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Sommario del 16/07/2008

Il Papa e la Santa Sede

  • Benedetto XVI a Sydney: domani il primo abbraccio con i giovani della GMG
  • La giornata dei giovani della GMG trascorsa tra catechesi e feste per gruppi linguistici, in attesa del grande incontro col Papa
  • I capi aborigeni i primi a salutare domani Benedetto XVI con canti e danze tradizionali alla festa di accoglienza
  • Nomine
  • Oggi su "L'Osservatore Romano"
  • Oggi in Primo Piano

  • Sempre più numerosi gli appelli per evitare che una sentenza spenga la vita di Eluana Englaro
  • Lo spettro della crisi economica nel mondo: l'analisi di Quadrio Curzio
  • A Lourdes, migliaia di giovani europei per vivere la GMG nel celebre Santuario
  • La questione dell'autorità tra i temi al centro della Conferenza anglicana di Lambeth
  • La Chiesa celebra la memoria della Beata Vergine Maria del Carmelo
  • Chiesa e Società

  • I re di Spagna e Arabia Saudita aprono la Conferenza interreligiosa di Madrid
  • Anno Paolino: i vescovi di Angola, Sao Tomé e Principe invitano alla conversione
  • Secondo un rapporto di “Small arms survey”, carichi di armi leggere vengono dirottati e spediti verso aree di guerra
  • Cina: dopo il terremoto è aumentata la povertà
  • Milioni di bambini filippini lasciano la scuola a causa dell’aumento del costo della vita
  • In Nepal preghiera interreligiosa per ricordare padre Prakash Moyalan, il sacerdote ucciso lo scorso primo luglio nel Paese asiatico
  • Nelle Isole Salomone nuova casa-famiglia delle suore salesiane
  • Per l'arcidiocesi di Bari-Bitonto, l’apertura domenicale degli esercizi commerciali rischia di favorire ancor di più la mentalità consumistica
  • Master della Caritas su sviluppo e giustizia sociale
  • Concerti di Capri 2008: oggi la musica di Schumann, Hindemith, Brahms e Bruch per viola e pianoforte alla Certosa di San Giacomo
  • 24 Ore nel Mondo

  • Scambio di salme e prigionieri tra Israele ed Hezbollah
  • Il Papa e la Santa Sede



    Benedetto XVI a Sydney: domani il primo abbraccio con i giovani della GMG

    ◊   L’attesa del grande popolo della GMG è ormai agli sgoccioli. In questi istanti, Benedetto XVI sta concludendo la sua prima serata a Sydney - nella sede arcivecovile della Cathedral House - dove è giunto poche ore fa dopo aver lasciato la residenza del Kenthurst Study Center, che lo aveva ospitato in questi primi giorni di trasferta australiana. Domattina, il Papa incontrerà le massime autorità del Paese, sosterà in preghiera sulla tomba della prima Beata australiana, Mary MacKillop, e quindi riceverà l’abbraccio che i giovani gli riserveranno con la Festa al molo di Barangaroo. Mancano dunque davvero poche ore al clou iniziale di questa 23.ma Giornata mondiale della gioventù, come ci racconta da Sydney il nostro inviato, Roberto Piermarini:
     
    Cresce la febbre per l’abbraccio di Sydney al Papa, che dopo il periodo di riposo a Kenthurst, ad una cinquantina di chilometri dalla metropoli australiana, da questa sera è nel cuore della città, nella canonica della Cattedrale St. Mary. Lungo il tragitto, l’auto papale è passata tra due ali di folla, ed in città già si parla di “Super Thursday”, (Super giovedì) quando il Papa inizierà la sua visita pubblica con l’accoglienza dei giovani per la Giornata Mondiale della Gioventù. Così il Papa ha vissuto le ultime ore nella residenza di Kenthurst, nei pressi delle Montagne blu, nel racconto del nostro direttore al seguito papale padre Lombardi:

    “E’ stata di nuovo una giornata molto serena. Però, è stata l’ultima. Ha avuto una cosa un po’ particolare, che ha molto interessato e fatto piacere agli australiani, e cioè il Papa ha visto, gli hanno portato, gli animali tipici della fauna australiana. Naturalmente erano animali piccoli, ma il Papa li ha potuti vedere da vicino, li ha potuti accarezzare, come fanno volentieri gli australiani con gli ospiti per familiarizzarli con le caratteristiche più specifiche del loro ambiente. Quindi, c’era un pitone, c’era un piccolo coccodrillo, c’era un koala e c’era un wallabee, un canguro, un opossum, un’echidna. E quindi una bella serie di elementi specifici. Dicono anche che hanno offerto al Papa, come ogni tanto si fa, di prendere in braccio il koala e il Papa ha detto che stava più sicuro tra le braccia del suo custode. Un’ altra cosa importante di questa giornata è stato naturalmente il saluto a tutto il personale, in particolare al personale di sicurezza, che ha fatto servizio in questi giorni, al centro dove il Papa era ospitato. C’era anche un poliziotto molto malato e il Papa lo ha particolarmente benedetto nella sua situazione di malattia. Poi, di nuovo, un piccolo concerto, offerto questa volta non da dei professionisti, ma dal gruppo dell’Opus Dei che cura il centro. Il Papa è stato molto contento della sistemazione in questo centro. Vi si è trovato molto bene e, quindi, lo scopo di questi tre giorni di riposo è stato raggiunto pienamente. Speriamo proprio che da domani tutto continui nel modo migliore, quando arriveremo veramente al centro di questo viaggio australiano”.

    Intanto Sydney quasi fredda e distaccata alla vigilia, sembra contagiata dalla presenza di migliaia di giovani che si muovono a sciami con le loro bandiere nazionali. Un quotidiano locale scrive questa mattina che “Sydney non aveva mai visto nulla di simile: né per una partita di calcio, né per una finale olimpica e né la precedente visita di un capo religioso aveva mai attirato tanta gente”. Nel cuore della City i cori salgono alti verso i grattacieli. Vengono da 170 Paesi: sono pakistani, cinesi, mediorientali, dell’Oceania; ragazzi del Messico camminano a fianco dei giapponesi, polacchi e filippini provano ad intendersi con qualche parola d’inglese: è un microcosmo che ricalca il carattere interreligioso e multiculturale che sta via via caratterizzando questa GMG. Ma non mancano momenti di silenzio: nei parchi che si affacciano sulla baia centinaia di giovani si ritrovano a pregare insieme, a celebrare lodi ed eucaristie. I luoghi più visitati: la cappella della beata australiana Mary McKillop e la cattedrale di Sydney dove sono state poste le spoglie del beato Piergiorgio Frassati. Nelle loro testimonianze ecco come stanno vivendo questa GMG di Sydney:

     
    R. - Siamo venuti con uno spirito di gioia, per testimoniare al mondo, oltre i confini del mondo, il Vangelo di Gesù Cristo.

     
    R. – Sono venuto qua anche per scoprire questa terra così lontana e vedere come lo Spirito ha lavorato così distante da casa nostra.

     
    R. – Fare un viaggio così lungo ha sicuramente qualche motivazione profonda e importante. Il riunirsi qui, tutti insieme, è qualcosa di grande che ci lascerà veramente un bellissimo ricordo che, speriamo, riusciremo a rendere vivo poi a casa.

     
    R. – E’ un’esperienza bellissima e mi aspetto soprattutto di interiorizzare quello che vivo qui, questa interreligiosità, e di portarla a casa nella mia comunità e nella mia parrocchia.

     
    R. – Qui a Sydney sto facendo un’esperienza di comunione, perché questa è davvero un’esperienza di comunione fraterna, di essere tutti in uno e uno in tutti, sentirsi parte di un insieme, di un tutt’uno.

