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Sommario del 13/07/2008
Messaggio di Benedetto XVI ai giovani della GMG: in Australia per scoprire nelle parole di Gesù la risposta alle grandi domande della vita e non perdere la speranza
◊ Un invito a raggiungerlo in Australia “terra meridionale dello Spirito Santo”: lo rivolge ai giovani di tutto il mondo Benedetto XVI dalle pagine di un Messaggio che da oggi circola tra le folle di ragazzi già a Sydney, che accoglierà quelli in arrivo e che occhieggia anche dai quotidiani locali, sempre più coinvolti dagli inizii della Giornata mondiale della Gioventù, che da ieri alle 15, ora di Sydney, ha sul suolo australiano il suo protagonista più atteso: il Papa. Dopo le parole pronunciate ieri poco dopo l’inizio del lungo viaggio aereo verso i luoghi della GMG, il pensiero di Benedetto XVI è ora affidato a questo Messaggio che fa da “prologo”, quasi, al momento in cui il Pontefice, giovedì prossimo, si lascerà abbracciare dalle decine di migliaia di ragazzi e ragazze di tutti i continenti e potrà parlare direttamente con loro. Ascoltiamone una sintesi, in questo servizio di Alessandro De Carolis:
Il mondo attuale spesso confonde i giovani. La confusione li rende incerti su cosa fare, l’incertezza finisce con il generare la sfiducia. Ma Gesù ha le risposte che i giovani cercano: per se stessi, per l’ambiente che li circonda ed ha bisogno di protezione, per quelle popolazioni che, oppresse da varie forme di miseria, sono lì con la loro povertà a scuotere la coscienza del mondo chiedendo di aiuto e di progresso. Benedetto XVI presenta con queste rapide “pennellate” il senso e gli obiettivi della Giornata mondiale della gioventù. In un messaggio indirizzato al popolo australiano e ai giovani che partecipano al grande raduno di Sydney, il Papa torna su un concetto a lui caro: i giovani missionari dei giovani. “E’ mia ferma convinzione - scrive - che i giovani sono chiamati ad essere strumenti di questo rinnovamento, comunicando ai loro coetanei la gioia che hanno sperimentato nel conoscere e nel seguire Cristo, e condividendo con gli altri l’amore che lo Spirito riversa nei loro cuori, in modo che anch’essi siano colmi di speranza e di gratitudine per tutto il bene che hanno ricevuto da Dio, nostro Padre celeste”.
Una speranza che oggi, constata Benedetto XVI, purtroppo molti giovani non hanno anche perché contraddittori sono i segnali che arrivano riguardo le grandi questioni che li interpellano. “Rimangono perplessi - nota il Papa - di fronte alle domande che si presentano loro in modo sempre più incalzante in un mondo che li confonde, e sono spesso incerti verso dove rivolgersi per trovare risposte. Vedono la povertà e l’ingiustizia e desiderano trovare soluzioni. Sono sfidati dagli argomenti di coloro che negano l’esistenza di Dio e si domandano come rispondervi. Vedono i grandi danni recati all’ambiente naturale dall’avidità umana e lottano per trovare modi per vivere in maggiore armonia con la natura e con gli altri”. E le risposte a tutto questo? Benedetto XVI è chiaro: lo Spirito, afferma, “ci orienta a Cristo”, in Lui “troviamo le mete per le quali vale veramente la pena di vivere” e “la forza per continuare il cammino con cui far nascere un mondo migliore”.
Il Pontefice - che in precedenza aveva ringraziato tutti i livelli, civili ed ecclesiali, che si sono adoperati per l’organizzazione e la buona riuscita della GMG - spende parole di affetto specialmente per chi, dice, ha sostenuto “grandi sacrifici” per raggiungere l’Australia. “Prego - è il suo augurio - che vengano largamente ricompensati”. E un’altra preghiera suggella il suo Messaggio: che “i cuori dei giovani che si riuniscono a Sydney per la celebrazione della Giornata Mondiale della Gioventù trovino veramente riposo nel Signore e - soggiunge - possano essere colmati di gioia e di fervore per diffondere la Buona Novella fra i loro amici, le loro famiglie e tutti coloro che incontrano”. Il mio cuore, conclude il Papa, “vi raggiunge tutti, compresi coloro che sono malati o in difficoltà di qualsiasi genere. A nome di tutti i giovani, vi ringrazio di nuovo per il vostro sostegno alla mia missione e vi chiedo di continuare a pregare soprattutto per loro”.
Un viaggio lungo, si è detto - il più lungo affrontato finora da Benedetto XVI in un viaggio apostolico - la cui meta finale è stata una località immersa nel verde a una quarantina di Km da Sydney, Kenthurst, circondata dalle cosiddette “Montagne blu”. In questa cittadina, il Pontefice - che oggi ha celebrato la sua prima Messa in privato nella residenza che lo ospita - soggiornerà fino a mercoledì prossimo, prima di dare il via ai passi ufficiali della 23.ma Giornata mondiale della gioventù. Riviviamo allora i momenti dell’arrivo di Benedetto XVI in Australia e il clima che si respira in queste ore a Sydney nel resoconto del nostro inviato, Roberto Piermarini:
Benedetto XVI è a Sydney. Dopo oltre 19 ore di volo ed un scalo tecnico all’aeroporto militare di Darwin, nel nord dell’Australia, è giunto nel pomeriggio nello scalo militare di Richmond. Nonostante le lunghe ore di volo, il Pontefice è apparso in buona forma ed è sceso con passo deciso dalla scaletta dell’aereo. Ad accoglierlo, tra gli altri, il premier australiano, Kevin Rudd, l’arcivescovo di Sydney, George Pell, e il cardinale Stanislaw Rylko, presidente del Pontificio Consiglio dei Laici, il dicastero che promuove la Giornata Mondiale della Gioventù. Da Richmond, per riposarsi alcuni giorni il Papa ha raggiunto in auto, tra due ali di folla, un sobborgo semirurale di Kenthurst, all’estrema periferia nordovest di Sydney, alle pendici delle Montagne blu, dove è ospite di un centro di spiritualità gestito dall’Opus Dei. In questa piccola residenza, che può ospitare fino a 30 persone, il Papa si riposerà dal viaggio aereo, il più lungo finora affrontato. “Si dedicherà alla preghiera ed a lunghe passeggiate”, ha detto il cardinale Pell. Benedetto XVI sosterà qui fino a mercoledì sera, quando si trasferirà nella canonica della cattedrale di Sydney, dove risiederà fino al giorno del rientro a Roma il 21 luglio.
Intanto, di ora in ora, Sydney si anima di giovani pellegrini giunti da ogni parte del mondo per la Giornata mondiale della gioventù. All’aeroporto internazionale della città i ragazzi vengono accolti da gruppi di coetanei di alcune parrocchie australiane, che con canti e balli li ricevono festanti. Una piacevole sorpresa per chi arriva stanco da un lungo viaggio in aereo e che ha destato l’interesse dei media di tutto il mondo. Stanno arrivando a Sydney anche alcuni giovani iracheni che hanno avuto difficoltà a lasciare il Paese: in dubbio, invece, i birmani.
La GMG ha conquistato anche le prime pagine dei quotidiani australiani. Nonostante i titoli di “benvenuto”, non mancano i riferimenti al problema degli abusi sessuali del clero. Oggi, in una conferenza stampa, il coordinatore della GMG, mons. Fisher, ha detto di condividere le parole del Papa di rispetto e comprensione per le vittime degli abusi e che la Chiesa australiana farà tutto il possibile per aiutare chi ha subìto violenze. Ma l’attenzione è ora tutta per il Papa e per i giovani che, prima dell’incontro con lui per la Giornata mondiale della gioventù, parteciperanno a celebrazioni, veglie, momenti di preghiera, catechesi: un soffio dello Spirito - come titolava un quotidiano locale - che sta ridando un’anima a questa metropoli.
