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Sommario del 09/07/2008

Il Papa e la Santa Sede

  • Il dialogo tra cristiani, ebrei e musulmani per la pace e la giustizia in Medio Oriente al centro dell’udienza di Benedetto XVI al re del Bahrein, Ahmad ben Isa El-Khalifa
  • Cambio al vertice della Congregazione delle Cause dei Santi: il Papa nomina mons. Angelo Amato al posto del cardinale Saraiva Martins. Il padre gesuita Ladaria Ferrer è il nuovo segretario alla Dottrina della Fede
  • Nomina
  • Gli appuntamenti che scandiranno il viaggio del Papa per la GMG di Sydney illustrati questa mattina ai giornalisti, in Sala Stampa Vaticana, dal direttore padre Lombardi
  • Disavanzo di circa 9 milioni di euro nel bilancio consuntivo della Santa Sede nel 2007. Per quello del Governatorato un risultato positivo di 6,7 milioni di euro
  • Oggi su "L'Osservatore Romano"
  • Oggi in Primo Piano

  • La questione dell'ordinazione delle donne vescovo nella Comunione anglicana. Intervista del reverendo David Richardson
  • Accordo al ribasso sul clima per le resistenze di Cina e India al G8 di Toyako, conclusosi in Giappone. Intervista con Francesco Sisci
  • Grave sentenza dei giudici di Milano che autorizza l'interruzione dell'alimentazione a Eluana Englaro, da 16 anni in coma vegetativo. Il prof.Gianluigi Gigli: "E' la Terry Schiavo d'Italia"
  • Il premio Nobel per la pace, Muhammed Yunus, ha presentato il suo nuovo libro "Un mondo senza povertà". Intervista con l'economista
  • Chiesa e Società

  • Solidarietà della Chiesa italiana a Benedetto XVI per gli insulti lanciati dalla manifestazione di Roma sulla giustizia
  • A Panama, l’assemblea dei vescovi ha trattato i temi delle vocazioni, dell’Anno paolino e dell’adorazione eucaristica
  • Il presidente della Conferenza episcopale peruviana in difesa dei lavoratori che non aderiscono allo sciopero generale
  • La direttiva europea sui rimpatri preoccupa i vescovi spagnoli
  • GMG 2008: La delegazione vietnamita è guidata dal più giovane vescovo del Paese
  • GMG 2008: UN sacerdote italiano dirigerà la Via Crucis
  • Incontro politici e lotta all’AIDS al centro del viaggio in Mozambico del fondatore della Comunità di Sant’Egidio
  • I vescovi degli Stati Uniti stanziano 4 milioni di dollari per finanziare progetti in America Latina
  • Caritas Internationalis al G8: ridurre le emissioni di carbonio del 50% non è abbastanza
  • ANNO PAOLINO: le iniziative nella Repubblica Democratica del Congo
  • L’ospedale Bambino Gesù, con missioni e progetti internazionali, è impegnato nella cura dei bambini dei cinque continenti
  • Sempre grave, secondo l'UNICEF, l’emergenza in Myanmar a due mesi dal ciclone Nargis
  • 24 Ore nel Mondo

  • Turchia: sparatoria vicino al consolato americano di Instabul. Sei le vittime
  • Il Papa e la Santa Sede



    Il dialogo tra cristiani, ebrei e musulmani per la pace e la giustizia in Medio Oriente al centro dell’udienza di Benedetto XVI al re del Bahrein, Ahmad ben Isa El-Khalifa

    ◊   L’importanza del dialogo fra le tre grandi religioni monoteistiche per la pace nel Medio Oriente e nel mondo è stato il tema principale dell’udienza concessa questa mattina da Benedetto XVI al re del Bahrein, lo sceicco Hamad Bin Isa Al-Khalifa, ricevuto nel Palazzo apostolico di Castel Gandolfo. Nel corso dei cordiali colloqui, precisa una nota della Santa Sede, “le autorità vaticane hanno avuto modo di ringraziare il Re per l’accoglienza concessa ai numerosi immigrati cristiani” ed è stato inoltre ribadito “il comune impegno in favore del dialogo interculturale ed interreligioso ed il valore della collaborazione tra cristiani, musulmani ed ebrei per la promozione, in Medio Oriente e in tutto il mondo, della pace, della giustizia e dei valori spirituali e morali”. Da parte sua, il re del Bahrein, conclude il comunicato, “ha invitato il Santo Padre a visitare il suo Paese”.

    Successivamente, il sovrano ha reso visita al segretario per i Rapporti con gli Stati, l'arcivescovo Dominique Mamberti.

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    Cambio al vertice della Congregazione delle Cause dei Santi: il Papa nomina mons. Angelo Amato al posto del cardinale Saraiva Martins. Il padre gesuita Ladaria Ferrer è il nuovo segretario alla Dottrina della Fede

    ◊   Importante cambio alla guida della Congregazione delle Cause dei Santi. Benedetto XVI ha accolto la rinuncia presentata per raggiunti limiti di età dal 76.enne prefetto, il cardinale José Saraiva Martins, e ha chiamato a succedergli l’arcivescovo Angelo Amato, finora segretario della Congregazione per la Dottrina della Fede. Quest’ultimo incarico è stato destinato dal Papa - con dignità di arcivescovo - al padre gesuita, Luis Francisco Ladaria Ferrer, docente di Teologia dogmatica alla Pontificia Università Gregoriana e finora segretario generale della Commissione teologica internazionale.

    Mons. Ladaria Ferrer, 64 anni, ha conseguito nel 1966 la Laurea in Giurisprudenza all’Università di Madrid e nello stesso anno è entrato nella Compagnia di Gesù. Ha compiuto gli studi di Filosofia e Teologia all'Università Pontificia madrilena di Comillas e presso la Philosophisch- theologische Hochschule Sankt Georgen (Frankfurt am Main). Ordinato sacerdote nel 1973, ha conseguito il Dottorato in Teologia alla Pontificia Università Gregoriana divenendo poi docente di Teologia dogmatica all'Università Pontificia Comillas e, in seguito, ordinario di Teologia dogmatica alla Pontificia Università Gregoriana, della quale è stato anche vice-rettore. Dal 1992 al 1997 è stato membro della Commissione teologica internazionale e dal 2004 ne è segretario generale. E’ anche dal 1995 consultore della Congregazione per la Dottrina della Fede.

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    Nomina

    ◊   Negli Stati Uniti, Benedetto XVI ha nominato vescovo di Green Bay mons. David L. Ricken, finora vescovo di Cheyenne. Il presule, 55 anni, dopo aver studiato Filosofia presso il “Conception Seminary College” di Conception (Missouri), ha compiuto gli studi teologici presso il Collegio Americano di Lovanio in Belgio. In seguito, è stato alunno della Pontificia Università Gregoriana, negli anni 1987–1989, dove ha ottenuto la Licenza in Diritto Canonico. Ordinato sacerdote, ha svolto, tra gli altri gli incarichi di amministratore della “Holy Rosary Parish” a Pueblo, direttore diocesano per le Vocazioni, vicario episcopale per la Formazione ministeriale, cancelliere vescovile, addetto di Segreteria presso la Congregazione per il Clero. Nominato vescovo Coadiutore di Cheyenne (Wyoming), ha ricevuto la consacrazione episcopale il 6 gennaio 2000. In seno alla Conferenza episcopale, è presidente del “Committee on the American College of Louvain (Region XIII)” e membro del “Committee of Catechesis”e del “Committee on Protection of Children and Young People”. Oltre l’inglese, conosce lo spagnolo, l’italiano e il tedesco.