     
    D. – Con che spirito sei venuto qui a Sydney?

     
    R. – Con lo spirito di vivere una Giornata mondiale della gioventù a 360 gradi, con la speranza di farmi illuminare dalle parole e dal messaggio del Papa, per i giorni a venire e per la vita.

     
    R. – Io la sto vivendo bene e si stanno realizzando le aspettative che avevo su questa Giornata mondiale della gioventù. Io ho partecipato solamente alla GMG di Colonia. Quello che mia spettavo da questa era di riempire il serbatoio di fede, felicità e gioia. E questo sta succedendo, quindi sono molto felice e la sto vivendo molto bene.

     
    Da questa mattina, inizio di un triduo prima della Veglia con il Papa, i giovani si recano per gruppi linguistici per ascoltare catechesi dei loro pastori. Per loro, è anche iniziato il Festival della Gioventù, un evento per discutere dei principali temi di attualità. Un calendario che prevede un forum con il cardinale Schönborn su creazione ed evoluzione, una tavola rotonda sulla sessualità con il teologo Christopher West ed un dibattito sul dialogo interreligioso con il nunzio apostolico in Egitto, mons. Fitzgerald, il mufti Patel per gli islamici ed il rabbino Knoll per gli ebrei. Un Festival che prevede anche 450 tra mostre, concerti musicali e dibattiti: i più seguiti quelli sulla donna, gli obiettivi del Millennio, il traffico di esseri umani e sul Codice da Vinci. In onore del Papa sui pilastri dell’Harbour Bridge vengono proiettate diapositive di Benedetto XVI e messaggi di benvenuto. Funziona a pieno ritmo la macchina organizzativa, chiamata a distribuire 25 milioni di pasti e bevande. Ieri sui telefonini dei giovani iscritti alla GMG è apparso un sms con le parole in inglese del Papa che dice: ”Giovane amico, Dio e il suo popolo si aspettano molto da te perché hai dentro di te il più grande dono del Padre: lo Spirito di Gesù. Firmato Benedetto XVI”.

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    La giornata dei giovani della GMG trascorsa tra catechesi e feste per gruppi linguistici, in attesa del grande incontro col Papa

    ◊   Il conto alla rovescia che separa i giovani dall’incontro con Benedetto XVI è stato scandito oggi dalle catechesi preparatorie, organizzate in vari punti di Sydney e suddivise per gruppi linguistici. Al vescovo di Palestrina, Domenico Sigalini, è spettato il compito di parlare ai ragazzi italiani. Marina Tomarro, presente alla catechesi, ha chiesto al presule quale sia la molla che ha spinto moltissimi giovani italiani ad affrontare questa lunga trasferta in Australia:

    R. – Secondo me il ragazzo cerca sempre un po’ di avventura e un po’ di novità. Dentro questa avventura, che vuol dire aspettarsi qualcosa di nuovo dalla vita, c’è una prospettiva ed una meta, che è quella di un pellegrinaggio, che è quella di un cammino di convergenza verso un obiettivo, che è quella di una amicizia nel nome di Gesù. Allora così si compone molto bene e si irrobustisce la vita cristiana. Noi pensiamo che la vita cristiana sia fatta da incontri di gruppo la sera e da celebrazioni eucaristiche, mentre la vita cristiana è fatta da tutta quella potenza che il Signore ha messo nella nostra esistenza e che viene dispiegata davanti al suo Spirito. Noi stiamo facendo proprio questo spiegamento della nostra vita davanti a Lui, cercando di cogliere gli elementi di conoscenza di un nuovo popolo - che non è poco! - confrontandoci con altre situazioni e altre esperienze, ma facendo risuonare dentro – allo stesso tempo – la nostra esperienza di fede.

     
    D. – Lei ha aperto le catechesi oggi, cosa ha cercato di comunicare ai ragazzi?

     
    R. – Stamattina stavo cercando di far capire soprattutto che lo Spirito Santo non è un’astrazione, non è un concetto, ma è un Persona viva, è la Persona viva di Gesù, oggi come me. Questo è un po’ difficile, perchè ci manca l’utilizzazione della fantasia, dei simboli: il simbolo della colomba o del fuoco rendono, ma noi abbiamo bisogno di qualcosa di umano e profondo. Io lo immagino lo scultore di Gesù nella nostra vita: volevo comunicare questo!

     
    D. – Lei ha invitato i ragazzi a mettere una firma, una firma di Gesù sotto i loro sogni. Cosa vuol dire?

     
    R. – I ragazzi hanno un sacco di sogni e purtroppo, tante volte, ci mettono una cancellatura, ci mettono una croce, perchè "questo non è bello, questo non va bene". Invece Dio ci dice: “Io ti firmo, ti garantisco, firmo io l’alleanza per te e sono sicuro che se vai avanti con questo sogno, riuscirai a trovare anche Me!”. E quindi a trovare anche un’umanità da amare ed un ruolo da vivere in questa umanità.

    Un incontro di “altissimo significato spirituale” e un'occasione per scoprire “in prima persona quanto grande sia il contributo che la storica collettività di origine italiana ha saputo fornire allo sviluppo dell'Australia”. Sono le parole che il presidente della Repubblica italiana, Giorgio Napolitano, rivolge in un messaggio ai giovani connazionali presenti a Sydney, che qualche ora fa hanno partecipato a “Viva agorà”: la festa per i ragazzi italiani organizzata in collaborazione con il Servizio nazionale di pastorale giovanile della CEI in modo analogo ad altre feste nazionali che oggi hanno animato il pomeriggio in città. Alla festa era presente anche il presidente della CEI, il cardinale Angelo Bagnasco, che ha detto: “Per noi vescovi partecipare alla GMG è una grande esperienza di paternità”. La cronaca, da Sydney, di Marina Tomarro:

    Uno spettacolo con i giovani e per i giovani. Questa è stata la festa degli italiani a Sydney. Un’emozione in crescendo, durante la quale i ragazzi hanno raccontato le loro esperienze, ascoltato quelle dei loro coetanei australiani con origini italiane, cantato con il gruppo musicale GenRosso, pregato davanti all’immagine della Madonna di Loreto. Mons. Giuseppe Betori, segretario generale della Conferenza episcopale italiana, presente alla manifestazione:

    R. – In ogni Giornata mondiale della gioventù raduniamo un momento tutti i giovani italiani insieme per un momento di riconoscimento ed anche di contatto con gli italiani del luogo dove si celebra la giornata. Per il resto, io credo che questi giovani vadano alla ricerca di Cristo, nient’altro. Noi siamo soltanto dei mediatori: anzitutto il Papa e noi vescovi lo aiutiamo, insieme a tutti coloro che hanno organizzato questo evento. Ma anzitutto c’è la domanda di un senso della vita che i giovani possono trovare soltanto incontrando Gesù. L’incontro di Gesù è quindi il senso di ogni Giornata mondiale.

     
    E alla festa erano presenti oltre 10 mila italiani. Ascoltiamo alcuni commenti:

    R. – Io sono contentissima perchè veramente si sente il fatto di essere partecipi ad una stessa grande manifestazione, partendo dalla stessa nazione. Ci si sente veramente uniti, anche in una terra straniera.

     
    R. – Sicuramente una grandissima emozione, quella di ritrovarci tutto insieme. E’ anche un segno per l’unità di tutta la Chiesa.

     
    R. – E’ la gioia del Signore che ci unisce. Stare qui insieme per uno scopo preciso. Non è uno scopo mondano, uno scopo futile o uno scopo sterile, ma lo scopo diventa il Signore.

