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Sommario del 03/07/2008
In udienza dal Papa, al Palazzo Apostolico di Castel Gandolfo, il governatore generale delle Isole Salomone. In primo piano nei colloqui, l’imminente celebrazione della GMG di Sydney
◊ Benedetto XVI ha incontrato, stamani al Palazzo Apostolico di Castel Gandolfo, il governatore generale delle Isole Salomone, Sir Nathaniel Rahumaea Waena, con la consorte e il seguito. Nel corso dei cordiali colloqui - informa una nota della Sala Stampa vaticana - “ci si è soffermati sull’attuale situazione politica e sociale del Paese e sul significativo contributo della Chiesa cattolica, soprattutto nei settori dell’educazione, della salute e della promozione umana”. Il segretario vaticano per i Rapporti con gli Stati, mons. Dominique Mamberti, a nome della Santa Sede, ha ringraziato il governatore generale e le autorità dell’arcipelago del Pacifico, “che stanno venendo incontro con generosità ai giovani che desiderano partecipare all’imminente celebrazione della Giornata Mondiale della Gioventù a Sydney, riconoscendo l’importanza formativa dell’evento”.
Il Papa autorizza la promulgazione di 14 decreti relativi a miracoli, martirii e virtù eroiche di Beati e Servi di Dio
◊ Benedetto XVI ha ricevuto stamani in udienza privata, nella residenza estiva di Castel Gandolfo, il cardinale José Saraiva Martins, prefetto della Congregazione delle Cause dei Santi, autorizzando il Dicastero a promulgare 14 Decreti riguardanti:
i miracoli relativi a tre Beati, Damiano Giuseppe de Veuster (sacerdote belga vissuto nella seconda metà dell’800, della Congregazione dei Sacri Cuore di Gesù e Maria nonché dell'adorazione perpetua del Santissimo Sacramento dell'altare), Bernardo Tolomei, (abate italiano fondatore della Congregazione di Santa Maria di Monte Oliveto, dell'Ordine di San Benedetto, vissuto a cavallo tra il 1200 e il 1300) e Nuno di Santa Maria Alvares Pereira (portoghese, laico professo dell'Ordine dei Frati della Beata Vergine Maria del Monte Carmelo, vissuto tra il 1300 e il 1400) e a due Servi di Dio, Ludovico Martin e Maria Zelia Guerin, (laici francesi, padre e madre di famiglia, vissuti nel secolo XIX);
il martirio del Servo di Dio, Francesco Giovanni Bonifacio (sacerdote italiano diocesano vissuto nella prima metà del secolo scorso);
le virtù eroiche del Beato Nuno di Santa Maria Alvares Pereira, e dei Servi di Dio Stefano Douayhy (libanese, patriarca di Antiochia dei Maroniti, vissuto nel secolo XVII), Bernardino dal Vago da Portogruaro (italiano, arcivescovo titolare di Sardica, dell'Ordine dei Frati Minori, vissuto nell’800), Giuseppe di Donna (italiano, vescovo di Andria, dell'Ordine della Santissima Trinità, vissuto nella prima metà del ‘900), Maria Barbara della Santissima Trinità Maix (austriaca, fondatrice della Congregazione delle Suore del Cuore Immacolato di Maria, vissuta nel 1800), Pio Keller (tedesco, sacerdote professo dell'Ordine di Sant'Agostino, vissuto nel sec XIX), Andrea Hibernón Garmendia (spagnolo, fratello professo dell'Istituto dei Fratelli delle Scuole Cristiane vissuto tra la fine dell’800 e la seconda metà del ‘900), Chiara Badano (giovane laica italiana nata nel 1971 e morta nel 1990).
Il Papa accolto festosamente a Castel Gandolfo. Le testimonianza del parroco di San Tommaso da Villanova, don Niedziolka
◊ Benedetto XVI è, dunque, da ieri pomeriggio, a Castel Gandolfo dove rimarrà fino alla partenza per l'Australia il 12 luglio, in vista della GMG di Sydney. Sull’accoglienza ricevuta ieri al suo arrivo a Castel Gandolfo, Fausta Speranza ha parlato con don Waldemar Niedziolka, parroco della Parrocchia Pontificia San Tommaso da Villanova:
R. – La comunità di Castel Gandolfo accoglie sempre con gioia il Santo Padre e aspetta ogni anno questo giorno dell’arrivo. E, come ogni anno, anche ieri, la comunità di Castel Gandolfo è stata presente davanti al Palazzo Pontificio, davanti alla residenza del Santo Padre, per dare il saluto, l’augurio di buona permanenza, ma anche per ricevere la prima benedizione del Santo Padre, dopo l’arrivo a Castel Gandolfo.
D. – Ieri, era una giornata molto calda, però il Papa si è soffermato con i fedeli...
R. – Sì, la giornata era caldissima, ma si vedeva da parte del Papa che era molto contento, molto felice: si è visto dai primi saluti che ci ha dato e nello scambio degli auguri per la sua permanenza. E’ arrivato con l’elicottero, poi è giunto al Palazzo e questa volta è stata una sorpresa per gli abitanti di Castel Gandolfo, perché non si è affacciato dal balcone, ma è uscito dal cortile per salutare gli abitanti presenti in piazza. Anche questo è stato molto bello, perché la gente si è sentita veramente più vicina la Santo Padre. All’uscita dal Palazzo, il Papa ha dato il saluto e la benedizione.
D. – Questa vicinanza è sempre particolare e si esprime anche con intenzioni di preghiera. Quest’anno che il suo soggiorno è alla vigilia del viaggio a Sydney, l’incontro del Papa con i giovani, ci sono intenzioni particolari nella comunità di Castel Gandolfo?
R. – La comunità parrocchiale in modo particolare sta sempre vicino con la preghiera a questa visita in Australia, questo incontro con i giovani, che ricordiamo viene raccomandato ogni anno alla preghiera di tutti. Noi siamo molto vicini! Sicuramente all’Angelus di domenica prossima avremo la possibilità di salutare di nuovo il Santo Padre e pregare con lui. Sicuramente anche il Papa ci raccomanderà questo suo pellegrinaggio.
D. – Don Waldemar, ci sono iniziative particolari, doni particolari, che quest’anno state pensando per il Papa?
R. – Noi ci stiamo preparando come ogni anno all’incontro con il Santo Padre il 15 agosto. Incontro che avviene in parrocchia per celebrare la Messa della solennità dell’Assunta. Questo è un incontro particolare per la nostra comunità. Un altro incontro con la comunità parrocchiale è il giorno della Sagra delle pesche. Noi andiamo dal Santo Padre ad offrire questo dono, questi cesti con le pesche. Vogliamo condividere con il Santo Padre questo dono e vogliamo ringraziare il Signore per la frutta.
D. – Castel Gandolfo è anche un territorio di turismo: siamo in periodo estivo. Ci dice qualcosa della curiosità o della sensibilità dei turisti di passaggio...
R. – Dal giorno dell’arrivo del Santo Padre a Castel Gandolfo, si vede che è più vivace, c’è più gente che arriva per vedere dov’è la residenza estiva del Santo Padre, sperando di pregare con lui. L’entrata ufficiale è proprio dalla piazza di Castel Gandolfo. E allora possiamo osservare tutte le visite ufficiali del Papa. E’ un altro clima rispetto a quello di Roma, perché il Santo Padre è più vicino alle persone che vengono a pregare, essendo il balcone più vicino alla gente, al primo piano.
D. – Ci sono domande particolari che le fanno i turisti?
R. – Di solito quando ci sono i gruppi organizzati, dall’Italia o da altre nazioni, una città o una nazione vuole invitare il Papa. Allora, spesso il Santo Padre a questi richiami risponde, ringrazia per quegli inviti, che di solito sente dal cortile del Palazzo.
Altre udienze e nomine
◊ Nel corso della mattinata, il Papa ha ricevuto in udienza Donald W. Smith, ambasciatore del Canada, in visita di congedo.
