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Sommario del 10/01/2008

Il Papa e la Santa Sede

  • Nell’udienza agli amministratori locali di Roma e del Lazio, il Papa esprime preoccupazione per i problemi della gente, dal carovita alla sicurezza, dalle nuove povertà all’educazione dei giovani
  • Altre udienze e nomine
  • La diplomazia vaticana al servizio della pace nel mondo: intervista con mons. Parolin
  • Il “Vox Clara Committee” prosegue il lavoro di revisione della traduzione in inglese dei testi liturgici
  • Oggi su "L'Osservatore Romano"
  • Oggi in Primo Piano

  • Bush a Ramallah parla di pace tra israeliani e palestinesi entro il 2008
  • Nuovi attacchi anti-cristiani in Iraq: colpite due chiese a Kirkuk
  • Rapporto sull’economia mondiale: c’è il serio rischio di una recessione globale
  • Chiesa e Società

  • La visita del cardinale Toppo nello Stato indiano di Orissa, teatro di violenze anti-cristiane
  • Colombia: annunciata la liberazione di due ostaggi nelle mani delle FARC
  • Kenya: appello della Chiesa per la sepoltura dei morti. Molte salme lasciate insepolte per il timore di nuove violenze
  • Iniziativa di Pax Christi France per prepararsi alla Pasqua con i cristiani in Iraq
  • Prossima visita in Terra Santa di vescovi americani ed europei
  • Richiesta d’aiuto della comunità monastica di Deir Mar Musa in Siria
  • Laos: ordinato un altro sacerdote Oblato di Maria
  • La Chiesa Siro-Malankarese festeggia il giubileo della sua prima cattedrale
  • Thailandia: i cattolici piangono la morte della principessa Galyani Vadhana
  • Presentata la “Fondazione Cardinale Marc Ouellet”, un’opera sociale per l’integrazione degli immigrati
  • A Bruxelles le organizzazioni islamiche firmano la “Carta dei musulmani d’Europa”
  • Nominato il nuovo presidente della Conferenza episcopale olandese
  • Monete commemorative per la GMG 2008 in occasione della prima visita di Benedetto XVI in Australia
  • 24 Ore nel Mondo

  • Attentato kamikaze in Pakistan: è strage di poliziotti. Oltre 20 morti
  • Il Papa e la Santa Sede



    Nell’udienza agli amministratori locali di Roma e del Lazio, il Papa esprime preoccupazione per i problemi della gente, dal carovita alla sicurezza, dalle nuove povertà all’educazione dei giovani

    ◊   Serve un impegno convergente e di ampio respiro per risolvere le grandi emergenze della città di Roma e della Regione Lazio: è l’esortazione di Benedetto XVI agli amministratori locali, ricevuti stamani in Vaticano per l’udienza di inizio anno. Il Papa ha messo l’accento sulla centralità della persona umana, vero criterio guida per affrontare i problemi più urgenti, dall’educazione alla lotta alla povertà. A guidare consiglieri ed assessori, ricevuti in Sala Clementina, il presidente della giunta regionale del Lazio, Pietro Marrazzo, il sindaco di Roma, Walter Veltroni, e il presidente della Provincia di Roma, Enrico Gasbarra. Il servizio di Alessandro Gisotti:
     
    Nei diversi compiti affidati alle amministrazioni locali, dalla tutela della famiglia all’educazione, dalla lotta alla povertà alla cura degli ammalati, sia sempre rispettata la “centralità della persona umana”: è il vibrante appello di Benedetto XVI che ha ribadito il legame particolare tra il Successore di Pietro e la città di Roma:

     
    “Cambiano i tempi e le situazioni, ma non si indeboliscono e non si attenuano l’amore e la sollecitudine del Papa per tutti coloro che vivono in queste terre, tanto profondamente segnate dalla grande e vivente eredità del cristianesimo”.
     
