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Sommario del 18/07/2008

Il Papa e la Santa Sede

  • Il rito della Via Crucis e gli incontri con i leader di altre Chiese e di altre religioni hanno scandito la seconda giornata pubblica di Benedetto XVI a Sydney. Il Papa a pranzo con 12 giovani di tutto il mondo. La testimonianza di un ragazzo congolese
  • Il Papa tra i giovani vittime del disagio sociale di un quartiere di Sydney: solo Dio può dare senso alla vita
  • Ebrei, cristiani e musulmani sono una straordinaria forza di umanizzazione: così, il cardinale Tauran alla Conferenza interreligiosa di Madrid, promossa dal re saudita, Abdallah
  • Oggi su "L'Osservatore Romano"
  • Oggi in Primo Piano

  • La GMG dei ragazzi iracheni: lontani da Sydney, ma vicini al Papa e ai giovani di tutto il mondo. La testimonianza dell’arcivescovo di Kirkuk, Louis Sako
  • I giovani di Roma e del Lazio domani mattina in San Giovanni in Laterano per vivere la Veglia del sabato sera alla GMG di Sydney
  • Conferenza di Lambeth: appello all'unità dell'arcivescovo di Canterbury
  • Si è spento in Cina il vescovo Giuseppe Jiang Mingyuan
  • La Chiesa in Cina: ne hanno parlato ieri il cardinale Achille Silvestrini e mons. Giampaolo Crepaldi durante la presentazione di un volume di Limes
  • Chiesa e Società

  • Ordinato in Giordania il nuovo arcivescovo di Algeri
  • La Chiesa filippina contro la legalizzazione dell'aborto nel Paese
  • I vescovi dell’Angola sulle elezioni del 5 settembre: votare è un dovere
  • Inaugurata a Tokyo una nuova chiesa dedicata a San Giovanni Bosco
  • Ciclone Nargis in Myanmar: l’opposizione accusa la giunta di sfruttare i profughi per la ricostruzione
  • Afghanistan: almeno un milione e mezzo di persone allo stremo per l’emergenza siccità
  • Pellegrinaggio di 90 Guardie Svizzere nel Gargano
  • Italia: in crescita le adozioni internazionali
  • 24 Ore nel Mondo

  • Segnali di disgelo tra USA e Iran
  • Il Papa e la Santa Sede



    Il rito della Via Crucis e gli incontri con i leader di altre Chiese e di altre religioni hanno scandito la seconda giornata pubblica di Benedetto XVI a Sydney. Il Papa a pranzo con 12 giovani di tutto il mondo. La testimonianza di un ragazzo congolese

    ◊   Un “ambasciatore di pace” giunto in un Paese che “riconosce la libertà religiosa” e la “tiene in grande considerazione”. L’esordio della seconda giornata di impegni pubblici a Sydney ha visto Benedetto XVI dare spazio alla dimensione ecumenica e interreligiosa del suo nono viaggio apostolico. In due incontri ravvicinati nella St. Mary’s Cathedral, il Papa si è intrattenuto dapprima con i rappresentanti di altre Chiese e confessioni cristiane dell’Australia e, poco dopo, con una quarantina di leader di altre religioni. Ma ciò che ha “acceso” il pomeriggio e la serata di Sydney è stata la spettacolare Via Crucis lungo i moli e le strade della città che ha coinvolto, alla presenza di Benedetto XVI, oltre 200 mila giovani presenti alla 23.ma Giornata mondiale della gioventù. Il racconto dell’evento, e della giornata trascorsa dal Pontefice, è nelle parole del nostro inviato a Sydney, Roberto Piermarini:

    (Musica Via Crucis)

     
    Sydney in versione “Gerusalemme del Terzo Millennio” ha fatto da sfondo alla Via Crucis della GMG: 14 stazioni dalla cattedrale di St. Mary fino al molo di Barangaroo che si affaccia sulla baia. Scenari naturali mozzafiato, un giovane italo-australiano di 26 anni nel ruolo di Gesù che ha commosso i presenti per la sua interpretazione, una Madonna dal volto della Vergine di Zeffirelli, cento attori in costume, un aborigeno nei panni del cireneo che ha portato la croce, i testi delle meditazioni preparate dal gesuita Peter Steele, ma anche musiche - dal gospel al rock fino al gregoriano - danze, giochi di luce. Il regista don Franco Cavanna, sacerdote di origini italiane, vocazione adulta, con un passato da regista lirico è riuscito nel difficile compito di calare il cammino “doloroso” della croce, dai grattacieli della City alle sponde della baia, tra due ali di giovani in raccoglimento e preghiera. Di forte impatto emotivo la crocifissione e la deposizione in una Sydney avvolta dal buio della notte, rischiarata solo dalla luce della Croce.

     
    (Inserto canto)

     
    Benedetto XVI, che a St.Mary ha letto una preghiera dopo la prima stazione, ha seguito l’itinerario, raccolto in preghiera davanti ad uno schermo nella cripta della cattedrale. Quella del Papa è stata una giornata intensa iniziata questa mattina con le visite del governatore e del premier del Nuovo Galles del Sud e del sindaco di Sydney. Al termine si è trasferito nella cripta della cattedrale dove lo attendevano i rappresentanti delle Chiese cristiane presenti in Australia. Il Papa - che ha ricordato l’Accordo siglato nel 2004 dal Consiglio nazionale delle Chiese il quale ha raggiunto punti di convergenza rispettando le differenze – ha detto che “il cammino dell’ecumenismo parte dal Battesimo ma mira ad una comune celebrazione dell’Eucarestia, sacramento per eccellenza dell’unità della Chiesa”:

     
    For this reason, a candid dialogue concerning the place of the…”

     
    "Per questa ragione un sincero dialogo concernente l’Eucaristia, gioverà a far avanzare il movimento ecumenico e ad unificare la nostra testimonianza davanti al mondo". Il Papa non ha nascosto che l’ecumenismo è giunto ad un punto critico. Solo la prassi infatti non basta per l’unità dei cristiani ma “dobbiamo stare in guardia contro ogni tentazione di considerare la dottrina come fonte di divisione” ed avere il coraggio di affrontarla in quello che ci divide. Successivamente, in una sala della cattedrale, l’incontro con gli esponenti di tutte le religioni. Negli indirizzi di saluto il rabbino Lawrence ha citato i passi avanti fatti in questi anni nel dialogo ebraico-cristiano mentre lo Sheik Saleem ha affermato che “il vero fondamentalismo è quello dell’amore”. Per il Papa è stata un’occasione per riaffermare che la correlazione tra religione e vita pubblica è importante in questa nostra epoca che ritiene la religione causa di divisione più che forza di unità. La religione – ha affermato – si pone al servizio dell’umanità se mostra la sua innata aspirazione a vivere in comunione e in armonia con gli altri. Se coltiva l’abnegazione, la temperanza e l’uso moderato dei beni naturali, può educare i giovani i quali, quando si vedono presentare ideali elevati, sono attratti all’ascetismo e alla pratica della virtù morale attraverso il rispetto di sé e l’attenzione verso gli altri.

