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Sommario del 10/07/2008
Due giorni alla partenza di Benedetto XVI per l'Australia. A Sydney, sempre più numerosi gli arrivi dei giovani. Interviste con mons. Filippo Santoro e Salvatore Martinez
◊ Meno di 48 ore separano Benedetto XVI dall’inizio del suo nono viaggio apostolico, il più lungo del Pontificato, che porterà il Papa a sostare per una decina di giorni nella lontana Australia. Come è noto, il Pontefice osserverà alcuni giorni di riposo in privato, prima di immergersi nella folla di ragazzi e ragazze che con lui daranno vita alla 23.ma Giornata mondiale della gioventù di Sydney. Ma già da qualche giorno, la metropoli australiana è divenuta epicentro di arrivi, incontri, iniziative, mentre i vari gruppi nazionali cominciano a dislocarsi nei settori loro assegnati. Per il punto sulla situazione, ci riferisce da Sydney l’inviato del quotidiano Avvenire, Mimmo Muolo:
Sydney si colora di Giornata mondiale della Gioventù. Il logo ufficiale giallo e rosso campeggia ormai dappertutto e da ieri contribuiscono a diffonderlo anche i sempre più nutriti gruppi di giovani pellegrini che - con le sacche bicolore distribuite loro dagli organizzatori - girano per la città, suscitando la curiosità dei passanti. Anche i giornali locali, messe un po’ da parte le polemiche sui costi dell’evento, dedicano finalmente un po’ di spazio ai ragazzi in arrivo da tutto il mondo. La metropoli australiana si prepara così all’incontro con il Papa e mette in campo una serie di appuntamenti, religiosi e culturali insieme, che servono da apripista rispetto al programma principale. Domani, saranno portate in Cattedrale le reliquie del Beato Piergiorgio Frassati, mentre sabato prossimo i pugliesi di Sydney organizzano una festa in onore degli italiani giunti fin qui. E poi, a partire da domenica 30, grandi raduni che coinvolgono comunità nazionali (i maroniti, gli americani, i francesi, le giovani Chiese dell’Asia) o gruppi, associazioni e movimenti come i neocatecumenali, gli amici dei francescani, gruppi di spiritualità ignaziana, scalabriniani e altri. Particolarmente attesa la festa “Viva Agorà” organizzata dal Servizio di pastorale giovanile della CEI per il 16 luglio. Ma mai come in questa occasione la GMG parlerà tante lingue diverse. Per esprimere comunque la stessa e unica fede in Cristo.
La GMG come “una grande opportunità” e “una risposta alle domande dei giovani”. La vede così il cardinale arcivescovo di Sydney, George Pell, che si è soffermato a parlare di questa lunga vigilia che la sua città sta vivendo in attesa che il raduno cominci ufficialmente. In una intervista all'agenzia Fides, il porporato ha detto di sperare Spero che “la fede dei nostri giovani, e dei giovani di tutto il mondo” possa uscire “rafforzata” dalla GMG e i ragazzi “possano riconoscere Cristo come centro della loro vita”. Un auspicio condiviso anche da mons. Filippo Santoro, vescovo della diocesi brasiliana di Petropolis, in procinto di partire per l’Australia. Il suo pensiero è stato raccolto da Cristiane Murray, della redazione brasiliana della nostra emittente:
R. - La mia diocesi di Petrópolis non è molto grande secondo le proporzioni del Brasile, però da noi vengono 30 giovani che partecipano a questo momento con me e, viste tutte le difficoltà economiche e la distanza, è da considerarsi un bel numero. Nell'insieme, dal Brasile parteciperà più di un migliaio di giovani per cui la speranza di un incontro bello, grande, che poi rifluisca in tutto il Brasile, è grande e straordinaria. Perciò siamo molto contenti di questo momento. E poi, oltre ad accompagnare i miei giovani di Petrópolis, mi è stata chiesto di tenere una catechesi ad un gruppo di giovani: credo che la terrò ai giovani di Trento, e sarà un momento preparatorio molto bello, di dialogo, tra i vescovi, i pastori, e i giovani. Anche a Toronto e a Colonia ci fu un momento di incontro molto bello. Ho questa grazia di poterlo fare in portoghese e in italiano ed è un’esperienza unica, in cui si sperimenta la bellezza della Chiesa, la bellezza della comunione col Signore, in questa prospettiva missionaria che Papa Benedetto XVI ci indica.
Canti e qualche passo di danza ai gate d'imbarco. Questo il colpo d'occhio che presentava questa mattina l'aeroporto romano di Fiumicino, dove le ultime ore hanno visto un intensificarsi delle partenze verso Sydney da tutta Italia. Tra i numerosi gruppi e Movimenti che saranno rappresentati alla GMG australiana, figura anche il Rinnovamento nello Spirito Santo, con circa 500 giovani. Isabella Piro ha chiesto al presidente del Movimento, Salvatore Martinez, cosa ha spinto questi ragazzi a una trasferta così impegnativa:
R. - Li spinge il medesimo desiderio di sempre, perché la fede è un incontro, la fede non conosce confini, e la fede è questa esperienza sensibile di amicizia che spinge anche là dove le convenzioni umane, i ragionamenti umani, potrebbero scoraggiare. I giovani sono portatori di questa disponibilità interiore che va continuamente riscoperta e, direi, anche enfatizzata perché c’è in questo nostro tempo una sana gioventù che ci mostra possibilità nuove per la nostra fede. Quindi, i giovani sono portatori di questo desiderio, e ciò fa bene, soprattutto alla nostra Europa, alla nostra Italia, che sembrano invecchiare soprattutto nel desiderio, perché il cristianesimo è, prima di tutto, desiderio di Dio.
D. - In attesa dell’inizio della GMG vera e propria, voi a Brisbane avete organizzato il Festival Yai. Di cosa si tratta esattamente?
R. - “Yai” sta per “Youth Arise International”. Potremmo dire, traducendo così, liberamente: “Giovani di tutto il mondo, alzatevi!” Direi quanto bisogno c’è, in questo nostro tempo, di riannunciare le ragioni di vita, le ragioni di speranza che sono le ragioni universali, come la nostra fede che è cattolica. L’intuizione di Yai sta tutta qui: il desiderio di radunare i giovani da tutto il mondo e, in modo particolare, i giovani che provengono da Paesi nei quali è difficile professare la fede, perché c’è una persecuzione attiva verso i cristiani. Parlo del Medio Oriente, parlo dell’Estremo Oriente. Lo scopo di Yai è quello di preparare i giovani all’evangelizzazione.
D. - Nell’ambito del Festival di Yai, grande importanza ha il dialogo interreligioso...
R. - Sì, reimparare l’arte del dialogo è fondamentale. Il metodo che usiamo è innanzitutto quello della preghiera, perché chi sa parlare con Dio sa anche parlare agli uomini, e chi sa parlare al Dio degli uomini saprà anche parlare di Dio agli uomini. Questo credo sia un criterio infallibile per educare i giovani all’arte del dialogo, ma poi bisogna capire come nelle diverse culture si possa trasmettere la fede, che non è una cultura tra le altre ma è un pensiero che le può fecondare.
D. - Quale atmosfera si respira in Australia, in questo continente agli antipodi?
R. - C’è un grande fermento. I nostri amici, qui delle città principali, stanno facendo un grande lavoro, coinvolgendo tante famiglie che riscoprono il dono prezioso dell’ospitalità. Riscoprono in questi giovani i figli che avrebbero voluto perché, in molti casi, i loro figli hanno abbandonato la fede, o, essendosi ormai acculturati, hanno perduto anche il bene della lingua italiana. Pertanto, ospitare i nostri ragazzi, è per loro non soltanto un tuffo nel passato, ma anche nel futuro che vorrebbero. Certamente, in questi giorni, si stanno creando dei gemellaggi straordinari.
