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Sommario del 08/07/2008
Scambio di lettere fra Benedetto XVI e il premier britannico, Brown: se non si globalizza la solidarietà, fame e povertà non saranno cancellate secondo gli Obiettivi del Millennio ONU
◊ Creare i presupposti perché i beni della terra siano “accessibili a tutti”, perché le crisi economiche sul pianeta ricevano “risposte efficaci”, liberando il mondo dalla fame e dal cronico deficit di cure mediche. In una parola, “globalizzare la solidarietà”. Il cardinale segretario di Stato, Tarcisio Bertone, ha risposto così, a nome di Benedetto XVI, alla lettera inviata tempo fa al Papa dal premier britannico, Gordon Brown, incentrata sugli “Obiettivi di sviluppo del Millennio” dell’ONU. Il carteggio è stato pubblicato sull’ultimo numero dell’Osservatore Romano. Il servizio di Alessandro De Carolis:
Uno scambio di vedute intercorso tra Londra e il Vaticano tra la fine di maggio e la fine di giugno scorsi, che la cronaca internazionale di questi giorni - interessata al G8 di Toyako in Giappone - ha reso e rende di ancor più stringente attualità. Benedetto XVI e Gordon Brown hanno messo a fuoco da differenti punti di vista il lavoro finora portato avanti nella linea - faticosamente seguita in questi anni - degli Obiettivi di sviluppo del Millennio (MDG): l’ambizioso programma concordato nel 2000 dai 191 Stati membri dell’ONU in base al quale si stabiliva, tra l’altro, di sradicare dal mondo la povertà estrema e la fame, di garantire l’educazione primaria universale, di ridurre di due terzi la mortalità infantile sotto in 5 anni, di bloccare la diffusione dell’HIV. Il tutto entro il 2015. Nella sua lettera inviata al Papa il 23 maggio 2008, la valutazione di Brown in merito è netta: “Non stiamo onorando - scrive - gli impegni presi nel 2000”.
Passando in rassegna le iniziative di solidarietà che hanno visto negli anni la Santa Sede in prima linea nel mondo - tra cui, l’acquisto voluto da Benedetto XVI della prima Obbligazione internazionale per la Vaccinazione che permetterà di immunizzare mezzo miliardo di bambini entro il 2015, salvandone la vita a 5 milioni - il premier britannico parla del suo impegno in favore degli Obiettivi del Millennio e indica nell’incontro ad alto livello del prossimo 25 settembre una data-spartiacque perché, spiega, è in quella sede che l’ONU farà il punto su quanto è stato fatto e quanto resta da fare in vista del 2015. E conclude con una sorta di appello: “Senza un'azione concertata quest'anno, gli MDG slitteranno sull'agenda politica e per un'altra generazione andrà perduta l'opportunità di mantenere le promesse che abbiamo fatto al mondo in via di sviluppo”.
Benedetto XVI - replica nella lettera del 18 giugno il cardinale Bertone - “prega affinché gli importanti incontri internazionali previsti per la seconda metà dell'anno in corso riescano a offrire una risposta efficace alle crisi economiche che affliggono diverse regioni del pianeta e rendano operativo un piano di azione internazionale concertato e volto a liberare il mondo dalla povertà estrema, dalla piaga della fame e dalla mancanza cronica di assistenza medica generale”. In particolare, il segretario di Stato ripete le parole del Papa contenute nel messaggio inviato dal Pontefice un mese fa alla Conferenza della FAO sulla sicurezza alimentare: “Globalizzare le attese di solidarietà”. In questo modo, prosegue la lettera del cardinale Bertone, “è auspicabile che si presti la dovuta attenzione al rispetto della dignità umana in tutti i negoziati, in tutte le decisioni e nelle loro modalità di realizzazione affinché i frutti del Creato siano accessibili a tutti e a tutte le future generazioni. Solo un senso responsabile e profondamente sentito di generosità - conclude la lettera - garantirà il raggiungimento degli MDG entro la data prevista”.
Rincrescimento del Pontificio Consiglio per la promozione dell'Unità dei Cristiani dopo il voto della Chiesa anglicana sull'ordinazione delle donne all'episcopato
◊ “Uno strappo alla tradizione apostolica mantenuta da tutte le Chiese del primo millennio” e “un ulteriore ostacolo per la riconciliazione tra la Chiesa cattolica e la Chiesa di Inghilterra”. E’ il commento del Pontificio Consiglio per la promozione dell'Unità dei Cristiani alla notizia del voto della Chiesa di Inghilterra che apre la strada alla legislazione per l’ordinazione delle donne all'episcopato. “Per il futuro - si legge nella nota del dicastero pontificio - questa decisione avrà delle conseguenze per il dialogo, che finora aveva portato buoni frutti, come il cardinale Kasper ha chiaramente spiegato quando ha parlato il 5 giugno 2006 a tutti i vescovi della Chiesa di Inghilterra su invito dell'arcivescovo di Canterbury”. La posizione cattolica in merito - precisa il Pontificio Consiglio - è stata “espressa chiaramente" da Paolo VI e da Giovanni Paolo II.
Oggi su "L'Osservatore Romano"
◊ Gli equilibri internazionali minacciati dall'insicurezza alimentare: il cardinale Rento Raffaele Martino sulla Giornata mondiale della pace dedicata alla lotta alla povertà.
Sono dieci anni che il settimanale spagnolo de “L'Osservatore Romano” è stampato in Messico: in una lettera il cardinale Tarcisio Bertone ricorda l'anniversario.
Un intervento dell'arcivescovo Celestino Migliore alla riunione del Comitato economico e sociale delle Nazioni Unite.
In cultura, Silvia Guidi intervista Francesco D'Aiuto su un progetto internazionale finalizzato a riunire in rete le diverse parti del Codice Sinaitico, uno dei più antichi testimoni manoscritti della Bibbia greca.
“Santità, è arrivato monsignor di Conilliac; mi spiace, sono in vacanza”: un volume sulla residenza pontificia di Castel Gandolfo ai tempi di Benedetto XIV.
Mario Spinelli illustra la tradizione giudaico-cristiana negli “Oracoli sibillini”.