    I have come to Australia as an ambassador of peace …”

     
    “Sono venuto in Australia come ambasciatore di pace per condividere questo anelito ed insieme il desiderio di aiutare il mondo a conseguire la pace. La religione offre la pace – ha concluso – suscita nello spirito umano la sete della verità e la fame della virtù”. Sul clima di questi due incontri il commento del nostro direttore al seguito papale padre Federico Lombardi:

     
    "Il clima dell’incontro, sia ecumenico, sia interreligioso, è stato veramente molto positivo e molto sereno. I discorsi che sono stati fatti dai rappresentanti, dal vescovo anglicano ausiliare di Sydney e, poi nell’incontro interreligioso, dal rabbino e dallo sheik musulmano, sono stati veramente degli ottimi, bellissimi discorsi, che, tra l’altro, hanno messo in rilievo la positività dell’esperienza della Giornata mondiale della gioventù. Si vede che questo fatto di una gioventù entusiasta, che si vuole impegnare nel mondo di oggi, avendo una profonda dimensione spirituale, è qualcosa che anche le altre confessioni cristiane e le altre religioni apprezzano moltissimo e se ne sentono incoraggiate. E’ proprio una testimonianza della vitalità dello spirito, delle dimensioni spirituali essenziali, soprattutto in una società secolarizzata, in cui tutti gli uomini religiosi si sentono sfidati dall’evoluzione secolaristica o materialistica che c’è in atto in tante società. Quindi, un evento come questo è visto positivamente molto sinceramente da tutti".

     
    Benedetto XVI ha poi pranzato con 12 giovani di diverse nazionalità che hanno raccontato le loro problematiche e le loro aspirazioni.

    E dunque, il pranzo del Papa con la dozzina di giovani provenienti da vari Paesi del mondo ha fatto da preludio all'affollata Via Crucis del pomeriggio. L’inviata a Sydney della nostra redazione francese, Mathilde Auvillain, ha avvicinato uno di loro: il 29.enne Jean-Fabien Baloza, proveniente dalla Repubblica Democratica del Congo:

    R. - C’est une expérience de foi avec le Saint Père…
    E’ davvero un’esperienza di fede quella che abbiamo vissuto insieme al Santo Padre. Siamo molto contenti! E’ stato formidabile, formidabile! La nostra conversazione è stata come quella che si ha con un padre di famiglia. Ci ha ascoltato e ci ha benedetto.

     
    D. – Che cosa vi ha raccontato durante il pranzo?

     
    R. – Nous a encouragé…
    Ci ha incoraggiato e attraverso di noi ha incoraggiato tutti i giovani. Ci ha detto che la Chiesa di domani confida su di noi. Noi siamo la base della Chiesa ed è per questo che ha voluto incontrarci in modo così particolare. Vuole sostenerci!

     
    D. – Cosa avete confidato al Papa?

     
    R. – Certain expérience de tous ….
    Ciascuno di noi ha raccontato le esperienze del proprio Paese. Gli abbiamo poi raccontato le esperienze di ciascuno di noi, anche le difficoltà dei giovani. Lo Spirito Santo ci deve aiutare anche a risolvere alcune difficoltà che vive la Chiesa. Il Papa ci ha incoraggiato! Ci ha assicurato che è con noi e ci sostiene.

     
    D. – Avevi già visto il Papa o questa è stata la prima volta?

     
    R. – C’est la première fois.
    E’ stata la prima volta, con questo Papa è stato il mio primo incontro.

     
    D.- Ed è anche la prima volta che partecipi alla GMG?

     
    R. – Oui, c’est la première fois a la GMG aussi.
    Sì, è anche la mia prima volta ad una GMG.

     
    D. – Qual è dunque la tua esperienza a questa Giornata mondiale della Gioventù?

     
    R. – J’ai eu le temps de prendre conscience d’abord…
    Ho preso coscienza che la Chiesa esiste e che lo Spirito Santo è con noi, ci spinge ad andare avanti e ci avvicina all’amore di Dio. Oggi mi sono reso conto che è possibile creare un mondo senza frontiere! Tutte le nazioni, le tribù e i popoli che si sono riuniti a Sydney si sono salutati usando lingue diverse, ma tutti sono riusciti a comprendere ciò che diceva l’altro. Io dico che questa è un’opera dello Spirito Santo e che oggi tutti noi possiamo veramente dire che la Chiesa è una Chiesa universale.

    Il silenzio carico d’ascolto è stata forse la caratteristica che più ha impressionato - se rapportata al numero dei presenti - del rito della Via Crucis, che ha chiuso il secondo momento di Benedetto XVI con i giovani in Australia. Marina Tomarro, presente all’evento, ha raccolto alcune impressioni:

    “Secondo me, vivere la Passione di Cristo significa anzitutto interpretare quella che è effettivamente la metafora della nostra vita, perchè alla fine Cristo con questo suo percorso, con la via della croce, ci ha indicato la via. Vivere qui a Sydney a me sta facendo pensare a questa cosa: a quando Gesù è stato interrogato e c’era una folla, una moltitudine contro di lui. Oggi, invece, vogliamo sovvertire questa immagine, perchè c’è una moltitudine che invece è per Lui”.

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    Il Papa tra i giovani vittime del disagio sociale di un quartiere di Sydney: solo Dio può dare senso alla vita

    ◊   Le domande sul senso autentico del vivere sono state al centro dell’incontro che il Papa ha avuto questa mattina con un gruppo di giovani disagiati della Comunità di recupero dell’Università di Notre Dame di Sydney. L’incontro - che ha concluso la giornata di Benedetto XVI nella città australiana - si è svolto nella chiesa del Sacro Cuore dell’università. Ce ne parla Sergio Centofanti:

    Il Papa prega con i giovani di un quartiere difficile di Sydney. Due ex tossicodipendenti danno la loro testimonianza: raccontano come Cristo li abbia fatti uscire dall’inferno della droga quando ormai avevano perso ogni speranza. In Australia, dietro la cortina del benessere, si nascondono tanti problemi: la famiglia è sempre più in crisi, con un aumento esponenziale delle separazioni e un drastico calo delle nascite, cresce l’uso di droghe e alcool anche tra i minorenni mentre aumenta il triste fenomeno dei giovani senza fissa dimora.

     
    Benedetto XVI, partendo dal nome del programma seguito dalla Comunità di recupero, chiamato “Alive”, pone questa domanda:

     
    “What does it really mean to be 'alive', to live life to the full?..."

     
    "Che cosa vuole realmente dire essere ‘vivo’, vivere appieno la vita? È questo ciò che tutti vogliamo, specialmente in gioventù, ed è questo che Cristo vuole per noi. Infatti, egli ha detto: Sono venuto perché abbiano la vita e l’abbiano in abbondanza” (Gv 10, 10).
     
