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Sommario del 16/01/2008
Il Papa all'udienza generale, ancora dedicata a Sant'Agostino, ricorda i tanti sacerdoti che restano al fianco dei fedeli in difficoltà. Il saluto di Benedetto XVI agli universitari presenti
◊ “Il cristiano non deve abbattersi, ma adoperarsi per aiutare chi è nel bisogno”: è il messaggio che oggi Benedetto XVI ha rivolto ai fedeli durante l’udienza generale, nell’Aula Paolo VI, in Vaticano, ricordando le difficoltà che Sant’Agostino, vescovo di Ippona, in età avanzata, dovette affrontare quando i Vandali invasero l’Africa del Nord. Al termine dell’udienza il Papa ha invitato la Chiesa a chiedere a Dio “il dono dell’unità tra tutti i discepoli del Signore” in occasione della Settimana di preghiera per l'unità dei cristiani che si apre venerdì prossimo. Benedetto XVI ha anche salutato con affetto gli universitari presenti all’udienza che scandivano il suo nome. Il servizio di Tiziana Campisi:
“Quando il pericolo è comune per tutti, cioè per vescovi, chierici e laici, quelli che hanno bisogno degli altri non siano abbandonati da quelli di cui hanno bisogno”: scriveva così l’ormai anziano vescovo d’Ippona “al vescovo di Tiabe, Onorato, che gli aveva chiesto se, sotto l’incalzare delle invasioni barbariche, un vescovo o un prete o un qualsiasi uomo di Chiesa potesse fuggire per salvare la vita”. Nella sua seconda catechesi dedicata al grande Padre della Chiesa, Benedetto XVI ha parlato degli impegni che hanno caratterizzato gli ultimi anni di vita del presule africano, anni anche “di straordinaria attività intellettuale” in cui “portò a termine opere importanti, ne intraprese altre non meno impegnative, intrattenne pubblici dibattiti con gli eretici, intervenne per promuovere la pace nelle province africane insidiate dalle tribù barbare del sud”. Il Papa ha citato anche il suggerimento che Agostino diede ai fratelli nell’episcopato perché i cristiani potessero ricevere conforto nelle difficoltà:
“’Non siano abbandonati da quelli che hanno il dovere di assisterli col sacro ministero, di modo che o si salvino insieme o insieme sopportino le calamità che il Padre di famiglia vorrà che soffrano … Questa è la prova suprema della carità’. Come non riconoscere, in queste parole, l’eroico messaggio che tanti sacerdoti, nel corso dei secoli, hanno accolto e fatto proprio?”.
Benedetto XVI ha inoltre ricordato quanto Agostino scrisse al conte Dario giunto in Africa per risolvere alcuni dissidi:
“Titolo più grande di gloria è proprio quello di uccidere la guerra con la parola, anziché uccidere gli uomini con la spada, e procurare o mantenere la pace con la pace e non con la guerra”.
Si preparò alla morte nella preghiera e nella penitenza il vescovo di Ippona, ha detto ancora il Papa, e il suo grande cuore si placò in Dio il 28 agosto del 430. “Il suo corpo, in data incerta, fu trasferito in Sardegna e da qui, verso il 725 a Pavia, nella Basilica di San Pietro in Ciel d’Oro, dove anche oggi riposa”:
“Lasciò alla Chiesa un clero molto numeroso, come pure monasteri d’uomini e di donne pieni di persone votate alla continenza sotto l’obbedienza dei loro superiori, insieme con le biblioteche contenenti libri e discorsi suoi e di altri santi, da cui si conosce quale sia stato per grazia di Dio il suo merito e la sua grandezza nella Chiesa, e nei quali i fedeli sempre lo ritrovano vivo”.
“Nei suoi scritti anche noi lo ritroviamo vivo”, ha concluso a braccio il Papa, si ritrova “un uomo di oggi, un amico, un contemporaneo”, che parla con una “fede fresca, attuale”, “fede che viene da Cristo, Verbo eterno incarnato, Figlio di Dio … Via verità e vita”. “Sant’Agostino – ha terminato il Santo Padre – ci incoraggia ad affidarci a Cristo sempre vivo e così trovare la strada della vita.
Infine Benedetto XVI ha rivolto un appello per la Settimana di preghiera per l’unità dei cristiani:
“E’ necessario pregare senza sosta chiedendo con insistenza a Dio il grande dono dell’unità tra tutti i discepoli del Signore. La forza inesauribile dello Spirito Santo ci stimoli ad un impegno sincero di ricerca dell’unità, perché possiamo professare tutti insieme che Gesù è l’unico Salvatore del mondo”.
Rivolgendosi ai pellegrini italiani Benedetto XVI ha salutato i rappresentanti dell’Associazione Italiana Allevatori - che domani festeggiano il loro patrono Sant’Antonio Abate - esortandoli ad “operare sempre più nel rispetto dell’ambiente e in favore della sicurezza alimentare dei cittadini”, quindi ha aggiunto:
“Saluto con particolare gioia anche gli universitari, gli studenti, grazie”.
E tra gli universitari che hanno salutato con calore il Papa anche un gruppo di studenti che hanno esibito uno striscione con la scritta: “Se Benedetto non va alla Sapienza, La Sapienza va da Benedetto”.
Rammarico in Italia dopo l'annullamento della visita del Papa alla Sapienza. Il presidente Napolitano: inammissibile intolleranza. La riflessione del prof. Israel
◊ “A seguito delle ben note vicende di questi giorni in rapporto alla visita” di Benedetto XVI all’Università La Sapienza”, “si è ritenuto opportuno soprassedere all’evento. Il Santo Padre invierà, tuttavia, il previsto intervento”. Così, ieri pomeriggio, la Sala Stampa vaticana ha comunicato l’impossibilità per il Papa di recarsi in serenità all’ateneo romano, dove era stato invitato dal rettore nei mesi scorsi. Una decisione accolta con rammarico pressoché dall’unanimità del mondo politico e intellettuale italiano, a partire dal presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano. Il servizio di Alessandro Gisotti:
Doveva essere una festa, un momento di alta cultura e confronto di idee, l’occasione migliore per celebrare l’approvazione della moratoria sulla pena di morte. Purtroppo, non sarà così. Alla fine, Benedetto XVI non andrà in visita all’università “La Sapienza” fondata dal suo lontano predecessore Bonifacio VIII. La notizia, che ha fatto il giro del mondo ed è oggi sulle prime pagine di molti giornali internazionali, è stata accolta con cori festanti dagli studenti dei collettivi che avevano annunciato plateali contestazioni anti-Papa. Soddisfazione è stata espressa anche dai 67 docenti de “La Sapienza”, 67 su 4500, che avevano chiesto al rettore Guarini di cancellare l’evento. “Rammarico” è, invece, il sentimento prevalente nella stragrande maggioranza degli intellettuali italiani, dei politici, della gente comune. E ovviamente dei professori e degli studenti dell’università romana, che attendevano con gioia e interesse l’incontro con Benedetto XVI. Il capo dello Stato, Giorgio Napolitano, ha inviato una lettera al Pontefice per esprimere il suo “sincero, vivo rammarico” per la vicenda. Napolitano considera “inammissibili” le “manifestazioni di intolleranza e preannunci offensivi che hanno determinato un clima incompatibile con le ragioni di un libero e sereno confronto”. “Sono convinto – ha aggiunto - che questo evento avrebbe offerto una preziosa opportunità di riflessione su temi di grande rilevanza per la società italiana, come per tutte le società”. Da parte sua il premier italiano, Prodi, ha dichiarato “inammissibile che il Papa non possa parlare all'università, che è la sede del dialogo e dell'apertura”.
Dal canto suo, il cardinale vicario Camillo Ruini sottolinea in un comunicato che la vicenda “colpisce dolorosamente” tutta la città di Roma. La Chiesa di Roma, si legge, esprime la totale vicinanza al suo Vescovo e “dà voce a quell’amore, a quella fiducia, a quell’ammirazione e gratitudine per Benedetto XVI che è nel cuore del popolo di Roma”. Il cardinale Ruini invita inoltre i fedeli romani a riunirsi in Piazza San Pietro, in occasione dell’Angelus di domenica prossima, quale “gesto di affetto e serenità” nei confronti del Papa. La Conferenza episcopale italiana esprime la “propria incondizionata vicinanza” al Pontefice “oggetto di un gravissimo rifiuto che manifesta intolleranza antidemocratica e chiusura culturale”. I vescovi italiani ricordano, in una nota, che la visita del Santo Padre era la cordiale risposta a un invito espresso dal rettore dell’ateneo, “ma reso inefficace dalla violenza ideologica e rissosa di pochi”. Per la FUCI, la Federazione Universitari Cattolici Italiani, quanto successo a “La Sapienza” rappresenta un “grave e illegittimo atto di intolleranza che macchia la coscienza profonda dell’università italiana”. Numerosi poi gli attestati di solidarietà che giungono al Papa, in queste ore, dai diversi movimenti ecclesiali.