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    Gli appuntamenti che scandiranno il viaggio del Papa per la GMG di Sydney illustrati questa mattina ai giornalisti, in Sala Stampa Vaticana, dal direttore padre Lombardi

    ◊   Si avvicina la partenza di Benedetto XVI, sabato prossimo, alla volta del’Australia per la XXIII Giornata mondiale della gioventù, che verrà inaugurata a Sydney martedì 15 luglio. StamanI, padre Federico Lombardi, direttore della Sala Stampa vaticana, ha illustrato ai giornalisti il programma del viaggio del Papa. Il servizio di Roberta Gisotti:

    Dal Palazzo apostolico di Castel Gandolfo in elicottero fino a Fiumicino, per poi raggiungere a bordo di un B777 dell’Alitalia l’Australia, accompagnato dai cardinali Sodano, Bertone e Vallini e dal resto del seguito. Partenza alle 10 di sabato 12 luglio, per arrivare a Sydney dopo un volo di 21 ore, con uno scalo tecnico a Darwin di 1 ora e mezza. Si tratta del nono viaggio internazionale di Benedetto XVI, il più lungo per durata e percorso, per partecipare per la seconda volta, dopo Colonia, alla Giornata mondiale della gioventù, quest’anno organizzata in Australia, dove già sono stati ospitati Paolo VI nel ’70 e Giovanni Paolo II nell’86 e nel ’95.

     
    Un viaggio complesso sul piano organizzativo - ha spiegato padre Lombardi che seguirà il Papa in questa missione per essere accanto ai giovani di tutto il mondo che converranno nella metropoli di Sydney per dare vita - come ha sottolineato Benedetto XVI all’Angelus di domenica scorsa - ad una rinnovata Pentecoste. Ricordiamo che questa GMG ha per tema la promessa che Gesù fece ai suoi discepoli dopo la Risurrezione “Avrete la forza dallo Spirito Santo che scenderà su di voi e mi sarete testimoni”.

     
    Ma veniamo ai dettagli del programma. Giunto a Sydney domenica 13 luglio, il Papa soggiornerà tre giorni nella residenza privata del Kenthurst Study, Centro di ritiri e formazione dell’Opus Dei, per riposare e prepararsi al grande evento della GMG, che sarà inaugurata - senza la presenza del Papa - con una Messa martedì pomeriggio 15 luglio. Quindi mercoledi in serata il Papa giungerà alla Cathedral House di Sydney e a partire da giovedì avrà inizio la sua partecipazione alla GMG. Al mattino il Papa sarà accolto al Government House dal governatore generale Jeffery e dal primo ministro Rudd, e pronuncerà il suo primo discorso pubblico, quindi si recherà al Mary MacKillop Memorial, dedicato alla prima beata australiana, beatificata da Giovanni Paolo II nel ’95, poi incontrerà ancora le autorità politiche; quindi nel pomeriggio l’atteso primo incontro con i giovani della GMG, che avverrà nel suggestivo scenario della Rose Bay, dove il Papa arriverà a bordo della nave Sydney 2000 per unirsi alla grande festa, accolto da un gruppo di giovani aborigeni. Il tema degli aborigeni e dei loro diritti per secoli calpestati - ha anticipato padre Lombardi - sarà ben presente in questo viaggio sia nelle parole del Papa e che nei discorsi delle autorità civili.

     
    Da segnalare poi nella giornata di venerdì, al mattino, due incontri nella St Mary’s Cathedral: il primo ecumenico - da notare che i cattolici hanno superato gli anglicani in Australia - e il secondo con i rappresentanti delle altre religioni, anche queste in crescita - specie il Buddismo e l’Islam - con l’emigrazione dall’Asia. Nel pomeriggio la Via Crucis, cui il Papa darà avvio, nella piazza antistante la cattedrale, ed ancora l’incontro con un gruppo di giovani in difficoltà di una comunità di recupero dell’Università di Notre Dame.

     
    Al sabato, dopo la Messa, al mattino nella stessa cattedrale con il clero australiano, si entrerà nel vivo della GMG con la Veglia di preghiera dei giovani, nell’ippodromo di Randwick, che domenica mattina 20 luglio alle ore 10 locali, le 2 di notte in Italia, ospiterà la solenne Messa presieduta da Benedetto XVI per la GMG 2008, con l’annuncio ufficiale all’Angelus della prossima sede della GMG 2011. Prima del rientro a Roma, nel pomeriggio, il grazie del Papa ai benefattori e gli organizzatori della GMG, che come sempre rinnoverà ai giovani l’invito di "prendere il largo" per annunciare la Buona Novella al mondo intero.

     
    Ogni ora che passa, dunque, Sydney si appresta a diventare sempre più "capitale" mondiale dei giovani. E la prossima accoglienza di Benedetto XVI e delle decine di migliaia di ragazzi dei cinque continenti, per la 23.ma Giornata mondiale della Gioventù, si profila come il più grande evento mai organizzato in terra australiana. Da Sydney, il servizio dell'inviato del quotidiano Avvenire, Mimmo Muolo:
     
    Il grande orologio digitale installato davanti alla cattedrale di St. Mary scandisce il conto alla rovescia che oggi segna "-6", ma in città già da diversi giorni si respira un clima di attesa e di vigilia, mentre all’aeroporto cominciano a sbarcare i primi pellegrini, che giungono da oltre cento Paesi, grazie a quello che assomiglia a un gigantesco ponte aereo. Si pensi che solo per gli italiani, annunciati in 10 mila, si tratta di 70 voli. Ancora di più per gli statunitensi, attesi in 25 mila, ma anche filippini, tedeschi e spagnoli faranno la loro parte, mentre per la prima volta, data la collocazione geografica favorevole, anche le nazioni dell’Asia saranno rappresentate da gruppi numerosi.

     
    I numeri distribuiti dal Comitato organizzatore centrale sono già imponenti: 225 mila iscritti, 125 mila dei quali non australiani, 8.000 volontari, 2.000 sacerdoti, 700 tra Cardinali e Vescovi. Più di 2000 giornalisti accreditati, 3 milioni e mezzo di pasti per i pellegrini. E mentre anche i ferrovieri australiani revocano lo sciopero inizialmente proclamato, proprio in coincidenza con l’arrivo di Benedetto XVI, il cardinale George Pell, lancia messaggi rassicuranti, anche per rispondere alle immancabili polemiche, rinfocolate dai media laicisti: “Siamo pronti – dice l’arcivescovo di Sydney – E sono certo che alla fine questo sarà un evento di grazie per tutta l’Australia”.

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    Disavanzo di circa 9 milioni di euro nel bilancio consuntivo della Santa Sede nel 2007. Per quello del Governatorato un risultato positivo di 6,7 milioni di euro

    ◊   Il Consiglio dei cardinali per lo studio dei problemi organizzativi ed economici della Santa Sede ha reso noto in un comunicato dati riferiti al bilancio consuntivo 2007 della Santa Sede, del Governatorato dello Stato della Città del Vaticano e dell’Obolo di San Pietro. Il bilancio economico della Santa Sede - riguardante attività istituzionali, finanziarie, immobiliari e mediatiche - si è chiuso con un disavanzo di circa 9 milioni di euro, dopo che nei precedenti tre anni si erano registrati risultati positivi complessivi per oltre 15 milioni di euro. Il servizio di Amedeo Lomonaco:
     
    Ad incidere su questo risultato nel bilancio consuntivo della Santa Sede è stato l’andamento del settore finanziario, che si è chiuso con un netto di solo 1,4 milioni di euro contro i 13,7 del 2006: si è avuta quindi una flessione di circa 12 milioni di euro, dovuta principalmente alla brusca ed assai accentuata inversione di tendenza nella fluttuazione dei tassi di cambio. Per quanto riguarda invece l’attività istituzionale nel 2007, oltre ad altri introiti di minore entità, la massa contributiva è rimasta sostanzialmente invariata. Da sottolineare, tra le varie voci, il risultato positivo di 36,3 milioni di euro del settore immobiliare, superiore di 4 milioni rispetto a quello del 2006. L’incremento è legato principalmente al maggior gettito delle locazioni e alle plusvalenze realizzate per la vendita di immobili. Nel settore delle attività di istituzioni collegate con la Santa Sede - Radio Vaticana, Tipografia Vaticana, Osservatore Romano, Libreria Editrice Vaticana e Centro Televisivo Vaticano - si è registrato invece un saldo negativo. Il passivo è di 14,6 milioni di euro, riferibile sostanzialmente al deficit della Radio Vaticana e ai costi per la pubblicazione dell’Osservatore Romano. Risultati positivi sono invece venuti dalla Tipografia Vaticana, dal Centro Televisivo Vaticano e dalla Libreria Editrice Vaticana che complessivamente hanno prodotto un utile di circa 3 milioni di euro.