    Ricorda quindi il comandamento dell’Antica Alleanza: “Ti ho posto davanti la vita e la morte, la benedizione e la maledizione; scegli dunque la vita, perché viva tu e la tua discendenza, amando il Signore tuo Dio, obbedendo alla sua voce e tenendoti unito a lui, poiché è lui la tua vita” (Dt 30, 19-20).

     
    "Si tratta – ha spiegato – di adorare il vero Dio, l’unico che dona la vita, mentre i falsi dei, di ieri come di oggi, portano la morte". E talora – ha proseguito il Papa – “la gente adora 'altri dei' senza rendersene conto”: i beni materiali, quando vengono idolatrati e non condivisi. L’amore possessivo, che manipola gli altri trattandoli come oggetti per soddisfare i propri bisogni, e quell’approccio permissivo alla sessualità che degrada la qualità delle relazioni umane. E infine il potere quando cerca di dominare gli altri o di sfruttare l’ambiente naturale per i propri egoistici interessi:

     
    “The cult of material possessions, the cult of possessive …"

     
    "Il culto dei beni materiali, il culto dell’amore possessivo e il culto del potere spesso portano la gente a 'comportarsi da Dio': cercare di assumere il controllo totale, senza prestare nessuna attenzione alla sapienza o ai comandamenti che Dio ci ha fatto conoscere. Questa è la via che conduce alla morte. Al contrario, l’adorazione dell’unico vero Dio vuol dire riconoscere in lui la sorgente di tutto ciò che è bene, affidare noi stessi a lui, aprirci alla forza risanatrice della sua grazia e obbedire ai suoi comandamenti: questa è la via per scegliere la vita”.

     
    Il Papa presenta ai giovani l’esempio del figliol prodigo. Ha seguito i piaceri illusori promessi dai falsi “dei”. Ha toccato il fondo, affamato e abbandonato da tutti. Ha compreso l’inganno, ha imparato l’umiltà chiedendo perdono al padre che non ha mai cessato di amarlo. Benedetto XVI ricorda che “in tutti i Vangeli, sono coloro che hanno operato scelte sbagliate ad essere particolarmente amati da Gesù, perché, quando si sono resi conto del loro errore, si sono aperti più degli altri alla sua parola risanatrice” e al “suo amore incondizionato”. Nonostante le critiche dei sedicenti giusti contro Gesù, hanno conosciuto il vero amore, hanno compreso che “amare è ciò per cui siamo programmati, ciò per cui siamo stati progettati dal Creatore”.

     
    “Dear friends, I see you as ambassadors of hope …
     
    Il Papa invita i giovani che sono usciti da situazioni di disagio a diventare “ambasciatori di speranza” presso i loro coetanei, a testimoniare con l’esperienza che è nella profonda amicizia con Gesù che si trova la pienezza della vita: "in questo amore si scopre cosa voglia dire essere realmente vivi".

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    Ebrei, cristiani e musulmani sono una straordinaria forza di umanizzazione: così, il cardinale Tauran alla Conferenza interreligiosa di Madrid, promossa dal re saudita, Abdallah

    ◊   Valorizzare le fondamenta comuni delle grandi religioni monoteiste per costruire un futuro di pace tra i popoli: è l’esortazione levata, stamani a Madrid, dal cardinale Jean-Louis Tauran, presidente del Pontificio Consiglio per il Dialogo Interreligioso. Il porporato francese è intervenuto alla Conferenza interreligiosa, promossa dal Re dell’Arabia Saudita, Abdallah, con la partecipazione di autorità dell’Islam, del Cristianesimo e dell’Ebraismo. Il servizio di Alessandro Gisotti:

    Con l’incontro di Madrid, ebrei, cristiani e musulmani dimostrano che “le religioni non sono una fonte di tensione”, ma al contrario una “forza positiva straordinaria per l’umanizzazione dell’intera società”: ne è convinto il cardinale Jean-Louis Tauran, che ha ringraziato il re saudita per l’iniziativa della Conferenza interreligiosa. Un incontro definito “storico” dal porporato. Il cardinale Tauran ha portato ai partecipanti i saluti e l’incoraggiamento del Papa, che, ha detto, “è convinto che un dialogo basato sull’amore e la verità” è la strada migliore per “portare armonia, felicità e pace ai popoli della terra”. A Madrid, ha proseguito il porporato francese, è stato possibile “apprendere un nuovo modo di percorrere la via del dialogo” e sono nate delle nuove amicizie, una nuova ispirazione. Il cardinale Tauran ha così indicato quelle convinzioni profonde che accomunano i credenti delle tre religioni monoteiste: la fede in unico Dio, la responsabilità di preservare il Creato, la sacralità della persona umana, il comune interesse ad offrire ai giovani dei principi morali e, ancora, la forza dell’amore e la centralità della legge naturale.

     
    Il cardinale Tauran si è poi soffermato sulla libertà religiosa, un “imperativo”, ha affermato, che va al di là “della necessità di avere dei luoghi dedicati al culto”. La libertà religiosa, è stata la sua riflessione, “deve anche includere la possibilità per i credenti di svolgere un ruolo attivo nella sfera pubblica, attraverso responsabilità culturali, politiche e sociali”. In tale contesto, il capo dicastero vaticano ha indicato tre obiettivi da conseguire: l’approfondimento della conoscenza reciproca, lo sviluppo di studi religiosi e la formazione delle persone al dialogo interreligioso. D’altro canto, ha detto il cardinale Tauran, come insegna Benedetto XVI, il dialogo interreligioso non deve tendere al sincretismo. Le religioni, ha avvertito, “non sono tutte più o meno la stessa cosa”, mentre è vero che tutti coloro che cercano Dio “hanno la stessa dignità”. Il dialogo interreligioso, ha aggiunto, “non può essere costruito sull’ambiguità”. Lasciando Madrid, ha concluso il porporato, “siamo più fiduciosi” convinti che con l’aiuto di Dio, “possiamo fare dell’umanità un’autentica famiglia”.

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    Oggi su "L'Osservatore Romano"

    ◊   Benedetto XVI a Sydney per la Giornata mondiale della gioventù. Incontrando venerdì mattina, 18 luglio, i rappresentanti delle comunità cristiane e i leader delle varie religioni presenti in Australia, il Papa ha invitato a far avanzare l’impegno ecumenico e interreligioso condividendo esperienze e doni spirituali

    L’intervento di Jean-Louis Tauran, presidente del Pontificio Consiglio per il Dialogo Interreligioso, al congresso di Madrid

    Un articolo sulla conferenza di Lambeth dal titolo: “Tempi difficili per la Comunione anglicana”, secondo il cardinale Rowan Williams.