     
    D. – Cosa poterai a casa di questa esperienza?

     
    R. – E’ un’esperienza spirituale, ma è anche una conoscenza di una nuova terra e di nuove persone.

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    I capi aborigeni i primi a salutare domani Benedetto XVI con canti e danze tradizionali alla festa di accoglienza

    ◊   In questi giorni, i media australiani molto hanno parlato dell’incontro dei rappresentanti degli aborigeni con il Papa. E proprio i capi anziani della popolazione indigena locale accoglieranno con canti e danze tradizionali della loro cultura l’arrivo di Benedetto XVI, domani al Molo di Rose Bay, quando il Pontefice si imbarcherà sulla nave “Sydney 2000” per poi raggiungere i giovani della GMG al Molo di Barangaroo. Il nostro inviato, Roberto Piermarini, ha parlato con don Eugenio Zurias, che da un anno è parroco della parrocchia degli aborigeni a Kutjungka, nel deserto del’Australia occidentale:

    R. – E’ una cultura totalmente diversa. All’inizio abbiamo deciso di imparare la vita aborigena, abbiamo cercato di imparare la lingua e di essere con loro nei momenti difficili. E’ una società, tante volte, senza speranza. Poco tempo fa abbiamo avuto il suicidio di un ragazzo di 13 anni. Noi siamo lì, cercando di essere vicino a loro, anche se ancora non troviamo dei mezzi forti e chiari per evangelizzare: siamo lì con loro.

     
    D. – Quali difficoltà ci sono concretamente nell’annuncio del Vangelo agli aborigeni?

     
    R. – Per adesso gli aborigeni non parlano l’inglese molto bene e anche se sono cattolici resta un divario abbastanza grande che dobbiamo cercare di colmare. C’è un grande lavoro da fare.

     
    D. – Della realtà cattolica cosa li colpisce?

     
    R. – Hanno visto che la Chiesa è l’unica che li ama come sono.

     
    D. – Gli aborigeni sono integrati nella realtà australiana?

     
    R. – Secondo me non ancora. C’è stato un primo passo: il primo ministro ha chiesto perdono per gli errori del passato. Ma secondo me la via per cercare che gli aborigeni si integrino nella vita australiana è ancora lunga.

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    Nomine

    ◊   Il Santo Padre ha accettato la rinuncia al governo pastorale della diocesi di Girona (Spagna), presentata da mons. Carles Soler Perdigó, per raggiunti limiti di età. Il Papa ha nominato vescovo di Girona mons. Francisco Pardo Artigas, finora vicario generale di Terrassa. Mons. Francisco Pardo Artigas è nato a Torrellas de Foix (Barcelona) il 26 giugno 1946 e ha ricevuto l’ordinazione sacerdotale il 31 maggio 1973.

    Sempre in Spagna, il Santo Padre ha nominato vescovo di Lleida mons. Juan Piris Frígola, finora vescovo di Menorca. Mons. Juan Piris Frígola è nato a Cullera (Valencia) il 28 settembre 1939. Ha ricevuto l’ordinazione sacerdotale il 21 settembre 1963. Eletto vescovo di Menorca il 1° marzo 2001, ha ricevuto la consacrazione episcopale il 28 aprile successivo.

    In Argentina, il Papa ha nominato vescovo ausiliare di Mendoza il rev. Sergio Osvaldo Buenanueva, rettore del Seminario Metropolitano di Mendoza, assegnandogli la sede titolare di Rusubbicari. Il rev. Sergio Osvaldo Buenanueva è nato il 19 dicembre 1963 a San Martín (Mendoza). Il 29 settembre 1990 ha ricevuto l’ordinazione presbiterale.

    Il Santo Padre ha nominato vescovi ausiliari della diocesi di Sault Sainte Marie (Canada) il rev. Brian Joseph Dunn, del clero della diocesi di Grand Falls, finora professore di Diritto canonico nel "St. Peter’s Seminary" di London, Ontario, assegnandogli la sede titolare vescovile di Munaziana, e il rev. Noël Simard, del clero dell’arcidiocesi di Québec, finora professore di Teologia alla "Saint Paul University" di Ottawa, assegnandogli la sede titolare vescovile di Novasinna. Il rev. Brian Joseph Dunn è nato a Saint John’s, Newfoundland, l’8 gennaio 1955. È stato ordinato sacerdote il 28 agosto 1980 per la diocesi di Grand Falls. Il rev. Noël Simard è nato a Charlevoix, nell’arcidiocesi di Québec, il 25 novembre 1947. È stato ordinato sacerdote il 28 maggio 1972 per l’arcidiocesi di Québec.

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    Oggi su "L'Osservatore Romano"

    ◊   Benedetto XVI a Sydney per celebrare la XXIII Giornata mondiale della gioventù. In prima pagina un articolo dell'inviato Gianluca Biccini

    Intervista al cardinale Stanislaw Rylko, presidente del Pontificio Consiglio per i Laici, all'indomani dell'apertura della GMG

    Nell'informazione internazionale, in primo piano l'annuncio di colloqui diretti tra Stati Uniti e Iran sul nucleare

    In cultura, l'arcivescovo di Vienna, Christoph Schönborn, interviene sul tema dei rapporti tra evoluzionismo e creazionismo

    Nel servizio religioso, un articolo sul sinodo di Bucarest. Riprende in Romania il dialogo tra ortodossi e cattolici

    In rilievo l'apertura della conferenza dell'episcopato anglicano a Lambeth.

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    Oggi in Primo Piano



    Sempre più numerosi gli appelli per evitare che una sentenza spenga la vita di Eluana Englaro

    ◊   Si moltiplicano, in Italia, le adesioni all'appello dell’associazione Scienza & Vita per evitare che una sentenza decreti la morte di Eluana Englaro, la giovane in stato vegetativo da 16 anni in seguito ad un incidente. La Corte d’Appello di Milano ha autorizzato il padre di Eluana a sospendere il trattamento di alimentazione e idratazione della figlia. Oltre a tante associazioni e movimenti ecclesiali e a personalità del mondo laico si aggiunge oggi l'appello di 35 neurologi alle massime cariche dello Stato. Numerose, intanto, in tutto il Paese le veglie di preghiera per la giovane. Ascoltiamo, al microfono di Emanuela Campanile, la riflessione della dottoressa Maria Luisa Di Pietro, presidente di Scienza & Vita:

    R. – La situazione di Eluana Englaro è quella di una paziente in stato vegetativo e quindi non è né un malato terminale né un paziente in coma e tanto meno non è una persona già morta. Si tratta di una situazione di grave disabilità, in cui l’abilità che manca è la capacità di relazione: è da vedere qui se è la paziente che non riesce a relazionarsi con noi o piuttosto noi che non abbiamo gli strumenti per relazionarci con la paziente. Si tratta, quindi, di una situazione in cui la persona ha soltanto bisogno di essere alimentata, idratata, di cure igieniche e di riabilitazione. Non è attaccata ad un respiratore e, quindi, non si tratta assolutamente di staccare una spina. Quello che è stato anzi deciso per sentenza dai giudici è di sospendere l’alimentazione e l’idratazione, condannando così Eluana, che – a detta del suo medico curante – è una persona perfettamente sana fisicamente, ad una morte atroce per fame e per sete. Una morte per la quale saranno necessari almeno 14 giorni, nei quali si spegnerà lentamente e lentamente si allontanerà dalla vita. Ciò che viene fatto, tra l’altro su una persona che si dice non proverà sofferenza, anche se questo è tutto da provare, è veramente la legittimazione di un vero e proprio omicidio, perchè se come si sostiene non c’è neanche sofferenza – il che non è sicuro – allora non c’è neanche l’ipocrita scusante dell’eutanasia. Sappiamo, infatti, che l’eutanasia – in maniera ipocrita – viene considerato un modo per eliminare la sofferenza, eliminando il sofferente. Qui si sta legittimando veramente un omicidio! Allora la domanda di fondo è: a chi dà fastidio Eluana Englaro? A chi fa paura? Da qui l’appello di Scienza e Vita. Scienza e Vita vuole mobilitare tutte le coscienze affinché questa sentenza che appare una sentenza di morte diventi un appello per la vita. Un appello di risposta e soprattutto il grido di una volontà da parte di coloro che vogliono prendersi cura dei più fragili, dei più innocenti esseri umani, che in questo caso hanno una sola colpa: non possono chiedere agli altri aiuto, non possono chiedere agli altri di essere accompagnati e di essere accuditi.

