluta venire qui ed è riuscita a venire, ma anche per come la città è stata coinvolta in questo evento. E’ stato un coinvolgimento anche fattivo. Il comune aveva chiesto agli abitanti di Sydney di dare delle coperte per questi ragazzi e ho saputo che ne sono arrivate una quantità incredibile, per aiutare a superare i disagi. Dimostra che questo evento è entrato nella vita della città ed è riuscito a lasciare un segno di cosa sia questa Giornata della gioventù.

     
    D. – Fabio Zavattaro del Tg1 Rai...
     
    R. – Questa Giornata della gioventù, secondo me, ha degli aspetti molto interessanti. Questa presenza dei giovani è una presenza che ha un po’ modificato quella che è stata l’opinione che, nei media soprattutto, nei giornali, nelle televisioni australiane, veniva diffusa di questa invasione di giovani, che avrebbero portato disordine probabilmente o non so quale altro timore. Sui giornali, invece, che cosa è uscito? Sono state pubblicate delle lettere in cui si dice che i giovani, che abbiamo visto in questi giorni, sono stati gentili con tutti, educati. L’atteggiamento, dunque, in qualche modo, verso questi giovani è cambiato sin dal primo appuntamento vissuto da questi ragazzi.

    Tra i tanti commenti della stampa internazionale sulla GMG, alcuni hanno voluto dare una immagine astrattamente spiritualizzata dei giovani cattolici, come se fossero persone fuori dal mondo. Ascoltiamo in proposito don Domenico Pompili, portavoce della CEI, raggiunto telefonicamente a Sydney da Luca Collodi:

    R. – Direi che questo è un po’ uno stereotipo che si sta facendo strada in certa stampa che tende un po’ a vedere i giovani cattolici come fossero degli extraterrestri che dovrebbero perciò essere assolutamente indifferenti ai condizionamenti culturali e a quelle che sono le passioni che mobilitano la gente di oggi. In realtà i giovani cattolici sono dei giovani del nostro tempo, vivono per certi aspetti le medesime contraddizioni ma hanno, questa è la differenza, il desiderio di misurarsi a “mani nude” con la Parola del Vangelo. Direi che le parole del Papa, che sono un’interpretazione del Vangelo calata nel concreto e nell’attualità culturale, aiutano i giovani di oggi ad avvicinarsi al Vangelo e alla Persona di Gesù Cristo. Da questo punto di vista, la parola del Papa è un elemento che aiuta i ragazzi a calarsi di più nella loro condizione di vita, ma con una speranza decisamente in più.

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    La conferenza stampa del cardinale Pell a conclusione della GMG

    ◊   400 mila pellegrini hanno partecipato alla Messa finale nell’ippodromo di Randwick, di cui 110 mila provenienti dall’estero. 170 le nazioni presenti, 8 mila volontari e milioni di pasti distribuiti nel corso della settimana. Sono questi alcuni dei primi dati presentati oggi dal cardinale arcivescovo di Sydney George Pell, che ha stilato il primo bilancio della settimana appena conclusa. Servizio di Francesca Baldini.

    Oltre ai numeri dell’evento il cardinale George Pell ha espresso parole di ringraziamento. Dai pellegrini, ai volontari, alla macchina organizzativa, ma sopratutto ai governi federale e statale australiani che hanno supportato finanziariamente l’iniziativa, senza dimenticare la disponibilità e il calore mostrato in questi giorni dai cittadini di Sydney nell’accogliere Benedetto XVI e i giovani di tutto il mondo. Pell ha sottolineato come quello di Randwick sia stato il più grande raduno della storia Australiana e di come la stessa polizia si sia congratulata della buona condotta dei giovani. “Questo evento – ha dichiarato Pell – è la dimostrazione di quanto sia importante la considerazione religiosa in Australia”. Giornata quella di oggi non solo di ringraziamneti, ma anche di saluti. Sydney, all’indomani della chiusura della XXXIII edizione internazionale della Giornata mondiale della gioventù, si risveglia piena di energia.

     
    Sulle prime pagine dei quotidiani australiani, rimane impresso il bacio paterno, che Benedetto XVI ha regalato ieri a due bambini al suo arrivo nell’ippodromo di Randwick.

     
    Significativi i ringraziamenti del cardinal George Pell, che ha sottolineato come – molti abbiano offerto i propri talenti e tempo, condividendo speranza e preghiera, affinché in questi giorni il dito di Dio scrivesse un nuovo capitolo della storia dell’Australia e ha lanciato l’appuntamento per la prossima GMG che si terrà nel 2011 a Madrid.

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    Quarantamila giovani a Sydney per l'incontro vocazionale promosso dai Neocatecumenali. La testimonianza di Kiko Argüello

    ◊   Oggi a Sydney oltre 40 mila giovani hanno partecipato al grande incontro vocazionale promosso dalla Comunità neocatecumenale sulla scia della Giornata mondiale della gioventù. Presenti sei cardinali e oltre 40 vescovi. Circa 1500 giovani si sono alzati per rispondere alla chiamata al sacerdozio mentre più di 800 ragazze hanno detto sì alla vita consacrata. Ma come è andato questo raduno? Ci risponde l’iniziatore del Cammino, Kiko Argüello, intervistato da Sergio Centofanti:
     
    R. – Fantastico, siamo stati felicissimi di vedere questi giovani che hanno fatto 40 itinerari di evangelizzazione, percorrendo praticamente tutta l’Australia. Stiamo preparando la nuova evangelizzazione. Abbiamo un esercito di giovani.