Ieri sera, mentre il gruppo dei collettivi gioiva per l’annullamento della visita, molti altri studenti, amareggiati ma non certo scoraggiati, si sono riuniti nella cappella de “La Sapienza”, pregando anche per i contestatori. E all’amarezza dei tanti studenti che avrebbero voluto ascoltare domani il discorso di Benedetto XVI all’università, si aggiunge il rammarico e, in alcuni casi, lo sdegno di molti docenti dell’ateneo romano. Tra questi, il prof. Giorgio Israel, del dipartimento di Matematica de “La Sapienza”, intervistato da Alessandro Gisotti:
R. – Io penso che l’Istituzione sia stata profondamente macchiata e, purtroppo, questa non è una cosa nuova. E’ una sorta di maledizione che grava sulla “Sapienza”, un’università in cui delle infime minoranze riescono a tenere in scacco l’intera Istituzione. Questa è una maledizione di cui “La Sapienza” dovrà liberarsi se non vorrà definitivamente macchiarsi.
D. – Ecco: non le pare che ad essere sconfitta sia soprattutto la sana laicità, quella vera, non quella laicista e anti-clericale?
R. – Ma non c’è dubbio! La laicità non c’entra nulla. Questa è una posizione che mira a rifiutare il dialogo tra scienza e fede. Poco fa io ho avuto un dibattito al quale partecipava il professor Cini; mi ha colpito il fatto che lui abbia “concesso” la possibilità che il Papa venga all’università, ma nel suo luogo naturale che è la cappella universitaria. Cioè, in altri termini un dibattito tra scienza e fede è assolutamente inaccettabile. Per cercare di esorcizzare questo, si sta montando una campagna mediatica tesa a mostrare che esiste un tentativo di subordinare la scienza alla fede e anche di dire che questo è un Papa che divide, quindi cercare di intimidire, in questo modo: è un tipo di azione che non ha nulla a che fare né con la scienza, né con la laicità, ma è un’operazione ideologica soprattutto proveniente da ambienti del post-comunismo, orfani della vecchia ideologia, e che l’hanno sostituita con il laicismo.
D. – Peraltro, i firmatari di questo appello “No al Papa” hanno sottolineato un cliché – il solito, peraltro – “Ratzinger contro Galileo”, e invece lei oggi in un “fondo”, proprio sulla prima pagina de “L’Osservatore Romano”, ci spiega che in realtà il cardinale Ratzinger difese Galileo proprio alla “Sapienza”. Ci spieghi:
R. – Chi conosca un minimo – io non sono un esegeta – gli scritti di Benedetto XVI o dell’allora cardinale Ratzinger – ma basta un minimo di lettura attenta per rendersi conto che, al contrario, la posizione costante e coerente di questo Papa sta nel rivalutare il razionalismo di Galileo addirittura contro delle tendenze relativistiche e scettiche presenti nella scienza contemporanea. Ora, questa è un’opinione che uno può discutere. Se i docenti di fisica fossero state persone tolleranti, avrebbero potuto intervenire sul merito della questione. Quello che invece è stato fatto, è di montare una operazione – anche questa mediatica – basata su un falso plateale, e cioè di presentare un particolare discorso del Papa, per giunta tenuto la prima volta alla “Sapienza”, come un attacco a Galileo. Già questo non è degno di un professore universitario, di un insegnante, che dovrebbe trasmettere ai propri allievi il rigore, la serietà nello studio dei testi. Nelle università accade che si conferiscono lauree “honoris causa” o si fanno fare “lectio magistralis” a personaggi di infimo livello, gente dello spettacolo che non sa nulla, insomma: costoro entrano senza problemi; mentre, invece, se arriva il Papa, succede la fine del mondo ...
"Una grande sconfitta della cultura": così mons. Ravasi sulla vicenda della mancata visita del Papa alla Sapienza
◊ "Una pagina nera della storia della cultura": con queste parole mons. Gianfranco Ravasi, presidente del Pontificio Consiglio della Cultura, definisce la vicenda che ha portato all'annullamento della visita del Papa all'Università romana della Sapienza. Il presule, parlando della vittoria del "fondamentalismo culturale" di una minoranza, ha espresso la speranza che la maggioranza reclami la necessità del confronto e del dialogo. Ascoltiamo mons. Ravasi al microfono di Giovanni Peduto:
R. – Questa vicenda merita sicuramente anche un giudizio dal punto di vista strettamente culturale, prescindendo proprio dalla figura in questione, che è la figura del Santo Padre, una figura quindi di grande profilo religioso. Infatti, secondo me, questa vicenda ha nel suo interno, segnala e scandisce, una grande sconfitta della cultura. La cultura di sua natura è fatta di incontro e di dialogo, che può anche supporre ad un certo momento la dissonanza, la differenza delle prospettive, ma che non può mai essere definito come culturale quando esplode e diventa mera negazione, quando diventa mero rifiuto, senza la possibilità, appunto, di un incontro. In questo caso abbiamo, quindi, da un lato una sorta di fondamentalismo culturale che si è manifestato con questa negazione di principio – quasi – dell’ascolto e dell’incontro; dall’altra parte direi che è veramente insensato che il mondo della cultura non consideri anche il discorso religioso, il discorso teologico o il discorso in senso lato ed anche spirituale che ha condizionato ed ha arricchito per secoli tutta la vicenda dell’Occidente, ma anche la vicenda universale e che non la voglia assolutamente mettere nell’interno del proprio orizzonte, considerandolo come qualcosa del tutto estraneo. In questa luce, direi, che queste due dimensioni e quindi da una parte proprio l’incapacità dell’ascolto e dell’incontro e quindi il semplice rigetto; e dall’altra parte il non considerare il fenomeno religioso e il fenomeno spirituale come una componente rilevante della cultura, ha fatto sì che questa vicenda sia ora una pagina nera all’interno non tanto del discorso dei rapporti con la religione, ma sia una pagina nera della storia della cultura.
D. – Quali sviluppi - lei prevede – per il futuro, dopo tutto quello che è accaduto?
R. – Questa è indubbiamente una ferita che si è creata soprattutto per quanti vogliono il confronto, vogliono il serio dialogo, vogliono la capacità di avere anche voci diverse che sanno però entrare in confronto diretto, immediato ed anche vario. Tutto questo probabilmente si arresterà e sarà come un peso, un macigno sulla strada. Dovremmo ritornare all’inizio, tenendo conto però di un fatto che non è sottolineato a sufficienza: questo rifiuto è stato marcato da una minoranza. Una minoranza - e certamente questo lo si è ripetuto – di docenti, ma anche degli stessi fruitori dell’università, perché questo gruppo di studenti, cresciuto ed accresciuto anche artificiosamente con presenze esterne, non rappresenta il desiderio di conoscenza anche da parte di studenti e di docenti, che non sono credenti, ma che vogliono sempre guardare al di là della loro siepe e vedere questo mondo. Mai come in questo tempo, per esempio, c’è stata una crescita della produzione di tipo editoriale religioso. Questo vuol dire che i confronti interessano. Noi speriamo che proprio questa autentica base continui a reclamare la necessità degli incontri, la necessità del confronto e del dialogo. Questo è sicuramente il futuro in cui dobbiamo sperare, dopo questa tappa così nuvolosa e così tenebrosa.
Quando Benedetto XVI disse: "Il grande Galileo"
◊ Le polemiche sulla visita del Papa a La Sapienza hanno coinvolto il rapporto tra scienza e fede e alcune frasi del Papa su Galileo. Ma cosa pensa in realtà Benedetto XVI di Galileo? Ascoltiamolo dalla sua stessa voce in questo servizio di Sergio Centofanti:
“Il grande Galileo ha detto che Dio ha scritto il libro della natura nella forma del linguaggio matematico. Lui era convinto che Dio ci ha donato due libri: quello della Sacra Scrittura e quello della natura. E il linguaggio della natura – questa era la sua convinzione – è la matematica, quindi essa è un linguaggio di Dio, del Creatore”.