E intanto le regazze e i ragazzi che dai vari continenti continuano a riversarsi su Sydney stanno ormai catalizzando l’attenzione della metropoli. Alcuni di loro, come detto, si danno il cambio, lungo tutto l’arco della giornata, per ricevere con un canto e un sorriso i coetanei in arrivo dagli altri Paesi. Il nostro inviato, Roberto Piermarini, li ha raggiunti per raccogliere le loro testimonianze:
Ci troviamo all’aeroporto internazionale di Sydney dove stanno arrivando i gruppi da tutte le parti del mondo. C’è un gruppo di giovani del Cammino Neocatecumenale qui in Australia con la missione di accogliere cantando i giovani che arrivano dalle varie parti del mondo. Tra loro, abbiamo chiamato Gabriele Turchi, uno dei ragazzi impegnati in questo servizio: un servizio molto bello perché i giovani sono contentissimi di essere ricevuti a Sydney da altri giovani che, cantando, li accolgono in festa.
R. - E’ un’esperienza meravigliosa, perché qui in Australia non siamo tantissimi e far vedere ai ragazzi questi fratelli che vengono dall’estero è stupendo. Arrivano da un viaggio di 24 ore e ci trovano fuori con icone, chitarre, che cantiamo per dare loro il benvenuto. E loro si uniscono a noi, ballando, a volte anche per 20 minuti, mezz’ora, con gli assistenti che cercano di portarli via con i loro pullman, e loro che invece vogliono rimanere e continuare a ballare. E’ veramente un momento di festa e gioia per tutti quanti.
D. - Cosa dicono gli addetti dell’aeroporto di questa esperienza nuova per loro, perchè non sono abituati a vedere persone che scendono dall’aereo e vengono accolte in questa maniera?
R. - Gli addetti ai lavori, specialmente i volontari del pellegrinaggio, del World Youth Day, aspettano che noi arriviamo la mattina perché diamo un po’ di vita a tutto l’aeroporto. Appena ci vedono, vengono subito a ballare con noi. Chiedono se possiamo cantare “Resuscitò”, se possono ballare con noi, se possono battere le mani. Fanno spostare la gente per crearci spazio, per poter fare i balli. Alcuni dicono che aspettano di venire a lavorare per poterci sentir cantare. Ci sentiamo in comunione con tutti. Anche la polizia ci lascia fare quello che vogliamo. Anzi, un poliziotto ieri ci ha detto che è rimasto molto sorpreso, perché questo pellegrinaggio si è dimostrato una manifestazione di pace e amore.
D. - Quali turni di lavoro avete fatto in questo tempo, se possiamo chiamarli così?
R. - Noi ci svegliamo la mattina alle 5, e facciamo tre turni: dalle 6 a mezzogiorno, da mezzogiorno alle 18, e dalle 18 a mezzanotte, 24 ore su 24.
D. - Ecco l’esperienza di un altro giovane. Come ti chiami?
R. - Mi chiamo Paolo.
D. - Che esperienza hai fatto nell’accogliere questi giovani che vengono da tutto il mondo all’aeroporto internazionale di Sydney?
R. - Per me, è stata una cosa fantastica vedere tutti questi giovani che arrivano a Sydney, in un’isola deserta, dove la religione non è una cosa molto importante. Per me è stato fantastico, per cambiare davvero il modo di vivere.
D. - Sara, che esperienza è stata vedere in viso questi giovani che arrivano, stravolti dal viaggio? Che esperienza hai fatto in questo tuo servizio di accogliere questi giovani che vengono da tutto il mondo?
R. - Ieri, siamo stati all’aeroporto per sei ore e abbiamo aspettato quelli del Cammino che non sono venuti. Ma, alla fine, anche abbiamo aspettato sei ore, abbiamo cantato, abbiamo ballato, ed eravamo tutti felicissimi perché siamo rimasti tutti in comunione. Per me è stata un’esperienza bellissima e anche se non c’è stata quella soddisfazione di vedere arrivare chi aspettavamo, siamo stati bene comunque. Per me è stato bellissimo, perché siamo stati in comunione tra di noi, con questa gioia, in attesa di questo pellegrinaggio.
D. - Che significa, secondo te, per i giovani australiani assistere a questa accoglienza da parte di altri giovani?
R. - E’ bello notare le facce della gente all’aeroporto in attesa di persone che magari non vedono da tanto tempo. Hanno il viso pieno di gioia. E poi, sì, ci siamo noi che abbiamo creato un caos. Appena arrivano i ragazzi del pellegrinaggio basta uno sguardo e c’è già intesa. Ci uniamo tutti in un canto, in un ballo. C’è una gioia comune a tutti, che va oltre un’affettività o la mancanza di non aver trovato qualcuno. I ragazzi australiani hanno proprio bisogno di vedere questo: che possiamo amarci ed accoglierci in questo modo, perché l’abbiamo imparato da Dio.
L’ultimo messaggio di Benedetto XVI, come pure gli altri suoi riferimenti dedicati a vario titolo alla GMG negli ultimi tempi, costituiscono per i giovani uno spunto serio di riflessione spirituale e umana. Il nostro inviato, Roberto Piermarini, ne ha parlato con alcuni ragazzi incontrati a Sydney:
D. - Ti aspettavi una risposta così grande da parte di tanti giovani venuti qui in Australia o pensavi che, anche per motivi di costi o altro, ne sarebbero venuti meno?
R. - Avendo già l’esperienza di altri pellegrinaggi, posso dire che si vede che c’è uno spirito che a questi giovani piace, uno spirito di unione da tutte le parti del mondo. Vengono qui in Australia da molti Paesi e sono felici, si vede che è importante per loro venire qui. E se vengono da 24 ore di volo con questa voglia, noi non possiamo fare altro che accoglierli con amicizia.
D. - Nel Messaggio di quest’anno per la GMG, Benedetto XVI dice che sono i coetanei che devono evangelizzare gli altri giovani. Tu che ne pensi?
R. - Per me è una frase molto forte. E quello che mi piace finora di questa GMG è il fatto che noi possiamo accogliere le persone da tutto il mondo, come la Chiesa vuole accogliere tutti in Australia, specialmente in questo tempo. Quando qualcuno viene in Australia, dopo aver viaggiato da Roma, questo posto è come un deserto, non c’è nessuno. Invece, la Chiesa viene ad accogliere tutti.
D. - I tuoi coetanei che non frequentano la Chiesa o sono lontani, che cosa dicono di questo pellegrinaggio?
R. - Non ne capiscono molto, però sanno che c’è qualcosa. Questo li risveglia, li fa pensare: cosa c’è di così bello? Perché mezzo milione di persone vengono a vedere un uomo vestito di bianco? Forse non capiscono cosa stia accadendo, ma avvertono che c’è qualcosa. E questa domanda può far sviluppare qualcosa di bellissimo.
Creazione di diocesi
◊ Ad Haiti, Benedetto XVI ha eretto la diocesi di Anse-à-Veau et Miragoâne, con territorio dismembrato dalla diocesi di Les Cayes, rendendola suffraganea dell’arcidiocesi Metropolitana di Port-au-Prince. La nuova diocesi ha una superficie di 1.100 kmq e una popolazione di 370 ila abitanti, dei quali 221 mila cattolici, suddivisi in 12 parrocchie rette da 13 sacerdoti. Oltre 50 le religiose. Le sede episcopale si troverà nella città di Anse-à-Veau, dove la chiesa dedicata a Sant’Anna è elevata a Cattedrale. La nuova diocesi di Anse-à-Veau et Miragoâne è suffraganea della sede metropolitana di Port-au-Prince.
Come primo vescovo della diocesi haitiana di Anse-à-Veau et Miragoâne, il Papa ha nominato mons. Pierre-André Dumas, ausiliare di Port-au-Prince. Il presule, 45 anni, ha studiato Filosofia alla Pontificia Università Lateranense, conseguendovi il Baccelierato, e Teologia presso la Pontificia Università Gregoriana, ottenendovi anche in questo caso il Baccelierato. Successivamente ha ottenuto la Licenza in Teologia Biblica. Ordinato sacerdote nella Basilica di San Pietro nel 1991, è rientrato in Haiti dove ha successivamente ricoperto, fra gli altri, gli incarichi di vicario parrocchiale della Parrocchia Saint-Pierre a Pétion-Ville e di rettore del Seminario Maggiore Interdiocesano “Notre-Dame”, a Port-au-Prince. Nominato ausiliare di Port-au-Prince nel 2002, ha ricevuto l’ordinazione episcopale il 22 febbraio successivo. Attualmente, designato dalla Conferenza episcopale, è eettore dell’Università Notre-Dame a Port-au-Prince.