    Nell’informazione internazionale, in primo piano la situazione in Sudan: secondo il presidente senegalese Wade, Bush è pronto a inviare le truppe nel Darfur

    In rilievo l’Amazzonia ferita dal disboscamento: il Brasile istituisce un Fondo per fronteggiare l’emergenza

    Un articolo di Gaetano Vallini dal titolo “Un mondo in cui il bene è bene e il male è male”: il secondo episodio cinematografico de “Le cronache di Narnia”.

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    Oggi in Primo Piano



    La GMG dei ragazzi iracheni: lontani da Sydney, ma vicini al Papa e ai giovani di tutto il mondo. La testimonianza dell’arcivescovo di Kirkuk, Louis Sako

    ◊   Sydney è lontana dall’Iraq, ma la GMG viene vissuta intensamente anche in questo Paese segnato dalla sofferenza. In concomitanza con il raduno in terra australiana, migliaia di giovani sono convenuti nel nord dell’Iraq per celebrare la propria GMG. Proprio come a Sydney, i ragazzi iracheni ascoltano le catechesi dei loro vescovi e condividono le proprie esperienze di fede. Inoltre, grazie ad un collegamento via satellite, seguono gli incontri del Papa a Sydney. Per una testimonianza su questa “GMG irachena”, Alessandro Gisotti ha raggiunto telefonicamente in Iraq l’arcivescovo di Kirkuk, mons. Louis Sako:

    R. – Noi vescovi del nord abbiamo pensato di organizzare degli incontri nelle diocesi di Erbil, Kirkuk, Al Qosh, Karaqosh, Zakho e Amadiya. Sono venuti 5 mila giovani. Abbiamo seguito lo stesso programma di Sydney, tradotto in arabo.

     
    D. – Come stanno partecipando questi giovani? C’è la gioia, anche se non si è a Sydney?

     
    R. – Oh, tanta gioia ed entusiasmo! Io sto con loro tutta la giornata. Per me e per loro è una nuova Pentecoste. C’è gioia, speranza... Per noi è un impulso per costruire un futuro più sicuro e per una rinnovata presenza cristiana.

     
    D. – Il futuro dell’Iraq riparte proprio dai giovani...

     
    R. – Certo, ma anche il futuro della Chiesa cattolica comincia con loro e sono loro il futuro. Il loro impegno nella fede, la trasmissione della fede è una garanzia per il futuro del cristianesimo in questo Paese, che vive tra tante difficoltà. Questa GMG è una testimonianza! Attraverso questi ragazzi cristiani, gli altri, il 97 per cento sono musulmani, possono vedere Cristo.

     
    D. – Quindi, questa GMG irachena può servire anche come strumento per il dialogo con i musulmani dell’Iraq...

     
    R. – Certo, per noi è un evento storico, forse più importante della GMG di Sydney, dove è più facile andare ed incontrarsi. Io sto pensando di preparare un raduno tra cristiani e musulmani all’inizio del Ramadan, per pregare insieme, a Kirkuk, per la pace e per la riconciliazione.

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    I giovani di Roma e del Lazio domani mattina in San Giovanni in Laterano per vivere la Veglia del sabato sera alla GMG di Sydney

    ◊   Domattina, quando in Italia sarà l’1.30 di notte, Benedetto XVI presiederà la Messa nella Cattedrale di Sydney insieme con i vescovi, il clero, i religiosi e i seminaristi dell’Australia. Nel pomeriggio, poi, sarà all’Ippodromo di Randwick per vivere con i giovani la grande Veglia della GMG, preludio della Messa conclusiva di domenica 20. Anche i ragazzi della diocesi di Roma e di altre diocesi del Lazio vivranno un momento analogo in concomitanza con la Veglia di Sydney. Per loro, l’appuntamento è per domani mattina alle 8.30, nella Basilica di San Giovanni in Laterano, dove il cardinale vicario Agostino Vallini celebrerà la Messa e poi, alle 10, inizierà il videocollegamento con Sydney. Emanuela Campanile ha chiesto a don Maurizio Mirilli, vicario parrocchiale di Santa Bernadette Soubirous e addetto al Servizio per la pastorale giovanile della diocesi di Roma, quale siano le differenze tra la GMG di Sydney e quelle del passato:

    R. - Prima di tutto sono cambiati i giovani, sono diversi, ma le motivazioni sono sempre le stesse. La prima motivazione è quella di condividere un bellissimo momento di fede con tutti i giovani del mondo. Questa è la cosa che attrae moltissimo i giovani: il non sentirsi soli ma uniti a tantissimi altri giovani di tutti i colori, di tutte le lingue, di tutte le parti del mondo. Questo è lo spirito principale con cui si parte.

     
    D. – Il vedere un Papa così entusiasta, capace di affrontare più di venti ore di viaggio per immergersi in una folla di mezzo milione di giovani, che esempio, che ispirazione può dare?

     
    R. - E’ veramente un esempio per tutti. Molti sacerdoti a volte vivono la stanchezza e la fatica di stare con i giovani. E’, quindi, uno stimolo a non mollare, anzi a continuare con entusiasmo, per tutti noi.

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    Conferenza di Lambeth: appello all'unità dell'arcivescovo di Canterbury

    ◊   Prosegue a Canterbury, in Inghilterra, la Conferenza di Lambeth, l’incontro decennale di tutti i vescovi anglicani del mondo. Il primate della Comunione anglicana, l’arcivescovo di Canterbury Rowan Williams, ha aperto l’importante assise con un accorato appello all’unità. L'evento, inaugurato mercoledì scorso, si concluderà il 3 agosto. Sul clima che si sta vivendo alla Conferenza di Lambeth ascoltiamo l’inviato di Avvenire Andrea Galli, al microfono di Sergio Centofanti:

     
    R. – Direi che è un clima abbastanza difficile, nel senso che le posizioni divergenti sui temi di cui si è parlato molto in questi giorni, cioè l’ordinazione delle donne alla carica episcopale e l’ordinazione di omosessuali dichiarati, le posizioni sono molto dure. Quindi, si profila un muro contro muro, con due fazioni che si contendono la decisione ultima su questi temi. Anche se si prevede che da questa Conferenza di Lambeth forse non usciranno delle dichiarazioni o delle prese di posizione ufficiali nette.

     
    D. – Qual è il messaggio che ha voluto lanciare l’arcivescovo di Canterbury in apertura della Conferenza?

     
    R. – Ieri, l’arcivescovo ha tenuto un paio di meditazioni nella Cattedrale di Canterbury. In sostanza, ha fatto un appello all’unità, alla pacificazione, all’evitare contrapposizioni frontali, anche se il tutto è stato abbastanza ignorato perchè sono venute nei giorni scorsi, ed anche ieri, dichiarazioni da parte dei vescovi sia africani che americani molto dure. Per esempio, l’arcivescovo di Washington, John Chane, ha attaccato duramente la fazione cosiddetta conservatrice, parlando addirittura di posizioni demoniache, quindi con toni durissimi.