Sono le parole che il Papa ha pronunciato il 6 aprile 2006 incontrando i giovani in Piazza San Pietro in preparazione alla Giornata Mondiale della Gioventù. Benedetto XVI parla di questo “grande” scienziato cattolico vissuto a cavallo tra il 1500 e il 1600 per mostrare ai giovani l’armonia tra scienza e fede. Afferma che “la matematica … è una grande, geniale invenzione dello spirito umano” e che “è veramente la chiave per comprendere la natura” che è “strutturata in modo matematico”. La matematica e la struttura dell’universo dunque – aggiunge - coincidono: e questo ci mostra “la struttura intelligente dell’universo”:
“Adesso ci sono anche teorie del caos, ma sono limitate, perché se il caos avesse il sopravvento, tutta la tecnica diventerebbe impossibile. Solo perché la nostra matematica è affidabile, la tecnica è affidabile. La nostra scienza, che rende finalmente possibile lavorare con le energie della natura, suppone la struttura affidabile, intelligente della materia”.
Dietro la coincidenza sorprendente di queste due intelligenze, quella della scienza e quella della struttura dell’universo – prosegue il Papa – appare un’unica intelligenza “a monte di entrambe”, “appare il disegno della Creazione”. E a questo punto – afferma – “ci sono solo due opzioni”: “Dio o c’è o non c’è”:
“O si riconosce la priorità della ragione, della Ragione creatrice che sta all’inizio di tutto ed è il principio di tutto - la priorità della ragione è anche priorità della libertà – o si sostiene la priorità dell’irrazionale, per cui tutto quanto funziona sulla nostra terra e nella nostra vita sarebbe solo occasionale, marginale, un prodotto irrazionale - la ragione sarebbe un prodotto della irrazionalità. Non si può ultimamente “provare” l’uno o l’altro progetto, ma la grande opzione del Cristianesimo è l’opzione per la razionalità e per la priorità della ragione. Questa mi sembra un’ottima opzione, che ci dimostra come dietro a tutto ci sia una grande Intelligenza, alla quale possiamo affidarci”.
Il Papa così conclude il suo discorso partito da Galileo:
“Se guardiamo alle grandi opzioni, l’opzione cristiana è anche oggi quella più razionale e quella più umana. Per questo possiamo elaborare con fiducia una filosofia, una visione del mondo che sia basata su questa priorità della ragione, su questa fiducia che la Ragione creatrice è amore, e che questo amore è Dio”.
Nomine
◊ Il Santo Padre ha nominato vescovo di Nashik (India), con titolo personale di arcivescovo, mons. Felix Anthony Machado, del clero di Vasai, sotto-segretario del Pontificio Consiglio per il dialogo interreligioso. Mons. Felix Anthony Machado è nato il 6 giugno 1948, nella parrocchia di Remedy, allora arcidiocesi di Bombay (India). Dopo aver frequentato la St. Thomas High School di Deotalao, ha compiuto gli studi di filosofia nel St. Pius X Seminary, Goregaon, Bombay (1966-1969), e quelli di teologia presso l’Università Cattolica di Lione, in Francia (1972-1976). Durante il soggiorno in Francia, nel 1970, è entrato nella Comunità di Taizé, ove ha vissuto per sette anni. Ha ricevuto l’ordinazione sacerdotale il 30 ottobre 1976; incardinato inizialmente nell’arcidiocesi di Bombay; con l’erezione della diocesi di Vasai, nel 1998, è passato a quest’ultima. Dopo l’ordinazione sacerdotale ha ricoperto gli incarichi di vicario parrocchiale nella St. Francis Xavier Church, Giriz, Vasai (1976-1977), cappellano presso la Hosftra University di New York, negli Stati Uniti (1980-1984), professore di teologia dogmatica e delle religioni mondiali nel Seminario diocesano di Bombay (1985-1993). Dal 1977 al 1984 ha studiato a New York, negli Stati Uniti, prima presso la Maryknoll School of Theology, ottenendo un M.A. in Teologia, e poi presso l’Università di Fordham, ottenendo il Dottorato in Filosofia. Dal 2000 è sotto-segretario del Pontificio Consiglio per il dialogo interreligioso.
Annunciare il Vangelo è un diritto e un dovere nell’assoluto rispetto dell’altrui coscienza: così, mons. Amato all’Università Urbaniana
◊ “E’ ancora possibile oggi l’evangelizzazione? Se è possibile è legittima? E se è legittima, è necessaria oggi, dal momento che le religioni vengono considerate tutte vie salvifiche?” Da queste domande è partita la relazione svolta - questa mattina alla Pontifica Università Urbaniana - dall’arcivescovo Angelo Amato, segretario della Congregazione per la Dottrina della Fede, a commento della recente Nota del dicastero vaticano dedicata all’annuncio del Vangelo, quella ‘missio ad gentes’ che resta “l’aspetto più di dinamico della vita della Chiesa”. Il servizio di Roberta Gisotti:
“L’evangelizzazione è stata una costante della Chiesa nei duemila anni della sua esistenza”, ha premesso l’arcivescovo Amato. Tanto più “nel contemporaneo ‘deserto’ dell'oscurità di Dio e dello svuotamento della coscienza e della dignità umana, – ha osservato il presule - la proposta evangelizzatrice è un atto generoso di carità e allo stesso tempo un diritto e un dovere irrinunciabile dell'uomo libero: un diritto che purtroppo, in alcune parti del mondo, non è ancora legalmente riconosciuto ed in altre non è rispettato nei fatti".
Nonostante “sempre più numerose comunità umane sembrano ignorare il Vangelo” - ha rilevato ancora mons. Amato – “l’attività evangelizzatrice subisce un certo ristagno se non una vera crisi”, in “un periodo di smarrimento teorico e pratico”, “soprattutto da parte degli Istituti missionari”.
E dunque “concetti come evangelizzazione, conversione, Battesimo, incorporazione alla Chiesa – ha constatato l’arcivescovo - non appaiono più come traguardi di nobili imprese spirituali, ma come un attentato alla libertà religiosa altrui e soprattutto espressione di colonialismo cristiano ormai superato o da superare al più presto”.
Allora “sul piano pratico sembra che più che la predicazione del Vangelo, sia oggi necessario e sufficiente l’impegno di promozione umana”, ovvero “aiutare il prossimo” limitandosi “ad una testimonianza sociale”. E sul piano teorico “se prima valeva il motto extra Ecclesiam nulla salus”, oggi invece “sarebbe più adeguato affermare extra Ecclesiam multa salus”. Tutte convinzioni errate dettate da “precise indicazioni ideologiche”, laddove il “mandato missionario di Gesù” – ribadisce la Nota del Dicastero vaticano – “deve continuare lungo tutto il corso della storia”. Se infatti “ogni persona ha diritto a ricevere il dono della Parola di Dio, la Chiesa ha il dovere di evangelizzare”.
A chi obietta che oggi non sia “legittimo proporre ad altri ciò che è vero per sé”, come fosse “un attentato alla libertà altrui", la Nota ribatte che “la verità evangelica non si impone che in forza della sua stessa verità”. “Il rispetto per la libertà religiosa di ogni persona umana – ha sottolineato l’arcivescovo - non deve renderci indifferenti verso la verità e il bene da comunicare con gratuità e carità e nell'assoluto rispetto della altrui coscienza”.
Oggi su "L'Osservatore Romano"
◊ L'allocuzione che Benedetto XVI avrebbe pronunciato in occasione della visita alla Sapienza.
La paura della verità. Editoriale del direttore sulla mancata visita all'Ateneo.
In una lettera al Papa il capo dello Stato italiano deplora "le inammissibili manifestazioni di intolleranza"; lo sconcerto e la delusione nel mondo culturale cattolico; la nota ufficiale della CEI; la condanna dei politici; le reazioni nella stampa italiana.
E' guerra nella Striscia di Gaza. In evidenza, nell'informazione internazionale, il Vicino Oriente. Hamas risponde al fuoco israeliano dopo gli scontri in cui sono morti venti palestinesi.