Al Padiglione della Santa Sede all’Expo di Saragozza, il cardinale Martino inaugura il Congresso internazionale su “La questione ecologica, la vita dell’uomo nel mondo”
◊ “La questione ecologica, la vita dell’uomo nel mondo”: è il tema del Congresso internazionale di tre giorni, organizzato dalla Santa Sede all’Expo di Saragozza, inaugurato stamani dal cardinale Renato Raffaele Martino, presidente del Pontificio Consiglio Giustizia e Pace. Con questo evento, nel Padiglione della Santa Sede - sottolineano gli organizzatori - si “desidera rispondere, da una prospettiva umana e cristiana, alle domande che l’uomo si pone intorno all’evoluzione attuale del mondo” e “al destino ultimo delle cose e dell’umanità”. Sulla questione ecologica e dell’acqua in particolare, tema dell’Expo di Saragozza, Alessandro Gisotti ha intervistato il prof. Francesco Viola docente di Filosofia del Diritto all’università di Palermo, che interverrà nella giornata conclusiva del Congresso:
R. - Il grande tema di oggi è quello del rapporto tra uomo e natura. Questo è il tema generale del convegno e anche dell’Expò. Qui si tratta, appunto, di superare le dicotomie del passato, soprattutto quelle della modernità che hanno opposto uomo e natura, soggetto e oggetto, corpo e spirito. Che, insomma, hanno separato delle entità che invece appartengono tutte al grande mondo del Creato. Le hanno opposte l’une alle altre e, di conseguenza, proteggere l’uno diventa un modo per danneggiare l’altro.
D. - La Santa Sede, anche con questo Congresso e con il padiglione all’Expò, ribadisce l’universalità dei beni del Creato. Pensiamo ai tanti interventi, anche recentemente, di Benedetto XVI, con riferimento per esempio al G8...
R. - Sì, è chiaro che il problema è quello della convivenza. Allo stesso tempo, bisogna mantenere il punto perché il pericolo è quello di passare dalla separazione del passato ad una forma di livellamento in cui tutto assume lo stesso valore e conseguentemente tutto viene omologato. La Santa Sede credo che si batta proprio su questa linea: quella della convivenza all’interno però di un universo differenziato, perché il mantenere una differenza vuol dire mantenere il significato delle cose.
D. - L’acqua, fonte della vita, assieme ai diritti fondamentali, può essere una piattaforma anche di dialogo, di incontro, tra popoli, culture e religioni diverse? In fondo l’Expò ha una proiezione universale…
R. - Sì. L’acqua apparteneva a quei beni che non era necessario regolamentare perché non era scarsa e quindi, come tale, l’acqua, dalla quale sorge la vita non era oggetto di una protezione particolare. Oggi, invece, si ha una situazione completamente opposta: proprio la fonte della vita comincia a diventare scarsa.
D. - Si può dire che la questione ecologica, la salvaguardia e l’utilizzo sapiente dei beni del Creato è la grande questione per l’uomo del XXI secolo?
R. - Sì, senza dubbio, perché la questione ecologica può attivare anche delle forme di soluzione autoritarie, all'interno delle quali gli stessi diritti dell’uomo possono venire subordinati alla tutela della natura. E’ necessaria un’opera di sintesi che chiama in causa la sapienza cristiana. “Sapiente”, secondo la visione cristiana, è colui che mette ordine: la sapienza sta nel mettere ordine. Ora, questo ordine della natura, che un tempo sembrava dato all’uomo e che l’uomo poteva ricevere con gratitudine ma non manipolare. Oggi, invece, dall’uomo questo ordine deve essere riconfermato. In un certo senso, l’uomo deve volere che l’ordine del mondo si mantenga.
La lettura non-stop delle Scritture in tv a ottobre, nel progetto "La Bibbia giorno e notte". Ne parla l'arcivescovo Gianfranco Ravasi
◊ Circa 1200 lettori - singoli, gruppi, famiglie - preceduti dal più illustre, Benedetto XVI. Sarà questo il colpo d'occhio che offrirà la Basilica romana di Santa Croce in Gerusalemme quando, dal 5 all'11 ottobre prossimi, diverrà teatro dell'atteso evento "La Bibbia giorno e notte": una lettura integrale e consecutiva dei 73 libri che compongono le Sacre Scritture. Attesa è certamente la lettura che il Papa farà dei primi capitoli della Genesi - evento che sarà trasmesso dalla RAI - ma è l'estensione dell'avvenimento a chiunque voglia partecipare a rendere molto particolare l'iniziativa. A parlarne, al microfono di Fabio Colagrande, è l'arcivescovo Gianfranco Ravasi, presidente del Pontificio Consiglio della Cultura che è uno dei patrocinatori dell'evento:
R - Noi siamo attraversati nell’interno della nostra esperienza quotidiana da milioni e milioni di parole che diventano sempre di più un brusio di fondo: non sono comunicazioni, molte volte sono solo rumori. Con questo evento si ritornerebbe alle grandi parole. Certo, è un’operazione che ogni tanto si fa: pensiamo, per esempio, a ciò che ha fatto Vittorio Sermonti o Roberto Benigni attraverso al Divina Commedia. O a ciò che è stato fatto con l’Iliade e l’Odissea. In questo caso, però, abbiamo qualcosa di più: siamo di fronte a una Parola che è considerata da milioni e milioni di persone il vero e proprio punto di riferimento capitale dell'esistenza. Come, d’altra parte, è sempre stata l’elemento fondante dell’iconografia, del pensiero, della letteratura. Noi potremmo dire che buona parte della storia culturale dell’Occidente sarebbe incomprensibile senza la Scrittura, perciò queste parole sono le parole che alla fine artigliano ancora l’attenzione e la coscienza non più solo dei credenti, ma degli uomini del nostro tempo. Sono comunque parole che hanno in sé un’efficacia contro la molteplicità delle parole vane e vacue, che in realtà non lasciano nessuna scia all’interno dell’esistenza delle persone.
D. - Ad aprire la lettura sarà, significativamente, il Papa e subito dopo la sua voce ascolteremo quella del Rabbino capo di Roma. Che significato ha questa alternanza e chi saranno gli altri lettori?
R. - Di per sé, attraverso la possibilità di una prenotazione per via informatica, qualsiasi persona potrà salire su questa ribalta e proclamare a suo modo con la sua voce. Alcune volte sarà una voce nobile, altre volte sarà una voce modesta, quotidiana. Una volta sarà una voce di una persona credente, altre volte sarà la voce di una persona non credente che però ritiene questo testo come fondamentale per la cultura, per la civiltà dell’Occidente. L’importante, prima di tutto, è immaginare che ci sarà questa voce di base che sale dal basso, dalla comunità degli uomini e dei credenti, e che sale verso questo grande testo. Si pensa che in questa operazione saranno coinvolte circa 1300 persone, però vogliamo proprio che il testo si apra - proprio perchè è un testo sacro - con una voce che abbia la possibilità di proporre tutto l’alone sacro che il testo ha. Per questo si è pensato di iniziare con Benedetto XVI che leggerà l’incipit assoluto della Bibbia: Genesi dal capitolo 1, versetto 1, fino al capitolo 2, versetto 4a, che è una pagina unitaria. Dopo aver proclamato questo testo da parte della massima autorità emblematicamente cristiana, non solo cattolica, ci sarà anche la comunità che questo testo ha custodito nei secoli e che ha generato: la comunità dei figli di Israele. Allora, sempre in diretta, sarà il Rabbino capo di Roma a leggere in ebraico, sottotitolato, il testo che il Papa avrà letto poco prima.
Oggi su "L'Osservatore Romano"
◊ In prima pagina, una riflessione di Adriano Pessina in merito alla sentenza della Corte d’appello civile di Milano sull’interruzione del trattamento di idratazione e alimentazione che da sedici anni permette a Eluana Englaro di continuare a vivere: l’indisponibilità della vita umana è principio costitutivo di ogni democrazia.
