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Sommario del 14/07/2008
Passeggiate e un concerto per Benedetto XVI a Kenthurst, mentre a Sydney i giovani festeggiano l'arrivo della Croce della GMG. I nativi donano al Papa l'icona della "Madonna degli Aborigeni"
◊ “Una pietra miliare nella storia della Chiesa in Australia”. L’entusiasmo per la presenza di Benedetto XVI è tutto in queste parole del cardinale arcivescovo di Sydney, George Pell. Mentre la metropoli australiana oggi ha vissuto una giornata di grande fermento con l’arrivo via mare della Croce delle Giornata mondiale della gioventù, per il Papa sta per concludersi la prima giornata di soggiorno interamente trascorsa nel verde di Kenthurst - a una quarantina di Km. da Sydney - vissuta tra passeggiate ristoratrici, letture ed un evento musicale organizzato in suo onore. Intanto, mentre la grande città australiana vede ingrossare le fila dei giovani, si moltiplicano anche i briefing informativi per i giornalisti. In giornata, oltre al cardinale Pell e al primo responsabile organizzativo della 23.ma GMG, mons. Antony Fisher, ha preso la parola anche il direttore della Sala Stampa Vaticana, padre Federico Lombardi. Per il punto di questa giornata, la parola al nostro inviato a Sydney, Roberto Piermarini:
La GMG di Sydney è entrata nel vivo. Un tripudio di canti allo Spirito Santo, sventolio di bandiere di ogni colore e manifestazioni di gioia hanno salutato oggi l’arrivo, su un battello giallo nella baia di Sydney, della Croce della GMG dopo un pellegrinaggio per tutta l’Australia. “Un pellegrinaggio che ha avuto un grande impatto tra i giovani destando tra loro entusiasmo e sorpresa. Siamo felici perché qui occorre ravvivare la fede”, ha detto mons. Porteous, vescovo ausiliare di Sydney, presente alla cerimonia d’accoglienza. Il passaggio della Croce e dell’icona mariana, portati sulle spalle dei ragazzi australiani, è stato accompagnato da suoni di chitarra e tamburelli fino all’arrivo in cattedrale. Dall’aeroporto fino alla baia, dall’Harbour bridge all’Opera House, strade, palazzi, parchi e chiese sono addobbate con grandi striscioni con i quattro colori del logo della Giornata: rosso, arancione e giallo, i colori della Trinità e della terra australiana, ed il blu il colore della Vergine ma anche dell’oceano che circonda il Paese. Si moltiplicano intanto le iniziative e gli incontri nelle varie parti della città.
Questa sera nella cattedrale di St. Mary, duemila universitari canadesi ed italiani, si sono riuniti attorno alle spoglie mortali del beato Piergiorgio Frassati, uno dei 10 patroni della GMG, giunte da Torino per una veglia di preghiera animata da padre Thomas Rosìca, già responsabile della GMG di Toronto. Processioni di giovani partono ogni notte da due quartieri alla periferia di Sydney, per raggiungere la cappella dove è sepolta la beata australiana Mary McKillop, altra patrona dell’evento. Oggi sono arrivati a Sydney 36 giovani dalla martoriata Birmania. Commovente l’incontro con noi giornalisti: hanno parlato del dramma del ciclone che ha causato migliaia di morti e della generosità della comunità internazionale, ma nessun accenno al regime militare. Grandi titoli oggi sui quotidiani locali per l’arrivo del Papa ed anche il tono degli articoli sta cambiando: alla vigilia concentrati sui temi degli abusi sessuali del clero e sulla morale della Chiesa, oggi sorpresi per l’atmosfera che sta trasformando Sydney con l’arrivo dei 125 mila pellegrini gioiosi e sorridenti giunti da ogni parte del mondo. “Sono amichevoli, entusiasti e totalmente distanti da quel cinismo che spesso trascina in basso la nostra società”, osservava ieri The Sunday Telegraph. E la città è felice della loro presenza, come ci conferma l’arcivescovo di Sydney, il cardinale Pell:
"Mi sembra che in grandissima parte i cittadini siano contentissimi".
E sarà proprio il cardinale Pell a celebrare domani la Messa di apertura della GMG nel grande molo di Barangaroo, nel cuore della città, che si affaccia sulla baia di Sydney: luogo che giovedì prossimo vedrà la cerimonia di accoglienza al Papa da parte di tutti i giovani presenti. Papa che intanto continua a riposarsi al centro di spiritualità di Kenthurst, per superare i disagi del fuso orario, tra i boschi delle Montagne blu, ad una cinquantina di chilometri da Sydney. E su questa seconda giornata del Pontefice in terra australiana, il racconto del nostro direttore al seguito papale, padre Federico Lombardi:
R. - È stata una giornata molto tranquilla che si è svolta con una grande normalità, vorrei dire, trasferendo un poco il suo ritmo di vita romano in Australia. Il Papa ha cominciato con la Messa, naturalmente celebrata con il personale del Centro che lo ospita e i suoi segretari, poi ha fatto una passeggiatina dopo la colazione e quindi ha trascorso la mattina nel lavoro di lettura, di preghiera, di preparazione dei testi dei discorsi, come fa solitamente in Vaticano. Poco prima del pranzo, ha ricevuto la visita del cardinale Pell e di mons. Fisher, i responsabili principali della GMG, che lo hanno informato sui giovani che stanno arrivando, sui preparativi. E poi nel pomeriggio, di nuovo, preghiera e una breve passeggiata nel parco che è molto bello, molto distensivo. Infine c'è stato spazio anche per un concerto, con un gruppo musicale importante di Sydney che ha offerto al Santo Padre un breve concerto di musica classica. Sono gli autori che a lui sono familiari: Schumann, Mozart. Quindi questo è stato un altro momento di distensione, poi la cena, come sempre.