G8: raggiunto l'accordo sul clima. Preoccupazione per il caro-petrolio e per la crisi alimentare
◊ Cambiamenti climatici in primo piano al G8 di Toyako, in Giappone, dove i capi di Stato e di Governo degli 8 Paesi più industrializzati della Terra hanno raggiunto un accordo che fissa l'impegno del taglio fino al 50 per cento delle emissioni di gas responsabili dell'effetto serra entro il 2050. Un impegno definito "insufficiente" dai Paesi emergenti. Ma in agenda, in questa seconda giornata di incontri ci sono anche altri temi. Ci riferisce Benedetta Capelli:
L’aumento del petrolio preoccupa i grandi della Terra e da Toyako, sull’isola giapponese di Hokkaido, lanciano un grido d’allarme: bisogna fermare la corsa del greggio e dei prezzi dei generi alimentari; si tratta di una minaccia per la crescita economica globale. Poi un impegno concreto da parte di tutti: “Siamo pronti ad agire” - si legge nella dichiarazione congiunta presentata stamattina - nella quale si chiede ai Paesi con abbondanti scorte alimentari di metterle a disposizione per quelli in crisi. I leader del G8 hanno anche deciso di stanziare 60 miliardi di dollari per 5 anni da destinare alla lotta delle malattie in Africa come l’AIDS, la tubercolosi e la malaria. Proprio per fronteggiare quest’ultima emergenza, hanno fissato l'obiettivo di fornire 100 milioni di reti trattate con insetticida entro la fine del 2010 per frenarne la diffusione. Da definire i termini dell’accordo che fissa l'impegno del taglio fino al 50 per cento delle emissioni di gas responsabili dell'effetto-serra entro il 2050. Un obiettivo centrale per la presidenza del G8 giapponese. Non solo economia e ambiente, però, a Tokayo, dove i grandi della Terra stanno prendendo in esame anche le varie crisi internazionali che affliggono il mondo. Sullo Zimbabwe, ad esempio, è intervenuta la Russia, sottolineando il proprio disaccordo su possibili sanzioni economiche contro il presidente Mugabe. “Sanzioni urgenti” ha precisato il premier italiano Silvio Berlusconi inizialmente contrario al provvedimento. Sul nucleare iraniano, invece, hanno discusso - in un atteso faccia a faccia - il presidente degli Stati Uniti, George W. Bush ed il cancelliere tedesco Angela Merkel. “Abbiamo parlato della necessità di continuare a collaborare", ha affermato il capo della Casa Bianca, che ha elogiato il cancelliere tedesco per "l'impegno costruttivo" dimostrato. Intanto, il presidente francese, Nicholas Sarkozy, ha annunciato una prossima visita dell’alto rappresentante della Politica estera dell’Unione Europea, Javier Solana, in Iran per discutere di nucleare.
Gli Otto Grandi hanno approvato il documento finale sui cambiamenti climatici, che fissa l'impegno del taglio fino al 50% delle emissioni di gas responsabili dell'effetto serra, mentre si profilano target di medio termine. Ma quanto è importante questo documento? Salvatore Sabatino lo ha chiesto a Giampiero Maracchi, direttore dell’Istituto di Biometeorologia del Centro nazionale ricerche (CNR) di Firenze:
R. - Direi che si tratta di un documento importante da un punto di vista generale, più che da un punto di vista pratico, anche perchè ancora non se ne conoscono bene i dettagli tecnici. Per esempio, il 50 per cento non è chiaro se faccia riferimento ad oggi o se faccia riferimento alle soglie del protocollo di Kyoto. Secondo punto: non si chiariscono gli aspetti relativi alle tecniche da adottare per l’abbattimento dell’emissione. L’importanza a mio avviso, invece, è di carattere più generale, visto che c’è il riconoscimento da parte di Washington dell’esigenza di affrontare questo tema.
D. - Il protocollo di Kyoto prevedeva una riduzione del 5 per cento delle emissioni, nel periodo 2008-2012. Ora è stato fissato un limite molto più lungo, il 2050, con una riduzione maggiore, il 50 per cento. Secondo lei non è un limite un po’ troppo lontano nel tempo?
R. - Per prima cosa, è lontano nel tempo. Poi, bisogna anche dire che mediamente le emissioni dal ’90, che era la soglia del Protocollo di Kyoto, sono aumentate di fatto del 20 per cento. E’ per questo che richiamavo il fatto dei dettagli tecnici non ancora conosciuti in dettaglio: cosa significano e a quale periodo di riferimento fanno capo.
D. - In caso di taglio fino al 50 per cento dell’emissione di gas responsabili dell’effetto-serra, la situazione, secondo lei, effettivamente potrebbe migliorare o comunque siamo già in ritardo?
R. - Siamo già in ritardo. Però, certamente, sarebbe un passo avanti molto importante. Credo che tutto questo significhi anche modificare, come peraltro già sta succedendo, il modello a cui ci siamo attenuti e che, più che altro, lo si sta esportando a circa 2 miliardi e mezzo di persone.
D. - Qual è lo stato di salute della terra oggi?
R. - Io credo non stia benissimo, ma sono anche del parere che non si debba fare dell’allarmismo, ma piuttosto dei fatti concreti. L’allarmismo, a mio avviso, va nella direzione opposta: quella di dire che siccome non si può far nulla, non facciamo nulla. Invece, vanno valutati i danni che questo modello a cui mi riferivo stanno facendo. Abbiamo tante conoscenze scientifiche in più. Abbiamo molte tecnologie possibili. Ed è possibile anche rivedere il nostro modo di vivere.
In Russia, si celebra oggi per la prima volta la "Giornata della famiglia, dell’amore e della fedeltà". Il commento di mons. Paolo Pezzi
◊ Per la prima volta, in Russia, si celebra oggi la “Giornata della famiglia, dell’amore e della fedeltà”. L’iniziativa è nata dalla città di Murom, a circa 300 km ad est di Mosca, dove sono vissuti i Santi Petr e Fevronija, canonizzati dalla Chiesa ortodossa Russa nel 1547 e festeggiati proprio l’8 luglio. La proposta ha ricevuto il sostegno del Consiglio interreligioso russo, del Patriarca ortodosso, Alessio II, e di mons. Paolo Pezzi, arcivescovo della Madre di Dio a Mosca, che Fausta Speranza ha intervistato:
R. - Penso che, come anche in altre parti del mondo, noi soffriamo del fatto che le famiglie crescono e si sviluppano senza reali fondamenti che possano sostenerle. Questo, con molta facilità, porta a separazioni, divisioni e a una difficoltà nel comunicare un’ipotesi positiva di certezza per la vita ai propri figli.
D. - Eccellenza, la convergenza di appoggio per questa Giornata della famiglia da parte sua, arcivescovo di Mosca, e da parte del patriarca Alessio II: da parte ortodossa, dunque, è il segno di una collaborazione più ampia tra cattolici e ortodossi nella difesa di radici e valori tradizionali cristiani...
R. - Penso che si possa certamente leggere in questa direzione. Non è stato un progetto nato insieme, ma ci siamo ritrovati a sostenerlo. Abbiamo la comune preoccupazione per il bene dei fedeli, dei cittadini di questa terra che siamo chiamati a servire.
D. - Monsignor Pezzi, Giornata della famiglia significa non solo matrimonio ma valori della vita a 360 gradi: è così?
R. - Certo, questo implica una concezione e un rispetto della vita dal suo sorgere fino al suo termine terreno naturale.
D. - La Giornata della famiglia è dedicata alla famiglia, all’amore e alla fedeltà. Fedeltà a cosa? Soltanto al coniuge o fedeltà ad una pienezza dell’amore?
R. - Ciò che permette all’uomo di essere fedele alla sua donna è, in fondo, ciò che permette a colui che è chiamato a vivere nella verginità la propria vocazione, per cui penso che le due cose non possiamo e non dobbiamo slegarle. Non dimentichiamo che la Chiesa nella sua saggezza sottolinea che la fedeltà, in un certo qual modo, è un dono di grazia da domandare. E la Chiesa lega questa fedeltà anche nel matrimonio al Sacramento stesso, a una forza, a un’energia, a una grazia che non ritrovo nelle mie capacità: la fedeltà mia si appoggia alla fedeltà di Dio, perchè Dio è fedele sempre.
