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Sommario del 02/07/2008

Il Papa e la Santa Sede

  • All’udienza generale, Benedetto XVI inizia un nuovo ciclo di catechesi su San Paolo. Nel pomeriggio, il trasferimento nella residenza di Castel Gandolfo
  • Altre udienze e nomine
  • Creazione di diocesi in Brasile
  • Videomessaggio del Papa ai vescovi colombiani: nel vostro Paese regni "una pace stabile e giusta" e finiscano violenze e sequestri
  • Oggi su "L'Osservatore Romano"
  • Oggi in Primo Piano

  • Il sangue del sacerdote cattolico ucciso in Nepal darà nuova linfa al Vangelo in Asia: intervista con padre Earatthera, missionario Salesiano in India
  • Il nuovo Patriarca di Gerusalemme, mons. Twal, dopo la consegna del Pallio: vivo la missione in Terra Santa certo del sostegno del Papa e di tutta la Chiesa. Intervista col presule
  • Ancora "morti bianche" in Italia, mentre si discute di tutele tra polemiche e processi. L'opinione di Raffaele Bonanni: va difesa la dignità del lavoro
  • I Vangeli sono parte fondante della nostra cultura: così il direttore dell'Osservatore Romano che questa sera leggerà a Spoleto il Vangelo di Giovanni nell'ambito del Festival dei Due Mondi
  • In un libro-testimonianza, intitolato “Presenza”, padre Renato Chiera illustra la sua pedagogia con i meninos de rua di Rio de Janeiro
  • Chiesa e Società

  • ANNO PAOLINO: la diocesi di Hong Kong lo celebra insieme all'Anno della Famiglia
  • ANNO PAOLINO: appello dell'arcivescovo indiano Moras ad "imitare San Paolo nel Terzo Millennio"
  • ANNO PAOLINO: le celebrazioni nella comunità di Timor Est, molto legata all'Apostolo delle genti
  • Prosegue il dialogo ecumenico tra la Chiesa cattolica e quella ortodossa russa
  • Francia: nuova struttura di Pax Christi in favore delle minoranze religiose oppresse nel Mediterraneo
  • Campagna in favore dei cattolici cubani, promossa in Spagna dall’Associazione “Aiuto alla chiesa che soffre”
  • In Cambogia, una nuova struttura sanitaria pediatrica realizzata grazie all'Ospedale romano Bambino Gesù
  • Bangladesh: le minoranze religiose, tra cui i cristiani, vogliono il ritorno ad uno Stato laico
  • Medici senza Frontiere ritira il proprio personale dallo Yemen del nord, afflitto da ripetuti scontri civili
  • Serie di incontri tra cattolici della Corea del Sud e rappresentanti delle altre religioni del Paese asiatico
  • Il Catholic Relief Service lancia un programma anti-malaria per i bambini del Benin
  • Colombia: Caritas Internationalis condanna l'assassinio di un operatore locale
  • In Guatemala, arrivano dal governo le borse di solidarietà per i più poveri
  • Inaugurato ieri in Costa Rica il Mese della Gioventù sul tema della testimonianza
  • Prendere le impronte ai bambini rom è un “segno di inciviltà”, protesta l’Associazione Pax Christi
  • Portogallo: da domani al 3 luglio, a Porto, incontro promosso dal Servizio europeo per le vocazioni
  • GMG 2008: oltre 10 mila giovani neozelandesi pronti a partire per Sydney
  • GMG 2008: al via il 9 luglio il Forum internazionale della gioventù cattolica maronita
  • I funerali stamane a Roma di Claudio Capone, tra le voci più note del doppiaggio in Italia. Il ricordo commosso dei parenti, amici e colleghi
  • 24 Ore nel Mondo

  • Attentato nel centro di Gerusalemme: 4 persone travolte da un palestinese, ucciso dalla polizia israeliana
  • Il Papa e la Santa Sede



    All’udienza generale, Benedetto XVI inizia un nuovo ciclo di catechesi su San Paolo. Nel pomeriggio, il trasferimento nella residenza di Castel Gandolfo

    ◊   A pochi giorni dall’inizio dell’Anno Paolino, Benedetto XVI ha intrapreso stamani un nuovo ciclo di catechesi dedicate all’Apostolo delle Genti. Nell’udienza in Aula Paolo VI, il Papa ha offerto ai fedeli una riflessione sull’ambiente in cui visse e operò San Paolo, ribadendo l’attualità di questa figura “pressoché inimitabile”. Una figura, ha aggiunto, dal quale i cristiani del nostro tempo hanno ancora molto da imparare. L’udienza generale di stamani è l’ultima prima di un periodo di riposo estivo, che sarà interrotto in occasione della GMG di Sydney. Oggi pomeriggio, dunque, intorno alle ore 18, il Papa lascerà il Palazzo apostolico per recarsi nella sua residenza di Castel Gandolfo. Ma torniamo alla catechesi di stamani con il servizio di Alessandro Gisotti:

    E’ giusto riservare un posto particolare a San Paolo, non solo nella venerazione, “ma anche nello sforzo di comprendere ciò che egli ha da dire anche a noi, cristiani di oggi”: è l’esortazione rivolta da Benedetto XVI ai fedeli nella sua prima catechesi dedicata all’Apostolo delle Genti:

     
    “L’apostolo Paolo, figura eccelsa e pressoché inimitabile, ma comunque stimolante, sta davanti a noi come esempio di totale dedizione al Signore e alla sua Chiesa, oltre che di grande apertura all’umanità e alle sue culture”.

     
    D’altro canto, ha proseguito, “non è possibile comprendere adeguatamente San Paolo senza collocarlo sullo sfondo, tanto giudaico quanto pagano del suo tempo”. Per questo, il Pontefice ha voluto iniziare questo ciclo di catechesi su San Paolo soffermandosi proprio sull’ambiente nel quale l'Apostolo si trovò a vivere e ad operare. Un contesto socio-culturale, quello di duemila anni fa, ha rilevato il Papa, che sotto vari aspetti non differisce da quello odierno. In tale ambito, ha detto, un fattore primario da tener presente è il rapporto tra l’ambiente in cui Paolo nasce e il contesto in cui successivamente si inserisce. San Paolo, ha rammentato Benedetto XVI, viene da una cultura ben precisa, quella del popolo di Israele. Gli ebrei, ha spiegato, rappresentavano allora circa il 10 per cento della popolazione totale dell’Impero romano:

     
    “Le loro credenze e il loro stile di vita, come succede ancora oggi, li distinguevano nettamente dall’ambiente circostante; e questo poteva avere due risultati: o la derisione, che poteva portare all’intolleranza, oppure l’ammirazione, che si esprimeva in forme varie di simpatia come nel caso dei timorati di Dio o dei proseliti”.

     
    C’era chi, come Cicerone, disprezzava gli ebrei e chi, invece, come Giulio Cesare aveva riconosciuto loro dei diritti particolari. Anche Paolo, dunque, è oggetto di una “doppia, contrastante valutazione”. Tuttavia, ha sottolineato il Papa, il particolarismo della religione giudaica trovava tranquillamente posto all’interno dell’impero romano:

     
    “Più difficile e sofferta sarà la posizione del gruppo di coloro, ebrei o gentili, che aderiranno con fede alla persona di Gesù di Nazaret, nella misura in cui essi si distingueranno sia dal giudaismo sia dal paganesimo imperante”.

     
    In ogni caso, ha aggiunto Benedetto XVI, l’impegno di Paolo fu favorito da due fattori: la cultura greca, o meglio ellenistica, e la struttura politico-amministrativa dell’Impero romano che garantiva pace e stabilità dalla Britannia all’Egitto. La visione universalistica tipica della personalità di San Paolo, ha proseguito, “deve certamente il suo impulso di base alla fede in Gesù Cristo, in quanto la figura del Risorto si pone ormai al di là di ogni ristrettezza particolaristica”. Tuttavia, ha notato, anche la situazione culturale e l’ambiente del suo tempo non può non aver avuto un influsso sulle sue scelte:

     
    “Qualcuno ha definito Paolo 'uomo di tre culture', tenendo conto della sua matrice giudaica, della sua lingua greca, e della sua prerogativa di 'civis romanus', come attesta anche il nome di origine latina”.

     
    Una menzione particolare, ha detto il Papa, va attribuita alla filosofia stoica che influì, seppur in misura marginale, anche sul cristianesimo. Ed ha citato alcuni filosofi stoici come Zenone e Seneca, nei quali si ritrovano “valori altissimi di umanità e sapienza” recepiti dal cristianesimo:

     
    “Si pensi, per esempio, alla dottrina dell’universo inteso come un unico grande corpo armonioso, e conseguentemente alla dottrina dell’uguaglianza tra tutti gli uomini senza distinzioni sociali, all’equiparazione almeno di principio tra l’uomo e la donna, e poi all’ideale della frugalità, della giusta misura e del domino di sé per evitare ogni eccesso”.

     
    Il Papa ha poi rammentato che, al tempo di Paolo, a Roma molti culti pagani prescindevo dai templi ufficiali e si svolgevano in luoghi privati non diversamente dalle prime riunioni cristiane. Tuttavia, ha precisato, le differenze tra i culti pagani e quello cristiano non sono di poco conto e riguardano tanto la coscienza identitaria dei partecipanti quanto la partecipazione in comune di uomini e donne e la celebrazione della “cena del Signore”. Ha così concluso la sua catechesi mettendo l’accento sull’originalità di Paolo dal quale “tutti noi abbiamo ancora sempre molto da imparare”.

