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Sommario del 23/01/2008

Il Papa e la Santa Sede

  • Benedetto XVI all'udienza generale: i cristiani testimonino la loro unità nella preghiera in un mondo che "soffre per l'assenza di Dio"
  • Appello del Papa agli educatori perchè ritrovino il senso e il coraggio della loro missione
  • Altre udienze e nomine
  • Oggi su "L'Osservatore Romano"
  • Oggi in Primo Piano

  • I capi delle Chiese di Gerusalemme chiedono la fine all’assedio di Gaza
  • Lo spettro della crisi all'apertura del Forum economico mondiale di Davos
  • In libreria il volume "Mane nobiscum Domine", che raccoglie i canti liturgici di mons. Liberto, direttore della Cappella musicale pontificia "Sistina"
  • Chiesa e Società

  • Caritas kenyana e Caritas italiana insieme per sostenere la crisi umanitaria in Kenya
  • Appelli di pace in Sri Lanka del nunzio apostolico e di altri capi religiosi
  • Filippine: cristiani e musulmani insieme ai funerali di padre Roda, ucciso il 15 gennaio scorso
  • Appello dei vescovi della Republica Centrafricana per la riconciliazione nel Paese
  • Studio sull’impatto della guerra nella Repubblica Democratica del Congo
  • Appello di mons. Bertin per la pacificazione in Somalia
  • I vescovi della Bolivia vedono con fiducia il processo di cambiamento nel Paese
  • Il canale internazionale della TV cinese dedica un reportage alla vita di alcune comunità cattoliche
  • Messaggio dei vescovi italiani per la 12.ma Giornata mondiale della vita consacrata
  • Francia: protesta dei vescovi dell’Île-de-France contro la campagna per il “diritto all’aborto”
  • Francia: ricordato ieri l'Abbé Pierre ad un anno dalla morte
  • Repubblica Ceca: il cardinale Vlk proclama il giubileo per il 1100.mo anniversario della nascita di san Venceslao, Patrono del Paese
  • In India, partecipanti all'incontro della Catholic biblical federation auspicano una cultura biblica per il sud dell'Asia
  • Germania: mons. Wanke traccia un bilancio del cammino ecumenico nel Paese
  • Conferenza europea sui Rom: per Impagliazzo, di Sant'Egidio, è la più grande minoranza d'Europa
  • Presentate le candidature agli Oscar 2008
  • 24 Ore nel Mondo

  • In calo le borse europee dopo la decisione della BCE di non tagliare il costo del denaro
  • Il Papa e la Santa Sede



    Benedetto XVI all'udienza generale: i cristiani testimonino la loro unità nella preghiera in un mondo che "soffre per l'assenza di Dio"

    ◊   Una “corale implorazione fatta con un cuore solo e un’anima sola”: è questo il senso spirituale della Settimana di preghiera per l’unità dei cristiani, che si concluderà dopodomani e alla quale Benedetto XVI ha dedicato stamattina la catechesi dell’udienza generale in Aula Paolo VI. Il Papa ha ripercorso sinteticamente le tappe di questo evento, che quest’anno celebra i 100 anni di vita, ed ha auspicato che i cristiani sappiano dare una testimonianza di unità per rendere “accessibile” il volto di Dio al mondo che “soffre” per la sua assenza. Il servizio di Alessandro De Carolis:


    “Chiedendo la grazia dell’unità, i cristiani si uniscono alla preghiera stessa di Cristo e si impegnano ad operare attivamente perché l’intera umanità lo accolga e lo riconosca come solo Pastore ed unico Signore, e possa così sperimentare la gioia del suo amore”.
     
    Benedetto XVI ha spiegato subito, all’inizio della sua ampia catechesi, il valore di quella che chiama “concorde implorazione fatta con un’anima sola e un cuore solo”, riflesso dell’invocazione che duemila anni fa Gesù levò per primo con il suo “ut unum sint”, “perché tutti siano uno”. E quel valore, all’inizio del 2008, presenta - spiega il Papa - uno spettro di significati ancora più ampio perché esattamente un secolo fa - dopo secoli di ostilità - i cristiani delle varie confessioni riscoprirono, al di là delle divisioni, la forza unificante della preghiera in comune. Benedetto XVI ha ripercorso la storia della Settimana di preghiera per l’unità dei cristiani a partire dall’intuizione definita “veramente feconda” del pastore anglicano, padre Paul Wattson, che nel 1908 lanciò l’iniziativa di un Ottavario di preghiera, divenuto vent’anni dopo - grazie all’apporto decisivo dell’Abbé Couturier di Lione - l’attuale Settimana di preghiera. E quando 40 anni fa anche i padri conciliari del Vaticano II avvertirono “l’urgenza dell’unità” tra i cristiani, la Settimana di preghiera, ha riconosciuto il Pontefice, divenne “uno dei momenti più qualificanti e proficui” del cammino ecumenico.

     
    Dopo gli accenni storici, Benedetto XVI si è soffermato sul fulcro spirituale dell’ecumenismo: su ciò - ha detto - che lo “ha vivificato”, ovvero la preghiera, che converte il cuore e spinge alla “santità di vita”:

     
    “‘Pregate continuamente’, questa Parola di San Paolo è il tema della Settimana di quest’anno; è al tempo stesso l’invito che non cessa mai di risuonare nelle nostre comunità, perchè la preghiera sia la luce, la forza, l’orientamento dei nostri passi, in atteggiamento di umile e docile ascolto del nostro comune Signore”.

     
    Un passo oltre la preghiera è la preghiera vissuta in “comune”, sulla cui validità molto si sofferma il Decreto conciliare sull’ecumenismo, Unitatis redintegratio. In questo tipo di preghiera, sostiene Benedetto XVI, la fede indivisa in Cristo brilla più delle divisioni confessionali:

     
    "Nella preghiera comune, le comunità cristiane si pongono insieme di fronte al Signore e, prendendo coscienza delle contraddizioni generate dalla divisione, manifestano la volontà di ubbidire alla sua volontà ricorrendo fiduciosi al suo onnipotente soccorso (...) La preghiera comune non è quindi un atto volontaristico o puramente sociologico, ma è espressione della fede che unisce tutti i discepoli di Cristo”.

     
    La preghiera comune, dunque, ha fatto evolvere il dialogo ecumenico e “tali amichevoli relazioni”, ha riconosciuto il Pontefice, hanno poi “migliorato la reciproca conoscenza”, intensificando la comunione e “rendendo, al tempo stesso, più chiara la percezione dei problemi che restano aperti e che fomentano la divisione”. E qui, il Papa ha parlato a cuore aperto di quanto un’umanità oggi troppo spesso indifferente al soprannaturale possa beneficiare dal raggiungimento della piena comunione fra i cristiani:

     
    "Il mondo soffre per l’assenza di Dio, per l’inaccessibilità di Dio, ha desiderio di conoscere il volto di Dio. Ma come potrebbero e possono, gli uomini di oggi, conoscere questo volto di Dio nel volto di Gesù Cristo se noi cristiani siamo divisi, se uno insegna contro l’altro, se uno sta contro l’altro? Solo nell’unità possiamo mostrare realmente a questo mondo – che ne ha bisogno – il volto di Dio, il volto di Cristo".
     
    Al termine delle catechesi e dei saluti ai gruppi in più lingue - fra i quali ai sacerdoti e ai seminaristi dell’Ordine Maronita Mariamita - Benedetto XVI ha concluso l’udienza generale ricordando la figura di San Francesco di Sales, patrono della stampa cattolica, del quale si celebra domani la memoria liturgica. “vescovo di Ginevra in un periodo di gravi conflitti - ha sottolineato - egli fu uomo di pace e di comunione. Maestro di vita spirituale, egli ha insegnato che la perfezione cristiana è accessibile ad ogni persona”.