     
    D. – Un commento sulla GMG di Sydney: come è andata?

     
    R. – Benissimo! Siamo stati molto contenti. La Messa ieri è stata meravigliosa... c’era un gran silenzio. Quello che più mi ha impressionato è stata soprattutto una frase del Papa, che mi veramente toccato, quando ha detto ai giovani: “Noi siamo cristiani non per quello che abbiamo fatto, ma per il dono e per le cose che abbiamo ricevuto gratuitamente da Cristo”. Ci fanno cristiani i doni che ci ha dato Cristo e soprattutto lo Spirito Santo.

     
    D. – Come ha accolto l’annuncio che la prossima GMG si terrà a Madrid, in Spagna, dove è nato proprio il Cammino neocatecumenale?

     
    R. – Siamo contentissimi. Penso che sia un dono di Dio: sarà un momento privilegiato di evangelizzazione. Questa Europa, che va verso l’apostasia, deve vedere questa gioventù piena di gioia. Sarà un momento provvidenziale.

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    Da Sydney a Madrid: i giovani spagnoli guardano con gioia alla GMG del 2011

    ◊   Come è stato accolto dai ragazzi spagnoli, che seguivano in collegamento la Messa del Papa a Sydney, l'annuncio che la prossima GMG si terrà a Madrid nel 2011? Ecco la testimonianza di Natale Scarpitta, diacono della diocesi di Salerno, a Madrid per studio, raggiunto telefonicamente nella capitale iberica da Luca Collodi:

    R. – E’ stato accolto con visibile entusiasmo da parte di tutti i giovani della diocesi di Madrid che erano radunati nella cattedrale dell’Almudena. Erano circa tre mila e quando c’è stato l’annuncio, la cattedrale dell’Almudena è esplosa in un applauso, direi, fragoroso e anche molto coreografico perché c’è stato uno sventolio di bandiere. Hanno cominciato a cantare l’“olè olè”, c’è stata un’invasione di massa di una ola che ha coperto tutte le navate della cattedrale.

    Ma quale frutti potrà portare alla Chiesa e al popolo di Spagna questa GMG di Madrid? Helene Destombes del nostro programma francese lo ha chiesto ad Antonio Pelayo, corrispondente a Roma del canale televisivo spagnolo "Antena Tres":
     
    Siamo molto contenti perché la Spagna sarà il primo Paese ad avere per la seconda volta la Giornata mondiale della gioventù. La prima è stata nel 1989, a Santiago di Compostela e, dunque, per noi è un grande onore, una grande responsabilità, anche una sfida perché effettivamente la situazione della Chiesa spagnola e delle nuove generazioni è un po’ preoccupante. C’è questa mentalità laicista, consumistica, che fa veramente strage tra i nostri giovani; allora questo potrà essere un grande stimolo, una grande sfida per poter veramente rilanciare questa pastorale dei giovani che è fondamentale perché dai giovani dipende il futuro della Chiesa e anche il futuro della società.

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    Nomine

    ◊   Il Santo Padre ha accettato la rinuncia all’ufficio di ausiliare di Durango (México), presentata da mons. Juan del Dios Caballero Reyes, per raggiunti limiti di età.

    Il Papa ha nominato vescovo ausiliare di Durango il rev. Enrique Sánchez Martínez, del clero della medesima arcidiocesi, parroco della parrocchia di Sant’Elena e vicario regionale di pastorale, assegnandogli la sede titolare vescovile di Tamugadi. Il rev. Enrique Sánchez Martínez è nato a Cuencamé, Durango, il 2 dicembre 1960. Compiuta la formazione sacerdotale nel seminario di Durango, è stato ordinato sacerdote per la medesima arcidiocesi il 29 giugno 1986. Ha ottenuto una licenza in Sociologia presso la Pontificia Università Gregoriana.

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    Oggi su "L'Osservatore Romano"

    ◊   Con l’arrivederci a Madrid nel 2011 Benedetto XVI conclude la Giornata mondiale della gioventù a Sydney.

    Editoriale a firma del Direttore de “L’Osservatore Romano”, Giovanni Maria Vian, dal titolo “Sino ai confini della terra”

    Servizi dall’Australia dell’inviato Gianluca Biccini

    Il testo del telegramma di ringraziamento fatto pervenire dal Papa al governatore generale d’Australia Michael Jeffrey

    Nell’informazione internazionale, in primo piano i negoziati sul nucleare iraniano: nulla di fatto a Ginevra, Teheran non rinuncia al programma atomico.

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    Oggi in Primo Piano



    Zimbabwe: si profila un accordo per uscire dalla crisi

    ◊   Schiarita nella crisi politica dello Zimbabwe. Il partito al potere dello Zanu-Pf, che fa capo al presidente Robert Mugabe, e l'opposizione del Movimento per un Cambiamento Democratico, guidato da Morgan Tsvangirai, stanno per siglare un accordo che spianerà la strada al dialogo tra le due parti. La notizia è stata confermata da varie fonti. Si può porre così fine ad oltre un mese di scontri di piazza, causati dalle dure contestazioni alle elezioni presidenziali di giugno, che hanno riconfermato Mugabe alla guida del Paese. Ma con quest’accordo lo Zimbabwe volta realmente pagina sulla grave crisi che sta vivendo? Giancarlo La Vella lo ha chiesto al missionario comboniano, padre Efrem Tresoldi, direttore del World Wide Media Center, raggiunto telefonicamente a Pretoria:

    R. - C’è un cauto ottimismo con la prospettiva di una soluzione della crisi in Zimbabwe, da quando il presidente sudafricano, Thabo Mbeki, ha accettato di includere, nel team di mediatori, anche esponenti dell’Unione Africana e delle Nazioni Unite. Questo fatto ha dato la possibilità a Morgan Tsvangirai di accettare nuovamente di sedersi al tavolo dei negoziati, firmare questo Memorandum dove verranno concordate le regole di fondo per i negoziati e i temi da discutere nell’agenda.