     
    Al momento dei saluti ai pellegrini in varie lingue, il Papa ha rivolto un pensiero speciale alle partecipanti al Capitolo generale delle Suore Missionarie di Gesù e alla Comunità Cenacolo, che celebra il 25° anniversario di fondazione, e ancora ai rappresentanti dell’Associazione culturale cristiana Italo-Ucraina. Infine, ha incoraggiato i giovani ad essere "pietre vive" della Chiesa, vivendo il Vangelo con generosità e responsabilità.

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    Altre udienze e nomine

    ◊   Benedetto XVI ha ricevuto, nel corso della mattina, l'arcivescovo Bernardito Auza, nunzio apostolico in Haiti.

    In Brasile, il Papa ha nominato coadiutore di Porto Nacional mons. Romualdo Matias Kujawski, del clero della diocesi polacca di Poznań, fidei donum nell’arcidiocesi di Palmas. Il neo presule ha 61 anni ed ha compiuto gli studi primari e secondari nella città natale di Poznań. ha frequentato i corsi di Filosofia presso il Seminario Maggiore dell’arcidiocesi. Laureato in Teologia alla Pontificia Università Gregoriana a Roma, si è poi licenziato in Filosofia presso la Pontificia Università Cattolica di Minas Gerais in Brasile. Ordinato sacerdote, ha svolto a Poznań per 15 anni il ministero come vicario parrocchiale in varie parrocchie. Inviato come fidei donum in Brasile nel 1988, è stato missionario per dieci anni nell’arcidiocesi di Diamantina, quindi docente, direttore degli studi e rettore di Teologia presso il Seminario della medesima arcidiocesi. Si è successivamente trasferito all’arcidiocesi di Palmas dove si trova dal 1999. In questo periodo è stato vicario parrocchiale e membro del Collegio dei consultori e quindi rettore del Seminario interdiocesano e vicario episcopale per l’amministrazione dell’arcidiocesi di Palmas.

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    Creazione di diocesi in Brasile

    ◊   In Brasile, Benedetto XVI ha eretto la diocesi di Montenegro, con territorio dismembrato dall’arcidiocesi di Porto Alegre, rendendola suffraganea della medesima Chiesa metropolitana. Come primo vescovo della nuova diocesi, il Papa ha nominato il 66.enne mons. Paulo Antônio de Conto, finora vescovo de Criciúma, il quale nell’ambito del Regionale Sul 3 della Conferenza Episcopale, è stato incaricato dal 1999 per il Clero e per la Pastorale dei Minori mentre, dal 2003, è presidente della Fondazione Dom Jaime de Barros Câmara, alla quale appartenne l’Istituto di Teologia di Santa Catarina (ITESC).

    La nuova diocesi ha una superficie di 4.400 Kmq e una popolazione di 335 mila abitanti, dei quali 268.500 cattolici, suddivisi in 30 parrocchie, con 35 sacerdoti, 28 seminaristi, 18 religiosi professi e 129 suore.

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    Videomessaggio del Papa ai vescovi colombiani: nel vostro Paese regni "una pace stabile e giusta" e finiscano violenze e sequestri

    ◊   Il Papa prega ardentemente affinché in Colombia terminino “violenze, sequestri, estorsioni” e perché nel Paese latinoamericano possa regnare una “pace stabile e giusta”. Le parole di Benedetto XVI sono state trasmesse ieri, tramite un videomessaggio, all’85.ma Assemblea plenaria dell’episcopato colombiano. I 90 partecipanti, fra vescovi e arcivescovi, sono riuniti da domenica presso il Santuario di Nostra Signora del Rosario di Chiquinquirà, in Colombia, per celebrare il centenario della Conferenza episcopale locale. Il servizio di Debora Donnini:

    “Come Pastori della Chiesa il nostro compito è di precedere e guidare per la retta via il popolo di Dio, che ha bisogno di vedere in noi autentici uomini di Dio (…) come apostoli e missionari aiutiamo coloro che ci sono vicini, e anche quanti sono lontani, a trovare in Cristo la pienezza di vita che tanto bramano”. E’ l’invito che il Papa rivolge in un videomessaggio ai presuli colombiani, riuniti in assemblea per celebrare i 100 anni della nascita della loro Conferenza episcopale, voluta dal I Concilio plenario dell’America Latina. L’esortazione di Benedetto XVI è quella di aiutare i fratelli a servire in particolare i più svantaggiati, recando loro un messaggio di pace, giustizia e riconciliazione:

     
    “Quiero decirles que en este…"
    Desidero dirvi che in questo lavoro non siete soli. Vi accompagno con la mia preghiera e vicinanza spirituale negli sforzi che state compiendo, affinché il Vangelo risuoni in ogni luogo della terra colombiana, attraverso le iniziative avviate nel campo della pastorale educativa ed universitaria. Nella cura che dedicate ai carcerati, agli ammalati, agli anziani, agli indigeni, ai lavoratori, agli sfollati, ai giovani e alle famiglie.

     
    Benedetto XVI ricorda la “testimonianza di zelo apostolico” dei Pastori che hanno fatto parte di quella prima Conferenza episcopale della Colombia, nel 1908: una testimonianza che invita tutti “a continuare a rispondere (…) alle sfide che oggi si ripresentano alla Chiesa nella loro Patria”:

     
    “No puedo olvidar tampoco…"
    Non posso neanche dimenticare l’attenzione che ponete nell’essere uomini di concordia, nelle vostre continue esortazioni affinché cessino la violenza, il sequestro, l’estorsione che subiscono molti figli di quella amata terra. Prego ardentemente Dio affinché terminino quanto prima queste situazioni, che hanno causato tanto dolore e affinché in Colombia possa regnare una pace stabile e giusta, in un clima di speranza e di benessere.

     
    A chiudere il discorso del Papa, una richiesta di protezione a Nostra Signora di Chiquinquirà. E’ nel Santuario a Lei dedicato che da domenica scorsa, al termine di un pellegrinaggio, sono riuniti i vescovi colombiani che riflettono sul tema: “La memoria storica della Conferenza episcopale della Colombia nella celebrazione del suo primo centenario”. L’effige della Vergine del Rosario è riprodotta su una tela del 1500 tra le figure di Sant’Antonio e Sant’Andrea apostolo. Un’immagine che, essendosi deteriorata, miracolosamente tornò completamente rinnovata dopo aver diffuso un insolito splendore. Di lì, i pellegrinaggi e miracoli. “Abbiamo bisogno che ci rifletta la sua luce”, ha detto in apertura mons. Augusto Castro Quiroga, arcivescovo di Tunja e presidente della Conferenza episcopale.

     
    Durante l’incontro, verranno nominati i vertici dell’episcopato per il triennio 2008-2011 e sarà consegnato il premio “Inter Mirifica” a giornalisti o mezzi di comunicazioni che si sono distinti nel lavoro sociale a sostegno del popolo colombiano. Al termine dell’Assemblea, i vescovi rivolgeranno un appello perché sia superata la crisi fra governo, Corte suprema e alcuni settori dell’opposizione. A chiudere la plenaria sarà una solenne celebrazione eucaristica nella cattedrale di Bogotà, presieduta dal cardinale Giovanni Battista Re, presidente della Commissione per l’America Latina. Un Paese, la Colombia, segnato soprattutto da due drammi, ricordati anche dal Papa nel suo discorso: quello degli sfollati e quello dei sequestri. Quarant'anni di conflitto fra la guerriglia, le Forze di sicurezza, i gruppi paramilitari hanno fortemente segnato questa terra. Causati soprattutto dall’attività delle FARC, le Forze armate rivoluzionarie della Colombia, sono i 3 milioni di sfollati, secondo l’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati; 2 e mezzo per il governo di Bogotà. Un numero che, comunque, assegna alla Colombia il triste primato di Paese con il maggior numero di persone costrette a spostarsi. Sebbene il numero dei sequestri sia diminuito, ancora più di 500 persone sono in mano a diversi gruppi, per lo più alle FARC: la più nota, Ingrid Betancourt.

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    Oggi su "L'Osservatore Romano"

    ◊   In rilievo, nell'informazione internazionale, lo Zimbabwe: l'Africa chiede un accordo di unità nazionale mentre l'Europa annuncia che riconoscerà solo un Governo guidato dal leader dell'opposizione.

    Vicino Oriente: nuova collaborazione tra la Francia e la Siria; il 12 luglio previsto un colloquio tra Sarkozy e Al Assad.

    La verità si dimostra mettendola in pratica: in cultura, l'arcivescovo Angelo Amato illustra il confronto - secondo i Padri della Chiesa - con le culture e con le religioni.

    Cielo rosso e sangue sulla Slovenia del 1938: Claudio Toscani recensisce l'"Aurora boreale" di Drago Jancar.

    Monica Mondo sul libro "Aspettare insieme. Carteggio tra amici", che documenta il rapporto epistolare tra un seminarista e un ebreo.

    Un'oasi tra i ghiacci nella baia di Baffin: a bordo dell' "Amundsen", corrispondenza di Maria Maggi dall'Artico.

    Elisabetta Galeffi illustra l'attività dell'Istituto domenicano di studi orientali al Cairo.