D. - Invece, il cardinale Bertone si è recato a Paramatta per una Messa…
R. - Sì, per il seguito papale è previsto un programma indipendente dal Santo Padre che, invece, si trova lì nel Kenthurst Centre con pochissime persone. Il programma di stamattina per il resto del seguito riguardava la visita non solo di Sydney e dei dintorni, ma anche della Cattedrale della diocesi vicina - molto antica per la storia australiana - che è quella di Paramatta. C'è una cattedrale modernissima, molto bella, ricostruita dopo l’incendio di quella precedente, e dunque molto interessante anche dal punto di vista dell’architettura sacra.
D. - Alcune agenzie di stampa parlano di un regalo, la “Madonna degli Aborigeni”, donato al Papa quando ha fatto scalo a Darwin. Ci può confermare questa notizia?
R. - Sì e mi pare una bella notizia. È anche abbastanza abituale che il Papa venga ricevuto con doni simbolici che rappresentano anche la cultura. E lì sappiamo che, proprio nei territori del nord, gli aborigeni hanno una delle zone in cui erano più diffusi.
Il Papa a Sydney “per riaccendere il fuoco della fede”: titola, così, oggi il quotidiano “The Australian”. La visita di Benedetto XVI, che entrerà nel vivo giovedì, viene dunque seguita con grande attenzione da tutti i media nazionali. Ampia eco hanno avuto le parole del Papa sul volo che lo ha portato in Australia. Torniamo dunque ad alcuni passaggi della conferenza stampa di sabato mattina, nel servizio di Alessandro Gisotti:
Una festa della fede, un grande incontro umano in Cristo per ricevere forza dallo Spirito Santo: nella conferenza stampa in aereo, Benedetto XVI ha sintetizzato il valore di questa GMG di Sydney. Ma il Santo Padre non si è sottratto alle domande dei giornalisti su altri temi di attualità. Uno di questi è stata la piaga della pedofilia, che ha coinvolto alcuni sacerdoti australiani. Il Papa ha ribadito, come già durante il viaggio apostolico negli Stati Uniti, che la pedofilia è incompatibile con il sacerdozio:
There are things which are always bad…
Ci sono cose che sono sempre un male, ha detto, e la pedofilia è una di queste. Quindi, ha messo l’accento sulla necessità di curare con grande attenzione la formazione dei seminaristi. Ed ha sottolineato che la Chiesa farà tutto il possibile per sanare le ferite delle vittime. Il Papa ha poi risposto ad una domanda sulla questione ecologica, molto sentita in Australia. La GMG, ha rilevato, si svolgerà sotto il segno dello Spirito Santo e di conseguenza si parlerà anche della Creazione e delle nostre responsabilità:
"Non è mia pretesa di entrare nelle questioni tecniche che politici e specialisti devono risolvere, ma di dare gli impulsi essenziali per vedere le responsabilità, per essere capaci di rispondere a questa grande sfida di riscoprire nella terra il Volto del Creatore e riscoprire la nostra responsabilità davanti al Creatore per la sua creazione, affidata a noi”.
Il Papa ha indicato l’importanza di trovare delle soluzioni positive, che riguardino anche gli stili di vita, risvegliando le coscienze sulla salvaguardia del Creato. Si è poi soffermato sulla conferenza della Comunione anglicana a Lambeth.
“Speriamo, e io prego personalmente, che trovino insieme la strada del Vangelo. Questo è il mio augurio per l’arcivescovo di Canterbury: che la Comunione anglicana nella comunione del Vangelo di Cristo e nella Parola del Signore trovi le risposte alle sfide attuali”.
Non possiamo e non dobbiamo intervenire nelle loro discussioni, ha precisato il Papa, che ha ribadito l’importanza della preghiera per esprimere la propria vicinanza ai vescovi anglicani. Nel corso del colloquio con i giornalisti, il Santo Padre ha anche espresso il suo pensiero sul ruolo del cristianesimo in una società economicamente sviluppata come quella australiana. In Occidente e in Australia in particolare, ha constatato, c’è chi pensa che non ci sia bisogno di Dio, che l’uomo può fare tutto da sé. Eppure, ha proseguito, vediamo che anche oggi la fede è presente nel mondo, perché Cristo è presente nel cuore degli uomini e non sparirà mai.
La macchina organizzativa della GMG, sempre più a pieno regime, ha mosso i suoi primi passi addirittura sei anni fa. Alcuni esponenti australiani si trovavano a Toronto, durante la GMG canadese, per osservare dal vivo lo svolgersi del grande raduno in vista dell’appuntamento del 2008. Organizzatore della Giornata canadese era padre Thomas Rosìca, oggi responsabile di “Salt and Light”, una emittente televisiva della Conferenza episcopale canadese. Padre Rosìca ha collaborato alla preparazione della GMG di Sydney e stasera terrà una catechesi ai giovani sulla figura del Beato Piergiorgio Frassati. Il nostro inviato Roberto Piermarini lo ha incontrato e gli ha chiesto di spiegare le differenze tra la GMG di Toronto e quella australiana:
R. - La collaborazione, in questi ultimi tre anni, è stata strettissima. Abbiamo condiviso con la gente di Sydney e dell’Australia tutti i nostri archivi, tutti i piani, e due anni fa mi hanno invitato qui a Sydney per un incontro con il governo. E l’altro giorno mi sono reso conto che sono stati scambiati oltre 700 messaggi in questi ultimi tre anni, ed anche visite. La gente di Sydney è venuta a Toronto, e arrivando qui a Sydney in questi giorni posso dire di essere molto contento, perchè hanno preparato tutto molto bene. Hanno avuto le stesse sfide che abbiamo avuto a Toronto, perchè sono due culture secolari. Ammiro molto la presenza e il ruolo del cardinale Pell e della sua equipe, che ha messo il cuore in questo progetto e si vede e si sente.