     
    D. – L’obiettivo è quello di arrivare ad un governo di unità nazionale, o c’è anche qualcos’altro?

     
    R. – Forse al momento è ancora un po’ presto per indicare quale direzione prenderanno i negoziati. Quello che è importante è che questi negoziati siano ripartiti.

     
    D. – Come si sta vivendo, nello Zimbabwe, questa lunga crisi che si ripercuote sulla vita di tutti i giorni? E’ stata stampata addirittura una banconota da 100 miliardi: al di là della curiosità, è indice di un’inflazione più che galoppante?

     
    R. – Questa ultimissima decisione di stampare queste banconote sta proprio ad indicare la crisi abissale in cui è sprofondato lo Zimbabwe. Addirittura si parla di una inflazione ufficialmente di 2 milioni e mezzo per cento, mentre gli analisti economici parlano di 10 o forse 15 milioni per cento. La gente ormai, in un Paese dove c’è l’80 per cento di disoccupazione, dove i salari non crescono da almeno 10 anni, è alla fame. Ci sono lunghe file davanti alle panetterie, per avere il pane che poi, tante volte, finisce prima perché la richiesta è superiore all’offerta. Sappiamo come l’esodo dallo Zimbabwe continua soprattutto verso il Sudafrica perché appunto la situazione diventa sempre più disperata.

     
    D. – In questa situazione, qual è l’impegno della Chiesa locale, della chiesa africana?

     
    R. – Ultimamente una delegazione - che è tornata qualche giorno fa da una visita in Zimbabwe - ha fatto appello per sostenere la distribuzione di cibo alle popolazioni dopo una stagione agricola pessima. E' una situazione dovuta soprattutto alla politica errata di una ridistribuzione delle terre male organizzate, nelle mani di poche persone che sono nell’entourage di Robert Mugabe. La Chiesa, a livello locale, si è espressa soprattutto per condannare questa elezione farsa che ha dato la vittoria a Mugabe. Il Consiglio ecumenico delle Chiese ha alzato la voce proprio la settimana scorsa chiedendo sanzioni contro lo Zimbabwe, dicendo che la violenza sostenuta dal governo contro l’opposizione, è dilagante ed inaccettabile.

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    Entrano nel vivo i lavori della Conferenza anglicana di Lambeth

    ◊   Entra nel vivo la Conferenza di Lambeth che riunisce a Canterbury, in Inghilterra, oltre 600 vescovi anglicani. Al centro dell’incontro due questioni cruciali: l’ordinazione episcopale di donne e omosessuali. Argomenti che rischiano di far precipitare la Comunione anglicana in uno scisma. Circa 200 vescovi anglicani, vicini alla tradizione apostolica, si sono rifiutati di partecipare all’importante assise. Ma sui lavori dell’assemblea ascoltiamo l’inviato di Avvenire a Canterbury, Andrea Galli, al microfono di Sergio Centofanti:

    R. – E’ una Conferenza molto interessante, con una buona copertura anche dei media qui in Inghilterra, e non solo in Inghilterra, nel senso che l’avvenimento è obiettivamente molto importante. Lo stesso Rowan Williams, arcivescovo di Canterbury, ha riconosciuto che il momento è molto critico per la Comunione anglicana, e ha parlato addirittura di momenti topici nella storia della Chiesa anglicana negli ultimi secoli. I lavori procedono e ieri c’è stata una grande cerimonia di apertura nella cattedrale di Canterbury, in cui ha parlato lo stesso Rowan Williams, e insieme a lui anche un pastore dello Sri Lanka. Sono stati due interventi che hanno voluto dare un po’ il là ai lavori che si aprono tecnicamente oggi. Due interventi che hanno puntato molto sulla questione dell’unità, nel cercare di evitare fughe in avanti o scismi. Alla cerimonia era presente anche Jim Robinson, il famoso vescovo del New Hampshire, ovvero la pietra dello scandalo: sarebbe il famoso vescovo omosessuale, che è stato ordinato nel 2003 e che ha innescato un po’ il dibattito, a livello globale, sull’opportunità o meno di ordinare vescovi omosessuali. Lui era presente in prima fila, anche se non è stato invitato ufficialmente ai lavori. Qui, lo è stato detto esplicitamente ieri, in conferenza stampa, dall’arcivescovo di Brisbane, il reverendo Philip Aspinal, il tema centrale sarà quello della sessualità, perché appunto nessuno vuole nascondersi dietro ad un dito. Questo è il vero tema caldo che dovrà essere affrontato e qui si giocherà molto la futura unità o meno della Comunione anglicana.

     
    D. – Come è stato accolto il saluto del Papa?

     
    R. – Il saluto del Papa è stato accolto bene, insieme ai saluti di altri grandi rappresentanti delle Chiese mondiali, anche se nel messaggio, che era firmato dal cardinale Bertone, era fatto presente in modo esplicito il problema che si viene a creare nei rapporti ecumenici, con le ultime decisioni, soprattutto per quanto riguarda la Chiesa in Inghilterra, con l’approvazione dell’ordinazione di donne al ministero episcopale. Quindi, il messaggio era molto calibrato e veniva fatto presente questo problema. La difficoltà ovviamente cresce e il cardinale Bertone parlava esplicitamente di una maggiore sfida che oggi si pone alla prospettiva di un’unità sostanziale fra le Chiese e, però, veniva ribadita anche la volontà di continuare un dialogo. Quindi, un messaggio che, da questo punto di vista è stato chiaro e diretto, ma anche delicato in un certo senso, ed è stato accolto molto bene.