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    Appello del Papa agli educatori perchè ritrovino il senso e il coraggio della loro missione

    ◊   Occorre ritrovare il coraggio di educare i giovani in un giusto equilibrio tra libertà e disciplina in un tempo in cui spesso genitori e insegnanti hanno smarrito il senso della loro missione. E’ quanto afferma il Papa in una Lettera scritta in occasione della Giornata della scuola cattolica della diocesi di Roma, che si è celebrata domenica scorsa. Il testo, che porta la data del 21 gennaio, è stato diffuso oggi. Ce ne parla Sergio Centofanti.

     
    Il Papa affronta nella Lettera la grande “emergenza educativa” del nostro tempo. “Educare – afferma - non è mai stato facile, e oggi sembra diventare sempre più difficile” come “sanno bene i genitori e tutti coloro che hanno dirette responsabilità educative” i cui sforzi sono “troppo spesso” segnati dagli insuccessi. “Viene spontaneo, allora, – scrive il Pontefice - incolpare le nuove generazioni, come se i bambini che nascono oggi fossero diversi da quelli che nascevano nel passato”.

     
    Sono forse allora gli adulti di oggi – si chiede il Papa - “che non sarebbero più capaci di educare? E' forte certamente – prosegue - sia tra i genitori che … in genere tra gli educatori, la tentazione di rinunciare, e ancor prima il rischio di non comprendere nemmeno quale sia … la missione ad essi affidata”. In realtà – leggiamo ancora nella lettera pontificia – ci sono “un'atmosfera diffusa, una mentalità e una forma di cultura che portano a dubitare del valore della persona umana, del significato stesso della verità e del bene”.

     
    Ma “tutte queste difficoltà – nota il Papa - non sono insormontabili. Sono piuttosto … il rovescio della medaglia di quel dono grande e prezioso che è la nostra libertà, con la responsabilità che giustamente l'accompagna”. Ma quando “sono scosse le fondamenta e vengono a mancare le certezze essenziali, il bisogno di quei valori torna a farsi sentire in modo impellente: così … aumenta oggi la domanda di un'educazione che sia davvero tale. La chiedono i genitori, spesso angosciati per il futuro dei propri figli; la chiedono tanti insegnanti, che vivono la triste esperienza del degrado delle loro scuole; la chiede la società che vede messe in dubbio le basi stesse della convivenza; la chiedono nel loro intimo gli stessi ragazzi e giovani, che non vogliono essere lasciati soli di fronte alle sfide della vita”.

     
    “Un'autentica educazione” – scrive ancora il Papa - “ha bisogno anzitutto di quella vicinanza e di quella fiducia che nascono dall'amore: … ogni vero educatore sa che per educare deve donare qualcosa di se stesso” e non può limitarsi “a dare delle nozioni e delle informazioni”, lasciando “da parte la grande domanda riguardo alla verità, soprattutto a quella verità che può essere di guida nella vita”.

     
    “Anche la sofferenza – aggiunge - fa parte della verità della nostra vita. Perciò, cercando di tenere al riparo i più giovani da ogni difficoltà ed esperienza del dolore, rischiamo di far crescere, nonostante le nostre buone intenzioni, persone fragili e poco generose: la capacità di amare corrisponde infatti alla capacità di soffrire, e di soffrire insieme”.

     
    Il Papa indica quindi il “punto forse più delicato dell'opera educativa: trovare un giusto equilibrio tra la libertà e la disciplina. Senza regole di comportamento e di vita, fatte valere giorno per giorno anche nelle piccole cose, non si forma il carattere e non si viene preparati ad affrontare le prove che non mancheranno in futuro. Il rapporto educativo è però anzitutto l'incontro di due libertà e l'educazione ben riuscita è formazione al retto uso della libertà”. Benedetto XVI esorta dunque ad “accettare il rischio della libertà”, rimanendo sempre attenti ad aiutare e correggere i giovani senza assecondarli negli errori, “fingere di non vederli, o peggio condividerli, come se fossero le nuove frontiere del progresso umano”. L'educazione, poi, “non può … fare a meno di quell'autorevolezza che rende credibile l'esercizio dell'autorità” e che “si acquista soprattutto con la coerenza della propria vita e con il coinvolgimento personale”.

     
    “La responsabilità – continua Benedetto XVI - è in primo luogo personale, ma c'è anche una responsabilità che condividiamo insieme, come cittadini ... C'è bisogno dunque del contributo di ognuno di noi, di ogni persona, famiglia o gruppo sociale, perché la società … diventi un ambiente più favorevole all'educazione”.

     
    “Anima dell'educazione, come dell'intera vita – si legge ancora nel testo - può essere solo una speranza affidabile. Oggi la nostra speranza è insidiata da molte parti e rischiamo di ridiventare anche noi, come gli antichi pagani, uomini “senza speranza e senza Dio”: per questo si può dire che oggi “alla radice della crisi dell'educazione c'è …una crisi di fiducia nella vita”.

     
    Il Papa rivolge infine “un caldo invito a porre in Dio la nostra speranza. Solo Lui è la speranza che resiste a tutte le delusioni”; e non è mai una speranza individualistica ma sempre “speranza per gli altri: non ci isola, ma ci rende solidali nel bene, ci stimola ad educarci reciprocamente alla verità e all'amore”.

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    Altre udienze e nomine

    ◊   Benedetto XVI ha ricevuto ieri il cardinale Paul Josef Cordes, presidente del Pontificio Consiglio "Cor Unum".

    In Brasile, il Santo Padre ha nominato vescovo ausiliare di San Paolo il rev. don Tarcísio Scaramussa, consigliere generale dei Salesiani a Roma, assegnandogli la sede titolare vescovile di Segia. Il rev. Tarcísio Scaramussa è nato il 19 settembre 1950, a Prosperidade, nella diocesi di Cachoeiro de Itapemirim, Stato di Espírito Santo (Brasile). Religioso della Società Salesiana di S. Giovanni Bosco, ha emesso la prima professione il 31 gennaio 1969 e i voti perpetui il 24 gennaio 1977. E’ stato ordinato sacerdote a Prosperidade l'11 dicembre 1977.

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    Oggi su "L'Osservatore Romano"

    ◊   Sul rapporto tra cattolici e mennoniti un articolo, nell'informazione religiosa, di John A. Radano.

    In rilievo, nell'informazione internazionale, il Vicino Oriente. Migliaia di palestinesi sconfinano in Egitto in cerca di rifornimenti dopo il blocco israeliano alla Striscia di Gaza.

    In cultura Antonio Paolucci sulla mostra dedicata ai Medici, che verrà inaugurata domani al Museo di Belle Arti di Budapest.

    Anticipata la relazione di Romano Penna in occasione del quarto Forum internazionale della Pontificia Accademia di Teologia sul tema "Per un nuovo incontro tra fede e Logos" (in Vaticano da giovedì a sabato).

    Gino Carrara ricorda, a cent'anni dalla nascita, monsignor Andrea Spada, per oltre mezzo secolo direttore de "L'Eco di Bergamo".