    Nel suo articolato discorso, il Pontefice ha innanzitutto sottolineato “l’importanza decisiva che rivestono l’educazione e la formazione della persona” lungo tutto l’arco dell’esistenza. Il Papa ha parlato di vera e propria “emergenza educativa”. “Sembra infatti sempre più difficile – ha detto con rammarico - proporre in maniera convincente alle nuove generazioni solide certezze e criteri su cui costruire la propria vita”:

     
    “Lo sanno bene sia i genitori sia gli insegnanti, che anche per questo sono spesso tentati di abdicare ai propri compiti educativi. Essi stessi, del resto, nell’attuale contesto sociale e culturale impregnato di relativismo e anche di nichilismo, difficilmente riescono a trovare sicuri punti di riferimento, che li possano sostenere e guidare nella missione di educatori come in tutta la loro condotta di vita”.
     
    Una simile emergenza, ha avvertito, “non può lasciare indifferenti né la Chiesa né le vostre amministrazioni”. Con la formazione delle persone, ha rilevato, sono infatti in gioco “le basi stesse della convivenza e il futuro della società”. In questo contesto, Il Santo Padre ha espresso viva gratitudine alla Regione Lazio per il sostegno offerto agli oratori e ai centri per l’infanzia promossi dalle parrocchie e comunità ecclesiali, come anche per i contributi finalizzati alla realizzazione di nuovi complessi parrocchiali nelle aree del Lazio che ne sono ancora prive. Per affrontare l’emergenza educativa, è stato il suo monito, sono prioritari il “rispetto e il sostegno per la famiglia fondata sul matrimonio”:

     
    “Vediamo ogni giorno, purtroppo, quanto siano insistenti e minacciosi gli attacchi e le incomprensioni nei confronti di questa fondamentale realtà umana e sociale. E’ quindi quanto mai necessario che le pubbliche Amministrazioni non assecondino simili tendenze negative, ma al contrario offrano alle famiglie un sostegno convinto e concreto, nella certezza di operare così per il bene comune”.
     
    Benedetto XVI ha, quindi, messo l’accento su un’altra “emergenza che si aggrava”, quella della povertà. Una povertà, ha costatato, “che aumenta soprattutto nelle grandi periferie urbane, ma comincia ad essere presente anche in altri contesti e situazioni, che sembravano esserne al riparo”:

    “La Chiesa partecipa di tutto cuore allo sforzo per alleviarla, collaborando volentieri con le istituzioni civili, ma l’aumento del costo della vita, in particolare i prezzi degli alloggi, le sacche persistenti di mancanza di lavoro, e anche i salari e le pensioni spesso inadeguati rendono davvero difficili le condizioni di vita di tante persone e famiglie”.
     
    Un evento tragico come l’uccisione, a Tor di Quinto, di Giovanna Reggiani, ha proseguito il Papa, ha inoltre “posto bruscamente la nostra cittadinanza di fronte al problema non solo della sicurezza, ma anche del gravissimo degrado di alcune aree di Roma”:
     
    “Specialmente qui è necessaria, ben al di là dell’emozione del momento, un’opera costante e concreta, che abbia la duplice e inseparabile finalità di garantire la sicurezza dei cittadini e di assicurare a tutti, in particolare agli immigrati, almeno il minimo indispensabile per una vita onesta e dignitosa”.


    La Chiesa, attraverso la Caritas e molte altre realtà di volontariato si prodiga anche su questa difficile frontiera, sulla quale, ha affermato, rimangono “insostituibili le responsabilità e possibilità di intervento dei pubblici poteri”. Il Pontefice ha concluso il suo discorso soffermandosi sulla cura degli ammalati. “Sappiamo bene – ha detto - quanto siano gravi le difficoltà” che la Regione Lazio “deve affrontare nell’ambito della sanità”. Tuttavia, ha constatato “come sia non di rado drammatica la situazione delle strutture sanitarie cattoliche, anche assai prestigiose e di riconosciuta eccellenza nazionale”. Di qui l’appello del Papa affinché “nella distribuzione delle risorse” gli ospedali cattolici “non siano penalizzate, non per un interesse della Chiesa, ma per non compromettere un servizio indispensabile” alle popolazioni.