In Italia, Benedetto XVI ha nominato vescovo di Tivoli mons. Mauro Parmeggiani, finora prelato segretario generale del Vicariato di Roma. Nato a Reggio Emilia nel 1961, mons. Parmeggiani è stato ordinato sacerdote nel 1985. Dal 1993 è direttore del Servizio per la Pastorale giovanile del Vicariato di Roma e dal 2003 è prelato segretario del Vicariato di Roma. E’, inoltre, incaricato del Settore pastorale giovanile nella Commissione per la Famiglia e la Vita della Conferenza episcopale laziale. Dal 2004 è membro del Consiglio di amministrazione Opera Romana per la Preservazione della Fede e per la Provvista di Nuove Chiese in Roma–Vicariato e, dal 2007, presidente della Fondazione “Mons. Placido Nicotra”.
Il Papa ha accettato la rinuncia al governo pastorale della diocesi di Foligno, presentata da mons. Arduino Bertoldo per sopraggiunti limiti d’età ed ha nominato a succedergli mons. Gualtiero Sigismondi, vicario generale di Perugia–Città della Pieve. Nato nel 1961 a Ospedalicchio di Bastia Umbra, mons. Sigismondi è stato ordinato sacerdote nel 1986. Dal 1996 al 2004, è direttore spirituale del Seminario regionale umbro. Dal 2004 al 2007 è stato assistente regionale di Azione Cattolica.
Il Papa ha nominato vescovo coadiutore di Frosinone-Veroli-Ferentino, mons. Ambrogio Spreafico, finora rettore magnifico della Pontificia università Urbaniana, concedendogli tutte le facoltà di Ordinario diocesano. Nato nel 1950 a Garbagnate Monastero, in provincia di Lecco e nell’arcidiocesi di Milano, è stato ordinato sacerdote nel 1975. Prima di diventare rettore dell’Urbaniana, è stato docente di Antico Testamento alla Facoltà Teologica dello stesso ateneo. Dal 1998 è Consultore della Congregazione per l’Evangelizzazione dei Popoli. Dal 2001, è rettore della Chiesa di S. Egidio. È autore di numerose pubblicazioni ed articoli di carattere biblico e spirituale su diverse riviste e dizionari specializzati.
In Canada, il Papa ha accettato la rinuncia al governo pastorale della diocesi di Saint-Jérôme, presentata da mons. Gilles Cazabon, degli Oblati di Maria Immacolata, per sopraggiunti limiti d’età. Benedetto XVI ha nominato vescovo di Saint-Jérôme, mons. Pierre Morissette, finora vescovo di Baie-Comeau. Nato nel 1944 a Thetford-Mines, arcidiocesi di Québec, è stato ordinato sacerdote nel 1968.
Sempre in Canada, il Papa ha accettato la rinuncia al governo pastorale dell’arcidiocesi di Rimouski, presentata da mons. Bertrand Blanchet per sopraggiunti limiti d’età. Il Santo Padre ha nominato a succedergli mons. Pierre-André Fournier, trasferendolo dalla sede titolare di Diana e dall’ufficio di ausiliare dell’arcivescovo di Québec. Mons. Pierre-André Fournier è nato nel 1943 a Plessisville, arcidiocesi di Québec. E’ stato ordinato sacerdote nel 1967. Nel 2005 è stato nominato vescovo ausiliare di Québec.
In Francia, il Papa ha accettato la rinuncia al governo pastorale della diocesi di Le Mans, presentata mons. Jacques Faivre, in conformità al canone 401 § 2 del codice di diritto canonico.
Il 5 ottobre, il Papa leggerà il primo capitolo della Genesi su Rai Uno
◊ Sarà Benedetto XVI ad inaugurare la lettura integrale della Bibbia che la Rai offrirà, per la prima volta in assoluto, a partire dal prossimo 5 ottobre, sugli schermi televisivi. Lo ha annunciato oggi il responsabile della struttura Rai-Vaticano, Giuseppe De Carli, alla presentazione ufficiale del programma. Il Papa leggerà il primo capitolo della Genesi, per una durata di circa un'ora, in onda il 5 ottobre su Rai Uno, nel tardo pomeriggio. E' ancora da definire - ha precisato De Carli - se l'intervento del Pontefice sarà in diretta o se sarà registrato. Benedetto XVI - secondo quanto riferisce l'agenzia ANSA - avrebbe suggerito una lettura in diretta, dalla sede del Palazzo apostolico in Vaticano. A concludere il ciclo di letture sarà, sabato 11 ottobre, sempre su Rai Uno, il segretario di Stato, cardinale Tarcisio Bertone, che proporrà il ventiduesimo capitolo dell'Apocalisse. Il resto del programma, intitolato "La Bibbia, giorno e notte", occupera' quasi per intero il palinsesto di Rai Educational tra il 5 e l'11 ottobre, con una serie di lettori che si alterneranno dalla Basilica di Santa Croce in Gerusalemme, a Roma.
La comunità internazionale affronti con responsabilità l'attuale crisi alimentare: così, l’Osservatore vaticano presso l’ONU, mons. Migliore
◊ “La crisi alimentare mondiale costituisce una grave minaccia per il raggiungimento del diritto fondamentale di ogni persona di essere libera dalla fame”. E’ quanto ha affermato l’Osservatore permanente della Santa Sede presso l’ONU, l’arcivescovo Celestino Migliore, partecipando ieri al dibattito del Consiglio economico e sociale sulle comunità rurali. Nei Paesi in via di sviluppo – ha aggiunto il presule – occorre accelerare le riforme agrarie per dare ai coltivatori strumenti in grado di promuovere uno sviluppo “sostenibile” ed un “accesso ai mercati locali e globali”. Il servizio di Amedeo Lomonaco:
Lo sviluppo delle comunità rurali è ostacolato dalla persistente crisi alimentare e dal rallentamento economico in diversi Paesi sviluppati. Le conseguenze di queste preoccupanti dinamiche sono “l’aumento del livello di malnutrizione” in varie zone del mondo e “l’incremento dei prezzi dei generi di base” in altri Paesi. E’ una crisi – ha affermato l’arcivescovo Celestino Migliore – che “ha un impatto in tutta la società”. Pur determinando effetti anche diversi - ha osservato il presule - è innescata da “cause concomitanti”. Tra queste, l’arcivescovo ha indicato l’adozione di politiche economiche ed agricole “miopi” che provocano un “contrasto tra la crescente domanda di cibo e la carente produzione alimentare”. Tra i fattori critici – ha sottolineato l’osservatore vaticano – si devono poi aggiungere “l’incremento delle speculazioni finanziarie, l’aumento incontrollabile dei prezzi del petrolio e sfavorevoli condizioni climatiche”.
La comunità internazionale – ha quindi ribadito mons. Celestino Migliore – non può attendere: la risoluzione recentemente adottata dal Consiglio dei diritti dell’uomo pone in rilievo l’obbligo di rispondere alla crisi alimentare. Ed è difficile pensare – ha dichiarato ancora – che non sia disponibile un fondo per aiutare popolazioni colpite dal dramma della fame “in un mondo dove ogni anno la spesa in armamenti è di circa 1,3 trilioni di dollari”. Gli aiuti per affrontare l’emergenza – ha aggiunto – “devono essere accompagnati da sforzi concordati” da parte di tutti per finanziare programmi agricoli sostenibili e a lungo termine. L’attuale crisi – ha concluso il presule – è “un’opportunità per la comunità globale di essere responsabile”.
Oggi su "L'Osservatore Romano"
◊ In prima pagina, la liberazione di Ingrid Betancourt.
Un articolo di Pierluigi Natalia sulla questione migrazioni nei rapporti internazionali.
Creazione ed evoluzione, concetti complementari: in cultura, Fiorenzo Facchini analizza la falsa contrapposizione tra scienza e fede.
Oddone Camerana sul processo a Gesù come spartiacque nella storia della giustizia umana.
A quattro anni dalla morte, Adriano Roccucci ricorda l’intellettuale russo Sergej Averincev.
Nell’informazione religiosa, Gianluca Biccini intervista l’arcivescovo Francesco Monterisi.