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    Lo spettro della crisi economica nel mondo: l'analisi di Quadrio Curzio

    ◊   Avvio in lieve rialzo oggi per le Borse europee dopo la perdita di 2-3 punti percentuali. E si registra stamane anche un calo del prezzo del petrolio dopo il nuovo record di ieri di 146,55 dollari al barile, parallelo al record dell’euro cambiato con il dollaro a ben oltre l’1,60. Ma c’è anche il dato dell’inflazione nella zona euro che a giugno si è attestato al 4%, il livello più alto da quando è nata la moneta unica europea. E negli Stati Uniti dopo i crac finanziari e la crisi dei mutui, si fanno paralleli con il crollo di Wall Street del 1929. Nell’intervista di Fausta Speranza, l’economista Alberto Quadrio Curzio dopo aver sottolineato che la crisi che investe tutti i Paesi occidentali è partita dagli Stati Uniti, analizza i motivi di fondo:

    R. – Da un lato, un Paese non può vivere solo attraverso un indebitamento per finanziare i propri consumi, con risparmi ormai bassissimi e con una bilancia commerciale molto deficitaria. E d’altro canto, il mondo ha accettato troppo acriticamente tutti i prodotti finanziari che gli Stati Uniti hanno fatto circolare per i mercati, senza valutare il grado di rischio di questi prodotti. Le autorità di vigilanza, negli Stati Uniti e fuori dagli Stati Uniti, hanno dunque mancato ai loro compiti. La crisi è grave, ma non credo sarà una crisi devastante, perchè le banche centrali sono comunque intervenute immettendo molta liquidità nel sistema e perché ci sono Paesi, tra cui l’Europa, molto forti. È tuttavia importante che da questa crisi non escano rafforzati speculatori o fondi sovrani - così vengono chiamati oggi - che non hanno trasparenza sufficiente per essere considerati adeguati a delle democrazie di mercato.

     
    D. – Professore, il crac dei mutui negli Stati Uniti, ma anche prima in Gran Bretagna il crac della banca Northern Rock e l’interventismo statale: è qualcosa che segna un non ritorno?

     
    R. – Questo interventismo era a questo punto necessaria conseguenza di forme di liberismo libertario, che ben poco hanno a che fare con il mercato, che può e funziona bene quando è un mercato regolato, quando è un mercato dove i rischi sono controllati e non quando è un mercato dove si scambia carta contro carta, che non ha valore. Ma certamente non ritorneremo più alla precedente stagione del liberismo libertario che – ripeto – nulla ha a che fare con il mercato. Spero, dunque, che la lezione serva, per essere più attenti in futuro e per non ricascarci.

     
    D. – Professor Alberto Quadrio Curzio, scusi il linguaggio banale giornalistico, ma l’avanzata economica di Cina e India sarà favorita e non danneggiata da questa crisi negli Stati Uniti e in Europa?

     
    R. – È uno dei quesiti fondamentali. Soprattutto, la Cina è un Paese fortemente esportatore con un surplus enorme di bilancia commerciale, e continuerà ad essere un Paese esportatore, che potrebbe anche trarre da queste vicende alcuni vantaggi. Ha già fatto acquisti considerevoli nei Paesi sviluppati e potrebbe continuare acquistando azioni di società e di banche, oggi duramente colpite, ma ancora valide. La situazione dell’India è diversa, perchè l’India non è un Paese fortemente esportatore: la sua bilancia commerciale è in deficit, ma è anche vero che la crescita indiana è più equilibrata.

     
    D. – Per i Paesi in via di sviluppo, quali ripercussioni da questa crisi generale?

     
    R. – Ripercussioni gravissime, soprattutto per quei Paesi che non hanno materie prime o che non sanno estrarre le materie prime e che non hanno risorse petrolifere. La spaventosa dinamica nei prezzi dei prodotti alimentari ha un’incidenza sulla sussistenza di queste popolazioni.

     
    D. – Professore, in definitiva, di fronte ad un’economia che non va affatto bene, guardando ai Paesi occidentali, quali strade prendere? Se si trattasse di un bilancio familiare, con un po’ di buon senso proporremmo un po’ di austerità, uno stile di vita diverso...

     
    R. – La parsimonia quando è finalizzata ad investire, investire nella formazione, nella educazione, investire nelle infrastrutture, investire nelle imprese, è un valore, non solo di comportamento, ma anche un valore economico.

     
    D. – È possibile?

     
    R. – Credo che i modelli economici possano e debbano essere diversi. L’Europa può essere improntata a quello che io chiamo il liberalismo sociale, e cioè libertà e responsabilità, ma anche apertura al sociale e attenzione a quella solidarietà, senza la quale è difficile che una coesistenza possa essere durevole nel tempo. Il liberismo libertario, in cui è solo l’individuo che conta - individuo che vuole massimizzare sempre qualcosa - non credo possa essere una buona indicazione modellistica o paradigmatica per Paesi che in qualche modo devono anche essere portatori di una civiltà.

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    A Lourdes, migliaia di giovani europei per vivere la GMG nel celebre Santuario

    ◊   Con l'approssimarsi dei momenti culminanti della Giornata mondiale della gioventù a Sydney, anche nelle Chiese locali di tutto il mondo i giovani stanno vivendo in queste ore le loro GMG "parallele", organizzate dalle diocesi e da altri organismi. Nel ricco panorama di iniziative, spicca la "GMG di Lourdes", coordinata dal Servizio giovani dei Santuari. A migliaia sono i ragazzi europei che fino a domenica prossima saranno in comunione con il Papa e i loro coetanei a Sydney, ma immersi nel clima di profonda spiritualità del Santuario francese, nell'anno del 150.mo anniversario delle apparizioni mariane. Antonella Palermo ne ha parlato con il missionario Oblato di Maria Immacolata, padre Saverio Zampa, responsabile del Servizio giovani a Lourdes:

    R. - Noi l’abbiamo pensata riprendendo un po’ lo schema collaudato delle Giornate mondiali dei giovani: la mattina, il momento della catechesi; il pomeriggio, le attività libere; e, poi dei momenti forti su tre aspetti particolari. Il primo momento forte la rievocazione dell’ultima apparizione a Lourdes, oggi. E’ quindi una giornata particolarissima quella di oggi. E proprio in questo senso vogliamo che i giovani scoprano e rivivano il messaggio di Lourdes. Il secondo aspetto è quello di vivere in un’unione e in contatto con Sydney. E in questo senso abbiamo preparato dei momenti di ritrasmissione di alcuni eventi e concretamente l’arrivo del Papa, la veglia del Papa e la Messa di domenica. Il terzo aspetto è quello artistico: abbiamo invitato gruppi di artisti che possano testimoniare la loro fede ai giovani che sono qui a Lourdes.

     
    D. – Lo spirito ecumenico, mi sembra che contraddistingua in maniera particolare questi vostri incontri?

     
    R. – Porte aperte a tutti. Abbiamo tra di noi tanti ragazzi che probabilmente non sono praticanti e forse non sono neanche battezzati; abbiamo alcuni musulmani, alcuni che provengono da altre religioni, ma questo è veramente il luogo dove tutti hanno un posto.