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    Altre udienze e nomine

    ◊   Stamani il Papa ha ricevuto anche il cardinale Giovanni Lajolo, presidente della Pontificia Commissione per lo Stato della Città del Vaticano, e del Governatorato dello Stato della Città del Vaticano, e il sig. Francis Rooney, ambasciatore degli Stati Uniti d’America, con la consorte, in visita di congedo. Il Santo Padre riceverà questo pomeriggio il cardinale Leonardo Sandri, prefetto della Congregazione per le Chiese Orientali.

    Il Santo Padre ha nominato membro ordinario della Pontificia Accademia delle Scienze il prof. Ignacio Rodríguez-Iturbe (Venezuela), professore di Ingegneria civile e ambientale presso la Princeton University, Princeton, New Jersey (Stati Uniti d'America). Nato a Caracas nel 1942, dopo essersi laureato in Ingegneria Civile presso l'Università del Zulia di Maracaibo, ha conseguito il Master of Science presso il California Institute of Technology (1965) ed il Dottorato di Ricerca presso la Colorado State University (1967). Nel 1971 viene nominato professore associato al Massachusetts Institute of Technology (MIT) e nel 1975 decide di ritornare a Caracas, mantenendo però l'incarico presso il MIT. Dal 1994 al 1999 è stato "Distinguished Professor" e direttore del Dipartimento di Ingegneria civile alla Texas A&M University. Le sue ricerche si incentrano sull'analisi, la sintesi e il campionamento dei fenomeni idrologici, con la formulazione della teoria sull'origine geomorfologica della risposta idrologica e gli studi sulla sintesi e il campionamento spaziale e temporale della pioggia, la struttura frattale dei bacini fluviali, la teoria dell'Optimal Channel Network dei bacini fluviali e le dinamiche eco-idrologiche di ecosistemi con risorse idriche limitate. Il prof. Rodríguez-Iturbe ha ricevuto numerosi premi e riconoscimenti internazionali, tra i quali si segnala lo Stockholm Water Prize (2002).

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    La diplomazia vaticana al servizio della pace nel mondo: intervista con mons. Parolin

    ◊   Nell’ambito di un seminario che si tiene settimanalmente alla Radio Vaticana sulla missione e organizzazione della nostra emittente nel diffondere il Magistero di Benedetto XVI nelle culture di oggi, questa mattina è intervenuto nella sede di Palazzo Pio, il sottosegretario per i Rapporti con gli Stati, mons. Pietro Parolin. Il presule, che ha affrontato il tema della “politica internazionale alla Radio Vaticana e le esigenze della Sede Apostolica” ha ricordato le parole del Papa quando lunedì scorso nel suo incontro per il 2008 con il Corpo diplomatico accreditato presso la Santa Sede, ha affermato che “la diplomazia è l’arte della speranza”. E i diplomatici vaticani sanno che questa speranza ha un nome, perché è diplomazia di sacerdoti. In proposito Angela Ambrogetti ha chiesto a mons. Parolin, come nasce e cosa è in concreto questa struttura della Santa Sede e in che modo il Vaticano porta avanti la sua politica internazionale:


    R. – Evidentemente la diplomazia della Santa Sede è nata dalla storia, cioè la Santa Sede fin dall’origine ha goduto di una personalità giuridica internazionale. Quindi, può svolgere anche tutte quelle attività che sono tipiche dei soggetti di diritto internazionale, che sono fondamentalmente gli Stati. C’è anche la possibilità di inviare degli ambasciatori e di ricevere degli ambasciatori. Direi che sia uno strumento, uno strumento di cui si serve la Santa Sede come governo centrale della Chiesa cattolica, per lo svolgimento della sua missione.

