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Sommario del 04/07/2008
L'affettuoso ed emozionato abbraccio dei cittadini di Castel Gandolfo a Benedetto XVI nelle parole del sindaco del comune laziale, Maurizio Colacchi
◊ La cittadinanza di Castel Gandolfo ha accolto con grande emozione Benedetto XVI, arrivato mercoledì scorso nella cittadina laziale. Nel comune alle porte di Roma c’è grande attesa per la tradizionale preghiera dell’Angelus che si terrà domenica nel Cortile interno del Palazzo Apostolico. Il Papa rimarrà nella residenza pontificia fino alla partenza per l’Australia, il prossimo 12 luglio, in occasione della Giornata mondiale della gioventù. Sull’accoglienza ricevuta dal Papa al suo arrivo a Castel Gandolfo, ascoltiamo al microfono di Amedeo Lomonaco, il sindaco del comune laziale, Maurizio Colacchi:
R. - Molto affettuosa, come sempre, da parte di tutti i cittadini. Ricordo in particolare con emozione l’incontro che ho avuto, il privilegio di poterlo ricevere quando è sceso dall’elicottero e di accompagnarlo all’interno delle Ville e dei giardini vaticani. E’ stato certamente un incontro che posso definire unico, perchè - come sempre - il Santo Padre ti accoglie con un grande sorriso.
D. - Quali sono stati i suoi sentimenti, le sue emozioni rispetto anche al primo soggiorno estivo di Benedetto XVI a Castel Gandolfo, nel 2005?
R. - E’ sempre un’emozione straordinaria. Il Santo Padre ti guarda direttamente negli occhi, come per cercare di vederti dentro. Questo, naturalmente, ti colpisce ti cattura e fa crescere ancor di più quella sensazione di coinvolgimento. Noi usiamo parole, come sto facendo anche io in questo momento, di rispettosa confidenza quando parliamo del Santo Padre. Ma voglio anche dire un’altra cosa che mi ha colpito nell’incontro che ho avuto con Benedetto XVI: sono stato colpito dall’affettuosa delicatezza con cui il Santo Padre mi ha comunicato di portare i suoi saluti alla mia signora. Mi ha veramente lasciato senza parole.
D. - Ricordiamo ancora una volta le parole con cui Giovanni Paolo II aveva ribattezzato la cittadinanza laziale “il Vaticano numero due”. Quale il legame della comunità di Castel Gandolfo con il Papa e in particolare con Benedetto XVI?
R. - Diciamo anzitutto una cosa importante: con Benedetto XVI - ed è la prima volta che accade nella storia - siamo riusciti ad avere il Pontefice all’interno della Casa comunale, quando abbiamo inaugurato una stele in onore di Sua Santità Giovanni Paolo II. In quell’occasione, abbiamo ricordato proprio il fatto che Giovanni Paolo II nominava Castel Gandolfo come “Vaticano II”. La sensazione che si prova a Castel Gandolfo quando arriva il Santo Padre è molto forte: cambia la sua atmosfera, cambia la sua vita, si trasforma. E’ una sensazione veramente straordinaria.
D. - Castel Gandolfo è pronta, come ogni anno, ad accogliere turisti e fedeli?
R. - Sì, certamente, grazie anche al lavoro prezioso che viene svolto dalle Forze dell’ordine, dai vigili Urbani e dalla Gendarmeria vaticana, che garantiscono la sicurezza della nostra città. Sono convinto - come sempre - che il Santo Padre a Castel Gandolfo potrà riacquistare quelle energie di cui ha bisogno e vivere giorni di serenità.
D. - Sono previste iniziative particolari durante il soggiorno del Papa?
R. - C’è una iniziativa molto particolare, perchè Castel Gandolfo e il Consiglio Comunale hanno conferito al suo amato fratello, mons. George Ratzinger, la cittadinanza onoraria di Castel Gandolfo. Quindi, il 21 agosto ci sarà questa cerimonia di conferimento. Il 6 agosto si terrà, sulla nostra piazza, un concerto dedicato ad un altro grande Pontefice nel trentennale della sua morte, Papa Paolo VI, che molto ha fatto per Castel Gandolfo.
La Sala Stampa della Santa Sede rende noto il programma del viaggio apostolico in Francia: il 14 settembre, la Messa solenne del Papa per il 150.mo anniversario delle apparizioni di Lourdes
◊ La Sala Stampa della Santa Sede ha reso noto il programma del viaggio apostolico di Benedetto XVI in Francia, in occasione del 150.mo anniversario delle apparizioni di Lourdes. Nel giorno dell’arrivo a Parigi, il prossimo 12 settembre, il Papa incontrerà le autorità dello Stato francese e, nel pomeriggio, religiosi e religiose nella cattedrale di Notre Dame. Sabato 13 settembre è in programma, sempre a Parigi, la Santa Messa sulla Esplanade des Invalides e, nel pomeriggio, il trasferimento a Lourdes per la visita alla Grotta delle apparizioni. Domenica 14 settembre è prevista inoltre la Santa Messa per il 150.mo anniversario delle apparizioni della Madonna. Il Papa rientrerà in Vaticano il 15 settembre.
Ingrid Betancourt sarà ricevuta da Benedetto XVI non appena lo renderanno possibile gli impegni del Papa: la dichiarazione del vicedirettore della Sala Stampa Vaticana, padre Ciro Benedettini
◊ Lo aveva desiderato e richiesto e ora è arrivata una prima risposta. Ingrid Betancourt sarà ricevuta in udienza da Benedetto XVI, che lo scorso anno aveva già incontrato la madre. "Il comprensibile e nobile desiderio della signora di essere ricevuta dal Papa potrà realizzarsi appena lo permetteranno gli impegni di Sua Santità", ha precisato il vicedirettore della Sala Stampa della Santa Sede, padre Ciro Benedettini, in risposta alle sollecitazioni dei giornalisti. Mancano intanto poche ore all'arrivo a Parigi della Betancourt e della sua famiglia. L'aereo su cui viaggia la senatrice colombiana - liberata due giorni fa dalle mani delle FARC - è atteso verso le 16 all'aeroporto militare di Villacoublay, a ovest della capitale francese. A ricevere la Betancourt sarà lo stesso presidente francese, Nicolas Sarkozy, e sua moglie, Carla Bruni. Intanto, l'eco della liberazione dell'ex candidata alle presidenziali colombiane è sempre al centro di commenti e di congratulazioni diretti al presidente della Colombia, Alvaro Uribe, e delle Forze Armate che hanno effettuato con successo il blitz. Il servizio di Maurizio Salvi:
Dal presidente statunitense, George W. Bush, al premier spagnolo, Luis Zapatero, dal segretario generale dell’ONU, Ban Ki-moon, al presidente italiano, Giorgio Napolitano, tutti i principali statisti mondiali hanno elogiato il governo del presidente Alvaro Uribe. Ingrid Betancourt, apparsa in uno stato di forma più che accettabile, si è goduta prima a lungo l’incontro con la famiglia, i figli e le persone care, partendo poi alla volta della Francia. Oggi, poserà all’Eliseo per i fotografi, in compagnia del presidente francese Nicolas Sarkozy. Intanto, a Bogotà, tre ex presidenti colombiani si sono detti convinti che alle FARC non resti altra opzione che quella di deporre le armi e negoziare.
Un sequestro lungo sei anni, del quale la stessa Betancourt ha fornito delle prime, drammatiche descrizioni. Un incubo spezzato 48 ore fa che ha proiettato i vertici iestituzionali della Colombia al centro dell'attenzione mondiale. Anche la Chiesa colombiana ha festeggiato la notizia della liberazione, come spiega il mons. Juan Vicente Cordova, ausiliare di Bucamaranga, al microfono di Claire Malapert della redazione francese della nostra emittente:
R. Pour les évêques et pour l’église colombienne c’est un très important moment…
Per i vescovi e per la Chiesa colombiana è stato un momento molto importante, perché noi abbiamo lavorato molto per questa liberazione. I vescovi sono stati chiamati dal governo e dai guerriglieri per instaurare un tavolo di confronto e la Chiesa sempre è stata riconosciuta perché ha sempre cercato e lavorato molto per il dialogo. C’è poi un altro, importante lato da sottolineare: in tutto il mondo, la Colombia non ha una buona reputazione, perché la gente pensa che sia un Paese in cui impera la droga, la guerra. Ora, invece, abbiamo dimostrato a tutto il mondo che la Colombia è capace, da sola, di affrontare i problemi e risolverli con successo. Questo è molto importante per i vescovi, per la Chiesa, per il diritto, per la verità e per la vita.