     
    D. – Che cosa dice oggi Maria alle nuove generazioni?

     
    R. – Credo che siano attirati da Maria perchè sentono che Lei li comprende, si sentono capiti, sentono che possono confidarsi con lei. Suggerisco spesso ai giovani che vengono di andare alla Grotta e di stare lì, di lasciarsi guardare da Lei. Quando tornano, mi dicono che è stato bellissimo, che si sono sentiti bene o che magari hanno pianto semplicemente perchè c’è stato un attimo in cui hanno sentito l’amore materno di Maria. Un’altra cosa che mi pare importante è che tanti giovani oggi soffrono per il loro avvenire. Non sanno cosa ne sarà di loro, del loro avvenire. Ci sono molte incertezze. Così come Maria per Bernadette ha aperto un avvenire – ed anche Bernadette era una ragazza che non aveva avvenire – anche per loro venendo a Lourdes, aprendo il proprio cuore, aprono anche una porta per il proprio avvenire.

     
    D. – Come fare in modo che questi momenti di festa vengano poi ricordati e tenuti ben presenti anche quando si torna alla vita quotidiana, nella normalità?

     
    R. – Qui c’è il grandissimo impegno e il lavoro dei sacerdoti e degli animatori che, con coraggio, dopo questi avvenimenti riprendono in mano tutto e permettono ai giovani di calare nel quotidiano quell’esperienza straordinaria che hanno vissuto sia a Sydney, sia a Lourdes, sia laddove ci sono stati momenti eccezionali di incontro. Ci vuole una meditazione e credo che gli animatori ed i sacerdoti che li accompagnano debbano avere – e so che ce l’hanno – una capacità di far calare nel quotidiano le perle preziose che i ragazzi hanno ricevuto durante questi incontri o l’esperienza di Dio che hanno vissuto durante questi incontri.

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    La questione dell'autorità tra i temi al centro della Conferenza anglicana di Lambeth

    ◊   Si è aperta oggi a Canterbury, in Inghilterra, la Conferenza di Lambeth, l’incontro decennale di tutti i vescovi anglicani del mondo. Tra i temi al centro dell’importante assise la questione dell’autorità in vista di un rafforzamento delle relazioni delle varie Chiese della Comunione anglicana. Il servizio di Sergio Centofanti:
     
    La questione dell’autorità è un problema sempre più sentito tra gli anglicani per il crescente dibattito su argomenti di scottante attualità, come il recente voto al Sinodo generale della Chiesa d’Inghilterra che apre la strada all’ordinazione episcopale delle donne. Una decisione che ha provocato il rincrescimento del Pontificio Consiglio per la promozione dell'Unità dei Cristiani e molte polemiche all’interno del mondo anglicano. Sulla questione dell’autorità ascoltiamo il primate della Comunione Anglicana, l’arcivescovo di Canterbury, Rowan Douglas Williams:

     
    "At the heart of the whole…
    Al cuore dell’intera Comunione anglicana è la relazione. Non siamo mai stati un corpo legato insieme da regole ferme e precise e che è spesso, come succede in questo momento, motivo di vera preoccupazione e confusione nella nostra vita di comunione. Non vogliamo creare durante la Conferenza di Lambeth molte nuove regole, ma ovviamente abbiamo bisogno di rafforzare le nostre relazioni e di mettere queste relazioni su un altro piano, decisamente più saldo, che come ci siamo promessi l’un l’altro sarà il modo in cui condurremo la nostra vita insieme. E’ in questa luce che quest’anno stiamo discutendo insieme la proposta di quella che chiamiamo un’alleanza tra le Chiese anglicane del mondo: un’alleanza, una relazione che è una promessa. Noi faremo in modo che questa sia la nostra relazione tra di noi e che quando si verificheranno dei problemi, questo sarà il modo in cui li gestiremo insieme, e questo sarà il modo in cui daremo dei consigli o li condivideremo e sarà il modo in cui saranno prese le decisioni e dato un giudizio".

     
    Alla Conferenza di Lambeth, che si concluderà il 3 agosto, è stato invitato a partecipare anche il cardinale Walter Kasper, presidente del Pontificio Consiglio per la Promozione dell’Unità dei Cristiani: il porporato, ai microfoni della Radio Vaticana, ha auspicato che gli anglicani possano conservare l’unità nonostante i contrasti interni. Nello stesso tempo ha espresso la speranza che possa proseguire il dialogo cattolico-anglicano, anche se – ha precisato – dopo il voto sull’ordinazione episcopale delle donne, l’obiettivo di una piena comunione non sembra più realistico.

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    La Chiesa celebra la memoria della Beata Vergine Maria del Carmelo

    ◊   La Chiesa celebra oggi la memoria della Beata Vergine Maria del Monte Carmelo, titolo legato all’esperienza del profeta Elia che nel primo secolo è stata associata da alcuni eremiti ad una sequela a Gesù vissuta con fedeltà e purezza. La ricorrenza rievoca l’apparizione della Vergine al primo generale dell’ordine dei carmelitani, il 16 luglio del 1251, e richiama alla protezione che Maria riserva ai cristiani, al suo aiuto nelle difficoltà. Ma la Madonna del Carmelo è anche Colei che ascolta la Parola di Dio, con cuore buono e puro, come spiega al microfono di Tiziana Campisi il padre carmelitano Bruno Secondin, docente di teologia spirituale alla Pontificia Università Gregoriana:

    R. - Colei che ascolta la Parola con cuore buono e puro, perciò la Vergine purissima di cuore. Colei che accogliendo la Parola la genera totalmente ed è la madre, perciò, della Parola fatta carne, fatta uomo, nostro salvatore Gesù Cristo. Ancora, Colei che si lascia istruire dalla sapienza della Parola, perciò per il Carmelo la lectio, la meditazione della Parola, è qualcosa di profondo, di radicato, fin dalle origini. Oggi ci sentiamo particolarmente in dovere di ritornare alla radice della Parola, alla meditazione sapiente, attenta, obbediente della Parola. Non si celebra solo una protettrice, che è vero, c'è un’attenzione materna di Maria verso di noi, che nei secoli è stata molto evidente, ma anche qualcosa che richiede, da noi, di scoprire le radici cristiane dell’autenticità dell’essere cristiani e, quindi, la Parola, le virtù, la solidarietà, il senso di fraternità, di servizio.

     
    D. - Le caratteristiche che vengono evidenziate della Vergine del Carmelo sono anche la purezza e l’amore verso Dio al di sopra di ogni altra cosa...

     
    R. - Non si può accogliere la Parola e renderla feconda in noi, in tutte le forme in cui questa Parola può riuscire ad essere feconda, se il cuore non è puro, se il cuore non è totalmente purificato da un cammino, che è quello della mortificazione, ma che è anche quello della solitudine, di una vigilanza sugli aspetti minori ma che sono capaci poi di produrre un inquinamento interiore. L’aspetto di una maternità che fa in noi germogliare la presenza del Figlio, del Verbo, e in quanto Madre rende feconda la Parola, come in lei lo è stato, ed è così capace di renderci generatori del Verbo, Chiesa, corpo vivo.

     
    D. - Il titolo di “Maria del Carmelo” è legato all’Ordine dei Carmelitani...

     
    R. - L’Ordine dei Carmelitani ha preso questo nome a partire dalla cappella che c’era sul Monte Carmelo. Il primo cenobio aveva la cappella dedicata a Maria e questo era un legame reciproco di servizio e di protezione. Perciò, il Carmelo sente nella Chiesa di dover coltivare non solo per sé questa attenzione ma anche di donare al corpo della Chiesa una sapienza su questo approccio a Maria, una modalità con cui l’approccio a Maria diventi una fedeltà ai nuclei vivi della fede che sono basati su Gesù Cristo e il dono della salvezza da parte della Trinità. Maria è con noi discepola, testimone, ascoltatrice, seno vergine aperto alla grazia. Quindi ciascuno di noi deve essere come un terreno vergine su cui la grazia della Parola, dei sacramenti, dell’essere Chiesa, della speranza, devono dare frutto.