Maria Voce eletta presidente del Movimento dei Focolari, la prima a succedere alla fondatrice Chiara Lubich
◊ E’ Maria Voce, una tra le più strette collaboratrici di Chiara Lubich, la nuova presidente del Movimento dei Focolari. E’ stata eletta ieri a Castelgandolfo dall’Assemblea generale pressoché all’unanimità. Nata ad Ajello Calabro nel 1937, Maria Voce ha compiuto studi di Teologia e di Diritto canonico e ha maturato una lunga esperienza in campo ecumenico e interreligioso. Il nuovo co-presidente è Giancarlo Faletti, già corresponsabile del Movimento a Roma. Nei prossimi giorni, si procederà all’elezione dei consiglieri. Ma con quale emozione e quali sentimenti Maria Voce ha accolto il nuovo incarico sapendo di succedere direttamente a Chiara, fondatrice e prima presidente dell’Opera di Maria, nome ufficiale del Movimento? Ascoltiamola nell’intervista di Adriana Masotti:
R. - Una grande emozione sicuramente, ma anche tanta pace, perché ho constatato durante questi giorni quanto lo spirito di Chiara Lubich non sia partito con lei, ma sia rimasto veramente presente in tutte le persone che hanno composto questa assemblea e che nella pienezza della comunione reciproca hanno espresso questa elezione nella mia persona. Non è importante che sia la mia persona o un’altra, ma è importante che questo spirito di Chiara continui anche nella sua opera, in questo momento.
D. - Qual è, in poche parole, l’eredità spirituale di Chiara, che lei sente illuminerà il suo nuovo compito...
R. - Io stamattina, svegliandomi, mi sono messa in unità con Chiara, per dire le mie preghiere del mattino, come faccio tutte le mattine. E la prima cosa che le ho detto è stata: “Chiara ti prego, dammi il tuo cuore, per amare tutte le persone dell’Opera, così come tu le hai amate e come tu continueresti ad amare”. Penso che questo amore di Chiara, che non ha mai conosciuto limiti né misure, sia la cosa che mi porto dentro come mio compito personale, in questo nuovo incarico che mi viene affidato. Poi, l’eredità è l’eredità della spiritualità, del carisma di comunione, del carisma di portare la presenza di Gesù in mezzo alle persone, che si uniscono nel suo nome. E questo, naturalmente, lo faremo insieme in tutta l’Opera.
D. - Il Movimento dei Focolari è un movimento vasto, diffuso in tutto il mondo, con dentro ogni categoria di persone e di vocazioni. Come si fa a portare avanti una realtà così?
R. - Una volta a Chiara hanno chiesto: “Come fa a seguire tanta gente?”. E Chiara ha risposto: “Io seguo Dio e gli altri mi vengono dietro”. Io cercherò di fare come lei. Non è che io possa portare avanti tutte le realtà che sono nell'Opera. Io posso cercare di unirmi a Dio, di amare tutte le realtà dell’Opera, e insieme con loro scoprire, per ognuna, quella particolarità che la rende testimone efficace del carisma di Chiara nel posto in cui si trova: i giovani in mezzo alla gioventù, quelli che lavorano nella società in mezzo ai loro ambienti di lavoro, in mezzo ai loro colleghi, i sacerdoti nel loro sacerdozio ministeriale, le famiglie nella loro vita familiare. Penso che a me tocchi soltanto amarli tutti e insieme con loro capire come ognuno possa incarnare questo carisma nel proprio ambito. Certamente, la priorità è sempre quella di tendere con tutte le nostre forze al fine, per cui è nata quest’Opera, cioè perseguire l’unità a tutti i livelli, in tutti i campi: da quello fra le generazioni, a quello fra le Chiese, a quello fra le religioni, fra tutte le persone, fino ad arrivare a costruire quella famiglia universale che sola può rispondere al nome di Opera di Maria, con il quale il Movimento è anche stato approvato.
D. - E’ indubbio che l’Opera di Maria, il Movimento dei Focolari, viva un’altra pagina, un’altra tappa della sua storia. Questo passaggio, dai primi focolarini agli altri...
R. - Non riesco a vederlo proprio come un passaggio da una fase ad un’altra, perchè vedo che davvero siamo sempre andati avanti a corpo. Non c’è mai stata una distanza fra una generazione e l’altra. C’è stato semmai un rapporto fra una generazione che donava tutta la sua ricchezza, una generazione che la riceveva e, insieme, portavano avanti. Quindi, come in una famiglia non c’è distanza tra genitori e figli, così anche tra noi non c’è distanza, anche se in questo momento magari, per più tempo disponibile o per più forze disponibili, più energie disponibili, qualcuno subentra al posto di qualcun altro. Ma saremo comunque insieme a portare avanti tutto. E sicuramente, il patrimonio di coloro che hanno cominciato con Chiara è quella insostituibile ispirazione che rimane sempre a guidarci, ad accompagnarci.
La GMG nelle diocesi di chi resta: a Roma, veglie e feste per rimanere uniti agli amici a Sydney. Intervista con don Maurizio Mirilli
◊ Fervono i preparativi per la Giornata Mondiale della Gioventù di Sidney, dal 15 al 20 luglio, anche nella diocesi di Roma, la diocesi del Papa. Saranno 350 i ragazzi presenti in Australia ma molti altri parteciperanno a distanza alle celebrazioni in programma. Quali sono allora le iniziative predisposte dal Vicariato di Roma per coloro che non potranno recarsi a Sydney? Fabio Colagrande lo ha chiesto a don Maurizio Mirilli, addetto al servizio diocesano per la pastorale giovanile della diocesi di Roma:
R. - Il 19 mattina, in concomitanza con la Veglia tenuta dal Santo Padre a Sydney assieme ai giovani, abbiamo organizzato un incontro nella Basilica di San Giovanni insieme con coloro che sono rimasti a Roma, alla presenza del cardinale Vicario, Agostino Vallini. E’ un’occasione per rimanere in comunione con i giovani di Roma e con quelli del mondo, intorno al Papa anche per permettere a coloro che per vari motivi non sono potuti andare, di respirare un po’ l’aria di Sydney.
D. - Come fare per partecipare a questa Veglia che sarà in un orario diverso?
R. - Si terrà alla mattina presto, sarà un veglia particolare perché ci ritroveremo nella Basilica di San Giovanni alle 8.30 per la Santa Messa presieduta dal cardinale Vallini. Poi, parteciperemo attraverso un maxischermo alla veglia del Santo Padre con i giovani a Sydney. Verso mezzogiorno, al termine della veglia, vivremo nel quadriportico del Vicariato, un momento di festa per vivere nel nostro piccolo quell’atmosfera di preghiera e di comunione che i nostri amici vivranno a Sydney.
D. - Chi sono i giovani che vogliono partecipare alla Giornata Mondiale della Gioventù? Qual è il profilo di questi giovani? Sono molto diversi da quelli che incontriamo per le strade?