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    Chiesa e Società



    Messaggio della Chiesa vietnamita ai giovani della GMG

    ◊   La Chiesa vietnamita chiede ai giovani pellegrini che rientreranno dalla GMG in Australia di diffondere il messaggio del Papa, condividendolo con “amici, familiari e fedeli delle parrocchie di appartenenza”. In particolare si chiede ai giovani di condividere con chi è rimasto a casa il messaggio di “amore e speranza” lanciato da Benedetto XVI ai giovani riuniti a Sydney. Il messaggio del Papa – fa notare l’agenzia AsiaNews - riguarda da vicino i giovani di Ho Chi Min City, che spesso si sentono emarginati dal contesto sociale e devono fronteggiare gravi problemi. Nella ex Saigon vi sono più di 23 mila ragazzi con problemi di droga e i casi di aborto al mese sono più di 1000. Per sfuggire ad una realtà segnata dalla difficoltà e dalla sofferenza, oltre 50 mila giovani hanno abbandonato la città, in cerca di fortuna all’estero. Mons. Paul Nguyen Van Doc, vescovo di My Tho, sottolinea il “profondo legame che Benedetto XVI ha saputo instaurare con i giovani”, un rapporto che non è fatto tanto di “parole” ma è il riflesso di “un donarsi in modo completo e totale a Dio, all’insegna dell’amore verso il prossimo e della speranza”. In una realtà segnata dalle difficoltà e dalla crisi della famiglia, un tempo alla base della società vietnamita, il Papa invita i ragazzi a diventare “testimoni concreti del messaggio di amore verso i propri cari e verso Dio”. (A.L.)

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    Bimbe rom annegate. Il cardinale Sepe: indifferenza devastante

    ◊   “Girarsi dall’altra parte o farsi gli affari propri può essere a volte più devastante degli stessi eventi che accadono”. Lo afferma in una nota l’arcivescovo di Napoli, cardinale Crescenzio Sepe, riferendosi a quanto accaduto sabato sulla spiaggia di Torregaveta, sotto Monte di Procida. Due piccole rom, Violetta di 12 e Cristina di 11, sono morte: sono annegate, nonostante l’immediato tentativo di soccorritori di salvarle. Dopo la tragedia, c’è stata la sorprendente reazione di una parte dei bagnanti che hanno continuato a pranzare e a prendere il sole, come se nulla fosse successo. Alcune foto ritraggono i due corpi senza vita adagiati in riva al mare e coperti con dei teli. Sullo sfondo, si vedono bagnanti rimasti tranquillamente in spiaggia. Sono scene “tristi e orribili” – scrive l’arcivescovo di Napoli - che fanno più male di quelle scattate durante la crisi dei rifiuti. “Sono queste – aggiunge il porporato - le immagini della nostra città che non vorremmo mai vedere, perfino più di quelle che hanno mostrato per il mondo una Napoli sommersa dalla spazzatura”. L’indifferenza – conclude il cardinale Crescenzio Sepe – “non è un sentimento per gli esseri umani: è tempo di parole chiare per Napoli e non vorremmo che proprio l’indifferenza possa profilarsi come una nuova e più grave emergenza”. (A.L.)

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    Intervento del presidente dell'AMCI di Ferrara sul caso di Eluana Englaro

    ◊   Ci sono tanti fraintendimenti nella vicenda che vede coinvolta Eluana Englaro, la giovane da 16 anni in stato vegetativo in seguito ad un incidente stradale. Alcuni sono di ordine tecnico-medico, altri di natura squisitamente bioetica. E’ quindi decisivo provare a fare chiarezza per avere elementi oggettivi e razionali sui quali poi provare ad esprimere un giudizio sui fatti, astenendosi dal giudicare le persone. E’ quanto sostiene Chiara Mantovani, presidente dell'Associazione medici cattolici italiani (AMCI) della sezione di Ferrara, commentando la recente decisione della Corte di appello di Milano di autorizzare il padre di Eluana a sospendere il trattamento di alimentazione ed idratazione della figlia. I fatti sono che “si reputa opportuno – spiega Chiara Mantovani – togliere i supporti naturalmente vitali”. “Non è la sua malattia a richiedere idratazione e nutrimento: acqua e cibo – aggiunge - sono elementi indispensabili alla vita di ogni vivente”. È solo la modalità di assunzione che per lei è differente da quella ordinaria: un sondino direttamente nello stomaco – precisa - non può essere considerato un presidio eccezionale, sproporzionato all’effetto desiderato o gestibile solo da competenze specialistiche. “Non è straordinario né per costo, né per impegno strumentale, né per disagio del soggetto cui si somministra”. Eluana – prosegue Chiara Mantovani - è “icona di una sofferenza molto più comune della sua stessa patologia, quella sofferenza che è banco di prova della condizione umana: la dimensione della dipendenza, la frustrazione di dipendere dagli altri”. Se da piccoli questa dipendenza – sottolinea il presidente dell'AMCI di Ferrara le cui parole sono state riprese dall’agenzia Zenit - non è pesante da sopportare, anzi, è la condizione naturale, da adulti, dopo aver faticosamente raggiunto il traguardo della maturità, sembra disumano esservi ancora costretti. Per Eluana e per altri che come lei da soli non ce la fanno – conclude - qualcuno pensa “che la morte sia meglio della vita, ma non è il diritto di scelta sulla vita la misura alta di una civiltà: è, piuttosto, il coraggio di farsi carico di ogni dolore, di assumersi la responsabilità degli altri”. “Se poi la fede cristiana illumina meglio il cammino, non si dica che è ingerenza: si ammetta che è una ragione in più, non una menomazione del giudizio”. (A.L.)