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    Chiesa e Società



    I re di Spagna e Arabia Saudita aprono la Conferenza interreligiosa di Madrid

    ◊   I re di Spagna, Juan Carlos, e di Arabia Saudita, Abdallah bin Abdul Aziz Al Saud,hanno inaugurato oggi la Conferenza interreligiosa che si svolgerà a Madrid fino al 18 luglio. Juan Carlos, nel suo discorso, ha auspicato "un mondo che ponga fine alla inaccettabile barbarie terrorista e che lotti contro la fame, la povertà e le malattie". Da parte sua il monarca saudita,
    che è anche protettore dei luoghi sacri musulmani della Mecca e Medina e ha fortemente voluto questo incontro, promuovendolo presso la riunione della Lega islamica mondiale nel giugno scorso, ha affermato che “i profeti sono come fratelli, figli di madri diverse ma di un unico Dio”. “Madrid - ha detto, come riferisce la Misna - è stata un punto di contatto tra la civiltà islamica e il mondo europeo e speriamo torni ad essere culla del dialogo e di una rinnovata tolleranza”. Alla riunione partecipano: il cardinale Jean Louis Tauran, presidente del Pontificio Consiglio per il dialogo interreligioso; il segretario generale del Congresso giudaico mondiale, Michael Shneider; il presidente del comitato interreligioso del Consiglio islamico di al Azhar in Egitto, Ali Samman e, complessivamente, 200 tra religiosi, intellettuali e rappresentanti delle organizzazioni per il dialogo interculturale. I partecipanti “non rappresentano nessun partito politico o ideologia – ha specificato il segretario generale della Lega islamica mondiale, Abdullah al Turki – sono invece tutti sostenitori del dialogo in quanto strumento per migliorare il futuro dell’umanità”. (R.B.)

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    Anno Paolino: i vescovi di Angola, Sao Tomé e Principe invitano alla conversione

    ◊   “Siamo invitati a vivere questo anno come un anno di grazia, un anno in cui risuona nel cuore di ciascuno di noi l’invito alla conversione, ad una più radicale esperienza del Vangelo nella nostra vita, ad una testimonianza credibile di fede cristiana”. E’ quanto scrivono i vescovi di Angola, Sao Tomé e Principe in una nota pastorale pubblicata in occasione dell'apertura dell’Anno Paolino. “Condizioni necessarie – si legge nella nota ripresa dall’agenzia Fides - sono la confessione, la comunione, la recita del Credo, la preghiera secondo le intenzioni del Santo Padre e la pratica della carità”. L’Anno Paolino – spiegano i presuli - è anche un’opportunità per valutare il piano pastorale della Conferenza Episcopale di Angola, Sao Tomé e Principe, avviato nel 2005 e che si concluderà nel 2010. Il motto del Piano Pastorale è "Prendi il largo" (Lc 5,4). “San Paolo, il comunicatore per eccellenza – sottolineano i presuli - ci porta a rivolgere la nostra attenzione ai mezzi a disposizione della Conferenza episcopale per l’annuncio della Buona Novella”. “In Angola questi sono Radio Ecclesia, il giornale "O Apostolato”, e i Bollettini diocesani e parrocchiali. A Sao Tomé e Principe, "Radio Jubilar”. Questi mezzi – scrivono i presuli – “meritano il nostro sostegno per raggiungere gli obiettivi per i quali sono stati creati”. I presuli ricordano infine che in Angola si avvicinano le elezioni parlamentari, previste il 5 settembre: “si tratta di un evento che merita la nostra attenzione per l’importanza che hanno le elezioni per la vita del Paese”. San Paolo – concludono - ci ricorda quanto sia importante che “tutti si assumano le loro responsabilità di cittadini”. (A.L.)

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    Secondo un rapporto di “Small arms survey”, carichi di armi leggere vengono dirottati e spediti verso aree di guerra

    ◊   “Il dirottamento dei carichi di armi è fonte di spedizioni importanti e letali verso aree di conflitto e regioni dove la violenza criminale e l’instabilità sono vere e proprie piaghe”. E’ quanto si legge nell’ultimo rapporto di “Small arms survey”, organismo di ricerca sulla proliferazione delle armi leggere con sede a Ginevra. Lo studio, presentato a New York presso l’ONU, sottolinea che “alcune di queste spedizioni illecite sono talmente importanti da competere con gli arsenali posseduti dalle forze armate di piccoli Paesi”. Il dirottamento – riferisce l’agenzia missionaria MISNA - assume diverse forme: dalle piccole spedizioni di pezzi acquisiti legalmente, ma assemblati illegalmente, ai massicci invii organizzati dai cosiddetti ‘mercanti di morte’. Secondo diversi esperti, i carichi di armi passano attraverso la giungla con il tacito consenso, talvolta, di funzionari governativi. “Benché i governi non siano trasparenti sulla conformità della loro pratiche – si legge ancora nel rapporto - è chiaro che trascurano le verifiche dopo le consegne”. Non è da trascurare – si sottolinea infine nel documento - il furto di armi detenute dai civili, che secondo stime potrebbe ammontare a circa 650.000 pezzi all’anno. I maggiori esportatori di armi leggeri e di piccolo calibro restano, nell’ordine, Stati Uniti, Italia, Germania, Belgio, Austria, Brasile, Russia e Cina. I primi importatori sono Stati-Uniti, Arabia Saudita, Canada, Francia e Germania. Su 200 milioni di armi leggere censite nel mondo, 76 milioni costituiscono un’eccedenza che dovrebbe essere distrutta. Ma alla distruzione i governi preferiscono spesso la via dell’esportazione. (A.L.)

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    Cina: dopo il terremoto è aumentata la povertà

    ◊   In Cina almeno 1,4 milioni di persone, sopravvissute al terremoto dello scorso 12 maggio che aveva causato circa 70 mila morti, vivono oggi in assoluta povertà: è quanto ha reso noto al quotidiano ‘China daily’ un alto esponente del consiglio di Stato incaricato della lotta contro la povertà, Xu Hui. Si tratta, soprattutto, di contadini di circa 4000 villaggi isolati nelle province di Sichuan, Gansu e Shaanxi. Dopo il sisma, in molti si sono ritrovati senza più terreni da coltivare. Per queste aree – sottolinea l’agenzia MISNA - sarebbero necessari aiuti statali per almeno 1 miliardo di euro. La FAO ritiene che ci vorranno dai tre ai cinque anni per ricostruire il settore agricolo della sola provincia del Sichuan. Secondo Fan Xiaojian, altro esponente ufficiale dei servizi per lo sviluppo, “in pochi secondi, il terremoto ha annientato i risultati di 20 anni di sforzi contro la povertà”. (A.L.)

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    Milioni di bambini filippini lasciano la scuola a causa dell’aumento del costo della vita

    ◊   Nelle Filippine, un bambino su 6 non va a scuola e la percentuale è in crescita. Secondo i dati ufficiali dell’Ufficio statistico nazionale, nell’anno 2006-07 solo l’83% dei bambini ha frequentato la scuola elementare, mentre 5 anni fa erano il 90%. La percentuale precipita al 59% per la scuola secondaria. Tra le cause di questa preoccupante tendenza, il governo indica, in particolare, l’aumento del costo della vita. I settori più critici sono quelli alimentare ed energetico: anche se i non abbienti sono esenti dalle tasse scolastiche, non possono permettersi i costi di trasporti, pasti, uniformi e libri. Per questo a giugno, all’apertura dell’anno scolastico, il presidente filippino, la signora Gloria Macapagal Arroyo, ha esentato gli studenti dall’obbligo dell’uniforme scolastica. Lo scopo è di ridurre le spese per le famiglie. Per quanti vanno a scuola – ricorda l’Agenzia AsiaNews – è previsto anche un chilogrammo di riso per ogni settimana. Ma gli aiuti statali non bastano. Per questo, l’arcidiocesi di Manila è fortemente impegnata in progetti di assistenza alle famiglie. L’obiettivo è di raccogliere, tramite la locale Caritas, almeno 760 mila euro da destinare, anzitutto, agli scolari meritevoli le cui famiglie guadagnano meno di 14 euro al mese. L’obiettivo è di aiutarne almeno 8 mila entro il 2008. (A.L.)