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    Oggi in Primo Piano



    Il sangue del sacerdote cattolico ucciso in Nepal darà nuova linfa al Vangelo in Asia: intervista con padre Earatthera, missionario Salesiano in India

    ◊   Proseguono le indagini in Nepal per far luce sul brutale assassinio del sacerdote salesiano di 62 anni, padre John Prakash, ucciso nella notte tra lunedì e martedì scorsi mentre si trovava nell’istituto in cui viveva. Il religioso, di origine indiana, lavorava in Nepal da oltre 10 anni. Sulle possibili cause di questo omicidio ascoltiamo padre Anthony Earatthera, missionario Salesiano raggiunto telefonicamente a Calcutta da Amedeo Lomonaco:

    R. - All’inizio pensavamo che gli assassini di padre John Prakashi fossero dei banditi entrati nell’istituto per rubare. Però, adesso, sembra che il motivo di questo omicidio sia ancora più grave: sembra che ci sia un gruppo di fondamentalisti induisti dietro l’assassinio..

     
    D. - Quale significato può avere questo episodio per l’impegno di evangelizzazione in Nepal e in Asia?

     
    R. - Ci fa capire che il nostro impegno deve essere rinforzato. Non dobbiamo avere nessuna paura nell’impegno di evangelizzazione in nome del Vangelo. Padre John è il primo sacerdote cattolico ucciso in Nepal. Il sangue dei martiri è il seme della cristianità. Anche in questo caso, il sangue di padre John potrà davvero essere il seme che permetterà al Vangelo di "crescere" ancora di più in Nepal.

     
    D. - Come far attecchire meglio questo seme del cristianesimo, non solo in Nepal ma in tutto il continente asiatico?

     
    R. - Penso che questo avrà una risonanza anche in tutto il continente asiatico. Quello che è successo in Nepal avrà conseguenze in altri Paesi, specialmente nei cuori dei cristiani, dei missionari e di molte altre persone. Penso che questo ci darà la forza per continuare il nostro sforzo e per promuovere i valori del Vangelo.

     
    D. - In una situazione di forte minoranza di cristiani, quali passi sta compiendo la Chiesa in Asia e dove può portare questo cammino missionario?

     
    R. - Sebbene siamo un gruppo così piccolo in diversi Paesi, abbiamo una forza molto grande perché lavoriamo in vari campi della società. Tra questi, ci sono l’educazione ed il servizio nel settore sanitario. Possiamo far vedere che viviamo secondo i valori del Vangelo. Questo potrà certamente essere un nostro modo di andare avanti su questo cammino.

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    Il nuovo Patriarca di Gerusalemme, mons. Twal, dopo la consegna del Pallio: vivo la missione in Terra Santa certo del sostegno del Papa e di tutta la Chiesa. Intervista col presule

    ◊   Domenica scorsa era nella Basilica Vaticana, in mezzo a un folto gruppo di confratelli, a ricevere da Benedetto XVI l'insegna sacra del Pallio, che designa gli arcivescovi metropoliti di nomina più recente. Ma per mons. Fouad Twal, nuovo Patriarca latino di Gerusalemme, il segno del grado gerarchico ricevuto dal Papa è anche il segno di una grande responsabilità pastorale, da vivere in un'area di delicati equilibri spirituali e geopolitici. Il presule lo conferma al microfono della collega della redazione francese della nostra emittente, Helene Destombes:

    R. - Per la mia nomina come arcivescovo coadiutore di Gerusalemme, all’inizio ho avuto un po’ di apprensione, considerando la situazione drammatica che si vive là, che non lascia trasparire troppe speranze per il futuro. Ultimamente, però, il vedere tanti amici che mi stavano accanto durante questi giorni di festa, tante belle anime, tante preghiere, mi ha dato la certezza che non sono solo su questo terreno, in questa situazione. E vado con gioia, con speranza, ad assumere questa responsabilità. Nei giorni scorsi, ho avuto qui a Roma contatti con tutti i miei superiori, compreso il Santo Padre, e dappertutto ho trovato appoggio, accoglienza, anche dai fedeli e dagli amici. Questo ci dà coraggio e ci dà la certezza che non siamo soli. Possiamo avanzare coscienti, al cento per cento, dei nostri limiti, ma coscienti al cento per cento che la nostra forza viene da Dio, dalle preghiere e da tanti e tanti che ci sono vicini.

     
    D. - La sua missione ha una dimensione ovviamente pastorale, spirituale. Ma forse anche politica...

     
    R. - Sì, noi ci prendiamo cura dell’uomo ed è normale che la politica influenzi la vita dell’uomo. D’altronde, noi con i politici abbiamo in comune un punto forte che è la persona umana. Le autorità civili, da una parte, fanno il possibile per servire l’uomo, la sua dignità, il suo lavoro, la sua salute e così via, e noi, dall’altra parte, ci prendiamo cura dell’uomo, sia della sua vita materiale, ma anche della dimensione umana e della sua libertà, della sua dignità, della sua vita spirituale. Noi leader religiosi, con l’autorità civile, abbiamo tanto da fare per collaborare e coordinare i nostri sforzi, per il benessere della persona umana, a prescindere dalla sua fede, che sia cristiana, musulmana o ebrea, perchè tutti quanti siamo figli di Dio e per noi tutti Gesù è morto per darci la gioia e la salvezza.

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    Ancora "morti bianche" in Italia, mentre si discute di tutele tra polemiche e processi. L'opinione di Raffaele Bonanni: va difesa la dignità del lavoro

    ◊   Un operaio morto e un altro rimasto ferito nel crollo di un solaio nello stabilimento "Bridgestone", nella zona industriale di Bari. Sono solo le ultime due vittime di un lungo stillicidio di incidenti sul lavoro in Italia. E sempre questa mattina è deceduto Leonardo Carrara, l'operaio rimasto gravemente ustionato venerdì scorso nell'incendio che si è sviluppato alla casa di cura Città di Parma, una clinica della città emiliana. Il problema della tutela negli ambienti di lavoro e del rispetto delle misure di sicurezza è al centro del dibattito politico italiano. Al microfono di Luca Collodi, il segretario generale del sindacato CISL, Raffaele Bonanni, ne analizza i punti salienti:

    R. - C’è scarsa cultura della sicurezza. Certo, le regole sono importanti e ne abbiamo davvero tante, e quelle essenziali, probabilmente, mancano perché le imprese, soprattutto le imprese, devono essere selezionate. Non basteranno norme draconiane per non avere più situazioni incresciose come quelle che purtroppo si accavallano giorno per giorno. Le imprese, gli imprenditori, i lavoratori stessi, devono essere tutti preparati al compito di gestire un lavoro che sia amico, appunto, delle persone, e non un lavoro organizzato solamente per fare affari, senza alcuna responsabilità rispetto alla vita, rispetto alla dignità del lavoro. La cultura e l’informazione diventano essenziali, più delle stesse norme.

     
    D. - Il sindacato, quando si apre un cantiere di lavoro, un’attività imprenditoriale, che cosa fa? Non è compito del sindacato, in quei casi, verificare fino in fondo le norme di sicurezza?

     
    R. - Il sindacato fa questo, dove è organizzato, dove c’è un rapporto corrente e c’è anche una responsabilità che si costruisce. Basti vedere tutti i morti che purtroppo vengono raccontati giorno per giorno, che accadono soprattutto in posti mal custoditi, senza sindacato: in posti dove c’è illegalità piena, dove non si versano né i contributi e né si pagano le tasse, dove il rapporto è in nero. Il sindacato, anche dove non c’è, cerca di far sentire la sua voce, però deve scontrarsi con l’omertà di persone che sono ricattate e con l’aggressività di spregiudicati imprenditori che fanno di tutto perché non vi sia il riflettore puntato su quella situazione. E poi le norme. Io non ho mai creduto fino in fondo alle norme. Ho sempre creduto di più nei meccanismi premiali e cioè la premiazione delle imprese che si comportano bene, mentre a quelle che si comportano male bisogna stringere il cappio intorno. Perché oggi succede che molti sforzi vengano indirizzati proprio nei posti più organizzati. Dov’è che si cerca qualcosa che si perde? Nel posto illuminato. Non si va mai nel posto poco illuminato. Ecco perché è importante che noi circoscriviamo bene e positivamente ciò che è ben gestito, per indirizzarci meglio nei posti non illuminati.

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    I Vangeli sono parte fondante della nostra cultura: così il direttore dell'Osservatore Romano che questa sera leggerà a Spoleto il Vangelo di Giovanni nell'ambito del Festival dei Due Mondi

    ◊   Con la lettura questa sera, a Spoleto, del Vangelo di Giovanni da parte del direttore del quotidiano “L’Osservatore Romano”, Giovanni Maria Vian, si conclude il ciclo di incontri, previsti nell’ambito del Festival dei Due Mondi, dal titolo “I Vangeli. In principio era la Parola”. Per capire quale eco abbia ricevuto finora la lettura di brani evangelici durante la manifestazione culturale spoletina ascoltiamo, al microfono di Amedeo Lomonaco, lo stesso Giovanni Maria Vian:

     
    R. - Tutti quelli che hanno partecipato sono rimasti rapiti da questa forma nuova di presentazione dei Vangeli, perché è una lettura continua, quasi integrale, di testi che normalmente sono o ascoltati in Chiesa oppure letti parzialmente. Invece, un loro ascolto quasi integrale cambia la prospettiva.

     
    D. - Perché, secondo lei, questa scelta di inserire la lettura di brani del Vangelo in una manifestazione internazionale di musica, arte, cultura e spettacolo?

     
    R. - Questo credo che sia il punto di forza della scelta che hanno fatto Giorgio Ferrara, il responsabile artistico, ed Ernesto Galli della Loggia, responsabile culturale di questo Festival. E' una scelta di taglio culturale. Anche i Vangeli sono parte fondante della nostra cultura e sarebbe un impoverimento non riconoscerlo e perdere la memoria di questi testi, come purtroppo sta avvenendo, anche in Paesi di lunga tradizione cristiana.