R. - Assolutamente no. La maggior parte sono giovani che frequentano le nostre parrocchie, i nostri Movimenti ecclesiali, cui però si aggiungono sempre, come in ogni GMG, alcuni giovani attratti dall’evento che forse non frequentano più di tanto le nostre comunità cristiane. Ragazzi interessati anche all’incontro con il Papa, animati pure dal desiderio legittimo di andare in un posto molto lontano come l’Australia. Sono ragazzi normali come sono normali tutti quelli che frequentano le nostre comunità parrocchiali.
D. - Non c’è rischio che la Giornata Mondiale della Gioventù resti un avvenimento poi scollegato dalla pastorale quotidiana?
R. - Questo è il rischio di ogni grande evento. Sta poi alla comunità diocesana, alla comunità parrocchiale, cercare di non farlo diventare solo un evento sporadico. Molti dei ragazzi che partono si sono preparati durante tutto l’anno. Anche noi, con questo evento diocesano, vogliamo mantenere il legame con la diocesi. Alcuni dei giovani, quando ritorneranno, saranno coinvolti sempre nelle loro comunità parrocchiali o nei Movimenti o da noi della diocesi, per cercare di riprendere il filo del discorso. Sta a noi cercare di inserire questo grande evento all’interno di un percorso, di un cammino ordinario.
D. - Qual è, secondo lei, la connotazione spirituale particolare di questa GMG del 2008? Come la presenterebbe?
R. - Questa GMG dovrebbe rilanciare anche il significato della Cresima, il coraggio di essere giovani che non solo partecipano alla vita della parrocchia, non solo partecipano alla vita di un gruppo giovanile e che stanno bene insieme fra di loro, ma che si sentono collaboratori nella Chiesa di un progetto che è un progetto di salvezza, un progetto che deve essere coraggiosamente testimoniato fino agli estremi confini della terra. Questo è il significato spirituale della prossima GMG.
Un progetto professionale che consideri l'Ospedale pediatrico Bambin Gesù "grande come cinque continenti". Intervista con il prof. Giuseppe Profiti e il dott. Giuseppe De Simone
◊ “Un reparto grande cinque continenti” è il titolo del Convegno promosso dall’Ospedale pediatrico Bambino Gesù di Roma, impegnato in un programma strategico di missioni internazionali in tutto il mondo. Sono infatti più di 40 i Paesi dove migliaia di bambini sono stati curati grazie alla professionalità del personale del Bambin Gesù. Chiara Calace ne ha parlato con il presidente dell’Ospedale, il prof. Giuseppe Profiti:
R. - Questo convegno, in un certo qual modo, vuole stabilire un momento per fare una ricognizione su quello che l’Ospedale ha fatto, su come lo ha fatto e, soprattutto, per vedere come dovrà farlo in futuro. Quindi, non è la risposta ad un bisogno immediato, ma la necessità di una risposta ad un bisogno strutturato. Credo che in questo l’Ospedale abbia necessità attraverso tutti i suoi operatori di darsi un diverso modello, che veda effettivamente un ospedale grande come i cinque continenti: dunque, un ospedale che consideri “normale” il lavorare in un reparto sul Gianicolo a Roma, o a Palidoro, oppure in un reparto, per un determinato periodo di tempo, in Cambogia, piuttosto che in Sudamerica o in Africa.
D. - I vostri progetti futuri?
R. - Il motivo di questo incontro è quello di darsi una struttura che consenta a tutto il personale di considerare il loro operare, o presso altri Paesi, oppure ospitando, con una funzione di carattere didattico, all’interno della struttura ospedaliera, medici e infermieri di questi Paesi, per consentirgli di crescere professionalmente. Questo è il nostro obiettivo di fondo.
L’Ospedale Bambino Gesù ha dunque posto le basi per un articolato programma di missioni caritative all’estero. Solo nel 2007, le missioni internazionali dell’Ospedale hanno interessato molti territori dell’America Centrale e del Sud, fra cui Guatemala, Honduras, Costa Rica, Cuba, Haiti e Repubblica Dominicana, nonché i Paesi del bacino mediterraneo, dalla Libia alla Tunisia, all’Albania. Ora, il Bambino Gesù è diventato punto di riferimento a livello internazionale per la salute dei bambini e dei ragazzi. Il dott. Giuseppe De Simone, coordinatore delle missioni umanitarie dell’ospedale ci illustra la situazione:
R. - L’attività dell’Ospedale Bambino Gesù si proiettava più in un’area mediterranea. Poi, man mano, la crescita dell’Ospedale ha provocato la conoscenza dell’Ospedale per le sue eccellenze e, naturalmente, ci siamo proiettati nel mondo: in Africa, nel sudest asiatico e in tantissimi altri Paesi.
D. - Che tipo di attività di formazione svolgete per il reclutamento del vostro personale?
R. - Una buona domanda, perchè anche in questo il mondo è diviso in due parti. Ci sono dei Paesi estremamente poveri, nei quali anche la parola povertà non ha significato perchè non c’è nulla. E altri Paesi che, invece, sono in via di sviluppo, che hanno delle tecnologie, alle quali però non possono rispondere perché non hanno il know how essenziale. Diciamo che se da una parte noi facciamo attività assistenziale, dall’altra invece facciamo attività di training per quei Paesi che hanno le possibilità tecnologiche di poter crescere.
Le melodie di Bacalov, Davies, Weill tra le principali arie della Settimana musicale senese. Intervista con Aldo Bennici
◊ Con un concerto dell’Orchestra filarmonica di San Pietroburgo diretta da Yuri Temirkanov si è aperta ieri la 65.ma settimana musicale senese, vertice dell’attività annuale dell’Accademia musicale chigiana di Siena. In programma musica da camera, sinfonica e d’opera fino al 19 luglio. Il servizio di A.V.:
Una delle più antiche istituzioni musicali italiane, fondata dal conte mecenate Guido Chigi nel 1932, diventa ogni estate anche ente di produzione. Il direttore artistico, Aldo Bennici:
"Riusciamo ogni anno a presentare una o due opere commissionate da noi e prodotte da noi. Il caso di quest’anno è quest’opera 'Tango' scritta da Bacalov poi Haydn, Filemone e Bauci. Questa è anche un’opera che ha un suo grande fascino perché è stata scritta per burattini con i fratelli Colla e diretta da Biondi con il suo complesso, e anche questa è la prima in Italia".
Bando all’effimero, in cartellone spiccano qualità, ricerca e grandi interpreti:
"Non bisogna pensare soltanto all’affluenza del pubblico, ma bisogna pensare a qualcosa che rimane. Il dovere di un musicista, di un operatore musicale, è quello di creare una cosa che non sia solo l’evento ma che può rimanere nel tempo".
Il Festival non rinuncia ad uno sguardo sulla musica contemporanea. Oltre a Bacalov, figurano quest’anno Peter Maxwell Davies e Kurt Weill:
"Ci sono dei capolavori del passato e ci saranno i capolavori di oggi. Noi possiamo andare solo avanti. Dobbiamo pensare che tutto quello che riguarda noi, riguarda il nostro futuro, può essere molto bello. Oggi si ascoltano troppi lamenti, ma dobbiamo continuare almeno a sognare che ci sia un mondo migliore. E la musica serve a questo: è ancora un veicolo di amore, un veicolo di pace".