Conferenza stampa alla Radio Vaticana del Gruppo di Coordinamento per la Terra Santa
◊ Si è tenuta stamani presso la Sala Marconi della nostra emittente la conferenza stampa del Gruppo di Coordinamento per la Terra Santa, l’iniziativa della Santa Sede che, dal 1998, sostiene i cristiani e i responsabili ecclesiali della regione. Presenti il cardinale Sean Brady, arcivescovo di Armagh, in Irlanda; mons. Michel Dubost, vescovo di Evry, in Francia; mons. William Kenney, vescovo ausiliare di Birmingham, in Gran Bretagna; mons. Joan Enric Vives, vescovo di Urgell, in Spagna; mons. V. James Weisgerber, arcivescovo di Winnipeg, in Canada. In particolare i vescovi nord americani ed europei membri del Gruppo di coordinamento hanno effettuato nei giorni scorsi il tradizionale pellegrinaggio-incontro a Gerusalemme e in Palestina ed organizzano regolarmente iniziative di preghiera, incoraggiando i pellegrinaggi nei luoghi del Signore e svolgendo, nei rispettivi Paesi, attività di sensibilizzazione e sostegno a favore delle comunità cristiane locali. In concomitanza con la Visita ad Limina della Conferenza dei Vescovi Latini nelle Regioni Arabe (CERLA), il Gruppo ha incontrato stamani il Cardinale Segretario di Stato Tarcisio Bertone, il Prefetto della Congregazione per le Chiese Orientali cardinale Leonardo Sandri e l’Arcivescovo Dominique Mamberti, segretario per i Rapporti con gli Stati. Il servizio di Giada Aquilino:
A conclusione della visita di quest’anno in Terra Santa, i presuli del Gruppo di Coordinamento – nel loro comunicato finale – hanno ricordato l’impegno per i luoghi dove nacque Gesù, oggi teatro di violenze e scontri tra israeliani e palestinesi. “Nell’anno in cui il mondo ha dedicato una rinnovata attenzione” ad una giusta pace tra i due popoli, scrivono i membri dell’organismo, “abbiamo constatato che la situazione sociale, politica e umanitaria in Israele e Palestina è complessa e che le soluzioni non sono facili da trovare”. I vescovi ricordano di aver incontrato persone che sono “pessimiste” sugli sforzi in atto, ma molte di loro “anelano ad un futuro di libertà, pace e sicurezza”. Ecco perché i presuli hanno in fondo trovato “segni di speranza” nel loro viaggio, incontrando giovani all’Università di Betlemme ed in molte parrocchie e riscontrando una fattiva cooperazione interreligiosa tra ebrei, cristiani e musulmani. Ciò nonostante – proseguono i membri del Gruppo di coordinamento – in Terra Santa si notano segni di avvilimento e divisione. Il muro di separazione intorno a Gerusalemme ha mostrato ai vescovi sia le preoccupazioni di Israele per la propria sicurezza sia la divisione tra israeliani e palestinesi che va facendosi più profonda, impedendo “quel contatto umano che di fatto nutre e fa crescere giustizia e riconciliazione”. Non pochi i racconti su come il muro aumenti le sofferenze e comprometta la dignità umana, “separando famiglie, devastando l’economia palestinese e aggravando la crisi umanitaria”. Particolarmente critica la situazione a Gaza, peggiorata rispetto alla precedente visita dei vescovi. Ricordando le parole del Papa al Corpo Diplomatico accreditato presso la Santa Sede, per gli auguri d’inizio anno 2008, in cui il Santo Padre – dopo la Conferenza di Annapolis – faceva appello ad israeliani e palestinesi, affinché “concentrino le proprie energie per l'applicazione degli impegni presi in quella occasione e non fermino il processo felicemente rimesso in moto”, i presuli si sono detti convinti che questo “è un momento cruciale per Israele, per la Palestina e per la comunità internazionale”. La loro sincera speranza e preghiera - hanno aggiunto - è che i leader e le popolazioni locali, col pieno supporto internazionale, “possano trovare un cammino per la pace”. Ciò che hanno visto e sentito – concludono - non fa essere sempre ottimisti, ma “la grazia del Signore ci dà speranza”.
Il cardinale Bertone incontra il Movimento dei Focolari
◊ “Sono venuto in questa oasi di pace, per un momento di gioia”: è quanto ha detto ieri il cardinale Tarcisio Bertone salutando gli oltre 600 sacerdoti diocesani focolarini, provenienti da 54 diocesi, che lo attendevano al Centro Mariapoli di Castelgandolfo. È la prima volta che, da segretario di Stato, il porporato ha reso visita al Movimento dei Focolari, in questo suo centro internazionale. Era stato invitato per un dialogo con sacerdoti, riuniti per il loro incontro annuale. Il servizio è di Carla Cotignoli:
Un dialogo intenso, spontaneo, profondo. Il cardinale ha ascoltato le testimonianze di alcuni “focolari sacerdotali” sugli effetti che il “carisma dell’unità” vissuto provoca in vari contesti ecclesiali e socio-culturali. Poi ha preso la parola rispondendo a una grande varietà di domande. Solo alcuni flash. Le due maggiori sfide che stanno di fronte ai cristiani oggi: “L’irrilevanza della fede”. “L’isolamento e la solitudine”. Il porporato ha richiamato una riflessione dell’allora cardinale Ratzinger, pubblicata in un libro recente, dove afferma che “l’estrema prova della solitudine incomunicabile è l’inferno”. “E questo dice che la solitudine noi la iniziamo da qui e quindi l’inferno lo iniziamo di qui”. Ha fatto due citazioni: Sartre: “Gli altri per me sono l’inferno” e Gabriel Marcel: “Gli altri per me sono il cielo”. Allora – ha aggiunto – il cielo, il paradiso lo incominciamo qui con la spiritualità di comunione, con il carisma di comunione. Il contrario della solitudine. Una domanda era personale: “Lei è un illustre figlio di San Giovanni Bosco. In che modo questa ‘filiazione carismatica’ la aiuta nel suo ministero attuale?”. “Il carisma salesiano mi ha aiutato sempre nella mia vita, sin da ragazzo. Poi sono entrato nella congregazione, ho assimilato un po’ questo spirito di famiglia, la capacità di ascolto e di accoglienza e di convivenza, di confidenza. Anche il fatto di viaggiare sempre in clergyman, dà un segnale alla gente, bisognosa di un consiglio, di una parola, ma anche di confessarsi, nei luoghi più impensati - avrei tanti episodi da raccontare”. Sui Movimenti ecclesiali: “La loro presenza, viva, efficace, trasformante, suscita attenzione anche nei non cristiani”. “Il Signore continua a essere creativo, la creazione è in atto nell’universo, nel cosmo … è in atto soprattutto attraverso l’azione dello Spirito”. Il segretario di Stato ha inviato un “calorosissimo saluto” a Chiara Lubich, dopo aver riconosciuto il fondamentale ruolo dei fondatori nella vita della Chiesa.
Il cardinale Trujillo presenta il libro "Famiglia e Procreazione umana", in occasione del 25.mo anniversario del Pontificio Consiglio per la Famiglia
◊ In occasione del 25.mo anniversario dell’istituzione del Pontificio Consiglio per la Famiglia, è stato pubblicato lo studio “Famiglia e Procreazione umana”. A presentarlo, ieri, presso la Pontificia Università Urbaniana, anche il card. Alfonso Lopez Trujillo, presidente del dicastero vaticano per la Familgia, e la giornalista Eugenia Roccella. Il servizio di Francesca Fialdini:
Una raccolta di commenti autorevoli per porre l’accento ancora una volta sulla necessità di una visione integrale dell’uomo, che favorisca la sua piena maturità e realizzazione. Solo in questa visione antropologica, ha espresso con decisione il presidente del Pontificio Consiglio per la Famiglia, cardinale Alfonso Lopez Trujillo, è possibile difendere il nucleo familiare come luogo in cui le persone sono chiamate ad esprimersi secondo il concetto cristiano dell’Amore, dove la sacralità delle relazioni si sposa con quello della sacralità della vita. “Utero spirituale”, come ebbe a definirla San Tommaso, la famiglia è oggi il bene comune che i governi sono esortati a difendere con adeguati strumenti politici e culturali, come il cardinale Alfonso Trujillo ha voluto sottolineare:
“Non c’è migliore investimento in ogni aspetto per una società, che tutto quello che il potere, la società fa per il bene comune, per la famiglia e per i figli. Aparecida ha posto la massima attenzione sull’assoluta necessità che l'unità famigliare rappresenta per l’umanità, per il mondo, per il continente”.
Il volume, si inserisce in un dibattito acceso, che spacca in modo trasversale le coscienze indipendentemente dallo schieramento politico:
“Che può bruciare le coscienze, seppellirle, anestetizzarle: occorre in un vero dialogo, con argomenti validi di fede, di ragione, riscattare questo tesoro prezioso che è patrimonio dell’umanità”.