Speranze di pace in Colombia dopo la liberazione di Ingrid Betancourt e di altri 14 ostaggi. La gioia del Papa e della Chiesa colombiana. Con noi, padre Federico Lombardi
◊ Dopo sei anni di prigionia tra paura e speranza, è finalmente arrivata ieri la notizia della liberazione di Ingrid Betancourt. Sorridente, commossa, emozionata, ha ringraziato tutti quelli che si sono prodigati per la sua liberazione assieme al presidente e all’esercito colombiano. Quindi, l’ex candidata presidenziale ha promesso che adesso si batterà per il rilascio degli ostaggi ancora nelle mani dei guerriglieri. Betancourt, liberata insieme con tre cittadini statunitensi e undici militari colombiani, ha anche ripetuto più volte che è stata un’operazione impeccabile. Il servizio di Maurizio Salvi:
“Prima di tutto voglio ringraziare Dio e i soldati della Colombia”: queste sono state le prime parole pronunciate da Ingrid Betancourt dopo la sorprendente e inattesa liberazione insieme con altri 14 ostaggi. Sorprendente, perchè nessuno poteva immaginare che le FARC avessero riunito un così gran numero di prigionieri; e inattesa, perchè più che altro gli osservatori attendevano le prime parole di Alfonso Cano, il nuovo capo della guerriglia che ha sostituito Manuel Marulanda Velez, deceduto in marzo. L’operazione realizzata con precisione chirurgica non ha provocato uno scontro a fuoco ma solo l’arresto di due guerriglieri. In attesa di conoscere tutti i retroscena del caso si può comunque facilmente prevedere che questa liberazione, che ha riguardato anche tre ostaggi statunitensi, permetterà la riapertura di un dialogo fra i protagonisti del conflitto interno colombiano. In questo ambito il presidente Alvaro Uribe, al centro di polemiche sulla regolarità della sua rielezione nel 2006, si gode ora i benefici dell’operazione che aumenteranno – almeno nell’immediato – la sua già grande popolarità.
Il Papa ha appreso della liberazione di Ingrid Betancourt poche ore dopo il suo arrivo nel Palazzo Apostolico di Castel Gandolfo. Benedetto XVI si è rallegrato per la felice conclusione del lungo sequestro che suscita concreti motivi di speranza per il futuro del Paese colombiano. Concetti ribaditi ai nostri microfoni dal direttore della Sala Stampa della Santa Sede, padre Federico Lombardi:
La notizia della liberazione della Betancourt e di alcuni altri ostaggi è naturalmente una notizia che ci riempie di gioia e speriamo anche che non sia l’unica, ma che si tratti di un segno positivo a cui seguano altri eventi di questo genere, perché sono tante, purtroppo, le persone che soffrono nello stesso modo, in seguito alla violenza del sequestro. Speriamo che tutte queste altre persone possano recuperare la libertà e che il Paese della Colombia possa sperare in una pacificazione, in un ritorno ad una condizione di vita più libera dalla terribile violenza che lo sta travagliando da molto tempo. L’appello che il Papa ha fatto già molte volte proprio per queste intenzioni e che ha ripetuto recentemente nel suo messaggio ai vescovi, per il centenario della Conferenza episcopale colombiana, ha ottenuto un suo risultato, in questo primo piccolo fatto, importante ma limitato. Speriamo che veramente ci possano essere anche nuovi eventi, che continuino nella stessa linea, a portare la pace per la Colombia.
Un appello al gruppo delle FARC, affinché vengano liberati tutti gli ostaggi ancora nelle mani dei guerriglieri è arrivato anche dai vescovi colombiani riuniti in questi giorni per la loro 85.ma assemblea plenaria. Il presidente della Conferenza episcopale colombiana, mons. Luis Augusto Castro Quiroga, ha anche auspicato che le FARC seguano la via del negoziato. L’invito ad intraprendere la strada del dialogo è stato rivolto anche dal segretario generale delle Nazioni Unite, Ban Ki-Moon. In Colombia, intanto, alla gioia per la liberazione dei 15 ostaggi, si aggiunge la speranza di un’autentica riconciliazione. Al microfono di Fabio Colagrande, il commento di don Rito Julio Alvarez Rodriguez, sacerdote di origine colombiana della diocesi di Ventimiglia–Sanremo:
R. – Oggi possiamo dire che siamo in giubilo, un grande giubilo, perchè è un passo in più, come ha detto la stessa Ingrid Betancourt, verso la pace. Lavorando in questo modo, cercando di dare la libertà alle centinaia di persone che sono in mano alla guerriglia, cercando di fare dei piccoli passi, di creare delle coscienze tra i guerriglieri, si aiuterà certamente a percorrere un cammino di riconciliazione. Un cammino che pian piano porterà ad un processo di pace e a prendere tutti coscienza del fatto che abbiamo bisogno di pace. Oggi c’è grande festa per i familiari dei tre americani, degli altri colombiani e dei familiari della Betancourt. Ma resta anche la grande angoscia di tantissime altre persone, i cui parenti sono ancora in mano ai guerriglieri. E allora questa operazione, questo momento che ha vissuto ieri pomeriggio la Colombia e tutti i colombiani - ma possiamo dire tutto il mondo - è un passo in più verso la pace, che riaccende la luce della speranza.
D. – Don Rito, come la Chiesa colombiana intende accompagnare il Paese lungo questo percorso di pace, di riconciliazione? E che importanza ha avuto questo avvenimento anche per la Chiesa colombiana?
R. – La Chiesa cattolica sta accompagnando il processo colombiano, perchè ovunque i sacerdoti, i vescovi e tutte le persone responsabili stanno lavorando per la pace. Sono state molte le vittime di questa guerra in Colombia. Ricordiamo anche molti sacerdoti uccisi dalla guerriglia negli scorsi anni. Ma nonostante questo, la Chiesa colombiana è orgogliosa di continuare a camminare con la sua gente. Durante gli anni più difficili, dalle aree di conflitto tutti andavano via; chi rimaneva erano i sacerdoti. I sacerdoti non hanno mai lasciato le parrocchie. Questo credo sia un segno di come i sacerdoti e tutta la Chiesa colombiana voglia accompagnare tutti i confratelli a fare dei passi verso la pace. Si vuole fare capire, e vivere proprio con questa speranza in Gesù Cristo, che ci insegna a perdonare, ad amare tutti quanti. Si vuole cercare di trasmettere alla guerriglia, all’esercito e a tutti che la via migliore per poter vivere da veri fratelli è quella di essere capaci di perdonare. Si deve guardare sempre in avanti, trovando quella luce nuova, che è la luce della speranza e soprattutto di una speranza nella pace.
La vitalità del cristianesimo africano radicata nell’ispirazione biblica: così, mons. Paglia a conclusione dell’assemblea della Federazione Biblica in Tanzania
◊ Si è chiusa, ieri a Dar-es-Salaam in Tanzania, la settima assemblea plenaria della Federazione Biblica cattolica incentrata sul tema “La Parola di Dio. Fonte di riconciliazione, giustizia e pace”. L’evento si è concluso con una grande Messa presieduta dal vescovo Vincenzo Paglia, presidente della Federazione biblica, alla presenza del cardinale arcivescovo di Dar-es-Salaam, Polycarp Pengo. La celebrazione ha visto la calorosa partecipazione dei fedeli della diocesi, che ha ospitato l’incontro ecclesiale. E' stato inoltre costituito il comitato che guiderà l'organismo fino all'assemblea pleanaria del 2014. Per un bilancio di questo importante evento, Alessandro Gisotti ha intervistato il presidente della Federazione Biblica cattolica, mons. Vincenzo Paglia, vescovo di Terni-Narni-Amelia:
R. – Il bilancio è notevolmente positivo, anzitutto a partire dal luogo. Aver raccolto rappresentanti e delegati di tutte le istituzioni dell’apostolato biblico e di molte conferenze episcopali e tenere questo incontro in Africa è stata una scelta particolarmente felice. Una scelta che ha potuto constatare anzitutto il progresso che in questi ultimi anni ha fatto la pastorale biblica in Africa. Le stesse conferenze episcopali hanno espresso un positivo apprezzamento e tutti i delegati sono rimasti davvero meravigliati nel vedere la vitalità del cristianesimo africano che sempre più si radica nell’ispirazione biblica.