Appello urgente dei sacerdoti e dei vescovi della Bolivia alle autorità politiche e civili perché sappiano risanare e rappacificare il Paese
◊ Un appello “urgente” rivolgono i sacerdoti diocesani della Bolivia e i loro vescovi a “tutte le autorità responsabili” nei diversi settori sociali, perché sappiano promuovere nella popolazione “una visione integrale dei problemi” e perseguire “il bene comune, fondato sui valori della verità, della giustizia, dell’armonia e della pace”. Allo stesso tempo, i presbiteri sollecitano i loro connazionali “a collaborare disinteressatamente” per rappacificare e conseguire il benessere di tutta la popolazione, giacché i problemi sociali - ammoniscono - non si risolvono solo amministrando politicamente la congiuntura, senza una riflessione seria sulle cause che li provocano e “mediante un’opportuna e adeguata partecipazione di tutti i settori sociali”. Sacerdoti e presuli hanno elencato i timori per la sorte del loro Paese nel Messaggio finale della XXII Assemblea nazionale del clero diocesano della Bolivia, riunita sotto la guida dei vescovi nella città di Cochabamba. A preoccupare maggiormente - si legge nella nota - sono “la complessa realtà” in cui versa la Bolivia, dove si registra “la povertà generalizzata, l’incertezza del futuro di molti boliviani, la frammentazione dell’unità del Paese, la violenza verbale e morale di alcuni dirigenti politici e civici, l’illegalità regnante negli ambiti politici e sociali” e ancora l’aumento del costo della vita, “che affligge soprattutto le famiglie con scarse risorse economiche”, e poi “la violenza come mezzo per risolvere i problemi sociali”, e “i disonesti calcoli politici che giocano con le necessità e le aspirazioni umane”, e “la strumentalizzazione dei gruppi sociali” come espediente di pressione, e “gli atteggiamenti ideologici che invitano a diffondere il laicismo.” Di fronte a questi situazioni di fatto, sacerdoti e vescovi esortano “i dirigenti politici, sociali e civici a rispondere con onesta e trasparenza alle domande sociali e a contribuire favorevolmente alla soluzione dei problemi che affiggono tutti i boliviani”. “Crediamo - scrivono nel messaggio - che la convivenza pacifica e la stabilità politica che chiede il nostro popolo non possano essere raggiunte solamente con discorsi, senza azioni generose e proposte concrete che permettano di arrivare all’unità e alla pace tanto desiderate”. (A cura Roberta Gisotti)
GMG 2008: i vescovi di Taiwan si augurano per i giovani un rilancio della vita di fede
◊ Un rilancio della vita di fede e uno stimolo ad annunciare con rinnovato fervore il Vangelo. Questo si aspetta dalla partecipazione della delegazione dei giovani da Taiwan il responsabile per la pastorale giovanile della Conferenza episcopale locale, mons. Thomas Chung An-zu. “Con l’aiuto dello Spirito Santo i nostri giovani potranno imparare dagli altri partecipanti come vivere una vita di fede attiva e come diffondere il Vangelo”, ha spiegato all’agenzia Ucan il vescovo, che dal 2003 al 2006 è stato cappellano universitario presso l’Università cattolica “Fu Jen” di Taipei. “Questo - ha aggiunto - è del resto il senso del tema scelto per questa GMG ‘Avrete forza dallo Spirito Santo che scenderà su di voi e mi sarete testimoni’ (At 1, 8)”. Della delegazione di Taiwan faranno parte 400 persone, tra cui anche due rappresentanti delle comunità tribali. Prima della loro partenza, la Chiesa locale ha organizzato due incontri preparatori, l’ultimo dei quali si è svolto il 28 giugno. Entrambi comprendevano Messe in inglese per preparare i partecipanti a seguire le liturgie della GMG. Il primo corso - ha spiegato la coordinatrice, Teresa Wang Shih–chien - è stato dedicato a illustrare il tema della GMG di Sydney e il messaggio del Santo Padre Benedetto XVI per la Giornata. Al secondo incontro, è stato presentato il programma dettagliato dell’evento. (L.Z.)
GMG 2008: dal 10 al 13 luglio, giovani di 55 Paesi - in massima parte asiatici - si ritroveranno a Brisbane per partecipare al Festival YAI, che precede l'evento di Sydney
◊ Circa 100 ragazzi, tra i 16 ed i 28 anni, del Rinnovamento nello Spirito Santo (RnS) saranno in Australia per partecipare al Festival YAI (Youth Arise International) di Brisbane, dal 10 al 13 luglio ed alla Giornata mondiale della gioventù (GMG) di Sydney, dal 15 al 20 luglio. Come riferisce l’agenzia SIR, il Festival YAI, nato a Brescia nel 1995, radunerà giovani provenienti da 55 Nazioni, prevalentemente dall’Asia e da molti altri Paesi dove c’è ancora la persecuzione dei cristiani. L’evento sarà caratterizzato da momenti di preghiera, insegnamenti, condivisione, animazione musicale e workshop. Alla manifestazione, interverrà anche Salvatore Martinez, presidente nazionale RnS e vicepresidente internazionale YAI. Da Brisbane, i giovani si sposteranno poi a Sidney per partecipare alla GMG, dove - commenta Martinez - potranno riscoprire “la forza soprannaturale della fede che lo Spirito effonde e che fa i testimoni, i martiri, i santi di ogni tempo”. “Questa GMG - aggiunge Martinez - è un invito esplicito del Papa a riscoprire la forza di rinnovamento che proviene dallo Spirito Santo. Ci sentiamo specialmente legati al Papa e auspichiamo l’avvento di un cristianesimo imbevuto di Spirito Santo, che crede nell’impossibile, che osa nella fede, che sappia passare dall’amore del potere umano al potere dell’amore divino”. (R.G.)
GMG 2008: è partita ieri sera la fiaccola della pace “Macerata-Loreto”, diretta in Australia
◊ E’ partita ieri sera alla volta dell’Australia - riferisce l’agenzia SIR - la Fiaccola della pace del pellegrinaggio Macerata-Loreto, per accompagnare i giovani partecipanti alla GMG di Sydney. "Accesa2 nel 1997, la Fiaccola ha già illuminato diverse tappe significative nella vita della Chiesa: le GMG di Toronto e Colonia, l’Agorà dei giovani di Loreto e la recente maratona della Pace Betlemme-Gerusalemme. Promotori dell’iniziativa sono, oltre al Comitato del pellegrinaggio, il Centro sportivo italiano , la Fondazione Migrantes e il Servizio nazionale di Pastorale giovanile. La Fiaccola arriverà a Canberra il 13 luglio, dove ci sarà un incontro-festa con le autorità locali e la comunità italiana. Dal 14 luglio, la Fiaccola sarà a Sydney e toccherà tutti i luoghi della GMG, partendo dal Santuario della Beata Mary McKillop. La Fiaccola animerà anche momenti particolari come la Festa degli Italiani del 16 luglio, l’incontro con la comunità italiana del 17 luglio, la consegna della Madonna di Loreto al cardinale di Sydney, George Pell, il 22 luglio: evento a cui parteciperanno anche i vescovi marchigiani mons. Menichelli, mons. Tonucci, mons. Vecerrica, mons. Giuliodori. Dal 18 al 20 luglio, i podisti della fiaccola parteciperanno agli incontri previsti con il Santo Padre. (R.G.)