     
    Il bilancio consuntivo del Governatorato dello Stato della Città del Vaticano ha fatto registrare nel 2007 un risultato positivo di 6,7 milioni di euro, in diminuzione rispetto al 2006 che si era concluso con un avanzo di oltre 21 milioni di euro. La flessione è dovuta, anche in questo caso, al settore finanziario. Notevole, poi, è stato l’impegno economico sostenuto per la tutela e la valorizzazione del patrimonio artistico della Santa Sede. Positivo inoltre, sotto tutti i punti di vista, il risultato dei Musei Vaticani, soprattutto grazie all’aumento del numero dei visitatori, che nel 2007 ha raggiunto la cifra di 4,3 milioni di presenze.

     
    Per quanto riguarda infine l’obolo di San Pietro, costituito dall’insieme di offerte destinate ad assistere il Papa, sono pervenute somme per un totale di 79 milioni di dollari. Il Santo Padre ha destinato l’Obolo per interventi caritativi alle popolazioni di vari Paesi del mondo colpiti da calamità di diversa natura e per sostenere numerose iniziative delle comunità ecclesiali del Terzo mondo.

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    Oggi su "L'Osservatore Romano"

    ◊   Nell'informazione internazionale, un articolo di Pierluigi Natalia dal titolo "Chi deve risarcire le vittime di Srebrenica?".

    Quel paradiso sembra proprio un giardino: in cultura, Fabrizio Bisconti sul luogo della beatitudine secondo la più antica iconografia cristiana.

    Barbara Mazzei illustra il restauro del cubicolo dei cinque santi nelle catacombe di San Callisto.

    La disperata ricerca di una zattera di ghiaccio: corrispondenza dall'Artico di Maria Maggi a bordo dell'"Amundsen" .

    Da John e Lyn Billings un aiuto concreto alle donne cinesi: Giulia Galeotti sui metodi naturali come modo per ascoltare il corpo.

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    Oggi in Primo Piano



    La questione dell'ordinazione delle donne vescovo nella Comunione anglicana. Intervista del reverendo David Richardson

    ◊   Lunedì scorso, l’organo di governo della Chiesa d’Inghilterra ha compiuto un ulteriore passo che apre a una futura ordinazione episcopale delle donne. Il voto ha suggellato sei ore di acceso dibattito durante la riunione del Sinodo generale svoltasi nella città di York, nel nord dell’Inghilterra. La decisione della Comunione anglicana è stata definita ieri, in una nota del Pontificio Consiglio per l’Unità dei Cristiani, come uno "strappo" alla tradizione e un "ostacolo" sulla via della riconciliazione. Su questo orientamento, Philippa Hitchen, della nostra redazione inglese, ha chiesto un parere al reverendo David Richardson, direttore del Centro anglicano di Roma:
     
    R. - Clearly it is significant but what it’s doing is responding to a report ...
    Ovviamente, è importante, ma sostanzialmente risponde ad un rapporto su cosa avverrebbe se ci fossero donne-vescovo. Il voto nel Sinodo di lunedì non rappresenta ancora una nuova norma, non è qualcosa che crea donne-vescovo da un giorno all’altro: siamo ancora molto lontani. Però, dal punto di vista della risonanza sulla stampa mondiale, questo è una sorta di momento cruciale. Infatti è stato deciso che non sarà istituita la figura di un “supervisore alternativo” per tutti coloro che, secondo coscienza, non possono accettare l’idea di avere una donna-vescovo: figura che rischia di creare una seconda Chiesa nella Chiesa. Invece, il Sinodo ha stabilito che, nel momento in cui la norma introdurrà l’ordinazione episcopale della donna, ci saranno solo linee-guida per la strada da seguire.

     
    D. – Sono ormai oltre dieci anni che in Inghilterra ci sono sacerdoti-donna e in altre parti del mondo la Comunità anglicana ha già donne-vescovo. In Gran Bretagna, la resistenza che c'è a questo concetto riguarda una piccola minoranza o un numero molto ampio di fedeli?

     
    R. – That’s hard to me to answer, because I haven’t worked in the Church of England ...
    Mi riesce difficile rispondere a questa domanda, perché io non ho lavorato poi molto nella Chiesa d’Inghilterra. La mia sensazione però è che se pure si tratta di una minoranza, è una "grande" minoranza, certamente molto rappresentativa e certamente molto appassionata. Una minoranza che non è diminuita in questi anni nei quali si è già proceduto a ordinazioni sacerdotali femminili. Detto questo, sono sicuro che oggi ci siano persone, molte persone, in Inghilterra che avrebbero votato contro il ministero ordinato alle donne ma che, dopo aver lavorato con loro, hanno cambiato opinione. Ora, come ho detto, la decisione non è ancora presa: ciò che è accaduto è che è stato deciso di procedere in tal senso con un dibattito che probabilmente durerà per i prossimi due-tre anni.

     
    D. - Come è noto, la Santa Sede ha risposto affermando che questo sarebbe un ulteriore ostacolo alla riconciliazione tra Chiesa cattolica e la Chiesa d’Inghilterra. Lei cosa ne pensa? Quanto peso può avere, a livello ecumenico, una decisione del genere?

     
    R. - It is certainly an obstacle but it is an obstacle that really has to be addressed: …
    Sicuramente è un ostacolo, ma è un ostacolo, in realtà, che deve essere affrontato. La Comunione anglicana ha lavorato in due direzioni: sul fronte ecumenico, ha lavorato molto intensamente con la Chiesa cattolica romana - nelle Dichiarazioni ARCIC si ritrovano punti di accordo su diverse affermazioni teologiche. D’altro canto, all’interno della Comunione anglicana in tutto il mondo, da molto tempo ormai ci sono forti pressioni per l’ordinazione sacerdotale e poi episcopale delle donne. E’ importante ora che la Chiesa anglicana affronti la realtà nella direzione che sta prendendo la sua teologia, piuttosto che affrontare dialoghi ecumenici che non riflettono realmente le intenzioni della Chiesa.

     
    D. - Questo argomento sarà trattato anche alla prossima Conferenza di Lambeth?

     
    R. - Not for debate; I’ve no doubt inevitably it will play a part in the discussions of …
    Non credo sarà discusso. Penso sia inevitabile che l’argomento venga trattato nella Conferenza, ma non penso sarà argomento di discussione. Il punto è che una Chiesa nazionale, e cioè la Chiesa d’Inghilterra, decide di rivedere la propria normativa che poi sarà dibattuta e poi dovrà essere presentata nelle diocesi. La Chiesa d’Inghilterra sta facendo, in sostanza, quello che altre componenti della Comunione anglicana hanno già fatto negli anni passati.

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    Accordo al ribasso sul clima per le resistenze di Cina e India al G8 di Toyako, conclusosi in Giappone. Intervista con Francesco Sisci

    ◊   Aiuti all’Africa, abbattimento delle emissioni dei gas-serra, allarme per l’aumento del prezzo del petrolio, ma anche crisi alimentare e sostenibilità dei Paesi in via di sviluppo. Tanti i temi affrontati durante il G8 di Toyako, in Giappone, terminato oggi. Ma per cosa verrà ricordato questo vertice nei prossimi anni? Salvatore Sabatino lo ha chiesto a Francesco Sisci, corrispondente dall’Asia per il quotidiano La Stampa. Ascoltiamo:

    R. - Intanto, per due o tre questioni contingenti di breve termine, come quelle degli aiuti all’Africa e degli aiuti alimentari, riferite in qualche modo immediata. Poi, nel lungo termine, per il taglio delle emissioni - o la promessa del taglio di emissioni dei gas-serra - e forse anche per un’altra questione di medio termine, cioè la prepotente emersione della Cina come il nono membro in pectore di questo gruppo di grandi.