D. - Come è stato percepito, dalla popolazione colombiana, questo avvenimento? Come un segno di speranza, del fatto che il Paese sta cambiando?
R. - Oui, l’espoir c’est très important pour nous…
Sì, la speranza è molto importante per noi, perché noi abbiamo una storia terribile di sofferenza e i colombiani sperano di vincere sulla guerra. Il 95% dei colombiani è gente per bene, gente buona, e penso che ora abbiamo dimostrato che c’è una speranza e che il nostro esercito è un esercito preparato, perché ha messo in atto una strategia molto importante, che ha permesso la liberazione degli ostaggi senza morti e senza spargimenti di sangue. Io penso che oggi comincia, per la Colombia, un momento storico: noi possiamo vincere la guerriglia, noi possiamo ottenere la pace. E io penso che per il mondo, per la Chiesa cattolica, per il Paese sia molto importante che le altre nazioni del mondo, da questo momento, siano aperte nei confronti della Colombia, che noi non abbiamo un Paese di guerra, ma che la verità, la vita, il rispetto, il diritto stesso sono importanti per i colombiani. Abbiamo, ripeto, dimostrato al mondo che noi vogliamo lottare contro la guerra, contro la menzogna e contro la mancanza di dignità. Adesso, abbiamo bisogno che gli altri Paesi nutrano un po’ di speranza nei confronti della Colombia, un po’ di comprensione. Abbiamo bisogno di aiuto psicologico e spirituale e che gli altri Paesi credano che noi siamo una Repubblica di libertà e che lottiamo per raggiungere questo scopo.
I vescovi siano testimoni e maestri di santità: l’esortazione del cardinale Bertone nella Messa per l’ordinazione episcopale di mons. Auza e mons. Vacchelli
◊ La missione del vescovo, testimone della verità e dell’amore di Dio, è stata al centro dell’omelia, pronunciata ieri dal cardinale segretario di Stato, Tarcisio Bertone, in occasione della Messa, nella Basilica Vaticana, per l’ordinazione episcopale di mons. Bernardito Auza e mons. Piergiuseppe Vacchelli. I due presuli sono stati recentemente nominati dal Papa rispettivamente nunzio apostolico in Haiti e segretario aggiunto nel dicastero per l’Evangelizzazione dei Popoli, nonché presidente delle Pontificie Opere Missionarie. Il servizio di Alessandro Gisotti:
Con “amore sincero e totale per Cristo”, i vescovi diventino testimoni della speranza: è l’esortazione che il cardinale Bertone ha rivolto ai nuovi presuli, mons. Auza e mons. Vacchelli. Il porporato ha messo l’accento sulla dimensione universale della Chiesa che i vescovi sono chiamati a servire “in comunione e sottomissione con il Successore di Pietro, che è garanzia dell’unità”:
“Chiesa di tutti i popoli, come ha ricordato nell’omelia domenica scorsa Benedetto XVI, che quindi non si identifica con una sola nazione, né con una sola cultura o con un solo Stato, ma che è sempre Chiesa di tutti, chiamata a riunire l’umanità al di là di ogni frontiera, perché in mezzo alle divisioni di questo mondo, renda presente la pace di Dio e la forza riconciliatrice del suo amore”.
La fede in Cristo, ha proseguito, “deve contraddistinguere ogni nostra scelta e ogni nostro gesto”. Il cardinale Bertone ha così messo l’accento sulla dimensione dell’unità e cattolicità del ministero episcopale, pur nella diversità dei compiti svolti. Quindi, ha sottolineato che, pur svolgendo missioni diverse, i nuovi vescovi condividono “il medesimo anelito missionario che anima la Chiesa”. Missione, ha detto, “che richiede da ogni Pastore anzitutto una costante tensione verso la santità”:
“Specialmente in questa nostra epoca è importante che i vescovi siano testimoni e maestri di “santità”, capaci di trasmettere fedelmente, con l’esempio e le parole, quelle verità che illuminano il cuore dell’uomo e lo conducono verso la vita eterna”.
“Docili all’azione dello Spirito Santo - è stato il suo incoraggiamento ai due presuli - potrete cooperare all’edificazione del tempio del Signore”, annunciando Cristo, “pietra angolare” della Chiesa.
Il rispetto della cultura ROM favorisce integrazione e sicurezza: l’opinione di mons. Agostino Marchetto, segretario del dicastero pontificio dei migranti
◊ Se non c’è rispetto per la cultura delle popolazioni nomadi, può essere difficile giungere a una reale integrazione e dunque, in prospettiva, anche a un accettabile grado di sicurezza sociale. L’arcivescovo Agostino Marchetto, segretario del Pontificio Consiglio della pastorale dei migranti, invita tutti i Paesi a muoversi nella direzione del rispetto dei diritti fondamentali della persona, mettendo in risalto l'esperienza maturata dalla Chiesa a contatto con i ROM, ispirata dai valori del Vangelo. L’intevista al presule è di Alessandro De Carolis:
R. - Direi che l'impegno principale della Chiesa con gli zingari è certamente l’accoglienza, che si traduce in visite e contatti, anche poi ci sono dei sacerdoti che vivono stabilmente nei campi zingari. Direi però che la grande questione sia quella della scuola: pensiamo che siano più o meno 4 milioni i ragazzi zingari che dovrebbero andare a scuola. Ci sono delle bellissime esperienze a riguardo: io ho visitato delle scuole dirette in particolare a loro, ma c’è poi anche chi si pone la questione su una loro frequenza nelle scuole normali. In ogni caso, è importante una presenza di quelli che loro chiamano i gagi - cioè quelli che non sono zingari - e curiamo certamente l’evangelizzazione, che va profondamente legata con la promozione umana. Naturalmente, noi, tutti i Paesi, abbiamo fatto un grande cammino: ci sono Paesi più avanzati, con degli ottimi risultati. Penso per esempio alla Spagna, che certamente nel secolo scorso ha svolto un grandissimo compito di integrazione. In ogni caso, quello che è importante è che vediamo valutiamo la cosa non solamente da un punto di vista ‘nazionale’, ma che ci inseriamo nei giudizi, nei pensieri, nell’azione di un contesto internazionale. Ricordo che c’è stato un incontro di consacrati zingari, lo scorso anno, ma teniamo anche dei congressi mondiali ogni due anni: quest’anno sarà a Pfeifing, in Germania, all’inizio di settembre, e il tema sarà sui giovani zingari nella Chiesa e nella società. Dunque, una cosa vitale, importante, perché questa etnia ha moltissimi giovani.
D. – In molte parti del mondo, eccellenza, l’integrazione dei ROM con la popolazione locale presenta spesso dei problemi. In base alla vostra esperienza, maturata sul campo, che cosa può facilitare e cosa ostacolare questa integrazione a livello sociale?
R. - L’azione fondamentale è la questione culturale, perché anche se sono stabilizzati o semi-stabilizzati, i nostri fratelli conservano una cultura del movimento, della itineranza. Ed è questo credo che crea difficoltà, perché è - mi si perdoni l'espressione - come un pugno nello stomaco alla nostra stabilità e direi anche all’ideale che tutto sia sicuro, tutto a posto.
D. – Dunque, si può dire che conoscere la cultura ROM è certamente un modo per facilitare l’integrazione e, in definitiva, un modo dal quale può scaturire anche una maggiore sicurezza sociale...
R. - Certamente. E’ il solito binomio che continuamente riproponiamo nella ricerca di un equilibrio. Io dico sempre: la Chiesa deve cercare, nel rispetto di tutti, di sottolineare quello che è un po’ mancante in un certo momento della storia di un Paese, di un continente. Quindi, se c’è una tendenza, in un certo momento storico, a dimenticare quello che è il rispetto dell’altro nella linea dei diritti fondamentali, io credo che la Chiesa debba dire - ripeto, con rispetto ma anche con convinzione e con forza - quello che è un suo modo di vedere la situazione.