La solidarietà della Chiesa alla gente impiegata nei porti o sulle navi al centro delle inziative della "Domenica del mare". Intervista con mons. Agostino Marchetto
◊ La speranza cristiana testimoniata, in spirito e concretezza, ai marittimi di ogni categoria: dai pescatori al personale impiegato nei porti a quello sulle navi da crociera. E' questo il senso della “Domenica del Mare” che si celebra oggi in molti Paesi. Per l’Apostolato del Mare, si tratta di un’occasione per riflettere sulle questioni che i marittimi devono quotidianamente affrontare e di ribadire con loro l’impegno alla solidarietà. Al microfono di Giovanni Peduto, ne parla l'arcivescovo Agostino Marchetto, segretario del Pontificio Consiglio per la Pastorale dei migranti:
R. - Si tratta di un'occasione per prendere coscienza, a livello universale, dell'importanza che questo settore riveste nelle nostre vite di ogni giorno e per ringraziare i lavoratori del mare per il grande contributo apportato al nostro benessere. In effetti, il trasporto del 95% delle necessità in petrolio, alimentazione e altri beni essenziali si effettua per mare. Ciònonostante, i marittimi sono lavoratori "invisibili", isolati nella zona portuale, dove fanno scali brevi, che a volte durano meno di 12 ore, prima di riprendere il mare per settimane di navigazione. Arrivano e ripartono senza che coloro che sono lontani dai porti lo sappiano o li vedano. La Chiesa ha affidato all'Apostolato del Mare la missione di incontrarli e di testimoniare la sua sollecitudine pastorale, offrendo loro un sostegno spirituale e materiale.
D. - Quali sono i problemi che i marittimi devono affrontare?
R. - Nel Messaggio che il nostro Pontificio Consiglio ha inviato al mondo marittimo per l'occasione, si lancia in special modo un grido d'allarme sulla situazione della pesca internazionale, che è in crisi un po' ovunque. Si tratta di segnali che annunciano una crisi ancor più grande, se non verrà fatto nulla per affrontare la situazione. Ad essere in pericolo è tutto un modo di vita, è l'equilibrio alimentare, e a pagarne le conseguenze più gravi saranno, come sempre, le popolazioni dei Paesi poveri. Nel nostro Messaggio, si menziona anche la pirateria, flagello che si pensava scomparso ma che è riemerso con violenza in alcune regioni del mondo. Questi pirati dei tempi moderni mettono quotidianamente a rischio la vita dei marittimi e la sicurezza delle navi. Non dimentichiamo, poi, che la professione marittima è tra le più pericolose al mondo. Proprio nelle scorse settimane, un traghetto si è inabissato durante una tempesta nelle Filippine e si contano, purtroppo, centinaia di scomparsi.
D. - Cosa si può fare per influire su questa situazione preoccupante e sostenere i marittimi e le loro famiglie?
R. - Nel 2006 e nel 2007, l'Organizzazione internazionale del turismo (OIT) ha adottato due importanti Convenzioni in favore dei marittimi e dei pescatori. Questi nuovi strumenti offrono un'opportunità eccezionale ed un eccellente quadro giuridico per migliorare le condizioni di vita e di lavoro di chi è impegnato in questi settori. Dopo l'adozione delle Convenzioni, è importante incoraggiare i governi a ratificarle e a legiferare di conseguenza. Finché ciò non avverrà, la legislazione resterà lettera morta e non potrà apportare un vero progresso alla vita di milioni di marittimi e di pescatori, con le loro famiglie. Con Papa Benedetto XVI, noi crediamo che "la grande sfida oggi [sia] 'globalizzare' non solo gli interessi economici e commerciali, ma anche le attese di solidarietà". Il ruolo dell'Apostolato del Mare è quello di essere, attraverso le centinaia di suoi cappellani, di operatori pastorali e volontari, il segno concreto di questa solidarietà della Chiesa universale e locale nel mondo marittimo. La prossima "Domenica del Mare" sia anche per essi un incoraggiamento a proseguire il loro impegno apostolico in questo spesso difficile ed emarginato settore.
Le Olimpiadi e l'immagine internazionale della Cina: una riflessione di Lucio Caracciolo
◊ Ancora poche settimane all’inizio delle Olimpiadi di Pechino 2008, un avvenimento di carattere non solo sportivo, nel quale la Cina, ormai colosso economico, dovrà dare prova di essere al passo con le democrazie occidentali. Ieri, in 20 località di tutto il mondo, si sono svolte manifestazioni per richiamare le autorità cinesi sul rispetto delle promesse fatte a tutela dei diritti fondamentali dell’uomo. L’iniziativa, promossa da Amnesty International e Circle Up Now, ha evidenziato che diritti umani e valori olimpici competono ad un mondo in cui sia rispettata la dignità di tutti. Ma qual è oggi l’immagine della nuova Cina nel mondo? Giancarlo La Vella lo ha chiesto a Lucio Caracciolo, direttore della rivista di geopolitica "Limes", che ha dedicato al Paese asiatico l’ultimo numero:
R. - L’immagine della Cina in Occidente non è sempre positiva. Non c’è corrispondenza tra la crescita economica di questo colosso e la sua capacità di irradiare un’immagine accettabile, specialmente in Occidente. L’Occidente poi usa, come al solito, vari standard. Quando si tratta di firmare contratti o accordi economici, non ci sono particolari problemi. Quando si tratta poi di parlare di diritti umani, il discorso cambia, ma in genere prevale il primo registro. D’altra parte, tanto più si apre la Cina al mondo, anche dal punto di vista economico-commerciale, tanto più si apre anche la possibilità di riforme, nel senso della libertà e della democrazia. In fondo, in questi 30 anni, in cui la Cina ha cominciato ad aprirsi al mondo abbiamo assistito a dei notevoli progressi anche sotto questo aspetto.
D. - Le Olimpiadi ormai imminenti rappresentano una vetrina importante, un po’ la prova generale con cui la nuova Cina si presenta al mondo. Che cosa potrà rappresentare questo evento?
R. - Sicuramente cambierà la Cina e cambierà anche l’immagine della Cina nel mondo, credo in meglio. Nel senso che questo incontro così ravvicinato tra la Cina e il resto del mondo contribuirà all’apertura non solo dell’economia, ma anche delle menti e degli spiriti. Dal punto di vista dell’immagine della Cina nel mondo, dipende molto da ciò che accadrà in questo evento che non è solamente sportivo. Se la Cina saprà gestire bene i Giochi, certamente ne gioverà anche l’immagine internazionale.
A Roma, la parrocchia per i fedeli che vogliono assistere alla Messa in latino, secondo il "Summorum Pontificum" del Papa. Intervista con don Jospeh Kramer
◊ A un anno dalla pubblicazione del Motu Proprio Summorum Pontificum di Benedetto XVI, una conseguenza pastorale concreta del documento papale è stata la creazione, l’8 giugno scorso, della parrocchia "personale" della Santissima Trinità dei Pellegrini, nel settore Centro della Diocesi di Roma. Si tratta della prima comunità parrocchiale costituita in Italia in applicazione dell’art. 10 del Motu Proprio e dunque non sulla base del territorio ma del rito, in quanto composta da fedeli legati all’antica forma del rito romano. La parrocchia, eretta per decreto dal cardinale vicario su disposizione del Papa, è stato affidata a don Joseph Kramer, religioso australiano della Fraternità sacerdotale di San Pietro, in Italia ormai da tren’tanni. Eccolo al microfono di Fabio Colagrande.