     
    D. – La questione dell’autorità è tra i temi al centro della Conferenza di Lambeth. Si cerca di individuare un modo per evitare rotture all’interno della Comunione anglicana…

     
    R. – Sì, esatto. Si pensa che la proposta che farà Rowan Williams alla fine di questa Conferenza di Lambeth sarà un cosiddetto “covenant”, cioè un patto, una sorta di proposta per salvare l’unità della Comunione anglicana. Un patto che, però, pare vada nella direzione di una specie di moratoria delle ordinazioni più problematiche. Questo non dovrebbe risolvere molto la situazione. Anzi, da questo punto di vista i pareri degli osservatori specialisti interni al mondo anglicano sono piuttosto scettici, nel senso che la fazione cosiddetta liberal, che viene identificata molto con l’episcopato episcopaliano, quello americano, è molto determinata a portare a casa i propri obiettivi, cioè la piena legittimazione delle ordinazioni femminili e di omosessuali. E’ molto determinata. Così come d’altra parte tutta questa realtà in prevalenza africana, ma non solo, che si oppone a questo tipo di decisione, è altrettanto decisa a non cedere su questi punti. In particolare, il primate della Chiesa nigeriana, Peter Akinola, che è diventato uno dei leader di questo movimento che contesta le ultime decisioni della Chiesa d’Inghilterra, ha dichiarato che non è disposto ad alcun passo indietro su questi temi. Questa è un po’ la punta di un iceberg. In realtà, il dibattito, a livello teologico, verte molto su un’accusa che viene fatta all’episcopato, soprattutto europeo e nordamericano, di cedere alla mentalità secolarizzata europea ed americana. Contro questa mentalità viene ricordato come il vero anglicanesimo dovrebbe rimanere saldo e fedele al dettato biblico e non cedere alla mentalità corrente, alla mentalità secolarizzata della civiltà occidentale odierna.

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    Si è spento in Cina il vescovo Giuseppe Jiang Mingyuan

    ◊   E’ scomparso, domenica scorsa a Biancun, in Cina, mons. Giuseppe Jiang Mingyuan, vescovo di Chaohsien e amministratore di Xingtai, nella provincia di Hebei. Aveva 77 anni. Recluso per diversi anni e condannato ai lavori forzati, a lui si deve, dopo il rilascio, la costruzione della Cattedrale a Jiazhuang e l’edificazione di diverse case per l’assistenza sanitaria. I funerali si svolgeranno domani nella chiesa di Biancun. Il servizio di Tiziana Campisi:

    La sua è stata una testimonianza fedele e sincera al Signore e alla sua Chiesa in tempi difficili e burrascosi. Uomo che è vissuto sempre con pietà e perseveranza, in povertà di spirito, così lo ricordano clero, religiose e fedeli di Zhaoxian, in Cina: pastore santo, gioioso, umile e paziente, che ha saputo soffrire ed offrire incondizionatamente la sua esistenza per la gloria di Dio e per la salvezza delle anime. Nato il 21 febbraio 1931 in una famiglia cattolica da generazioni, mons. Jiang ha iniziato la sua vita in seminario nel 1944, nel ‘58, in seguito alla nuova situazione politica del Paese ha lavorato come operaio in una fonderia, poi in una fabbrica di vetro ed, infine, in una scuola d'arte. Arrestato a Pechino il 18 settembre 1961, è stato recluso nel Centro di Detenzione N. 1 della capitale e condannato ai lavori forzati e alla “rieducazione”. Trasferito poi nel Datong, ha espiato la pena fino al 1969; tornato a casa è rimasto sempre sotto lo stretto controllo degli organi di sicurezza.

     
    Ordinato sacerdote l’8 dicembre 1981, è entrato nella Congregazione religiosa dei Discepoli del Signore ed ha svolto il suo lavoro pastorale in diverse città. Sua l’iniziativa della edificazione della Cattedrale di Jiazhuang, di una casa di riabilitazione a Longyao e di diverse case e una residenza per l’assistenza sanitaria a Taixinshan. Consacrato vescovo l’8 agosto del 2000 è stato arrestato per un periodo di 10 giorni e poi ancora per 5 mesi insieme a mons. Raimondo Wang Chonglin, vescovo di Zhaoxian, e costretto ancora a sessioni di “rieducazione”. Colpito da ictus cerebrale nel dicembre 2001 era riuscito a riprendersi. Lo scorso anno un nuovo colpo apoplettico lo aveva costretto ad abbandonare la pastorale attiva, a marzo di quest’anno due infarti lo hanno portato al ricovero in ospedale prima e il 7 luglio alla Casa per il clero anziano della diocesi di Biancun. Il decesso domenica scorsa. Le esequie di Mons. Jiang si svolgeranno domani nella chiesa di Biancun, nella contea di Ningjin. La diocesi di Zhaoxian, di cui il presule era vescovo, oggi strettamente legata con quella di Xingtai, conta più di 60 mila cattolici: ha una quarantina di sacerdoti, quasi tutti giovani, e 120 chiese, inclusi i luoghi d'attività culturale.

     
    Il Seminario Maggiore ospita una trentina di giovani, e quello minore 84 alunni. Le religiose della Congregazione di Santa Teresa sono un centinaio. La Diocesi ha varie associazioni di laici e diverse opere sociali, fra cui il brefotrofio “Casa Alba” con 80 bambini handicappati, il giornale “Seme di senape”, una stamperia per attività religiose e culturali, un centro audiovisivo, ecc. Di fronte alla morte di mons. Jiang non si può fare a meno di ricordare le parole con le quali Benedetto XVI, nella Lettera dello scorso anno alla Chiesa in Cina, saluta i cattolici cinesi: “Intensa è la gioia per la vostra fedeltà a Cristo Signore e alla Chiesa [...] poiché «per Cristo vi è stato dato il dono non solo di credere in lui, ma anche di patire per lui»”.