     
    D. – Veniamo al recente discorso del Papa al Corpo diplomatico...

     
    R. – Il Santo Padre, nel suo discorso al Corpo diplomatico, cerca di entrare nelle situazioni di difficoltà o di crisi nel mondo. In questo discorso ha citato molte situazioni, che sono situazioni di inquietudine e di preoccupazione per tutta la comunità internazionale. Credo ci sia un filo rosso che lega questi discorsi, ed è la preoccupazione per la difesa e la promozione della dignità umana, una dignità fondata sulla dimensione trascendente delle persone, altro aspetto sul quale la Santa Sede ha questa visione integrale dell’uomo, che non è ridotto ad una sola dimensione, solo alla dimensione fisica, alla dimensione materiale, alla dimensione economica, ma è visto, invece, nella sua integralità e su questa integralità la Santa Sede insiste. Quindi, il tema della difesa della dignità dell’uomo, della difesa dei suoi diritti, a cominciare dal diritto della vita, del momento del concepimento fino alla morte naturale, ed alla difesa della sua libertà. Evidentemente, l’altro aspetto è quello dell’educazione alla pace, la pace intesa come tutta quella serie di condizioni che permettono all’uomo di svilupparsi come uomo e come figlio di Dio e di creare intorno a sé dei rapporti sereni e fruttuosi con gli altri.

     
    D. – Viene, a questo punto, da concludere con le frasi e il pensiero conclusivo del discorso di quest’anno di Benedetto XVI. La diplomazia è l’arte della speranza, come dire che basta un tenue segno, un tenue accenno e si possono tessere delle trame importanti per l’uomo...

     
    R. – Io direi l’arte della speranza, perché arte della speranza significa che c’è la possibilità di risolvere in maniera pacifica le difficoltà e i conflitti che ci sono. Direi che questo sia il grande messaggio della diplomazia. Ci sono stati tanti e tanti esempi, tante situazioni, che hanno dimostrato come si sono realizzati gli sforzi della diplomazia. Magari non sempre i risultati sono all’altezza delle aspettative, ma credo che la speranza ci aiuti ad andare avanti anche quando non vediamo immediatamente dei risultati, ma a lavorare anche sui tempi lunghi, sempre sorretti - la diplomazia della Santa Sede è una diplomazia di sacerdoti – dalla grazia del Signore, sapendo che la grazia del Signore feconda tutti gli sforzi grandi o piccoli che si fanno in questo senso.

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    Il “Vox Clara Committee” prosegue il lavoro di revisione della traduzione in inglese dei testi liturgici

    ◊   Prosegue il lavoro del “Vox Clara Committee” per la revisione delle traduzioni in inglese dei testi liturgici. Il Comitato, istituito dalla Congregazione per il Culto Divino e la Disciplina dei Sacramenti nel 2001 e presieduto dall’arcivescovo di Sydney, il cardinale George Pell, si è riunito per la 15.ma volta dal 30 novembre al 5 dicembre 2007, a Roma nella sede del dicastero. Il lavoro del “Vox Clara Committee” ha per scopo di adeguare meglio allo spirito del Concilio Vaticano II la traduzione ufficiale inglese dei testi liturgici. I nuovi testi sono in genere più lunghi e completi di quelli attualmente in uso, specie negli Stati Uniti, per essere più fedeli al testo latino, come richiesto dalla Congregazione per il Culto Divino e la Disciplina dei Sacramenti nella sua V Istruzione per la retta applicazione della Costituzione sulla Sacra Liturgia del Concilio Vaticano II. L’edizione definitiva della nuova traduzione in inglese del Messale Romano dovrebbe essere pronta entro la fine del 2009. La prossima riunione del Comitato si terrà nel settembre 2008, sempre nella sede del dicastero vaticano,. Il 14 marzo dello scorso anno Benedetto XVI, durante l’udienza generale, ha salutato i membri del “Vox Clara Committee” ringraziandoli per il loro prezioso lavoro.