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    Oggi in Primo Piano



    I capi delle Chiese di Gerusalemme chiedono la fine all’assedio di Gaza

    ◊   Nella Striscia di Gaza la popolazione è allo stremo per il blocco imposto dalle autorità israeliane. I servizi di sicurezza egiziani hanno arrestato intanto, oltre, 500 persone durante una manifestazione al Cairo in favore dei palestinesi della Striscia di Gaza. Sono state abbattute, inoltre, varie sezioni del muro di confine con l’Egitto e migliaia di palestinesi si sono riforniti di carburante e cibo prima di far ritorno nelle loro case. I capi delle Chiese di Gerusalemme hanno lanciato un accorato appello chiedendo di porre fine all’assedio della città palestinese. Il servizio di Amedeo Lomonaco:


    I patriarchi e i capi delle Chiese di Gerusalemme chiedono alla comunità internazionale, al presidente statunitense, George W. Bush, e al governo israeliano di "fermare in nome di Dio l’assedio a Gaza", dove sono razionate acqua, elettricità e benzina. “Un milione e mezzo di persone sono imprigionate e non hanno cibo e medicinali”: si tratta – scrivono i capi religiosi – di una “punizione collettiva illegale, di un atto immorale che non può essere più tollerato”. La comunità internazionale – aggiungono - deve agire subito e le autorità israeliane devono assicurare forniture adeguate di generi alimentari e combustibile. Fin quando i miliziani palestinesi lanceranno razzi verso lo Stato ebraico - avvertono poi i leader religiosi - si incoraggerà “l’opinione pubblica, non solo israeliana, a credere che ci sia una giustificazione all’assedio di Gaza”. L’accorato appello dei capi delle Chiese di Gerusalemme segue quello della Caritas che chiede la riapertura dei valichi e la revoca del blocco del traffico di merci, imposto da giovedì dalle autorità israeliane alla Striscia di Gaza. Di fronte alle crescenti pressioni internazionali, il governo israeliano ha comunque allentato il blocco e martedì è arrivata nella regione palsetinese una limitata quantità di gasolio destinata agli ospedali e ai servizi di emergenza. Ma la situazione resta critica: dalla Striscia di Gaza, dove i soldati israeliani hanno ucciso un militante di Hamas, prosegue il lancio di razzi da parte di estremisti palestinesi: nelle ultime ore più di 20 missili Qassam sono stati sparati verso la città di Sderot e il Negev occidentale. Migliaia di palestinesi sono entrati inoltre in Egitto attraverso il valico di Rafah, dove nella notte sono state abbattute diverse sezioni del muro di confine. Dopo aver fatto rifornimento di cibo, medicine e carburante, i palestinesi sono rientrati nella Striscia di Gaza. Le forze di sicurezza egiziane, dispiegate lungo il confine, non sono intervenute e sembra che l'ingresso dei palestinesi sia stato autorizzato dal presidente egiziano Mubarak. L'esecutivo israeliano ha espresso infine il timore che il passaggio di migliaia di cittadini dal territorio controllato dal gruppo radicale Hamas in Egitto possa consentire anche la circolazione di armi e terroristi.

     
    L'episodio dell'ingresso in Egitto di migliaia palestinesi dimostra, dunque, l'estrema gravità dell'emergenza umanitaria. Ma come si è giunti a questa situazione? Giancarlo La Vella lo ha chiesto a Giorgio Bernardelli, giornalista esperto di Medio Oriente:

     
    R. – E’ una situazione determinata dalla pressione che viene esercitata su questo confine molto labile, che è visto come unica possibilità di contatto tra la Striscia di Gaza e il mondo. Io non credo che questo aggravi ulteriormente la situazione, nel senso che nel giro di qualche ora l’Egitto riprenderà il controllo di quel confine. Questo conferma il fatto che la situazione politica a Gaza è insostenibile. Non si può continuare ad andare avanti, facendo finta di mandare avanti una trattativa di pace fra Israele ed i palestinesi e lasciando Gaza come una specie di buco nero.

     
    D. – E sta di fatto che c’è una popolazione ormai allo stremo. Come si può fare per far arrivare aiuti in quella zona?

     
    R. – C’è un’idea che va montando un po’ in queste ore: il governo palestinese, guidato da al-Fayad, fedele al presidente Abu Mazen, ha lanciato in queste ore una proposta perché le forze di sicurezza fedeli ad Abu Mazen siano coinvolte, in prima persona, nella gestione del confine fra Israele e la Striscia di Gaza. Si tratta di una proposta che nella Comunità internazionale si guarda con una certa attenzione, perché si capisce che è insostenibile la situazione attuale. Una situazione in cui Israele controlla completamente quel confine senza rendere conto a nessuno ed usando di fatto come arma di ritorsione l’apertura del confine tra Israele e la Striscia di Gaza.

     
    D. – Le azioni israeliane sono, comunque, motivate – a detta del governo dello Stato ebraico – dagli attacchi continui degli estremisti palestinesi con i razzi kassam …

     
    R. – Certamente è così. Però il problema vero, secondo me, è osservare come di fatto queste azioni non risolvono neanche il problema del lancio dei missili kassam. Da quando questa nuova stretta sul confine è iniziata, i lanci di razzi non sono diminuiti, ma sono aumentati.

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    Lo spettro della crisi all'apertura del Forum economico mondiale di Davos

    ◊   Timori di recessione, crisi del credito, l'impatto pesante sui mercati e sulla fiducia: in quest’atmosfera estremamente delicata dell'economia si è aperto oggi il Forum economico mondiale di Davos, in Svizzera. Partecipano a questo evento, che prevede la presenza di 1.370 amministratori delegati e presidenti di società, 27 capi di Stato o di governo, 113 ministri, oltre a personalità del mondo accademico, culturale, religioso. All'economista Riccardo Moro, direttore della Fondazione Giustizia e Solidarietà della Conferenza episcopale italiana, Stefano Leszczynski ha chiesto quanto l’attuale crisi inciderà sulle tematiche del Forum di Davos:


    R. - In realtà nell’agenda di Davos ci saranno anche altre cose, non tanto la discussione sul pessimismo o l’ottimismo sul futuro quanto, piuttosto, la questione sui contenuti di alcuni rapporti che sono stati recentemente presentati. In modo particolare ci sarà un approfondimento sulla questione dell’acqua, una delle più delicate nelle relazioni internazionali oggi e nelle relazioni nord-sud: vi è una forte spinta soprattutto dal mondo delle imprese, ma anche da molti governi, per una generalizzata privatizzazione del mercato dell’acqua; c’è dietro l’idea che l’acqua sia un bisogno e, come tale, possa essere negoziato e distribuito attraverso meccanismi di mercato.

     
    D. - Uno dei temi che si dovrebbero risolvere nel corso di questo forum economico è quello dei negoziati di Doha...

     
    R. - La possibilità che vengano risolti, nella sede di Davos quantomeno, mi pare troppo ottimista. Sulla questione del Doha Round, l’Organizzazione Mondiale del Commercio non riesce, da diversi anni, a concludere l’accordo proprio per le diversità di posizione tra nord e sud nell’accostarsi alle regole per lo scambio di vari prodotti. Io non credo che nessuno possa permettersi oggi di dire che debba essere cancellata dall’agenda internazionale l’idea di arrivare ad un’intesa generale su questi temi. Non credo si possa rinunciare ad un accordo che consenta anche di affrontare tematiche come la sicurezza alimentare e il finanziamento dello sviluppo negli accordi per il commercio internazionale.

     
    D. - La società civile quest’anno non sembra così coinvolta nel dibattito sull’economia mondiale...

     
    R. - Direi di no. Non è stato organizzato un singolo altro forum per scelta perché contemporaneamente il 26 gennaio, in tutto il mondo, ci saranno numerosissime iniziative; saranno tutte collegate in rete grazie allo strumento di internet, per rendere in qualche modo vivo e visibile il movimento della società civile. Sarà più visibile non in una città sola, come era avvenuto negli anni scorsi, ma in tutte le parti del mondo. Lo scopo è di permettere, dunque, una partecipazione maggiore.

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    In libreria il volume "Mane nobiscum Domine", che raccoglie i canti liturgici di mons. Liberto, direttore della Cappella musicale pontificia "Sistina"

    ◊   La Libreria Editrice Vaticana ha pubblicato un fascicolo dal titolo “Mane nobiscum Domine” che continua la Collana “Litùrgica Poliphònia – I Canti della Cappella Musicale Pontificia Sistina” iniziata da mons. Giuseppe Liberto nel 2004. Mons. Liberto è il Maestro-direttore della Cappella Musicale Pontificia ‘Sistina’ dal 1997. Giovanni Peduto gli ha chiesto di illustrare lo scopo di questa collana:


    R. – Lo scopo di questa collana è molto semplice. Parte da un’idea. Quando si ascoltano per radio o televisione i canti della Cappella, arrivano subito molte telefonate ed e-mail, che chiedono i canti nuovi che sono stati eseguiti. Quindi, mi è sorta l’idea di aprire una collana: “Litùrgica Poliphònia”. Vogliono essere raccolte di tutti questi canti nuovi, che ho composto per le celebrazioni del Sommo Pontefice.