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    La Chiesa in Cina: ne hanno parlato ieri il cardinale Achille Silvestrini e mons. Giampaolo Crepaldi durante la presentazione di un volume di Limes

    ◊   Problemi del passato e di oggi della Chiesa in Cina, ma anche motivi di speranza: al centro dell’intervento del cardinale Achille Silvestrini, prefetto emerito della Congregazione per le Chiese Orientali e di mons. Giampaolo Crepaldi, segretario del Pontificio Consiglio Giustizia e Pace, alla presentazione, ieri pomeriggio a Roma, del volume della rivista di geopolitica italiana "Limes" dedicato alla Cina dal titolo "Marchio giallo" con la partecipazione del ministro italiano degli Affari Esteri, Franco Frattini. C’era per noi Fausta Speranza:

    Dal ministro degli Esteri, Frattini, una disamina delle tematiche e aree del mondo in cui la Cina è attore sempre più significativo e delle sfide nel rapporto con i Paesi occidentali che chiedono alla Cina, che registra un PIL sempre più alto, di crescere anche in termini di democrazia e di difesa dei diritti umani. Con uno sguardo alle sempre più prossime Olimpiadi a Pechino. Dal cardinale Achille Silvestrini un excursus storico della presenza della Chiesa in Cina a partire dalla straordinaria figura di missionario di padre Matteo Ricci che, dopo aver studiato lingua e cultura cinesi per 20 anni, si affacciò alla Corte imperiale a Pechino nel 1601. Da allora una storia di alti e bassi, di speranze e di delusioni ma anche – come ha sottolineato il cardinale Silvestrini – di “ingerenze di Paesi europei nell’impegno missionario della Chiesa in Cina”. In sostanza, una storia di chiusure da parte di un Paese che ha sempre rifiutato l’idea di fedeli devoti ad una Chiesa che considerava di un Paese straniero, non comprendendo il valore universale del messaggio di Cristo. Tra i tanti momenti significativi della storia anche più recente ricordati, c’è il tentativo di Pio XII nel 1949 di avviare gerarchia cattolica e diocesi in Cina e non più solo vescovi missionari, naufragato nella rivoluzione di Mao Tse Tung. Ma se si guarda all’oggi, ci sono due punti fermi, secondo il cardinale Silvestrini che ha fatto una fetta importante della storia diplomatica della Chiesa: la Lettera di Giovanni Paolo II nel 2001 e la Lettera ai fedeli cinesi di Benedetto XVI dell’anno scorso. Punti fermi cui guardare per sperare e pregare. Ascoltiamo il cardinale Silvestrini:

     
    “E’ un Paese non cristiano e in più in una situazione anche di dispersione dei cattolici cinesi. Sono 20 milioni e se pensiamo che il popolo cinese è composto da un miliardo e trecento milioni di persone... Sono disseminati in tutto il Paese. Noi abbiamo fiducia, però, che il tempo e, soprattutto, questa fedeltà, questa costanza - ci sono stati molti martiri – della comunità cattolica attuale, aiuti molto l’incontro che è auspicato da Benedetto XVI con le autorità della Cina”.

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    Chiesa e Società



    Ordinato in Giordania il nuovo arcivescovo di Algeri

    ◊   Ieri pomeriggio, nella parrocchia del Sacro Cuore di Amman, una delle 7 chiese latine della capitale giordana, il reverendo Ghaleb Moussa Abdalla Bader, del clero del Patriarcato latino di Gerusalemme, ha ricevuto l’ordinazione episcopale dalle mani del nuovo Patriarca Latino mons. Fouad Twal, del Patriarca emerito mons. Michel Sabbah, e di mons. Henri Tessier arcivescovo metropolita di Algeri, che lascia il suo incarico pastorale per sopraggiunti limiti di età. Una decina i vescovi presenti, tra cui il nunzio apostolico in Giordania, mons. Francis Chullikatt, che ha portato i saluti e la benedizione apostolica del Santo Padre, e mons. Salim Sàyegh, vescovo ausiliare per la Giordania, che ha dato il benvenuto agli ospiti, cavalieri e dame del Santo Sepolcro, autorità civili e ambasciatori dai vicini Paesi arabi e dal Maghreb. Mons. Ghaleb Bader, che ha scelto il motto episcopale “confirma fratres tuos” - conferma i tuoi fratelli (Lc 22,32), era stato nominato arcivescovo metropolita di Algeri da Benedetto XVI il 24 maggio scorso, ed è il primo vescovo arabo della diocesi di Algeri. Nella sua omelia, mons. Twal si è detto orgoglioso di offrire un vescovo del Patriarcato Latino all’Algeria, e insieme dispiaciuto di perdere un tale sacerdote; inoltre, con un'espressione che in arabo suona come un gioco di parole (il nome del nuovo arcivescovo, Ghaleb, significa infatti “vincitore”) si è rivolto così a mons. Bader: “Vinci, conquista il tuo servizio caritatevole con gli atti di virtù, sii benevolo con i tuoi fedeli, diffondi il Vangelo. Vivi la carità – ha proseguito il Patriarca - perché con la carità avrai l'autorità vera”. Mons. Bader ha officiato questa mattina la prima celebrazione a Khirbet Wahadne, suo paese natale, nel nord della Giordania, dove oggi è grande la festa. (A cura di Sara Fornari)

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    La Chiesa filippina contro la legalizzazione dell'aborto nel Paese

    ◊   Il prossimo 25 luglio si terrà nelle Filippine una manifestazione nazionale con “preghiere e marce in favore della vita”, per protestare contro la proposta del governo di legalizzare l’aborto. Ai cortei, sparsi per tutte le città del Paese, parteciperanno preti, suore e laici che intoneranno canti e invocazioni a “difesa della vita”. Lo annuncia padre Melvin Castro, segretario esecutivo della Commissione episcopale per la famiglia e per la vita, che ribadisce la forte presa di posizione della Chiesa filippina contro le proposte di legge che prevedono la “legalizzazione dell’aborto”. I leader politici cattolici del Paese – sottolinea l’agenzia AsiaNews - non appoggiano in maniera aperta le riforme volute da una parte del governo, in particolare la normativa che prevede l’aborto. Alcuni di loro sembrano sostenere una “più ampia diffusione dell’educazione sessuale nelle scuole” e la promozione di “metodi di pianificazione familiare” che prevedano l’uso di “contraccettivi”. Secondo un’organizzazione delle Nazioni Unite, ogni anno nelle Filippine si registrano 473 mila casi di interruzioni di gravidanza. La popolazione cresce del 2% all’anno ed è destinata a toccare quest’anno quota 90 milioni. (A.L.)

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    I vescovi dell’Angola sulle elezioni del 5 settembre: votare è un dovere

    ◊   I vescovi dell’Angola hanno inviato un messaggio alla popolazione in merito alle elezioni che avranno luogo nel Paese il 5 settembre prossimo, un appuntamento fondamentale per il processo di riconciliazione nazionale iniziato dopo la conclusione della guerra civile del 2002. “Il diritto di voto è un dovere civile, personale e inalienabile di ogni cittadino – riporta l'agenzia Fides – dal suo esercizio dipende la scelta, sia a livello centrale che a livello locale, degli organi di Stato, delle persone e dei programmi per il buon governo, il raggiungimento della giustizia, il consolidamento della pace, l’impegno a rafforzare la democrazia, l’autentica riconciliazione nazionale, lo sviluppo dell’Angola e il rispetto della dignità umana”. I presuli hanno ricordato che “la Chiesa non opta per nessun partito politico” e hanno esortato i giornalisti a “informare con imparzialità ed equilibrio, rispettando la verità, al fine di aiutare i cittadini a votare liberamente”. (R.B.)