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    Oggi su "L'Osservatore Romano"

    ◊   In prima pagina un servizio di Luca Possati sulla conferenza dell'arcivescovo Dominique Mamberti (alla Pontificia università della Santa Croce) dedicata alla protezione del diritto di libertà religiosa nell'azione attuale della Santa Sede.

    In evidenza, nell'informazione internazionale, la situazione in Iraq, dove sono stati compiuti nuovi attacchi contro chiese cristiane (colpiti due luoghi di culto a Kirkuk), e il telegramma del Papa, a firma del segretario di Stato, al cardinale Emmanuel III Delly.

    Una sintesi, in cultura, dell'intervento di Maria Grazia Siliato su "Il Volto Santo nella tradizione storica e nell'arte del Mediterraneo orientale".

    Ampi stralci dell'introduzione al volume "San Pietro in Montorio. La chiesa dei re cattolici a Roma" di Flavia Cantatore.

    Stefan Heid illustra il progetto di realizzare un dizionario dei personaggi più rilevanti nella storia dell'archeologia cristiana.
     Gaetano Vallini recensisce il libro "L'Unione Sovietica e la Shoah" di Antonella Salomoni.

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    Oggi in Primo Piano



    Bush a Ramallah parla di pace tra israeliani e palestinesi entro il 2008

    ◊   E’ possibile la pace tra israeliani e palestinesi entro l’anno: lo afferma Bush, al suo secondo giorno in Medio Oriente. Dopo i colloqui ieri in Israele, oggi gli incontri con la parte palestinese: in mattinata prima la tappa a Ramallah e poi l’arrivo a Betlemme, tra imponenti misure di sicurezza. Il servizio di Fausta Speranza:


    Presto uno Stato palestinese e con contiguità territoriale: Bush dice di ritenerlo possibile, così come è fiducioso del fatto che un accordo di pace fra israeliani e palestinesi verrà firmato entro la fine del suo mandato, che scade nel gennaio del 2009. Il presidente USA parla in Cisgiordania, a Ramallah, al termine dell’incontro con il presidente palestinese Abu Mazen (Mahmoud Abbas). Di Israele dice che “non deve compiere azioni che minino gli sforzi dei servizi palestinesi per ristabilire la sicurezza nei territori palestinesi”. E poi afferma che “sia il premier israeliano Olmert (incontrato ieri) sia il presidente palestinese Abu Mazen comprendono l'importanza di due Stati democratici che vivano in pace l'uno a fianco dell'altro”. Parla di Gaza, dove si è scatenata la protesta contro la visita del presidente USA: centinaia i manifestanti, colpita una scuola americana che però era già chiusa. Bush dice che la situazione nella Striscia di Gaza è un problema complesso e la scelta per i palestinesi è tra una situazione di caos o a favore di forze che operano per la pace. Da parte sua, il presidente Abu Mazen parla di visita storica, aprendo la conferenza stampa congiunta. Assicura che il suo governo sta adottando passi concreti verso l'istituzione di un regime democratico, in vista della costituzione di uno Stato palestinese indipendente con Gerusalemme est per capitale. Sempre Abu Mazen dice che Hamas si è reso colpevole di una “sovversione” quando ha espugnato con la forza la Striscia di Gaza; che deve riconoscere la legittimità internazionale e l’iniziativa di pace araba, per poi precisare che l'ANP mantiene comunque rapporti con la popolazione palestinese di Gaza cui destina il 58 per cento del proprio bilancio. Ieri il presidente statunitense ha avuto prolungati colloqui con il premier israeliano Ehud Olmert, con i ministri Livni (Esteri) e Barak (Difesa) nonché con il capo dello Stato Shimon Peres. Anche ieri ha confermato il proprio impegno a ricercare in tutti i modi una soluzione del conflitto israelo-palestinese prima della fine del suo mandato.