D. – Quali sono le aspettative per il prossimo futuro, anche considerando il sinodo in Africa del prossimo anno?
R. – La storia di questa settima assemblea plenaria della Federazione è segnata da un doppio binario: quello del Sinodo sulla Parola di Dio che si terrà in ottobre e quello dell’Africa che si terrà l’anno prossimo. Il titolo della nostra assemblea è appunto “La Parola di Dio. Fonte di riconciliazione, di giustizia e di pace”. In questa assemblea si sono come uniti idealmente questi due sinodi, a voler dire che la Parola di Dio viene riscoperta, non in una maniera astratta o spiritualista e nemmeno dall’altra fondamentalista o solo psicologica, ma viene vista come una forza storica che riesce a spingere gli uomini e le donne non solo dell’Africa, ma del mondo intero, ad essere fermento di riconciliazione e di pace. E’ stato sottolineato un aspetto: la Chiesa e, quindi, la comunità cristiana come campo di azione o meglio come mediazione per la trasformazione del mondo non ha, ovviamente, mezzi né politici, né economici. La Chiesa cambia il mondo a partire dal cambiamento del cuore degli uomini.
D. – L’Assemblea ha avuto anche una dimensione ecumenica, a cui sappiamo quanto tenga Benedetto XVI…
R. - La dimensione ecumenica è stata sottolineata più volte, perché la Bibbia resta il campo più radicalmente comune tra tutte le confessioni cristiane. In questo senso, la presenza dei responsabili maggiori delle società bibliche mondiali ci ha fatto toccare con mano l’urgenza di un nuovo rapporto con tutto il vasto mondo protestante. Poi c’è un sogno che abbiamo maturato preparando l’ottava assemblea della federazione. Ed è stato questo: perché non fare l’assemblea nel mondo ortodosso? Proprio per sottolineare l’ecumenicità!
Una delegazione delle popolazioni indigene dell'Amazzonia in visita in Europa per sensibilizzare l'opinione pubblica sui propri diritti
◊ A margine dell’udienza generale di ieri, Benedetto XVI ha salutato una delegazione delle popolazioni indigene di Raposa Serra do Sol, nello Stato brasiliano di Roraima, impegnata in una campagna di sensibilizzazione dell’opinione pubblica e delle autorità europee. L'iniziativa li ha portati a visitare molte capitali del Vecchio Continente. Sulla difficile situazione nella quale vivono 19 mila indigeni in questa regione del Nord dell’Amazzonia, ci riferisce Cristiane Murray:
Nel 2005, il governo Lula aveva riconosciuto agli indigeni il diritto alla loro terra nell’area di "Raposa Serra do Sol", dove peraltro vivono dall’epoca precoloniale. Ciò nonostante, sono tuttora oggetto di attacchi armati da parte dei latifondisti, l’ultimo dei quali il 5 maggio scorso, fortemente denunciato dai Missionari della Consolata, presenti e accanto alla popolazione indigena da 40 anni. Ecco la riflessione di Silvia Zaccaria, antropologa, che ha accompagnato la delegazione nel suo tour italiano:
R. – Loro vogliono che il decreto presidenziale dell’aprile 2005 con il quale il presidente Lula ratificava la demarcazione fisica della terra indigena "Raposa Serra do Sol" in un milione e 700 mila ettari, non sia annullato dalla Corte Suprema. Questo annullamento è stato chiesto da sette – soltanto sette – grandi proprietari terrieri che sono coltivatori di riso, sostenuti dal governo dello Stato di Roraima, tradizionalmente un governo profondamente anti-indigeno. Per i popoli indigeni non esiste una terra alternativa a quella, perché quella terra è la terra dove è iscritta la loro storia, è iscritta la loro cosmologia. Qui sono avvenuti tutti gli episodi mitici e storici più importanti per i loro popoli. Sulle pietre, nelle rocce, nei fiumi c’è la storia del loro popolo, non è una storia scritta, non ci sono i manuali, però lì, nel territorio, è iscritta la loro storia ed hanno diritto a mantenerla e a proteggerla. Qualsiasi altra terra non sarebbe utile e l’alternativa sarebbe la migrazione nelle città, andando a peggiorare il panorama globale e il panorama brasiliano, che vede ormai l’80 per cento della popolazione concentrata nelle metropoli, con i problemi di violenza sociale, di tensioni, di degrado ambientale che tutti conosciamo. Parliamo tanto di sviluppo sostenibile: lo sviluppo sostenibile dovrebbe iniziare proprio dal fatto di garantire ai popoli originari di poter occupare gli spazi che hanno sempre occupato. In Italia hanno incontrato il presidente del Senato, Schifani, e ieri hanno incontrato il Papa...
D. – Come è stato questo incontro con il Papa, che impressione hanno avuto loro, che cosa hanno ricevuto?
R. – Loro hanno detto che è stato un incontro più lungo di quanto si aspettassero, più lungo anche di quello avuto già con Giovanni Paolo II; ci diceva sempre ieri una di loro, Pierangela: “Ci siamo guardati negli occhi. Al di là delle parole, è stato sufficiente lo sguardo che ci siamo scambiati, in cui abbiamo cercato di trasmettere la nostra situazione, di chiedere un appoggio concreto alla nostra causa”.
Ascoltiamo in fine il ringraziamento di Jacir, che è venuto in visita alla Radio Vaticana, a tutti i nostri ascoltatori:
“Sono molto contento e vi ringrazio, nella mia lingua, dell’opportunità di informarvi sulla nostra causa”.
Famiglia Cristiana, la rivista Il Regno e Caritas Italiana pubblicano un rapporto sui conflitti dimenticati
◊ Gli Italiani dimenticano i conflitti, ma continuano a rifiutare la guerra. È quanto emerge dal sondaggio “Nell’occhio del ciclone” pubblicato nell’ultimo numero del settimanale "Famiglia Cristiana". Il rapporto fa parte di una nuova ricerca sui conflitti dimenticati realizzata da Caritas Italiana, Famiglia Cristiana e la rivista Il Regno. Monia Mandracchia ha intervistato Alberto Bobbio, caporedattore di Famiglia Cristiana:
R. – I conflitti più dimenticati sono quelli nelle periferie del mondo. Tutti i conflitti africani sono dimenticati. Gli italiani ricordano l’Iraq, l’Afghanistan, ricordano la Palestina e Israele, dopo di che c’è il Darfur, ma se andiamo in fondo, la guerra in Eritrea non si conosce – totalmente dimenticata – e così in Somalia, in Cecenia…
D. – E’ un fenomeno che si registra solo in Italia o in tutto il mondo?
R. – Credo sia un fenomeno che riguarda molti Paesi occidentali. Forse in Paesi dove la società civile è più attenta, dove c’è un maggior aiuto alla cooperazione e allo sviluppo, anche da parte governativa, le dimenticanze sono minori probabilmente che in Italia.
D. – Il fatto che gli italiani sappiano poco è da attribuirsi alla poca informazione o all’indifferenza per tragedie lontane…
R. – Sicuramente l’informazione ha una grande parte di responsabilità, ma c’è anche una responsabilità delle persone. Questo ultimo rapporto mette in evidenza, per esempio, riguardo ai giovani, che l’utilizzo di Internet per informarsi è passato, rispetto all’ultima rilevazione fatta da noi tre anni fa, dal 6 al 16 per cento. Tuttavia, nei giovani, che pure utilizzano molto di più Internet, c’è meno consapevolezza sia dei conflitti dimenticati, sia di queste grandi tragedie di ordine climatico: i grandi terremoti, i cicloni. Nella memoria c’è soltanto lo tsunami, perchè è stato caricato di grandi e altri significati e soprattutto rimane nella memoria perchè vi furono coinvolti degli occidentali. Altre tragedie che hanno fatto tanti morti come lo tsunami - ma non vi sono stati coinvolti occidentali, e non sono stati coinvolti i paradisi delle vacanze - vengono dimenticati nel giro di pochissimi giorni.
D. – Questa nebbia dell’informazione è dovuta più all’istruzione o è proprio la generazione che è cambiata?
R. – Io credo che ci siano delle responsabilità anche della scuola. Sicuramente si tende ad evitare di raccontare luoghi che sono dal punto di vista geopolitico difficili da spiegare, che hanno delle complessità. Questa è una responsabilità della scuola. Noi ai giovani, ai ragazzi dobbiamo fornire degli strumenti.