Dalla Cina la testimonianza di Don Xiang, il parroco che non si è più allontanato dalla sua chiesa distrutta dal terremoto del Sichuan
◊ Una grande testimonianza di fede e di dedizione alla comunità arriva dalla Cina: don Jiang Tian Xiang, parroco di Xiu Shui, a 40 km dall’epicentro del terremoto che il 12 maggio ha distrutto la regione del Sichuan, da allora è rimasto vicino alle macerie della chiesa e ai suoi parrocchiani, cui porta ogni giorno il conforto della Parola del Signore. Come riferito dall’agenzia Fides, al momento del sisma il sacerdote si trovava a Pechino per un corso di formazione permanente, ma appresa la notizia è voluto tornare immediatamente a casa dove è arrivato tre giorni dopo. Per un mese ha dormito in una piccola auto, si è bagnato sotto la pioggia ed ha mangiato quello che trovava in natura, rimanendo a sorvegliare giorno e notte i resti della sua parrocchia e assicurando ai fedeli della zona la Messa quotidiana. Dopo 50 giorni dal disastro, sono arrivati i volontari di Jinde Charity che hanno fornito al prete una piccola tenda, cibo e legna per la ricostruzione: “Il terremoto non ha portato solo cose negative, vediamo persone che non si incontravano mai che si sono incontrate; la gente che aveva dimenticato la fede che è tornata”, ha affermato Don Xiang. (R.B.)
Il Nepal piange la morte di padre John Prakash. Mons. Sharma: è “il primo martire della Chiesa locale”
◊ La comunità cattolica del Nepal piange la morte di padre John Prakash, salesiano di 62 anni ucciso il primo luglio scorso a Sirsiya, nel distretto di Morang, nella parte est del Paese. Non è stata fatta ancora piena luce sulla vicenda, ma secondo le prime ipotesi, riportate da AsiaNews, a uccidere il religioso sarebbero stati alcuni uomini incappucciati forse appartenenti al gruppo terroristico Terai Defence Army. Mons. Anthony Sharma, primo vescovo del Nepal, ha definito padre Prakash “il primo martire della Chiesa nepalese” nel corso dei funerali celebrati il 4 luglio a Bandel, villaggio a 45 km da Kolkata, cui hanno partecipato un migliaio di persone tra preti, suore e fedeli. “Un duro colpo per la comunità cattolica - ha continuato il presule - che ha perso un esempio di servizio devoto a favore della nazione e del popolo, in particolare per i più bisognosi”. Il rettore della Congregazione salesiana in Nepal, padre Pulickal Augusty, ha assicurato che “in futuro verranno predisposte maggiori cautele”, mentre la Commissione nazionale per i diritti umani ha chiesto al governo di “garantire il diritto delle persone alla vita e alla sicurezza”, sottolineando come l’episodio d sangue dimostri quanto siano peggiorate le condizioni di vita nel Paese asiatico. “La morte di padre Prakash - si legge in una nota - ha privato centinaia di orfani e di bambini di una possibile istruzione e di un’assistenza educativa gratuita”. (R.B.)
Il segretario generale dell’ONU richiama la comunità internazionale a sostenere i processi di pace nel continente africano
◊ Rapida urbanizzazione, disoccupazione giovanile e migrazioni irregolari: sono questi i principali nodi che il continente africano deve sciogliere, individuati dal segretario generale dell’ONU, Ban Ki-moon, nel suo Rapporto annuale sulla regione riportato dall'agenzia MISNA. “I Paesi dell’Africa occidentale - scrive il segretario generale - hanno tutti questi problemi da risolvere per completare il consolidamento seguito alla conclusione di conflitti importanti come quelli in Liberia, Sierra Leone, Costa d’Avorio e Togo”. Nelle 14 pagine del documento, inoltre, Ban Ki-moon sottolinea altre questioni che complicano la transizione verso la pace nel continente africano: il traffico d’armi, di droga e di esseri umani, la crisi alimentare e i cambiamenti climatici. Per assicurare la stabilità a lungo termine - conclude il segretario generale delle Nazioni Unite - la comunità internazionale e l’ONU debbono offrire a questi Paesi “l’appoggio continuato” che gli sforzi per costruire la pace richiedono. (R.B.)
Piogge torrenziali causano vittime e danni nei Paesi del Centroamerica
◊ “Non è stato fatto abbastanza”: è la denuncia dell’arcivescovo di San Salvador, mons. Fernando Sáenz Lacalle, sui danni che le fortissime piogge dei giorni scorsi hanno causato nel Paese centroamericano di El Salvador. Come precisato dall’agenzia MISNA, molti gli smottamenti del terreno e gli incidenti provocati dal maltempo: il più grave giovedì scorso, nel sud della capitale, dove un bus con a bordo fedeli evangelici è stato travolto dalle acque del fiume Acelhuate, uccidendo 30 persone. Altre quattro, fra cui un bambino, sono morte per lo straripamento del fiume Huiza nel dipartimento centrale di La Libertad. Governo e associazioni ambientaliste sono ora impegnate nelle operazioni di recupero, ma da queste ultime parte la denuncia secondo la quale le decisioni che vengono prese dall’alto non tengono in considerazione i cambiamenti climatici. Intanto, piogge torrenziali stanno abbattendosi anche sul Guatemala, dove hanno causato 32 vittime, distrutto ponti e isolato 10 mila persone nel Dipartimento occidentale del Quiché. Infine, in Nicaragua - dove ieri è giunta la 13.ma tempesta tropicale della stagione - una cinquantina di centri abitati sono stati inondati dalle acque del Wawashang e del Pachi e centinaia di persone risultano evacuate dalla Protezione civile. (R.B.)
ANNO PAOLINO: le iniziative della Chiesa locale nell’India nordorientale
◊ L’India nordorientale ha iniziato "alla grande" l’Anno paolino, come ha raccontato all’agenzia Fides mons. George Pallipparambil, vescovo di Miao, la Chiesa locale sarà impegnata in un’opera di sensibilizzazione nelle parrocchie, nelle scuole e nei villaggi più remoti per far conoscere la figura del Santo di Tarso. Per raggiungere questo obiettivo, è stata istituita una Commissione per l’Anno paolino che sta organizzando quiz istruttivi per i bambini, seminari per ragazzi e giovani, incontri con cineforum e dibattiti sull’importanza della missione di San Paolo nella Chiesa. Inoltre, saranno create due scuole di evangelizzazione che animeranno le realtà giovanili e che a maggio 2009 s’incontreranno per stilare un bilancio delle attività svolte. In particolare, nel distretto di Tirap si terrà un programma di incontri dal titolo “Il primato dell’evangelizzazione sull’esempio di San Paolo” destinato a laici e religiosi, mentre nel villaggio di Cinkoi è stata inaugurata una nuova chiesa dedicata ai Santi Pietro e Paolo e a Kharsang sono stati aperti i battenti di una missione, intitolata a Madre Teresa di Calcutta, per l’accoglienza di poveri ed emarginati. “Ma la cosa per cui gioiamo di più - ha concluso mons. Pallipparambil - è il gruppo di nuovi battezzati presso la missione di Kanubari”. (R.B.)