I riferimenti al Magistero della Chiesa sono molteplici. Dall’Esortazione apostolica “Familiaris Consortio”, all’Enciclica "Fides e Ratio”, per arrivare alla “Deus caritas est” di Benedetto XVI. In ballo, come ha sottolineato nel suo intervento la giornalista e scrittrice Eugenia Roccella, c’è la difesa stessa dell’umano contro la diffusione della tecnoscienza nella procreazione, che permette ai parametri dell’eugenetica di sostituirsi a quelli della natura nello stabilire i caratteri principali del nascituro. Una pericolosa deriva che in diversi Paesi del mondo ha già conosciuto forme di lecita commercializzazione, consentendo la compravendita di tutte quelle parti del corpo umano, femminili e maschili, preposte al concepimento e alla procreazione. Un fenomeno che sta fortemente insidiando il concetto di figlio, sostituendolo con l’idea di un oggetto da esibire piuttosto che creatura da amare.
Reso noto il programma della visita a Cuba del cardinale segretario di Stato Tarcisio Bertone
◊ Il cardinale Tarcisio Bertone, Segretario di Stato della Santa Sede, visiterà Cuba dal 20 al 26 febbraio per commemorare il 10° anniversario della visita di Giovanni Paolo II a Cuba nel 1998. In quell’occasione incontrerà rappresentanti del governo, celebrerà diverse messe e inaugurerà un monumento dedicato a Giovanni Paolo II. Ad annunciare il programma della visita è stato ieri padre Josè Felix Perez, segretario della Conferenza episcopale cubana, secondo quanto riferito dalla France Press e dalla Catholic News Agency. Il 21 febbraio il cardinale Bertone celebrerà una Messa nella cattedrale dell’Avana, quindi si recherà a Santa Clara, il giorno successivo, per l’inaugurazione del monumento a Giovanni Paolo II, nello stesso luogo dove il pontefice celebrò la messa durante la sua storica visita. Il 23 febbraio il porporato andrà a Santiago de Cuba per una visita al santuario di Nostra Signora della Carità, patrona dell'isola. Mons. Wilfredo Pino Estevez, vescovo di Guantanamo-Baracoa, ha invitato poi i fedeli della sua diocesi a partecipare ad una messa all’aperto che sarà celebrata dal cardinale Bertone il prossimo 24 febbraio. Durante la celebrazione, il Segretario di Stato benedirà questa diocesi creata da Giovanni Paolo II durante il suo pellegrinaggio apostolico. “Dieci anni dopo quella visita e grazie alla benedizione di Dio e al lavoro missionario dei miei predecessori e di un piccolo gruppo di sacerdoti, diaconi, religiosi e laici – scrive nella lettera di invito al cardinale Bertone mons. Estevez – quelle 19 comunità iniziali si sono moltiplicate e oggi sono diventate già 202”. Le date del 25 e 26 febbraio saranno riservati dal porporato agli incontri ad alto livello, tra cui quello con il presidente provvisorio Raul Castro. (R.P.)
Filippine: ucciso un prete durante un tentativo di rapimento
◊ Un tentativo di sequestro finito in tragedia: è la drammatica storia di un sacerdote degli Oblati di Maria Immacolata (OMI), padre Reynado Jesus Roda, ucciso da uomini armati nelle Filippine. La notizia è stata data all’agenzia AsiaNews dall’arcivescovo di Cotabato, mons. Orlando Quevedo. Secondo le prime ricostruzioni padre Reynado Jesus Roda, che era direttore della scuola Notre Dame a Bongao, stava pregando in una cappella nel villaggio di Likud Tabawan quando alcuni uomini armati hanno tentato di rapirlo. Il sacerdote, parroco della chiesa del Santissimo Rosario a Tabawan, ha opposto resistenza ed è stato poi raggiunto da diversi colpi di pistola. Al momento, non c'è stata alcuna rivendicazione ma gli inquirenti seguono la pista del fondamentalismo islamico. La polizia, subito dopo l'episodio, ha anche arrestato un docente della scuola. Il missionario – afferma padre Domingo – “faceva sentire la sua voce nel predicare la pace e lo sviluppo della popolazione, ma non aveva nemici”. Tabawan è una piccola isola vicino a Tawi Tawi, nell’area dell’arcipelago di Mindanao, nel sud delle Filippine. In questa zona, lo scorso 10 giugno, fu rapito padre Giancarlo Bossi. La sua liberazione avvenne dopo 39 giorni di prigionia. L’isola di Mindanao è una zona nota per la presenza di fondamentalisti islamici che, negli ultimi anni, hanno compiuto numerosi attentati, rapimenti e uccisioni. L’obiettivo degli estremisti è di creare uno Stato musulmano indipendente nel sud del Paese asiatico. Dall’inizio delle violenze, nel 1970, ci sono state oltre 150 mila vittime. (A.L.)
Nelle Filippine Norberto Manero, che nel 1985 uccise un missionario del PIME, esce dal carcere e si dice pronto a dedicare il resto della sua vita ai poveri
◊ Dopo 22 anni, esce oggi dal carcere Norberto Manero che nel 1985 ha ucciso nelle Filippine padre Tullio Favali, missionario del Pontificio Istituto Missioni Estere. L’uomo, che afferma di essersi profondamente pentito per quello che ha fatto, dichiara di voler dedicare il resto della sua vita al servizio dei poveri. Nel 2005 si è anche impegnato con il PIME per divenire strumento di pace. Mons. Romulo Valles, arcivescovo di Zamboanga, ha sottolineato all’agenzia AsiaNews che Norberto Manero “ha scontato una lunga pena, ed è giusto che gli venga data la possibilità di dimostrare il suo cambiamento”. Rimane il dolore per la morte di un sacerdote – ha aggiunto il presule - ma questo non deve impedire la strada al perdono”. Questo rilascio costituisce poi un ulteriore, importante tappa nel processo di riconciliazione nel Paese. La situazione resta tesa in particolare, nella diocesi di Kidapawan, che si trova nella parte meridionale dell’isola di Mindanao. Negli anni ’70 è scoppiato un sanguinoso conflitto che ha provocato un numeroso imprecisato di morti tra persone appartenenti sia alla comunità cattolica, maggioritaria in questa area, sia a quella musulmana. A queste drammatiche ferite si aggiunge inoltre la cosiddetta “guerra delle terre”, una battaglia fra bande paramilitari che, secondo diversi osservatori, in nome della “guerra al comunismo” diffonde odio e violenza. Fra le vittime di questa guerra vi è proprio padre Tullio Favali. La situazione dei cattolici nel sud delle Filippine non è omogenea: vi sono zone come Ipil e Jolo, dove venne rapito padre Bossi e dove ieri è stato ucciso padre Roda, in cui è estremamente arduo diffondere il Vangelo. Altre aree, come Zamboanga, sono invece più tranquille: da qui si cerca di portare conforto a chi opera nelle zone a rischio. (A.L.)
L’appello dell’UNICEF per le vittime delle alluvioni in Mozambico e Malawi
◊ Nelle regioni centrali del Mozambico, dove l’emergenza alluvioni è sempre più allarmante, l’UNICEF sta provvedendo con i mezzi necessari per rispondere ai bisogni sanitari e nutrizionali degli sfollati. “Nelle ultime 48 ore – fa sapere l'agenzia dell'ONU - decine di migliaia di persone si sono spostate verso aree più sicure, mentre i livelli delle acque continuano a salire. In 4 province del Paese, circa 50 mila persone sono state evacuate”. Le alluvioni hanno colpito alcune delle comunità più povere e isolate. Le squadre inviate dall'UNICEF stanno collaborando con le autorità locali e le organizzazioni partner per prevenire le epidemie, dal momento che “il numero degli sfollati sta raggiungendo un livello critico”, secondo quanto afferma il rappresentante di UNICEF in Mozambico, Leila Pakkala. Il Mozambico è tra i 20 Paesi più poveri del mondo, come il Malawi, dove un milione di persone sono minacciate da insicurezza alimentare e inondazioni: “I campi sono allagati e i raccolti in pericolo” afferma la portavoce UNICEF in Malawi, Veronique Taveau. “Tra i più vulnerabili i bambini sotto i cinque anni”. Di fronte al rischio colera, l'UNICEF lancia un appello urgente di fondi per 2,4 milioni di dollari. (C.C.)