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    Appello di Ban Ki-moon sull’emergenza alimentare

    ◊   Il segretario generale delle Nazioni Unite Ban Ki-moon ha chiesto alla comunità internazionale di aumentare la produzione agricola mondiale per fronteggiare l'emergenza cibo. ''L'effetto combinato dei prezzi elevati del cibo e dell'energia - ha detto oggi Ban - minaccia di rimettere in gioco gran parte dei progressi realizzati per raggiungere gli Obiettivi del Millennio'', con la drastica riduzione del numero delle persone più povere e affamate. Parlando all'Assemblea Generale dell'ONU, Ban ha chiesto di intervenire anche contro il surriscaldamento globale, i cui effetti - ad esempio l'aumento delle temperature e le precipitazioni sempre più imprevedibili - minacciano i sistemi agricoli e di approvvigionamento dell'acqua.(R.G.)

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    Secondo l’ONU l’accesso all’acqua potabile nel mondo ha fatto registrare importanti progressi

    ◊   Per la prima volta dal 1990, il numero delle persone che nel mondo non hanno accesso all’acqua potabile sarebbe sceso al di sotto della soglia del miliardo: a sostenerlo è un rapporto annuale dell’ONU sui cosiddetti “Obiettivi del millennio” in materia di “sostenibilità ambientale”. “Le tendenze attuali - si legge nel documento stilato dall’Organizzazione mondiale della sanità (OMS) e dal Fondo dell’ONU per l’infanzia (UNIcEF). - indicano che oltre il 90% della popolazione mondiale avrà un migliore accesso all’acqua potabile entro il 2015”. Secondo gli esperti delle Nazioni Unite, cambiamenti significativi sono avvenuti soprattutto nel sudest asiatico: in Myanmar, l’ex Birmania, sarebbe ormai il 68% della popolazione a poter contare su approvvigionamenti regolari. Progressi si registrano anche in Vietnam, dove il “diritto” all’acqua sarebbe garantito al 47% degli abitanti. Il documento dell’ONU – fa notare l’agenzia MISNA - sottolinea però come restino molte le aree di crisi e i problemi irrisolti. In primo luogo l’Africa sub-sahariana, una delle poche regioni del Pianeta non in linea con gli “obiettivi” in materia di “sostenibilità ambientale”. Uno degli scopi prioritari è di dimezzare entro il 2015 il numero delle persone che non hanno accesso all’acqua potabile e ad adeguati servizi sanitari di base. Proprio su quest’ultimo fronte, d’altra parte, si concentrerebbero le difficoltà maggiori. Secondo le Nazioni Unite, più di due miliardi di persone vedono ancora i loro diritti negati. (A.L)

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    Trentamila europei firmano una petizione contro il progetto di gasdotto nel Mar Baltico

    ◊   30 mila le firme dei cittadini europei in calce alla petizione contro il progetto di gasdotto “Nord Stream” che dovrebbe collegare nel Mar Baltico Germania e Russia. Il progetto, nato per rispondere ai fabbisogni energetici dell'Unione Europea, porrebbe secondo i firmatari problemi ambientali e geopolitici. La costruzione del gasdotto su un corridoio sottomarino, lungo 1.200 km e largo circa 2 km, interesserà un'area di 2.400 kmq, divenendo il più grande sito sottomarino al mondo. La petizione è rivolta soprattutto all'Europarlamento che finora ha tenuto conto della rilevanza del progetto per sostituire i carburanti fossili più nocivi per l'ambiente. Il progetto, secondo i deputati, avrà importanza strategica e politica sia per l'Unione Europea che per la Russia. Le obiezioni degli europarlamentari sono di tipo economico ad evitare che Gazprom, la società proponente, assuma un ruolo dominante sui mercati del gas europei qualora non siano accordati alle società europee pari diritti di ingresso sul mercato energetico russo. Per i firmatari della petizione le preoccupazioni sono di carattere ambientale per la tutela della biodiversità oltre che per la sicurezza e il corretto funzionamento del trasporto marittimo nell'area del Baltico nella regione. In risposta alla petizione gli eurodeputati hanno comunque deciso di sottoporre il progetto al consenso di tutti gli Stati litorali, invitando la Commissione, il Consiglio e gli Stati membri ad avvalersi di tutti gli strumenti giuridici a loro disposizione per evitare la costruzione del gasdotto nordeuropeo, ''qualora fosse evidente il rischio di un disastro ambientale nell'area del Mar Baltico''. I deputati hanno accolto le riserve espresse nella petizione: decine di mesi di lavoro in un'area che potrebbe interessare sino a 2.400 km. Hanno quindi concordato di commissionare una valutazione d'impatto ambientale da parte di un organismo indipendente, con l'approvazione di tutti gli Stati litorali e di predisporre una proposta di strategia per far fronte alle avarie strutturali e alle minacce esterne alla sicurezza del gasdotto. Alla luce dei seri rischi ambientali e dei costi elevati del progetto, hanno concordato di esaminare tracciati alternativi per il gasdotto. (R.G.)

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    Unione Europea: aperte le iscrizioni agli Open Days “Settimana delle regioni e delle città”

    ◊   “Ad una settimana dall’apertura delle iscrizioni, sono già mille gli iscritti agli Open Days 2008 - Settimana europea delle regioni e delle città”. L’appuntamento, gestito dalla Commissione dell’Unione Europea e dal Comitato delle Regioni, è rivolto agli enti locali (sono 216 le adesioni raccolte), agli amministratori pubblici, ai soggetti economici e politici. Ogni anno l’iniziativa attira a Bruxelles migliaia di partecipanti. L’edizione di quest’anno è fissata dal 6 al 9 ottobre. Alla sessione inaugurale interverranno, fra gli altri, il primo ministro francese François Fillon e il presidente della Commissione europea, José Manuel Barroso. Il programma prevede conferenze, mostre, tavole rotonde e 143 seminari su quattro tematiche principali: “Innovare le regioni”; “Sviluppo sostenibile”; “Cooperazione e creazione di reti”; “Uno sguardo al domani: politica europea di coesione”. Gli organizzatori – rende noto l’agenzia SIR - dichiarano di attendere a Bruxelles 5 mila delegati e lanciano un appello ad accelerare le pratiche di iscrizione per organizzare al meglio l’evento. La partecipazione ai seminari è gratuita e sono disponibili un totale di 15mila posti. Per iscriversi si può accedere al sito www.opendays.europa.eu. (A.L.)