     
    D. – In questo fascicolo sono riportati quattro mottetti. Il primo è dedicato a Benedetto XVI. Ce ne vuole parlare?

     
    R. – Il testo di questo mottetto l’ho preso dal primo libro delle Confessioni di Sant’Agostino. “… fecisti nos ad te (Domine), et inquietum est cor nostrum, donec requiescat in te”. L’anno scorso abbiamo celebrato Sant’Agostino. Questo mottetto per la prima volta è stato eseguito nella Chiesa di San Pietro in Ciel d’Oro a Pavia. E poi l’abbiamo eseguito l’anno scorso nella Cappella Sistina per il secondo incontro con il Santo Padre.

     
    D. – Mons. Liberto, per lei cosa esprime il canto liturgico?

     
    R. – Innanzitutto, per me esprime il mistero, il mistero posto nelle nostre mani. Il canto liturgico è in funzione non di celebrare se stessi, di autocompiacersi, ma di celebrare il mistero. La celebrazione del mistero ha quattro articolazioni. Il canto a servizio della Parola, quindi la liturgia della Parola. Bisogna cantare la Parola di Dio, bisogna cantare i Salmi, oppure una Parola di Dio rielaborata, però sostanziata di Parola di Dio, canti nuovi sostanziati di Parola di Dio. E sono i Salmi che devono dirci come cantare la Parola e che cosa cantare della Parola. Poi, musica e canto in rapporto ai riti, musica e canto in rapporto a coloro che celebrano. Quindi, questa assemblea articolata nei suoi vari ministeri. E lì il Gregoriano ci dà un esempio straordinario. Poi il rapporto con l’anno liturgico. Questi sono i quattro pilastri che devono servire per poter cantare il mistero nella bellezza.

     
    D. – Nelle nostre celebrazioni, che posto trova il canto liturgico?

     
    R. – E’ una domanda la cui risposta è difficile, perché si canta di tutto, purtroppo, e non si prendono di mira quelle quattro proposte di cui ho parlato ora. Quando si esce da quei quattro pilastri, allora si canta di tutto e si canta male. Ecco, allora, è necessario riscoprire la bellezza a servizio del mistero.

     
    D. – Il salmista ci dice: ‘Cantate inni con arte’ ...

     
    R. – ‘Cantate inni con arte’: Agostino lo commenta molto bene. Canta con arte chi canta Dio. Sant’Agostino stesso dice: ‘Cantat Deo, qui vivit Deo’, cioè sa cantare bene Dio chi vive del mistero, chi vive di Dio”. E poi l’altra frase straordinaria: ‘Cantare amantis est’, soltanto chi ama ha la capacità di poter cantare bene nelle celebrazioni.

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    Chiesa e Società



    Caritas kenyana e Caritas italiana insieme per sostenere la crisi umanitaria in Kenya

    ◊   Caritas Kenya, con il sostegno di Caritas italiana e di tutta la rete internazionale, continua a fornire aiuti umanitari alle vittime delle violenze scoppiate subito dopo le contestate elezioni dello scorso 27 dicembre. Dopo una prima distribuzione di vettovaglie a circa 60 mila persone, la Caritas lancia ora un appello alla rete internazionale per 1,8 milioni di euro per i prossimi tre mesi. Ci sono circa 255 mila sfollati che hanno dovuto lasciare le proprie case bruciate e distrutte e che hanno bisogno di un’immediata assistenza umanitaria. “La maggioranza di queste persone - dice Stephen Kituku, coordinatore dei programmi di emergenza di Caritas Kenya - sono donne e bambini che non hanno abbastanza cibo e un riparo dove proteggersi e molti ancora dormono nelle Chiese o nelle stazioni di polizia”. Caritas Kenya prevede di assistere 30 mila persone nelle province della Rift Valley, Ovest e Nyanza con un intervento che mira a garantire accesso al cibo e all’acqua potabile specialmente a donne incinte e persone malate di Aids. Caritas italiana, nell’auspicare una soluzione della crisi che ponga fine agli scontri in atto, continua a sostenere gli sforzi di Caritas Kenya e cerca nel frattempo di potenziare i progetti già avviati da anni a Nairobi, e nella diocesi di Bungoma. Caritas italiana sostiene inoltre un progetto per la riabilitazione e il reinserimento di giovani dopo un periodo di detenzione in un riformatorio giovanile a Nairobi: una casa di accoglienza li ospita, fornendo loro formazione professionale e supporto psicologico. Per sostenere gli interventi si può visitare il sito www.caritasitaliana.it. (C.C.)

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    Appelli di pace in Sri Lanka del nunzio apostolico e di altri capi religiosi

    ◊   "È tempo di costruire ponti di pace e riconciliazione tra nord e sud, tra est e ovest del Paese”: è l'appello di monsignor Mario Zenari, nunzio apostolico in Sri Lanka, dopo la ripresa degli scontri tra esercito regolare e ribelli separatisti delle Tigri per la liberazione della patria tamil (Ltte). Il conflitto che da 25 anni continua nel nord e nell’est dell’isola ha “interrotto le vie della comunicazione umana, portando divisioni e scavando fossati tra persone, gruppi, etnie”. Secondo mons. Zenani si tratta di un “dramma”. “In un anno segnato dall'interruzione della tregua e dalla ripresa del conflitto su vasta scala, la comunità cattolica, i vescovi, i sacerdoti, i laici - ha proseguito il nunzio - sono chiamati ad essere un segno di speranza in mezzo alla violenza, alla povertà e allo sfruttamento”. Numerosi appelli alla pace e alla preghiera sono stati formulati negli ultimi giorni dai capi religiosi nell’ex-Ceylon. “La guerra e la violenza non sono vie per ottenere una pace durevole; occorre trovare una soluzione politica alla crisi”, ha detto pochi giorni fa monsignor Oswald Thomas Colman Gomis, arcivescovo di Colombo. Anche altri esponenti cristiani, come il vescovo anglicano di Colombo, Duleep de Chickera, hanno condannato ogni violenza contro la popolazione civile e invitato i governanti a risolvere i problemi in modo pacifico. Finora sono stati stimati circa 70 mila morti dall’inizio della guerra civile. Anche stamattina c’è stato un altro raid aereo da parte dell’aeronautica militare su alcune basi dei ribelli. (C.C.)

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    Filippine: cristiani e musulmani insieme ai funerali di padre Roda, ucciso il 15 gennaio scorso

    ◊   Migliaia di cristiani e musulmani hanno partecipato questa mattina al funerale di padre Jesus Reynaldo Roda, il missionario degli Oblati di Maria Immacolata ucciso lo scorso 15 gennaio durante un tentativo di rapimento. "Qualcuno - ha detto il vicario Apostolico di Jolo mons. Angelito Lampon durante l'omelia - ha voluto colpire padre Roda per distruggere il suo lavoro di missionario nei confronti dei poveri ed il suo impegno per la giustizia". La comunità musulmana locale ha ricordato inoltre che padre Roda era considerato "un amico" da molti. Nei giorni scorsi Benedetto XVI, in un telegramma di cordoglio inviato al vescovo di Jolo, a firma del cardinale segretario di Stato Tarcisio Bertone, aveva sottolineato "il coraggio e la fedeltà" del sacerdote, indicato come esempio per i religiosi e i fedeli di tutta la regione. Anche alcuni leader musulmani della zona hanno condannato l'omicidio ricordando che la vita è inviolabile per l'islam. Intanto a Cotabato prosegue il pellegrinaggio di persone che esprimono solidarietà alla comunità degli Oblati. Sul versante delle indagini, infine, gli inquirenti sembrano concentrarsi su piste che portano a due membri del gruppo terroristico Abu Sayyaf, legato ad al Qaeda. (A.L.)