     
    D. - Le promesse verranno effettivamente mantenute o resteranno lettera morta, così come è successo purtroppo anche in passato?

     
    R. - Credo che sul breve termine - sugli aiuti alimentari, ecc. - ci sarà qualche azione anche perchè ciò è necessario anche per alleggerire l’azione di inflazione mondiale. Sui temi relativi a un più lontano futuro, cioè il taglio delle emissioni dei gas-serra entro il 2050, ho più sospetti anche perché i termini sono estremamente vaghi e poi l’obiettivo è talmente distante che moltissime cose possono succedere nel frattempo.

     
    D. - Ampia la panoramica delle principali crisi internazionali affrontate dai leader del G8. Si è avuta l’impressione che tra i leader non ci siano state spaccature importanti. E’ davvero così?

     
    R. - Effettivamente, si è stati attenti a mantenere un fronte unito, anche perché c’era un confronto tra Paesi del G8 e quelli emergenti che erano in qualche modo “alla finestra”. Detto questo, se si va a vedere nel dettaglio, le differenze probabilmente ci sono proprio sul tema poi più caldo, quello che dovrebbe determinare la strategia di lungo termine delle emissioni e della stessa struttura dell’industrializzazione: c’è il Giappone che vorrebbe una riduzione drastica delle emissioni e direi, in questo caso, c’è anche un’idea molto interessante promossa dall’Italia, che ha avanzato l’idea che bisogna puntare decisamente sul nucleare per tagliare sia le emissioni di Co2, sia soprattutto per limitare la dipendenza da petrolio e da gas.

     
    D. - La presidenza del G8 passa ora nelle mani dell’Italia, che organizzerà il vertice il prossimo anno. Ci sono già anticipazioni circa i temi che saranno approfonditi in quella sede?

     
    R. - C’è un tema interessante legato all’energia, e cioè la questione dell’Asia centrale. L’Asia centrale, dopo il Medio Oriente, è la grande riserva di energie, soprattutto di gas, del presente e del prossimo futuro.

     
    Nell’ambito del vertice di Toyako, i leader del G8 hanno espresso “profonda preoccupazione” perché l’Iran non ottempera ai suoi obblighi internazionali riguardo al programma di arricchimento dell’uranio. Tuttavia, i Paesi più industrializzati del mondo intendono proseguire sulla via diplomatica. Intanto, a margine del G8, la Russia si è detta estremamente contrariata per l’accordo siglato tra la Repubblica Ceca e gli Stati Uniti per l’installazione sul territorio del Paese europeo di un sistema radar antimissile. Mosca considera il progetto americano una minaccia alla propria sicurezza e ha assicurato di “reagire” mettendo in campo alcune “misure di ritorsione” pur rimanendo aperta al dialogo.

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    Grave sentenza dei giudici di Milano che autorizza l'interruzione dell'alimentazione a Eluana Englaro, da 16 anni in coma vegetativo. Il prof.Gianluigi Gigli: "E' la Terry Schiavo d'Italia"

    ◊   I magistrati della Corte d’Appello civile di Milano hanno autorizzato il padre di Eluana Englaro - da 16 anni in stato vegetativo permanente dopo un incidente stradale - a sospendere il trattamento di alimentazione ed idratazione forzato della figlia. Dal 1999, la famiglia della ragazza ne chiedeva l’interruzione, ma nessun tribunale aveva mai accolto la richiesta. Stamani la sentenza, definita "grave" dal Centro di Bioetica dell’Università Cattolica, in quanto disconosce il principio della non disponibilita' della vita e il dovere di ogni società civile, di assistere i propri cittadini più deboli. Ma sentiamo, al microfono di Adriana Masotti, il prof.Gianluigi Gigli del Consiglio esecutivo di “Scienza e vita” e direttore di neurologia dell’ospedale Santa Maria della Misericordia di Udine.
    Per un commento su questa vicenda, Adriana Masotti ha intervistato il prof. Gianluigi Gigli del Consiglio esecutivo di “Scienza e vita” e direttore della neurologia dell’ospedale Santa Maria della Misericordia di Udine:

    R. - La notizia ovviamente è estremamente triste. Eluana Englaro sarà la Terry Schiavo d’Italia. La decisione era, in qualche modo, attesa, a partire dal pronunciamento della Corte di Cassazione del novembre scorso. Pronunciamento che di fatto, pur tra contraddizioni molto grosse, tra riaffermazioni del diritto alla vita e di alcuni sani principi, tuttavia apriva la porta alla decisione che la Corte d’Appello di Milano ha oggi preso e cioè che - laddove sussistessero le condizioni di irreversibilità dello stato vegetativo stesso ed una manifestazione di volontà da accertare da parte del paziente, circa il non desiderare questo tipo di cura - si sarebbe potuto procedere alla sospensione dell’idratazione e della nutrizione.

     
    D. - Ma la volontà della giovane è stata in qualche modo comprovata?

     
    R. - E' qui comincia il pendio scivoloso di questa storia. Si tratta in pratica di un accertamento estremamente indiretto, basato talvolta sul sentito dire, basato su una ricostruzione di quello che avrebbe potuto essere, per quello che noi conosciamo del paziente, il suo convincimento se quella condizione si fosse determinata. E qui c’è un primo punto molto importante, anche da un punto di vista giuridico e politico. Lei sa che, l’anno passato, il parlamento italiano è stato attraversato da una serratissima discussione sul problema delle dichiarazioni anticipate di volontà: il cosiddetto "testamento biologico". Lì dove il parlamento non è arrivato, ancora una volta in Italia arrivano i giudici che si sostituiscono al potere legislativo e di fatto interpretano la cosa nel senso più largo possibile, decidendo che comunque una ricostruzione della presunta volontà del paziente valga, a tutti gli effetti, al pari delle dichiarazioni anticipate di volontà, peraltro non ancora legali nel nostro Paese. Tutto questo si fonda anche su presupposti di ordine medico, che sono abbastanza discutibili, nel senso che lo stato vegetativo è per sua natura una condizione il cui recupero, pur divenendo sempre meno probabile con il passare del tempo, non è mai escludibile completamente. E poi, la Corte fa un secondo scivolone lì dove equipara in qualche modo l’idratazione e la nutrizione assistite ad un trattamento medico. Ci sono delle cose che servono a qualunque uomo, non solo al paziente, e quindi non possono essere equiparate al trattamento medico.

     
    D. - Spaventa anche il modo in cui Eluana potrebbe morire, praticamente di fame e di sete...

     
    R. - Certamente, questo è il modo. Le ho detto prima che sarà la Terry Schiavo d’Italia. Quali sono ora i rischi di tutta questa operazione, al di là del porre drammaticamente fine e in modo deliberato alla vita di una persona innocente? I rischi sono che il processo si estenda ad altre persone, ad altre categorie. Lei pensi alla categoria dei dementi - ben più ampia e rappresentata rispetto ai pazienti in stato vegetativo - nei quali, sì, quando si arriva a quella condizione che è paragonabile allo stato vegetativo insorto acutamente della Eluana Englaro, il demente davvero non è più reversibile. Cosa succederà in questo Paese quando cominceranno forse a fioccare richieste di sospensione dell’idratazione e della nutrizione ai pazienti dementi? Secondo motivo di grande allarme è quello ovviamente della considerazione di una possibilità più “pietosa” di metter fine alla vita di questi pazienti, costituita eventualmente da una iniezione eutanasica.

     
    D. - Il padre di Eluana ha commentato: “Ha vinto lo Stato di diritto”. La sua è stata una battaglia lunga nove anni: cosa si può dire di questo suo insistere in nome della figlia?