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    Imminente l’annuncio del nuovo Commissario ONU per i diritti umani

    ◊   E’ imminente l’annuncio ufficiale, nel Palazzo di Vetro delle Nazioni Unite a New York, del nuovo Commissario dell'ONU per i Diritti umani. Favorita nella lista dei candidati è l’avvocato sudafricano Navanethem Pillay, 66 anni, per quattro anni presidente della Tribunale internazionale per i crimini nel Rwanda, al momento giudice alla Corte penale internazionale (CPI) per l’ex Jugoslavia, con sede a L’Aja. Nata in una famiglia di origine Tamil, la Pillay è stata la prima donna non bianca a diventare giudice dell'Alta corte del Sudafrica nel 1995, dopo le prime elezioni democratiche nell'anno precedente e dopo la fine dell'apartheid. Già famosa nel suo Paese negli anni ‘70 per avere difeso a lungo gli attivisti contrari all'apartheid ed avere lottato per garantire l'assistenza legale ai prigionieri nel carcere di massima sicurezza dell'isola di Robben, non lontano da Cape Town, trai cui i detenuti c'era anche Nelson Mandela, l'ex presidente sudafricano, oggi novantenne. Se nominata dal segretario generale Ban Ki-moon, e dopo il via libera dell'Assemblea Generale delle Nazioni Unite, la signora Pillay sarebbe la prima donna africana a ricoprire il delicato incarico di difendere i diritti umani in tutto il mondo. Altre candidate all’incarico sono la pachistana Hina Jilani e l'argentino Juan Mendez. Commisario ONU per i diritti umani uscente è la canadese Louise Arbour, che ha lasciato l’incarico il 30 giugno scorso dopo quattro anni di mandato. (A cura di Roberta Gisotti)

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    Nuova primavera delle vocazioni religiose femminili

    ◊   La mancanza di punti di riferimento, il pensiero debole e la relativizzazione del carisma: erano queste le cause principali del calo delle vocazioni femminili registrato negli ultimi 40 anni, secondo quanto riferito da German Sanchez, direttore dell’Istituto superiore di Scienze religiose (ISSR) dell’ateneo Pontificio Regina Apostolorum, intervistato dall’agenzia Zenit. La situazione delle nuove generazioni, però, a detta del direttore dell’ISSR, è molto migliorata: le vocazioni, soprattutto straniere, stanno emergendo con una nuova impostazione, specialmente all’interno delle Congregazioni che stanno apportando modifiche alla pastorale vocazionale. “Il carisma è la base su cui deve sorgere la spiritualità – ha detto – le nuove generazioni hanno sete di spiritualità con punti fermi e stanno orientandosi verso questo profilo”. Secondo Sanchez oggi, però, bisogna “andare a bussare al cuore delle ragazze, cioè far loro coltivare la vita cristiana e spirituale”, un lavoro che prima veniva svolto “dalla famiglia, dalla scuola, dalla parrocchia, mentre adesso non lo fa nessuno”. “La vocazione è la risposta a una chiamata – ha continuato – ma se le ragazze non sono state abituate a sentire la voce del Signore…”. Sanchez afferma che sono in aumento anche le vocazioni alla vita contemplativa e di clausura e racconta come l’ISSR stia lavorando per colmare le lacune di preparazione che a volte presentano le consacrate che provengono da Paesi in via di sviluppo. “La Conferenza episcopale del Perù ha chiamato l’ISSR a tenere un corso per formatrici e superiore di comunità – ha dichiarato ancora Sanchez – ed altre richieste stanno arrivando da varie parti del mondo”. In autunno, infine, saranno pubblicati una ventina di libri sulla vita religiosa femminile in una collana intitolata “Sequela di Cristo”. (R.B.)

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    In Uruguay a settembre la XXX Giornata nazionale della gioventù

    ◊   Il 6 e 7 settembre si celebrerà la XXX Giornata nazionale di pastorale giovanile organizzata dalla Conferenza Episcopale dell’Uruguay (CEU) sul tema “Con Gesù missione e vita in abbondanza”. Il vescovo della diocesi di Tacuarembó, mons. Julio Bonino, ha annunciato ufficialmente la celebrazione della Giornata e al tempo stesso ha chiesto il sostegno di tutta la comunità in vista di questa grande festa giovanile. Saranno da organizzare i pasti e le strutture per il pernottamento per circa 4000 giovani provenienti dalle 10 diocesi del Paese. L’ultima Giornata nazionale di pastorale giovanile – ricorda l’agenzia Fides - è stata quella celebrata nel 2005 nella città di Melo. Secondo il programma di quest’anno, sabato 6 settembre arriveranno a Tacuarembó le delegazioni di tutto il Paese, che saranno ricevute dai giovani della diocesi di Tacuarembó per raggiungere insieme lo stabilimento balneare Iporá. Una preghiera darà inizio alla Giornata; a seguire una Veglia. Domenica 7 settembre avrà luogo un momento di preghiera nella mattina. Alle 12 è prevista infine la Celebrazione dell’Eucaristica con la quale culminerà l’incontro. (A.L.)