Oggi su "L'Osservatore Romano"
◊ In prima pagina, una riflessione dell'arcivescovo Gianfranco Ravasi sulla lettura integrale della Bibbia dagli schermi televisivi italiani, a partire dal prossimo 5 ottobre: il primo lettore sarà Benedetto XVI.
Nell'informazione internazionale, un articolo di Luca M. Possati dal titolo "La corsa del greggio travolge l'economia".
In cultura, Gaetano Vallini intervista Wladislaw Bartoszewski, protagonista della storia della Polonia nel Novecento.
La prefazione di Davide Rondoni al libro di Cristiana Dobner "All'altra riva, ai prati del sole. L'immaginario di Dio in Antonia Pozzi".
Così parlava Ratzinger alla vigilia del Sessantotto: Javier Prades sul tema della ragione, al centro delle lezioni del futuro Papa agli universitari di Tubinga.
Claudia La Malfa illustra gli studi che confermano la presenza di Pinturicchio (550 anniversario della nascita) alla Cappella Sistina come aiutante del Perugino.
Nel Giorno dell’Indipendenza degli Stati Uniti, una riflessione dello storico Tiziano Bonazzi sul modello americano di democrazia
◊ “Noi riteniamo che le seguenti verità siano di per se stesse evidenti: che tutti gli uomini sono stati creati uguali, che essi sono dotati dal loro Creatore di alcuni Diritti inalienabili, che fra questi vi sono la Vita, la Libertà e la ricerca delle Felicità”: è uno dei passaggi più noti della Dichiarazione d’Indipendenza degli Stati Uniti dal dominio britannico, firmata il 4 luglio del 1776. Un evento, quello celebrato oggi, in cui il popolo americano si ritrova unito, nonostante le tante e profonde divisioni che tuttora sussistono nella società statunitense. Ma perché l’Independence Day è così sentito dagli americani? Alessandro Gisotti lo ha chiesto al prof. Tiziano Bonazzi, americanista dell’Università di Bologna:
R. - Certamente, perché segna la nascita della nazione americana, o meglio degli Stati Uniti. Si tratta di una festa che ha due aspetti, religioso e laico, perchè i grandi padri fondatori, da George Washington a Jefferson - che ha scritto la Dichiarazione d’Indipendenza - erano dei filosofi illuministi ed erano personalmente deisti. Tuttavia, in mezzo ai patrioti che combatterono per sette anni contro la Gran Bretagna per liberarsi dal suo dominio, molti erano invece profondamente religiosi, protestanti, appartenenti alle varie Chiese protestanti. E questo implica che il termine libertà, il termine chiave della Rivoluzione Americana, aveva due significati: da un lato, il significato illuminista di libertà politica, di libertà razionale dell’uomo; e dall’altra, invece, il significato religioso protestante della libertà da cercare per la salvezza, e cioè della libertà come Salvezza, della libertà come avvicinamento personale a Cristo e come avvicinamento personale allo Spirito Santo.
D. - Con la Dichiarazione d’Indipendenza non nasce soltanto una nazione, uno Stato, ma anche un modello di democrazia, al quale peraltro si è riferito con parole di apprezzamento anche Benedetto XVI durante il suo viaggio negli Stati Uniti in aprile. Nonostante l’impopolarità - sappiamo - di molte scelte del governo attuale degli Stati Uniti, il "modello americano" ancora attrae molto: perché secondo lei?
R. - Il "modello americano", se possiamo parlare di modello - da un punto di vista scientifico non si può - è il modello della modernizzazione. E’ stato il modello vincente della modernizzazione, quello che è stato più efficiente e soprattutto che meglio ha saputo coniugare industrializzazione e democratizzazione, e quindi il consenso democratico della popolazione allo sviluppo economico. E’ questo che ha legato l’Europa all’America nella Seconda guerra mondiale, perché da noi la modernizzazione aveva in molti Paesi implicato totalitarismi. E’ quello che ci ha legato durante la ricostruzione. Oggi, dobbiamo dire che questo modello mostra delle crepe.
D. - Questo Independence Day avviene a pochi mesi dalle elezioni presidenziali. I due candidati, il senatore McCain e il senatore Obama, così diversi per storie oltre che per appartenenza politica, richiamano però costantemente il valore del patriottismo...
R. - Sì, negli Stati Uniti questo è un sine qua non. E’ impossibile non rifarsi al patriottismo, perché si può lottare su che cosa si intenda per Stati Uniti, su che cosa si intenda per libertà. Ma in questo Paese, religiosamente così complesso, etnicamente così complesso, enorme da un punto di vista territoriale, il patriottismo è ciò che veramente unifica, ciò che dà un vocabolario comune a tutti i cittadini e anche ai candidati politici.
Presentato a Roma il Giffoni Film Festival, rassegna cinematografica per ragazzi, al via il 18 luglio. Intervista con Claudio Gubitosi
◊ Gli incontri con le star Meg Ryan, Tim Roth, e la protagonista di “Little Miss Sunshine” Abigail Breslin, lo scrittore israeliano David Grossman, e le anteprime, fra gli altri, degli attesissimi “Le cronache di Narnia - Il principe Caspian” e “Kung Fu Panda”, saranno fra gli appuntamenti clou della 38.ma edizione del Giffoni Film Festival, la rassegna dedicata al cinema per ragazzi, in programma nella cittadina campana, dal 18 al 26 luglio. L’evento è stato presentato ieri a Roma. Benedetta Capelli ha intervistato il creatore e direttore del festival Claudio Gubitosi sul tema della rassegna “Miti e maestri”:
R. - “Miti e maestri” capita in un momento in cui bisogna fare un po’ il punto della situazione sui ragazzi, con i ragazzi, che facilmente vengono catturati da falsi miti e da falsi maestri. Allora, torniamo indietro, facciamo un po’ un’analisi di quello che è veramente un mito e veramente un maestro. Partirei dalla cosa più semplice: guardarsi intorno, nella propria famiglia, il proprio padre, la propria madre. E’ da lì che si parte.
D. - Il vostro rapporto con i giovani è cresciuto nel tempo. Oggi si può fare una valutazione sui giovani rispetto a quelli di 38 anni fa, che sicuramente sono cambiati…
R. - Parliamo di epoche, di abissi. Noi abbiamo in certo senso anticipato la trasformazione morfologica dei ragazzi: come crescevano, come si evolveva la loro cultura, il loro modo di esprimersi. Devo dire che da una sola sezione, quando è nato il Giffoni, siamo arrivati a sei sezioni e questo è eloquente. Tra i giovani, negli ultimi anni ho notato una sorta di omologazione. Prima, ad esempio, i ragazzi dei Paesi nordici ragionavano diversamente da quelli del sud Europa, come i milanesi diversamente dai meridionali. Adesso parlano la stessa lingua, hanno la stessa sintesi, comunicano allo stesso modo.
D. - C’è una sezione che è dedicata più al sociale, con un film sulla testimonianza di un bambino soldato…
R. - Non c’è solo quello. Parliamo di ragazzi che sono costretti dalle dittature a perdere la loro ingenuità, a non vivere la loro esperienza di bambino, sostanzialmente a perdere la vita, ma anche di quel bambino che sta in casa, che è solo, che non trova o non ritrova i genitori, è oggetto di schiavitù da parte dei compagni, dei "bulli". E’ complesso il mondo dei ragazzi. Il film che noi abbiamo selezionato ci dà un quadro davvero molto triste della presenza del ragazzo nella nostra società e del mondo che lo circonda. Mancanza di affetto, desiderio di affetto, voglia di essere parte del mondo, capacità anche di immaginare il futuro. Ma è chiaro che anche i ragazzi si comportano in un certo modo, c’è la voglia di essere adulti: tutto e subito. Il Giffoni non è un paradiso terrestre, è un Festival dove queste cose vengono analizzate dove i ragazzi si incontrano, si scontrano, guardano, capiscono. Naturalmente, noi vogliamo solo dare delle piste di riflessione. Il nostro è un cinema intenso, che dà comunque anche delle speranze: su questo abbiamo costruito la nostra vita. Il Giffoni è cresciuto è cambiato; il Giffoni ha questa dimensione internazionale ma non abbiamo mai perso la dimensione locale.