     
    D. - Il Festival dei Due Mondi ha da sempre cercato di proporre novità, spettacoli all’avanguardia, ma anche di rispettare quella che è la tradizione classica. Come si lega in questa edizione il dualismo tra arte antica e contemporanea?

     
    R. - Questo avviene proprio grazie alla natura dei Vangeli, che sono testi drammatici, anche in senso tecnico. E’ noto che il teatro occidentale nasce dalle sacre rappresentazioni di età medievale, soprattutto il racconto della Passione. Questa forma scenica è conservata anche liturgicamente, quando nella settimana Santa, nella lettura dei vari racconti della Passione, si alternano diversi lettori. Quindi, anche in tale senso questa lettura dei Vangeli a Spoleto è una scelta, secondo me, molto avveduta e coraggiosa.

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    In un libro-testimonianza, intitolato “Presenza”, padre Renato Chiera illustra la sua pedagogia con i meninos de rua di Rio de Janeiro

    ◊   Una pedagogia incentrata sull’amore per sconfiggere la violenza: è il cuore del libro “Presenza” di padre Renato Chiera, fondatore della Casa do Menor di Rio de Janeiro. Pagina dopo pagina, padre Renato racconta la sua esperienza ultraventennale con i meninos de rua, “i ragazzi di strada”. Il libro è stato pubblicato in Brasile dalla casa editrice “Cidade Nova”. Raggiunto telefonicamente a Rio da Alessandro Gisotti, padre Renato Chiera si sofferma sul significato della “pedagogia presenza”:

    R. - Abbiamo capito in questi 22 anni, nella Casa do menor, che questi ragazzi hanno molte grida di sofferenza: non hanno la famiglia, non hanno la casa, non hanno da mangiare. Abbiamo capito che c’è un grido forte - hanno molte assenze - ma abbiamo capito che c’è un grido più profondo, il grido per una presenza di qualcuno che mi ami. E questa è la tragedia: i ragazzi non si sentono amati. Mai i bambini, i ragazzi, sono stati tanto poco amati come oggi. Per quello sono così violenti e diventano, invece di essere un dono come dovrebbero essere, una minaccia. I ragazzi nella strada dormono in posizione fetale. Perché dormono in posizione fetale, e solo in questa posizione riescono a dormire e non hanno paura? Perché ritornano all’utero, l’utero della presenza della mamma, della presenza del papà, della presenza di Dio. Gridano per tante presenze, ma non sono più figli. Questa è la tragedia: non si sentono amati. L’essere umano è fatto per essere amato.

     
    D. - Questa assenza è soprattutto assenza di una famiglia...

     
    R. - E’ assenza di qualcuno che ti faccia sentire figlio. La prima che ci deve far sentire figlio è la nostra mamma, l’altro è il papà. Ma quando loro non ci sono, bisogna che noi diventiamo questa presenza di papà e di mamma. E questa è la Casa do menor. La nostra pedagogia è la pedagogia del rapporto, l’essere umano è un essere di rapporto. Il primo rapporto è con qualcuno che mi ama. L’altro giorno, dei ragazzi che sono in prigione mi dicevano: “Noi abbiamo odio, vogliamo ammazzare, bruciare”. E io chiedevo: “Ma perché questo odio?” E la loro risposta: “Padre, tu non capisci. Noi non siamo stati mai amati”. I ragazzi devono sentirsi amati e poi devono imparare ad amare: allora lasciano la droga, allora possono risollevarsi e diventare figli di Dio belli.

     
    D. - E’ l’amore la vera presenza, dunque?

     
    R. - E’ l’amore, è l’amore! Ma questo oggi sembra non essere più scientifico. La psicologia non parla più di questo. La pedagogia non parla più di questo, perché sembra banale dirlo. Sembra che dire queste cose sia di persone ingenue, di persone che non hanno studiato, che non sanno le cose. C’è un sociologo qui in Brasile, un grande sociologo, che mi dice: “Padre, quando vado all’Università non posso parlare di amore, perché mi ridono in faccia. Allora io faccio dei discorsi difficili e alla fine dico: ‘Volete sapere cosa voglio dire? Voglio dire che noi dobbiamo ritornare ad amare’”. Ascolto le grida di ragazzi ed il grido è: io ho bisogno di essere amato. Se io faccio questa esperienza allora io posso crescere e recuperarmi. Noi abbiamo una diagnosi: i ragazzi hanno un buco nel cuore, perché non sono figli, non si sentono amati. Io dico sempre che la maggior tragedia non è essere poveri: la maggior tragedia è non essere amati da nessuno e non essere figli di nessuno.

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    Chiesa e Società



    ANNO PAOLINO: la diocesi di Hong Kong lo celebra insieme all'Anno della Famiglia

    ◊   Il cardinale cinese Joseph Zen, sta proponendo le lettere di San Paolo per gettare luce sulle sfide affrontate dalle famiglie nella società cinese. In una lettera pastorale per l'Anno Paolino, ripresa dall'agenzia Zenit, il vescovo di Hong Kong ha sottolineato gli insegnamenti del Santo sulla teologia del corpo e la famiglia. Hong Kong infatti, sta celebrando l'Anno della Famiglia congiuntamente all'Anno Paolino. Visto che “il sesso prematrimoniale, la convivenza e i matrimoni di prova sono diventati più accettabili a livello sociale”, ha scritto il porporato, “i concetti tradizionali di amore e sesso si sono fatti più vaghi”. Il cardinale Zen ha lamentato il fatto che i cattolici locali incontrino molti problemi matrimoniali e familiari a Hong Kong, accennando che la situazione dei cattolici oggi è già stata descritta da Paolo nella Lettera ai Romani: “Provo diletto nella legge di Dio, ma vedo nelle mie membra un'altra legge, che lotta contro la legge della mia mente e che mi rende schiavo della legge del peccato, che è nelle mie membra. Me infelice! Chi mi libererà da questo corpo di morte?”. Per questo, il Cardinale Zen ha affermato nella sua lettera pastorale, diffusa domenica, che le lettere di Paolo sono tra i tesori di cui la Chiesa si avvale per affrontare questo problema. Il porporato ha richiamato le parole di San Paolo: “Non sapete che siete il tempio di Dio e che lo Spirito di Dio abita in voi? Se uno guasta il tempio di Dio, Dio guasterà lui; poiché il tempio di Dio è santo; e questo tempio siete voi”. Il cardinale Zen ha sottolineato che “la Diocesi ha lanciato l''Anno della Famiglia' perché la visione della società di Hong Kong su famiglia e matrimonio è spesso opposta al piano di Dio”. Secondo il porporato, l'Anno Paolino e quello della Famiglia sono complementari. La Diocesi di Hong Kong ha celebrato una Messa solenne in cattedrale per l'apertura dell'Anno Paolino, anche se il cardinale Zen era assente perché presente sabato scorso a Roma, all'inaugurazione dell'Anno, nella Basilica di San Paolo fuori le Mura. (R.P.)

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    ANNO PAOLINO: appello dell'arcivescovo indiano Moras ad "imitare San Paolo nel Terzo Millennio"

    ◊   "Il bimillenario della nascita di San Paolo è un tempo per annunciare la Buona Novella e proclamare il Vangelo a tutte le genti, soprattutto a coloro che non hanno ancora ricevuto il messaggio di Cristo": è quanto ha detto mons. Bernard Moras, arcivescovo di Bangalore, nell’aprire l’Anno Paolino nella Cattedrale della città, nello stato del Karnataka, in India meridionale. Nell’omelia della solenne celebrazione, riferisce l'agenzia Fides, mons. Moras ha sottolineato: “Papa Benedetto XVI ha descritto San Paolo come ‘Apostolo dei Gentili’, come uomo che si è dedicato senza riserve a Cristo e come persona che ha diffuso armonia e unità fra tutti i cristiani. Possa questo Santo guidarci, nel bimillenario della sua nascita, in una ricerca di unità di tutti i membri del Corpo Mistico di Cristo”. In Karnataka la Chiesa sta celebrando nel 2008 “L’Anno della Parola di Dio” e questo rappresenta una felice coincidenza, ha aggiunto l’arcivescovo: “L’Anno di San Paolo è un invito a un rinnovamento della Chiesa e alla novità di vita per ogni cristiano”, esortando i fedeli a imitare l’Apostolo nel suo cammino di conversione nel suo slancio verso la missione. L’inaugurazione dell’Anno Paolino a Bangalore è stata organizzata dalla famiglia religiosa dei Paolini, che comprende sul territorio la Società San Paolo, le Figlie di San Paolo, le Suore Pie Discepole del Divino Maestro. Per l’occasione è stato proiettato anche un film sulla vita dell’Apostolo, che fungerà da strumento di animazione per tutte le comunità e le scuole cattoliche. E’ stata inoltre presentata ufficialmente una nuova versione della bibbia, edita dalle edizioni San Paolo. (R.P.)