In corso, nel Mali, il VII Forum dei popoli, "antagonista" del G8
◊ Si è aperto domenica scorsa, e si concluderà domani, il VII Forum dei popoli, più noto come “Vertice dei poveri”, antagonista del G8, che si sta svolgendo a Katibougou, a est della capitale del Mali Bamako. Come spiega l’agenzia MISNA, al Forum partecipano i rappresentanti della società civile africana per discutere i problemi del pianeta: fra i temi discussi, la democrazia, la cancellazione del debito estero del Sud del mondo, il ruolo della donna africana nella globalizzazione e cooperazione allo sviluppo. Non è mancata l’accusa ai Paesi del G8 in corso in Giappone: “Sono i primi responsabili della crisi alimentare e dei mutamenti climatici che surriscaldano la Terra”, ha detto Barry Aminata Touré, capo della Coalizione per l’alternativa al debito e per lo sviluppo, e presidente del comitato promotore del controvertice al quale hanno aderito oltre mille partecipanti, creando qualche problema all’organizzazione. Nel corso del vertice, è stata decisa anche una mobilitazione contro la cosiddetta "direttiva rimpatri", approvata nel giugno scorso dal Parlamento europeo, che favorisce il ritorno volontario in patria degli immigrati illegali e stabilisce norme minime sulla durata e sulle condizioni di detenzione temporanea e sul divieto di reingresso, nonché una serie di garanzie giuridiche. C’è stata, inoltre, anche una riunione di agricoltori che hanno parlato di sovranità alimentare, organismi geneticamente modificati, carovita e microcredito. (R.B.)
Nasce a Valencia l'Istituto per i Diritti Umani intitolato a Benedetto XVI
◊ “Lavorare per la diffusione dei diritti umani e per trasformarli in una realtà concreta”: con questo obiettivo, l’arcivescovo di Valencia, il cardinale Agustín García-Gasco Vicente, ha annunciato la creazione dell’Istituto "Benedetto XVI sui Diritti Umani". Il nuovo centro di studi sarà situato presso l’Università cattolica della città, intitolata a San Vincenzo Martire. Presentando l’iniziativa nella consueta lettera pastorale settimanale, il porporato spagnolo si è detto “pienamente convinto del fatto che le attività del nuovo Istituto si rifletteranno sul bene delle persone, delle famiglie e della società”. Invitando quindi i fedeli a partecipare alle iniziative del neo centro-studi, il cardinale García-Gasco ha ricordato che, d’ora in poi, “i cristiani di Valencia e tutte le persone di buona volontà dispongono di un nuovo luogo di incontro e di un nuovo strumento per conoscere meglio i diritti umani e applicarli adeguatamente nella vita di tutti i giorni”. Quindi, l’arcivescovo spagnolo ha sottolineato che “la difesa dei diritti umani è uno dei compiti che meglio contribuisce a riunire tutta la famiglia umana. Da qui deriva, infatti, la stima che la Chiesa ha per le Nazioni Unite e la speranza che esse appaiano come un simbolo dell’unità tra gli Stati e come uno strumento al servizio di tutta l’umanità”. Oltre a ricordare che “la Santa Sede ha sempre avuto un posto nelle assemblee dell’ONU, contribuendo alla causa dell’amore e della difesa dei diritti umani”, il cardinale García-Gasco ha poi ribadito che, “come hanno confermato recentemente le Nazioni Unite, la Santa Sede offre il proprio contributo secondo le disposizioni degli accordi internazionali”. Infine, il porporato ha citato le parole di Benedetto XVI, il quale “ha insistito affinché le Nazioni Unite continuino ad essere un luogo privilegiato, in cui la Chiesa è impegnata a portare la sua esperienza, messa alla prova nel corso dei secoli, tra i popoli di tutte le razze e le culture, ed orientata ad ottenere la libertà per tutti gli esseri umani e per tutti i credenti”. (I.P.)
La decisione del tribunale di Ankara: Santa Sofia resterà un museo
◊ “Santa Sofia” resterà un museo aperto a tutti i visitatori. Lo ha deciso l’Alta Corte del Tribunale amministrativo di Ankara, che ha così respinto l’iniziativa di un’associazione culturale turca che voleva riconvertire in moschea l’ex basilica cristiana di Istanbul. Secondo il tribunale, l’edificio non può tornare ad essere un luogo di culto in quanto è un bene del Patrimonio culturale dell’umanità. Costruita dall’Imperatore Giustiniano nel VI secolo d.C. sulle ceneri della basilica teodosiana andata quasi totalmente distrutta da un incendio, Santa Sofia (“Hagia Sophia” in greco, “Ayasofya” in turco) fu convertita in moschea nel 1453, dopo la caduta di Costantinopoli e infine adibita a museo nel 1934, su decisione del primo presidente della Repubblica turca Mustafa Kemal Atatürk. In questi ultimi anni, ripetuti sono stati i tentativi dei fondamentalisti musulmani di riconvertire l’edificio in moschea. Benedetto XVI ha visitato il Museo di Santa Sofia il 30 novembre 2006,l durante il suo viaggio apostolico in Turchia. (L. Z.)
Celebrazioni a Londra per ricordare il fondatore dell’Opus Dei e l’ordinazione sacerdotale di Benedetto XVI
◊ Il 26 giugno scorso, ricorreva l’anniversario della morte, avvenuta nel 1975, di San Josemarìa Escrivà, il fondatore dell’Opus Dei. La ricorrenza è stata ricordata in molte parti del mondo e a Londra in particolare è stata celebrata una Messa nella chiesa di St. Thomas More dal nunzio apostolico, Faustino Muňoz, il quale ha reso omaggio all’autore del “Cammino” che accompagna i credenti nella difficile strada verso la santità quotidiana. Il 29 giugno, inoltre, nella stessa parrocchia, si è celebrato il 57.mo anniversario dell’ordinazione sacerdotale di Benedetto XVI, il cui motto “Dobbiamo innalzarci a tal punto da essere cooperatori della verità” si riallaccia, si legge in una nota, al pensiero e agli scritti del Santo, che individuava la santità come condizione raggiungibile nella quotidianità attraverso le opere. (R.B.)
Iran: nuove minacce a Israele e Stati Uniti
◊ L’Iran è tornato a minacciare Israele. “Se attaccati - hanno fatto sapere - metteremo a ferro e fuoco Tel Aviv e colpiremo le navi americane nel Golfo Persico”. Proprio nell’area i Guardiani della rivoluzione iraniani stanno compiendo una serie di manovre militari con l'impiego di unità missilistiche. Lo scopo è di “innalzare - riferiscono i Pasdaran - le capacità di combattimento”. Intanto, il ministro degli Esteri francese, Kouchner, ha annunciato che non si parla di sospensione delle attività di arrichimento dell'uranio nella risposta iraniana alla proposta del gruppo dei “5+1”, il Gruppo di contatto che si occupa del dossier sul nucleare di Teheran.