     
    R. - Io non mi permetto di giudicare lo stress psichico di una famiglia certamente provata, anche se ovviamente non condivido la richiesta. Devo dire che, però, dietro a tutto questo c’è ben altro: c’è, in buona sostanza, l’affermazione - sempre più evidente nella nostra cultura - di un’assolutizzazione del principio di autodeterminazione. E questo, secondo me, è il vero dramma di tutto questo: perchè alla fine noi arriveremo al fatto che lo stesso rapporto tra medico e paziente si snaturerà completamente, perché noi potremo lavorare sempre e soltanto in base ad un principio di autodeterminazione, portato fino all’estremo, di poter disporre della vita.

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    Il premio Nobel per la pace, Muhammed Yunus, ha presentato il suo nuovo libro "Un mondo senza povertà". Intervista con l'economista

    ◊   “Un mondo senza povertà”: è il titolo del nuovo libro di Muhammed Yunus, l’economista, premio Nobel per la Pace nel 2006, fondatore della Grameen Bank, un istituto bancario indipendente che pratica il microcredito senza garanzia e che è diffuso in 57 Paesi. Yunus, originario del Bangladesh, è anche autore del bestseller internazionale “Il banchiere dei poveri”, appassionante racconto della sua esperienza alla Grameen Bank che ha ridato speranza e concretezza a milioni di persone senza mezzi in tutto il mondo, sostenendoli nella loro attività o in famiglia. L’economista Muhanned Yunus, che ha ricevuto nei giorni scorsi a Roma una laurea honoris causa in Scienze per la cooperazione e lo sviluppo all’Università la Sapienza, presenta al microfono di Umberto Rondi il suo nuovo libro:
     
    R. - This is a book about social business and the future of capitalism...
    In questo libro si parla di impegno sociale e del futuro del capitalismo, cioè di come il capitalismo abbia bisogno di essere ridisegnato in modo da poter superare i problemi che invece va creando.

     
    D. - In che modo, secondo lei, il microcredito può essere allargato e maggiorente diffuso?

     
    R. - By more people taking interest in social business, joining social business…
    Facendo in modo che un numero sempre crescente di persone si interessi al microcredito e vi partecipi. Bisogna fare in modo che questo tipo di attività economico-sociale possa espandersi in molti ambiti come la povertà, la tecnologia, gli alloggi, l’acqua potabile, la sanità... Il concetto di microcredito può essere applicato in ogni campo, chiunque può prendere l’iniziativa e creare qualcosa.

     
    D. - Qual è il ruolo della comunicazione in questo ambito?

     
    R. - Very important, because you have to spread ideas...
    E’ molto importante, perché è necessario diffondere le idee, è necessario che la gente possa sapere e che possa essere “ispirata” dal lavoro di altre persone. E’ necessario che le persone comunichino tra di loro in modo che il concetto di microcredito si possa diffondere e possa contribuire a risolvere i molti problemi che vediamo intorno a noi.

     
    D. - Come vede il futuro?

     
    R. - I see future is much brighter than what we have seen so far …
    Vedo il futuro in maniera molto più luminosa di quanto non sia stato finora. Penso che ci stiamo muovendo in maniera tale da poter risolvere i nostri problemi e penso che, con il passare del tempo, possiamo creare un mondo senza povertà, un mondo più umano, più sicuro. Questo è il mondo che possiamo creare: i giovani vogliono farlo, si tratta solo di fornire loro l’opportunità di farlo.

     
    D. - Che cosa può fare ciascuno di noi per combattere la povertà, per prendere coscienza di cosa sia la povertà?

     
    R. - One of the ways to support social business is either you start a social business ...
    Un modo di sostenere il microcredito è di potervi accedere direttamente, oppure di aiutare chi è ricorso al microcredito: questa può essere la scelta individuale.

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    Chiesa e Società



    Solidarietà della Chiesa italiana a Benedetto XVI per gli insulti lanciati dalla manifestazione di Roma sulla giustizia

    ◊   All’indomani della manifestazione di Roma contro le misure del governo italiano sulla giustizia, si registrano diverse prese di posizione all’interno della Chiesa Italiana in merito ai duri attacchi nei confronti del Santo Padre lanciati dal palco di Piazza Navona. “La volgarità si qualifica di per se stessa. Non ho alcun altro commento da fare'', ha detto il direttore della Sala Stampa Vaticana, padre Federico Lombardi, ai giornalisti che lo interpellavano, alla fine di una conferenza stampa, sugli insulti rivolti al Benedetto XVI. “Profondo dispiacere” per le parole offensive riferite al Santo padre è stato espresso anche dalla diocesi di Roma, mentre in una nota del SIR, l’agenzia della Conferenza episcopale italiana, si legge in merito: "Trasformare una manifestazione pubblica di dissenso su importanti scelte politiche in un'occasione per insultare e offendere altri con toni di inconcepibile volgarità non può e non deve essere considerata un'espressione di democrazia e, quindi, neppure di intelligenza". Quanto accaduto ieri sera in piazza, si legge ancora, è una "deriva che ha disgustato perfino alcuni presenti che si sono allontanati" che "conferma che c'é un’Italia maggioritaria, sana, che discute e si esprime anche con toni vibranti ma sempre rispettosi dell’altro e un’Italia assolutamente minoritaria che per esistere ha bisogno di insultare"”. Il SIR tende comunque a ridimensionare la portata dell’evento: “Una miserevole realtà - scrive - che trova, e troverà, spazio per qualche ora su video e giornali ma che è destinata a essere rimossa dalla coscienza laica di un Paese come il nostro”. “Ed è proprio questa stessa coscienza laica a ribellarsi soprattutto alle offese a Benedetto XVI - aggiunge infine la nota del SIR - alla menzogna e all’ignoranza che formano la palude in cui nascono e crescono parole ed espressioni che ci rifiutiamo di credere che possano appartenere a un cittadino responsabile, a una persona che pensa e critica, credente o non credente che sia”. Sulle offese rivolte al Pontefice nel corso della manifestazione di Roma, è intervenuta anche la presidenza nazionale dell’Azione Cattolica Italiana, esprimendo solidarietà a Papa Benedetto XVI e anche al presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, anch'egli "vittima" di insulti. “A entrambi - si afferma - l’Azione Cattolica esprime vicinanza e gratitudine per il servizio che, in ruoli diversi, prestano per l’unità del nostro Paese e tra i popoli”. Certamente, prosegue, "non può essere chiamato in causa, per quanto accaduto ieri, il nobile esercizio del diritto di critica, linfa vitale della democrazia. Ci auguriamo - conclude la nota dell'A zione cattolica - che le espressioni della società civile ieri presenti in piazza Navona, e i cittadini presenti, sappiano tenere separati la lecita promozione delle loro idee da atteggiamenti distruttivi”. (M.G.)