Israele annuncia agevolazioni sui visti per chi opera al servizio delle comunità cristiane
◊ Lo Stato d'Israele ha deciso di facilitare i visti d’entrata alle persone che lavorano al servizio delle Chiese cristiane. E’ quanto si legge in un comunicato dell’ambasciata dello Stato ebraico presso la Santa Sede. “Riconoscendo l’importanza delle comunità cristiane in Israele e al fine di migliorare ulteriormente le relazioni tra Israele e la Santa Sede – si legge nel documento - le autorità israeliane, e in particolar modo il ministro degli Interni Meir Shitrit, hanno proposto alcune agevolazioni in merito alla questione dei visti per gli ecclesiastici che operano in Israele”. Visti multipli – riferisce l’agenzia Zenit - verranno concessi “ad un ristretto numero di alti esponenti delle Chiese cristiane”. “Tutti gli altri funzionari riceveranno il visto per il rientro chiedendone autorizzazione al Ministero degli interni, già prima di partire da Israele”. L’ambasciata precisa, inoltre, che per i religiosi, “verranno accelerate le procedure di controllo”. “In considerazione delle restrittive misure di sicurezza alle quali Israele è purtroppo obbligata, tale proposta – si legge nella nota - rappresenta un gesto di grande apertura e buona volontà da parte del governo d’Israele”. Quella dei visti a religiosi e sacerdoti è una delle questioni al centro dei negoziati tra Israele e la Santa Sede per l’applicazione dell’Accordo Fondamentale, firmato il 30 dicembre 1993, che enuncia i principi regolatori delle relazioni tra la Chiesa e lo Stato. I negoziati riguardano, in particolare, questioni fiscali e problemi relativi alle proprietà ecclesiastiche in Terra Santa. (A.L.)
Si allargano le proteste in Vietnam per la restituzione degli edifici espropriati alla Chiesa
◊ Dopo Hanoi e Ho Chi Minh City, ora tocca ad Ha Dong. Anche in questa città i fedeli chiedono la restituzione di un edificio della Chiesa, la loro parrocchia, ma le autorità rifiutano, sostenendo di averla avuta in dono. I cattolici vietnamiti chiedono che sia fatta giustizia; i funzionari governativi, di contro, rifiutano di restituire l’edificio che ora è la sede del Comitato popolare di Ha Dong. La protesta è cominciato il 6 gennaio: da allora, ogni sera centinaia di fedeli si riuniscono davanti a quella che era la loro parrocchia e pregano perché sia fatta giustizia. A provocare la reazione dei fedeli, l’affermazione di funzionari governativi che annunciavano il rifiuto di restituire l’edificio, requisito 30 anni fa per farne l’ufficio del Comitato popolare di Ha Dang. Da allora i parrocchiani hanno invano sottoscritto petizioni per chiederne la restituzione. (C.C.)
Appello dell’arcivescovo di Atene per il restauro della cattedrale di San Dionigi
◊ Mons. Nicolas Foscolos, arcivescovo di Atene, da anni si sta battendo per il restauro della cattedrale di San Dionigi, monumento storico della capitale greca. Negli anni ’90, la cattedrale ha subito un primo restauro totalmente finanziato dall’arcidiocesi cattolica. A causa dei danni provocati dal terremoto del 1999, aggravati da un’altra scossa sismica il 6 gennaio scorso, la cattedrale ha bisogno ora di essere restaurata. Ma il governo di Atene sembra non rispondere alla richiesta. In occasione dell’ultimo sisma del 6 gennaio, mons. Nicolos Foscolos ha inviato un appello al ministro della Cultura greco, Michail Lapis, esprimendo “tutta la sua preoccupazione per lo stato in cui versa la cattedrale di San Dionigi” e ricordando “che lo Stato aveva previsto un programma di recupero per gli immobili danneggiati”. “Dopo il terremoto del 1999 – ha scritto nella lettera il presule - abbiamo fatto tutti i passi legali affinché la riparazione della cattedrale fosse inclusa nel programma di recupero previsto dallo Stato e affinché la stessa fosse effettuata in tempi brevi dal momento che migliaia di fedeli assistono alle messe e numerosi turisti la visitano soprattutto d’estate”. “Da 8 anni – ha lamentato mons. Foscolos – il ministero della Cultura ellenico fa orecchie da mercante alle nostre richieste, non rispondendo mai per iscritto alle nostre lettere facendo solo promesse verbali senza mantenerle”. Il presule, a conclusione della sua richiesta, ha posto l’accento sul perché alcune chiese ortodosse siano state restaurate utilizzando i fondi statali, mentre i lavori per la cattedrale cattolica di San Dionigi sono ancora fermi da otto anni. (C.C.)
I vescovi messicani chiedono di rinegoziare il NAFTA per proteggere gli interessi dei contadini
◊ I vescovi messicani hanno chiesto al governo di valutare la possibilità di rinegoziare il capitolo del Trattato di libero commercio del Nord America (NAFTA), entrato in vigore lo scorso primo gennaio, che prevede la libera circolazione di mais, fagioli, zucchero e derivati del latte. Si tratta di prodotti che negli Stati Uniti beneficiano di massicci sussidi statali. I presuli sottolineano che occorre “proteggere con maggiore decisione gli interessi dei contadini e degli indigeni poveri, che sono la maggioranza”. In un documento intitolato “Gesù, vita e speranza degli indigeni contadini” consegnato dalla Commissione della pastorale sociale della Conferenza episcopale messicana alla presidenza del Messico, i vescovi affermano poi che “rinegoziare è sempre possibile”. Questo capitolo del Trattato, firmato nel 1994 tra Stati Uniti, Messico e Canada, secondo i vescovi messicani va contro i diritti fondamentali della maggior parte della popolazione, in particolare quella più povera. C’è il rischio – sostiene mons. Gustavo Rodríguez Vega, vescovo ausiliare di Monterrey e presidente della Commissione - che molti contadini siano spinti ad abbandonare i campi e ad emigrare in città che non sono preparate ad accoglierli”. “Il NAFTA – sostiene inoltre mons. Felipe Arizmendi, vescovo di Cristóbal de las Casas, in Chiapas - ha portato benefici, ma solo per gente che ha molte risorse; all’immensa maggioranza del nostro popolo ha portato invece gravi problemi”. Secondo mons. Alejo Zavala Castro, vescovo di Chilpancingo-Chilapa, “il NAFTA e l’aumento dei prezzi dei prodotti di base, aumenteranno le disuguaglianze sociali”. (A cura di Luis Badilla)
Appello della Conferenza episcopale spagnola: l’ora di educazione civica nelle scuole non sia obbligatoria
◊ Il card. Antonio Cañizares, vicepresidente della Conferenza episcopale spagnola e arcivescovo di Toledo, durante una conferenza stampa tenutasi nei giorni scorsi, ha chiesto che l’ora di educazione civica nelle scuole sia facoltativa. Il porporato ha sottolineato che imporre questa materia come obbligatoria significa “imporre una formazione morale e violare i diritti fondamentali”. In particolare, il porporato ha affermato che l’ora di educazione civica rappresenta “un’intromissione dello Stato in un ambito che non gli compete, ossia quello di formatore della coscienza morale”. La materia, inoltre, “trasmette una concezione concreta dell’uomo che i cristiani non possono accettare”, poiché impostata su una visione ispirata al laicismo radicale. Il cardinale ha commentato poi come “un passo avanti” la sentenza del Tribunale Superiore di Giustizia delle Asturie con cui ha cancellato l’obbligo di frequenza di uno studente che non voleva partecipare all’ora di educazione civica. A conclusione del suo discorso, il porporato ha ribadito che il dibattito sull’ora di educazione civica “non è una questione di confessione religiosa, ma di umanità”. (C.C.)
Germania: si dimette dal suo incarico il presidente della Conferenza episcopale tedesca, cardinale Karl Lehmann
◊ Il cardinale Karl Lehmann, presidente della Conferenza dei vescovi tedeschi (DBK), ha annunciato le proprie dimissioni e invitato i vescovi ad eleggere un nuovo presidente nella prossima plenaria primaverile, previstA per l’11 febbraio a Würzburg. Il porporato da 20 anni presidente della DBK, aveva già manifestato in passato la sua volontà di dimettersi, confermata nei giorni scorsi a causa di alcuni problemi di salute. Il presule ha garantito la sua disponibilità a servire ancora la sua diocesi di Magonza e la Conferenza episcopale, con particolare riferimento al rapporto con le Chiese cristiane: “Mi sta a cuore la difficile situazione dell’ecumenismo”, ha dichiarato il porporato. Il vice-presidente della DBK, mons. Heinrich Mussinghoff, ha ringraziato infine il cardinale Lehmann sottolineandone la “profonda competenza teologica, l’apertura spirituale, la prudenza e la grande capacità di integrare e unire”. (C.C.)