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    Appello dei vescovi della Republica Centrafricana per la riconciliazione nel Paese

    ◊   In occasione della Festa del Battesimo del Signore, i vescovi della Repubblica Centrafricana hanno diffuso un messaggio “ai fedeli della Chiesa, al popolo di Dio e a tutti gli uomini di buona volontà”. Nel testo, i presuli si soffermano innanzitutto sulla situazione generale del Paese, sottolineando “una certa ripresa” ma notano anche una situazione di crisi socio-economica che genera violenza. “Abbiamo la triste impressione - si legge nel testo - che il Paese stia inesorabilmente sprofondando nel caos. Nulla funziona veramente: l’istruzione, l’insicurezza, le ribellioni, i ritardi nei salari, la disoccupazione... la lista è lunga”. Per contro, i presuli centrafricani ricordano che la Chiesa è: “la luce che rischiara il mondo, un’immagine vivente del Cristo Salvatore” e per questo invitano i fedeli a credere nella “speranza che trasforma il mondo e che trova la sua fonte nel messaggio di Cristo". Di qui, l’appello rivolto sia alla Chiesa che allo Stato a “condurre il Paese verso la pace, la giustizia e la prosperità” e a donare tutto se stessi per “rafforzare la speranza”, senza lasciare che “il dialogo fraterno nella famiglia, nella Chiesa, fra i centrafricani tenda a cedere il posto al sospetto, al disprezzo, all’odio e quindi alla divisione”. In vista poi del secondo Sinodo dei vescovi africani, i presuli sottolineano la priorità della missione evangelizzatrice “al servizio della riconciliazione, della giustizia e della pace” e ribadiscono "la necessità del rispetto della vita umana, dell’amore di Dio e del prossimo, della promozione della giustizia sociale, della civiltà dell’amore e dello sviluppo". (R.P.)

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    Studio sull’impatto della guerra nella Repubblica Democratica del Congo

    ◊   Secondo un recente studio sulla mortalità nella Repubblica Democratica del Congo, diffuso ieri dall’organizzazione umanitaria "International rescue committee" (IRC) sarebbero 45 mila le persone che ogni mese muoiono a causa del conflitto che dal 1998 sconvolge il territorio dell’ex-Zaire. Il presidente dell’IRC, George Rupp, ha presentato il rapporto sulla guerra congolese e la conseguente crisi umanitaria riportando di tassi di mortalità dovuti all’impatto di una guerra che dura ormai da più di 10 anni. “La guerra e i suoi postumi, in termine di decessi – si legge nel rapporto - supera qualunque altro conflitto dopo la Seconda guerra mondiale. In un decennio, il paese ha perso l’equivalente della popolazione della Danimarca, circa 5,4 milioni di vittime”. “Il tasso di mortalità – prosegue – supera il 60% della media dei paesi subsahariani ed è essenzialmente dovuto a malnutrizione e malattie come malaria, diarrea e polmonite”. Lo studio sulla mortalità del Paese è stato realizzato dall’IRC insieme ad un altro istituto, il Burnet Institute, visitando dal gennaio 2006 fino all’aprile 2007 14 mila famiglie in 35 distretti nelle 11 province congolesi. (C.C.)

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    Appello di mons. Bertin per la pacificazione in Somalia

    ◊   “La pace in Somalia è possibile e occorre rinnovare gli sforzi per perseguirla”. Queste le parole del vescovo di Gibuti Giorgio Bertin, che è anche amministratore apostolico di Mogadiscio. Il presule si è espresso sugli scontri che negli ultimi giorni stanno sconvolgendo i territori al confine fra il Somaliland, che si proclama indipendente dal resto della Somalia e la regione semi-autonoma del Puntland. Entrambe le regioni fanno parte della Somalia e il contenzioso è per il controllo politico-territoriale di queste due aree. “Vi sono state 14 conferenze internazionali di pace per la Somalia che sono fallite. Dobbiamo analizzare le cause di tale fallimento e rinnovare gli sforzi per il ripristino della pace”, ha proseguito il vescovo di Gibuti. “La Chiesa contribuisce a mantenere viva la speranza di pace anche nei momenti di maggiore sconforto e – secondo il vescovo – lo si vede nel riconoscimento delle persone”. Un gruppo di oppositori somali che vivono in Eritrea, per esempio, ha inviato al presule il proprio riconoscimento nei confronti di Papa Benedetto XVI che ha parlato del problema in Somalia per tre volte nell’ultimo mese. Il vescovo ha poi espresso la sua opinione anche sulla vicenda di monsignor Sandro De Pretis, il vicario generale della diocesi di Gibuti, in carcere dal 28 ottobre. “E’ un problema politico – sottolinea – legato al problema delle relazioni fra il Governo di Gibuti e quello francese. Don Sandro si è trovato coinvolto in questa vicenda, ma è innocente”. Inoltre “l’arresto di Don Sandro ha avuto anche conseguenze sulla vita della diocesi. Abbiamo bisogno di sacerdoti”. In tal senso l’appello del vescovo Bertin di creare una sorta di “sacerdoti senza frontiere” o “missionari senza frontiere”, di presbiteri di “emergenza” in attesa che la situazione migliori. (C.C.)

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    I vescovi della Bolivia vedono con fiducia il processo di cambiamento nel Paese

    ◊   Il dialogo in Bolivia tra il governo del presidente Evo Morales e i massimi responsabili delle prefetture “risponde alle profonde attese del Paese, stanco dei tanti scontri, dolori e lutti sofferti negli ultimi tempi”. E’ quanto scrivono i vescovi della Bolivia in una nota del Consiglio Episcopale Permanente della Conferenza Episcopale al termine della riunione svoltasi a Santa Cruz. Nel documento intitolato “Dialogo per il consenso”, i presuli si dicono fiduciosi ed esprimono “speranza nel processo di cambiamento che sta attraversando il Paese”. Speranza per il dialogo e fiducia affinché questa iniziativa possa portare “a risultati concreti”. Il riferimento dei vescovi riguarda i colloqui, che lunedì si sono aperti tra il governo di Evo Morales e i responsabili delle nove prefetture in cui è suddiviso il Paese. Alcuni prefetti, quelle delle aree più industrializzate della Bolivia, da molto tempo contestano duramente diversi aspetti della politica del presidente e, in particolare, non condividono l’impianto della nuova carta costituzionale che dovrà essere sottoposta a referendum entro il 14 marzo. Cinque di questi dipartimenti chiedono uno Statuto autonomo e, al tempo stesso, rifiutano i parametri che il governo ha fissato per la distribuzione dei proventi dell’industria energetica. I vescovi scrivono che è necessario assumere “atteggiamenti di autentico spirito di ascolto, di rispetto, di ricerca del bene comune e della verità, non come strategia di opposizione e di inganno”. Nella nota si ribadisce inoltre che “il dialogo sincero richiede un consenso reale, possibile grazie alla partecipazione di tutti”. Rivolgono pertanto un appello ad “approfondire il dialogo e a compiere tutti gli sforzi per raggiungere risultati positivi”. Secondo i vescovi, la risposta a questi problemi è la responsabilità di tutti, non solo delle autorità. “Ognuno deve assumere atteggiamenti di tolleranza e rispetto, senza cedere alle tentazioni dello scoraggiamento, delle provocazioni o delle pressioni di gruppi estremisti”. “Come pastori – conclude la nota episcopale - seguiremo con attenzione lo sviluppo di questo processo e continueremo la nostra missione di orientamento alla luce della fede nel Signore che è venuto a portare vita in abbondanza per tutti”. (A cura di Luis Badilla)

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    Il canale internazionale della TV cinese dedica un reportage alla vita di alcune comunità cattoliche