R. - L’apertura è andata molto bene: erano tutti contentissimi. Questo ha suscitato molto interesse - anche la stampa ne ha parlato - e da quel giorno la gente è venuta in Chiesa ogni giorno a vedere di cosa si tratta. Questa è una parrocchia personale che non dipende dal territorio. E’ aperta a tutti i fedeli che vogliono frequentare i Sacramenti e la Santa Messa, secondo la forma antica del rito romano. E’ una parrocchia che bisogna creare a distanza. La difficoltà è, infatti, che la gente abita lontano e deve venire da fuori. L’idea è di avere non solo la Messa, ma tutti i Sacramenti - battesimi, matrimoni - oltre alla Quaresima e al Triduo pasquale.
D. - Chi sono i vostri parrocchiani, don Joseph?
R. - Molto vari: gente di tutte le età, molti giovani, famiglie con bambini, persone oltre i 50 anni, che ricordano il rito antico e che sono contente di riacquistare un posto nella vita normale della Chiesa. E anche la gente locale è contenta di vedere che siamo lì, con la forma antica del rito, e che teniamo aperta una chiesa rimasta chiusa per molti anni.
D. - Il cardinale Castrillon Hoyos ha ricordato che l’erezione di questa parrocchia personale ha un valore esemplare per le altre diocesi, sia in Italia che nel mondo...
R. - Sì, perché Roma è sempre un esempio, una città centrale per tutto il cattolicesimo. E già altri vescovi hanno deciso di aprire delle parrocchie seguendo l’esempio dato qui a Roma, ed è molto importante.
D. - Padre Kramer è corretto dire che la sua è una parrocchia di fedeli tradizionalisti?
R. - Questa parrocchia è per tutti i fedeli cattolici normali, che apprezzano la forma antica, ma non appartengono ad una categoria diversa, dei tradizionalisti appunto. Seguire la forma antica non vuol dire diventare necessariamente tradizionalisti. Il nostro desiderio è di essere integrati nella vita quotidiana della Chiesa. E siamo molto, molto grati al cardinale vicario per questa opportunità di entrare nella vita della Chiesa e di non essere considerati un "branco" al di fuori della normativa.
A Genova, i giovani del “Movimento dei Focolari” aiutano le famiglie in difficoltà. La testimonianza di Fabio Figurella
◊ Portare la gioia della speranza nei vicoli di un quartiere difficile di Genova, segnato da violenza e povertà: è l’impegno dei giovani del “Movimento dei Focolari” che, con amore e coraggio, stanno cambiando la vita di molte famiglie di via Pré. Un’iniziativa, ormai consolidata negli anni, che ha vinto paure e pregiudizi, come racconta il focolarino genovese, Fabio Figurella, intervistato da Alessandro Gisotti:
(musica)
R. - L’iniziativa nasce circa 25 anni fa da un gruppo di volontari del Movimento dei Focolari, che decisero proprio in via Pré, in questa zona del centro storico, di costituire questa associazione per aiutare le famiglie nel bisogno. Negli anni la situazione è cambiata. Adesso, il 90 per cento dei nostri assistiti sono extracomunitari o comunque famiglie in gravi condizioni di disagio. Pian piano, siamo entrati nelle storie familiari e siamo arrivati ai bambini senza genitori, a quelli che subiscono violenze, a tutta una serie di problematiche sociali molto gravi ed evidenti. Da un paio di anni, abbiamo deciso proprio di occuparci di questi ragazzi. Con i piccolini è un po’ più semplice, perché andiamo al cuore dei problemi e quindi basta il doposcuola, basta farli giocare... Gli adolescenti sono deviati verso cose molto più gravi, quali la droga, la prostituzione, delle quali è difficile occuparsi.
D. - Quale risposta hanno dato o stanno dando questi giovani del quartiere alla vostra iniziativa?
R. - I primi tempi sembrava quasi una "barzelletta". Andavamo nelle case e la gente ci sputava addosso, perché i genitori di questi bambini sono comunque di un livello sociale molto basso; tanti sono spacciatori, delinquenti. Quindi, il fatto di entrare nelle loro case era considerato quasi un’onta. Poi pian piano, hanno visto che noi in realtà intendevamo solo voler bene ai loro figli, toglierli dalla strada, aiutarli a crescere, e allora siamo riusciti ad entrare nel cuore di queste famiglie. Adesso, quando camminiamo nei vicoli ci conoscono tutti e ci salutano tutti.
D. - C’è una storia positiva, di speranza, che secondo te riassume il significato ed anche i frutti del lavoro svolto dai giovani focolari a via Pré?
R. - Quella che più mi piace raccontare è quella di una ragazzina che abbiamo seguito fin da quando è arrivata qui in Italia, con tutta una serie di problemi evidentissimi di fragilità familiare. E’ stata affidata dal Tribunale dei minori a me e a mia moglie come famiglia. L’abbiamo tenuta due-tre mesi in casa. Era finita nel tunnel della droga ad appena 15 anni. E ad un certo punto, quando viveva a casa nostra, l’hanno arrestata per spaccio. Noi avevamo provato a volerle bene, ma lei non era riuscita a staccarsi da quel mondo. L’abbiamo seguita con un nostro legale e adesso è stata condannata a stare un anno in comunità. L’altro giorno sono riuscito a vederla e la cosa più bella è che adesso vuole battezzarsi. Una sua frase mi ha molto colpito: “Se mi battezzo, Dio mi perdonerà dei peccati che ho fatto”. Questo ci è sembrato un segno veramente importante di come l’amore che noi riusciamo a dare in questi vicoli alla lunga paga sempre.
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Anche quest'estate, giovani sulle spiagge per annunciare il Vangelo: il commento di don Andrea Conocchia, della parrocchia a Lido dei Pini sul litorale laziale
◊ Una serata di animazione musicale, l'annuncio della Parola sulla spiaggia e la celebrazione eucaristica di ringraziamento. Sono state queste le fasi principali dell'iniziativa "Missione di spiaggia", promossa nei giorni scorsi sul litorale laziale con l'obiettivo di annunciare il Vangelo ai bagnanti. Il servizio di Amedeo Lomonaco:
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L’annuncio del Vangelo "approda" anche sulle spiagge, accanto a lettini e ombrelloni: il progetto "Missione di spiaggia", avviato nel 2002 dall’Associazione "Sentinelle del Mattino", prevede anche questa estate diversi incontri di preghiera. L’opera di evangelizzazione sulle spiagge ha avuto inizio quest’anno a Lido dei Pini, vicino a Roma: tra il 4 ed il 6 luglio scorsi, decine di giovani hanno annunciato il Vangelo in diversi stabilimenti della costa laziale. Traccia un bilancio di questa iniziativa don Andrea Conocchia, parroco della chiesa dedicata all'Assunzione della Beata Vergine Maria, a Lido dei Pini:
"Nonostante un’iniziale indifferenza, c’è stata poi attenzione. Le persone si sono spostate dalle sdraio, dagli ombrelloni, e sono venute a interessarsi, a sentire, a vedere chi eravamo, cosa dicevamo. Abbiamo distribuito cartoline, tra sdraio e ombrelloni, invitando tutti, soprattutto i giovani, a partecipare ad un incontro di preghiera al sabato sera. Abbiamo avuto la chiesa aperta dalle 21.30-22 fino alle 3 del mattino per poter accogliere quei bagnanti che avevamo incontrato sulla spiaggia. C’è stata dunque risposta delle persone interpellate e incontrate, alle quali concretamente abbiamo annunciato Gesù, il Vangelo. Ma c'è stata anche la risposta di tutta la comunità parrocchiale, che si è poi resa disponibile per l’accoglienza, per il servizio ai giovani che erano ospiti in oratorio in questi tre giorni. E’ stata una risposta molto generosa".
La Missione di spiaggia segue l’invito di Giovani Paolo II a portare il Vangelo tra i giovani, ovunque si trovino. In quali altri ambiti si può estendere questo tipo di iniziativa? Ancora don Andrea:
"In questi giorni ho pensato, per esempio, a tre grandi campeggi, piccole città, per annunciare anche lì Vangelo. Per il futuro, penso che si potrà focalizzare questa iniziativa negli stabilimenti più grandi del litorale della parrocchia del Lido dei Pini. Sicuramente è stata la prima esperienza entusiasmante, avvincente, ma può essere rivista e perfezionata".