Medio Oriente
Torna la paura in Medio Oriente. Un procuratore generale palestinese è rimasto illeso dopo l’esplosione, avvenuta oggi a Ramallah, che ha danneggiato la sua auto. Il lancio di colpi di mortaio ai valichi tra Israele e Gaza ne hanno provocato la chiusura per poche ore. Lo Stato ebraico ha posto fine, intanto, all’assedio del villaggio cisgiordano di Naalin dove la popolazione sta protestando contro la costruzione della barriera di separazione. infine, dopo una lunga trattativa è arrivata ieri la firma per l’accordo di scambio di prigionieri tra Israele ed Hezbollah. L’intesa però ancora non mette la parola fine ad una crisi iniziata due estati fa con il conflitto in Libano.
Afghanistan-Pakistan
Nessuna responsabilità del Pakistan nell’attentato kamikaze di ieri in Afghanistan. Ad affermarlo il premier pakistano, Gilani, dopo che le autorità di Kabul avevano chiamato in causa agenti stranieri nella regione, senza però direttamente riferirsi ad Islamabad. Nell’agguato contro l’ambasciata indiana di Kabul, avevano perso la vita 41 persone.
Iraq
Violenza anche in Iraq. L’esplosione di un ordigno a Mosul ha provocato ieri la morte di 4 agenti di sicurezza privati in servizio presso l’esercito americano. Sempre ieri, il Pentagono ha respinto la richiesta per un piano di ritiro delle truppe statunitensi, avanzata dal premier iracheno Al Maliki. Washington ha precisato che il ridispiegamento sarà possibile solo quando migliorerà la sicurezza nel Paese.
Zimbabwe-politica
Resta tesa la situazione in Zimbabwe, dove starebbero per ripartire i negoziati tra maggioranza e opposizione con la mediazione del presidente sudafricano Thabo Mbeki. L’esecutivo di Harare ieri ha chiesto ai Paesi occidentali di non interferire nei suoi affari interni. Intanto, il Movimento per il cambiamento democratico ha annunciato che, dalla fine del ballottaggio, almeno 20 sostenitori hanno perso la vita.
Somalia-crisi
E' indispensabile l'arrivo al più presto di truppe ONU in Somalia per sostituire quelle etiopiche, da troppo tempo schierate al fianco del governo provvisorio di Mogadiscio. E’ l’appello rivolto alla comunità internazionale dal premier somalo, Nur Hassan Hussein, a quasi un mese dall’intesa sul futuro della Somalia, firmata a Gibuti, e proprio mentre nelle ultime ore due soldati governativi sono stati uccisi in nuovi scontri in corso a Baidoa, 250 km a nord-ovest della capitale. Sulla richiesta del premier somalo, Giada Aquilino ha intervistato Enrico Casale, redattore di Popoli, la rivista internazionale dei Gesuiti:
R. - L’arrivo di un contingente internazionale era previsto dagli accordi che sono stati firmati a Gibuti, il 9 giugno scorso, tra il governo di transizione nazionale somalo e gli esponenti dell’opposizione, riuniti nell’Alleanza per la liberazione della Somalia. Il Paese africano è ormai una terra senza governo da circa 17 anni, nel quale si stanno confrontando da un lato il governo di transizione nazionale - molto debole e sostenuto dalle truppe etiopiche - e dall’altro le milizie delle ex Corti islamiche. Questo conflitto sta causando migliaia di vittime e sta portando anche ad un’emergenza alimentare drammatica: sono già stati segnalati i primi morti per inedia. Si rende quindi necessario schierare una forza di interposizione dell’ONU che si affianchi a quella dell’Unione Africana, già presente, e che permetta il totale ritiro delle truppe etiopiche. Il governo potrà prendere così il controllo di tutto il territorio e riuscire a contenere la ribellione delle milizie.
D. - Ci sono i tempi tecnici per schierare un contingente dell’ONU?
R. - La situazione è tragica, sia per la guerra, sia per il problema alimentare. Per questo, l’Unione Africana ha rinnovato di sei mesi il mandato della sua missione di pace. Nel frattempo, ci sarebbe un margine più ampio per riuscire a creare un contingente dell’ONU, che possa intervenire, affiancando quello dell’Unione Africana.
Italia-UE-Immigrazione
In Italia, è emergenza immigrazione per i numerosi sbarchi di questi giorni. A Lampedusa, oltre ai 290 immigrati arrivati ieri, la Guardia costiera ha soccorso altre 300 persone. Sale così ad oltre 1200 il numero dei migranti ospiti del Centro di prima accoglienza dell’isola, quasi il doppio della capienza massima prevista. Intanto, ieri i ministri dell’Interno dell’Unione Europea, riuniti a Cannes, hanno trovato un’intesa sulle norme comuni riguardanti l’immigrazione regolare e la lotta a quella clandestina.
Serbia-governo
Ampia fiducia del parlamento serbo all’esecutivo del premier Cvetkovic. Via libera ieri al governo, frutto di un’intesa tra il partito filoccidentale del presidente Tadic e i socialisti dell'ex uomo forte di Belgrado, Milosevic. Primo obiettivo della coalizione: l’ingresso della Serbia nell’Unione Europea. Congratulazioni sono arrivate dal presidente della Commissione UE, Barroso, che ha auspicato ampia collaborazione soprattutto per assicurare maggiore stabilità nell'area balcanica.
Georgia-Abkhazia
L’Abkhazia, regione secessionista georgiana, ha respinto l’ipotesi di una forza di polizia internazionale sul proprio territorio. Ipotesi avanzata dal Dipartimento di stato americano dopo le esplosioni che si sono verificate nella capitale e per le quali è stata chiamata in causa Tblisi.
Russia-GB
Nessun omicidio di Stato nel caso dell'ex spia russa, Litvinenko, morto a Londra. Lo hanno assicurato fonti ufficiali di Mosca smentendo l'ipotesi avanzata dai Servizi segreti britannici. ''Non disponiamo di alcuna informazione", ha dichiarato il portavoce del Comitato d'indagine presso la procura russa.
Thailandia-processo
Al via, a Bangkok, il processo contro l’ex premier, Thaksin Shinawatra, accusato di corruzione per aver influenzato una transazione immobiliare a favore della moglie. Entrambi si sono dichiarati innocenti ma rischiano 13 anni di carcere. Il verdetto della Corte suprema del Paese non può essere appellabile.
Olanda-Trattato Lisbona
Dopo la Camera, anche il Senato olandese ha dato il via libera al Trattato di Lisbona dell'Unione Europea. Per la ratifica ufficiale bisognerà attendere la firma della Regina Beatrice. In questo modo, i Paesi Bassi diventeranno la ventunesima nazione europea ad aver detto sì alla Carta costituzionale europea.
Slovacchia-euro
A partire dal primo gennaio 2009, anche la Slovacchia adotterà l’euro. Il via libera è arrivato oggi dai ministri delle Finanze europee che hanno fissato il tasso di conversione euro-corona a 30,126. Dal prossimo anno, saliranno quindi a 16 i Paesi nei quali circola la divisa europea. (Panoramica internazionale a cura di Benedetta Capelli)
Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LII no. 190
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