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    In Nepal preghiera interreligiosa per ricordare padre Prakash Moyalan, il sacerdote ucciso lo scorso primo luglio nel Paese asiatico

    ◊   Dolore e sconcerto, ma anche la profonda consapevolezza che l’opera tracciata continuerà a dare i suoi frutti con un’attenzione ai più bisognosi e nel confronto aperto e schietto fra le diverse fedi religiose. È con questo spirito che lunedì scorso nell’auditorium della scuola di San Francesco Saverio a Jawalakhel, in Nepal, si è tenuta una cerimonia interconfessionale di commemorazione  per ricordare padre John Prakash, il sacerdote cattolico ucciso il primo luglio nel Paese asiatico. Alla veglia di preghiera - rende noto l'agenzia AsiaNews - hanno preso parte i leader delle principali religioni presenti nel Paese (cattolici, protestanti, buddisti, indù e musulmani). Hanno partecipato anche oltre 800 fedeli che hanno voluto manifestare il loro affetto ed un sentito ringraziamento a padre Prakash per l'instancabile lavoro in favore dell’intera comunità cristiana. Mons. Anthony Sharma, vicario apostolico in Nepal, ha ricordato le “buone opere” compiute da padre Prakash. Il superiore dei salesiani di Don Bosco nel Paese, padre Benjamin Pampackel, ha sottolineato inoltre la costante “attenzione e il servizio a favore dei poveri” del primo sacerdote cattolico assassinato nello Stato asiatico. Padre John Prakash, indiano del Kerala, si era stabilito in Nepal 10 anni fa. Era preside della Don Bosco School e aveva avviato attività e iniziative in favore dei poveri. Lo scorso primo luglio quattro uomini armati hanno fatto irruzione nella sua residenza. Il sacerdote è stato brutalmente ucciso dopo aver dato loro tutto quello che aveva. Gli assassini non sono stati ancora identificati. (A.L.)

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    Nelle Isole Salomone nuova casa-famiglia delle suore salesiane

    ◊   E’ intitolata a “Mamma Margherita”, mamma di don Bosco, la nuova casa delle suore Figlie di Maria Ausiliatrice (FMA), inaugurata e benedetta recentemente nelle Isole Salomone. La mamma di don Bosco – spiegano le suore - è stata un grande sostegno morale e spirituale per il figlio agli inizi del suo impegno in favore della gioventù svantaggiata. “A noi - aggiungono - piace pensare che, ancora una volta, mamma Margherita abbia acconsentito alla proposta di don Bosco di fare da madre ai tanti ragazzi poveri delle Isole Salomone”. “La nostra comunità – concludono - sta muovendo i primi passi in questa nuova missione e, mantenendo il cuore aperto e in ascolto, riuscirà pian piano a trovare le strade quotidiane per essere segno dell’amore di Dio”. Margherita Occhiena (1788 – 1856), mamma di don Bosco, è considerata la madre della famiglia educativa creata da Don Bosco. Nel 2006 – ricorda l’agenzia Fides - è stato promulgato il “Decretum super virtutibus” che l'ha dichiarata venerabile. (A.L.)

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    Per l'arcidiocesi di Bari-Bitonto, l’apertura domenicale degli esercizi commerciali rischia di favorire ancor di più la mentalità consumistica

    ◊   Una lettera inviata ai presbiteri e ai fedeli laici per sottolineare come la domenica oltre ad essere “giorno del Signore e della Chiesa” sia anche “giorno dell’uomo”. E’ quanto scrivono i direttori degli Uffici Caritas, Famiglia, Mondo sociale e del lavoro e Laicato dell’arcidiocesi di Bari-Bitonto alla luce del dibattito “di questi giorni sull’apertura di esercizi commerciali di domenica nel comune di Bari”. “Non riteniamo di entrare nel merito delle vicende politiche – spiega il direttore dell’Ufficio Mondo sociale e lavoro, Vito Micunco – ma cogliamo l’occasione per tenere viva la sensibilità rispetto al tema del lavoro domenicale”. I responsabili degli uffici della Caritas – riferisce il quotidiano Avvenire – precisano che “una più frequente apertura la domenica degli esercizi commerciali rischia di favorire ancor più una mentalità consumistica e dispersiva”. La lettera prende spunto anche dal Congresso eucaristico nazionale di Bari del 2005. Il Congresso aveva, tra l’altro, dato modo di riflettere sul valore della festa e del riposo. In quell'occasione era stato ribadito che “avere nel ritmo frenetico, spesso disumano della nostra società, uno spazio settimanale non solo per la liturgia, è un bene quanto mai prezioso”. (A.L.)

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    Master della Caritas su sviluppo e giustizia sociale

    ◊   Venti studenti, provenienti da quindici Paesi, prenderanno parte alla terza edizione del corso di formazione estivo per dirigenti, amministratori, operatori sociali e opinion leader in Stati maggiormente segnati da povertà ed ingiustizia sociale. Il master – rende noto l’agenzia SIR – inizierà venerdì prossimo ed è organizzato dalla Caritas diocesana di Roma in collaborazione con la St. John’s University di New York. “L’azione di solidarietà e cooperazione internazionale - spiega il direttore della Caritas di Roma, mons. Guerino Di Tora - per essere efficace deve passare dalla concreta affermazione dei diritti umani, nel lavoro di formazione, diffusione e informazione delle conoscenze e delle capacità degli operatori, nella condivisione di modelli culturali, economici, sociali e politici”. (A.L.)

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    Concerti di Capri 2008: oggi la musica di Schumann, Hindemith, Brahms e Bruch per viola e pianoforte alla Certosa di San Giacomo

    ◊   Musica da camera ancora protagonista de "I Concerti di Capri 2008" con il concerto, oggi, alle ore 21 alla Certosa di San Giacomo. Francesco Fiore e Laura Manzini, rispettivamente viola e pianoforte, hanno predisposto un programma vario e interessante tutto dedicato alla musica strumentale tedesca, con quattro compositori di stili ed epoche diverse. In apertura una bellissima e famosa pagina di Schumann scritta nel 1853, Märchenbilder per viola e pianoforte op. 113, una trasfigurazione musicale di vecchie leggende tedesche che prendono la forma poetica e sognante in un dialogo poetico tra i due strumenti diventando una delle composizioni cameristiche più alte e ricche di ispirazione. La Sonata in fa maggiore per viola e pianoforte op. 11 n. 4 di Paul Hindemith, scritta nel 1919, fa parte del ciclo di quattro sonate scritte per i due strumenti e si struttura praticamente come una serie ininterrotta di suggestive variazioni. Un esempio del tardo romanticismo tedesco è l'opera di Max Bruch, del quale il duo eseguirà la Romanza op. 34. Infine, la Sonata in fa minore per viola e pianoforte op. 120 n. 1 di Brahms, scritta nell'estate del 1894. Francesco Fiore ha compiuto gli studi di viola presso il Conservatorio Santa Cecilia di Roma, sotto la guida dei maestri Lina Lama e Massimo Paris, perfezionandosi con Bruno Giuranna alla Fondazione "W. Stauffer" di Cremona. Ha vinto numerosi premi e svolge una intensa attività concertistica con le più prestigiose Associazioni e Festival italiani. Rivelatasi giovanissima al grande pubblico, Laura Manzini si è diplomata in pianoforte con lode e menzione d'onore al Conservatorio di Roma, sotto la guida di Sergio Cafaro. Dal '94 è titolare della cattedra di Musica da Camera del Conservatorio di Latina. Per maggiori informazioni, si può consultare il sito www.alterazione.it. (A.L.)