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    Inaugurata a Tokyo una nuova chiesa dedicata a San Giovanni Bosco

    ◊   È stata consacrata con una celebrazione solenne la nuova chiesa dedicata a San Giovanni Bosco e tenuta da missionari salesiani, nel quartiere di Chofu a Tokyo. Nel corso del rito, come riferito dall'agenzia Fides, l’arcivescovo della capitale giapponese, mons. Peter Okada Takeo, ha espresso tutta la sua gioia personale per l’evento e la speranza che la nuova chiesa diventi centro d’irradiazione del Vangelo. Prima della Santa Messa, cui hanno preso parte una sessantina di fedeli, si è svolta una cerimonia preparatoria con la consegna delle chiavi, le relazioni sullo svolgimento dei lavori e i discorsi di ringraziamento all’architetto e all’impresa edile. La nuova chiesa conterà 1300 parrocchiani, ospiterà un seminario salesiano, un centro giovanile e un oratorio per ragazzi e ha già avviato iniziative di solidarietà in Giappone e attività di sostegno alla missione “ad gentes”. (R.B.)

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    Ciclone Nargis in Myanmar: l’opposizione accusa la giunta di sfruttare i profughi per la ricostruzione

    ◊   In Myanmar, la giunta militare "sfrutta il lavoro di migliaia di persone dei campi profughi, per la ricostruzione delle zone del delta dell’Irrawaddy colpite dal passaggio del ciclone Nargis". La denuncia – rende noto l’agenzia AsiaNews - arriva dal quotidiano di opposizione The Irrawaddy News, che cita fonti anonime. Secondo il giornale, gli abitanti di Laputta, Pyapon, Bogalay e Dedaye sono costretti a lavorare senza compenso svolgendo le mansioni più umili e onerose. Chi si rifiuta di lavorare in queste durissime condizioni, è costretto a pagare una tassa di oltre un dollaro e mezzo, somma proibitiva per gran parte della popolazione del Myanmar. Nel Paese asiatico, infatti, il reddito medio è al di sotto della soglia di povertà. Il regime birmano è stato più volte condannato dalla comunità internazionale per sfruttamento del lavoro durante la costruzione di basi militari, strade e ponti. Per quanti si sono rifiutati di collaborare – sostengono diverse fonti - si sono anche aperte le porte del carcere. Da segnalare, infine, che la FAO ha lanciato un appello in favore delle comunità colpite dal ciclone che due mesi fa ha causato oltre 130 mila morti. L’organizzazione delle Nazioni Unite ha chiesto 33 milioni di dollari per aiutare contadini e pescatori. In questa area stanno lavorando anche squadre dell'organizzazione umanitaria 'Medici Senza Frontiere' (MSF): portano soccorsi d'emergenza ad oltre 350 mila persone. Finora MSF ha distribuito 939 tonnellate tra scorte di farmaci e generi di soccorso. (A.L.)

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    Afghanistan: almeno un milione e mezzo di persone allo stremo per l’emergenza siccità

    ◊   Un milione e mezzo di persone con urgente bisogno di aiuto, almeno 400 scuole e ospedali senza accesso all’acqua potabile ed una produzione di cereali quasi dimezzata: sono queste, secondo il governo dell’Afghanistan, alcune delle conseguenze della siccità che, negli ultimi mesi, ha colpito soprattutto il nord del Paese. Secondo il ministro per l’Agricoltura afghano, Eshan Zia, quest’anno la produzione di cereali non dovrebbe superare due milioni e 300.000 tonnellate. Nel 2007 si era arrivati, invece, a quattro milioni e 600.000. Nel tentativo di garantire assistenza di base ad oltre quattro milioni e mezzo di persone, il governo ha lanciato, nei giorni scorsi, un appello per raccogliere almeno 250 milioni di euro. L'esecutivo - riferisce l'agenzia MISNA - sostiene comunque che, finora, siccità e carestie non hanno provocato “esodi di massa”. La situazione, però, sembra poter aggravarsi: “Molti giovani – ha affermato il ministro per l’Agricoltura – sono partiti, diretti verso altre province afghane o all’estero, in cerca di un impiego che permetta loro di aiutare le famiglie rimaste a casa”. (A.L.)

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    Pellegrinaggio di 90 Guardie Svizzere nel Gargano

    ◊   Guidati dal cappellano, mons. Alain de Raemy, 90 giovani appartenenti al corpo delle Guardie Svizzere Pontificie, sono in visita nel Gargano, in particolare all’antica Abbazia di Pulsano risalente al VI secolo. Il pellegrinaggio – scrive il quotidiano Avvenire – si è tramutato in un vero ritiro spirituale nel silenzio delle valli del “deserto monastico” garganico. Accompagnati dai monaci, i giovani svizzeri hanno visitato alcuni eremi, testimonianza di unità con l’Oriente cristiano. "Il camminare – ha affermato il cappellano Alain de Raemy – rappresenta un autentico momento di verità: in queste valli che ricordano molto sia i sentieri del Canton Ticino sia dei Grigioni, viviamo oggi una sosta importante per continuare con generosità ed entusiasmo la nostra vita di fede nel quotidiano servizio alla Santa Sede”. Rivolgendosi alle Guardie Svizzere il priore del monastero, il benedettino padre Fedele Mancini, ha sottolineato come il monachesimo, anche se separato dal mondo, non sia “mai indifferente ed estraneo ad esso”. “Anche voi, care Guardie Svizzere – ha aggiunto – nel vostro lavoro quotidiano, che richiede sollecitudine, pazienza e determinazione, siete chiamati ad aderire profondamente a Cristo, nel servizio di fedeltà al Papa e alla Sede Apostolica”. (A.L.)

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    Italia: in crescita le adozioni internazionali

    ◊   L’associazione italiana "Amici dei bambini" ha diffuso i dati ricevuti dalla Commissione adozioni internazionali della presidenza del Consiglio dei ministri sul primo semestre del 2008, che registra un positivo aumento rispetto allo stesso periodo del 2007. Sono 1794, infatti, i bambini che in questi primi mesi dell’anno hanno trovato una famiglia, contro i 1676 dell’anno scorso. L’Ucraina si conferma al primo posto tra i Paesi d’origine dei piccoli con 249 minori accolti da mamme e papà italiani; al secondo posto la Colombia con 210, al terzo Vietnam e Brasile con 163 ciascuno. “Se si manterrà il trend – ha commentato Marco Griffini, presidente di "Amici dei bambini" – a fine 2008 arriveremo a quattromila adozioni contro le 3420 del 2007”. “Purtroppo – ha concluso – alcuni Paesi, come Vietnam e Cambogia, non hanno ancora ratificato la Convenzione dell’Aja. Da tempo la nostra associazione chiede un intervento diretto della Commissione adozioni per fare pressioni sui governi di questi Paesi”. (R.B.)