ANNO PAOLINO: L’apertura delle celebrazioni in Thailandia
◊ Anche la Thailandia ha aperto solennemente l’Anno paolino con una celebrazione, il 29 giugno scorso, nella Cattedrale dell’Assunta di Bangkok, officiata dall’arcivescovo Michael Michai Kitbunchu alla presenza del nunzio apostolico nel Paese asiatico, mons. Salvatore Pennacchio, e di nove vescovi della Chiesa locale, come riferito da AsiaNews. “In conformità con lo spirito di comunicazione con la Chiesa universale – ha detto - seguendo l’esempio dell’apostolo, come ricorda il Papa, e meditando le sue lettere, è possibile dare nuovo vigore all’annuncio di fede”. In un documento elaborato dalla Conferenza episcopale thailandese, che ribadisce il legame tra le celebrazioni previste per l’Anno paolino e l’enciclica Lumen Gentium promulgata durante il Concilio Vaticano II, si sottolinea il compito missionario di ogni fedele, chiamato a “testimoniare la buona novella”. Mons. Pennacchio, da parte sua, ha ricordato come il pontificato di Benedetto XVI sia un richiamo costante “ai principi morali che guidano la vita dei cristiani, valorizzando la dignità umana e promuovendo la pace nel mondo”. Tra le iniziative previste dalla Chiesa locale in Thailandia nel corso dell’anno, pellegrinaggi a chiese dedicate al Santo di Tarso e ai luoghi della vita dell’apostolo in Terrasanta, Siria, Turchia, Grecia e Roma. (R.B.)
ANNO PAOLINO: in Pakistan seminario di formazione sugli scritti del Santo ed un Congresso missionario
◊ Per l’Anno Paolino la Chiesa in Pakistan punta decisamente sui temi della formazione e della missione, che riguarderà sacerdoti, religiosi e laici: il clou delle iniziative previste per l’Anno di San Paolo saranno dei seminari di formazione, organizzati nelle diverse diocesi del Pakistan, per conoscere e approfondire le Lettere dei San Paolo. Incaricato dell’organizzazione dei seminari, che prevedono interventi di esperti e teologi, è padre Emmanuel Asi, che ha disposto un interessante programma di formazione, con alcuni incontri di carattere generale e altri specifici, riservati a clero, religiosi o laici. Il tema della formazione, congiunto a quello della missione, e il contributo dell’Apostolo Paolo, saranno inoltre trattati durante il Congresso missionario del Pakistan che si terrà a novembre 2008, intitolato “Raccontare la storia di Gesù in Pakistan”, sulla falsariga del Congresso missionario asiatico tenutosi in Thailandia nel 2006. Come riferisce l’agenzia Fides, il Congresso darà un’enfasi speciale allo slancio missionario di San Paolo, che sarà il punto di riferimento fondamentale su cui verificare la capacitò missionaria della Chiesa in Pakistan. Numerosi, infine, i pellegrinaggi predisposti e organizzati dalle diverse diocesi pakistane durante l’Anno Paolino a Roma, sulla tomba dell’Apostolo, e in Asia minore, nei luoghi dove Paolo è nato e ha predicato il Vangelo. (R.P.)
ANNO PAOLINO: nuovo look per il sito delle Paoline
◊ Le Figlie di San Paolo, per bocca della superiora generale suor Antonieta Bruscato, hanno annunciato il restyling del loro sito, www.paoline.org, curato dalle religiose suor Wladyslava Zasiura e suor Teresita Park. La nuova veste del portale, come riportato all’agenzia Sir, aiuterà “a portare il Vangelo nel cuore del mondo, abbattendo ogni barriera”. Saranno a disposizione on line una banca dati con schede bibliografiche e audiovisive, foto storiche, un glossario digitale paolino che potrà essere implementato dagli utenti, una mediateca che documenta la storia e la vita delle Paoline nei diversi continenti, news dal governo generale e dalle circoscrizioni, un’iniziativa di e-learning che consentirà di realizzare un’attività formativa a distanza, una sezione dedicata ai collaboratori per il Vangelo per interagire con tutti quelli che condividono la missione paolina. Il sito, non ancora del tutto attivo, è tradotto in cinque lingue e contiene anche una parte riservata alle suore, cui si accede tramite password. (R.B.)
Presentato il primo numero dell’Osservatore Romano in lingua malayalam, in edicola da oggi
◊ È stato presentato in anteprima, alla presenza del Segretario di Stato Vaticano cardinale Tarcisio Bertone, il primo numero dell’Osservatore Romano in lingua malayalam, parlata nello Stato indiano del Kerala dove vivono circa sei milioni di cattolici. Nel corso della presentazione c’è stato un collegamento con padre Mathew Thundathil, il direttore della Carmel International Publishing House, la casa editrice carmelitana che si occupa della stampa e della diffusione del quotidiano nell’area, e con il vescovo dei Siro-Malabresi di Thuckalay, mons. George Alencherry. La data d’inizio dell’edizione in malayalam, oggi 3 luglio, non è stata scelta a caso: è la festa dell’apostolo Tommaso e cade a pochi giorni dall’anniversario dell’Osservatore, che iniziò la pubblicazione, la prima in lingua non latina, il primo luglio 1861. L’iniziativa editoriale del quotidiano s’inserisce nel solco del pensiero di Benedetto XVI che ha più volte spinto a portare il respiro della Chiesa universale nelle diverse realtà. Il cardinal Bertone, nel suo discorso augurale, ha ricordato i legami che uniscono la Chiesa di Roma a quella indiana. L’iniziativa dell’organo vaticano si affianca al Programma Sud-Asia della nostra emittente, che dal 1965 trasmette quotidianamente un’edizione di 20 minuti in malayalam alle 17.10 con replica la mattina seguente alle 6.10. (R.B.)
I vescovi del Libano invitano i politici a pensare al bene comune
◊ Preoccupati per la lentezza con la quale vanno avanti le trattative per la formazione del governo di unità nazionale, mentre la crisi economica continua ad aggravare la situazione del Libano, i vescovi maroniti esortano i politici a mettere “l’interesse del Libano e di tutti i libanesi al di sopra delle considerazioni particolari delle diverse componenti politiche”. In un documento diffuso ieri pomeriggio e ripreso dall'agenzia AsiaNews, al termine della riunione del loro Consiglio nazionale, i vescovi rilevano che “si è notevolmente abbassato il livello etico del discorso politico e la gran parte dei cittadini se ne allontanano” e sottolineano l’atteggiamento di coloro che “si rivolgono gli un agli altri con rispetto e argomenti concreti, il che favorisce l’accordo, invece del linguaggio volgare e di disprezzo di alcuni”. I presuli, inoltre, sottolineano ancora una volta la necessità di mettere “al centro dei dibattiti i problemi che la gente si trova ad affrontare” e citano “l’aumento dei prezzi dei beni di prima necessità, un problema che si sta generalizzando”, ma che colpisce in modo particolare i poveri costretti a “vivere giorno per giorno”. La situazione è tale che “la maggioranza dei libanesi vive al di sotto della soglia di povertà, il che spinge molti di loro ad emigrare”. L’inizio del tempo delle vacanze, infine, spinge i vescovi ad esortare i libanesi a mostrare la loro tradizionale ospitalità verso tutti coloro che questa estate verranno a visitare il Paese. (R.P.)
Mongolia: mons. Wenceslao Padilla invita i cattolici alla calma dopo le violenze seguite alle elezioni di domenica
◊ Mons. Wenceslao Padilla, Prefetto apostolico di Ulaanbaatar, ha invitato i cattolici mongoli alla calma e a restare a casa durante i quattro giorni di coprifuoco indetto dal governo. Lo stato di emergenza è stato dichiarato martedì sera dal presidente Nambariin Enkhbayar in seguito alle violente manifestazioni scoppiate nella capitale contro i risultati delle elezioni del 29 giugno la cui vittoria è stata rivendicata dal Partito popolare rivoluzionario mongolo al potere (Pprm, ex comunista). “I parrocchiani devono stare attenti e se lo stato di emergenza continua e ritengono la loro sicurezza in pericolo possono astenersi dalla Messa”, ha dichiarato l’unico vescovo del Paese all’agenzia Ucan. “Non possiamo rischiare feriti, quindi, a seconda di come evolve la situazione, possono ritenere più opportuno restare a casa”. La situazione nella capitale sembra essere tornata intanto calma. La piccola comunità cattolica mongola, che conta appena 520 fedeli, concentrati nella capitale Ulaanbaatar, non è stata toccata dagli scontri, ma il timore è che, se la situazione dovesse di nuovo degenerare, le violenze possano estendersi verso la periferia della città e oltre. (L.Z.)