In provincia di Varese, il seminario "Libertà religiosa: verso un islam europeo"
◊ Preparare la strada ad un “islam europeo”. E’ l’obiettivo che si pone il seminario internazionale di studi sul tema “Libertà religiosa: verso un Islam europeo?”: un dialogo fra esponenti della cultura e del pensiero cattolico e laico, che si confronteranno oggi e domani a Villa Cagnola di Gazzada a Varese, con personalità dell’islam moderato e internazionale. Il servizio di Fabio Brenna:
Si tratta di una nuova tappa di quel percorso culturale sulla libertà religiosa inaugurato nello scorso mese di ottobre, a Villa Cagnola dal segretario di Stato vaticano, cardinale Tarcisio Bertone. Un confronto fra studiosi, ma che prevede un momento pubblico: questa sera è in programma una tavola rotonda con la ventina di studiosi e docenti universitari chiamati a tracciare il possibile percorso verso un islam europeo, capace di condividere la costruzione della nuova Europa, di stabilire relazioni virtuose con la società e la cultura europea ed eventuali intese con gli stati membri. Mons. Luigi Mistò, direttore di Villa Cagnola, è esperto del rapporto fra religioni e Stati:
“Vogliamo metterci in ascolto. Mi sembra importante che ci si ascolti reciprocamente, ciascuno ovviamente partendo dalla propria identità, ma apprezzando anche quanto porta l’altro e cercando, quindi, di avere un atteggiamento di stima che aiuti a camminare insieme. Arricchendoci così gli uni gli altri degli aspetti positivi, che sicuramente ci sono, e vedendo se possiamo aiutarci anche a superare gli aspetti negativi che - ovviamente - pure ci sono”.
Fra i partecipanti al seminario si segnalano le personalità di padre Samir Khalil Samir, gesuita e docente all’Università di Beirut; il giornalista e politico algerin naturalizzato italiano Khaled Foud Allam; l’islamista Paolo Branca e Michele Frignone del Centro Internazionale di Studi e ricerche Oasis di Venezia, che si occupa della reciproca conoscenza ed ncontro fra cristiani e musulmani.
Ecuador: il cardinale Giovanni Battista Re a conclusione della prima Giornata nazionale della gioventù
◊ Con una solenne Concelebrazione Eucaristica, presieduta dal cardinale Giovanni Batista Re, Prefetto della Congregazione per i Vescovi, ieri si è conclusa la prima Giornata nazionale della Gioventù celebrata a Guayaquil. L’evento - riferisce l'agenzia Fides - ha visto la partecipazione di più di 3000 giovani che da tutte le Province del Paese sono giunti a Guayaquil, uniti dal tema “Giovani, con la forza dello Spirito Santo, sarete miei testimoni”, in sintonia con la Giornata Mondiale della Gioventù di Sydney. I partecipanti sono stati accolti generosamente da centinaia di famiglie di Guayaquil e da varie parrocchie. Questa Giornata ha voluto rappresentare un’esperienza comunitaria caratterizzata dal pellegrinaggio, dalla preghiera e dalla Celebrazione Eucaristica, con l’obiettivo principale di “celebrare la presenza viva dei giovani nel cammino della Chiesa pellegrina dell’Ecuador; riflettere profondamente sullo Spirito Santo che dà loro forza per vivere e testimoniare il Vangelo e l’audacia di proclamarlo, rendendoli capaci di continuare a maturare la sequela di Gesù con profondità e gioia, affinché i giovani possano illuminare il mondo con la luce di Cristo”. Durante l’omelia, il cardinale Re ha detto ai giovani: “la vita è una sola ed il tempo passa molto rapidamente. E la vita vissuta con la fede in Dio è un’avventura affascinante”. Pertanto li ha invitati ad “avere fiducia nella Chiesa, questa Chiesa che è divina ed umana e conta sull’assistenza di Dio. Nonostante i limiti tipici degli uomini, la Chiesa continua a trasmettere il messaggio di Cristo in maniera autentica e sicura; continua nel mondo di oggi l’opera di Cristo. Dentro la barca della Chiesa – ha aggiunto il cardinale - possiamo salvarci, ma se fuggiamo da essa corriamo il rischio di soffocare”. Il porporato ha segnalato inoltre che “l’inesistenza di ideali conduce al vuoto e alla noia”. I giovani, quindi, non devono posticipare “le decisioni fondamentali della vita. Quando il Signore ci chiama, ci dà anche la forza e la grazia necessarie per rispondere alle responsabilità che durante il tragitto possiamo incontrare”. Il cardinale Re ha concluso la sua omelia esprimendo il desiderio che Cristo sia realmente per ognuno dei partecipanti “luce e forza nella vita che si apre davanti a ciascuno”. La Santa Messa è stata concelebrata dall’arcivescovo di Guayaquil e presidente della Conferenza episcopale ecuadoriana, mons. Antonio Arregui Yarza, dai vescovi ausiliari, mons. Marcos Pérez, mons. Aníbal Nieto e dai sacerdoti dell’arcidiocesi. Al termine è stato annunciato che la sede per la Seconda Giornata Nazionale della Gioventù, nel 2009, sarà la città di Cuenca. (R.P.)
Nuovo allarme FAO: nel 2007 aumentate di 50 milioni le persone che soffrono la fame
◊ La crisi alimentare dovuta all’aumento dei prezzi di alcuni prodotti che forniscono l’alimento base per milioni di persone e allo stesso tempo l’impennata del costo del carburante, sta producendo una crisi senza precedenti sul piano globale. E’ la Fao che lancia di nuovo l’allarme a poche settimane dal summit mondiale di Roma dedicato proprio ai problemi della sottoalimentazione e delle produzioni agricole. Secondo i nuovi dati diffusi dal Direttore generale dell’agenzia delle Nazioni Unite, Jaques Diouf e ripresi dall'agenzia Fides, nel 2007 i poveri che soffrono la fame nel mondo sono aumentati di 50 milioni. Molti Paesi colpiti dalla crisi non sono in grado far fronte da soli all’emergenza e hanno urgente bisogno di un’azione multilaterale, di alleanze con istituzioni internazionali e con altre nazioni. Diversi i fattori che stanno producendo questa grave crisi, in parte già individuati dal recente summit di Roma. Fra questi l’aumento della domanda dei prodotti agricoli dovuto alla crescita demografica e allo sviluppo economico dei Paesi emergenti; la scelta di investire nei biocarburanti compiuta da alcune grandi nazioni e la relativa facilità con cui questo settore sta crescendo sottraendo tuttavia terreni coltivabili all’agricoltura; gli sbalzi nella produzione agricola dovuti ai cambiamenti climatici e alle loro conseguenze, in particolare la siccità e le inondazioni che hanno provocato danni enormi sia in Africa e nel sud-est asiatico. In questo contesto è da sottolineare che le riserve di cereali sono al loro più basso livello da 30 anni a questa parte. Secondo la Fao per rispondere all’attuale crisi la produzione di beni alimentari dovrebbe essere raddoppiata da qui al 2050. Ancora sotto accusa sono poi quei Paesi esportatori di prodotti agricoli e alimentari che speculano sui mercati per proteggere i loro consumatori. In particolare la Fao sottolinea poi che le risorse pubbliche destinate all’agricoltura nei Paesi in via di sviluppo sono precipitate dal 17% del 1980 al 3 % del 2006, senza contare il livello minimo di investimenti che vengono devoluti alla ricerca scientifica in campo agricolo da questi stessi Paesi: una situazione sempre più difficile di cui è responsabile la comunità internazionale nel suo insieme. Saranno necessari 24 miliardi di dollari all’anno di investimenti pubblici supplementari per fronteggiare la crisi, una cifra che comprende le risorse necessarie per la gestione dell’acqua, la costruzione di strade rurali, l’edificazione di strutture per lo stoccaggio delle riserve alimentari, la ricerca. Tra i dati che destano particolare apprensione la perdita mondiale annua di terreno coltivabile, dai 5 ai 10 milioni di ettari, causata dalla grave degradazione dei suoli; tuttavia in ampie regioni dell’Africa, dell’America Latina e dell’Asia centrale esistono forti potenzialità ancora non sfruttate per l’espansione di terreni agricoli. Infine rimane la grande incognita dei cambiamenti climatici: se infatti la temperatura globale continuerà ad aumentare la produzione delle principali culture, a cominciare dal mais, potrebbe scendere dal 40 al 20% in alcune regioni dell’Asia, dell’Africa e dell’America Latina. (R.P.)