“Le multinazionali hanno una responsabilità sociale”: così Pierre-Marie Morel, nuovo segretario generale di "Aiuto alla Chiesa che Soffre"
◊ Il nuovo segretario generale dell'associazione cattolica internazionale “Aiuto alla Chiesa che Soffre” (ACS), Pierre-Marie Morel, ha assunto ufficialmente l'incarico nella sede internazionale dell'Associazione. Francese, 59 anni, Morel ha studiato Scienze Economiche alla Sorbona di Parigi, occupando da allora vari incarichi di rilievo in importanti compagnie internazionali. E' stato inoltre docente di Scienze Economiche e Matematiche all'Università canadese di Québec. L'ultimo incarico che ha ricoperto è stato quello di vicepresidente della Giunta Direttiva della Compagnia Europea di Aeronautica, Difesa e Spazio a Parigi. Pierre-Marie Morel, che accanto alla sua attività professionale ha svolto un ruolo di spicco in varie iniziative di natura sociale ed etica, ha dichiarato che, per lui, la Chiesa è un “attore globale”; il suo desiderio è quello di apportare – partendo da questo spirito – la sua esperienza internazionale nell'ambito della gestione delle imprese multinazionali per metterla al servizio della Chiesa. “Le multinazionali – ha sottolineato - hanno anche una responsabilità sociale”. “Aiuto alla Chiesa che Soffre” (ACS), la cui sede internazionale è a Königstein, vicino a Francoforte, è un'associazione pubblica e universale dipendente dalla Santa Sede. Raccoglie fondi attraverso i suoi uffici in 17 Paesi di Europa, America e Australia, e sostiene ogni anno più di 5.000 progetti pastorali in circa 140 Paesi del mondo. Fondata nel 1947 dal monaco premostratense olandese, padre Werenfried van Straaten, assiste la Chiesa cattolica perseguitata, discriminata o in condizioni difficili nel portare avanti la sua missione pastorale. (L.B.)
“Pregate senza sosta”: è il messaggio della Conferenza episcopale della Corea del Sud per la Settimana di preghiera per l’unità dei cristiani
◊ "La preghiera è parte integrante della vita cristiana ed è il fondamento su cui poggia la vita comune nella Chiesa costruita da Cristo”. E’ quanto scrive il presidente della Commissione episcopale per l’ecumenismo e per il dialogo interreligioso, mons. Hyginus Kim Hee-joong - nel messaggio ai cattolici coreani in occasione della settimana di preghiera per l’unità dei cristiani dal 18 al 25 gennaio. L’unità dei cristiani – si legge nel testo - “non dipende da chi sia stato responsabile della nostra divisione, ma inizia con la preghiera dello Spirito Santo, professando un solo Signore, una sola fede e un solo battesimo”. Nel messaggio – riferisce l’agenzia AsiaNews - il presule sottolinea anche che “il vero punto di partenza per un sincero e spirituale ecumenismo è la preghiera”. Per questo – conclude – è necessario meditare e al tempo stesso sforzarsi verso l’unità”: la preghiera porta i cristiani, chiamati a glorificare Dio, a riconoscere insieme come questa nostra divisione è contraria al Suo insegnamento”. (A.L.)
Gemellaggi fra i giovani dell’Oceania per la GMG 2008
◊ “Sono giovani volontari australiani che giungono dalle Isole Salomone - ha dichiarato all’agenzia Fides l’Ufficio Comunicazioni della Chiesa locale – e vi rimarranno per cinque settimane”. “In questo periodi di tempo questi giovani avranno la possibilità di conoscere, studiare, lavorare e pregare insieme con altri giovani cattolici in preparazione per la GMG 2008”. Con questo spirito proseguono le iniziative di gemellaggi tra i giovani australiani e i giovani di altri Paesi dell’Oceania. La Chiesa locale, con l’occasione, sta spendendo molte energie per la pastorale giovanile, vista la necessità di educare alla fede gli strati più giovani dell’arcipelago, spesso invischiati in problemi di alcool e droga. Intanto continua il gemellaggio fra i giovani dell’Australia e le località delle isole più povere dell’Oceania: lTonga, Papua Nuova Guinea, Vanuatu, Wallis e Fortuna. Si prevede che nel 2008 saranno 125 i giovani delle Tonga che parteciperanno per la prima volta a una Gmg. In Papua Nuova Guinea i missionari del Pime (Pontificio istituto missioni estere), hanno lanciato un progetto con lo scopo di aiutare 30 ragazzi cattolici, con scarse possibilità economiche, a realizzare il grande sogno di partecipare alla GMG di Sydney. Le città australiane che accoglieranno i giovani nel periodo dei gemellaggi si stanno preparando anche da un punto di vista logistico a sistemare i giovani. Anche la Chiesa italiana ha aperto di recente il sito www.gmg2008.it, realizzato dalla pastorale giovanile in vista dell’evento. (C.C.)
Italia: Prodi respinge le dimissioni di Clemente Mastella
◊ Scossone politico in Italia dove il ministro della Giustizia, Clemente Mastella, si è dimesso in seguito alla notizia degli arresti domiciliari per sua moglie, accusata dalla Procura di Santa Maria Capua Vetere di tentata concussione. Solidarietà del mondo politico al Guardasigilli. Il nostro servizio:
Le dimissioni del ministro Mastella sono state respinte dal premier Prodi. Lo si legge in una nota di Palazzo Chigi, dove il Guardasigilli è giunto per rimettere il mandato. Uscendo dall’incontro con Prodi, Mastella ha ringraziato per la solidarietà ricevuta e ha detto che deciderà successivamente. Poco prima l’UDEUR aveva affermato che il ministro non avrebbe fatto passi indietro ed aveva ribadito la fedeltà all’alleanza politica con il governo. Le dimissioni sono state presentate stamani in aula alla Camera dove era in programma il tradizionale discorso sullo stato della Giustizia. Ma ad irrompere nelle dichiarazioni del ministro è stata l’attualità con la notizia degli arresti domiciliari della moglie, Sandra Lonardo, per tentata concussione nei confronti del direttore generale dell'ospedale di Caserta. Un’indagine partita da alcune intercettazioni telefoniche che avrebbero poi portato la Procura di Santa Maria Capua Vetere al provvedimento di fermo. Un provvedimento, però ,che ancora non sarebbe stato notificato così come ha riferito la stessa moglie di Mastella. Mentre il mondo politico esprime solidarietà al leader dell’Udeur, si riaccende lo scontro con la magistratura. Nel suo intervento, il ministro Mastella, deluso e a tratti commosso, ha detto di aver resistito alla “molte scorribande corsare sul fronte personale”. “Sono percepito da frange estremiste delle toghe – ha detto - come un nemico da abbattere”. “Una scientifica trappola”, così si è riferito alla vicenda della moglie “presa in ostaggio” - ha aggiunto - “in modo vile e ignobile”. L’ANM, Associazione Nazionale dei Magistrati, “respinge la condanna unanime del Parlamento alla magistratura” ma esprime anche “apprezzamento per il gesto del ministro”. Alle 16.30, dibattito al Senato sulle dimissioni del Guardasigilli; l’opposizione ha chiesto la presenza in aula di Prodi.
Italia-referendum elettorale
Con ogni probabilità, nel pomeriggio di oggi, i giudici della Corte Costituzionale si pronunceranno sull’ammissibilità dei tre quesiti referendari in materia di legge elettorale. In mattinata sono terminate le audizioni, a porte chiuse, degli avvocati rappresentanti il comitato promotore del referendum e dei difensori dei gruppi parlamentari e dei partiti che si oppongono ai quesiti referendari.
Italia-rifiuti
L’emergenza rifiuti al centro di un nuovo incontro a Palazzo Chigi tra il premier Prodi, il ministro dell’interno Amato e il supercommissario De Gennaro. Una riunione che arriva dopo le rassicurazioni del governo sulla situazione sanitaria nelle zone interessate. Più allarmata la Commissione Europea che ieri ha minacciato multe per l’Italia se non saranno intraprese azioni per risolvere il problema rifiuti. Al microfono di Luca Collodi sentiamo Don Gaetano Romano, direttore della Caritas dell’arcidiocesi di Napoli e parroco di San Giovanni a Teduccio, uno dei comuni colpiti dall’emergenza:
R. – Si avverte un lieve miglioramento ed è per noi un grosso segnale di speranza. Però, restano ancora delle problematiche non facili da risolvere. Abbiamo circa 50 mila studenti che non riescono ad andare a scuola; c’è tanta esasperazione ancora nella gente – comprensibilissima – ma rivolgiamo un invito alla prudenza perché in queste manifestazioni pacifiche si infiltrano facilmente quelli che traggono degli interessi dalla confusione, dal caos. C’è purtroppo perdita di lavoro, c’è un calo economico, il turismo ne risente notevolmente ... C’è un notevole contributo che sta dando adesso l’esercito, soprattutto per liberare le strade dei luoghi pubblici in modo che la vita riprenda quanto più serenamente possibile.