D. - Quali sono le differenze tra la Giornata del 2002 a Toronto e questa del 2008 a Sydney?
R. - Prima di tutto, c’è la differenza della distanza. E’ una grande sfida raggiungere l’Australia. Per noi in Canada, per esempio, la prossimità degli Stati Uniti ha costituito un forte aiuto, perché gli Stati Uniti hanno inviato 57 mila ragazzi a Toronto. La seconda sfida, molto importante, è che qui non c’è una "cultura" cattolica e neanche una cultura profondamente cristiana. E’ stata una grande sfida mettere in moto un progetto così grande, in un Paese che non ha una lunga esperienza di cultura cristiano-cattolica. Hanno risposto molto bene a questa sfida e credo che tutta la società australiana stia rispondendo positivamente all'impatto della GMG. La GMG è soltanto l’inizio, non è la fine di un progetto: è un nuovo inizio, un nuovo lancio, un nuovo respiro di fede e di cultura cattolica. L’altra sfida è che l’indifferenza è stata più forte qui in Australia, che non in Canada.
D. - I frutti della GMG del 2002 a Toronto quali sono stati e quali potranno essere per questa GMG 2008?
R. - Come ha detto il cardinal Pell stamattina alla conferenza stampa, il nostro Dio è un Dio della sorpresa. Non si può programmare la risposta perfetta ad una GMG. L’importante è che rimaniamo aperti al passaggio dello Spirito Santo e lo Spirito Santo sta al cuore di questa GMG. Ammiro molto l’apertura della Conferenza episcopale australiana al futuro. Hanno stabilito un progetto pastorale per il futuro e hanno parlato anche, qualche anno fa, di un progetto di continuazione lungo l'arco di 20 anni. In Canada, stiamo godendo adesso i primi frutti della GMG, perché c’è una primavera che segue un lungo inverno di gestazione. Per esempio, posso dire che il primo frutto della GMG a livello nazionale in Canada è stata la nascita del canale televisivo "Salt and Light", Sale e Luce. Mi hanno chiesto di essere il presidente di questo canale televisivo, che funziona molto bene e continua il momentum della Giornata mondiale della gioventù. Seconda cosa, in ogni diocesi dove la GMG è stata accolta molto bene, c’è un nuovo slancio per la pastorale giovanile e credo che coloro che hanno accolto in modo straordinario i frutti della GMG in Canada siano stati i Movimenti ecclesiali. Posso citarne due, dove vediamo veramente dei grandissimi frutti. Il primo, nel settore anglofono, si chiama "Catholic Christian Outreach", un gruppo di studenti a livello nazionale universitari, che stanno in tutti i campus dell’Università. Il secondo movimento, che è stato stupendo da vedere, da parte francofona, si chiama "Famille Marie Jeunesse". In questa comunità di giovani consacrati, maschi e femmine, abbiamo avuto durante il Congresso eucaristico recente 12 ordinazioni sacerdotali, otto facenti parte di questo Movimento. E tutti dicono che debbono la vocazione a Giovanni Paolo II e alla Giornata mondiale della gioventù.
D. - Questa Giornata 2008 di Sydney presenta 10 modelli di santità. Lei terrà una veglia di preghiera su Pier Giorgio Frassati. Quale modello presenta ai giovani che arrivano a Sydney Pier Giorgio Frassati?
R. - Prima di tutto, beata l’Italia per aver dato alla Chiesa un modello come Pier Giorgio Frassati, che già è stato modello patrono della nostra Giornata mondiale in Canada. Adesso in Canada, per esempio, ci sono 7 Case Frassati, attraverso tutto il Paese, da Vancouver fino a Montreal, di giovani adulti che vivono insieme in comunità. Frassati è un modello magnifico per la GMG e per i giovani oggi, perché è uno che ha affrontato tutti i problemi che noi affrontiamo oggi: la divisione in famiglia, la lotta per presentare e vivere il Vangelo. La sua devozione, la sua pietà, il suo amore per la giustizia sociale, la sua adorazione al Santissimo... E’ morto molto giovane e non è stato né religioso né sacerdote, ha preferito essere laico. Credo che la sua figura stupenda, splendida offra un modello di santità ai giovani di oggi.
Nell’intreccio di iniziative che stanno animando questa prima fase della GMG, in attesa di Benedetto XVI, uno degli appuntamenti svoltosi oggi a Sydney ha riguardato l’annuncio del messaggio cristiano fra gli studenti. “Testimoni del Vangelo nell’università” è stato per l’appunto il tema dell’incontro organizzato dall’Ufficio per la Pastorale universitaria del Vicariato di Roma, in collaborazione con le associazioni degli studenti cattolici australiani e le cappellanie cattoliche dell’arcidiocesi di Sydney, svoltosi presso il St John College-University of Sydney. A seguirlo per noi c’era Marina Tomarro:
Per evangelizzare occorre prima di tutto rendere credibile la nostra fede. E’ questo il messaggio finale dell’incontro tra gli universitari europei ed australiani, che si è svolto oggi presso l’Università di Sydney. Mons. Lorenzo Leuzzi, direttore dell’Ufficio per la pastorale universitaria del Vicariato di Roma:
“La prospettiva è che si possa creare qualche possibilità di comunione. Io ho fatto loro una proposta di collegarsi con noi in occasione della Veglia mariana, che sarà celebrata il 14 marzo. Credo che anche questo possa essere un grande momento di ripresa e di rilancio dell’esperienza di questa Giornata mondiale della Gioventù e soprattutto possa essere la prospettiva di un inserimento del continente australiano anche all’interno di quel cammino di rapporti che l’Europa sta vivendo con gli altri continenti”.