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    A Panama, l’assemblea dei vescovi ha trattato i temi delle vocazioni, dell’Anno paolino e dell’adorazione eucaristica

    ◊   Si è tenuta dal 30 giugno al 4 luglio la seconda riunione ordinaria annuale dei vescovi del Panama, che hanno prodotto un documento per illustrare i principali eventi del Paese e proporre un’analisi personale della società. L'agenzia Fides riferisce l'annuncio della prossima visita ad Limina in Vaticano, dal 15 al 20 settembre, nel corso della quale i vescovi si augurano di poter incontrare il Santo Padre. L’Anno paolino, invece, viene vissuto come opportunità “per riscoprire la figura missionaria di San Paolo, rileggere le sue lettere, rivivere i primi tempi della Chiesa, approfondire i suoi insegnamenti e meditare sulla sua vigorosa spiritualità evangelizzatrice”. Nel corso dell’assemblea, i vescovi hanno analizzato la situazione delle vocazioni nel Paese constatandone “con gioia” l’aumento e hanno invitato a pregare per i seminaristi e a collaborare economicamente al loro sostentamento. I vescovi hanno, inoltre, tenuto a promuovere l’adorazione del Santissimo Sacramento che sarà dedicata “alla santificazione del clero e alla promozione delle vocazioni alla vita sacerdotale e consacrata”, come stabilito nel recente Congresso eucaristico internazionale di Québec. I presuli ringraziano poi per l’accoglienza del documento di Aparecida, primo passo della Grande missione continentale la cui apertura ufficiale è prevista per il 17 agosto a Quito, in Ecuador. Il lancio ufficiale, invece, avrà luogo il primo marzo 2009 ad Atalaya: in proposito, i vescovi hanno creato una Commissione centrale per diffondere la missione a livello nazionale. Per quanto riguarda la realtà del Paese, l’assemblea dei presuli ha rivolto un pensiero alle elezioni politiche del prossimo anno, che auspicano potranno tenersi in un clima di pace e serenità. I vescovi di Panama hanno lanciato infine un appello ai futuri governanti, affinché affrontino i problemi reali della società: salute, educazione, alloggio, trasporto, amministrazione della giustizia, sicurezza e alto costo della vita. (R.B.)

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    Il presidente della Conferenza episcopale peruviana in difesa dei lavoratori che non aderiscono allo sciopero generale

    ◊   Rispettare la libertà di coloro che non aderiscono allo sciopero generale di oggi in Perù. È l’appello lanciato ai leader dell'Unione generale dei lavoratori del Perù (CGTP), da parte di mons. Héctor Miguel Cabrejos Vidarte, presidente della Conferenza episcopale peruviana. Alla vigilia della manifestazione contro il governo, mons. Miguel Cabrejos ha diffuso una nota dove spiega che "la Chiesa considera il diritto di sciopero qualcosa di personale e ritiene che sia importante rispettare la libertà di coloro che non vogliono smettere di lavorare". L'arcivescovo ha poi detto che, anche se giustificata, la protesta deve disporre di proposte valide. Il presule ha inoltre invocato il principio di non-violenza da entrambe le parti: per chi partecipa allo sciopero e per quelli che non lo vogliono. infine, il presidente della Conferenza episcopale peruviana ha riconosciuto che “l’Accordo nazionale” è la sede appropriata per risolvere i problemi, sempre che questo fornisca dei risultati concreti. "Dialogo sì, ma con risultati", ha ribadito mons. Miguel Cabrejos. "Il dialogo non dovrebbe mancare in nessuna circostanza, ma deve portare a dei risultati". (M.G.)

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    La direttiva europea sui rimpatri preoccupa i vescovi spagnoli

    ◊   La “direttiva rimpatri”, approvata recentemente dal Parlamento Europeo, continua a sollevare perplessità all’interno delle varie Chiese del vecchio continente. Ieri, i vescovi della Commissione delle migrazioni della Conferenza episcopale spagnola ha rivolto un appello alle istituzioni comunitarie perché “si rispettino sempre la dignità e i diritti fondamentali degli immigrati, indipendentemente dalla loro situazione legale, e si aumentino fino all’estremo le cautele affinché, in ogni misura legale, amministrativa o relativa alla sicurezza e all’ordine pubblico, si eviti l’equiparazione, reale o apparente, degli immigrati senza documenti ai delinquenti”. La Commissione, si legge nel comunicato ripreso dalla MISNA, “intende richiamare specialmente l’attenzione sul trattamento degli immigrati ‘detenuti’ e rimpatriati nei loro Paesi e dei minori non accompagnati, sia riguardo ai tempi di detenzione che alla modalità di restituzione ai rispettivi Paesi, come per la ‘penalizzazione aggiunta’ del divieto di tornare nell’Unione Europea per un lungo periodo”. (M.G.)

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    GMG 2008: La delegazione vietnamita è guidata dal più giovane vescovo del Paese

    ◊   È il più giovane vescovo del Vietnam a guidare la delegazione dei giovani alla GMG di Sydney: mons. Joseph Dang Duc Ngan, vescovo di Lang Son da sette mesi, ha 50 anni e proviene da una delle diocesi più povere del Paese. Come precisato da AsiaNews, a Lang Son ci sono 6.200 cattolici su una popolazione di oltre un milione di persone. La regione si stende lungo il confine cinese ed è tra le più povere, perché colpita dalla guerra in Vietnam e da quelle tra il Vietnam e la Cina, nel corso delle quali molte chiese sono andate distrutte. Qui, la maggior parte della popolazione appartiene a gruppi tribali e il lavoro pastorale deve procedere di pari passo con quello sociale finalizzato allo sviluppo. “L’incontro di Sydney sarà molto importante per i giovani vietnamiti, che avranno la possibilità di approfondire la loro fede”, aveva detto il vescovo prima di partire, sottolineando il valore della testimonianza di una fede vissuta tra molte difficoltà come la povertà e l’analfabetismo. Il presule aveva poi espresso il suo rammarico per i 700 giovani vietnamiti che non sono potuti partire: su 900 che ne avevano fatto richiesta, il visto è stato rilasciato solo a 200 ragazzi, per paura di fughe in massa dal Paese. (R.B.)

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    GMG 2008: UN sacerdote italiano dirigerà la Via Crucis

    ◊   La direzione della Via Crucis della prossima Giornata mondiale della gioventù, che si svolgerà il 18 luglio a Sidney, è stata affidata a un sacerdote italiano, padre Franco Cavarra. Residente a Melbourne, padre Cavarra emigrò in Australia nel 1954 con i genitori originari della Sicilia. Dopo essersi laureato in Storia e filosofia, si orientò verso l’opera e il teatro arrivando, anche grazie a una borsa di studio del governo australiano, all’Opera House di Sydney, nel 1973, come assistente manager. Nel 1994, entra in seminario e una volta sacerdote si impegna in organizzazioni di spettacoli e manifestazioni artistiche. “Nell’opera, tutte le mie passioni convergono: la musica, il dramma, i colori, le emozioni”, afferma in un servizio pubblicato sull’edizione per gli italiani all’estero del mensile “Il Messaggero di sant’Antonio” e ripreso dall’agenzia SIR. Intanto, tutto è pronto per la Via Crucis che sarà trasmessa in diretta televisiva mondiale: sono stati scelti per i personaggi principali un gruppo di giovani. “Spero che sia per un'esperienza che cambierà loro la vita”. “Vogliamo che la Via Crucis sia un evento storico che possa interessare a tutti gli australiani, non solo i cattolici", ha aggiunto il sacerdote italiano. (M.G.)

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    Incontro politici e lotta all’AIDS al centro del viaggio in Mozambico del fondatore della Comunità di Sant’Egidio

    ◊   È in corso, in Mozambico, la missione del fondatore della Comunità di Sant’Egidio, Andrea Riccardi, che lo porterà a incontrare le autorità politiche locali, tra cui il presidente della Repubblica, Armando Emilio Guebuza, e il primo ministro, Luisa Diogo, e fare il punto del Programma DREAM per la cura dell’AIDS. Il viaggio si tiene in concomitanza con il 40.mo anniversario della Comunità di Sant’Egidio, che nel Paese africano è presente in oltre 120 località, nel quadro di un impegno nell’evangelizzazione e in attività sociali con bambini, prigionieri e anziani. La Comunità è all'origine dell'Accordo generale di pace per il Mozambico firmato a Roma nel 1992 e ha inoltre dato vita, nel 2002, al Programma DREAM per la cura dell'AIDS e la lotta alla malnutrizione. Oggi, i pazienti in cura sono circa 45 mila, di cui 13 mila in trattamento con i farmaci antiretrovirali, in 10 centri di cura e con il supporto di 4 laboratori di biologia molecolare. Grazie al Programma DREAM, sono nati dal 2002 a oggi 4 mila bambini sani da madri sieropositive. Ma nel Paese è impossibile abbassare la guardia: la pandemia dell'AIDS riguarda il 16,5 % della popolazione: circa 3 milioni di persone sono infettate dal virus HIV. (M.G.)