In cultura, l’intervento del cardinale Tarcisio Bertone al convegno, in Campidoglio, sul tema “La Costituzione italiana tra riforme e laicità dello Stato”, promosso per il sessantesimo anniversario della Carta.
L’Italia dei potenti impermeabile a ogni critica: l’introduzione di Ernesto Galli della Loggia al libro che raccoglie i 352 editoriali pubblicati nel 2007 dal “Corriere della Sera” nella rubrica “Calendario”.
Quanti soldi sprecati per mostre inutili: Gaetano Vallini intervista il direttore dei Musei Vaticani, Antonio Paolucci, premiato - insieme con il vicedirettore dell'Ermitage - con il Grinzane-Ermitage.
Un antidoto al fascino illusorio dell’autonomia: Anna Maria Canopi sull’insegnamento di san Benedetto nell’era postmoderna.
Nell’informazione religiosa, Giovanni Zavatta intervista Maria Voce, presidente del Movimento dei Focolari.
Polemiche e prese di posizione sul caso di Eluana Englaro, che potebbe morire in caso di distacco dell'alimentazione artificiale ammessa dai giudici milanesi. L'opinione di Domenico Delle Foglie
◊ “Capisco la sofferenza del padre. Voglio che sappia che gli sono vicino con le mie preghiere. Ma non capisco che si possa desiderare di porre fine alla vita di sua figlia”. Sono le parole di Bobby Schiavo, fratello di Terry, la donna americana morta nel marzo 2005 dopo che i giudici avevano ordinato di interrompere l'alimentazione artificiale: un esito che ora potrebbe coinvolgere anche Eluana Englaro, dopo che ieri i giudici della corte d'Appello civile di Milano hanno autorizzato la sospensione dell’alimentazione forzata che da 16 anni tiene in vita la donna. Molte le prese di posizione che in queste ore hanno riacceso in Italia il dibattito sulla liceità di una simile decisione. Al microfono di Emanuela Campanile, il giornalista e portavoce dell’Associazione “Scienza e vita”, Domenico Delle Foglie, si rifà proprio al precedente di Terry Schiavo:
R. - Ci troviamo nella stessa condizione: cioè, sostanzialmente, alla decisione di un tribunale di togliere l’essenziale per vivere. E’ una condanna a morte per fame e per sete.
D. - Che precedente creerebbe?
R. - Ci troviamo dinanzi ad una situazione del tutto nuova, quella che oggi fa gridare alla vittoria una parte del mondo, che è soprattutto legata all’orizzonte dell’autodeterminazione, della libertà assoluta, della possibilità di decidere sul proprio destino. Sostanzialmente, abbiamo di fronte a noi uno scenario nel quale questi casi si potranno ripetere, anche se il mio pensiero, questa mattina, va alle migliaia di casi che ci sono in Italia: migliaia di casi nei quali le famiglie hanno scelto la strada della vita. Quindi, come dire, è una prassi consolidata, in un certo modo, di rapportarsi di una parte dell’opinione pubblica, rispetto a questo tema: il creare un caso, creare le precondizioni attraverso una sentenza di un magistrato, per aprire la strada a qualcos’altro. Ed è questo qualcos’altro che preoccupa e che emerge in maniera molto chiara dalle intenzioni, dalle affermazioni che ritroviamo su molta stampa italiana. Sostanzialmente, noi abbiamo migliaia di famiglie che scelgono la vita per queste persone a loro care e abbiamo pochissimi casi in cui viene richiesta la possibilità di staccare la spina. Cosa può accadere, allora? Che qualcun altro possa essere invogliato a farlo, chiamando questo caso come un precedente al quale appellarsi, sulla base soprattutto delle due motivazioni della corte d’appello di Milano, che hanno dato per acquisiti due elementi che sono ambedue incerti. La Cassazione aveva chiesto in sostanza di verificare l’irreversibilità dello stato vegetativo. In secondo luogo, c’era la certezza della volontà espressa dalla persona. Ci sono fior di scienziati e di rianimatori che sostengono che è assolutamente difficile definire e diagnosticare lo stato vegetativo. L’irreversibilità di uno stato vegetativo è scientificamente inaccertabile. Il secondo elemento è quello legato invece all’accettazione della volontà e su questo punto si apre un contenzioso enorme, che riguarda anche in futuro la questione del "testamento biologico". Nel giudice, è maturata la convinzione che ci fossero queste due condizioni.
D. – Quindi, è a discrezione del magistrato?
R. – Sì, esatto. E’ esattamente vero che noi siamo in uno stato di vuoto legislativo. Però finora la scienza si è affidata, in particolare nella pratica medica, alla responsabilità del medico. Quindi, tutto era all’interno del rapporto tra il medico e il paziente. Il prolungamento della vita pone oggi domande nuove, alle quali normalmente ancora oggi rispondono le famiglie, il malato e i medici che hanno in cura il paziente, anche in questo stato. Quindi, in Lombardia ho scoperto che ci sono 500 casi come quello di Eluana, ma solo quello di Eluana è stato trattato in questa maniera, perché il papà e la mamma hanno deciso di poter interpretare il pensiero della figlia, definita “la paladina della libertà”, per cui lei certamente non avrebbe voluto vivere in queste condizioni. Naturalmente, non c’è nessuna controprova. Il problema è, ed è riferito esattamente al testamento biologico, che è all’orizzonte, addirittura l’eutanasia, che è una prospettiva purtroppo realistica anche in Italia. Il problema sta proprio lì, nella questione della volontà espressa. Proprio il testamento biologico, ce lo dicono gli studi internazionali, pone dei problemi. Dovendomi trovare domani in una certa condizione, io decido oggi quali pratiche applicare e quali non applicare. Il problema è che la prassi internazionale ha già verificato che in costanza di vita cambia la mentalità.
D. – Cambiano le opinioni, le idee...
R. – Cambiano le opinioni, fino all’ultimo momento. Allora, questa tutela della libertà che è insita in questa volontà, in qualunque momento può essere contraddetta da una maturazione, da una prospettiva di speranza, perché la domanda di morte che viene da tanti malati è esattamente proporzionale, purtroppo, alla mancanza di cure. Se si innalzano le cure palliative, la terapia del dolore, crolla la domanda di morte. Questo nei pazienti che sono vigili.
D. – Qui, però, noi, ci tengo a dirlo, non accusiamo assolutamente nessuno...
R. – Se posso dire, noi non giudichiamo la famiglia. Riteniamo anche inopportuna probabilmente un’azione giudiziaria successiva, qualora dovesse essere contro qualcuno. Bisogna essere molto cauti ed essere prudenti ed affettuosi nei confronti di questi genitori, come di tutti gli altri.
A San Rossore, in Toscana, il Meetingo "contro ogni razzismo", a 70 anni dalle Leggi razziali di Mussolini. Intervista con Claudio Martini
◊ Per ricordare il 70.mo anniversario della promulgazione delle leggi razziali, la Regione Toscana oggi e domani ospita, nella tenuta di San Rossore presso Pisa, il Meeting di San Rossore 2008 dal titolo “Contro ogni razzismo. Capire le differenze, valorizzare le diversità”. Iniziativa centrale dell’incontro, la diffusione del “Manifesto degli scienziati antirazzisti”, in opposizione a quel “Manifesto degli scienziati razzisti” promulgato nel 1938 e sottoscritto da numerosi cattedratici italiani. Chiara Calace ne ha parlato con il presidente della Regione Toscana, Claudio Martini:
R. - Quest’anno, il Meeting è dedicato alla lotta contro ogni razzismo e vuole invece sostenere l’idea di una cultura del dialogo. Lo spunto c’è stato dato dall’avere scoperto che 70 anni fa, nel ’38, proprio qui, nel parco di San Rossore, vicino Pisa, furono promulgate dall’allora re d’Italia le famigerate leggi razziali di Mussolini. E allora siamo voluti tornare sui luoghi per bonificarli e per voltare pagina da un punto di vista culturale e proporre un ragionamento sul fatto che non esistono le razze: c’è solo una razza umana e dobbiamo lavorare tutti per convivere, sostenuti in questo dallo sforzo di alcuni scienziati italiani, che hanno redatto proprio il "Manifesto degli scienziati antirazzisti", che risponde così al famigerato manifesto, che fu alla base delle leggi di Mussolini.