E i ragazzi hanno avuto la possibilità di confrontare le loro esperienze di vita universitaria che, pur essendo vissuta in due continenti lontani tra loro, ha molto in comune soprattutto nella difficoltà di riuscire a portare il Vangelo ai propri compagni all’interno degli atenei, ma anche nel desiderio di riuscire a costruire attraverso la preparazione e lo studio un futuro migliore. Ancora mons. Lorenzo Leuzzi:
“Quando siamo venuti, abbiamo riscontrato che l’Australia vive un momento molto forte di secolarizzazione e di laicizzazione. Credo che dalla collaborazione tra l’Europa e l’Australia, e quindi tra due culture certamente diverse ma anche per tanti versi convergenti, possa nascere una nuova capacità di affrontare con coraggio le difficoltà. Penso, inoltre, che l’Europa dovrebbe riuscire ad offrire all’Australia quella dimensione culturale che è propria del continente europeo, mentre la giovinezza di un popolo come quello australiano potrebbe offrire quelle motivazioni più esistenziali che sono importanti: questo perché la riflessione che siamo chiamati a costruire non resti qualcosa di puramente fine a se stessa, ma entri nel vissuto della quotidianità delle persone nel proprio tempo”.
Nomina
◊ Negli Stati Uniti, Benedetto XVI ha nominato vescovo di New Ulm il sacerdote John LeVoir, del clero di St. Paul and Minneapolis, finora parroco di “St. Michael and Mary” in Stillwater. Il neo presule ha 62 anni. Ha lavorato per un periodo come contabile, quindi è entrato nel Seminario St Paul dove ha conseguito un Master in Teologia. Ordinato sacerdote, ha poi ricoperto, tra gli altri, gli incarichi di viceparroco e di parroco. E’ membro dell’“International Federation of Priests” e inoltre co-autore di “Covenant of Love: John Paul II on Sexuality, Marriage, and Family in the Modern World” e di “Faith for Today”. E’ inoltre co-autore della serie “Image of God”, adottata a livello nazionale per l’istruzione religiosa cattolica nelle scuole primarie e secondarie.
Oggi, Giornata della Santa Sede all’Expo di Saragozza. Ieri la Messa presieduta dal cardinale Martino
◊ L’Expo di Zaragoza, in Spagna, ospita oggi la Giornata della Santa Sede, preceduta ieri dalla Santa Messa nella Cattedrale di Nostra Signora del Pilar, officiata dal cardinale Renato Raffaele Martino, presidente del Pontificio Consiglio Giustizia e Pace. Il servizio di Fausta Speranza:
Nel padiglione vaticano dell’Expo, si possono ammirare una quarantina di opere di pittura, scultura, oreficeria, arte tessile, di grande valore storico e artistico. In particolare, il “Battesimo di Cristo” di El Greco, i sarcofagi detti del “passaggio del Mar Rosso” e della “storia di Giona”, provenienti dai Musei Vaticani; la Pila Battesimale della Basilica Vaticana, offerta a Giovanni Paolo II nel 1996 e utilizzata dal Papa per impartire il Battesimo ai catecumeni durante la Veglia Pasquale. Ci sono poi opere inviate dalle diocesi dell’Aragona, da musei e parrocchie di altre regioni spagnole. A presiedere la Giornata della Santa Sede è il cardinale Martino, accompagnato dal nunzio apostolico in Spagna, l'arcivescovo Manuel Monteiro de Castro, e dall’arcivescovo di Zaragoza, Manuel Ureña Pastor.
Tra le iniziative, un momento di riflessione e di intrattenimento musicale presso l’Auditorium del Palazzo dei Congressi, e la visita ad altri Padiglioni. In serata, il concerto in omaggio a Papa Benedetto XVI, presso l’Auditorium di Zaragozza. Interpretato dall’Orchestra sinfonica europea, diretta da Inma Shara, l’evento musicale andrà a beneficio di “Mani Tese” e sarà destinato a progetti di gestione dell’acqua per le comunità rurali dell’India. L’acqua, in particolare, infatti, ma anche gli altri elementi fondamentali della natura, sono stati al centro del Congresso internazionale, dedicato dal Padiglione vaticano a “La questione ecologica: la vita dell’uomo nel mondo”. Sono stati presi in considerazione gli aspetti teologici dell’ambiente, soprattutto in relazione alla responsabilità dell’umanità in risposta al comandamento di Dio di esercitare il dominio sul Creato. Va ricordato che di ambiente il Papa ha parlato anche nei giorni scorsi in viaggio verso l’Australia e che in varie circostanze ha definito l’acqua un “bene della famiglia umana” e un “diritto inalienabile”. Per ogni cittadino del mondo globalizzato, l’acqua è una risorsa preziosissima e la sua scarsità alimenta problemi e ingiustizie. Da parte sua, la Chiesa ricorda la “responsabilità condivisa” nella gestione delle risorse idriche, al fine di permettere a tutti l’accesso all’acqua, in particolare a quanti vivono in situazione di povertà. Sul piano biblico e sacramentale, poi, non si può dimenticare che per la fede cattolica l’acqua simboleggia la vita concessa da Dio alla natura e all’uomo. I testi cristiani la collegano all’azione divina creatrice e salvifica.