"Non basta il mercato" per garantire la sicurezza alimentare: il monito dell’ONU ai Paesi del G8, in vista del prossimo Vertice in Giappone
◊ In vista del prossimo Vertice del G8, che inizierà il 7 luglio a Hokkaido, in Giappone, si moltiplicano - riferisce l'agenzia Misna - le richieste di aumentare gli investimenti pubblici per sviluppare l’agricoltura e garantire la sicurezza alimentare nei Paesi più poveri. Lo stesso Dipartimento delle Nazioni Unite per gli Affari economici e sociali (Desa), ricorda che “non si può fare affidamento solo su meccanismi di mercato per fornire un livello soddisfacente di sicurezza economica” , per cui è stato un errore aprire i mercati dei Paesi in via di sviluppo al libero scambio prima di aver costruito aziende agricole produttive. “La mancanza di capacità di produzione che ne è seguita – sottolinea l’organismo dell’ONU - è diventata un fattore destabilizzante” riguardo “la possibilità per un Paese di nutrire i suoi cittadini”. Da qui la raccomandazione di interventi strategici e di investimenti pubblici in agricoltura, oltre ad un migliore equilibrio tra politiche economiche e sociali. Istanze simili giungono anche da Organizzazioni non governative impegnate sul tema della sicurezza alimentare che invitano gli Stati del G8 ad eliminare le barriere commerciali “che servono a proteggere i mercati occidentali mentre rovinano le esportazioni provenienti dai Paesi meno sviluppati”. (R.G.)
L’appello di MSF al G8: otto miliardi l’anno per curare i bambini malnutriti
◊ L’organizzazione umanitaria Medici Senza Frontiere ha comunicato che rivolgerà un appello ai leader del G8, che si svolgerà a Hokkaido, Giappone, dal 7 al 9 luglio, sul problema della malnutrizione infantile che ogni anno uccide fra i tre e i cinque milioni di bambini nel mondo. MSF denuncia una situazione in cui circa il 95% dei piccoli malnutriti non ricevono le adeguate cure salva-vita, soprattutto in Paesi come l’Etiopia e il Niger, in cui “l’hunger gap-intervallo della fame”, ossia il periodo che intercorre tra due raccolti, è stato allungato dalla siccità e le condizioni sono peggiorate a causa dell’aumento dei prezzi dei beni alimentari che costringono le famiglie a non acquistare cibi fondamentali per la crescita, come latticini, uova e carne. Gli aiuti alimentari che arrivano in queste zone e sono destinati ai bambini, inoltre, sono costituiti da miscele di grano, frumento e soia, dalle quali, alla fine degli anni Ottanta, gli Stati Uniti hanno eliminato il latte per ragioni economiche. Secondo MSF, che negli ultimi due anni si è occupata di oltre 150mila bambini malnutriti in 22 Paesi del mondo, sarebbero necessari ogni anno otto miliardi di dollari per finanziare strategie nutrizionali di vasta portata per i bimbi e le donne in 100 milioni di famiglie considerate a rischio. (R.B.)
Al via in Giappone il J8: G8 dei giovani promosso dall’UNICEF
◊ Si è aperto ieri a Chitose, nell’isola giapponese di Hokkaido dove dal 7 al 9 luglio si svolgerà il G8, lo “Junior 8 Summit” (J8), promosso dall’UNICEF e giunto alla sua quarta edizione, cui partecipano giovani provenienti dai Paesi del G8 e da Paesi in via di sviluppo, che formuleranno proposte da sottoporre ai grandi della Terra. Fino al 9 luglio i 39 partecipanti dibatteranno su tre temi: povertà e sviluppo, cambiamenti climatici, HIV e AIDS, tutte minacce che colpiscono innanzitutto l’infanzia. Per ogni Paese membro del G8 partecipa al summit una delegazione composta da quattro ragazzi e ragazze fra i 13 e i 17 anni; inoltre vi sono sette delegati provenienti da Barbados, Costa d’Avorio, Iraq, Kighizistan, Mongolia, Nepal e Sudafrica che rappresentano i Paesi in via di sviluppo. Nel corso dell’evento, ospitato dal governo giapponese, saranno selezionati i nove giovani prescelti (uno per ogni Stato del G8 e uno per quelli in via di sviluppo) che incontreranno i leader mondiali. Quest’anno, nel corso dei lavori, i ragazzi potranno usare una piattaforma per la condivisione in Rete di video, un blog e uno spazio web opportunamente predisposto, che saranno utilizzati anche in seguito, per controllare se e in che modo i grandi della Terra manterranno i loro impegni. (R.B.)
Al via oggi ad Orsay, in Francia, un Seminario per conoscere e incontrare l’Islam, promosso dai vescovi francesi
◊ “Come vogliamo la società di domani? Come un campo di battaglia tra civiltà e religioni antagoniste o come uno spazio nel quale tutti imparino a riconoscersi fratelli e sorelle di fronte a Dio?”. E’ provocatoria la domanda da cui prende avvio il Seminario “Conoscere e incontrare i musulmani”, organizzato dal Servizio nazionale per le relazioni con l’Islam (SRI), promosso dalla Conferenza episcopale francese. Il corso di formazione, di cui riferisce l'agenzia Sir, parte oggi a Orsay e proseguirà fino al 10 luglio. Spiega padre Christophe Roucou, direttore del SRI, che l’iniziativa “è rivolta a tutti i cristiani che si interrogano sull’Islam, sia dal punto di vista religioso che di presenza musulmana in Francia”. Secondo padre Roucou, occorre infatti “dare loro elementi e chiavi di comprensione”, perché “molti cristiani vivono a contatto con musulmani” e noi vogliano offrire “punti di riferimento per la convivenza, il confronto tra le fedi, una migliore comprensione dell’Islam”. Ogni giornata si dividerà in due parti. La mattina sarà dedicata all’insegnamento dei vari aspetti dell’Islam (storia, antropologia, correnti) e proporrà anche una iniziazione al Corano; il pomeriggio verrà riservato all’incontro con alcuni testimoni. (R.G.)
Regno Unito: la Chiesa ribadisce l'obiezione di coscienza in materia di aborto
◊ “L’obiezione di coscienza è un diritto umano fondamentale e il diritto di un medico di agire secondo la sua coscienza è fermamente iscritto nella prassi medica e nella legge”. Lo ha ribadito mons. Peter Smith, presidente del Dipartimento per la responsabilità cristiana e la cittadinanza della Conferenza episcopale dell’Inghilterra e del Galles a proposito della proposta dell’Associazione Medica Britannica che vuole sottrarre ai medici il diritto di rifiutare l’autorizzazione di un aborto. In pratica un medico obiettore si vedrebbe costretto a inviare una donna che ne facesse richiesta a un altro medico o struttura disposta a praticare l’aborto. La proposta deve essere esaminata il prossimo 10 luglio dalla direzione dell’Associazione, ma i medici cattolici nel Regno Unito hanno già annunciato battaglia. “Si tratterebbe della morte dell’obiezione di coscienza”, ha dichiarato all’agenzia Cns dottor Tony Cole, membro cattolico dell’Associazione. Anche i rappresentanti dei medici musulmani britannici hanno espresso il loro disaccordo. (L.Z.)