L’UNICEF denuncia l’elevato livello di malnutrizione infantile nel Corno d’Africa
◊ È sempre più grave l’emergenza malnutrizione, soprattutto infantile, che affligge la regione del Corno d’Africa. A lanciare l’allarme riportato dall’Osservatore Romano è l’UNICEF, l’agenzia dell’ONU per l’infanzia, che ha focalizzato l’attenzione su Paesi come la Somalia, l’Etiopia, il Kenya, l’Uganda, l’Eritrea e Gibuti e ha richiesto l’intervento immediato dei donatori. I problemi della regione ultimamente si sono acuiti a causa della siccità, delle epidemie, dei conflitti e dei rincari dei generi alimentari e dell’energia. In Somalia si calcola che il 20% dei bambini siano malnutriti, una percentuale molto maggiore del 15% indicato dalla comunità internazionale come limite massimo prima che scatti il livello di emergenza. In Etiopia la mancanza di cibo coinvolge due milioni di persone e dati altrettanto drammatici arrivano da Eritrea e Gibuti. Non va meglio in Uganda, dove i bambini malnutriti sono 75mila, concentrati soprattutto nella regione settentrionale del Karamonja, dedita alla pastorizia, colpita da una grave epidemia che ha ucciso molti animali e ha provocato anche la diffusione di malattie come malaria e polmoniti che hanno fatto impennare al 30% il dato sulla mortalità infantile. Infine il Kenya, dove ad avere bisogno di assistenza alimentare sono un milione e 200mila persone, come denunciato anche nel rapporto dell’ufficio delle Nazioni Unite a Nairobi. (R.B.)
MSF comunica la bocciatura della richiesta di rilascio di un brevetto per un farmaco usato sui bambini indiani affetti da AIDS
◊ L’organizzazione umanitaria Medici senza Frontiere (MSF) ha reso noto che l’ufficio brevetti indiano per i farmaci l’11 giugno scorso ha respinto la richiesta presentata nel 1998 dall’azienda farmaceutica tedesca Boehringer Ingelheim per lo sciroppo Nevirapina. Il farmaco, utilizzato per curare i bambini affetti da AIDS, in realtà è una nuova forma di una medicina inventata per la prima volta nel 1989 e cioè prima del 1995, termine utile per la brevettabilità, come stabilito dalla legge indiana. MSF denuncia l’uso, da parte delle industrie farmaceutiche, della tecnica dell’ ‘evergreening’: l’elaborazione di variazioni su farmaci preesistenti per estendere i monopoli dei brevetti. La concessione di brevetti inutili – continua MSF – porta alla limitazione della concorrenza, a prezzi più elevati e, di conseguenza, al mancato accesso da parte dei pazienti ai farmaci salvavita. Il risultato raggiunto contro il Nevirapina è importante anche perché ottenuto grazie alla pressione della società civile: l’opposizione, infatti, era stata portata avanti da due associazioni locali di pazienti sieropositivi: il Positive Women’s network e l’Indian network for people living with HIV/AIDS. (R.B.)
Visita a Berlino di vescovi iracheni per contenere l'esodo dei cristiani. Ancora minacce alla minoranza cristiana di Mosul
◊ La Germania rivedrà le procedure inerenti lo status legale dei cristiani iracheni residenti nel suo territorio per facilitarne i ricongiungimenti familiari. E’ quanto è emerso dopo un incontro del ministro degli Esteri tedesco, Frank-Walter Steinmeier, con alcuni vescovi iracheni avvenuto ieri a Berlino. A darne notizia è l’agenzia Aina che riferisce dell’impegno assunto dallo stesso ministro a favore dei cristiani iracheni. I vescovi di Baghdad, di Mossul e Kirkuk, afferma Aina senza citare i nomi dei presuli, hanno spiegato che “dalla caduta di Saddam Hussein le condizioni dei cristiani sono peggiorate drammaticamente. Essi sono fatti oggetto di attacchi portati da estremisti e criminali”, hanno aggiunto i vescovi che stanno cercando in ogni modo di “evitare l’emigrazione cristiana”. A sostegno della loro posizione hanno fornito alcuni numeri: “dal milione e 400 mila fedeli residenti in Iraq nel 1987, oggi siamo scesi a 350/400 mila di oggi”. Negli ultimi due anni la Germania ha stanziato aiuti per i rifugiati iracheni pari a 12 milioni di dollari. Sempre secondo quanto riporta l'agenzia Aina, non accenna a diminuire il clima di intimidazione e di minaccia contro la minoranza cristiana di Mosul, già fortemente provata dal recente rapimento e morte del suo vescovo mons. Paulos Faraj Raho. L'Aina riferisce di un sedicente gruppo, il Battaglione della giusta punizione, affiliato alla Jihad islamica, che avrebbe inviato una lettera ai “dhimmi”, ovvero i non musulmani di Mosul, quindi ebrei e cristiani, in cui si avvertono di non avere contatti con le forze americane. Una fonte che ha voluto mantenere l’anonimato per motivi di sicurezza ha riferito all’agenzia di stampa che “la lettera potrebbe provenire dal gruppo integralista Ansar al-Islam, affiliato ad Al-Qaeda e che la polizia curda non vuole che i cristiani si dotino di una propria forza di polizia”. (A.M.)
Iraq: corso di giornalismo a Bassora, intitolato a mons. Raho
◊ L’organizzazione Youmana, che si occupa di media e della “Press House” irachena, ha indetto un corso di giornalismo intitolato al vescovo martire di Mosul, mons. Paulos Faraj Raho. Questo corso, il diciannovesimo fra quelli organizzati in questi anni dalla Press House di Bassora, intende formare giornalisti non solo sul piano professionale ma anche su quello etico e deontologico. Il corso si terrà a Bassora dal prossimo 20 luglio fino al 14 agosto e vi parteciperanno 30 giornalisti di differenti fedi religiose. Obiettivi del corso: imparare a redigere una notizia, a fare un reportage, a confezionare interviste e servizi. Si terranno inoltre lezioni sui diritti umani e la libertà di stampa. Ai partecipanti verrà rilasciato un attestato. (C.C.)
Canada: bilancio positivo per il 49.mo Congresso eucaristico internazionale di Québec
◊ È un bilancio molto positivo quello che ha tracciato ieri il card. Marc Ouellet, arcivescovo della città di Québec e primate del Canada, a proposito del 49.mo Congresso eucaristico internazionale chiusosi nel Paese il 22 giugno scorso. “Abbiamo avuto una partecipazione che ha superato le aspettative”, ha detto il porporato, ricordando che il totale degli iscritti alle attività del Congresso ha superato la quota degli 11mila. In media, sono state 12.500 le presenze giornaliere e 70 i Paesi rappresentati, membri di tutti e cinque i continenti. Inoltre, il Congresso ha avuto molto seguito anche sul web: gli avvenimenti trasmessi in diretta dal portale della Chiesa cattolica del Québec, www.ecdq.tv, hanno fatto registrare più di 70mila connessioni. Molto attivo anche il settore del volontariato: circa 5mila pellegrini hanno potuto usufruire dell’ospitalità degli abitanti locali, mentre più di mille famiglie del posto hanno collaborato all’organizzazione dell’evento. Tra i momenti più sentiti del Congresso, la Processione eucaristica svoltasi il 19 giugno per le strade di Québec, alla presenza di 20mila persone, e l’omelia pronunciata dal Santo Padre, Benedetto XVI, in video collegamento da Roma, per la Messa conclusiva: un’omelia che è stata ascoltata da circa 60mila fedeli. (I.P.)