Oggi su "L'Osservatore Romano"
◊ In un video messaggio diffuso al Suo arrivo a Sidney Benedetto XVI ha invitato i giovani del mondo alla speranza contro povertà, ingiustizia, avidità umana. Pubblicato il testo originale e la traduzione del messaggio
Il testo della conferenza del Papa a bordo dell’aereo verso Sidney
Nell’informazione internazionale, in primo piano il vertice per l’Unione del Mediterraneo a Parigi: secondo Olmert la pace con i palestinesi “non è mai stata così vicina”.
In cultura, intervista di Gaetano Vallini a Mikhail Piotrovskij, direttore del Museo dell’Ermitage di San Pietroburgo
Una riflessione di Alessandro Ghisalberti sulla pienezza della felicità secondo san Bonaventura
Un articolo di Pier Vincenzo Rosiello sulla prima messa da vicario generale del cardinale Agostino Vallini
Storica sentenza della Corte suprema di Strasburgo: riconosciuto lo status giuridico del patriarcato di Costantinopoli
Il cardinale Tauran interviene sulla conferenza per il dialogo interreligioso a Madrid.
Concluso il Festival dei Due Mondi di Spoleto: 20 mila presenza per 100 spettacoli, tra prime assolute e star internazionali
◊ Con il concerto in Piazza duomo della London Symphony Orchestra, diretta da Daniel Harding, ieri sera è calato il sipario sul 51.mo Festival dei Due Mondi di Spoleto. In 17 giorni, 100 spettacoli, 20 mila presenze e il ritorno di artisti internazionali per l’edizione del rilancio. Il servizio di A.V.:
Il vento della crisi economica spira anche a Spoleto, e dopo il contributo straordinario del Ministero dei Beni Culturali, che ha coperto il 70% delle spese, per l’anno prossimo si annunciano tagli per 2 milioni di euro. Ma ormai la nuova stagione del Festival dei Due Mondi, diretto dal regista Giorgio Ferrara, è avviata: con la scelta di titoli rari, prime assolute, e il ritorno delle star internazionali, da Luca Ronconi ad Alessandra Ferri a Bob Wilson, riconfermato per il 2009 con una nuova produzione di “Giorni felici” di Samuel Beckett, protagonista Adriana Asti moglie di Ferrara. Qualche caduta di tono e un pubblico ancora disaffezionato (siamo lontani dal “tutto esaurito” del passato, con meno della metà dei posti disponibili venduti) non frenano l’irruente neo-direttore, che ha riallacciato il gemellaggio col festival americano di Charleston (South Carolina), invitando la sua Orchestra “in residence”, e stipulato accordi con il Teatro Lirico Sperimentale di Spoleto per nuove produzioni, assenti quest’anno in cartellone.
La drammaturgia è il nuovo segno della manifestazione, che intende “mantenere un forte legame con le idee della regia, della creazione visiva”, spiega Ferrara: dopo la Francia, sarà la Russia la prossima frontiera, ospite il regista Lev Todin con “Pene d’amor perduto” di Shakespeare, nell’allestimento di San Pietroburgo. Per la danza, si annunciano il New York City Ballet e il coreografo Gerome Robbins, mentre la sezione musica, quest’anno sofferente, si arricchirà di un’opera e di maggiori repliche. Così Spoleto torna ad essere “città-teatro” e piazza del mondo - ha spiegato il sindaco, Massimo Brunini - risorsa per la collettività e centro di relazioni internazionali, dove la cultura rappresenta un mezzo di evoluzione sociale.
Ingresso e Messa solenne del nuovo patriarca di Gerusalemme, mons. Twal, a Madaba, città natale del presule in Giordania
◊ Ieri pomeriggio, in Giordania, si è vissuto il culmine delle celebrazioni che hanno inaugurato il ministero pastorale dell'arcivescovo Fouad Twal, il nuovo patriarca di Gerusalemme dei Latini, giunto ufficialmente nella sua terra d'origine in questa veste. Dopo aver fatto visita nel palazzo reale al principe Alì, sostituto del Re Abdallah II di Giordania (che si trova in questi giorni negli Stati Uniti), il nuovo patriarca ha incontrato il presidente del parlamento e il presidente del consiglio consultivo. Grande festa poi a Madaba, città di origine di mons. Twal, a 30 km dalla capitale giordana, dove circa un migliaio di persone hanno accolto il patriarca con gioia e calore. Dopo i saluti e gli omaggi del sindaco e dei concittadini, cristiani e musulmani, il patriarca ha presieduto una Messa solenne nella parrocchia della Decapitazione di S. Giovanni Battista, sua Chiesa natale, che è stata concelebrata anche dal nunzio apostolico mons. Francis Chullikatt e dal vescovo di Giordania, mons. Salim Sayegh. Nella sua omelia, il patriarca ha ricordato le celebrazioni di insediamento nei luoghi santi, nella Basilica del Santo Sepolcro a Gerusalemme, nella Basilica della Natività a Betlemme, e il conferimento del pallio a Roma dalle mani del Santo Padre, segno di unità con il successore di Pietro. Infine, mons. Twal ha sottolineato l'importanza di Madaba: città santa per la sua antica storia cristiana, che nel secolo IV fu sede di ben 7 vescovi, ma che conta oggi il 20% di cristiani delle varie denominazioni, su una popolazione in maggioranza musulmana. (A cura di Sara Fornari)
Myanmar, Medici senza Frontiere denuncia lo stato di emergenza di 350 mila persone
◊ Non accenna a fermarsi l’emergenza in Myanmar dopo il passaggio del ciclone Nargis, nel maggio scorso: Medici senza Frontiere (MSF), l’organizzazione umanitaria che si sta occupando dei superstiti nel delta dell’Irrawaddy, denuncia le precarie condizioni in cui versano circa 350 mila persone. MSF, dall’inizio dello stato di emergenza, ha già portato soccorso a 460 mila persone, ha distribuito 939 tonnellate tra scorte di farmaci e generi di emergenza ed effettuato oltre 30 mila visite mediche. Su questo fronte, in particolare, l’organizzazione umanitaria fa sapere che nella zona malaria e dengue sono endemiche, mentre grande incidenza hanno anche i casi di diarrea, dovuta alle cattive condizioni igieniche, all’acqua contaminata e all’esposizione alla intemperie, le affezioni respiratorie e alcuni casi di morbillo, tanto che l’OMS ha avviato una campagna di vaccinazioni nell’area di Labutta. A preoccupare i soccorritori è anche il problema della malnutrizione, in particolare nei bambini al di sotto dei cinque anni, che vengono costantemente monitorati. MSF, infine, denuncia anche la questione della salute mentale dei superstiti che hanno subito il trauma della perdita dei propri cari e dei propri averi nella tragedia: si calcola che circa il 30 per cento dei pazienti riporti sintomi di tristezza profonda e depressione e disturbi quali letargia, difficoltà a prendere sonno, ipertensione e palpitazioni da ricondurre a disagi di natura psicologica. Per affrontare questi problemi e contribuire il più possibile a mantenere un "senso di normalità", l’organizzazione ha aperto una scuola per 500 bambini nel campo di Labutta, ma ci sono anche altrove interi villaggi decimati, in cui sono sopravvissuti soltanto coloro che sapevano nuotare o scalare e sono quindi stati in grado di mettersi in salvo durante il passaggio del ciclone. (R.B.)