La Missione di spiaggia continua: il prossimo appuntamento è tra il 20 ed il 27 luglio. Più di 80 giovani inviteranno i bagnanti in varie località della Sardegna a partecipare ad incontri di preghiera. Ad agosto, poi, membri della Comunità missionaria di Villaregia si recheranno sulle spiagge di Cesenatico e Terracina per invitare chi lo vorrà a partecipare ad una “spesa missionaria” in favore dei poveri della missione di Lima, in Perù. L’obiettivo è di diffondere anche tra i bagnanti il Vangelo, onda di vita che porta speranza.
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"Seminare unità" tra le Chiese del Medio Oriente: l'auspicio del patriarca di Gerusalemme, mons. Twal, alla sua prima Messa in Giordania
◊ La Chiesa giordana è in festa: il nuovo patriarca di Gerusalemme dei Latini, l'arcivescovo Fouad Twal - accolto venerdì scorso al confine giordano da autorità civili ed ecclesiastiche - ha celebrato ieri pomeriggio la sua prima Messa nella parrocchia del S. Cuore, ad Amman, una delle sette Chiese di rito latino della capitale. Alla celebrazione, che ha dato inizio alla missione pastorale del nuovo patriarca in Giordania, erano presenti il nunzio apostolico, mons. Francis Chullikat, e il vescovo di Giordania, mons. Salim Sàyegh. "Dobbiamo seminare unità e carità nella chiesa e nella patria. Oggi c'è bisogno di questa unità, tra le chiese. Nel servizio dei bisognosi siamo un corpo solo", ha affermato il Patriarca, che nella sua omelia ha anche ricordato che la piccola minoranza cristiana è chiamata a dare esempio di onestà nella società in cui vive. In Giordania, terra patria di mons. Twal, i cristiani sono infatti oggi meno del 4% della popolazione, a maggioranza musulmana. Sempre oggi, il nuovo patriarca si recherà al palazzo reale per far visita al Principe Alì, sostituto del Re Abdallah II (che si trova in questi giorni negli Stati Uniti), quindi incontrerà il presidente del parlamento e il presidente del Consiglio consultivo. Grande festa si prepara per questo pomeriggio a Madaba, città di origine di Mons. Twal - a 30 km dalla capitale giordana - che nei primi secoli del cristianesimo fu patria di importanti vescovi. Oltre alle personalità musulmane, moltissimi i fedeli attesi alla Messa solenne che il patriarca presiederà nella parrocchia della Decapitazione di S. Giovanni Battista, sua chiesa natale. (A cura di Sara Fornari)
Incontro dei vescovi filippini con la presidente Gloria Macapagal Arroyo: "Difendiamo la vita umana in ogni sua fase"
◊ Il 9 luglio scorso, presso il palazzo Malacañang, residenza del capo di Stato, una delegazione di vescovi filippini ha incontrato la presidente Gloria Macapagal Arroyo per discutere delle politiche familiari. Secondo i vescovi, “bisogna promuovere metodi naturali di pianificazione familiare e contrastare tutte le proposte di legge che siano contrarie al diritto alla vita”. L’iniziativa della Conferenza episcopale guidata dal cardinale Ricardo Vidal, arcivescovo di Cebu, si inserisce nel solco tracciato dall’enciclica di Paolo VI Humanae Vitae, di cui quest’anno si celebra il quarantennale dalla pubblicazione (1968), e nella quale si condanna in maniera “forte e netta la contraccezione” perchè contraria alla logica della vita. La Chiesa cattolica, secondo i dettami tracciati da Papa Montini, invita a non utilizzare metodi contraccettivi e ribadisce che l’aumento delle nascite, in particolare nelle aree del Terzo Mondo “non è una ragione valida per promuovere l’uso di contraccettivi ne giustifica una logica contraria alla vita”, ma va piuttosto affrontata con “serie politiche socioeconomiche, che siano rivolte allo sviluppo e al benessere dell’individuo”. Per questo il cardinale Vidal ha proposto di creare un gruppo formato da vescovi cattolici e membri del governo per promuovere politiche a sostegno delle famiglie. Il porporato, inoltre, ha sottolineato che le attuali proposte di legge, oltre che essere contrarie alla morale della Chiesa che difende la vita in ogni sua forma, contrastano pure con la Costituzione vigente nel Paese, la quale afferma che il “matrimonio e la famiglia sono i principi-cardine alla base della società”. (C.C.)
Appello dei vescovi del Venezuela: no alla morte e alla violenza, sì alla vita e alla pace
◊ I vescovi del Venezuela, al termine della loro Assemblea plenaria, hanno pubblicato un’Esortazione pastorale dal titolo: “Uniti nella giustizia e nella rettitudine”, nella quale esprimono considerazioni sulla realtà nazionale in questo momento storico, ed avanzano nuove proposte per offrire “un orientamento etico e morale per il discernimento e la crescita del fedeli”. In primo luogo, ricordano le gravi minacce contro la vita attualmente presenti nel Paese quali sfruttamento di minori, prostituzione, consumo di droghe. Per i presuli, la causa di tutto questo si deve ad una profonda crisi morale. Questa situazione, già denunciata dai Vescovi 7 anni fa, è ora incrementata per via della “carenza di politiche pubbliche effettive di sicurezza cittadina che garantiscano la pace sociale ed il diritto alla vita delle persone” e all’aumento allarmante della pratica del sequestro e della detenzione illegale di persone, soprattutto nelle zone di confine. Pertanto i Vescovi rivolgono un appello a “quanti hanno la responsabilità della sicurezza cittadina, affinché assumano con decisione l’impegno urgente di risolvere il problema dell’insicurezza, che è diventata la maggiore preoccupazione del popolo venezuelano”. E chiedono al Governo nazionale di realizzare tutti gli sforzi possibili “per favorire la liberazione delle persone che sono attualmente in ostaggio”. Chiedono inoltre di fare in modo che a tutti i livelli venga sradicato “il funesto traffico di esseri umani”. “Bisogna dire ‘no’ alla morte e alla violenza, e ‘si’ alla vita e alla pace”, ribadiscono i vescovi. Un altro tema affrontato riguarda il problema dell’educazione. “Il nostro popolo ha avuto sempre una grande stima per l’educazione impartita nei centri educativi della Chiesa”, si legge nel testo dell’Esortazione. E’ necessario che “gli organismi ufficiali competenti onorino gli accordi stabiliti, principalmente relativi allo stanziamento annuale dei fondi per coprire gli obblighi salariali del personale”. Allo stesso tempo, “le autorità educative favoriscano il dialogo e l’accordo con le organizzazioni educative cattoliche, per dare la possibilità ai genitori degli studenti, che si formano in quei centri educativi, di poter pagare le tasse scolastiche offrendo un’educazione cristiana ai propri figli”. In quanto al clima politico-elettorale, i vescovi venezuelani constatano l’esasperazione che vive attualmente il Paese: una situazione “che non è salutare per l’importante evento elettorale che si avvicina”. Perciò, “diventa necessario il dialogo, il rispetto delle persone e dei loro diritti e dell’ordinamento giuridico vigente, per non rovinare questo processo”. Quindi, ricordano ai candidati e ai principali protagonisti politici la loro grande responsabilità in questo processo elettorale, perché “più che alcuni incarichi, sono in gioco valori essenziali quali la democrazia, il pluralismo, la libertà, l’onestà, la giustizia, la pace”. Allo stesso tempo, esortano il Consiglio nazionale elettorale a compiere il proprio dovere “di garantire la trasparenza delle elezioni, renderne facile l’accesso, la diffusione immediata dei risultati ed il rispetto degli stessi come volontà popolare che si esprime in quel modo, senza che possa anteporsi nessun altro interesse, di gruppo o individuale, ideologico o di qualsiasi altra natura”. “Il nostro popolo vuole la vita - concludono i presuli del Venezuela - ed una vita degna. Questa si ottiene con atteggiamenti e politiche che promuovano il riconoscimento della dignità personale, i valori umani, la pace, il rispetto delle differenze, il dialogo sincero e l’apertura agli altri”. (C.C.)