I vescovi canadesi contro il conferimento dell’Ordine del Canada al medico abortista Morgentaler
◊ La Conferenza episcopale canadese ha espresso la propria contrarietà al conferimento dell’Ordine del Canada, uno dei più importanti riconoscimenti del governo, a Henry Morgentaler, noto medico abortista. “In nome della libertà di scelta – scrivono i vescovi – ha incoraggiato lo sviluppo di una cultura di morte che colpisce i più deboli, i non nati”. I presuli fanno notare come sul sito del governo il motto dell’Ordine del Canada, sul quale si basa l’assegnazione del riconoscimento, sia “Desiderantes meliorem patriam” – “coloro che desiderano una patria migliore”. Anche l’Organizzazione cattolica per la Vita e la Famiglia si schiera contro la decisione, ricordando che il medico ha praticato finora oltre 100mila aborti. (R.B.)
Venezuela: i vescovi condannano un gruppo di preti "chavisti"
◊ Il Presidente della Conferenza episcopale del Venezuela (Cev), mons. Ubaldo Santana arcivescovo di Maracaibo, ha biasimato che preti dissidenti simpatizzanti dello "chavismo" abbiano utilizzato il nome Chiesa cattolica, con il consenso delle autorità civili, per fondare il polemico gruppo autodefinitosi "Chiesa Cattolica Riformata". In una dichiarazione al quotidiano El Universal ripresa da Aciprensa, mons. Santana ha detto che "non alzerà polvere su questo tema. Non voglio contribuire alla propaganda di questo organismo. Cerchiamo di rimanere fedeli alla nostra fede, non andiamo qua e là". L'arcivescovo si è detto d'accordo che "chiunque può avanzare la propria proposta religiosa", ma " mi pare che sia una usurpazione che quelli si siano collocati col titolo di cattolici e manifesto la mia irritaziione che il ministero dell'Interno e Giustizia abbia permesso la registrazione di una nuova denominazione con questo titolo". Su questo nuovo movimento anche il vescovo di Cabimas, mons. William Delgado, ha espresso le proprie riserve qualificandolo come "una mancanza di identità e di onestà riguardo agli ordini sacri. Con i preti che stanno fondando questa chiesa - ha aggiunto mons. Delgado - la Chiesa non va da nessuna parte. Spero che non si crei una lacerazione nella nostra Chiesa. I fondatori dovrebbero cercare chi la pensa come loro, non coinvolggere quelli che già professano la propria fede in maniera esemplare". Uno dei leader della "Chiesa Cattolica Riformata" è un ex parroco proprio a Cabimas. Mons. Delgado ha riferito che il sacerdote, già questionato per la sua condotta in campo sessuale, ha presentato una settimana fa la richiesta di riduzione allo stato laicale e nel contempo si è dichiarato futuro vescovo dei riformati. (A.M.)
Argentina: il cardinale Bergoglio celebra una Messa per i lavoratori migranti
◊ Era il 1° luglio 2003, quando entrava in vigore la “Convenzione internazionale sulla protezione dei diritti di tutti i lavoratori migranti e dei membri delle loro famiglie”. A distanza di cinque anni, l’Arcivescovo di Buenos Aires e Primate di Argentina, card. Jorge Mario Bergoglio, ha presieduto, martedì scorso, una Messa commemorativa dell’evento. La celebrazione si è svolta nel Santuario di Nostra Signora dei Migranti, nel quartiere di La Boca della capitale argentina, ed è stata incentrata sul seguente tema: “Con speranza, denuncia ed impegno per una società senza schiavi e senza emarginati”. Nella sua omelia, il card. Bergoglio ha ricordato i migranti, le donne costrette alla prostituzione, le vittime del lavoro nero, puntando il dito contro le forme moderne di schiavitù e sfruttamento e denunciando una società che protegge la tratta degli essere umani. “Nel nostro Paese – ha detto il porporato – vivono gli schiavisti, uomini e donne che vendono e comprano persone: li catturano, li obbligano a lavorare, li privano dei documenti così che non possono muoversi”. “Anche a Buenos Aires – ha aggiunto l’arcivescovo – abbiamo fratelli migranti che lavorano 18-20 ore al giorno e vengono pagati con una miseria e un pezzo di pane”. Di qui, l’invito del porporato ad “invocare Dio con queste parole: ‘Signore, guarda al tuo popolo, Signore, guarda a questi uomini e queste donne ridotti in schiavitù”. “In quanto cristiani – ha ribadito il Primate di Argentina – chiediamo a Dio di toccare il cuore di questi schiavisti, poiché anch’essi sono schiavi. Schiavi dell’avidità, della superbia, della malvagità”. Infine, durante l’offertorio, i rappresentanti di alcune organizzazioni che lavorano nell’ambito del sociale hanno portato all’altare numerose fotografie di donne sequestrate e un pannello su cui erano state disegnate alcune mani, simbolo della tratta degli esseri umani. (I.P.)
ANNO PAOLINO: nuovo slancio ecumenico nella Chiesa coreana
◊ Vivere l’Anno di San Paolo all’insegna della comunione ecumenica, coinvolgendo le Chiese sorelle, dando nuovo vigore al dialogo e potenziando la collaborazione in tutti i campi, specialmente quello della carità: è questo lo spirito con cui la Chiesa coreana vivrà l’Anno Paolino, inaugurato solennemente in tutte le diocesi coreane il 28 giugno scorso. Nell’arcidiocesi di Seul il cardinale Nicholas Cheong, Arcivescovo della città, ha presieduto una Celebrazione Eucaristica in cui ha attualizzato la figura dell’Apostolo delle genti dicendo: “Spero che la Chiesa in Corea sia rinnovata dallo spirito di San Paolo in questo mondo che manca di spiritualità. Spero che l’Anno Paolino non sia solo una festa all’interno della Chiesa, ma che diventi una festa di vita, verità e speranza in tutti i settori della società”. Anche l’arcidiocesi di Daegu ha celebrato l’apertura dell’Anno di San Paolo, vivendolo come opportunità di crescita e di evangelizzazione in vista del 100° anniversario di erezione della diocesi, che sarà celebrato nel 2011.Tutte le diocesi coreane hanno contribuito all’elaborazione di un programma di iniziative di formazione e preghiera, di incontri culturali e di approfondimento sulla figura e sugli scritti di San Paolo. A caratterizzare tutte le iniziative previste è un rinnovato slancio ecumenico della Chiesa coreana che, rispondendo alle indicazioni del Santo Padre Benedetto XVI, ha coinvolto pienamente i leader delle altre chiese cristiane e le rispettive comunità di altre confessioni presenti in Corea. (R.P.)
GMG 2008: l’incontro tra gli universitari europei e quelli australiani
◊ Avrà il tema “Testimoni del Vangelo nell’università” l’incontro tra gli studenti europei e quelli australiani che avverrà il 14 luglio presso il St. John college di Sydney, organizzato dall’Ufficio pastorale universitario del Vicariato di Roma, dalle cappellanie cattoliche dell’arcidiocesi di Sydney e dall’ACSA, l’associazione degli studenti cattolici d’Australia. Questo il programma della giornata come riportato dall’agenzia SIR: in apertura il saluto di Robert Haddad, direttore delle cappellanie di Sydney, di Camillus Okane, direttore dell’ACSA e il discorso di mons. Lorenzo Leuzzi, direttore dell’Ufficio pastorale. Quindi la testimonianza di alcuni giovani, una comunicazione sull’Anno paolino, la Santa Messa e, nella migliore tradizione australiana, un barbecue finale. Nel corso dell’incontro, gli universitari romani doneranno ai colleghi australiani l’immagine di Maria Sedes Sapientiae donata da Giovanni Paolo II a tutti gli atenei del mondo. (R.B.)