Ancora Medici senza Frontiere: migliaia di rimpatri forzati dall’Angola al Congo
◊ Medici senza Frontiere (MSF) denuncia i rimpatri forzati che le autorità dell’Angola stanno effettuando nei confronti di cittadini congolesi: più di 30 mila dalla fine di maggio, secondo l’organizzazione umanitaria, hanno dovuto attraversare la frontiera a Kahungula, nella provincia di Bandundu, nel sudovest della Repubblica Democratica del Congo. È stato proprio il governo del Congo a lanciare l’allarme raccolto da MSF che ha immediatamente inviato un’equipe formata da un coordinatore, un medico e un infermiere che hanno prestato soccorso a circa 6-700 persone nelle province di Malanje e Lunda Norte. Secondo le testimonianze, l’esercito dell’Angola circonda le miniere di diamanti e costringe a rimpatriare gli immigrati irregolari congolesi che hanno riferito di casi di violenza fisica e di pratiche umilianti perpetrate dai soldati per prendere alla popolazione tutti i propri averi. Secondo le fonti di MSF, finora oltre 6200 congolesi sono stati espulsi dall’Angola nella sola via di Kamako. L’organizzazione già nel dicembre 2007 aveva denunciato episodi di violenza e stupri nei confronti di cittadini congolesi andati a lavorare nelle miniere di diamanti. (R.B.)
Release International avvia “7x7”: una veglia di preghiera di 7 anni per i 7 Paesi in cui i cristiani sono maggiormente perseguitati
◊ L’associazione umanitaria Release International, che si occupa dei cristiani perseguitati, ha istituito una veglia di preghiera lunga sette anni e dedicata alle sette nazioni in cui le persecuzioni contro i cristiani sono più frequenti. L’iniziativa si chiama “7x7” ed esorta i cristiani a unirsi nella preghiera e a credere “che Dio possa intervenire in modi che vanno al di là della nostra comprensione e immaginazione”, nella convinzione che la preghiera non solo avrà effetti per i credenti e le chiese che ogni giorno devono fare i conti con la repressione, ma anche per governi ed estremisti che quotidianamente delle persecuzioni sono i registi. Gli aderenti all’iniziativa riceveranno una newsletter quindicinale con gli aggiornamenti sui sette Paesi: Cina, Indonesia, Nigeria, Corea del nord, Pakistan, Sudan e Vietnam. Release International si occupa dei cristiani perseguitati in vari modi: provvedendo ai bisogni delle famiglie dei prigionieri, servendo le chiese del Signore, facendo opera di evangelizzazione e dando voce agli oppressi. (R.B.)
Un’immagine della Madonna di Fatima nella Cappella delle apparizioni in Russia
◊ Dopo 91 anni dall’apparizione della Madonna di Fatima ai tre pastorelli nel lontano 1917, quando la Madonna chiese la consacrazione della Russia, sconvolta in quel periodo dalla rivoluzione, oggi, nella Cappella delle apparizioni del santuario è stata collocata un’icona russa. “La parola icona - ha spiegato mons. Luciano Guerra, il rettore del santuario, all’agenzia SIR - è stata udita per la prima volta in questo santuario il 31 ottobre 1942 “quando Papa Pio XII ha consacrato il mondo intero al Cuore Immacolato di Maria”. L’icona è stata esposta per la venerazione dei fedeli per tutta la giornata della passata domenica, dopo la preghiera del Rosario. Nell’icona, che è stata dipinta in Russia secondo le tecniche specifiche della tradizione iconografica bizantina, la Vergine è rappresentata con il Rosario nella mano destra, e nella mano sinistra è scritta la parola “cuore”, circondata dalle spine. Sull’icona ci sono alcune scritte, che in questo caso riportano le parole: “Maternità Divina di Maria” e “Icona della Santa Vergine di Fatima. In Te, l’Unità!”. (C.C.)