A Verbania si è concluso il corso per seminaristi sulla figura del Beato Antonio Rosmini
◊ Si è concluso ieri a Verbania il corso di quattro giorni rivolto a studenti di teologia sulla figura del Beato Antonio Rosmini organizzato dall’Ufficio CEI per i problemi sociali. Nel programma del corso, come riportato dall’agenzia SIR, l’analisi delle “Cinque piaghe della Santa Chiesa”, libro di Rosmini che fu messo all’indice, del quale mons. Nunzio Galatino, membro del Comitato CEI per gli studi in teologia, ha evidenziato la prima piaga: la divisione del popolo dal clero nel culto. “La causa non è soltanto l’utilizzo del latino, sostituibile dall’italiano, ma la presenza di segni non sempre comprensibili dai fedeli – ha spiegato - se anche oggi non chiariamo il significato di questi segni rischiamo che diventino gesti fini a se stessi”. In chiusura di corso mons. Paolo Tarchi, direttore dell’Ufficio organizzatore, ha consigliato ai seminaristi di “rivedere la propria spiritualità e i propri studi alla luce della carità intellettuale di Rosmini”. “L’amore per la verità – ha detto il presule – non può che condurre al servizio e all’amore verso i fratelli. Impariamo a prenderci carico, da pastori, dei problemi della nostra società alla luce della dottrina sociale della Chiesa”. Il corso si è concluso con la celebrazione officiata da mons. Arrigo Miglio, vescovo di Ivrea e presidente della Commissione per i problemi sociali e il lavoro, la giustizia e la pace: “È importante intervenire sulla formazione degli studenti dando ai futuri sacerdoti una profonda formazione in tema di pastorale sociale – ha affermato – nella vita di un prete il momento culminante è l’eucarestia, ma l’eucarestia culmina nella carità e non nella celebrazione rituale”. (R.B.)
Per la prima volta in Italia il Festival Internazionale per l’Infanzia “Amicizia, Pace, Futuro”
◊ Arriva per la prima volta in Italia il Festival Internazionale Cultura e Arte per l’Infanzia, dal titolo “Amicizia, Pace, Futuro”, promosso dall’associazione Sooong Ching Ling Foundation of Italy. L’evento si svolgerà a Roma da domani al 9 luglio, presso lo Stadio della Pallacorda, a Venezia dal 9 al 13 in Piazza San Marco e vedrà la partecipazione di 200 bambini e piccoli artisti provenienti da 12 Paesi del mondo, specialmente dalla Cina. Alle serate saranno presenti varie personalità del mondo politico, istituzionale e imprenditoriale: il vicesindaco di Roma Mauro Cutrufo; Maria Pia Fanfani, presidente della Fondazione Insieme per la pace; Lella Golfo, parlamentare e presidente della Fondazione Bellisario; la stilista Carla Fendi. (R.B.)
GMG 2008: nuovi eventi si aggiungono al programma ufficiale della Giornata
◊ A soli 12 giorni dal suo inizio, la GMG di Sydney (15-20 luglio) si arricchisce di nuovi eventi che vanno ad aggiungersi al programma ufficiale della Giornata. Si tratta di più di 30 raduni a carattere nazionale che coinvolgeranno, in diversi giorni, tutti o quasi i giovani presenti. Secondo quanto riferisce oggi il Comitato organizzatore della GMG, i raduni si terranno a Sydney dal 12 al 26 luglio. Il raduno più numeroso dovrebbe essere quello dei giovani del Cammino neocatecumenale, con 25 mila presenze (21 luglio, al Domain) seguito dalla comunità maronita libanese con 20 mila partecipanti (13 luglio, al Parramatta stadium) e dai giovani Usa, in 12 mila al Domain (19 luglio). Gli italiani, in 10 mila, riempiranno il 16 luglio il Sydney entertainment center per la “festa degli italiani” mentre, il 14 luglio, i 4 mila francesi si ritroveranno nel Sydney Convention center per festeggiare la presa della Bastiglia. L’esclusiva spiaggia di Bondi Beach sarà il teatro del raduno dei giovani francescani, ne sono attesi circa 10 mila, mentre gli asiatici, 8 mila occuperanno l’Olimpic park della città. Altri raduni sono stati organizzati dai cinesi, vietnamiti, neozelandesi, come anche dai Legionari di Cristo e da vari movimenti giovanili e di famiglie. (R.P.)
GMG 2008: la delegazione indiana in procinto di partire
◊ La delegazione indiana in partenza per la Giornata Mondiale della Gioventù di Sydney è composta da 500 giovani, 14 vescovi e 80 sacerdoti: la più grande che sia mai stata inviata dal Paese a un evento del genere, come riferisce AsiaNews. A essa l’arcivescovo di Bhopal e membro della Commissione episcopale per i giovani, mons. Leo Cornelio, ha inviato il proprio saluto e augurio: “L’evento testimonia il concetto di universalità della Chiesa cattolica, capace di illuminare la vita dei giovani e rinnovare la vocazione e l’impegno missionario dei religiosi”. Esperienze come la GMG, secondo il presule, diventano “momenti essenziali nella formazione dei giovani bombardati dalla pubblicità e dai modelli della società attuale nel corso dei quali vengono richiamati all’amore, alla solidarietà e alla pace”, concetti importanti in un contesto come quello indiano, dominato dalle caste e afflitto da continui episodi di violenza ed emarginazione nei confronti dei più deboli. “È un’esperienza importante anche per noi preti – ha concluso l’arcivescovo – perché aiuta a mantenere cuore e spirito giovani, essenziali per superare il gap generazionale e diventare veri punti di riferimento per i ragazzi”. (R.B.)
GMG 2008: esperienza missionaria nelle Filippine per 26 giovani marchigiani
◊ “Per dare maggior significato all’incontro con l’Australia, alcuni giovani marchigiani andranno prima nelle Filippine dove la realtà è ben diversa. Perché essere testimoni essere missionari, è prima di tutto ricerca dell’essenziale”. A parlare è don Francesco Pierpaoli, responsabile della pastorale giovanile nelle Marche che accompagnerà - riferisce l’agenzia SIR - 26 giovani di diverse diocesi della regione prima nelle Filippine, a Davao e poi in Australia, per partecipare alla XXIII GMG a Sydney. L’idea di andare nelle Filippine - racconta don Pierpaoli - è venuta l’anno scorso all’Agorà di Loreto, dopo aver ascoltato la testimonianza di padre Bossi, il sacerdote rapito nel Paese asiatico. I ragazzi marchigiani, che lasceranno l’Italia il 7 luglio, verranno accolti in una diocesi del sud, su invito del vescovo, mons. Fernando Capalla e di suor Leocadia, superiora delle Sorelle missionarie dell’Amore di Cristo, un Istituto fondato nella diocesi marchigiana di Camerino-San Severino. I giovani incontreranno i loro coetanei filippini, le comunità cattoliche locali, ma anche i poveri della città e la struttura delle suore che accoglie i bambini abbandonati. Ci sarà anche un momento ecumenico e interreligioso con i musulmani: e proprio con questi ultimi mons. Capalla ha sviluppato, negli ultimi anni, un modello di collaborazione per risolvere il problema della povertà. (R.G.)
Si è spenta questa mattina dopo una lunga malattia, Kathleen Wolf, moglie del nostro collega Pietro Cocco
◊ Si è spenta oggi a L’Aquila, all’età di 50 anni, Kathleen Wolf, moglie del nostro vice-direttore dei Programmi, Pietro Cocco. Aveva lavorato alla Radio Vaticana nella seconda metà degli anni ‘80 nella redazione inglese dell’allora Radiogiornale internazionale “Quattro voci”. Dopo aver lasciato la nostra emittente aveva studiato Missiologia alla Pontificia Università Urbaniana. Fortemente interessata al dialogo interreligioso e spinta da un amore particolare per l'India, aveva voluto aprire un centro a Benares, per favorire l’incontro tra cristiani e induisti. Colpita una decina d’anni fa da tumore, ha combattuto una lunga battaglia non perdendo mai la speranza e scoprendo via via sempre più in profondità, il valore cristiano della Croce. Alcuni anni fa, l’incontro con il Movimento dei Focolari e la scelta di Gesù crocifisso e abbandonato al centro del carisma. Costante il suo impegno a trasformare la sofferenza personale in amore verso gli altri. Negli ultimi giorni era cosciente dell’imminente passaggio e aveva detto di essere "serena e pronta all’incontro con il Padre". Lascia due figli, Irene Bakita e Giovanni. In preghiera, la redazione tutta della nostra emittente si stringe attorno alla famiglia del nostro collega Pietro. (A cura di Adriana Masotti)
Medio Oriente: trattativa per lo scambio di prigionieri congelata dopo l’attentato palestinese a Gerusalemme
◊ Hamas ha congelato i contatti per lo scambio di prigionieri con Israele, che da due anni esige la liberazione del caporale Ghilad Shalit. Lo ha rivelato un dirigente di Hamas. Intanto si cerca di far luce sull’attentato che ha sconvolto ieri il centro di Gerusalemme. Ce ne parla Salvatore Sabatino:
È un ulteriore blocco, quello annunciato da Hamas, che fa sapere: “No allo scambio di prigionieri con Israele”. Perché i contatti, mediati dall'Egitto, riprendano, è necessario che lo Stato ebraico mantenga gli impegni presi due settimane fa, al momento della dichiarazione di una tregua a Gaza. Tregua fortemente in bilico, non solo per gli sporadici lanci di razzi dalla Striscia, avvenuti durante l’intero arco della settimana, ma anche a causa dell’attentato che ieri ha sconvolto una delle principali vie di Gerusalemme. Un palestinese, a bordo di un bulldozer, ha travolto e distrutto decine di auto, uccidendo 3 persone. E mentre le autorità dello Stato ebraico stanno vagliando le tre rivendicazioni che hanno accompagnato l’attacco, il governo israeliano dovrebbe decidere in giornata se demolire la casa dell’attentatore, rimasto anch’egli ucciso ieri.