GMG 2008: il saluto di don Nicolò Anselmi ai giovani italiani in partenza per Sydney
◊ Don Nicolò Anselmi, responsabile del Servizio nazionale per la pastorale giovanile della Cei (SNPG), saluta i circa 10 mila giovani italiani in partenza per la GMG (15-20 luglio 2008) a Sydney. Prima della sua partenza per l’Australia, don Anselmi ha dichiarato all’agenzia Sir che “questi giovani saranno ambasciatori delle chiese locali e di quella italiana. Per questo li invito a vivere fino in fondo la dimensione spirituale della GMG che quest’anno propone il tema dello Spirito Santo”. Nel suo saluto don Anselmi ha inoltre incoraggiato i ragazzi ad affrontare “questa avventura” della GMG con coraggio e determinazione perché “dopo tanta attesa è giunto il momento di incontrare altri giovani e condividere con loro la nostra fede”. Per tutti i giovani che resteranno a casa don Anselmi ha ricordato che le diocesi stanno organizzando delle GMG virtuali con l’augurio che non restino solo virtuali ma diventino esperienze di fede reali. In tal senso don Anselmi ha invitato tutti i giovani a partecipare attivamente alla GMG 2008, uscendo dalle proprie case e riunendosi con gli altri fratelli in parrocchia o nel raduno più vicino per sentirsi tutti parte di un unico grande evento che ha come protagonista lo Spirito Santo. (C.C.)
GMG 2008: circa 10 mila gli italiani iscritti alla GMG 2008, che ora hanno anche un sito internet ufficiale
◊ E’ on line il sito ufficiale italiano della GMG, www.gmg2008.it. Il sito è curato da una redazione di otto ragazzi, diretta da don Domenico Pompili, direttore dell’Ufficio nazionale per le comunicazioni sociali della CEI e responsabile comunicazione della GMG degli italiani, ed è stata studiata nei minimi dettagli per fornire agli utenti 24 ore su 24 tutto quello che c’è da sapere sulla GMG 2008. News, comunicati stampa, video, fotografie, una webradio e una newsletter settimanale potranno essere fruibili dai navigatori della rete, grazie a un “mediacenter” che renderà accessibili tutti i contenuti audio, video e fotografici. Il sito, che solo nell’ultimo mese ha fatto registrare 55mila accessi, si caratterizza per la sezione “Ufficio Stampa” che conterrà i comunicati stampa, una sezione “Gmg story” dedicata alla storia delle GMG con foto e video inediti e la sezione “MyGmg” attraverso la quale sarà possibile leggere il diario di viaggio dei ragazzi giorno per giorno. Tra le novità RadioGmg che racconterà minuto per minuto dal 14 al 20 luglio 2008 la Giornata mondiale degli italiani, che si conta siano ormai circa 10mila. Lo rende noto un comunicato dell’ufficio stampa italiano della GMG 2008 che opera in seno all’Ufficio comunicazioni sociali della CEI (UCS), come riportato dall’agenzia Sir. Saranno circa 50 i volontari in forza alla delegazione italiana, mentre quasi trenta presteranno il loro servizio con il Comitato australiano organizzatore della GMG 2008. Oltre alla Radio Vaticana, “grazie a Sat 2000, a Radio InBlu, ad Avvenire, all’agenzia Sir (www.agensir.it) e al sito ufficiale italiano della GMG www.gmg2008.it si potrà assistere in diretta agli eventi più importanti della Giornata mondiale – spiega don Domenico Pompili, direttore dell’UCS -. La redazione del sito www.gmg2008.it sta lavorando per raccontare le catechesi dei vescovi, la veglia e la messa della domenica, ma anche “Viva Agorà”, l’incontro di Sydney al quale parteciperanno tutti gli italiani” che si svolgerà il 16 luglio, (16.30-19) presso l’Entertainment Centre di Sydney. Alla GMG parteciperanno circa 35 vescovi italiani. Il 22 luglio si terrà un pellegrinaggio alla cattedrale di Sydney. (C.C.)
“Un reparto grande 5 continenti”: il programma delle missioni internazionali del Bambin Gesù di Roma
◊ Il 7 luglio a Roma i medici e gli infermieri dell’Ospedale Pediatrico Bambino Gesù (OPBG) racconteranno le missioni internazionali nelle aree più critiche del mondo. Scopo dell’incontro è illustrare il programma strategico di assistenza internazionale e le attività già realizzate in tal senso, grazie alle testimonianze dirette di alcuni professionisti del Bambin Gesù che parteciperanno alla conferenza stampa. Saranno inoltre presentati i programmi futuri per offrire concrete opportunità di assistenza e guarigione ai bambini più bisognosi in ogni parte del mondo. Sono, infatti, quasi 40 i Paesi in cui il Bambino Gesù ha potuto curare, attraverso l’esperienza, la dedizione e la professionalità del suo personale, migliaia di bambini. Aiuto che oltre a comprendere visite specialistiche, interventi chirurgici complessi e costruzione di veri e propri presidi (come quello di Takeo in Cambogia), si concretizza anche in complementari attività di formazione e aggiornamento altamente specializzate per il personale ospedaliero e infermieristico dei Paesi verso i quali l’Ospedale attiva missioni di assistenza. Presiederanno la conferenza il prof. Giuseppe Profiti, presidente dell’OPBG e il dott. Giuseppe De Simone, Coordinatore Missioni Umanitarie OPBG. (C.C.)
Laurea in antropologia culturale ed etnologia per padre Gabriele Bortolami
◊ Padre Gabriele Bortolami si è laureato a pieni voti martedì scorso, a 52 anni, all’Università di Sassari, con una tesi su “La cultura bakongo tra tradizione e cambiamento”. Padre Bortolami è il missionario cappuccino rimasto 7 anni prigioniero in Angola dai guerriglieri dell’“Unita”; è esperto di lingue locali come il kikongo e l’umbundo e si occupa della cultura dei bakongo, la tribù dove ha vissuto tanti anni e dove tornerà a fine luglio. I suoi studi e la sua ricca esperienza di vita ne fanno una figura singolare nel panorama missionario: nato a Roncaglia, in provincia di Padova, nel 1956, viene inviato a soli 27 anni in Angola, definita allora il “cimitero dei cappuccini” per la guerra in corso e le difficili condizioni di vita. Molti missionari cappuccini infatti perdono la vita durante il conflitto civile tra il governo di Luanda e Jonas Savimbi, leader dell’opposizione “Unita”. Padre Bortolami viene gambizzato con 7 pallottole e fatto prigioniero 7 anni (nel 1991) dall’Unita, con la quale decide di rimanere per assistere i numerosi cattolici “governati” dall’opposizione. Questo suo gesto – riporta l’agenzia Sir – lo isola però da qualsiasi possibilità di comunicazione, tanto che i suoi superiori e i familiari non hanno più sue notizie. Per fare fronte a questo problema il missionario inventa un sistema d’informazioni criptate utilizzando l’alfabeto dell’ebraico antico, nella sintassi preposizionale del dialetto veneto, da inviare tramite la Croce Rossa di Ginevra ai cappuccini del Veneto, che non ebbero problemi a decodificarlo. Da quei messaggi nasce il “Diario di padre Gabriele” con numerose notizie storiche, etnografiche, politiche e “segrete” ora gelosamente custodito dai cappuccini di Venezia-Mestre. Dopo la liberazione, a 40 anni il missionario viene nominato da Giovanni Paolo II vicario generale della diocesi di Mbanza in Congo, incarico che porta avanti per 5 anni fino al 2001, prima di tornare tra i bakongo. La sua tesi di laurea è dedicata ad un confratello, padre Giorgio Zulianello, morto lo scorso anno in un incidente aereo in Angola mentre portava una orfanella verso la capitale Luanda per toglierla allo sfruttamento minorile. (C.C.)