Nuova homepage per il sito ufficiale del CCEE
◊ Il sito ufficiale del Consiglio delle Conferenze Episcopali d’Europa (CCEE) ha una nuova homepage. E’ quanto riporta il comunicato stampa del CCEE. “Essa è frutto di un lungo lavoro - si legge nel comunicato - abbiamo la viva speranza che sia gradito il suo nuovo volto”. “Oltre a riportare le attualità dell’agenda del CCEE - prosegue il documento - essa ha anche funzione di archivio per trovare le informazioni sul CCEE e i testi e le informazioni sui progetti riguardo ai vari temi sui quali lavoriamo: Ambiente, Buddismo, Catechesi, Ecumenismo, Europa-Africa, Islam, Comunicazioni sociali, Migrazioni, Scuola, Università, Vocazioni”. Obiettivo del CCEE con il rinnovo del sito è quello di far conoscere questo nuovo strumento di informazione e comunione delle Chiese in Europa. Al Consiglio delle Conferenze Episcopali d’Europa (CCEE) appartengono quali membri le attuali 33 Conferenze episcopali presenti in Europa, rappresentate di diritto dai loro presidenti, gli arcivescovi del Lussemburgo e del Principato di Monaco e il vescovo di Chişinău (Moldavia). Lo presiede il cardinale Péter Erdő, arcivescovo di Esztergom-Budapest, primate d’Ungheria, mentre i vicepresidenti sono il cardinale Josip Bozanić, arcivescovo di Zagabria, e il cardinale Jean-Pierre Ricard, arcivescovo di Bordeaux. Segretario generale del CCEE è mons. Aldo Giordano. La sede del segretariato è a St. Gallen, in Svizzera. Per informazioni consultare il sito www.ccee.ch .(C.C.)
Master a Roma in “Sviluppo globale e giustizia sociale”
◊ Riparte il prossimo 18 luglio a Roma la terza edizione del Master estivo per formare futuri dirigenti, amministratori, operatori sociali ed opinion leader destinati ai Paesi in via di sviluppo, dove sono ancora molto forti le ingiustizie sociali. Il master inizierà giovedì prossimo presso la sede FAO di Roma (Sala Iran, Piazza di Porta Capena), con una conferenza di inaugurazione dell’anno accademico a cui parteciperanno, tra gli altri, lo scienziato Vandana Shiva, Richard Mollica, della Harvard University (Boston) e Marcela Villarreal, della FAO. Il Master è intitolato “Global development and social justice” (Sviluppo globale e giustizia sociale) ed è organizzato dalla Caritas diocesana di Roma in collaborazione con la St. John’s University di New York, gli Istituti di Santa Maria in Aquiro, la Fondazione Idente di Studi e Ricerche e la Fondazione Tata Giovanni. “L’azione di solidarietà e cooperazione internazionale - spiega il direttore della Caritas di Roma, mons. Guerino Di Tora - per essere efficace, deve passare dalla concreta affermazione dei diritti umani, nel lavoro di formazione, diffusione e informazione delle conoscenze e delle capacità degli operatori, nella condivisione di modelli culturali, economici, sociali e politici”. Per tutto il mese di luglio 20 studenti, provenienti da 15 Paesi, seguiranno le lezioni presso il polo didattico della Caritas di Roma in via Aurelia, 773. (C.C.)
A Parigi, successo per il summit costitutivo dell’Unione del Mediterraneo: nuove speranze di pace per il Medio Oriente
◊ Alla presenza di 42 capi di Stato di paesi arabi ed europei, è stata varata, ieri a Parigi, L’Unione per il Mediterraneo. Al centro dei lavori: la pace tra israeliani e palestinesi, che proprio dopo i colloqui di domenica sembra più vicina, nonostante le due parti non abbiano raggiunto un accordo sulla dichiarazione finale del summit. Ma quali sono le motivazioni alla base di queste nuove speranze per il Medio Oriente? Stefano Leszczynski lo ha chiesto a Janiki Cingoli, direttore del Centro italiano per la pace in Medio Oriente:
R. – L’elemento di novità è costituito dalla Siria. Sarkozy, sostanzialmente, ha "sdoganato" il presidente Assad e l’ha pienamente reinserito nei giochi mediorientali. Questo ha comportato una serie di effetti positivi, sia rispetto allo sblocco della situazione in Libano sia rispetto al dialogo in atto tra Siria ed Israele, che fino ad oggi è stato mediato dalla Turchia ma in cui Sarkozy vuol dire la sua. La conseguenza di ciò potrebbe essere, se il negoziato di pace tra Siria e Israele andasse avanti, anche una sorta di scambio per cui sul Libano verrebbe riconosciuta la sfera d’influenza siriana mentre, invece, in Palestina ci potrebbe essere un’attenuazione della pressione da parte di Hamas, degli altri alleati e dei siriani e un qualche consolidamento della presa israeliana.
D. – In molti, individuano nella questione di Gaza il nodo più difficile da sciogliere per il rilancio del processo di pace israelo-palestinese. In che modo questo vertice mediterraneo può incidere su questo problema?
R. – A Gaza, di fatto, il dialogo in atto è più con Hamas che con Abu Mazen. Tre i negoziati: quello ormai concluso per una tregua di sei mesi, quello che è ancora in corso per la riapertura graduale dei valichi di confine e quello per lo scambio di prigionieri. Sono tutti elementi che puntano più sull’interlocutore Hamas che non su Abu Mazen, il quale si sente un po’ scavalcato. A sua volta, Abu Mazen ha riaperto dei colloqui con Hamas e tuttavia questi colloqui sono resi più difficili dal fatto che Hamas adesso si sente più forte e, quindi, è meno disposto a concessioni.