D. - Come si può reagire alla cultura della paura diffusa oggi?
R. - Questa è la domanda cruciale di questo Meeting. Il razzismo più lo conosci e più lo domini, più lo governi e più lo sconfiggi. Quindi, ragionare, dialogare, confrontarsi, mettere in campo una cultura più alta.
D. - Come si è evoluto il razzismo nel tempo? Quali sono oggi le forme di razzismo più diffuse?
R. - Ci sono alcune forme esplicite, violente, che vediamo in tanti episodi in giro per il mondo: la caccia al diverso, gli stranieri, gli immigrati. Poi vi sono forme anche più sottili, più subdole: la generalizzazione rispetto a certe categorie, a certe etnie...
D. - Quali strumenti legislativi intendete mettere in atto per contrastare il razzismo?
R. - Soprattutto leggi sull’accoglienza, sul diritto di cittadinanza, sull’evoluzione del quadro di integrazione. Io penso che una delle chiavi fondamentali sia il diritto di voto amministrativo per gli immigrati extracomunitari residenti nelle città e nelle regioni da un numero congruo di anni. Rendendo più solida la regolarità, secondo me, si combatte meglio l’irregolarità.
D. - Tema del San Rossore 2009: “La scienza: scienza-fede, scienza-tecnica”...
R. - L’anno prossimo, coglieremo l’anniversario di Galileo Galilei - i 400 anni dalle scoperte del suo telescopio e con il suo telescopio - per aprire un ragionamento sulla scienza. Il tema sarà di sicuro sul fatto che abbiamo bisogno della scienza, ma la scienza da sola ci salverà? La scienza è sufficiente? E ancora, come si collega la scienza con le altre grandi esigenze dell’uomo: la spiritualità, la convivialità, la solidarietà? Insomma, proveremo un ragionamento interdisciplinare sulla scienza, approfittando dell’occasione che ci offre l’anniversario di Galileo.
GMG SYDNEY: “grande tristezza” della comunità irachena per il mancato rilascio del visto da parte delle autorità di Camberra
◊ E’ forte lo sconcerto nella Chiesa e nella comunità cattolica irachena per la decisione delle autorità australiane di non concedere il visto per i giovani cristiani caldei dell'Iraq per la prossima giornata mondiale della Gioventù. Oltre ai timori per la sicurezza, fra le ragioni del visto negato c'e la paura degli australiani che seminaristi e sacerdoti avessero chiesto asilo politico una volta arrivati nel Paese. “Il mancato rilascio dei visti di ingresso ai giovani iracheni per partecipare alla Giornata mondiale della Gioventù rappresenta un motivo di grande tristezza”, ha dichiarato al SIR mons. Jibrail Kassab, vescovo caldeo dell’eparchia di Oceania e Nuova Zelanda, commentando la notizia. “Sarebbe stato un momento di grande condivisione di fede - ha affermato il presule - da cui avrebbero tratto giovamento tantissimi giovani e non solo iracheni. Purtroppo, motivi probabilmente politici lo hanno impedito”. Nonostante ciò, la presenza irachena non mancherà anche se questa sarà garantita dagli emigrati che vivono in Australia, USA ed Europa, per un totale di circa 700 persone. Tristezza espressa anche da parte di Tara Najjar, della delegazione irachena: “Le richieste di visto erano state inoltrate ancora prima della fine dello scorso anno, presso l’ambasciata in Amman, ma non c’è stato niente da fare. Non credo che i sacerdoti e seminaristi iracheni avrebbero chiesto asilo politico all’Australia una volta entrati. Volevano solo pregare e condividere la loro fede con altri giovani”. (M.G.)
Nello Stato indiano dell’Orissa, nuovo attacco contro i cristiani da parte di gruppi nazionalisti indù
◊ Nuovo attacco contro i cristiani dell’Orissa, Stato dell’India orientale in cui vive circa un milione di cristiani, da parte del gruppo radicale indù Sangh Parivar guidato dal guru locale, swami Lakhananda Swaraswati. A denunciarlo ad AsiaNews è il vescovo di Cuttack-Bhubaneshwar, mons. Raphael Cheenath, che reagisce alla notizia con queste parole: “Le forze fanatiche dell’Hindutva vogliono eliminare i cristiani dall’Orissa e in particolare da questo distretto di Kandhamal. Ciò che li irrita è il lavoro di promozione e di sviluppo che la Chiesa cattolica svolge verso i Dalit e i tribali”. Nel saccheggio, avvenuto due giorni fa, sono andate distrutte la residenza e la chiesa dei Gesuiti, dove è stata rovinata la statua della Madonna, e danneggiato anche un orfanotrofio protestante, il Bhagban Ashram. Attualmente, tutta la zona è isolata e la popolazione è nel panico. Circa sei mesi fa, un altro attacco di gruppi nazionalisti indù ha devastato il distretto perché non volevano che i cristiani celebrassero il Natale: tre persone furono uccise, decine rimasero ferite, 13 chiese bruciate, due case parrocchiali distrutte e un orfanotrofio cristiano vandalizzato. Da 10 anni, nell’area i cristiani vengono perseguitati da estremisti indù. (R.B.)
Pakistan: cattolici in prima linea nel recupero dei tossicodipendenti
◊ Prosegue l’impegno dei cattolici pakistani per fronteggiare la dilagante piaga delle tossicodipendenze. L’ONG Milap, che fornisce assistenza medica gratuita e promuove momenti di incontro, lo scorso 7 luglio, nella sede di Lahore, ha riunito un gruppo composto da una cinquantina fra tossicodipendenti e familiari per una giornata dedicata alla “consapevolezza del problema droga”. Attraverso una tavola rotonda, si è discusso del problema, mettendo a confronto le rispettive esperienze e cercando possibili vie per una completa guarigione. Durante la giornata, sono state ascoltate drammatiche testimonianze di vite distrutte dal flagello della droga, che mostrano il senso di “impotenza e stanchezza” di chi vive in simili condizioni. Povertà e disperazione sono alcuni dei fattori che spingono le persone ad avvicinarsi alle sostanze stupefacenti, di qualunque genere esse siano. Per questo, la Caritas pakistana ha avviato un centro per la riabilitazione a Yuhannadab, sobborgo di Lahore, oltre a fornire assistenza medica gratuita per i più poveri e disagiati. Uno sforzo enorme, sottolineato dagli stessi responsabili del Milap ad AsiaNews, secondo i quali “i tossicodipendenti sono abbandonati al loro destino” e le loro famiglie in molti casi “rifiutano loro un aiuto”. Il programma di riabilitazione promosso dal Milap persegue due obiettivi. Il primo, è far accettare ai familiari la condizione di tossicodipendenza del loro congiunto, evitando che venga abbandonato a se stesso. In occasione di ricorrenze particolari, come la Pasqua o a Natale, l’ONG promuove anche mense gratuite per far sì che le famiglie possano restare unite e celebrare insieme la festività. Il secondo obiettivo è rivolto ai malati, ai quali è chiesto di “sottoporsi alle cure con gradualità” e “convincerli ad abbandonare una volta per tutte la droga”. (M.G.)