Ciad
In Ciad è altissima la tensione tra gli integralisti islamici e le forze di sicurezza locali. Domenica sessantotto civili e 4 poliziotti sono rimasti uccisi nel sud del Paese in scontri seguiti all'arresto di un predicatore musulmano, lo Sceicco Ahmet Ismael Bichara, che aveva minacciato di lanciare una guerra santa contro la Danimarca. La carcerazione dello sceicco ha infatti scatenato una marcia di 700 fedeli che hanno messo a ferro e fuoco alcune strade della città di Kouno.
Zimbabwe
Sempre tesa la situazione nello Zimbabwe, dove Morgan Tsvangirai, leader dell'opposizione, ha respinto l'ipotesi di un governo di unità nazionale, che di fatto - così come configurato - sarebbe sotto l'egida di Robert Mugabe. Intanto il presidente è tornato ad Harare, dopo aver partecipato al vertice di Sharm El Sheikh, mentre le Nazioni Unite hanno inserito il suo nome tra le 12 personalità della 'lista nera' dei responsabili delle ''violenze di Stato'' commesse nel Paese. Il servizio di Giulio Albanese:
Dopo la debolissima presa di posizione emersa dal Vertice dell’Unione Africana, chiusosi martedì scorso a Sharm-el-Sheikh, in Egitto - un summit dal quale non è praticamente uscita alcuna condanna nei confronti del presidente dello Zimbabwe, Robert Mugabe – ieri quest’ultimo ha fatto rientro in patria con l’intenzione dichiarata di contrastare chiunque metta in discussione la sua leadership. Coraggiosamente Morgan Tsvangirai, leader dell’opposizione, ha respinto l’ipotesi di un governo di unità nazionale che di fatto – così come configurato – sarebbe sotto l’egida di Mugabe. Altresì ha espresso disponibilità al negoziato, che, senza più violenze contro i suoi sostenitori, garantisca un periodo di transizione che porti a nuove elezioni. Intanto, allegato ad un progetto di risoluzione allo studio al Palazzo di Vetro, messo a punto dagli Stati Uniti, c’è una lista nera con i nomi di 12 esponenti del governo di Harare, tra cui figura quello del presidente Mugabe.
Mongolia
Gli ex comunisti del Partito popolare rivoluzionario mongolo (PPRM) hanno conquistato la maggioranza alle elezioni parlamentari svoltesi domenica scorsa. Secondo i dati forniti dalla commissione elettorale, il Partito popolare rivoluzionario mongolo ha ottenuto 47 dei 76 seggi del Grande Hural (Parlamento), mentre il suo principale rivale, il Partito democratico, ne ha ottenuti 26. I restanti tre seggi sono stati attribuiti ad un candidato indipendente e ad altri due piccoli partiti. La commissione ha inoltre voluto specificare che le elezioni si sono svolte in maniera ''corretta'', rispondendo così ad alcuni candidati che avevano lamentato irregolarità. Nei giorni scorsi la rivendicazione della vittoria da parte degli ex comunisti aveva causato duri scontri nella capitale Ulaanbaatar, ma dopo l’entrata in vigore di quattro giorni di coprifuoco, proclamati martedì dal capo dello Stato, la situazione sembra essere tornata alla calma.
Filippine
Almeno quattro persone sono state uccise e 11 ferite nell'esplosione di una bomba di fronte a una panetteria di Nabunturan, nel sud delle Filippine. Un portavoce dell'esercito ha attribuito la responsabilità ai ribelli maoisti. Il sindaco della città della tormentata isola meridionale di Mindanao, ha detto che a lanciare la bomba nel negozio sono stati due uomini e una donna su una motocicletta. Ma non è solo il terrorismo a turbare il Paese asiatico in queste ore. La polizia nazionale ha infatti reso noto stamani che è stato smantellato un complotto per destabilizzare e rovesciare il presidente Arroyo, arrestando un avvocato dell'opposizione, tre colonnelli in pensione e un ex funzionario di polizia. Il gruppo stava cercando di estorcere dieci milioni di dollari da un commerciante giapponese per finanziare le sue attività eversive. Il capo della polizia, Avelino Razon, ha spiegato che si sta ampliando l’inchiesta per determinare l'estensione della trama e ''scoprire eventuali altre persone coinvolte''.
Afghanistan
In Afghanistan, venticinque guerriglieri talebani sono stati uccisi dalle forze afghane e della NATO, in uno scontro a fuoco nel distretto di Muqur, nell'ovest del Paese, dove è in corso un’operazione lanciata dall’ISAF mercoledì. Secondo la polizia, non ci sarebbero vittime tra i soldati della coalizione.
Polonia
Il presidente polacco, Lech Kaczynski, ha rivisto la sua posizione in merito al Trattato di Lisbona, affermando che se l’Irlanda dovesse approvarlo, lui ratificherà il documento. Il testo del Trattato è già stato approvato dal Parlamento polacco. Nei giorni scorsi, il capo di Stato polacco aveva affermato di non voler firmare ''per il momento'' il documento di ratifica.
Caro petrolio
Non si ferma la corsa al rialzo del prezzo del petrolio. Al mercato di Londra, le quotazioni del brent hanno toccato il nuovo massimo di 146,34 dollari al barile. Contemporaneamente, al mercato di New York, il greggio è salito ancora a 145,43 dollari al barile nelle contrattazioni after-hours. Intanto, la Russia convinta che l'Opec non possa influire più di tanto sui prezzi dell'"oro nero" chiede "regolari consultazioni tra produttori, consumatori e Paesi di transito". Lo dichiara il leader del Cremlino Medvedev che aggiunge: "Su questo principio, la Russia costruisce tutta la sua politica energetica". L’appello al dialogo è stato raccolto dal ministro del Petrolio saudita, sottolineando che attualmente ''l'offerta risponde alla domanda''.
Tassi
La Banca centrale europea ha elevato i tassi d'interesse di un quarto di punto, portandoli dal 4 al 4,25%. Lo ha deciso stamani il Consiglio direttivo dell'istituto centrale a Francoforte. La decisione era ampiamente attesa e in qualche modo obbligata per garantire una certa stabilità ai prezzi di mercato; stabilità messa in crisi dall’inflazione che nell’Eurozona registra il 4%. Nella conferenza stampa successiva all'annuncio della decisione, nel pomeriggio, il presidente della BCE Trichet potrebbe fornire indicazioni preziose sull'orientamento futuro, che, secondo alcuni osservatori, sarebbe incline a nuove strette monetarie nei mesi a venire.
Italia
Quattro morti e venti feriti, tra i quali alcuni gravissimi. E' questo il bilancio, ancora provvisorio, della strage che si è consumata questa mattina sulla statale 172, nei pressi di Fasano, in provincia di Brindisi. I vigili del fuoco, intervenuti sul posto con cinque mezzi stradali e un elicottero. Solo due i mezzi coinvolti nel tragico incidente, un pullman con a bordo una comitiva di anziani turisti forse provenienti da una gita ad Alberobello e un tir: lo scontro tra i due mezzi è stato frontale. (Panoramica internazionale a cura di Marco Guerra)
Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LII no. 185
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