Alta tensione tra la Georgia e l'Ossezia del sud dopo i colpi di artiglieria delle truppe di Tbilisi
◊ Nuove tensioni nel Caucaso ex sovietico. Si registrano varie vittime in una serie di conflitti a fuoco nella regione separatista georgiana filo russa dell'Ossezia del sud. Secondo fonti locali, militari di Tbilisi avrebbero attaccato alcuni villaggi e la capitale osseta, Tskhinvali. La Georgia, dal suo canto, respinge l'accusa. Ci riferisce Giuseppe D’Amato:
In Caucaso la situazione sta precipitando. I venti di guerra, purtroppo, soffiano forte. Le scaramucce e gli scontri verbali con accuse reciproche non si fermano. L’Ossezia del sud ha dichiarato la mobilitazione generale. La repubblica separatista da Tbilisi si attende un attacco su larga scala da parte georgiana dopo il bombardamento di stanotte in cui 3 persone hanno perso la vita e decine sono rimaste ferite. “Stiamo attendendo – ha dichiarato alla TV russa il presidente osseto Kakojty – che la Georgia ritiri le sue truppe, altrimenti metteremo in posizione la nostra artiglieria pesante ed elimineremo le unità che si trovano in zone vietate dagli accordi”. Tbilisi ha risposto che, nella notte, ha dovuto aprire il fuoco per le provocazioni messe in atto dai separatisti. Dure accuse sono state mosse ai militari delle truppe di interposizione miste, che dovrebbero garantire la tregua. Queste - a loro volta - asseriscono che i georgiani hanno abbandonato le loro posizioni pochi minuti prima del bombardamento. Resasi indipendente all’inizio degli anni Novanta, l’Ossezia del sud intende riunirsi con la repubblica sorella del nord, facente parte della Federazione russa. Dopo la scelta della Georgia di avvicinarsi alla NATO, Mosca ascolta con sempre maggiore attenzione le richieste degli osseti ed ha iniziato un programma di aiuti economici. Tbilisi al contrario vuole riportare la regione sotto la propria sovranità. Ecco quindi che da mesi la tensione nella zona è altissima.
Bielorussia
Resta alta la tensione anche in Bielorussia, dove ieri sera, durante un concerto nella capitale Minsk per il giorno dell'indipendenza, lo scoppio di una bomba ha causato due morti e una cinquantina di feriti. Nella stessa area della deflagrazione, questa mattina la polizia bielorussa ha infatti trovato un secondo ordigno, questa volta inesploso. La bomba recuperata sarà analizzata e, secondo gli inquirenti, potrebbe essere utile alle indagini. Al momento non è comunque pervenuta lacuna rivendicazione dell’attentato. Alla manifestazione di ieri sera era presente anche il presidente bielorusso, Aleksander Lukashenko.
Zimbabwe
Sempre ferri corti tra comunità internazionale e Zimbabwe. Gli Stati Uniti hanno presentato al Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite una bozza di risoluzione per l'imposizione di sanzioni contro Harare, dove venerdì scorso Robert Mugabe è stato rieletto presidente in un contestatissimo ballottaggio nel quale era l'unico candidato. Intanto, circa 220 persone hanno cercato ieri di rifugiarsi nell'ambasciata degli Stati Uniti ad Harare. La gran parte sostengono di essere simpatizzanti del "Movimento per il Cambiamento Democratico", del leader dell’opposizione, Morgan Tsvangirai. Ce ne parla Giulio Albanese:
Secondo l’ambasciatore statunitense, James McGee, la legazione diplomatica si è attivata in collaborazione con le organizzazioni di assistenza umanitarie per tentare di trovare una collocazione adeguata agli sfollati. Intanto, il governo di Washington ha annunciato ieri che il Consiglio di Sicurezza dell’ONU dovrebbe votare la prossima settimana le sanzioni contro il presidente Robert Mugabe e i seguaci del suo regime. Al termine di una riunione a porte chiuse, l’ambasciatore Zalmay Khalilzad, ha reso noto di avere presentato la bozza di risoluzione al Consiglio di sicurezza, che prevede tra l’altro il divieto di viaggiare e il blocco di tutti i beni dei gerarchi del regime. Dal canto suo il commissario allo sviluppo dell’Unione Europea, Louis Michel, ha affermato ieri, durante una conferenza stampa, di non essere contrario ad una riconciliazione con un governo di unità nazionale, ma l’unico che può farlo è il leader dell’opposizione, Morgan Tsvangirai. In sostanza, per il Commissario allo sviluppo, la comunità internazionale non potrà accettare altre manovre di Mugabe per creare un governo con altri leader che non hanno alcuna legittimità popolare.
Israele annuncia un nuovo ruond di negoziati di pace con la Siria che si aprirà a fine luglio. Diplomazia a lavoro anche con il movimento libanese degli hezbollah per lo scambio di prigionieri. Intanto tensioni armate stanno mettendo a dura prova la tregua nella Striscia di Gaza tra Israele e Hamas. Il servizio di Marco Guerra:
Sono giorni di intensa attività per la diplomazia israeliana. Al momento il principale interlocutore sembra essere la Siria, con la quale lo Stato ebraico si appresta ad iniziare un nuovo round dei negoziati mediati dalla Turchia al fine di arrivare ad un accordo di pace. Lo stesso presidente israeliano Olmert, ieri, ha confermato che con i siriani si sta parlando seriamente e che molto presto si avranno negoziati diretti. Altro fronte caldo della strategia diplomatica israeliana riguarda i negoziati per lo scambio di prigionieri con il movimento libanese Hezbollah. Il leader del gruppo sciita Nasrallah ha detto che alcuni rilasci potrebbero già concretizzarsi entro la prossima settimana. Il patto prevede il rilascio di due soldati israeliani catturati nel 2006. Non c’è pace che tenga, invece, ai confini tra lo Stato ebraico e la Striscia di Gaza. Da ieri pomeriggio, il comando dell'esercito israeliano ha disposto la chiusura dei valichi di confine dopo che un razzo, partito dai Territori controllati da Hamas, ha colpito un’area a nord di Sderot senza provocare vittime. Tuttavia, proprio Hamas sostiene che i suoi miliziani stanno rispettando la tregua e ha minacciato di arrestare chiunque provi a violarla.
Bush-Cina-Olimpiadi
La Casa Bianca ha annunciato ufficialmente che il presidente George W. Bush assisterà alla cerimonia di apertura dei Giochi di Pechino. La visita a Pechino rientra in un tour diplomatico che toccherà anche le tappe della Corea del Sud Corea e della Thailandia. La decisione è arrivata dopo le numerose richieste di boicottaggio avanzate nei mesi scorsi dai difensori della causa del Tibet. Il cancelliere tedesco, Angela Merkel, ha già fatto sapere che non andrà, così come il premier britannico, ma sono molti gli Stati che non hanno ancora sciolto le riserve su una loro eventuale partecipazione: il capo dell'Eliseo, Nicolas Sarkozy, prima di decidere, attende di vedere l'esito dei colloqui tra Pechino e i rappresentanti del Dalai Lama. Da parte italiana, al momento l'unico esponente del governo che sarà all'apertura dei Giochi è il sottosegretario allo Sport, Rocco Crimi.
Volo Cina Taiwan
Storico volo sui cieli tra Cina e Taiwan. Ieri, un charter è partito da Canton con destinazione Taipei. Si tratta del primo aereo di linea ad affettuare la tratta dopo lo storico accordo del 13 giugno scorso che ha ripristinato i collegamenti tra l’isola e il continente, sospesi dal 1949.
Myanmar
E' di 38 morti il bilancio di un naufragio avvenuto all'inizio della settimana nel sud ovest del Myanmar, nel delta dell'Irrawaddy. La regione è la più colpita dal passaggio del ciclone Nargis all'inizio dello scorso maggio. L'imbarcazione é affondata martedì sul fiume Yway, mentre era diretta a Myaungmya, località a circa 160 km dalla capitale Rangoon. La stampa locale riferisce che in totale si sono salvati 44 passeggeri su 82.
Afghanistan
In Afghanistan, otto agenti di polizia afgani sono stati uccisi nella notte di ieri, in un attacco dei talebani avvenuto nel distretto di Panjwayi, nel sud del Paese. Altri due poliziotti sono stati sequestrati. Sul fronte politico si registrano le dichiarazioni del consigliere per la politica estera del candidato democratico, Barack Obama, che ha garantito che qualora fosse eletto alla Casa Bianca il senatore dell’Illinois chiederà agli alleati della NATO di schierare più truppe nel Paese asiatico. (Panoramica internazionale a cura di Marco Guerra)
Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LII no. 186
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