D. – Don Gaetano, che cosa fa la Chiesa napoletana e in particolare la Caritas, di cui lei è direttore?
R. – Abbiamo avuto tre momenti particolarmente forti. Il primo, l’invito alla preghiera del cardinale Sepe. Questa è una situazione prevista da Gesù: “certe volte non sapete che cosa chiedere, ma grazie a Dio, il Padre sa di cosa avete bisogno”. Quindi, abbiamo chiesto e chiediamo nella preghiera di illuminare tutti perché ognuno per la sua parte possa contribuire alla risoluzione. C’è stato poi un appello scritto dei vescovi della Campania in cui si segnala la responsabilità di tutti alla risoluzione del problema. E poi, si sono riunite tutte le Caritas e le pastorali sociali delle diocesi della Campania: ci siamo predisposti a collaborare a quello che dovrà essere il progetto del Commissario De Gennaro.
Bush-Medio Oriente
Si chiude nel segno dell’ottimismo il tour mediorientale del presidente americano, George W. Bush. Lasciando l’Egitto, ultima tappa del suo viaggio, ha detto di essere fiducioso per l’accordo di pace tra israeliani e palestinesi entro la fine dell’anno e incassando in tal senso l’appoggio del suo omologo egiziano Mubarak. Parlando poi del Libano, ha invitato Siria e Iran a mettere fine “alle interferenze politiche” nel Paese.
Medio Oriente
Non accenna a diminuire la tensione in Medio Oriente. In un raid israeliano a Gaza, tre persone sono rimaste uccise, fra le quali un bambino. Almeno 25 razzi sono stati lanciati sulla città israeliana di Sderot dopo le operazioni dello Stato ebraico di ieri che avevano provocato 19 vittime. Intanto, il leader del braccio armato della Jihad islamica in Cisgiordania, Walid Obeidi, è stato ucciso in un conflitto a fuoco da truppe israeliane vicino a Jenin. Feriti anche due militanti della Jihad. L’uomo era ricercato da 7 anni. Sempre in Cisgiordania, sono stati sgomberati due avamposti illegali eretti da coloni. Infine, a livello politico il leader di uno dei maggiori partiti di destra israeliani, Liberman, ha lasciato la coalizione di governo in polemica con l’avvio di negoziati con l’Autorità Nazionale Palestinese per la futura definizione dei confini israelo-palestinesi.
USA-primarie
Una nuova tappa nel lungo percorso elettorale per il rinnovo della presidenza statunitense. Le primarie nello Stato del Michigan hanno riservato una sorpresa in campo repubblicano con la netta vittoria dell’ex governatore del Massachusetts Mitt Romney, seguito a distanza dal senatore McCain e dall’ex governatore dell’Arkansas Huckabee. Per parte democratica, ad aggiudicarsi anche le primarie in Michigan è stata la senatrice newyorkese Hillary Clinton. Il servizio di Stefano Leszczynski:
Hillary Clinton vince nel Michigan senza avere avuto in realtà la possibilità di perdere. In questo Stato, infatti, la decisione delle autorità civili di anticipare la data delle primarie ha provocato forti polemiche con i vertici dei partiti democratico e repubblicano. Di qui, la decisione dei repubblicani di dimezzare i delegati per la Convention, mentre i democratici li hanno addirittura azzerati. Il senatore afro-americano, Barack Obama, e l’ex senatore, Jhon Edwards, hanno ritirato il loro nome dalle schede lasciando di conseguenza ai democratici la scelta tra la Clinton e un voto neutrale. Il nuovo confronto quindi tra la Clinton e l’altro favorito democratico Obama non si avrà prima del 26 gennaio in South Carolina, dove gli afro-americani rappresentano il 50 per cento dell’elettorato dell’asinello a stelle strisce. Più serrata e ad effetto la corsa alla candidatura repubblicana, che ha visto la vittoria con ampio margine del miliardario mormone Mitt Romney, finora dietro agli altri due candidati del partito dell’elefantino Mike Huckabee, vincitore nell’Iowa e Jhon McCain, uscito vittorioso dalla sfida elettorale in New Hampshire.
Iraq-attentato
In Iraq. Sono 8 le vittime dell’attentato di stamani in mercato di Baquba, a nord di Baghdad. A farsi saltare in aria una donna kamikaze con indosso una cintura esplosiva. Almeno 7 i feriti.
Pakistan-violenze
Sempre infuocato il confine tra Pakistan e Afghanistan. Incerto il numero delle vittime – 40 o 50 militanti islamici- dopo gli scontri tra i ribelli e l’esercito pakistano. Almeno 7 militari sono rimasti uccisi. I combattimenti si sono verificati nel distretto del Sud Waziristan dopo che gli insorti avevano attaccato una postazione delle truppe di Islamabad.
Sri Lanka- attentato
Grave il bilancio di un attentato dinamitardo in Sri Lanka. Sono 26 le vittime, tre i bambini, uccise dall’esplosione che ha investito il pullman sul quale viaggiavano. Il fatto è accaduto nel distretto centrale di Moneragala, a circa 240 chilometri a sud-est di Colombo. Oltre 60 i feriti. L’attentato di oggi mette la parola fine sulla tregua concordata tra il governo e i ribelli Tamil nel 2002.
Kenya-politica
Nuove violenze in Kenya all’indomani della prima seduta del Parlamento convocato ieri dopo le elezioni di dicembre che hanno sancito la vittoria del presidente Kibaki. Nelle manifestazioni, indette dall’opposizione contro l’esito delle urne, la polizia ha ucciso un uomo a Kisumu; a Mombasa ha usato i gas lacrimogeni per disperdere la folla. Le proteste arrivano dopo che la formazione di Odinga ieri è riuscita a far eleggere alla guida del Parlamento un suo rappresentante: Kenneth Marende.
Uzbekistan- presidente
Davanti alle due camere del Parlamento e alla presenza dei corpi diplomatici accreditati, Islam Karimov, al potere da vent’anni, ha giurato oggi come presidente dell’Uzbekistan dopo la netta affermazione – oltre l’88 per cento - nelle elezioni del 23 dicembre scorso. Le consultazioni furono definite dall’OSCE “non democratiche”. Karimov resterà in carica altri 7 anni.
Spagna-elezioni
Con lo scioglimento del Parlamento e l’annuncio ufficiale delle prossime elezioni legislative per il 9 marzo, la Spagna é entrata in un nuovo periodo elettorale anche se la campagna vera e propria inizierà il 22 febbraio. Il servizio di Ignazio Arregui:
Si è conclusa l’attuale legislatura, l’ottava da quando è stata instaurata la democrazia nel 1977, in un clima di permanente tensione e conflittualità tra l’esecutivo socialista e il Partito Popolare all’opposizione. In 31 anni, sono stati cinque i governi socialisti, tre quelli di destra o centro-destra. Cinque i capi di governo: Suarez, Calvo Sotelo, Gonzalez, Aznar e Zapatero. Dal punto di vista politico-istituzionale, i primi anni sono stati caratterizzati da un forte spirito di servizio al Paese, di dialogo tra le forze politiche e di dinamismo nella creazione di un sistema democratico e quasi federale. Negli ultimi anni invece, nonostante lo sviluppo socioeconomico raggiunto dalla Spagna, i leader politici hanno dato prove di un radicalismo e di intolleranza che ha reso impossibile, tranne qualche eccezione, il consenso perfino in questioni di interesse nazionale. In questo momento é difficile prevedere il risultato delle prossime elezioni; negli ultimi mesi il Partito Popolare, secondo i sondaggi, ha recuperato terreno rispetto ai socialisti. Dal punto di vista dei principi morali fondamentali, il Parlamento spagnolo ha approvato alcune leggi che hanno favorito il cosiddetto divorzio-express, l’aborto. Sono state legalizzate inoltre situazioni contrarie all’istituzione matrimoniale e familiare, favorendo perfino l’adozione dei bambini da parte di coppie omosessuali. Divisioni permangono sul modo di affrontare il fenomeno del terrorismo, specialmente quello dell’ETA. Si sono registrate anche tensioni tra il governo centrale e alcune regioni autonome, in particolare la Catalogna e i Paesi Baschi. In campo educativo, risulta preoccupante il basso livello nel rendimento degli studenti, alto l’indice di fallimento scolastico. Resta forte la crescita economica che ha reso la Spagna l’ottava potenza economica del mondo. Ridotta la disoccupazione a fronte dell’aumento dei contratti a termine ma, secondo alcuni esperti, il Paese starebbe rallentando in modo preoccupante.(Panoramica internazionale a cura di Benedetta Capelli)
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