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    ANNO PAOLINO: le celebrazioni nella comunità di Timor Est, molto legata all'Apostolo delle genti

    ◊   "La Chiesa di Timor Est è molto legata a San Paolo: il seminario maggiore di Dili è intitolato ai Santi Pietro e Paolo; esiste una parrocchia dedicata al santo e una Fondazione cattolica per l’Istruzione ispirata all’Apostolo della genti": lo ricorda in un colloquio con l’Agenzia Fides il padre gesuita Filomeno Jacob, direttore delle Pontificie Opere Missionarie nella piccola isola del Sudest Asiatico. “Per tutte queste ragioni la comunità ha celebrato con entusiasmo e viva partecipazione l’apertura dell’Anno Paolino e si appresta a viverlo come evento molto importante in tutti i settori della Pastorale”, sottolinea padre Jacob. La festa di San Paolo e l’Anno a lui dedicato sono molto sentiti dai fedeli e in tutte le comunità, parrocchie, associazioni, scuole, congregazioni religiose è circolato ed è stato messo in evidenza l’annuncio dell’Anno Paolino e il programma con le iniziative e le celebrazioni previste. Mons. Ricardo Da Silva, vescovo di Dili, ha diffuso per l’Anno di San Paolo una lettera indirizzata a tutta la comunità cattolica e all’intera comunità civile, spiegando il senso dell’Anno e affermando che la piccola Chiesa di Timor Est vuole essere in sintonia con la Chiesa universale nel celebrare, conoscere approfondire gli scritti del “più grande missionario di tutti tempi”, come Benedetto XVI ha definito San Paolo. In occasione dell’apertura dell’Anno Paolino, la Chiesa di Timor Est ha anche festeggiato il 75° anniversario di fondazione del seminario maggiore, a Dili, dove ora 75 seminaristi si stanno preparando al sacerdozio. (R.P.)

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    Prosegue il dialogo ecumenico tra la Chiesa cattolica e quella ortodossa russa

    ◊   “Nessun atteggiamento di demonizzazione dell’altro come se fosse un avversario o un nemico”: questo il pensiero di mons. Paolo Pezzi, arcivescovo metropolita della diocesi della Madre di Dio a Mosca, sul dialogo ecumenico tra la Chiesa cattolica e quella ortodossa russa, espresso in un’intervista all’Osservatore Romano. “La cosa più importante – ha dichiarato il presule – è rafforzare il desiderio di camminare insieme verso la piena comunione”. Non si ferma, dunque, nonostante le difficoltà, il cammino delle due Chiese sulla strada dell’ecumenismo per realizzare quella che mons. Pezzi definisce “un’amicizia sincera” nel “desiderio di giungere alla piena comunione”. Non si esclude, infine, una visita del Papa a Mosca in futuro, anche se dichiara l’arcivescovo “non ci sono ancora le condizioni necessarie”. (R.B.)

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    Francia: nuova struttura di Pax Christi in favore delle minoranze religiose oppresse nel Mediterraneo

    ◊   “Pluralismo delle culture e delle religioni”: si chiama così la nuova rete di solidarietà promossa da Pax Christi Francia, in favore delle minoranze religiose che vengono più oppresse nell’area del Mediterraneo. “Composta da rappresentanti della società civile – spiega, in un’intervista al quotidiano cattolico “La Croix”, mons. Marc Stenger, vescovo di Troyes e presidente di Pax Christi Francia – la nuova struttura raccoglierà tutte le informazioni possibili sulle condizioni delle minoranze religiose ed utilizzerà, quando lo riterrà utile, tutti i mezzi che ha a disposizione per mettere in guardia l’opinione pubblica e i responsabili politici sulla sorte di queste comunità”. “In Medio Oriente – continua il presule – le religioni minoritarie sono a rischio di estinzione. Non possiamo restare insensibili davanti alle sofferenze di intere popolazioni perseguitate per il loro credo religioso”. “Non possiamo guardare senza inquietudine – aggiunge mons. Stenger - l’approfondirsi di un fossato tra un Occidente che ha acquisito il senso del pluralismo religioso e un Oriente in cui regna il regime di una religione unica. Una simile situazione è una grave minaccia per la solidarietà internazionale e per la pace”. D’altronde, sottolinea ancora il presule, “il silenzio è il paravento dietro al quale si nascondono i crimini ed i massacri”. Tra le prime azioni della neo-struttura, ci sarà “un appello solenne alla solidarietà con le minoranze religiose perseguitare – afferma il vescovo di Troyes – Con questo appello, noi chiediamo ai governi europei, a cominciare da quello francese, di intervenire presso le autorità dei Paesi in questione perché rispettino e facciano rispettare, sul loro territorio, la libertà di fede e di culto, di legare i loro aiuti materiali, finanziari ed economici al rispetto di questa libertà”. Infine, pur ribadendo che si tratta di un’iniziativa cristiana, il presidente di Pax Christi Francia ricorda la collaborazione di René-Samuel Sirat, grande rabbino di Francia, così come la partecipazione di Ghaleb Bencheikh, presidente della Conferenza mondiale delle religioni per la pace e presentatore della trasmissione "Islam" sul canale France 2. (I.P.)

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    Campagna in favore dei cattolici cubani, promossa in Spagna dall’Associazione “Aiuto alla chiesa che soffre”

    ◊   E’ partita ieri in Spagna e durerà fino a settembre, la campagna rivolta a Cuba, promossa dell’associazione “Aiuto alla Chiesa che soffre”, intitolata “La rivoluzione del Vangelo”. Scopo dell’iniziativa - riferisce l’agenzia Sir - è far conoscere “all’opinione pubblica spagnola la situazione dei cattolici del Paese caraibico, oltre che a finanziare 22 progetti del valore di 208.500 euro in dieci diocesi del Paese”. I progetti riguardano cinque macro aree: la prima si riferisce alle infrastrutture necessarie per le celebrazioni, formazioni, incontri e contempla anche il restauro o la ricostruzione di chiese e strutture ecclesiali. La seconda concerne i mezzi di comunicazione. La terza si riferisce ad una della grandi sfide della Chiesa cubana: la formazione di sacerdoti, religiosi e laici. In questo contesto s’inseriscono progetti come la stampa di 700 mila calendari catechistici per il 2009, che permetterà ai fedeli di partecipare alla vita della Chiesa. Un’altra delle aree di azione è quella del sostegno a sacerdoti, religiosi e laici. Garantendo la sussistenza degli operatori pastorali, si assicura anche il funzionamento delle comunità. L’ultima area di aiuto riguarda l’invio ai sacerdoti cubani di intenzioni di Messe da celebrare. Con questo contributo inviato, si garantisce il sostentamento dei sacerdoti cubani e si facilita lo sviluppo di iniziative pastorali in ciascuna delle loro parrocchie e comunità. (R.G.)

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    In Cambogia, una nuova struttura sanitaria pediatrica realizzata grazie all'Ospedale romano Bambino Gesù

    ◊   È stato inaugurato alla presenza del nunzio apostolico in Cambogia, mons. Salvatore Pennacchio, il nuovo edificio che funzionerà come ospedale pediatrico presso il Dankeo referral hospital nella provincia di Takeo, a 70 km dalla capitale. La struttura, che ospiterà anche una scuola di specializzazione pediatrica per medici e infermieri locali, è stata realizzata grazie al sostegno dell'ospedale Bambino Gesù di Roma, che già da due anni contribuisce al funzionamento di un altro ospedale pediatrico che finora ha ricoverato tremila piccoli pazienti, 267 dei quali sottoposti ad interventi chirurgici. La collaborazione con il Bambino Gesù – scrive l’Osservatore Romano - si concretizza anche con il ricovero a Roma dei pazienti più gravi che richiedono operazioni di chirurgia avanzata: finora sono nove i bambini cambogiani trasportati a Roma, anche grazie all’interessamento di Ordini e Congregazioni religiose, tra cui le suore Figlie della carità di San Vincenzo de Paoli. La maggior parte dei piccoli pazienti cambogiani presenta ferite o mutilazioni dovute allo scoppio di mine anti-uomo, ancora presenti in grande quantità nel territorio del Paese asiatico. (R.B.)

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    Bangladesh: le minoranze religiose, tra cui i cristiani, vogliono il ritorno ad uno Stato laico

    ◊   I rappresentanti delle minoranze religiose in Bangladesh chiedono che il Paese torni ad essere uno Stato laico, come stabilito dalla Costituzione del 1972. Un emendamento costituzionale introdotto nel 1988 stabilisce l'Islam come religione ufficiale, anche se riconosce la libertà delle altre religioni. Secondo il Consiglio per l’unità dei cristiani dei buddisti e degli induisti del Bangladesh, dall’introduzione della modifica la situazione delle minoranze confessionali non ha fatto che peggiorare: esse sono di fatto trattate come religioni di serie B. Il problema – denunciano anche gli attivisti per i diritti umani all'agenzia Apic – è che la norma è spesso strumentalizzata dai gruppi fondamentalisti e da alcuni politici che, approfittando dell’ignoranza di ampi strati della popolazione, cercano di fare credere che il Bangladesh sia diventato uno Stato islamico. Cosa non vera, puntualizza, Rosaline Costa rappresentante cattolica in seno al Consiglio che, in un’intervista all’agenzia in “Églises d’Asie”, denuncia l’ostilità fomentata dagli islamisti contro le minoranze religiose che ora costringe, ad esempio, le chiese cristiane a chiedere la protezione della polizia durante ricorrenze religiose importanti come il Natale. In Bangladesh i musulmani sono circa l’83%, seguiti dagli induisti (13%) e da altre minoranze, tra cui i cristiani che sono appena l’1,2% della popolazione. Nonostante anche i cristiani abbiano partecipato attivamente alla lotta per l’indipendenza dal Pakistan, il cristianesimo continua ad essere percepito da gran parte della popolazione come una religione straniera. (L.Z.)