In Bolivia, l’appello del clero ai dirigenti politici: “Verità, giustizia, pace”
◊ Povertà generalizzata, incertezza sul futuro, frammentazione dell’unità del Paese, violenza verbale e morale di alcuni dirigenti politici e civili, illegalità dominante, aumento del costo della vita, strumentalizzazione dei gruppi sociali e atteggiamenti ideologici che invitano al laicismo: sono questi i principali problemi della Bolivia individuati dalla XXIII Assemblea annuale del Clero diocesano, alla quale hanno partecipato 150 sacerdoti e che ha avuto per tema i rapporti tra Chiesa e Stato. Secondo l'agenzia Fides, al termine dell’incontro i sacerdoti hanno espresso in un documento preoccupazione per la situazione del Paese, rinnovando la propria vicinanza alla popolazione e facendo appello ai dirigenti politici affinché “soddisfino con onestà le domande sociali e favoriscano la soluzione dei problemi e il perseguimento del bene comune, affidandosi ai valori della verità, della giustizia, dell’armonia e della pace”. Anche alla popolazione boliviana viene chiesto di “collaborare disinteressatamente per migliorare le condizioni di vita di molte famiglie abbandonate, escluse e ignorate nella loro miseria e nel loro dolore”. (R.B.)
“Analfabetismo zero” per il 2009, la Bolivia si avvicina all’obiettivo grazie al piano didattico "Yo, sí puedo"
◊ In Bolivia, prosegue con grande successo il programma di alfabetizzazione della popolazione denominato "Yo, sí puedo". Secondo cifre del Ministero dell’istruzione di La Paz, citate dalla MISNA, sono stati 729.304 i boliviani che hanno imparato a leggere e scrivere su un totale di 823.256 analfabeti registrati, grazie al programma lanciato nel marzo del 2006 dal presidente Evo Morales con l’aiuto dei governi dell’Avana e di Caracas. Il piano didattico, messo a punto da docenti, è stato applicato non solo in lingua spagnola ma anche negli idiomi indigeni aimara e quechua per raggiungere la popolazione nativa, che rappresenta la maggioranza dei boliviani. Le regioni del Paese in cui "Yo, sí puedo" ha dato maggiori risultati sono il dipartimento di La Paz, dove predomina la cultura aimara, e Cochabamba, area quechua. “Entro la fine dell’anno speriamo di innalzare la bandiera del territorio libero dall’analfabetismo”, ha detto il coordinatore nazionale del programma di alfabetizzazione, Benito Ayma, annunciando che mancano ancora poco meno di 100 mila persone per raggiungere l’obiettivo. (M.G.)
L’associazione delle Conferenze episcopali dell’Africa centrale lancia un appello per la pace nella regione
◊ Mons. Timothee Modibo-Nzockena, vescovo di Franceville, in Gabon, è il nuovo presidente dell’ACERAC, l’Associazione che riunisce le Conferenze episcopali dell’Africa centrale. Il presule è stato nominato in chiusura della VII assemblea plenaria, cui hanno preso parte religiosi di Camerun, Ciad, Centrafrica, Repubblica del Congo e Guinea equatoriale, e andrà a sostituire mons. François-Xavier Yombaindje, vescovo di Bossangoa, nel Centrafrica del nord. Il messaggio uscito dalla riunione, come riferito dall'agenzia MISNA, è un appello alla pace, rivolto soprattutto ai protagonisti dei conflitti in Darfur, Ciad e Centrafrica: “Un dramma umanitario che rattrista il cuore di milioni di uomini e donne”, hanno detto i vescovi nella dichiarazione finale di Bangui. Durante la Messa conclusiva, inoltre, il vescovo della congolese Kinkala, Louis Portella Mbuyu, ha denunciato “le conseguenze disastrose dell’orgoglio e dell’egoismo, che spesso si traducono in guerre, distruzioni, povertà, violenze, ingiustizie, spreco di risorse materiali e umane”. (R.B.)
ANNO PAOLINO: il presidente della Conferenza episcopale delle Filippine esorta i lavoratori all’estero a seguire l’esempio di Paolo
◊ Annunziare la Parola di Dio sulle orme tracciate dall’Apostolo Paolo. L’invito è stato lanciato dai vescovi Filippini ai lavoratori all’estero, in occasione dei festeggiamenti per l’apertura dell’Anno paolino. AsiaNews riferisce che mons. Angel Lagdameo, presidente della Conferenza episcopale filippina (CBCP), ha sottolineato l’opportunità concessa a ogni cristiano di essere “testimone del Vangelo”, con una valenza particolare per “quanti lavorano all’estero” (OFW) e che attraverso la loro fede diffondono il messaggio di salvezza: “Gli OFW devono prendere a esempio la figura di San Paolo, che ha saputo sfruttare al meglio l’incontro con genti diverse per tradizioni e cultura e annunciare loro la Buona Novella a rischio della propria vita”. Per questo mons. Lagdameo ha invitato i fedeli, in occasione delle celebrazioni dell’Anno paolino, a “imitare la figura del Santo, che ha amato fino in fondo Gesù Cristo e ne è stato testimone” sino al martirio. Un’esortazione a seguire i passi del Santo rivolta non solo ai lavoratori all’estero, ma che vale anche per quanti vivono nella madrepatria: “Chiedo a tutti i vescovi del Paese di scegliere un luogo di preghiera da dedicare al Santo, perché i fedeli vi possano organizzare dei pellegrinaggi e acquisire speciali indulgenze. Auspico inoltre che siano organizzati momenti di lettura e di analisi dei testi paolini, il testamento più prezioso che egli ci ha lasciato”. Il presidente della Conferenza episcopale filippina ha invitato infine tutti gli istituti religiosi dedicati all’Apostolo a promuovere “speciali iniziative” volte a diffondere la conoscenza e l’amore della gente verso San Paolo, la cui vita “era tutta rivolta al Salvatore” secondo il celebre detto: “Siate miei discepoli, come io lo sono stato del Cristo”. I flippini all'estero sono circa 12 milioni. Molti di essi lavorano in Medio Oriente, Cina e India. (M.G.)
Il cardinale di Hong Kong, Zen Ze-kiun, propone di concludere il Sinodo di ottobre con la beatificazione di padre Allegra, il traduttore della Bibbia in cinese
◊ Il vecovo di Hong Kong, Joseph Zen Ze-kiun, ha proposto di concludere il Sinodo mondiale dei vescovi, in programma a Roma tra il 5 e il 26 ottobre prossimi, con la Beatificazione di padre Gabriele Allegra, il primo traduttore della Bibbia in cinese. Secondo AsiaNews, il titolare dell’arcidiocesi di Hong Kong, insieme con il suo vescovo coadiutore, mons. John Tong, durante la sua ultima visita ad Limina in giugno, avrebbe promosso la Beatificazione del sacerdote presso la Congregazione delle Cause dei Santi, che ha anche riconosciuto un miracolo attribuito a padre Allegra. L’occasione del Sinodo di ottobre sarebbe particolarmente propizia, dal momento che l’appuntamento sarà dedicato proprio alla Parola di Dio. Padre Gabriele Allegra, soprannominato il San Gerolamo della Cina, è di origine siciliana; nel 1930 divenne sacerdote e l’anno successivo partì per la Cina come missionario. Nel 1944, pubblicò la traduzione in cinese dell’Antico Testamento, ma il suo sogno si avverò soltanto nel 1968, con la pubblicazione dell’intera Bibbia e, nel 1971, anche di un dizionario biblico. Morì a Hong Kong nel 1976: nel 1984, è iniziata la sua Causa di beatificazione e nel 1994 è stato dichiarato dalla Chiesa “venerabile”. (R.B.)