Messaggio dei vescovi per l'anniversario dell'indipendenza del Congo
◊ “È tempo di risvegliarsi”: si intitola così il messaggio della Conferenza episcopale nazionale del Congo (CENCO), indirizzato ai “fedeli e a tutti gli uomini di buona volontà” in occasione del 48.mo anniversario dell’indipendenza, che il Paese ha celebrato il 30 giugno scorso. Il documento è stato reso noto al termine dell’Assemblea plenaria dei vescovi. Dopo una lunga premessa, in cui i presuli ricordano che “il Congo non è in vendita” e che “l’avvenire del Congo appartiene ai congolesi”, il messaggio sottolinea come il Paese stia attraversando una crisi “multiforme, ovvero politica, spirituale e morale”. Quindi, il documento esamina, nel dettaglio, i problemi che attanagliano il Paese, a partire dalla corruzione che, dicono i presuli, ha raggiunto ormai proporzioni “inquietanti ed insopportabili”. “Essa - aggiungono - è divenuta il cardine principale della vita e dell’azione socio-politica del Paese” e per questo la CENCO suggerisce di decretare “un anno di lotta” contro questa piaga. Il documento dei vescovi congolesi si sofferma quindi sulla crisi alimentare, dilagante nel Paese: “La carestia è alle porte - scrivono - ed è scandaloso ed inaccettabile che la popolazione locale si debba continuare a nutrire grazie ai programmi di aiuti umanitari, quando il nostro Paese, in realtà, dispone di tante risorse agricole, forestali ed idriche”. In particolare, su questo punto, la CENCO richiama “l’imperativo urgente di risolvere il problema dello sfruttamento irregolare, illegale, massiccio ed abusivo delle risorse naturali del Paese”. Riferendosi, nel dettaglio, ai contratti che regolano l’uso delle miniere, i vescovi chiedono al governo di “stabilire le misure e le condizioni per la loro rinegoziazione” e di includere la società civile in questo processo, tenendo conto che la CENCO stessa “è pronta a partecipare al tavolo dei negoziati, attraverso una sua apposita Commissione”. “La miseria sociale ci chiama in causa", continuano i presuli. "Non possiamo accettare una democrazia a due velocità, in cui da un lato si vive nell’opulenza e dall’altra bisogna accontentarsi delle briciole”. Altro punto critico, ricorda la CENCO, è quello dell’emergenza abitativa: “La costruzione di edifici di lusso e le lottizzazioni più grandi - si legge nel testo - non deve far dimenticare la necessità di alloggi sociali, di scuole, di centri sanitari”. I presuli del Congo puntano poi il dito contro “la debolezza dell’autorità dello Stato, che si manifesta attraverso un’insicurezza crescente e un’instabilità politica persistente”. A riprova di ciò, i vescovi citano gli scontri ricorrenti, in tutto il Paese, tra gruppi armati diversi, che spesso arruolano bambini tra le proprie fila e compiono violenze sessuali. Il documento della CENCO propone alcune soluzioni: per combattere il rischio di carestia, si chiede al governo di impegnarsi a pagare regolarmente i salari e di riprendere urgentemente un programma di produzione agro-pastorale, rilanciando anche le industrie di produzione e trasformazione. Sul versante sicurezza, lo Stato è chiamato a costituire un “vero esercito repubblicano” che “restauri e consolidi l’autorità governativa sul territorio nazionale”. In materia di educazione della popolazione, i presuli suggeriscono “la ripresa di un programma di educazione civica imperniato sulla partecipazione dei cittadini alla governance locale”. I vescovi congolesi si propongono come autori di un “vademecum del cittadino” relativo alla gestione delle risorse naturali: un documento che, affermano, avrà come obiettivo quello di “richiamare i comportamenti da osservare per lo sfruttamento e favorire la concertazione tra le popolazioni locali, le autorità pubbliche e i responsabili dello sfruttamento minerario, petrolifero e forestiero”. In tutto questo, ricorda infine la CENCO, “la Chiesa non cerca di sostituirsi allo Stato o ai governanti. Essa intende semplicemente mettere ciascuno davanti alle proprie responsabilità, ponendo l’uomo al centro delle scelte politiche e socio-economiche, esigendo attenzione e giustizia per tutti, a cominciare dai più poveri”. (I.P.)
ANNO PAOLINO: celebrazioni in Sri Lanka sulle orme di p. Joseph Vaz, l’apostolo del Paese
◊ In Sri Lanka le celebrazioni per l’Anno Paolino coincidono con i festeggiamenti per il Beato Joseph Vaz, definito “l’Apostolo dello Sri Lanka”, per il quale lo scorso gennaio sono partiti i tre anni di preparazione al terzo centenario dalla morte, che si celebrerà il 16 gennaio 2011. P. Joseph è stato una figura molto importante per l’Isola perché qui ha portato la parola di Dio ed è proprio per questo suo immenso sforzo evangelico e missionario che Papa Giovanni Paolo II ha definito il Beato di origine indiana “il San Paolo dello Sri Lanka”. In un comunicato diffuso dalla Conferenza episcopale (CBCSL) in occasione dell’Anno paolino, i vescovi del Paese sottolineano “l’enorme sforzo missionario compiuto sia dall’Apostolo Paolo che dal Beato Joseph Vaz”. “P. Vaz - si legge nel documento - ha saputo ascoltare quella chiamata interiore che lo ha sempre spinto ad aiutare i più deboli e i perseguitati a causa della fede. Tanto San Paolo quanto p. Vaz hanno annunciato con zelo la parola di Dio, incuranti delle minacce e delle persecuzioni: Paolo si è sacrificato fino al martirio, mentre la vita del Beato è stata un martirio continuo”. I vescovi dello Sri Lanka invitano i fedeli a “imitare, studiare e seguire queste due grandi figure di uomini di Dio”, analizzandone in particolare il carisma missionario. Chiedono inoltre ai fedeli di organizzare momenti di studio e approfondimento della Bibbia, analizzare le lettere di San Paolo e imparare da questi modelli come “preservare la fede e farsi annunciatori del messaggio di salvezza”. Essi invitano gli istituti religiosi, e tutti i giovani fedeli, laici e cristiani, a organizzare incontri e seminari per promuovere lo studio dell’Apostolo, la sua vita e le sue opere, il pensiero teologico e lo spirito missionario. “Come San Paolo si è speso per promuovere l’unità dei cristiani - conclude il documento della CBCSL - così noi dobbiamo favorire gli incontri ecumenici e organizzare seminari a livello diocesano”. (C.C.)
ANNO PAOLINO: campeggio estivo per i ragazzi della parrocchia cinese di Han Er Zhuang
◊ Centotrentotto ragazzi della parrocchia di Han Er Zhuang, nella diocesi cinese di Han Dan, hanno partecipato al campeggio estivo dell’Anno paolino, dal 6 al 9 luglio scorsi. “Vogliamo imitare il grande fratello Paolo e imparare da lui ad essere missionari”, hanno detto i ragazzi durante il loro soggiorno estivo. I catechisti della parrocchia e i residenti della Casa degli anziani, dedicata a San Paolo, si sono occupati di organizzare gli incontri di catechismo, affrontando temi quali fede, vita ed amore. I ragazzi hanno detto di aver appreso come si realizza un rapporto intimo con Gesù, cioè come creare un circuito positivo che passa dalla vita alla fede, dalla fede alla vita. “Abbiamo capito che anche noi possiamo essere testimoni della fede. Vogliamo imitare il ‘grande fratello’ Paolo, imparare da lui ad essere missionari per poter realizzare la missione dell’evangelizzazione”. Hanno anche stabilito un ottimo rapporto con gli anziani della casa S. Paolo, che li hanno accuditi, offrendo loro cibo e anche qualche svago. I ragazzi, come ringraziamento per la disponibilità degli anziani della casa di S. Paolo, hanno promesso che presto torneranno a trovarli per trascorrere con loro altri momenti di fede e divertimento. (C.C.)