    ◊   La televisione nazionale cinese ha dedicato 15 minuti dei suoi programmi, nella seconda serata di lunedì scorso, alla vita di alcune comunità cattoliche in Cina. Secondo quanto riferisce l’agenzia He Bei Faith Press, il documentario ha seguito come linea principale la descrizione della vita religiosa quotidiana nelle comunità cattoliche di Pechino, Shang Hai e Chong Qing. Sono state trasmesse immagini della Celebrazione Eucaristica, del coro parrocchiale e dei fedeli che ricevono la Comunione. Sono state riprese anche le prove di canto del coro della parrocchia, ed è stata descritta la vita del Seminario con un’intervista all’allora professore e attuale vescovo ausiliare di Ning Xia, mons. Li Jing, consacrato il 21 dicembre scorso con l’approvazione del Papa. Infine il reportage ha presentato anche la casa editrice cattolica di Shang Hai, Guang Qi. (A cura di Chiara Calace)

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    Messaggio dei vescovi italiani per la 12.ma Giornata mondiale della vita consacrata

    ◊   "Lo Spirito Santo, che ha realizzato perfettamente questo in Gesù, trasformi anche la vostra vita in un’offerta bella, luminosa, gradita a Dio!". E’ l’auspicio che la commissione episcopale per il clero e la vita consacrata rivolge a religiosi, religiose, sacerdoti, diaconi e fedeli laici, in occasione della 12.esima Giornata mondiale della vita consacrata che, come ogni anno, si celebra il 2 febbraio, festa della Presentazione del Signore. Un occasione in cui ogni diocesi, scrivono i vescovi, è invitata a ringraziare Dio per il dono di consacrati e consacrate alla Chiesa e al mondo. Come ha ricordato di recente Benedetto XVI, si legge nel loro messaggio, “appartenere al Signore vuol dire essere bruciati dal suo amore incandescente, essere trasformati dallo splendore della sua bellezza”. Una vocazione grande, dunque, messa in pericolo dall’insidia della mediocrità, dell’imborghesimento e della mentalità consumistica, mentre, sono ancora parole del Papa: “il Signore vuole uomini e donne liberi, non vincolati, capaci di abbandonare tutto per seguirLo e trovare solo in Lui il proprio tutto”. Proprio per non rischiare di conformarsi alla mentalità del mondo, raccomandano i presuli, è necessaria l’assidua frequentazione della Parola di Dio insieme alla partecipazione quotidiana al Mistero Eucaristico. Così facendo, si impara ad assumere lo stile di vita di Cristo casto, povero e obbediente, umile e sobrio, proteso alla carità. La vita consacrata diventa così luminosa testimonianza profetica, presenza incisiva all’interno della Chiesa e profezia paradossale e affascinante in un mondo disorientato e confuso. E i vescovi citano un passo dell’enciclica “Spe salvi” dove si sottolinea la necessità di questa presenza. Scrive infatti il Papa: “Certo, Gesù Cristo è la luce per antonomasia, il sole sorto sopra tutte le tenebre della storia. Ma per giungere fino a Lui abbiamo bisogno anche di luci vicine, di persone che donano luce traendola dalla sua luce ed offrono così orientamento per la nostra traversata.” (A cura di Adriana Masotti)

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    Francia: protesta dei vescovi dell’Île-de-France contro la campagna per il “diritto all’aborto”

    ◊   In un comunicato diffuso ieri, i vescovi dell’Île-de-France protestano contro la campagna per il “diritto all’aborto”, lanciata dal Movimento per la programmazione familiare e sostenuta dal Consiglio regionale dell’Île-de-France. “Promuovere l’aborto significa rinunciare alle nostre responsabilità – si legge nel comunicato – non si tratta di progresso, ma di mancanza di rispetto per la vita e la dignità delle donne”. “L’aborto – continuano i vescovi dell’Île-de-France- è sempre una ferita e una sconfitta per le donne, per le coppie e per la società”. Il card. André Vingt-Trois, arcivescovo di Parigi, e i dieci vescovi e vescovi ausiliari dell’Île-de-France invitano poi a sostenere le associazioni che cercano di aiutare le donne a proseguire la gravidanza e a crescere i loro bambini. I manifesti della campagna del Movimento per la programmazione familiare, intitolata “Sessualità, contraccezione, aborto, un diritto, una mia scelta, la nostra libertà”, sono stati affissi nei giorni scorsi nelle stazioni ferroviarie e della metropolitana su tutto il territorio dell’Île-de-France. I vescovi concludono che “non è indice di responsabilità da parte di alcuni rappresentanti eletti dal popolo, sostenere una campagna di comunicazione che lascia credere che l’aborto sia un segno di progresso”. (C.C.)

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    Francia: ricordato ieri l'Abbé Pierre ad un anno dalla morte

    ◊   Dal presidente della Repubblica ai barboni, tutta la Francia ieri ha ricordato l’Abbé Pierre a un anno dalla morte. Una cerimonia semplice davanti dal magazzino di Parigi dove nel freddo inverno del ’54 il fondatore della comunità di Emmaus diede per la prima volta rifugio a dei senza tetto. Ed è stato proprio un senza tetto, a scoprire la targa con la silhouette dell’Abbé Pierre sul portone del magazzino. Il presidente francese, Nicolas Sarkozy, ha salutato una delle grandi figure del ventesimo secolo che ha dedicato la vita a rifiutare l’inaccettabile. Oggi la sua battaglia non è ancora vinta, ha detto Sarkozy, sottolineando come la possibilità di far valere davanti ad un giudice il diritto ad avere una casa è un modo oggi per la Francia di rendere omaggio alla memoria sempre viva dell’Abbè. Il primo ministro, François Fillon, ha assistito alla celebrazione interreligiosa e l’ex presidente di Emmaus, Martin Hirsch, oggi al governo come alto commissario alla solidarietà, ha dichiarato che il miglior modo di rendere omaggio all’Abbé Pierre è di continuare la sua battaglia contro la povertà. Nell’ultima assemblea del Movimento, che si è svolta a Sarajevo nell’ottobre scorso, i 350 delegati hanno ribadito, tra l’altro, “il rifiuto di ogni violenza” e l’impegno dei gruppi Emmaus “nell’accoglienza incondizionata delle persone, al servizio della difesa dei diritti della persona umana a tutti i livelli, unendosi alle campagne in atto e ad ogni altra azione condotta dalle diverse organizzazioni locali ed internazionali”. (A cura di Francesca Pierantozzi)

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    Repubblica Ceca: il cardinale Vlk proclama il giubileo per il 1100.mo anniversario della nascita di san Venceslao, Patrono del Paese

    ◊   Si chiude oggi a Praga, la 71.ma assemblea plenaria dei vescovi. L'incontro si svolge presso il monastero dei cappuccini ed è stato preceduto da una celebrazione ecumenica nella cattedrale di St. Clement. Durante la prima plenaria del 2008, riferisce l'Agenzia Sir, i vescovi si sono occupati della vita della Chiesa nella Repubblica Ceca e delle attività svolte dalle diverse commissioni della Conferenza episcopale ceca. Tra gli altri argomenti all'ordine del giorno figurano la posizione della Chiesa nella società contemporanea, l'istituzione della Caritas greco cattolica nella Repubblica Ceca e i materiali per le lezioni di religione nelle scuole. Il ministro della Cultura, Vaclav Jehlica, è intervenuto per aggiornare i vescovi sulla situazione relativa ai risarcimenti per la riorganizzazione del rapporto tra Stato e Chiesa cattolica. Ieri, al termine della prima giornata di assemblea, presso la cattedrale di Praga è stata celebrata la messa, durante la quale il card. Miloslav Vlk, arcivescovo della capitale, ha proclamato il giubileo per la commemorazione del 1100.mo anniversario della nascita di San Venceslao, patrono della Repubblica Ceca. (R.P.)