L’Inflazione minaccia la crescita delle economie asiatiche, che ora tornano a guardare al settore agricolo
◊ Inflazione alle stelle e l’aumento dei prezzi delle materie prime aggravano la crisi dell’economia asiatica. Il timore è ora legato ad riduzione gli investimenti esteri che induca a politiche protezioniste. I dati citati da AsiaNews indicano che in India, tra il 15 e il 21 giugno, l’inflazione è stata dell’11,63%, la massima da oltre 13 anni e superiore persino alla crescita economica. E’ triplicata in soli 7 mesi e si prevede sia stata peggiore nelle settimane successive, anche per lo sciopero di oltre 4 milioni di trasportatori di inizio luglio. Carburante ed elettricità sono cresciuti del 16,2% e gli alimenti del 14,6%. New Delhi risponde in modo protezionista: il 3 luglio, ad esempio, ha proibito l’esportazione di granturco, dopo aver già ristretta quela per riso, grano, olio vegetale, contenendo i prezzi interni ma aggravando la crisi alimentare mondiale. Non va meglio nelle Filippine dove a giugno i prezzi sono saliti dell’11,4% - record da 14 anni - e alimenti, bevande e tabacco sono cresciuti del 16,5%. Male anche la Cina: l’inflazione è salita all’8% e a Singapore, Thailandia e Hong Kong non molto meno. Gli esperti prevedono che l’inflazione crescerà ancora in tutto il continente, anzitutto per l’escalation mondiale di petrolio, materie prime e metalli, ma soprattutto alimenti: in Asia i prezzi di grano e granturco sono raddoppiati dall’inizio del 2007, il riso e l’olio di palma e di soia sono triplicati, i fertilizzanti hanno avuto aumenti fino al 400%. Gli aumenti degli alimenti sono ancora più gravi in Paesi che stanno uscendo dalla fame e della povertà, nei quali la spesa per il cibo è percentualmente molto maggiore (tra il 30 e il 40% in Cina, India, Indonesia, che insieme fanno oltre 2,6 miliardi di anime) che nei Paesi ricchi (circa il 15% in media, compresi i costi per il ristorante e servizi connessi come la pubblicità). I previsti aumenti di petrolio ed energia e il maggior benessere di molti Paesi (con crescita anzitutto dei consumi alimentari) fanno prevedere ulteriori aumenti dei prezzi alimentari, spinti pure dalla politica protezionista di molti Stati (che vietano l’esportazione di alimenti per contenerne il prezzo interno) e dalla diminuzione di derrate per la destinazione di terreni a industrie, città, biocarburante. Anche considerati tempi non immediati necessari per incrementare la produzione agricola. Alla luce di questa situazione, gli esperti mettono in guardia sulle misure protezionistiche, e in particolare sui sussidi statali che potrebbero togliere fondi ad altri servizi essenziali. Ci si interroga quindi sul futuro modello di sviluppo dei Paesi asiatici, mentre si riscopre l’agricoltura come attività essenziale. (M.G.)
Concluso a Porto, in Portogallo, il Congresso vocazionale europeo
◊ Si è svolto nella città di Porto, in Portogallo, dal 3 al 6 luglio scorsi, il Congresso vocazionale europeo organizzato dal Consiglio delle Conferenze episcopali d’Europa (CCEE) e dall’European Vocation service (EVS). Al CCEE appartengono le 33 attuali Conferenza episcopali presenti in Europa, gli arcivescovi di Lussemburgo e del Principato di Monaco, il vescovo di Chisinau, in Moldavia, mnetr l’EVS è un organismo di coordinamento della pastorale vocazionale europea. Come riportato dall’agenzia Zenit, il tema della riunione, cui hanno preso parte 98 delegati da 21 nazioni, era “Samaritani di speranza per un’Europa con un futuro umano e cristiano”. “La speranza - hanno scritto i vescovi in un comunicato - ci esorta a recuperare il gusto della vita, dell’eternità e segnala che l’unica politica delle vocazioni è quella che non esiste in quanto tale, perché deriva dalla testimonianza dei sacerdoti che vivono con gioia il loro ministero”. Il tema delle vocazioni è stato sviscerato sotto tutti i punti di vista, in particolare ricordando i documenti del Concilio Vaticano II in cui si parla di pastorale vocazionale, il cammino percorso nel Congresso internazionale di Iatici, in Brasile, nel 1994 e in quello di Roma nel 1997, quando è stato prodotto il documento “In verbo tuo”. L’incontro è culminato con la visita al Santuario della Madonna di Fatima, “modello di ogni vocazione”. Il prossimo Congresso si svolgerà a Roma dal 2 al 5 luglio 2009. (R.B.)
Il sostegno alla comunità ROM da parte delle Suore comboniane
◊ Le Suore missionarie comboniane, il cui nome è spesso legato all’Africa, tanto cara al loro fondatore San Daniele Comboni, hanno dedicato il numero di questo mese del loro mensile, "Combonifem" alla popolazione ROM e hanno avviato sul loro sito una petizione, già sottoscritta da centinaia di firme, contro la proposta del governo italiano di raccogliere le impronte digitali ai minori di questa etnia. “Significa perpetuare la primitiva pratica del capro espiatorio - ha spiegato all’agenzia MISNA Suor Maria Teresa Ratti, missionaria comboniana e direttrice del periodico - prendere la difesa di una comunità, nel mondo globalizzato di oggi, è prendere le difese di tutti gli immigrati”. La religiosa ricorda poi come “anche noi siamo un popolo di migranti, quindi, prima di rimettere un immigrato su un aereo per rimandarlo in patria, converrebbe interrogarsi sui fattori esogeni che ne hanno determinato la scelta di migrare”. Quanto all’Africa, Suor Maria Teresa sottolinea che non è solamente “un contesto geografico” e che da essa dovremmo mutuare un insegnamento ormai dimenticato nel cosiddetto 'mondo sviluppato’: “Tukopamoja - essere insieme”. (R.B.)
Mercato agricolo comune entro il 2009: l’Unione Africana mette a punto la proposta per combattere la crisi alimentare
◊ Creare un mercato comune africano di prodotti agricoli strategici al fine di garantire la sicurezza alimentare a livello continentale e sfruttare meglio la complementarità tra le diverse parti dell'Africa. È quanto si propone l’Unione Africana per combattere la crisi alimentare mondiale, particolarmente sentita nell'Africa subsahariana, l'unica regione del mondo ad essere importatore netto di prodotti alimentari. Il progetto muove dalla constatazione che nonostante il leggero calo della malnutrizione nel continente negli ultimi anni (dal 36% al 27% tra il 1979 e il 2005), continua a diminuire il rapporto tra la produzione alimentare africana e il tasso di crescita della popolazione continentale. Per compensare il calo della produzione alimentare locale, gli Stati africani sono costretti a importare dall'estero il cibo mancante. In Africa, il valore dell'importazione di prodotti agricoli è aumentato da 19 a 23 miliardi di dollari tra il 1996 e il 2005. Tra i generi importati, vi sono i cereali (37%), gli oli grassi (11%), i prodotti lattiero-caseari (7,5%), la frutta e verdura (6,4%) e la carne (4,3%). L'Africa, a sua volta, esporta sempre più generi alimentari destinati ai mercati dei Paesi più sviluppati. Durante lo stesso periodo, le esportazioni alimentari africane sono passata da 17 a 21 miliardi di dollari. Tra i prodotti esportati, vi sono materie prime come caffè, cacao e tè, (pari al 51% del totale delle esportazioni), la frutta e la verdura (21%) e lo zucchero (6%). La bilancia commerciale rimane in deficit con un divario di 2 miliardi di dollari. Ma nel corso degli ultimi 10 anni si è sviluppato il commercio agricolo tra i Paesi africani. Dal 1995, la percentuale dei commerci tra Paesi africani sul totale degli scambi commerciali degli Stati africani è aumentato di quasi il 45%. Tuttavia, l'Unione Africana vuole andare oltre, creando un mercato comune dei prodotti agricoli, che comprende più di 944 milioni di consumatori per un giro di affari di oltre 20 miliardi di dollari l'anno. L'intenzione è creare una zona di libero scambio che copra un numero limitato di prodotti alimentari scelti in base alla loro importanza nel paniere alimentare. Tra questi vi sono: riso, fagioli, mais, prodotti lattiero-caseari, carni bovine, pollame, olio di palma e cotone. Questo piano richiede però alcune precondizioni: eliminazione dei dazi sui prodotti agricoli strategici; adozione di un sistema di denominazione doganale armonizzato; abolizione delle restrizioni quantitative sulle importazioni di prodotti agricoli; applicazione di misure di salvaguardia contro le pratiche commerciali illecite; adozione di misure sanitarie e fitosanitarie armonizzate; adozione di norme tecniche al fine di garantire la qualità e facilitare la produzione e il commercio; integrazione dei trasporti nella strategia di creazione di un mercato comune africano per facilitare la circolazione delle persone e delle merci. La tabella di marcia dell'Unione Africana per l'istituzione del mercato comune prevede l'adozione nel giugno 2009 di un apposito Trattato approvato dai capi di Stato e di governo africani. (M.G.)