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    Medici senza Frontiere ritira il proprio personale dallo Yemen del nord, afflitto da ripetuti scontri civili

    ◊   L’organizzazione umanitaria Medici senza Frontiere (MSF), premio Nobel per la pace nel 1999, ha fatto sapere di aver evacuato il proprio personale dal Governatorato di Saada, nello Yemen del nord, verso la capitale Sanaa, già dal 17 giugno a causa dell’intensificarsi dei conflitti nella regione. L’organizzazione ha confermato che nell’area non ha più la possibilità di dare assistenza alla popolazione in condizioni soddisfacenti: molti civili non hanno accesso a strutture sanitarie adeguate, alcuni non riescono a raggiungere un ospedale sia a causa del pericolo di attraversare la zona dei combattimenti, sia per il rischio di essere scambiati per ribelli. Nella situazione attuale - spiega l’associazione umanitaria - non si è in grado di conoscere esattamente il numero dei morti e dei feriti. Dal 2007 MSF è presente nel Paese arabo con ben tre progetti: il lavoro nell’ospedale di Haydan, nel Governatorato di Saada, e la collaborazione con il Ministero della Sanità nelle strutture di Razeh e di Al Tahl. Il ritiro temporaneo dell’organizzazione dalle strutture ospedaliere ha determinato una riduzione drastica dell’equipe a Hayden, mentre a Razeh e Al Tahl lo staff locale continua a dare assistenza medica ai pazienti che arrivano. Lo Yemen dal 2004 è afflitto da continue guerre civili fra le truppe governative e il movimento ribelle Al Houthi che avanza rivendicazioni di carattere politico, sociale e religioso. (R.B.)

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    Serie di incontri tra cattolici della Corea del Sud e rappresentanti delle altre religioni del Paese asiatico

    ◊   La Conferenza episcopale della Corea del sud ha avviato una serie di incontri interreligiosi con i rappresentanti delle diverse confessioni presenti nel Paese. Le riunioni si terranno ogni anno alla fine di giugno all’insegna del motto “In viaggio con i vescovi coreani per promuovere il dialogo interreligioso”. Tra i primi appuntamenti in programma, secondo quanto riportato da AsiaNews, ci sarà l’incontro tra padre Lee Jeong-ju e 20 seminaristi con esponenti della Conferenza dei cristiani di Corea, l’associazione che riunisce i protestanti del Paese, della Chiesa anglicana di Seoul, della Chiesa ortodossa coreana, i monaci buddisti e i rappresentanti dell’Istituto Seonggyungwan di ispirazione confuciana. Il progetto varato dai presuli coreani è stato accolto con favore dai fedeli e dai vertici delle altre religioni per favorire il dialogo e l’armonia nel Paese asiatico. (R.B.)

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    Il Catholic Relief Service lancia un programma anti-malaria per i bambini del Benin

    ◊   L’agenzia umanitaria statunitense “Catholic Relief Service” (CRS) promuove una vasta campagna di prevenzione dalla malaria per i bambini nel Benin. Il progetto prevede il coinvolgimento di 1.400 organizzazioni, gestite dalla comunità locale, che insegneranno alle famiglie le cure di prima necessità da mettere in pratica con i bambini colpiti dalla malattia. L’iniziativa è finanziata con i 15,5 milioni di dollari messi a disposizione dal Fondo globale per la lotta all’AIDS, alla tubercolosi e alla malaria. “Il programma di prevenzione – spiega il presidente del CRS, Ken Hackett – avrà un impatto notevole sulle vite delle famiglie del Benin. La vicinanza delle comunità locali significa che i bambini affetti da malaria riceveranno assistenza immediata. E il lato positivo è che sarà la stessa comunità locale ad aiutare i propri membri”. Il progetto è destinato, in particolare, agli oltre 2 milioni di bambini al di sotto dei 5 anni, che saranno sottoposti ad una terapia di base, denominata ACT (ovvero Artemisinin-Based Combination Therapy) già rivelatasi efficace. Il programma permetterà a molti bambini malati di ricevere la cura in casa propria in meno di 24 ore dalla comparsa dei primi sintomi della malria. Tutto ciò grazie all’azione del CRS che distribuirà l’ACT in 34 zone del Benin e formerà le comunità locali in modo che riescano ad educare i due milioni di famiglie nell’assistenza dei loro figli. “La malaria – dice ancora Hackett – è di gran lunga la malattia tropicale più mortale per i bambini che vivono in Africa”, tanto che ogni giorno ne muoiono circa 3mila. “I genitori – continua il presidente del CRS – provano un dolore tremendo, quando i loro piccoli si ammalano. Questo programma educherà invece milioni di padri e madri a curare i propri figli”. Al progetto del CRS aderiscono anche le agenzie umanitarie Africare, Medical Care Developement International e Plan Benin. (I.P.)

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    Colombia: Caritas Internationalis condanna l'assassinio di un operatore locale

    ◊   Caritas Internationalis ha condannato il “terribile” omicidio in Colombia di un operatore locale della Caritas che “lavorava a favore dei poveri e dei più indifesi”,e nel contempo ha chiesto che “vengano rispettati i diritti umani e garantita la protezione di tutti i civili e gli operatori”. Felipe Landazury, questo il nome dell'operatore, lavorava per la Caritas diocesana di Tumaco ed è stato ucciso , il 24 giugno, a Candelilla de la Mar, nella zona meridionale della Colombia. Landazury seguiva un progetto per gli sfollati delle diocesi di Colombia e di Ecuador. “Uomini armati hanno circondato la comunità locale e minacciato le persone – riferisce una nota di Caritas Internationalis – accusandole di avere passato informazioni sulle loro attività nella zona all’esercito colombiano e alla guerriglia”. “Chiediamo al governo colombiano di indagare sul crimine e consegnare alla giustizia gli assassini - afferma Lesley-Anne Knight, Segretaria generale di Caritas Internationalis -. Il governo deve inoltre garantire la protezione della popolazione locale”. La diocesi di Tumaco, guidata da mons. Gustavo Giron Higuita, carmelitano scalzo, è stata spesso oggetto di violazioni dei diritti umani, come denunciato più volte dal vescovo. Conseguenze dello stato di guerriglia imperante. (A.M.)

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    In Guatemala, arrivano dal governo le borse di solidarietà per i più poveri

    ◊   Cinque chili di fagioli e altrettanti di riso, due chili e mezzo di farina di mais e di un preparato ad alto valore nutrizionale, due litri di olio vegetale: c’è tutto questo nelle ‘Bolsas solidarias’, le borse della solidarietà che presto raggiungeranno gratuitamente 20mila tra le famiglie più povere di Città del Guatemala. Come riportato dall’agenzia Misna, il progetto, avviato a partire dalla periferia nord della capitale guatemalteca, fa parte del programma varato dal presidente Alvaro Colom per far fronte alla crisi alimentare. “Questo intervento non deve essere politicizzato – ha precisato il presidente – gli aiuti devono arrivare ai più poveri”. A disposizione anche un numero telefonico per segnalare eventuali problemi nella consegna del cibo. (R.B.)

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    Inaugurato ieri in Costa Rica il Mese della Gioventù sul tema della testimonianza

    ◊   “Il nostro motto è ‘Siamo testimoni’ e rappresenta la risposta all’invito di Cristo rivolto a tutta la sua Chiesa”. Con queste parole l'arcivescovo di San José de Costa Rica, mons. Hugo Barrantes Urena si rivolge ai giovani nel messaggio per il Mese della gioventù, aperto ieri, come riporta l’agenzia Fides. “Fortificati dalla Parola e dal Corpo di Cristo potremo dire con San Paolo: l’amore di Cristo ci muove, l’amore di Cristo ci spinge a costruire un mondo migliore”, prosegue il messaggio, sottolineando che “solo l’amore potrà trasformare la nostra società, solo l’amore potrà dare un’anima al nostro mondo”. “Cari giovani – scrive l’arcivescovo - la Chiesa ha bisogno in questo momento che ciascuno di voi, giovani cattolici, come testimone si trasformi in una torcia che illumina, con la luce di Cristo, la strada che ci porta di nuovo a Dio”. Il presule conclude il suo messaggio con la speranza che i frutti del Mese della gioventù si riversino in abbondanza sull’arcidiocesi. (R.G.)

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    Prendere le impronte ai bambini rom è un “segno di inciviltà”, protesta l’Associazione Pax Christi

    ◊   “Un ulteriore segno di inciviltà”, così Pax Christi stigmatizza la proposta di prendere le impronte digitali ai bambini rom in Italia, condannando - in una nota di cui riferisce l’agenzia Sir- “gli attacchi sempre più duri” che ledono “i più elementari diritti umani”, nei confronti prima degli immigrati in genere, ora verso Rom e Sinti. “Perché discriminare - si chiede l’associazione pacifista cattolica - solo i minori appartenenti a questo gruppo? Perché sottoporre i bimbi ad un ulteriore segno di inciviltà, in particolare da parte di una nazione che si ritiene tra le più civilizzate, esportatrice di democrazia e di giustizia?” “Siamo convinti - si legge nella nota - che combattere lo sfruttamento dei bambini sia una priorità, ma solo attraverso un metodo che garantisca la dignità della persona e tuteli i più deboli… Una democrazia matura non può pensare di risolvere i problemi con la repressione, sa che deve investire molto di più sull'educazione e sulla prevenzione”. “Ci siamo dimenticati la nostra storia di migranti e discriminati - sottolinea la nota - e pensiamo che la repressione sia l'unica forma di controllo. Attacchiamo la parte più debole della società (i bambini) per mandare messaggi alla parte più forte (gli adulti)”. Pax Christi si unisce alle posizioni di molte voci ecclesiali invitando “a non tacere, a non minimizzare e a denunciare come pericoloso cancro sociale ogni politica, cultura, linguaggio, gesto, progetto xenofobo e razzista”. (R.G.)