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    Si svolgerà il prossimo ottobre a Roma la corsa-pellegrinaggio delle Sette Chiese

    ◊   Presentata la corsa – pellegrinaggio “Le Sette Chiese”, che si svolgerà a Roma domenica 12 ottobre. L’iniziativa è stata promossa dal servizio “Sightjogging” e dal Centro sportivo italiano. La gara si svolgerà lungo un percorso cittadino di oltre 18 km e partirà da piazzale San Paolo fuori le mura, dopo una breve preghiera sulla tomba dell’apostolo. Passerà attraverso le basiliche di San Sebastiano, San Giovanni in Laterano, Santa Croce in Gerusalemme, San Lorenzo al Verano e Santa Maria Maggiore, per concludersi a piazza San Pietro, in attesa dell’Angelus. “Organizzata in coincidenza con l’Anno Paolino – sottolineano le associazioni promotrici – la corsa è la rivisitazione di un’antica pratica popolare, elevata a vera e propria tradizione religiosa da San Filippo Neri nel corso del XVI secolo”. “L’iniziativa aggiungono – sarà dedicata a Giovanni Paolo II – in qualità di instancabile rappresentante dell’ecumenismo di San Paolo di Tarso. Il ricavato della manifestazione sarà devoluto al progetto “Gli sportivi ambasciatori di pace in Terra Santa”, un pellegrinaggio che il CSI promuove annualmente per diffondere un messaggio di pace attraverso lo sport. (A.L.)

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    Nasce musiconvideo.tv, web television dedicata alla musica cristiana

    ◊   Si chiama “musiconvideo.tv” ed è un nuovo progetto di evangelizzazione internazionale un po’ particolare. Creata da un gruppo di giovani cristiani di Palermo, l’organizzazione non profit “We are one” è un network cristiano multi-confessionale di web television, che offre agli utenti video musicali gratuiti ad alta definizione, tutti di musica cristiana contemporanea e dedicati alle nuove generazioni. L’idea nasce dalla consapevolezza che la musica cristiana, che si esprime attraverso i generi ormai tradizionali del rock, del pop e del grunge, sia poco conosciuta dal grande pubblico e dalla convinzione che musica e televisione (i media più popolari della nostra cultura) siano nelle mani di pochi potenti che veicolano una “cultura del nulla” molto lontana dai valori cristiani. “I video di musica cristiana – si legge nella presentazione sul sito – sono video musicali che osano veramente. Nei video cristiani c’è musica che sfida apertamente le logiche del mondo”. Il presidente di “We are one” e fondatore di musiconvideo.tv, Cristiano Cannella, spiega che “grazie a Internet e alla musica i cristiani del mondo, uniti, possono lavorare per costruire un futuro più luminoso dando forza a tutti i gruppi impegnati a raggiungere lo stesso scopo; intendiamo dedicare tutte le nostre forze affinché le menti e i cuori delle generazioni future possano essere realmente libere”. (R.B.)

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    24 Ore nel Mondo



    Monito degli USA all'Iran: chiarimenti sul programma nucleare oppure nuove sanzioni

    ◊   Due settimane di tempo è il termine dato all’Iran dal segretario di Stato USA, Condoleezza Rice, per rispondere seriamente alla proposta di sospendere la propria attività nucleare. Il capo della diplomazia statunitense non ha escluso “misure punitive”. Solo lo scorso fine settimana si erano svolti i colloqui a Ginevra tra i sei Paesi negoziatori e una delegazione di Teheran. L’Iran ha parlato di progressi ed ha avuto parole positive nei confronti di Washington, mentre il rappresentante per la politica estera dell’Unione Europea, Solana, ha mostrato un certo scetticismo. Intanto, la Turchia ha reso noto che è stata chiamata in causa per agevolare i colloqui tra le parti. “Un ruolo di consolidamento e facilitazione”, ha dichiarato il ministro degli Esteri, Ali Babacan. Per un bilancio della situazione, ecco l'opinione del giornalista iraniano Ahmad Rafat, vice direttore di "AdnKronos International". L’intervista è di Stefano Leszczynski:

    R. – E’ un passo in avanti dal punto di vista del governo iraniano in quanto è riuscito ad acquistare qualche settimana di tempo. La presenza americana è un fatto importante ed è anche un fatto che viene interpretato da alcuni come negativo, in quanto sostengono che William Burns sia là per controllare Solana e per impedire che il fronte europeo ceda davanti ad un dato di fatto, cioè che il Paese ormai è una potenza nucleare e che non tornerà mai indietro.

    D. – Gli Stati Uniti hanno detto agli iraniani: “Rispettate le due settimane di scadenza per dare una risposta o scatteranno altre sanzioni”. Questo non è un segnale rilassante...

     
    R. – Credo che l’Iran sia pronto ad accettare un’escalation delle sanzioni, mentre è preoccupato per un’eventuale azione militare che potrebbe venire non dagli Stati Uniti, ma piuttosto da Israele.

     
    D. – Gli Stati occidentali, il gruppo dei cinque più uno, e così anche l’Unione Europea, hanno messo sul tavolo una serie di offerte economiche anche di cooperazione se l’Iran dovesse recedere dal proprio programma nucleare...

     
    R. – E’ vero che l’Iran è in una situazione difficile, ma non si tratta di un Paese povero, perché ha un surplus sul prodotto, grazie all’aumento del prezzo del petrolio, enorme. Quello che pesa sull’economia iraniana è la mancanza di una politica economica e questo non si risolve con un eventuale aiuto straniero e nemmeno con l’ingresso nell’Organizzazione mondiale del commercio, che è una delle richieste iraniane.