Il rettore maggiore dei Salesiani, don Pascual Chávez, annuncia gli eventi più significativi del 150.mo anniversario della fondazione della Congregazione
◊ In vista delle celebrazioni del 150.mo anniversario della fondazione della Congregazione Salesiana, che si aprono 31 gennaio 2009, il rettore maggiore, Don Pascual Chávez, ha inviato una lettera a tutti i Salesiani del mondo per spiegare il significato di questa ricorrenza. Il 2009, viene definito da Don Chávez “Un anno di grazia” che deve aiutare i Salesiani a ricordare le proprie origini e le mete alle quali sono chiamati. In questo stesso anno, le reliquie di Don Bosco, racchiuse in una apposita urna, inizieranno un pellegrinaggio attraverso le 8 regioni della Congregazione, avviando così il cammino di preparazione alla celebrazione del bicentenario della nascita di Don Bosco nel 2015. Una nota dell’agenzia salesiana ANS, ripresa dalla Fides, spiega inoltre che l’anniversario ricorda il raduno avvenuto il 18 dicembre 1859 nella camera di Don Bosco presso l’Oratorio di San Francesco in Valdocco, Torino, dove le persone invitate - secondo quanto scritto nel verbale da don Alasonatti - decisero “di erigersi in Società o Congregazione che, avendo di mira il vicendevole aiuto per la santificazione propria, si proponessero di promuovere la gloria di Dio e la salute delle anime, specialmente delle più bisognose di istruzione e di educazione”. Aprendosi il 31 gennaio, festa di Don Bosco, l’"anno di grazia” sarà caratterizzato da alcune date ed eventi: la festa dell’Ausiliatrice, spostata al 25 maggio perché in concomitanza con l’Ascensione; il 24 giugno, giorno onomastico di Don Bosco; il 16 agosto, giorno della sua nascita. Particolare rilievo sarà dato al 18 dicembre quando i Salesiani di tutto il mondo saranno invitati a rinnovare la Professione religiosa. Al fine di offrire un cammino di riflessione e approfondimento in questo “anno di grazia” il rettor maggiore ha creato una apposita Commissione di lavoro. Un anno che deve aiutare i Salesiani a “prendere coscienza della nostra identità di persone consacrate, votate al primato di Dio, alla sequela di Cristo obbediente, povero e casto, pienamente disponibili allo Spirito, e proprio per questo totalmente dedicate ai giovani”. Don Chávez raccomanda inoltre ai Salesiani di “narrare ai giovani la storia degli inizi della Congregazione, della quale essi sono stati ‘confondatori’ insieme a Don Bosco” e di essere consapevoli del compito ad essi affidato: “evangelizzatori dei giovani e animatori di una famiglia carismatica”. (M.G.)
Grande crescita dell’attività pastorale della comunità cattolica cinese in Italia
◊ Sono segnali di grande vitalità nell'attività pastorale e di evangelizzazione quelli provenienti dalla giovane comunità cattolica cinese in Italia, che ora può contare sul sostegno della Fondazione Migrantes della Conferenza episcopale italiana (CEI) guidata da mons. Piergiorgio Saviola. Secondo l’agenzia Fides, la comunità è ora più organizzata nelle sue strutture, cosa che gli ha permesso l’organizzazione di diverse iniziative, fra cui il pellegrinaggio dei cattolici cinesi (e non solo) a Roma, dal 23 al 25 maggio, la prima Giornata di preghiera per la Chiesa in Cina, celebrata il 24 maggio secondo le indicazioni di Papa Benedetto XVI, e il primo Congresso pastorale e di evangelizzazione dei cinesi in Italia. Durante il pellegrinaggio di domenica 25 maggio scorso, hanno recitato insieme al Santo Padre l’Angelus in piazza S. Pietro, hanno partecipato alla Messa celebrata dal Cardinal Dias, prefetto della Congregazione per l’Evangelizzazione dei Popoli, il 24 maggio, nella Basilica di Santa Maria maggiore e hanno visitato i luoghi importanti nella storia di cristianesimo. La partecipazione alla Messa nella Basilica di Santa Maria Maggiore ha fatto conoscere alla società italiana questo “piccolo gregge cinese”, oltre a rafforzare contatti e scambi tra le comunità cinesi che si trovano in diverse città italiane. La comunità cattolica cinese di Milano sta svolgendo una vivace attività pastorale grazie al contributo dei fedeli, dei volontari e dei cappellani. I fedeli stessi hanno offerto i fondi necessari per garantire tutte le attività, come la pubblicazione del periodico della comunità cattolica che vuole dare voce alle testimonianze di fede e alle notizie della vita della comunità. Ogni ultimo sabato del mese, i fedeli cinesi si incontrano presso una famiglia, a turno, per pregare insieme e si organizzano per andare alla stazione ferroviaria a prendere il sacerdote venuto da Roma che segue la loro pastorale. Hanno inoltre organizzato il catechismo estivo per i bambini, lezioni di lingua italiana, lezioni di disegno per i piccoli e assistenza scolastica per i ragazzi (matematica, fisica, chimica). Da ottobre, avranno un cappellano fisso, che è l'attuale diacono don Domenico Liu, che si sta già occupando della comunità insieme al responsabile della comunità della diaspora cinese in Italia, don Pietro Cui. (M.G.)
Tensione nel Golfo Persico: l’Iran testa nuovi missili, gli Stati Uniti pronti a intervenire in difesa di Israele
◊ L’Iran sfida ancora la comunità internazionale. Stamani, un nuovo test missilistico è stato effettuato nel Golfo Persico dopo i lanci di ieri che avevano provocato irritazione in molti Paesi Occidentali. E anche oggi è arrivata immediata la reazione degli Stati Uniti che hanno annunciato il rafforzamento della presenza americana nell’area, ma anche un eventuale intervento a difesa di Israele. Da Teheran fanno sapere che i missili testati hanno scopi “puramente difensivi”. Sulla strategia del presidente iraniano Ahmadinejad, Giada Aquilino ha intervistato Ali Afshari, leader storico del movimento studentesco iraniano, impegnato per l'affermazione della democrazia e dei diritti umani nel suo Paese:
(parole in farsi)
R. – Per gli iraniani la questione nucleare sicuramente non è una priorità. La popolazione non è interessata ad avere una bomba atomica ma, allo stesso tempo, non vuole rinunciare al diritto di poter avere un nucleare pacifico, per usi civili. In ogni caso, non al prezzo attuale: non intende incontrare difficoltà nella vita quotidiana per ottenere il nucleare. Quindi le incertezze e i dubbi sul programma nucleare di Teheran che esistono in Occidente, esistono anche all’interno del Paese. Nemmeno gli iraniani sanno esattamente quale sia l’obiettivo dei piani atomici che questo governo vuol portare avanti. Ai giornali iraniani, infatti, è stato impedito ufficialmente di pubblicare qualsiasi notizia sul nucleare che non provenga da fonti ufficiali governative, elencate in una lista. E allo stesso modo, tutti gli esperti del Paese hanno il divieto di parlare con i media.