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    Portogallo: da domani al 3 luglio, a Porto, incontro promosso dal Servizio europeo per le vocazioni

    ◊   Si svolgerà dal 3 al 6 luglio, a Porto, in Portogallo, l’incontro annuale del Servizio europeo per le vocazioni, dal titolo “Samaritani della Speranza per un’Europa umana e cristiana”. Al centro dell’appuntamento è la riflessione sulla recezione del documento “ In verbo tuo”, pubblicato dopo il Congresso europeo di Roma del 1997. Alla luce del documento è stato chiesto ai partecipanti di identificare quanto nella cultura del proprio Paese, favorisca o ostacoli la cultura vocazionale proposta dal documento e di valutare la pedagogia vocazionale caratterizzante le azioni pastorali delle singole Chiese sulla scorta del documento medesimo. E’ anche previsto uno scambio sulle strutture della Pastorale vocazionale realizzate a livello nazionale, diocesano o parrocchiale. Tra gli oratori di fondo, l’arcivescovo Jean-Louis Bruguès, segretario della Congregazione per l’Educazione cattolica, il cardinale José da Cruz Policarpo, Patriarca di Lisbona (“La situazione culturale europea: il punto di vista portoghese”) e il prof. George Weigel, che interverrà in videoconferenza sul tema “Le trasformazioni della cultura europea”. (A cura di Marina Vitalini)

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    GMG 2008: oltre 10 mila giovani neozelandesi pronti a partire per Sydney

    ◊   Oltre 10 mila “kiwi”, come si definiscono i giovani neozelandesi, prenderanno parte alla GMG di Sydney. E’ un risultato straordinario per la Chiesa della Nuova Zelanda che, nelle passate edizioni, aveva portato alla GMG al massimo un centinaio di pellegrini. La GMG nel nuovissimo Continente, ha dato una fortissima iniezione di fiducia e di entusiasmo ai giovani neozelandesi che, nei due anni passati, hanno organizzato numerose iniziative di missione per coinvolgere i loro coetanei alla GMG. Nelle diocesi di Auckland, Hamilton, Palmerston North, Wellington, Christchurch e Dunedin fervono i preparativi e l’attesa cresce al pari con l’emozione e la gioia collettiva di famiglie, comunità, associazioni e movimenti. Va detto - sottolinea l'agenzia Fides - che la Nuova Zelanda è paese co-ospitante e co-organizzatore, dunque molti degli aspetti logistico-organizzativi hanno coinvolto in pieno le comunità neozelandesi, che si preparano ad accogliere, nelle famiglie o in strutture predisposte, i giovani pellegrini da tutto il mondo. Le diocesi neozelandesi hanno anche nominato un proprio delegato per costituire il gruppo degli “Ambasciatori della GMG”, giovani che, nelle celebrazioni della settimana, avranno un ruolo attivo, rappresentando il proprio paese. Inoltre tutto è pronto per portare l’entusiasmo, le danze e la musica “kiwi” al World Youth Festival che si terrà nelle serate della GMG. “L'emozione è palpabile in tutto il Pacifico all'idea di ospitare per la prima volta la Giornata Mondiale della Gioventù”, ha spiegato Mons. Antonhy Fisher, coordinatore generale della GMG. Le Chiese locali hanno compreso l'importanza dell'evento ecclesiale, come un'opportunità per i giovani di fare un'esperienza di vera comunione. I giovani si riuniscono per ascoltare la parola di Dio presentata attraverso un linguaggio a loro vicino, per riflettere in raccoglimento e per prendere parte alle liturgie e agli incontri di preghiera. (R.P.)

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    GMG 2008: al via il 9 luglio il Forum internazionale della gioventù cattolica maronita

    ◊   Tra le iniziative preparatorie dell’ormai imminente Giornata Mondiale della Gioventù di Sydney c’è anche un Forum internazionale della gioventù cattolica maronita, previsto nella settimana immediatamente precedente il grande evento presenziato dal Santo Padre. All’appuntamento, che gli organizzatori hanno ribattezzato "GMG Maronita", sono attesi almeno 150 giovani da Australia, Medio Oriente e Argentina. Il Forum - scrive la Cns - si svolgerà a partire dal 9 luglio presso l’Università cattolica australiana di Strathfield e avrà tra i momenti salienti la Santa Messa concelebrata il 13 luglio dal Patriarca libanese cardinale Nasrallah Sfeir insieme a 12 vescovi maroniti da tutto il mondo. L’iniziativa – ha spiegato il vescovo della diocesi di San Marone di Sydney ‘Ad Abikaram - è stata fortemente voluta dal Sinodo Patriarcale quale occasione per rilanciare il senso di appartenenza nelle comunità cattoliche maronite sparse nel mondo in cui “si avverte un generale affievolimento della fede e la progressiva perdita della consapevolezza della ricchezza del nostro patrimonio”. “Per questo - ha detto il presule all’agenzia CNS - puntiamo sulle nuove generazioni per sostenere la nostra identità, la nostra fede e vitalità spirituale che le generazioni passate hanno difeso per secoli”. I fedeli maroniti sono stimati in oltre 10 milioni. Di questi 150mila risiedono in Australia. Alla GMG di Sydney sono attesi circa 400 giovani delle varie Chiese di Rito Orientale da Libano, Giordania, Egitto e Siria. (L.Z.)

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    I funerali stamane a Roma di Claudio Capone, tra le voci più note del doppiaggio in Italia. Il ricordo commosso dei parenti, amici e colleghi

    ◊   Si sono svolti questa mattina alle 9.00, presso la Basilica di S. Maria in Montesanto, meglio nota come Chiesa degli Artisti, i funerali di Claudio Capone, scomparso in seguito all’aggravarsi di una emorragia cerebrale che lo aveva colpito la notte del 21 giugno mentre si trovava a Perth, in Scozia. Claudio Capone, una delle voci più famose del doppiaggio italiano, è stato per anni collaboratore della nostra emittente. Al termine della cerimonia funebre, celebrata da mons. Marco Frisina, rettore della Basilica di S. Maria in Montesanto, gli amici, i colleghi e i figli di Claudio Capone hanno voluto ricordare, con alcuni semplici e commoventi interventi, il calore umano, la simpatia, la professionalità, la generosità dell’uomo e dell’artista. Mons. Raffello Lavagna, che aveva tenuto a battesimo il debutto in palcoscenico di Claudio Capone, assegnandogli, all’età di soli sette anni, il ruolo di protagonista in una versione teatrale di "Marcellino Pane e Vino", ha inviato un messaggio, letto dall’attore Ennio Libralesso, nel quale ha ricordato il talento innato e la particolare spontaneità di una voce che negli anni è maturata come uno strumento duttile e abilissimo, capace di restituire tutte le sfumature di un testo attraverso l’intuizione sottile dei significati e la musicalità delle pause. Piero Angela ha poi ricordato l’amico e il collaboratore di 27 anni e 3000 puntate di lavoro in comune. Infine i figli, Davide e Ilaria, hanno rievocato, con parole semplici e toccanti, la sua ironia divertita, il suo affetto di padre e il vuoto che lascia. (A cura di Rosario Tronnolone)

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    24 Ore nel Mondo



    Attentato nel centro di Gerusalemme: 4 persone travolte da un palestinese, ucciso dalla polizia israeliana

    ◊   Attentato a Gerusalemme: sono quattro gli israeliani uccisi dall'autista palestinese di un trattore, ucciso a sua volta dopo aver compiuto una mortale gimkana nel centro della città. L'uomo alla guida di un trattore si è schiantato contro un autobus di linea dopo aver ucciso un’automobilista. Il servizio di Fausta Speranza:

     
    Nella centralissima via Jaffa, un palestinese alla guida di un trattore, dopo una folla corsa di un centinaio di metri, si è schiantato contro diverse vetture e un autobus. L'attentatore è un palestinese di Gerusalemme est, subito colpito a morte dalla polizia. Con lui dunque sono 5 i morti. Gli inquirenti hanno parlato da subito di attentato ed è poi arrivata la dichiarazione di Hamas: Hamas trova “logico” l'attacco palestinese avvenuto a Gerusalemme. In una prima dichiarazione all'ANSA, un dirigente di Hamas a Gaza ha precisato di non avere ancora informazioni dirette in merito aggiungendo però che può essere la “conseguenza logica e naturale per le continue aggressioni e per le violenze condotte da Israele in Cisgiordania, a Gerusalemme e anche a Gaza”. Dichiarazioni analoghe sono giunte dal portavoce della Jihad islamica a Gaza. Resta da dire che prima dell’attentato, Israele aveva annunciato di aver riaperto i suoi valichi con Gaza. In tarda mattinata, poi, incidenti sono divampati al valico di Rafah, quindi fra Gaza e il Sinai egiziano, dove si sono ammassati centinaia di palestinesi nella speranza di potersi recare all'estero dopo mesi in cui era stata mantenuta una totale chiusura. Alcune persone sono rimaste contuse, poi la calma è stata ripristinata.