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    In India, partecipanti all'incontro della Catholic biblical federation auspicano una cultura biblica per il sud dell'Asia

    ◊   I cattolici dell’Asia del sud sono sempre più impegnati nel diffondere una "cultura della Bibbia" in un'area dove sono presenti molteplici confessioni religiose. I partecipanti al quinto incontro della Catholic biblical federation, svoltosi recentemente a Mumbai, hanno proposto alcune linee-guida in preparazione del Sinodo dei vescovi sul tema "La Parola di Dio nella vita e nella missione della Chiesa", in programma in Vaticano dal 5 al 26 ottobre. I lavori, come ha sottolineato il coordinatore della Federazione, padre Peter Abir, serviranno in vista della settima assemblea plenaria della Catholic biblical federation, dal 24 giugno al 3 luglio a Dar es Salaam, in Tanzania. La regione del sud asiatico della Federazione biblica cattolica comprende il Bangladesh, l'India, il Nepal, il Pakistan e lo Sri Lanka. Nella dichiarazione conclusiva dell'incontro – riferisce l'agenzia Uca News - si afferma che nell'Asia del sud “la cultura biblica si farà strada mediante un processo di animazione e di formazione nel quale gli individui, le famiglie e le comunità porranno la Parola di Dio al centro della propria vita". La crescita economica della regione e il suo sviluppo scientifico e tecnologico contrastano in modo stridente con la povertà di massa, il terrorismo e la violenza. Inoltre, nella dichiarazione, si osserva che la globalizzazione ha generato maggiore occupazione ma ha anche prodotto effetti negativi che "minacciano il tessuto stesso delle persone e della società". Si è poi sottolineato che la Bibbia può svolgere un ruolo di trasformazione. Tuttavia, la sua forza liberatrice si può sperimentare solo se vescovi, sacerdoti, religiosi e laici hanno un rapporto personale e profondo con Dio. "È urgente ridare la Bibbia alle persone" e incoraggiarle a leggerla, a relazionarla con la loro vita. In Asia del sud i cristiani costituiscono meno del 2% della popolazione. I musulmani prevalgono in Bangladesh e in Pakistan, mentre gli indù sono la maggioranza in India e in Nepal. Lo Sri Lanka è invece un Paese essenzialmente buddista. In questa pluralità di religioni e di culture, si legge nel documento finale, "dobbiamo adottare un approccio basato sul dialogo nell'affrontare le questioni del conflitto, della violenza e dell'ingiustizia. (A.L.)

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    Germania: mons. Wanke traccia un bilancio del cammino ecumenico nel Paese

    ◊   Il bilancio della situazione dell'ecumenismo è positivo: lo ha affermato mons. Joachim Wanke, vescovo di Erfurt in occasione del 60.mo anniversario della fondazione dell'Ack, comunità di lavoro delle Chiese cristiane in Germania, celebrato nei giorni scorsi a Magonza. La comunità di lavoro, di cui sono membri 16 Chiese, oltre a quattro Chiese cristiane come membri ospiti e tre osservatori permanenti, è stata fondata nel 1948 con lo scopo di promuovere la comprensione, l'unità e la cooperazione tra le Chiese. Mons. Wanke, riferisce l'Agenzia Sir, che è stato egli stesso presidente dell'Ack dal 1995 al 2001, ha dichiarato che occorre dare valutazioni "ad ampio respiro" per quanto concerne l'ecumenismo. "Ma quando si verificano difficoltà, non serve ricordare quanto raggiunto ma, al contrario, dobbiamo affrontare nuove sfide perché bisogna andare avanti", ha detto Wanke. "Non tutti i problemi teologici sono facili da risolvere", ha ammesso. "Ma se ogni Chiesa, nello spirito della Charta Oecumenica, considera le posizioni dell'altro, c'è sempre motivo per sperare, per avvicinarsi. Solo così è possibile agire insieme, partendo da comprensioni diverse", ha sottolineato. Mons. Wanke ha inoltre messo in rilievo il significato dell'ecumenismo spirituale. "Possiamo sempre unirci in preghiera, facendo così progredire l'unità del Cristiani". E il 18 gennaio, oltre alla fondazione dell'Ack, si è festeggiato un altro importante evento: il centenario dell'introduzione della Settimana di preghiera per l'unità dei cristiani. (R.P.)

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    Conferenza europea sui Rom: per Impagliazzo, di Sant'Egidio, è la più grande minoranza d'Europa

    ◊   Sono “la più grande minoranza d’Europa”: dai 7 ai 9 milioni di Rom presenti sul nostro continente “sin dal XIV secolo”. Provengono da una storia fatta di “intolleranza nei loro confronti e di persecuzioni culminate con il genocidio subito sotto il nazismo”. Lo ha detto ieri sera Marco Impagliazzo, presidente della Comunità di Sant’Egidio, intervenendo alla prima “Conferenza europea sulla popolazione Rom”, organizzata dal Dipartimento per le libertà civili e l’immigrazione del ministero dell’Interno e dal ministero per la Solidarietà sociale, che si concluderà oggi. La Conferenza - riferisce l'Agenzia Sir - è stata organizzata alla vigilia della Giornata della memoria, per sottolineare la necessità di “non disperdere il ricordo dello sterminio” dei Rom durante la Seconda Guerra Mondiale. Nel prendere la parola, Impagliazzo ha parlato del sentimento diffuso in Europa di ‘antigitanismo’ ed ha ricordato che in Italia attualmente gli zingari sono tra i 110.000 ed i 130.000. Di questi 60.000 sono italiani: “dobbiamo superare – ha affermato - l'approccio emotivo ed emergenziale al tema della presenza degli zingari in Italia”. Sono “a pieno diritto cittadini europei, ma non sempre godono degli stessi diritti degli altri abitanti del continente”. (R.P.)

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    Presentate le candidature agli Oscar 2008

    ◊   Sono state presentate ieri a Los Angeles, come ormai vuole la tradizione, le cosiddette cinquine dei premi Oscar: poche sorprese, se non l’esclusione del regista italiano Giuseppe Tornatore, e molta attenzione sia ai contenuti dei film sia alle grandi interpretazioni di tutti gli attori e le attrici in gara. L’Oscar quest’anno sembra tenga in considerazione anche i contenuti e non solo la qualità artistica e tecnica: per questo sorprende come l’intenso, doloroso e difficile 'Lo scafandro e la farfalla' di Julian Schnabel concorra addirittura per quattro statuette, tra cui quelle per la miglior regia e la miglior sceneggiatura non originale; sorprende come la tragica e musicalissima vita di Edith Piaff possa essere ricordata come una delle migliori biografie cinematografiche grazie all’interpretazione indimenticabile di Marion Cotillard, che concorre come migliore attrice: in 'La vie en rose' ha operato una stupefacente trasformazione, più sensazionale certo delle altre contendenti, tra le quali si piazza una doppia Cate Blanchett per la sua regina Elisabetta come protagonista e per il ruolo maschile di Bob Dylan in 'Io non sono qui come non protagonista'. Gareggia, vale la pena ricordarlo, con una vera outsider, Ruby Dee, una anziana attrice di colore mai nominata ma di ottimo spessore: in 'American Gangster' interpreta la mamma, divisa nei sentimenti, di un potentissimo trafficante di droga. Più avvincente, però, la cinquina dei migliori attori protagonisti, perché sono tutti eccezionali, a cominciare dal padre del soldato americano interpretato da Tommy Lee Jones in 'La Valle di Elah' e dal tenebroso petroliere di 'There will be blood'. E poi i premi maggiori, attenti a non tradire i generi, suddivisi come sono tra epica e storia, attualità e commedia di genere. Ecco perché sono stati inseriti titoli come il bel 'Michael Clayton', sugli scandali perpetrati da una multinazionale e 'Juno', che sorridendo narra di una adolescente alle prese con una imprevista maternità. I fratelli Cohen ancora si piazzano, con otto nominations, tra i grandi del cinema, per la loro assoluta originalità, dimostrata ancora una volta nel dolente 'Non è un Paese per vecchi,' mentre è davvero preziosa la candidatura della trasposizione cinematografica del romanzo di Ian McEwan 'Espiazione', uno dei più felici connubi tra cinema e letteratura. Infine, l’Oscar straniero guarda con insistenza all’Europa dell’est: torna a gareggiare il polacco Andrzej Waida, insieme al russo Mikhalkov e il kazako Bodrov. Serata degli Oscar, sciopero degli sceneggiatori permettendo, al Kodak Theatre di Los Angeles il prossimo 24 febbraio. (A cura di Luca Pellegrini)