D. – Nelle ultime ore Teheran ha effettuato test missilistici che hanno fatto nuovamente salire la tensione con Israele e Stati Uniti. Che strategia è quella del presidente Ahmadinejad?
(parole in farsi)
R. – Questo è proprio quel linguaggio non chiaro che utilizza l’Iran, sia con l’opinione pubblica internazionale, sia con quella iraniana, la quale non riesce a capire perché - mentre il mondo parla di dialogo - l’Iran risponde con una manovra militare.
Turchia-attentato
C’è l’ombra di Al Qaeda dietro la violenta sparatoria di ieri contro il consolato americano a Istanbul, costato la vita a sei persone: tre agenti e tre attentatori. Gli inquirenti, infatti, hanno escluso la pista dei guerriglieri curdi del PKK, "Partito dei Lavoratori del Kurdistan". Intanto, sono 4 le persone fermate in relazione all’azione avvenuta in un momento particolare per la Turchia e per il suo partito di governo, "Giustizia e Sviluppo – AKP", impegnato in una battaglia legale per respingere le accuse di attività contro la laicità dello Stato.
Iraq-Turchia
Stamani, il premier turco Erdogan si è recato a Baghdad, in Iraq, per una visita ufficiale. Con le autorità locali si discuterà delle basi del PKK, che hanno basi nel nord del Paese del Golfo. Negli ultimi mesi, le truppe di Ankara hanno preso di mira le postazioni degli insorti provocando l’irritazione irachena per una violazione della sovranità territoriale. Intanto sul terreno prosegue la violenza: due le vittime per altrettante esplosioni a Baghdad e Mossul.
Medio Oriente
Tensione in Medio Oriente. Un palestinese, che tentava di infiltrarsi in Israele, è stato ucciso da soldati israeliani. Si tratta dalla prima vittima da quando è entrata in vigore una tregua fra lo Stato ebraico e Hamas, raggiunta con la mediazione dell’Egitto. Intanto, l’esercito israeliano sta esercitando pressioni a Nablus, in Cisgiordania, sulle istituzioni che ritengono siano legate al movimento integralista. Il timore è che, se non ostacolate, le attività assistenziali possano consentire ad Hamas di soppiantare anche in Cisgiordania il governo dell’Autorità Nazionale Palestinese.
Libano-violenza
E’ salito a cinque morti e 60 feriti il bilancio degli scontri avvenuti nelle ultime 48 ore a Tripoli, in Libano, tra seguaci sunniti della maggioranza parlamentare anti-siriana e quelli sciiti vicini all'opposizione appoggiata da Iran e Siria.
USA-Russia
Rischiano di aumentare le tensioni tra Georgia e Russia. Oggi i presidenti delle due regioni separatiste in territorio georgiano dell'Abkhazia e dell'Ossezia del Sud, si sono recati a Mosca per colloqui con esponenti russi. Intanto, il segretario di Stato americano, Condoleeza Rice, in visita a Tbilisi, ha invitato la Russia a non aggravare la tensione nelle regioni separatiste della Georgia, esprimendo pieno sostegno al presidente georgiano Saakashvili, alle sue aspirazioni di far parte della NATO e allo sviluppo democratico nel Paese caucasico. Ma qual è ora la situazione in Georgia? Giancarlo La Vella lo ha chiesto ad Arduino Paniccia, docente di Studi Strategici all’Università di Trieste:
R. – La situazione è sempre più tesa e, senza una mediazione con la Federazione Russa, l’area indipendentista potrebbe trovarsi al centro di esplosioni e di attacchi anche in tempi brevi. Bisogna dialogare con la Federazione Russa e non continuare a premere sul problema delle adesioni alla NATO. Non è facendo entrare la Georgia nell’Alleanza Atlantica che si risolvono i problemi di sicurezza nell’area. Più che pensare all’adesione alla NATO e ai bracci di ferro sui sistemi missilistici, si dovrebbe pensare a come trovare un accordo con le grandi potenze asiatiche e, in primis, un’intesa con la Federazione Russa ex-Unione Sovietica.
D. – Per quale motivo la regione del Caucaso è sempre così in fermento?
R. – Perchè è un’area ricca di materie prime e di fonti energetiche. Nel corso degli ultimi vent’anni è diventata una zona assolutamente strategica e molto importante. La caduta dell’Unione Sovietica ha lasciato una serie di Paesi, tra l’altro con una popolazione abbastanza scarsa, senza una vera strategia né una guida: un’area cuscinetto dove non vi sono né precise regole, né una vera demarcazione soprattutto tra le aspirazioni della NATO e le nuove aspirazioni della Federazione Russa.
Uzbekistan-esplosione
Grave incidente all’intero di un deposito di munizioni in una base militare di Kagan, nell'Uzbekistan sud occidentale. Tre persone sono rimaste uccise per una serie di esplosioni innescate da un incendio. La popolazione intorno alla base è stata evacuata.
UE-nomadi-Italia
Monito dell’Unione Europea all’Italia. A Strasburgo, l'Europarlamento ha approvato una risoluzione, proposta dai gruppi di centrosinistra e i liberaldemocratici, che boccia le misure di emergenza, definite “discriminatorie”, nei campi nomadi italiani compresa la raccolta delle impronte digitali anche sui minori. Nell’emendamento, si chiede inoltre di non utilizzare quelle già raccolte. Intervenendo in aula, il commissario europeo alla Giustizia, Sicurezza e Libertà Jacques Barrot ha sottolineato che “occorre aiutare i rom e non stigmatizzarli”. Barrot ha anche annunciato di aver ricevuto risposte dalle autorità italiane in seguito alla lettera inviata dalla Commissione UE nella quale si chiedevano chiarimenti sui provvedimenti decisi dal ministro dell’Interno Maroni. Infine, il ministro degli Esteri, Frattini, commentando la decisione dell’Europarlamento, ha parlato di un “voto politico” dovuto alla mancata conoscenza della situazione perché si è espresso su “una legge italiana che ancora non è legge”.
UE-Francia
E’ stato il capo dell’Eliseo Sarkozy ad illustrare al Parlamento europeo il programma del semestre francese di presidenza dell’Unione Europea. Nel suo discorso, ha parlato della situazione di crisi dovuta al "no" irlandese al Trattato di Lisbona ed ha invitato i Paesi membri a trasformare “questa sofferenza in un’opportunità”. Infine sulla partecipazione alla cerimonia di apertura delle Olimpiadi di Pechino, Sarkozy si è detto disponibile ad andare, contrario invece il presidente dell’Europarlamento, Poettering, perché non si sono registrati progressi sul Tibet.
Spagna-immigrazione
“Una tragedia insopportabile”, così il premier spagnolo Zapatero intervenendo sull’ennesima disgrazia del mare avvenuta al largo della penisola iberica. Nel naufragio di un’imbarcazione 15 migranti, tra cui 9 bambini, hanno perso la vita mentre altri 34 sono stati messi in salvo.
Nigeria-MEND
In un messaggio ricevuto dall’agenzia ANSA, il MEND, Il Movimento per l'emancipazione del Delta del Niger, ha annunciato di sospendere, a partire dalla mezzanotte di sabato, la tregua unilaterale che aveva proclamato il mese scorso. Nel testo si minacciano di colpire gli interessi e i cittadini della Gran Bretagna in Nigeria.
Corea del nord-nucleare
Sono ripresi oggi a Pechino, dopo nove mesi di interruzione, i “colloqui a sei” tra Cina, Giappone, Russia, USA e le due Coree sul programma nucleare nord coreano. Il nuovo round di negoziati segue la consegna dei documenti sulle attività atomiche di Pyongyang avvenuta qualche settimana fa.(Panoramica internazionale a cura di Benedetta Capelli)
Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LII no. 192
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