     
    Iraq
    Il ministro degli Esteri iracheno, Hoshyar Zebari, ha dichiarato che Washington e Baghdad hanno quasi finalizzato i negoziati per il controverso accordo di sicurezza. “Ci sono state molte dichiarazioni sbagliate, di confusione e di manipolazione politica su questo argomento”, ha detto Zebari in una conferenza stampa a Baghdad. “Parliamo di un accordo quadro strategico che migliorerà la cooperazione tra Iraq e Stati Uniti su numerosi soggetti. Abbiamo quasi finalizzato il documento”, ha aggiunto. “Le istruzioni del governo sono di giungere ad un accordo accettabile che preservi la sovranità dell'Iraq e la posizione degli Stati Uniti è stata di grande aiuto”. Il ministro ha precisato che si cercherà di concludere per la fine di luglio. I negoziati per l'accordo, che regolerà la presenza delle truppe americane in Iraq, sembravano giunti ad un punto morto per la forte opposizione di varie fazioni politiche e del movimento del leader radicale sciita Moqtada Sadr.

    Zimbabwe
    Il capo dell'opposizione dello Zimbabwe, Morgan Tsvangirai, ha respinto l'idea di un governo di unità nazionale, giudicando che tale soluzione “non rispetta la volontà del popolo zimbabwano”. Tsvangirai ha precisato che le elezioni del 29 marzo, da lui vinte, devono costituire la base di qualsiasi negoziato con il governo del presidente Robert Mugabe. Tsvangirai, leader del "Movimento per il cambiamento democratico" (MDC), nel voto per le presidenziali del 29 marzo ha battuto Mugabe, senza tuttavia aggiudicarsi la maggioranza per evitare il boicottaggio. Ora sostiene che l'MDC deve essere riconosciuto come “legittimo governo” dello Zimbabwe. Intanto, l'Unione europea fa sapere che "non accetterà" un governo dello Zimbabwe che non sia guidato dal leader dell'opposizione Morgan Tsvangirai. Lo ha detto, ieri sera, il ministro degli Esteri francese Kouchner, il cui Paese ha assunto la presidenza di turno dell'UE. Kouchner ha fatto queste dichiarazioni alla televisione France 2, dopo che l'Unione Africana ha adottato una risoluzione che chiede un governo di unità nazionale nello Zimbabwe.

    Sudafrica
    Il presidente sudafricano, Thabo Mbeki, ha respinto la posizione dell'Unione Europea che chiede che il governo dello Zimbabwe sia guidato dal capo dell'opposizione Morgan Tsvangirai. “Il risultato che verrà fuori dal processo di dialogo (nello Zimbabwe) dovrà essere un risultato accettato dagli zimbabwuani. Chiaramente, il continente africano non esige nulla su quanto gli zimbabwuani devono negoziare tra loro”, ha detto alla radio il presidente sudafricano.

    Unione Europea
    Il presidente euroscettico ceco Vaclav Klaus ha espresso pieno appoggio al presidente polacco Lech Kaczynski per il suo rifiuto di ratificare il Trattato UE di Lisbona. A quanto reso noto dall'Ufficio del presidente, secondo Klaus la decisione del presidente polacco è “un atteggiamento molto ragionevole e vicino al suo”. “Continuare nel processo della ratifica del Trattato di Lisbona oggi non ha senso”, ha detto Klaus senza nascondere la sua soddisfazione per il "no" irlandese al referendum sul nuovo Trattato UE. Convalescente dopo la recente operazione all'anca, Klaus ha anche fatto sapere che non andrà al vertice dell'UE che si terrà a Parigi il 13 luglio in apertura della presidenza francese dell'Unione. La Repubblica ceca sarà rappresentata dal premier Mirek Topolanek (ODS, Civici democratici, il partito conservatore fondato da Klaus e di cui è presidente onorario). Il processo di ratifica del Trattato nella Repubblica ceca è fermo. Su richiesta del Senato, il documento è stato sottoposto all'esame della Corte costituzionale che verifica la sua conformità con la Costituzione ceca. Intanto, si pronuncia il ministro degli Esteri italiano Frattini affermando che “c'è bisogno adesso di rovesciare il tavolo”, di una “forte scossa” che consenta di andare avanti. Il titolare della Farnesina ha invitato quindi il presidente francese Nicolas Sarkozy a “richiamare tutti ad un senso di responsabilita”.

    Duri scontri nella capitale della Mongolia in attesa dei risultati elettorali
    Cinque persone uccise, oltre 300 ferite nella capitale della Mongolia. Stato d'emergenza per quattro giorni e coprifuoco notturno. È il bilancio delle violenze di ieri. Oggi la situazione nella capitale appare calma ma si attendono ancora i risultati del voto dello scorso fine settimana. Le manifestazioni e gli scontri sono seguiti all'annuncio fatto dal Partito popolare rivoluzionario mongolo (PPRM, ex comunista) di aver conquistato almeno 45 dei 76 seggi del parlamento. Migliaia di sostenitori dell'altro grande partito del Paese, il Democratico, dopo violenti scontri con la polizia hanno dato ieri l'assalto alla sede del partito PPRM che si è dichiarato vincitore. Lo stato d'emergenza prevede tra l'altro il divieto di assembramenti, di vendita di alcolici e restrizioni per la stampa. I risultati ufficiali del voto ancora sono attesi. Decine di soldati sono di guardia al palazzo in stile sovietico dove è la sede del PPRM, con i vetri rotti e con del fumo che ancora esce da qualche finestra. Altri soldati pattugliano le vie del centro a piedi o su veicoli militari. Il primo ministro Sanjaagiin Bayar, del PPRM, ha accusato i Democratici di aver fomentato le violenze lanciando accuse di brogli elettorali. Il leader dei Democratici si difende rispedendo le accuse al mittente: “La violenza non è colpa nostra. È colpa del PPRM che ha comprato le elezioni. È questo che ha mandato la gente in collera”.

    Iran
    Gli Stati Uniti non consentiranno all'Iran di bloccare il Golfo, passaggio fondamentale per i rifornimenti di greggio dalla regione del mondo che esporta più petrolio. Lo ha detto oggi il comandante della quinta flotta USA. “L'Iran non cercherà di chiudere lo Stretto di Hormuz, in ogni caso noi non lo consentiremo loro”, ha detto il vice ammiraglio Kevin Cosgriff, camandante della Quinta flotta in una conferenza stampa sulla sicurezza navale del Golfo ad Abu Dhabi. Il capo delle Guardie rivoluzionarie aveva detto la scorsa settimana che in caso di attacco Teheran avrebbe imposto un controllo sui traffici nel Golfo e nello stretto di Hormuz.

    Afghanistan
    Un elicottero della coalizione internazionale a guida americana è stato abbattuto oggi da tiri di ribelli nell'Est dell'Afghanistan, senza però provocare vittime. Lo ha annunciato la coalizione con un comunicato. “Un elicottero della coalizione è stato raggiunto da colpi di armi leggere nel distretto di Kherwar, nella provincia di Logar”, ha indicato la coalizione aggiungendo che “il pilota ha potuto atterrare in tutta sicurezza, facendo evacuare equipaggio e passeggeri prima che l'elicottero potesse prendere fuoco”.

    Russia
    Nove persone sono morte in seguito alla caduta di un elicottero Mi-8 nella regione autonoma di Iamalo-Nenets nel grande nord russo, a 340 km a nord est dalla città di Nishivartovsk: lo riferisce la protezione civile citata dall'agenzia Itar-Tass. Ancora sconosciute le cause dell'incidente, nel quale sarebbero sopravvissute alcune persone, secondo le prime informazioni. L'elicottero era della compagnia Yutair.

    Georgia
    Potrebbe essere una bombola a gas la causa dell'esplosione che nelle prime ore di oggi ha provocato la morte di due persone e il ferimento di altre undici in un appartamento di Soci, località balneare sul Mar Nero che nel 2014 ospiterà i giochi olimpici invernali. Lo riferiscono le agenzie citando fonti investigative. Secondo le prime ipotesi, gli inquilini dell'appartamento avrebbero utilizzato una bombola a gas per alimentare i fornelli, dato che l'edificio non è collegato alla rete di distribuzione del gas. L'esplosione ha distrutto i primi due piani di un palazzo di 12 piani comportando l'evacuazione di tutti i 120 Inquilini.

    OCSE: rallenta l’occupazione in Italia
    Resta tra i più bassi dell'area OCSE il tasso di occupazione in Italia - ancor più tra le donne, i cui guadagni risultano tra l'altro anche minori rispetto agli uomini (-18%) - e le prospettive per il futuro non sono migliori, anzi l'OCSE prevede che la crescita dell'occupazione nel Paese “rallenterà ancora nei prossimi due anni”. In Italia, si legge nell'outlook 2008, meno del 58% della popolazione in età lavorativa ha un lavoro, contro più del 70% nei Paesi con il tasso di occupazione più elevato. L'occupazione “è cresciuta di un solo punto percentuale nel 2007 - sottolinea il rapporto - mezzo punto percentuale in meno dell'area OCSE e meno della media degli ultimi dieci anni”. Quanto alle donne, solo il 46% delle italiane ha un lavoro; il tasso di occupazione femminile “è molto basso” anche nella fascia di età più attiva (25-54 anni), al 59,6%: si tratta del terzo peggiore nei Paesi OCSE, viene rilevato, dopo quelli del Messico e della Turchia. L'analisi statistica contenuta nel rapporto OCSE “suggerisce che persistenti pratiche discriminatorie nel mercato del lavoro sono un fattore chiave alla base di queste disparità”. (Panoramica internazionale a cura di Fausta Speranza)

     
    Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LII no. 184

     
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