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    24 Ore nel Mondo



    Scambio di salme e prigionieri tra Israele ed Hezbollah

    ◊   Sono in corso le operazioni per lo scambio di prigionieri e salme tra Hezbollah e autorità israeliane a ridosso del valico di Rosh Hanikra, al confine tra Israele e Libano. Il servizio di Marco Guerra:

    Al valico costiero di Rosh Hanikra, proseguono dalle prime ore di questa mattina le operazioni di scambio di prigionieri e salme tra Israele e Libano. Dopo un test del DNA, le autorità israeliane hanno confermato che le due salme consegnate dai libanesi appartengono effettivamente ai due soldati dello Stato ebraico rapiti nel luglio 2006 dai miliziani di Hezbollah, e la cui cattura innescò la sanguinosa guerra-lampo tra i due Paesi. Le salme erano state consegnate poche ore prima da emissari del Partito di Dio al Comitato Internazionale della Croce Rossa, che supervisiona tutte le operazioni. Solo adesso, come da accordi, le autorità israeliane procederanno al rilascio dei 5 miliziani di Hezbollah. Nel frattempo, sono già rientrati in Libano le spoglie di diversi combattenti sciiti, su un totale di 180, come contropartita per le notizie sul destino di un aviatore israeliano catturato nel 1986. Per Hezbollah si tratta di una grande vittoria politica: il movimento ha preparato un accoglienza da eroi ai cinque prigionieri. E’ un giorno di grande tristezza invece per Israele, che fino a ieri ancora sperava di accogliere in vita almeno uno dei due soldati rapiti.

     
    Iran
    Gli Stati Uniti invieranno un loro negoziatore questo fine settimana, a Ginevra, all’incontro che l'Alto rappresentante per la politica estera dell'UE, Javier Solana, avrà con il capo negoziatore del nucleare iraniano, Saeed Jalili. Si tratta del contatto diplomatico a livello più alto tra Washington e Theran dal 1979, anno della rivoluzione islamica iraniana e della presa di ostaggi nell'ambasciata americana. La guida suprema dell’Iran, l'ayatollah Ali Khamenei, ha intanto fatto sapere che ''sebbene l’Iran abbia deciso di prender parte ai negoziati, non sarà accettata alcuna minaccia riguardo al programma nucleare”.

    Afghanistan
    In Afghanistan, sale la tensione anche il fronte politico. Il presidente Karzai ha rimosso Jabar Sabet dalla funzione di ministro della Giustizia, dopo che questi ha annunciato la propria candidatura alle presidenziali del prossimo anno. “È una decisione contraria alla Costituzione”, ha affemato l’ex ministro. Intanto, la NATO ha abbandonato l'avamposto occupato nel villaggio di Wanat, nell’est del Paese, in seguito al duro attacco subito domenica scorsa, nel corso del quale avevano perso la vita 9 militari americani. E la recrudescenza delle violenze ha posto le vicende dell’Afghanistan al centro della campagna per le presidenziali americane di questi giorni. Entrambi i candidati intendono aumentare le truppe in Afghanistan, ma Barack Obama indica anche un ritiro di pari passo dall’Iraq.

    Iraq
    Si continua a morire in Iraq: oggi, l’esercito americano ha reso nota la morte di altri due soldati USA. Uno è rimasto ucciso ieri nell’esplosione di una bomba piazzata all’interno di un’abitazione a Diyala, a nord-est della capitale Baghdad, un altro invece è morto in seguito alle ferite riportate in uno scontro a fuoco avvenuto lunedì nell’ovest del Paese. Intanto, nella giornata di oggi, le Forze multinazionali hanno riconsegnato alle autorità irachene il controllo della provincia sciita di Diwaniya, a sud di Baghdad. Sale così a 10 su 18 il numero delle province tornate sotto il controllo del governo locale. “Entro quest’anno - ha annunciato il Consigliere iracheno per la sicurezza nazionale, Moaffaq al Rubei, durante la cerimonia - la responsabilità di tutte le province irachene sarà trasmessa alle autorità locali”. “Le forze di sicurezza irachene - gli ha fatto eco il generale americano, Lloyd Austin - hanno combattuto con determinazione e sono riuscite con l’aiuto delle forze multinazionali a sconfiggere il terrorismo in questa provincia”. Ieri, su tutta la provincia, il capo della polizia locale aveva imposto il coprifuoco.

    Timor Est
    Indonesia e Timor Est prendano misure concrete per individuare i responsabili delle violazioni dei diritti umani compiuti a Timor Est nel 1999. E’ l’appello lanciato dal segretario generale dell’ONU, Ban Ki-moon, dopo la pubblicazione del rapporto della “Commissione per la verità e l’amicizia”, istituita dai due Paesi. Il servizio di Amedeo Lomonaco:

    Il segretario generale dell’ONU ha chiesto ai governi dei due Stati di “mettere fine all’impunità” di cui beneficiano gli autori dei crimini contro l’umanità commessi nel 1999 a Timor Est. La dichiarazione segue il rapporto diffuso ieri dalla “Commissione per la verità e l’amicizia, istituita nel 2005” dai governi dei due Paesi. Secondo questo dossier - che non ha valore legale e dal quale non si può procedere per avviare processi - è stata condotta una “campagna di violenza” con l’implicazione, diretta o indiretta, della polizia, dell’esercito e dell’apparato politico indonesiano. Nel 1999, gli abitanti di Timor Est votarono a favore dell’indipendenza dall’Indonesia dopo 24 anni di occupazione. Ma l’esito del referendum innescò una catena di omicidi, saccheggi e violenze costate la vita ad oltre 1.000 persone. La speranza del segretario generale dell’ONU è che il rapporto possa costituire adesso “una prima tappa verso la giustizia e la riconciliazione dei due Paesi”. Da segnalare, infine, le dichiarazioni del presidente dell’Indonesia, Susilo Bambang Yudhoyono, che ieri ha ammesso le violazioni dei diritti umani. Il capo di Stato indonesiano ha anche espresso “forte rammarico” per gli omicidi, i casi di tortura e gli altri crimini accertati dalla Commissione.

     
    Italia
    La Camera dei deputati ha terminato questa mattina l’esame degli ordini del giorno al decreto legge sulla sicurezza. Sono in corso le dichiarazioni di voto, al termine delle quali è previsto il voto finale sul provvedimento. Intanto, un emendamento al decreto legge, che ha ottenuto il sì "bipartisan" nelle commissioni di Montecitorio, inserisce una norma che prevede l’obbligatorietà delle impronte digitali sulla carta d’identità dal primo gennaio 2010. La norma dovrebbe disinnescare le polemiche sulla raccolta di impronte dei rom. Il decreto tornerà in Senato per il "sì" definitivo mercoledì 23 luglio.

    Turchia
    Sono 33 i ''terroristi del PKK'' uccisi dall'esercito turco in operazioni nel sud-est del Paese, tra l'11 e il 14 luglio scorsi. Lo rendono noto le Forze armate turche oggi, aggiornando il bilancio di ieri che parlava di 22 vittime.

    Russia Test del DNA confermano che le ossa trovate lo scorso anno nei pressi di Ekaterinenburg appartengono ad Alexei e Maria, figli dell'ultimo Zar di Russia, Nicola II. ''I risultati degli studi del DNA, confermano l'ipotesi che il secondo sito contenga i resti della Gran Duchessa Maria e del Principe Alexei'', riferisce in una nota la Commissione investigativa della Procura incaricata delle indagini. A 90 anni dal massacro della famiglia dell'ex zar di Nicola II Romanov, avvenuta tra il 16 e 17 luglio del 1918 per mano delle autorità sovietiche, si chiude una delle più cruente e misteriose della recente storia russa. (Panoramica internazionale a cura di Marco Guerra)


    Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LII no. 198

     
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