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    I vescovi degli Stati Uniti stanziano 4 milioni di dollari per finanziare progetti in America Latina

    ◊   Il Sottocomitato per la Chiesa in America latina della Conferenza dei vescovi cattolici degli USA a giugno ha stanziato 1,57 milioni di dollari a sostegno di progetti pastorali in 21 Paesi dell’America del sud e dei Carabi, raggiungendo così la quota di 4 milioni di finanziamenti in un anno. Stando a quanto riportato dall’agenzia Fides, dall’inizio dell’anno, grazie a questi fondi, si sono potuti finanziare 246 progetti per un totale di 3 milioni e 827 mila dollari. La maggior parte del denaro raccolto viene destinato alla formazione di seminaristi e religiosi, all’educazione e alla catechesi, alla pastorale giovanile e all’evangelizzazione, alla formazione e ai ministeri laicali. Un’altra parte dei finanziamenti, poi, viene impiegata per la pastorale giovanile di Ecuador, Costa Rica e Repubblica Dominicana, per programmi di attività rurale in Cile, Brasile e Perù, per l’appoggio alla pastorale delle famiglie e agli esperti che lavorano nei centri che promuovono metodi di pianificazione naturale della famiglia, affinché possano prendere parte al Congresso panamericano sul tema che avrà luogo in Honduras dal 22 al 27 luglio. Molti gli eventi importanti cui si è potuto partecipare grazie ai sussidi: il 49.mo Congresso eucaristico internazionale di Québec, cui sono intervenuti fedeli dall’Argentina, dal Brasile, da Cuba, dalla Colombia, da El Salvador, dall’Ecuador e dal Paraguay; il terzo Congresso missionario americano CAM 3 in programma a Quito, in Ecuador, ad agosto. (R.B.)

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    Caritas Internationalis al G8: ridurre le emissioni di carbonio del 50% non è abbastanza

    ◊   Non è soddisfatta, Caritas Internationalis, delle decisioni che il G8, in corso di svolgimento in Giappone, ha preso in merito al surriscaldamento del pianeta: tagliare le emissioni di carbonio del 50 per cento entro il 2050. “Per evitare che la temperatura della Terra non aumenti di due gradi - ha detto Joseph Cornelius Donnelly, capo della delegazione Caritas Internationalis alle Nazioni Unite di New York e presente al vertice di Hokkaido - bisognerebbe arrivare a un taglio almeno dell’80 per cento”. Secondo il rappresentante, come riportato dall’agenzia SIR, se la decisione presa costituisce un punto di partenza delle negoziazioni va bene, ma se è l’obiettivo finale, allora si tratta di “un grande fallimento della leadership”. Donnelly ricorda come le maggiori vittime dei cambiamenti climatici dovuti al surriscaldamento globale siano i più poveri e gli emarginati in Asia meridionale, Messico, Africa, e suggerisce che a coprire il 95 per cento dei finanziamenti necessari siano Stati Uniti, UE, Giappone, Canada e Australia. (R.B.)

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    ANNO PAOLINO: le iniziative nella Repubblica Democratica del Congo

    ◊   Il 29 giugno scorso, si è aperto l’Anno paolino anche nella Repubblica Democratica del Congo, con la Messa solenne nella cattedrale di Notre Dame du Congo a Kinshasa, officiata dal nunzio apostolico, l'arcivescovo Giovanni Aniello. Il messaggio per la comunità cristiana congolese, espresso dal segretario della Conferenza episcopale, mons. Léonard Santedi, è l’impegno sull’esempio della figura del Santo di Tarso, fino ad arrivare a dire: “Per me vivere è Cristo”. Dopo l’inaugurazione del Centro di diffusione Médiaspaul a Lubumbashi, il calendario delle manifestazioni, come annunciato dal segretario dell’arcidiocesi di Kinshasa, don Dieudonné Frédéric Bobo, e riportato dall’agenzia Fides, entrerà nel vivo ad agosto con l’inaugurazione della libreria Médiaspaul a Kitambo-Kinshasa. A settembre, inoltre, inizierà un ciclo di incontri mensili sulle Lettere, a ottobre un concorso di poesia e musica sull’Inno alla Carità, le cui premiazioni saranno a giugno 2009. Il nuovo anno si aprirà con un cineforum presso la parrocchia di Barumbo, dove faranno voto di professione perpetua i chierici della Società San Paolo. A maggio una tavola rotonda, a giugno la presentazione del secondo volume della "Bibbia per l’Africa" in francese semplificato, una guida per l’adorazione eucaristica con estratti dalla Lettere paoline, poster, CD di musica religiosa, un calendario e un’agenda illustrata con pensieri del Santo, cartoline e adesivi con versetti, sono tra le iniziative intraprese per l’Anno paolino. La chiusura delle celebrazioni vedrà l’ordinazione sacerdotale dei diaconi della Società San Paolo e sarà presieduta dall’arcivescovo di Kinshasa, mons. Laurent Monsngwo Pasinya. Anche il ritiro annuale del luglio 2009 sarà ancora dedicato alla figura del Santo. (R.B.)

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    L’ospedale Bambino Gesù, con missioni e progetti internazionali, è impegnato nella cura dei bambini dei cinque continenti

    ◊   Da circa 15 anni, l’Ospedale pediatrico Bambino Gesù è attivo in oltre 40 Paesi grazie a un articolato programma strategico di missioni caritative organizzate che prevedono visite specialistiche, interventi chirurgici, costruzione di presidi e corsi di formazione e aggiornamento altamente specializzati. Come ricorda l’agenzia Fides, nel 2007 sono state quattro le nuove missioni intraprese dal nosocomio per la cura dei bambini: la più rilevante è sicuramente la realizzazione del padiglione clinico-chirurgico pediatrico di Takeo, in Cambogia. La struttura, accessibile ai più poveri grazie ai servizi completamente gratuiti, è attrezzata per la terapia intensiva, l’ecocardiografia e la medicheria e nasce da un accordo con il governo locale. Altro grande risultato è stato raggiunto in Tanzania, uno dei Paesi più poveri dell’Africa centrale, in cui, oltre alla missione di Itigi, nella nuova capitale Dodoma, è stata organizzata l’attività dei laboratori del "Villaggio della speranza" che ospita bambini malati di AIDS e orfani. In America latina, specialmente nei territori di Guatemala, Honduras, El Salvador, Nicaragua, Costa Rica, Haiti, Cuba e Repubblica Dominicana, il Bambino Gesù ha applicato il programma di prevenzione della trasmissione materno-fetale dell’HIV, come previsto dall’accordo firmato con l’Istituto Italo Latino Americano. Infine, un altro patto siglato con le autorità albanesi, consente la collaborazione tra il Bambino Gesù e il Madre Teresa di Calcutta a Tirana. L’ospedale pediatrico aveva già all’attivo molte missioni e progetti nel mondo: nei Paesi del bacino del Mediterraneo e in quelli dell’Europa dell’est e dell’ex Unione Sovietica, nell’Asia orientale e nel continente africano. (R.B.)