D. – Una considerazione sulla nascita di questo nuovo soggetto internazionale, l’Unione per il Mediterraneo. Esisteva già un qualcosa di simile, era il Partenariato euro-mediterraneo. L’Unione segna definitivamente la fine di questa iniziativa?
R. - Potrebbe segnarne un superamento in senso positivo. Il problema è che il partenariato Euromediterraneo di Barcellona riguardava tutta l’Unione europea mentre, invece, questo nuovo Euromed riguarderebbe i Paesi rivieraschi del Mediterraneo. Questo, ovviamente, suscita la gelosia dei Paesi che non sono rivieraschi del Mediterraneo, in particolare della Germania. Il problema è di come far funzionare le istituzioni dell’Unione Europea sui progetti che invece riguardano solamente questo gruppo di Paesi del Mediterraneo e rivieraschi. L’elemento positivo tuttavia è la comprensione che la cooperazione economica non può andare avanti se non va avanti anche la cooperazione politica e l’integrazione culturale.
Darfur
In Sudan è di almeno 23 morti il bilancio della ressa incontrollata scatenatasi, ieri, tra la folla di uno stadio a Omduran, durante una consegna di diplomi di laurea a studenti universitari. Intanto, sale la tensione in tutto il Paese. Oggi, il procuratore della Corte penale internazionale dell’Aia, Luis Moreno-Ocampo, ha chiesto l’arresto del presidente del Sudan al Bashir, presentando le conclusioni di un’indagine per crimini di guerra in Darfur. Le prove raccolte dimostrerebbero che Al Bashir ''ha diretto e applicato" un vero e proprio genocidio con l’alibi di spegnere l’insurrezione della regione. La richiesta del procuratore preoccupa il segretario generale dell'ONU, Ban Ki-Moon, che teme ripercussioni per la missione di pace dell'ONU e dell'Unione Africana nel Darfur.
Zimbabwe
L'opposizione dello Zimbabwe ha negato che sia stato raggiunto un accordo quadro prenegoziale con i rappresentanti del partito di maggioranza che sostiene il presidente Mugabe. Nelson Chamisa, portavoce del Movimento per il Cambiamento Democratico (MDC) che ha vinto le elezioni parlamentari, ha detto che i colloqui “prenegoziali” tra le parti avviati a Pretoria, giovedì scorso, erano stati sospesi al termine della seconda giornata dei lavori, venerdì, e non è stato deciso se e quando riprenderanno. La dichiarazione smentisce alcuni organi di stampa del Paese africano, secondo cui era stata raggiunta un’intesa quadro e un'agenda dei negoziati. Intanto, una fonte vicina all’Unione Africana riferisce che il presidente della Commissione dell'organizzazione, Jean Ping, dovrebbe partecipare a una "riunione di emergenza" sullo Zimbabwe in Sud Africa con il presidente sudafricano Thabo Mbeki. L’incontro ha lo scopo di accelerare l'attuazione della risoluzione votata al vertice dei capi di Stato e di governo dell’UA di Sharm el-Sheikh.
Afghanistan
Non si fermano le violenze in Afghanistan, dove in questi giorni si registra un forte inasprimento dell’attività della guerriglia talebana. Nove soldati statunitensi sono stati uccisi nelle ultime 48 ore in combattimenti con i talebani nel nord est del Paese in una delle giornate più sanguinose per le forze americane dall'intervento nel 2001. Vittime anche tra la popolazione civile: almeno 24 persone, fra cui 5 poliziotti, sono state uccise in un attacco suicida in un bazar della provincia meridionale di Uruzgan. Infine, ieri sera sei addetti alla sicurezza afghani di una società privata sono rimasti uccisi e due feriti nell'esplosione di un ordigno al passaggio del loro veicolo nella provincia di Helmand.
Stati UnitiSecondo quanto riferisce il "New York Times", la Casa Bianca sta valutando la possibilità di un ulteriore ritiro di truppe dall’Iraq al fine di poter incrementare la presenza militare in Afghanistan, dove è in atto una vera e propria offensiva talebana. Negli ultimi mesi il contingente statunitense in Afghanistan ha registrato un numero maggiore di vittime di quello in Iraq. E sul dispiegamento delle truppe è intervenuto anche il candidato democratico alle presidenziali americane, Barack Obama, pronunciandosi anch’egli per il ritiro di gran parte delle forze dall’Iraq a beneficio di un incremento in Afghanistan.
Iran – nucleare
Il capo della diplomazia dell'UE, Javier Solana, incontrerà il negoziatore iraniano sul nucleare, Said Jalili, sabato 19 luglio a Ginevra. La ripresa dei negoziati segue la visita di Solana a Teheran il 14 giugno scorso, nella quale il responsabile della politica estera dell'Unione Europea ha presentato a nome del gruppo '5+1' (USA, Russia, Cina, Francia, Gran Bretagna e Germania) un pacchetto di incentivi in cambio della sospensione dell’arricchimento dell’uranio che fu rifiutato dalle autorità iraniane.
Immigrati: sbarchi
Ennesima strage lungo le rotte dell’immigrazione clandestina. Questa mattina la Marina Militare italiana ha recuperato tre cadaveri e una trentina di persone che erano a bordo di un gommone ribaltatosi a circa 100 chilometri a sud est di Lampedusa. Tuttavia, secondo le informazioni fornite dagli immigrati l’imbarcazione trasportava almeno 76 persone. Al momento sono in corso le ricerche dei dispersi. Le operazioni di soccorso di carrette del mare sono andate avanti per tutte le prime ore del giorno: in totale sono circa 450 gli immigrati recuperati nel canale di Sicilia e trasportati a Lampedusa. (Panoramica internazionale a cura di Marco Guerra)
Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LII no. 196
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