ANNO PAOLINO: lettera pastorale dell’arcivescovo di Czestochowa, in Polonia
◊ Mons. Stanislaw Nowak, arcivescovo di Czestochowa, ha scritto una lettera pastorale in occasione dell’Anno paolino, volendo dare uno speciale significato al giubileo in corso e alle celebrazioni dedicate a San Paolo che sono in programma nell’arcidiocesi. “San Paolo è il grande annunciatore di Cristo e modello di fede profonda”, ha scritto, “e noi dobbiamo in questo anno approfondire la nostra fede”. “San Paolo - osserva il presule - è stato un grande uomo per tutta l’umanità. Ha ottenuto il grande dono di annunciare Cristo ai cuori degli uomini. Con San Pietro ha portato la fede in Cristo per l’Europa. San Paolo è diventato il padre dell’Europa cristiana”. Nella sua lettera, mons. Nowak ha ringraziato i media cattolici per la loro preziosa attività d’informazione e comunicazione, soprattutto per il preponderante ruolo che hanno assunto per la diffusione del messaggio di San Paolo. Ha invitato quindi i media a tenere informati i fedeli dell’arcidiocesi di Czestochowa sulle iniziative della Chiesa che si realizzeranno durante l’Anno Paolino. (C.C.)
In costante aumento in Portogallo il numero di volontari laici nelle missioni internazionali
◊ La “Fondazione Evangelizzazione delle Culture” (FEC) del Portogallo, l’ente che funziona da piattaforma di volontariato missionario nel Paese, ha rilevato che ogni anno in Portogallo aumenta il numero dei volontari laici missionari: solo il 27 giugno scorso ne sono partiti 283 per lavorare in progetti di associazioni cattoliche in dieci differenti Paesi (Angola, Brasile, Capo Verde, Guinea-Bissau, Mozambico, Sao Tome e Principe, Timor Orientale, Zambia, Burundi e Repubblica Centro-africana). Come nelle missioni degli anni precedenti, il numero delle donne volontarie è stato maggiore rispetto a quello degli uomini: 195 donne (68 per cento) contro 70 uomini (26 per cento). L’invio di missionari laici non è una realtà nuova in Portogallo, il primo gruppo è partito 20 anni fa. Oltre ai volontari che partono tutti gli anni in missione, c'è anche un altro gruppo, non meno significativo, che resta nel Paese, per partecipare a progetti di aiuto e cooperazione nelle regioni più interne. In Portogallo, sono circa 50 gli enti, tra Istituti, Congregazioni religiose, ONG, associazioni, diocesi e parrocchie, che cooperano allo sviluppo di altre nazioni. Il periodo di volontariato è variabile: del totale dei volontari, 220 realizzano una missione di breve durata (da 1 a 6 mesi) e 63 partono per una missione di lunga durata (1 anno o più). (C.C.)
Il contributo della Chiesa nella lotta all’AIDS nelle Isole Salomone
◊ La popolazione delle Isole Salomone, 450 mila abitanti, è composta per il 50 per cento da giovani al di sotto dei 18 anni. Secondo cifre ufficiali, nell’arcipelago il tasso d’incidenza dell’HIV è salito dallo 0,9 ogni 10 mila persone nel 2005, allo 0,2 ogni 10 mila persone nel 2007: il dato, sebbene al di sotto di quello di tanti altri Paesi del mondo, fa riflettere e conferma che non bisogna abbassare la guardia soprattutto nella prevenzione della malattia. Per questo, la Chiesa e le istituzioni politiche tengono continuamente sotto controllo la situazione per evitare che il fenomeno dell’AIDS dilaghi in tutto il Paese, colpendo una popolazione molto giovane e in crescita. La Chiesa opera soprattutto nel campo dell’istruzione e della formazione, organizzando corsi e seminari di “educazione per la vita” per giovani e adolescenti. In questi seminari, viene insegnata la prevenzione dell’HIV grazie ad uno stile di vita sano, evitando il contagio del virus. La Chiesa lancia un appello a tutte le comunità locali dell’Oceania affinchè prendano sul serio la campagna per la difesa della vita e la prevenzione dell’AIDS, soprattutto agendo nei riguardi dei giovani. La crescita morale e spirituale dei ragazzi è importante: nel momento in cui ciascuno sviluppa la consapevolezza di essere “una creatura unica e preziosa, immagine di Dio” è più difficile cadere in pratiche come droga e alcolismo, o imbattersi nell’AIDS, perché il senso della dignità e la logica del dono prevalgono sull’egoismo e sul consumismo. Inoltre, la Chiesa opera per l’accoglienza e il recupero dei sieropositivi e dei malati di AIDS, insegnando loro a convivere con la malattia, e alle persone sane a convivere con i malati senza emarginarli. La campagna di prevenzione “Born to live” (“Nato per vivere”) della Chiesa è diffusa in tutta l’Oceania, soprattutto nelle regioni rurali e montuose, più impervie e pertanto meno facili da raggiungere, per diffondere la conoscenza del virus e i mezzi per evitare di contrarlo. (C.C.)
L’apostolato delle Suore Nazarene in Madagascar, attivo da oltre 40 anni
◊ Le Suore Nazarene della Passione, conosciute semplicemente come Suore Nazarene, fanno parte della Famiglia Vincenziana. Sono state fondate a Torino nel 1865 da padre Marcantonio Durando, visitatore dei Missionari Vincenziani di Torino, beatificato nel 2002 da Giovanni Paolo II. Lo spirito dell'istituto è di servire le persone malate e sofferenti, andando ad assisterle a domicilio - giorno e notte - e di aiutare ed educare i bambini che hanno un’infanzia dura. Dopo la morte del fondatore, le Suore Nazarene, oltre che in Piemonte, hanno aperto altri centri in Lombardia e Liguria ma è stato grazie all'iniziativa di padre Giuseppe Archetto che la Compagnia - affiliata dal 1901 alle Figlie della Carità di S. Vincenzo de' Paoli - ha potuto svilupparsi anche all’estero. E così è iniziata l’attività delle Suore Nazarene in Madagascar, dove padre Archetto era stato sei anni prima, esattamente nel distretto di Ihosy, nel sud del Paese. A seguito della proposta di padre Archetto di andare in missione in quelle zone, abitate da persone bisognose di cure e di aiuto, le Suore accettarono di partire e nel 1967 le prime quattro religiose, a bordo del piroscafo “Jean Laborde”, approdarono per la prima volta in Madagascar, ponendo le basi per la prima comunità missionaria fuori dall’Italia. Oggi le Suore Nazarene - come riporta il periodico Informazione Vincenziana - registrano in Madagascar una presenza capillare in tutto il Paese. Nella capitale Antananarivo, gestiscono una casa di studio e di accoglienza e nel resto dell'isola operano in lebbrosari, dispensari, orfanotrofi, oratori, scuole materne ed elementari, centri di assistenza agli anziani e ai poveri e centri per la formazione delle novizie. La loro comunità conta 11 case con circa 100 suore, quasi tutte native del Madagscar, delle quali la metà novizie. (C.C.)
Incontro della Rete centroamericana dei mezzi di comunicazione sociale in Honduras
◊ La Commissione centroamericana di comunicazione cattolica, dipendente dal Segretariato dell’Episcopato d’America Centrale (SEDAC), ha promosso l’Incontro della Rete centroamericana dei mezzi di comunicazione sociale. L’incontro, il quarto del genere, è ospitato in Honduras, presso la Casa di esercizi spirituali El Tabor a Tegucigalpa. La Rete, spiega il responsabile della RIAL (Rete informatica d’America Latina) per l’Honduras, Lopez Largaespada, “ha come una delle principali motivazioni, che ne hanno determinato la costituzione, quella di delineare strategie di comunicazione a livello regionale, che possano offrire una risposta alla luce della Dottrina sociale della Chiesa ai diversi problemi socio-economici nel nostro Paese. Per questo - precisa Lopez Largaespada - nella realizzazione di questo quarto Incontro centroamericano dei mezzi di comunicazione sociale puntiamo a rafforzare la Rete dei mezzi di comunicazione sociale cattolici del Centro America, impegno questo assunto dai vescovi nella riunione del SEDAC, nel novembre 2006, a Tegucigalpa”. All’incontro, i cui lavori si protrarranno sino al 17 luglio, parteciperanno mons. Gregorio Rosa Chavez, vescovo ausiliare di San Salvador e presidente del Dipartimento comunicazione della Conferenza episcopale del Salvador, nonché mons. Romulo Emiliani, vescovo ausiliare di San Pedro Sula e presidente del Dipartimento comunicazione della Conferenza episcopale dell'Honduras e della Commissione centroamericana mezzi di comunicazione. Ambedue i vescovi sono responsabili dell’area Comunicazione dello stesso SEDAC. In rappresentanza dei mezzi di comunicazione della Conferenza episcopale di Costarica, parteciperanno all’incontro due sacerdoti della diocesi di San Isidro de El General, William Rodriguez ed Elì Quiròs Lopez. Il primo come direttore di Radio Emaus di San Vito de Coto Brus, il secondo come direttore di Radio Sinai di San Isidro El general. (A.M.)