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    Sempre grave, secondo l'UNICEF, l’emergenza in Myanmar a due mesi dal ciclone Nargis

    ◊   Non accenna a placarsi lo stato d’emergenza nelle zone del Myanmar, duramente colpite due mesi fa dal ciclone Nargis: secondo le stime dell’UNICEF, che sta potenziando l’assistenza ai bambini e alle famiglie nelle aree più colpite, fornendo scorte mediche, nutrizionali, acqua e servizi igienico-sanitari e sostenendo la riapertura delle scuole e la protezione dei piccoli orfani, sono 84 mila le vittime accertate e 54 mila le persone che risultano ancora disperse. Nel delta dell’Irrawaddy, stando ai dati dell’agenzia ONU, le persone gravemente coinvolte sono 2,4 milioni, tra le quali si contano un milione di senzatetto privi di mezzi di sussistenza. Per ciò che riguarda l’aspetto sanitario e nutrizionale, l’organizzazione umanitaria si sta occupando della cura di 600 mila persone, soprattutto bambini, affetti da diarrea acuta, malaria e dengue, e di supplire alla mancanza di personale medico specializzato attraverso la collaborazione con altre associazioni, nonché di distribuire kit familiari con generi di prima necessità: zanzariere, insetticidi, kit di assistenza al parto, mascherine e guanti. Si procede inoltre contro denutrizione e malnutrizione con confezioni di preparati ad alto valore proteico, latte terapeutico, alimenti pronti all’uso e biscotti proteici. Quanto all’aspetto igienico-sanitario, l’UNICEF sta provvedendo alla sistemazione di latrine, gabinetti e tubature, taniche per la raccolta dell’acqua, compresse a base di cloro, flaconi di liquidi e fusi di additivi per potabilizzare, destinati ai campi di sfollati e ai villaggi in cui la popolazione sta facendo ritorno e prevede, nel lungo periodo, l’installazione di 400 pozzi. Per quanto riguarda scuola e infanzia, l’agenzia ONU ha procurato teli impermeabili e tende, kit individuali e materiali didattici per scolari e maestri e sta promuovendo centri per la raccolta di informazioni e la ricerca delle famiglie dei bambini rimasti soli e "spazi a misura di bambino" nei campi per sfollati. (R.B.)

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    24 Ore nel Mondo



    Turchia: sparatoria vicino al consolato americano di Instabul. Sei le vittime

    ◊   Paura in Turchia. E’ di sei vittime, tra cui tre agenti, il bilancio di una sparatoria avvenuta nei pressi del consolato statunitense ad Istanbul. Secondo una prima ricostruzione, un commando di quattro uomini armati a bordo di una vettura ha aperto il fuoco contro un posto di blocco della polizia che ha risposto uccidendo tre sospetti. Al vaglio degli inquirenti tutte le piste possibili per spiegare le ragioni dell’attentato, condannato dal presidente Gul, che giunge in un momento particolare per la Turchia e per il suo partito di governo, Giustizia e Sviluppo - AKP - del premier Tayyip Erdogan. Ce ne parla Antonio Ferrari, editorialista del Corriere della Sera, esperto di questioni politiche turche, intervistato da Giada Aquilino:


    R. – E’ un attentato molto strano perché il Consolato americano ad Istanbul prima si trovava nel centro non lontano da quello italiano e inglese, ma poi per ragioni di sicurezza è stato spostato sulla collina della città. Strano perché il primo pensiero è stato per il PKK, cioè i separatisti curdi, che puntano ad una maggiore autonomia della parte turca del Kurdistan. Ma ci sono anche altri dubbi perché è un momento in cui la Corte Costituzionale deve esprimersi sul partito di governo, che ha ottenuto una vasta maggioranza con due terzi dei seggi in Parlamento, decidendo se sia un partito rispettoso della costituzione turca - basata sui principi laici di Ataturk - oppure se, come sostiene l’accusa, abbia creato di fatto una centrale islamica per capovolgere quelle che sono le regole dello Stato. Ora, questo attentato è diretto proprio contro uno degli obiettivi più alti: il consolato americano.

     
    D. – Quindi, l’azione può essere letta sia come un colpo alla Turchia, sia come un colpo agli Stati Uniti?

     
    R. – Credo che colpire un obiettivo americano dia sempre un impatto mediatico enorme, ma, dall’altra parte, potrebbe essere anche il risultato di una guerra di potere turca. Credo che sia proprio in questo ambito che si possa collocare l’attentato di oggi.

    Turchia-rapimento
    Sempre in Turchia c’è apprensione per la sorte di tre alpinisti tedeschi, rapiti dai guerriglieri del PKK, il Partito dei lavoratori del Kurdistan, ieri sera nella regione di Agri. Cinque uomini hanno raggiunto il loro rifugio ad alcuni km dal monte Ararat e hanno portato via i tre che facevano parte di una spedizione composta da 13 persone.

    Iran-missili
    L’Iran ha testato oggi, nelle acque del Golfo Persico, nove tipi di missili; tra questi, uno sarebbe in grado di raggiungere Israele. Per il capo dei Pasdaran, le Guardie della Rivoluzione, Teheran vuole dimostrare “la sua forza ai nemici che, nelle ultime settimane, lo hanno minacciato”. Immediata la condanna da parte della comunità internazionale: gli Stati Uniti hanno biasimato i test effettuati che mettono in pericolo lo Stato Ebraico. Sulla stessa linea la Germania che ha invitato Teheran a rinunciare ai “tentativi di intimidazione”. Intanto, sui mercati finanziari, appresa la notizia del lancio di missili, il prezzo del petrolio, scivolato ieri di circa il 4 per cento, ha invertito la rotta segnando una parziale ripresa.

    Iraq-violenza
    Violenza in Iraq. Sono due i civili uccisi e altri undici feriti nell’esplosione di due ordigni a Falluja, nei pressi del tribunale e di un posto di blocco della polizia. Intanto la Casa Bianca è tornata sulla proposta di un calendario di ritiro delle truppe USA dall’Iraq, avanzata dal premier Al Maliki, sostenendo che si potrà andar via dal Paese del Golfo solo se le condizioni sul terreno lo permetteranno.

    Libano-vittime
    Si riaccende la tensione in Libano. Tre persone hanno perso la vita negli scontri tra attivisti di fazioni sunnite e sciite, la notte scorsa a Tripoli. I combattimenti sono riesplosi anche stamattina a nord di Beirut, dove da settimane le due fazioni si contrappongono. Le violenze hanno causato fino ad oggi 12 morti, in gran parte civili.

    Algeria-attacchi
    Sangue in Algeria. Un agente è morto e altri sei sono rimasti feriti nell’attacco condotto lunedì scorso da presunti terroristi appartenenti alla rete di Al Qaida per il Maghreb islamico. Gli insorti hanno preso di mira una postazione della guardia comunale in Cabilia. Domenica scorsa si era verificato un altro agguato contro un commissariato di polizia vicino a Tizi Ouzou, l’azione non aveva causato vittime.

    Italia-giustizia
    Mentre in Italia la politica si infiamma sul tema della giustizia, le commissioni Giustizia e Affari costituzionali della Camera hanno dato il via libera al Lodo Alfano, che prevede la sospensione dei processi per le 4 più alte cariche dello Stato: presidente della Repubblica, della Camera, del Senato e del consiglio dei Ministri. L’UDC si è astenuto. Nel pomeriggio inizierà l’esame del testo nell’aula di Montecitorio.

    India-politica
    In India, numerosi partiti di sinistra si sono ritirati dal governo di coalizione al quale hanno garantito il proprio sostegno per quattro anni. A segnare la rottura, gli accordi stipulati con gli Stati Uniti in tema di nucleare civile. Nonostante tutto, “non ci saranno problemi di stabilità per il nostro governo”: ha assicurato il primo ministro indiano, Manmohan Singh, dal palco del G8 in Giappone.

    Sri-Lanka-politica
    Ancora scontri tra i ribelli delle Tigri Tamil e l’esercito dello Sri Lanka, che solo ieri hanno causato la morte di 24 persone. Il parlamento di Colombo, intanto, ha approvato il prolungamento di un mese dello stato di emergenza, che consente alle forze di sicurezza e alla polizia di condurre operazioni contro gli insorti.

    Somalia-ONU
    Le Nazioni Unite nel mirino del terrorismo in Somalia. Un autista del PAM è stato ucciso in un attacco condotto dai guerriglieri mentre stava portando aiuti alimentari nel sud del Paese. Solo alcuni giorni fa, l’assassinio di un altro dipendente dell’ONU freddato a Mogadiscio all’uscita di una moschea.(Panoramica internazionale a cura di Benedetta Capelli)

     

     
    Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LII no. 191

     
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