     
    Medio Oriente-Brown
    Di Iran ha parlato anche il premier britannico Gordon Brown nel suo discorso alla Knesset in occasione delle celebrazioni per il 60.mo anniversario della nascita di Israele. Brown ha invitato Teheran a fare una scelta chiara tra la negoziazione o l’isolamento dalla comunità internazionale, poi ha avuto parole dure per le esternazioni del presidente iraniano Ahmadinejad nei confronti di Israele. Inoltre, il premier britannico ha assicurato che il suo governo lotterà contro ogni boicottaggio dello Stato ebraico e dei suoi studiosi. Intanto, si registra un’ondata di arresti a Nablus, in Cisgiordania. Durante un’incursione israeliana, sono stati fermati più di 18 palestinesi tra cui una deputata di Hamas e dirigenti e funzionari di una società finanziaria sospettata di raccogliere fondi per sostenere il movimento integralista.
     
    Iraq-Obama
    Dopo una breve tappa in Kuwait, il candidato democratico alla Casa Bianca, Barack Obama, è arrivato in Iraq dove ha incontrato il premier Al Maliki. Una visita che arriva dopo la promessa, in caso di vittoria, di ritirare le truppe americane in 16 mesi. Ieri, a Kabul, in Afghanistan, Obama ha incontrato il presidente Karzai al quale ha assicurato il pieno appoggio nella guerra al terrorismo se dovesse diventare il nuovo presidente americano.

    Afghanistan
    Sono stati liberati i due ingegneri turchi rapiti il 14 luglio scorso in Afghanistan. Le autorità non hanno reso noto i dettagli del rilascio. I due, che lavoravano per una società turca di costruzioni, erano stati sequestrati nei pressi di Herat.

    USA-Guantanamo
    Per la prima volta si apre oggi a Guantanamo, il carcere di massima sicurezza di Cuba, il processo per Salim Hamdan, uomo forte del capo di Al Qaeda Bin Laden. Hamdan, yemenita, è accusato di avere addestrato terroristi nei campi militari in Afghanistan.

    Irlanda-UE
    Il capo dello stato francese, Sarkozy, in qualità di presidente di turno dell’Unione Europea, sarà oggi in Irlanda. Al centro dei colloqui le possibili soluzioni dopo il "no" di Dublino al Trattato europeo di Lisbona.

    WTO-riunione
    Ha preso il via a Ginevra la riunione dei ministri ed alti rappresentanti dei 153 Paesi membri dell’Organizzazione mondiale del commercio (WTO) per rilanciare i negoziati sulla liberalizzazione degli scambi. Obiettivo del direttore generale del WTO, Pascal Lamy, è di affrontare i due capitoli – agricoltura e prodotti industriali – sui quali si sono arenati i colloqui tra i Paesi del Nord e del Sud.

    Colombia-manifestazione
    Centinaia di migliaia di persone sono scese, ieri, in piazza in più di mille comuni del Paese per rivendicare la liberazione dei circa 3 mila ostaggi ancora in mano ai ribelli delle Forze armate rivoluzionarie. Le manifestazioni si sono svolte anche in un'ottantina di città in tutto il mondo, tra cui Parigi, da dove a lanciare un appello particolarmente accorato è stata Ingrid Betancourt. Il servizio di Maurizio Salvi:

    Si è trattato di un poderoso appello per la libertà degli ostaggi che ha coinvolto milioni di persone, accompagnate da migliaia di musicisti, e che si è levato da quasi tutti i centri abitati della Colombia e da metropoli come Madrid, New York e Parigi. Nella capitale francese, la manifestazione è stata animata da Ingrid Betancourt, libera dal 2 luglio - dopo oltre 6 anni - nella selva con le FARC, Forze armate rivoluzionarie. Da lei è venuto un vibrante appello alla guerriglia - protagonista con paramilitari e delinquenza comune dei sequestri in Colombia - a rilasciare le persone private della libertà. La Betancourt si è rivolta al leader delle FARC, Alfonso Cano, invitandolo ad accettare la mano tesa del presidente Uribe, deponendo le armi e liberando gli ostaggi. Il capo dello Stato colombiano è intervenuto ad una marcia nella città amazzonica di Leticia, con i presidenti il brasiliano Luiz Ignácio Lula da Silva, e il peruviano Alan Garcia. Poi, in parlamento, ha sostenuto che il suo governo ha tutta la volontà di fare la pace con la guerriglia.

    Somalia-uccisione civili
    Prosegue la strage di civili in Somalia. La scorsa notte a Mogadiscio, in diversi combattimenti tra ribelli islamici e truppe governative appoggiate da quelle etiopi, hanno perso la vita 7 civili tra questi 4 bambini. Nel Paese africano, dall'inizio dell’anno, sono morti oltre 8 mila civili mentre gli sfollati sono più di 2 milioni.

    Cina-esplosioni
    A distanza di qualche settimana dall’apertura delle Olimpiadi di Pechino, è allarme sicurezza in Cina. Tre le vittime e 14 altre sono rimaste ferite in due esplosioni avvenute su altrettanti autobus a Kunming, capoluogo della provincia sud-occidentale dello Yunnan. Fonti interne hanno parlato di “azioni deliberate” e “casi di sabotaggio”. Resta da capire se ci sia un legame tra gli scioperi dei lavoratori e la polizia avvenuti sabato nelle vicinanze di una piantagione della gomma sempre nello Yunnan.

    Nepal-presidente
    Eletto il primo presidente della repubblica nepalese dopo il passaggio istituzionale che ha sancito la fine della monarchia del re Gyanendra. Si tratta di Ram Baran Yadav esponente centrista del Partito del Congresso del Nepal. Il neo capo dello Stato ha ottenuto 308 dei 590 voti dell'Assemblea costituente, ottenendo il quorum necessario che non era riuscito a raggiungere nelle votazioni di sabato. Sconfitto il candidato dei maoisti: il repubblicano Ramraja Prasad. (Panoramica internazionale a cura di Benedetta Capelli)

     
     
    Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LII no. 203

     
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