Nasce oggi a Parigi l'Unione per il Mediterraneo. Oltre 40 capi di Stato riuniti nella capitale francese per varare il progetto voluto da Sarkozy
◊ Oltre 40 capi di Stato e di governo sono oggi riuniti a Parigi, dove il presidente francese Nicolas Sarkozy si appresta a varare il suo progetto di Unione per il Mediterraneo, basato su progetti concreti come la lotta all’inquinamento, l’energia solare e la sicurezza civile. Ma i negoziati di questo summit costitutivo sono tutti rivolti al rilancio del processo di pace per il Medio Oriente, e intanto già si registrano i primi risultati a seguito dei colloqui tra il presidente palestinese, Abu Mazen, e il premier israeliano Olmert, secondo cui le due parti non sono mai state così vicine ad un accordo. Per i particolari, il servizio di Francesca Pierantozzi:
Della nuova Unione faranno parte i 27 Paesi dell’Europa, 10 Paesi del bacino meridionale del Mediterraneo, più Albania, Croazia, Bosnia Erzegovina, Montenegro, Monaco e l’Autorità palestinese, per un totale di 750 milioni di abitanti. “E’ un sogno che sta per realizzarsi”, ha assicurato il ministro degli Esteri francese, Bernard Kouchner. “Quasi tutti gli Stati arabi e tutta l’Unione Europea e Israele sono seduti oggi alla stessa tavola. Non vuol dire che i problemi siano tutti risolti, ma che il Mediterraneo è di tutti e ripudia la guerra”, ha annunciato da parte sua Sarkozy, questa mattina, al termine di un incontro con il premier israeliano, Ehud Olmert, e il presidente dell’Autorità palestinese, Abu Mazen. L’unione per il Mediterraneo è un’occasione per parlare di problemi complessi - ha aggiunto Sarkozy - assicurando che tutti sono impegnati per cercare di raggiungere la pace nell’area e per garantire la sicurezza. Altro fatto storico, l’incontro allo stesso tavolo del presidente siriano, Bashar al Assad - la cui venuta a Parigi ha provocato non poche polemiche - e il neopresidente libanese, Michel Suleiman, che hanno annunciato l’apertura di relazioni diplomatiche tra i due Paesi. Nonostante le molte reticenze che pesano ancora sul progetto di Unione mediterranea, la Francia considera questo vertice già una grande vittoria diplomatica. Al termine dei lavori, verrà adottata una dichiarazione di una decina di pagine. I passaggi sul processo di pace in Medio Oriente saranno oggetto di trattative fino all’ultimo momento.
Afghanistan
Ennesima giornata di sangue in Afghanistan. Almeno 24 persone, tra cui 19 civili e 5 poliziotti, sono stati uccisi in un attacco suicida in un bazar della provincia meridionale di Uruzgan. Oltre quaranta sono invece i feriti, fra cui molti bambini, ma il bilancio sembra destinato a salire. Sempre oggi, il comando dalla NATO ha reso nota la morte di un altro soldato della forza multinazionale, rimasto ferito nei giorni scorsi da una esplosione nel nord del Paese. Mentre nella provincia orientale di Kunar si sta combattendo contro degli insorti, si contano già diversi morti, ma l'ISAF non ne precisa il numero poichè gli scontri sono ancora in corso. In Afghanistan, dall’inizio dell’anno si registra una recrudescenza delle violenze che ha inflitto molte perdite alle truppe ISAF, che a giugno hanno subito il maggior numero vittime su base mensile dall’inizio del conflitto.
Iraq
Cinque persone sono morte in due distinti attentati, avvenuti a poca distanza l’uno dall’altro, nella città irachena di Falluja, 50 chilometri a ovest di Baghdad. Tra le vittime tre agenti di polizia. Entrambi gli attentati sono stati commessi facendo esplodere bombe situate al margine della strada. Falluja, abitata a maggioranza da sunniti, fino a un paio di anni fa è stata al centro della guerriglia degli integralisti contro la presenza americana. Negli ultimi tempi, le violenze erano fortemente diminuite. Sul fronte politico, si registra il cambio di rotta nei negoziati tra Stati Uniti e Iraq per un accordo sulla sicurezza. Il Washington Post, citando fonti governative americane, scrive che al momento si è rinunciato a raggiungere un patto formale prima della scadenza del mandato di Bush, e le due parti starebbero puntando a un’intesa provvisoria sullo status delle forze allo scopo di fornire una base legale alla presenza delle truppe USA nel Paese, dopo lo scadere del mandato dell'ONU. La risoluzione delle Nazioni Unite sull’Iraq copre il periodo fino al 31 dicembre 2008.
Israele
Dure accuse alla polizia sono state rivolte da un collaboratore del premier israeliano, Ehud Olmert. Amir Dahan afferma che la polizia diffonde informazioni infondate, riferendosi alle accuse mosse a Olmert di aver accumulato 100 mila dollari con rimborsi non dovuti di viaggi all'estero. "Viene compiuta - è la denucnia - una esecuzione mirata del primo ministro".
Corea del Nord
Al termine del terzo giorno dei colloqui a sei a Pechino, è stato raggiunto ieri l'accordo che mette la parola fine al programma nucleare della Corea del Nord. L'intesa prevede lo smantellamento del principale reattore nordcoreano entro il prossimo ottobre e la possibilità di ispezioni approfondite. In cambio, Pyongyang avrà aiuti economici e forniture di benzina. “Le parti hanno messo a punto una tabella di marcia per l'assistenza economica ed energetica con lo smantellamento delle istallazioni di Yongbyon", riferisce l'agenzia sudcoreana Yonhap citando il documento finale sull'accordo.
Caro petrolio
Il petrolio si appresta a toccare il record di 150 dollari al Barile, ma continuerà a salire fino a raggiungere i 200 dollari. La previsione è stata fatta ieri dal presidente venezuelano, Hugo Chavez, al suo arrivo a Maracaibo, dove si tiene un vertice dell'organizzazione Petrocaribe promossa da Caracas. Gli ultimi preoccupanti aumenti del prezzo del greggio si sommano alle pesanti perdite registrate venerdì sulle borse mondiali, con i listini europei hanno bruciato 180 miliardi di euro.
Betancourt
L'ex ostaggio franco-colombiana Ingrid Betancourt è stata insignita del titolo di Cavaliere della Legione d'onore, uno dei più alti riconoscimenti in Francia, dal presidente Nicolas Sarkozy. Sarà lo stesso Sarkozy a consegnarle la decorazione domani 14 luglio, festa nazionale francese, in occasione del Garden party, ai giardini dell'Eliseo. Ieri, il direttore della Sala Stampa Vaticana, padre Federico Lombardi, conversando con i giornalisti durante il volo del Papa per l’Australia, aveva detto che la data per l’udienza di Ingrid Betancourt con il Santo Padre non è stata fissata e che potrebbe svolgersi dopo l'estate.
Zimbabwe
Secondo il giornale governativo dello Zimbabwe, Sunday Mail, i negoziatori del partito al potere Zanu-Pf e di quello all'opposizione Movimento per il cambiamento democratico (MDC) starebbero per stilare un protocollo d'intesa che dovrà essere approvato dai dirigenti dei due partiti. Altre indiscrezioni della stampa africana riferiscono che nuovi incontri sono previsti per mercoledì. (Panoramica internazionale a cura di Marco Guerra)
Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LII no. 195
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