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    24 Ore nel Mondo



    Segnali di disgelo tra USA e Iran

    ◊   Segnali di distensione si registrano nei turbolenti rapporti Stati Uniti e Iran. Il ministro degli Esteri iraniano, Manushehr Mottaki, ha dichiarato oggi a Ankara che sono possibili discussioni con gli Stati Uniti sulla creazione di una sezione di interessi americana in Iran e anche su un collegamento aereo tra i due Paesi. Di un apertura di una sezione di interessi USA nella Repubblica islamica ha parlato ieri anche il quotidiano britannico Guardian, mentre la scorsa settimana il sottosegretario di Stato, William Burns, aveva detto in una deposizione al Congresso che una simile ipotesi è allo studio ma aveva precisato che nessuna decisione è stata ancora presa. Lo stesso Burns nel fine settimana parteciperà a colloqui sul problema del controverso programma nucleare di Teheran.

    Scontri in Libano
    A una settimana di distanza dalla formazione in Libano del nuovo governo di unità nazionale, sono riprese le violenze tra miliziani e forze di sicurezza a Tripoli, nel nord del Paese: il bilancio è di un morto e sei feriti. Gli scontri sono scoppiati ieri sera quando i soldati hanno aperto il fuoco contro un veicolo che ha rifiutato di fermarsi a un posto di blocco dell'esercito, nel quartiere popolare di Bab al Tebbaneh. Esplosioni e scontri sono frequenti a Tripoli fra i quartieri confinanti di Bab al Tebbaneh, a maggioranza sunnita antisiriana, e di Jabal Mohsen, roccaforte degli sciiti vicini al movimento Hezbollah. Dallo scorso giugno, 14 persone sono rimaste uccise oltre 100 ferite in scontri fra i due quartieri.

    Medio Oriente
    I mediatori israeliani e palestinesi si incontreranno il prossimo 30 luglio a Washington, ospiti del segretario di Stato, Condoleezza Rice, per un ulteriore round di colloqui volto a rilanciare il processo di pace. Lo ha annunciato un consigliere del presidente Abu Mazen. Per la prossima settimana, sarebbe inoltre in programma un vertice tra il premier israeliano Olmert e il presidente palestinese Abu Mazen. Intanto, la polizia e servizi segreti israeliani hanno arrestato 6 giovani arabo-israeliani, sospettati di voler creare una cellula di Al Qaeda a Gerusalemme. Due dei fermati sono studenti di fisica e chimica dell'Università ebraica, e uno di questi, secondo l’accusa, avrebbe voluto abbattere l'elicottero del presidente americano Bush durante la visita a Gerusalemme di gennaio.

    Afghanistan
    Non c’è limite all’orrore in Afghanistan, dove una donna e un bambino di 13 anni, entrambi con corpetti imbottiti di esplosivo, sono stati arrestati mentre tentavano d'introdursi nella residenza del governatore della provincia di Ghazni per compiervi un attentato suicida. E i livelli di sicurezza in Afghanistan sono peggiorati al punto tale che il Giappone ha accantonato il proposito di inviare nuove truppe. Secondo quanto riferiscono i media giapponesi, il peggioramento dello scenario ha creato divisioni nella coalizione del primo ministro, Yasuo Fukuda, visto che molti esponenti sia del suo partito, il Liberaldemocratico, sia degli alleati del New Komeito, hanno espresso perplessità sull'eventuale approvazione del disegno di legge da parte del parlamento, necessario per il via libera all'iniziativa.

    Iraq
    Ancora violenze in Iraq. Due civili sono morti e altri tre sono rimasti feriti stamani a seguito di due distinte esplosioni nei pressi della città di Baquba, nel nord del Paese. Intanto, a Baghdad si registra un massiccio dispiegamento di truppe irachene nel corso della preghiera del venerdì nel turbolento quartiere sciita di Sadr City, teatro nei mesi scorsi di cruenti scontri tra i miliziani di Moqtada al-Sadr e le forze statunitensi. Al momento non si segnalano violenze.

    Gran Bretagna
    La Gran Bretagna è sotto shock per l’ennesima vittima della violenza urbana. Un giovane di 18 anni è stato pugnalato a morte ieri sera in sobborgo a sud di Londra da un sedicenne tratto in arresto questa mattina. Si tratta del 21.mo ragazzo ucciso nella capitale dall’inizio dell’ anno. Quella degli omicidi all’arma bianca è ormai una vera e propria piaga della capitale britannica, che sta suscitando un crescente allarme sociale. Poche ore prima di questo nuovo episodio di violenza, il Ministero dell'interno aveva delineato le proporzioni del fenomeno pubblicando le prime statistiche fornite dalla polizia d'Inghilterra e del Galles, che ha registrato 22.151 denunce di aggressioni con coltelli nel 2007. Oltre 7 mila nella sola Londra. La gravità della situazione appare ancora più evidente se si considera che, nello stesso lasso di tempo, gli episodi criminosi sono diminuiti nel complesso del 9 per cento. Al momento, il dicastero sta vagliando diverse possibili contromisure, compresa l'introduzione del coprifuoco notturno nelle aree più a rischio.

    Trattato Lisbona
    La Gran Bretagna ha completato il processo per la ratifica del Trattato europeo di Lisbona. Dopo l’approvazione da parte dei Comuni e della Camera dei Lord, ieri è stato ottenuto “l’assenso reale” di Elisabetta II. I documenti di ratifica sono così stati depositati a Roma, dal momento che il trattato di Lisbona, formalmente, è un emendamento del Trattato di Roma del 1957.

    Francia
    Una fuga di materiale radioattivo si è verificata in un impianto a Romans-sur-Isère, nel sud della Francia. L'autorità locale per la Sicurezza nucleare afferma tuttavia che "non c'è stato alcun impatto sull'ambiente". Si tratta del secondo incidente in un sito nucleare francese in meno di due settimane. Secondo la ricostruzione delle autorità di sicurezza, l’incidente è stato causato dalla rottura di una condotta di un impianto che si occupa della produzione di combustibile nucleare per le centrali elettriche e per reattori destinati alla ricerca.

    Spagna
    Il referendum sull'autodeterminazione dei baschi, indetto dal presidente della Regione autonoma, Ibarretxe, non si terrà come previsto il 25 ottobre. La Corte costituzionale spagnola ha infatti sospeso per un periodo di 5 mesi rinnovabile la legge che istituiva la consultazione, recependo i ricorsi presentati dal governo di Madrid e dall’opposizione del Partito popolare. I giudici dovranno ora pronunciarsi sulla costituzionalità del referendum.

    Belgio
    Il re del Belgio, Alberto II, ha respinto nella notte le dimissioni del primo ministro, Yves Leterme, presentate lunedì scorso dopo aver fallito la mediazione tra francofoni e fiamminghi per un accordo sulle riforme dello Stato. In un comunicato, inoltre, si rende noto che il re ha designato tre personalità, che dovranno “esaminare quali garanzie possono essere offerte per avviare in modo credibile un dialogo istituzionale”. (Panoramica internazionale a cura di Marco Guerra)

    Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LII no. 200
     
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