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    24 Ore nel Mondo



    In calo le borse europee dopo la decisione della BCE di non tagliare il costo del denaro

    ◊   Le borse europee invertono la rotta dopo il lunedì nero che ha spinto la Federal Reserve ad abbassare il costo del denaro. Stamani, è intervenuto anche il presidente della Banca Centrale Europea, Jean-Claude Trichet, che ha confermato come l'obiettivo prioritario della BCE sia quello di combattere l'inflazione. Il servizio di Benedetta Capelli:


    Dal segno più al meno nel giro di poche ore per le borse europee. A provocare l’oscillazione sono state le dichiarazioni del presidente della BCE, Trichet, che, davanti al parlamento europeo, ha ribadito la necessità di tenere il livello dei tassi di interesse ancorato all’inflazione. Escluso dunque un taglio del costo del denaro in Eurolandia, come invece ieri aveva fatto la Banca Centrale americana con una decurtazione dello 0,75 per cento. Una decisione che aveva provocato immediate ripercussioni soprattutto sulle borse asiatiche, per due giorni in caduta libera, e per una ripresa che si era sentita, sempre ieri e anche stamani, pure in Europa. Londra, Francoforte, Parigi, Milano sono partite oggi in positivo e poi dopo l’audizione di Trichet hanno rallentato la corsa. Nel suo intervento, il numero uno di Eurotower ha anche ammonito le banche perché non sottovalutino i pericoli derivanti dalla crisi dei mutui subprime ed ha poi confermato l’esistenza di “rischi al ribasso” per l’economia dell’UE. Intanto, a fine mattinata gli indici europei hanno proseguito in deciso calo con Francoforte che ha ceduto il 3,34% e in discesa del 2% su tutte le altre piazze europee. Le parole di Trichet stanno pesando inoltre, secondo alcuni operatori, anche sui futures di Wall Street che al momento preannunciano un’apertura in deciso ribasso.
     
    Iran-nucleare
    L’Iran è intenzionato a portare avanti il suo programma nucleare perché le sanzioni non servono a nulla. E’ quanto ha dichiarato il presidente, Ahmadinejad, all’indomani della decisione di inasprire le misure nei confronti di Teheran, presa ieri sera a Berlino, dal gruppo dei 5+1, cioè i ministri degli Esteri delle cinque grandi potenze con diritto di veto all’ONU e la Germania. Nella terza bozza di risoluzione, che va ancora affinata, sono inseriti anche i negoziati diretti con la Repubblica islamica. Intanto, il negoziatore iraniano per il nucleare, Said Jalili, parlando al Parlamento europeo ha sottolineato come la “forza e la determinazione contro l'Iran" non paghi. Stasera, è in programma un colloquio con l'Alto rappresentante della politica estera e di sicurezza dell’Unione Europea, Javier Solana.

    Afghanistan
    Ennesimo attentato suicida in Afghanistan. A Khost, un uomo si è fatto esplodere in un ristorante ferendo tre persone. L’obiettivo dell’attacco erano i militari afghani che si trovavano nelle vicinanze. Nel Paese, intanto, è stata decisa la condanna a morte per un giornalista accusato di blasfemia. Secondo la famiglia del reporter, è stato celebrato un processo “sommario”.

    Italia-politica
    Nel pomeriggio, è previsto il voto di fiducia alla Camera per il governo Prodi, atteso poi domani dalla difficile prova del Senato dove l’esecutivo non sembra avere la maggioranza. L’UDEUR ha infatti confermato il suo no alla fiducia e secondo il leader dell’opposizione, Silvio Berlusconi, la formazione di Clemente Mastella entro oggi confluirà nel centrodestra: ipotesi tuttavia smentita dai diretti interessati. Intanto, il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, durante il suo discorso a Montecitorio per ricordare i 60 anni della Costituzione, ha parlato di “momento di acuta crisi”. Il capo dello Stato ha sottolineato la necessità di cambiamenti. “Le forze politiche - ha affermato - avviino un confronto realistico senza calcoli contingenti”.

    Italia-rifiuti
    Tensione nel napoletano, teatro dell’emergenza rifiuti. Proteste e blocchi si sono verificati soprattutto a Melito, dove è stata bloccata la circolazione. Nella notte, molti cassonetti sono stati dati alle fiamme e ieri una donna è rimasta ferita nelle manifestazioni contro la riapertura della discarica di Villaricca. Nel frattempo, il supercommissario, Gianni De Gennaro, ha detto di voler dialogare con tutti, anche se alla fine deciderà con determinazione.

    Unione Europea-clima
    E’ stato approvato dalla Commissione Europea il piano per la lotta ai cambiamenti climatici. Si tratta di un pacchetto di norme per mettere in pratica gli impegni assunti lo scorso anno, e cioè una riduzione delle emissioni di Co2 del 20% entro il 2020, un aumento della quota di energia prodotta da fonti rinnovabili del 20% ed un aumento della quota di utilizzo di biocarburanti nel settore trasporti del 10%.

    Kosovo
    La Russia torna a bocciare l’eventuale indipendenza del Kosovo. Secondo il ministro degli Esteri, Lavrov, ciò potrebbe creare “un precedente oggettivo per circa 200 zone in vari Stati del mondo”. Il titolare della diplomazia russa ha anche criticato l’interpretazione “scorretta” della risoluzione 1244 del Consiglio di sicurezza dell’ONU, aggiungendo che “non è serio cercare di risolvere il problema del Kosovo basandosi su una formula primitiva”. Intanto, il premier kosovaro, Thaci, è a Bruxelles per una due giorni di colloqui con i responsabili della NATO e delle istituzioni europee.

    Kenya
    Proseguono le violenze post-elettorali in Kenya, dopo la riconferma del presidente Kibaki. Altre sette persone sono morte nella notte, in seguito a nuovi scontri. L’opposizione, guidata da Odinga, ha deciso di annullare la manifestazione di protesta prevista per domani su invito dell’ex segretario generale dell’ONU, Kofi Annan, giunto nel Paese africano per mettere fine ai disordini.

    Zimbabwe
    E’ durato qualche ora il fermo del principale leader del partito d’opposizione in Zimbabwe. Morgan Tsvangirai era stato bloccato dalla polizia che chiedeva spiegazioni sulla manifestazione di oggi ad Harare. L’iniziativa ha l’obiettivo di fare pressioni sul presidente Mugabe per una nuova Costituzione, che garantisca libere elezioni. A marzo, si voterà in ZImbabwe per il rinnovo del parlamento e per scegliere il nuovo capo dello Stato.

    Uganda
    E’ stato ucciso il braccio destro di Joseph Kony, capo dei ribelli nel nord Uganda. L’uomo, Vincent Otti, era considerato una spia. A confermare la notizia, anche il vice-presidente del Sudan meridionale, Riek Macha, da Juba dove sono in corso i negoziati tra i ribelli e il governo ugandese.

    Somalia
    Tensione anche in Somalia, dove colpi di mortaio sono stati sparati contro la residenza del primo ministro, Nur Hassan Hussein, a Mogadiscio. Proprio oggi è in programma un incontro con il commissario per la Pace e la Sicurezza dell’Unione Africana.

    Indonesia-terremoto
    Una persona è morta e altre 5 sono rimaste ferite nella scossa di terremoto di magnitudo 6.2 della scala Richter che si è verificata ieri sulle coste occidentali dell'isola di Sumatra, in Indonesia. L'epicentro è stato localizzato a 24 chilometri a ovest dell'isola di Nias. (Panoramica internazionale a cura di Benedetta Capelli)

     

     
    Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LII no. 23

     
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