    Dunque Bush, dopo aver parlato ieri a Gerusalemme col premier israeliano Olmert dell’annosa questione degli insediamenti, oggi a Ramallah ha affrontato con Abu Mazen (Mahmoud Abbas) il nodo sicurezza - sottolineando come le forze regolari palestinesi stiano migliorando - ed ha criticato Hamas. Ma a questo punto quale linea politica si andrà delineando? Giada Aquilino lo ha chiesto ad Eric Salerno, corrispondente dal Medio Oriente del quotidiano Il Messaggero:


    R. – Dalle posizioni di Abbas, di Olmert e di Bush, credo di capire che in questi mesi si tenterà di mantenere un livello basso di tensione: non risponderanno cioè, se non sarà proprio necessario, alle provocazioni di Hamas ed eviteranno di andare ad uno scontro su quei temi che devono essere negoziati. In merito alla questione della sicurezza, Bush - anche nella conferenza stampa a Ramallah - ha detto che bisogna fornire ad Abbas il modo di dire ai palestinesi: “avete la possibilità a questo punto di arrivare ad un accordo con Israele; ora tocca a voi scegliere tra l’accordo e lo scontro eterno con Israele”. A questo punto probabilmente – almeno secondo il capo della Casa Bianca – la popolazione dirà basta a Hamas ed andrà ad un accordo. Hamas dovrà, quindi, in questi mesi allontanarsi dalla posizione sempre più dura nei confronti di Israele e nei confronti di Abbas e rientrare nei ranghi per avere poi - forse - un ruolo politico nel futuro Stato palestinese.

     
    D. – Sia Abu Mazen, sia il capo della Casa Bianca parlano della firma di un Trattato e della nascita di uno Stato palestinese entro la fine del mandato di Bush, a gennaio 2009. È possibile?

     
    R. – Parlano della firma di un Trattato e, quindi, di un accordo di pace che significherebbe fissare tutte le clausole necessarie affinché questo Stato possa nascere. Dopo di che non è improbabile che si debba andare ad un referendum o ad elezioni sia in Israele sia presso i palestinesi, per decidere l’accettazione o non di tale intesa da parte dei rispettivi popoli. Inoltre dovranno essere, però, attuate tutte quelle promesse che riguardano soprattutto la sicurezza e gli insediamenti, in modo da permettere la creazione del nuovo Stato.

     
    D. – In questi giorni ancora l’Iran in primo piano, definito da Bush “minaccia alla pace mondiale”. Ma, per i Paesi arabi, Teheran che ruolo svolge oggi?

     
    R. – I Paesi arabi non vogliono andare ad uno scontro con Teheran, ma vogliono che l’Iran sia in qualche modo controllato. Credo che oggi ci sia una tendenza anche tra i grandi Paesi arabi – e quindi Egitto ed Arabia Saudita – a trovare un accordo con la Repubblica islamica. Questo significa – come stanno spiegando da tempo agli americani – che è inutile andare ad uno scontro diretto con Teheran, perché più si opta per questa soluzione e più si rafforza il presidente iraniano, Ahmadinejad. Se, invece, si comincia a parlare, si possono abbassare le tensioni e lo scontro diventa dialogo. Ed è chiaro che all’interno dell’Iran potranno prevalere le forze più moderate.

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    Nuovi attacchi anti-cristiani in Iraq: colpite due chiese a Kirkuk

    ◊   Dopo gli attacchi dell’Epifania a Mosul e Baghdad, si registrano nuovi attentati contro obiettivi cristiani in Iraq. Tre autobomba sono esplose ieri a Kirkuk prima contro la cattedrale caldea del Sacro Cuore e la chiesa St. Ephrem dei siro-cattolici. “Siamo preoccupati – ha dichiarato ad Asianews, mons. Louis Sako, arcivescovo caldeo di Kirkuk – ma continuiamo ad avere fiducia e speranza e porteremo avanti il nostro impegno nel dialogo interreligioso”. Proprio ieri il premier iracheno Al Maliki aveva assicurato “protezione e giustizia” per i cristiani. Salvatore Sabatino ne ha parlato con Adib Fateh Alì, portavoce della Comunità irachena in Italia:


    R. – Sinceramente, l’impressione è quella che si tratti di attentati coordinati, per il livello, per il numero, e anche per la coincidenza – vedi a Baghdad l’Epifania, a Kirkuk invece sono due le chiese che vengono colpite quasi in contemporanea – suscitano davvero seri interrogativi su chi possano essere i mandanti. A dire la verità, dopo le prime impressioni che si sono avute, e le condanne da parte delle autorità centrali irachene, l’impressione è che i cristiani siano un po’ lasciati al proprio destino. E la ragione di questo, secondo me, sono due: in Kurdistan, dove fino a ieri i cristiani hanno trovato, oltre che in Siria, nel Nord dell’Iraq un rifugio relativamente tranquillo, oggi sono minacciati seriamente anche gli originari abitanti cristiani che tradizionalmente sono presenti in modo massiccio sia a Mossul che a Kirkuk. Personalmente, vedendo anche la stampa di Baghdad, la stampa irachena o comunque generale, di oggi, non c’è il minimo cenno a quello che è avvenuto in modo molto eclatante. Tutti sono presi da altre problematiche, che conosciamo tutti.

     
    D. – Nonostante ieri però il premier Al Maliki abbia preso un impegno di proteggere la comunità cristiana. Ricordiamo anche che mons. Sako, arcivescovo di Kirkuk, ha detto che le bombe non uccidono la speranza e il dialogo. Ma ci sono segni di speranza che ci sia un impegno concreto nella protezione della comunità cristiana?

     
    R. – Guardi, io le sto parlando da musulmano, quale sono io. E’ vero, vi sono nette prese di posizione e di condanna verso questi atti e verso tutti gli atti terroristici in Iraq. Ma dinanzi al fatto che la minoranza cristiana sia presa di mira in modo sistematico e coordinato, le parole di condanna non trovano poi riscontro sul terreno: purtroppo, devo dire che molto è dovuto al fatto che il controllo della sicurezza in Iraq è quello che è, ma la cosa che impressiona è che la stampa locale, la stampa irachena non dia risalto alla dichiarazione del primo ministro che offre garanzie. Sembra che certe garanzie siano fatte solo per uso e consumo dell’estero, per dare l’impressione di voler fare qualcosa.

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    Rapporto sull’economia mondiale: c’è il serio rischio di una recessione globale

    ◊   Le riserve globali per il 2008 sono ai livelli più bassi degli ultimi 25 anni e le forniture mondiali sono particolarmente esposte a crisi e a disastri naturali a causa dell’accentuazione di fattori critici. Tra questi, ci sono la crescita della popolazione, il cambiamento degli stili di vita, i mutamenti climatici, le emergenze legate al petrolio e gli effetti della globalizzazione. E’ il quadro emerso dall’ultimo rapporto “Global Risks 2008” del World Economic Forum. Ma le prospettive per il futuro sono realmente preoccupanti? Risponde al microfono di Amedeo Lomonaco, il direttore della Fondazione Giustizia e Solidarietà della Conferenza episcopale italiana, Riccardo Moro:


    R. – Io credo che viviamo una situazione di particolare delicatezza. Non vi è probabilmente, alla soglia della nostra porta, la possibilità di una degenerazione immediata. Se non si interviene subito, però, il rischio è che la situazione che ci dovremo trovare a fronteggiare fra una decina di anni - e non fra 50 - sarà veramente estremamente difficile.

     
    D. – In particolare, cosa emerge da questo ultimo rapporto del World Economic Forum?

     
    R. – Il rapporto fotografa alcuni rischi in modo particolare. Si tratta di rischi sistemici del sistema finanziario, quello della sicurezza alimentare, del ruolo dell’energia e delle modalità con cui la globalizzazione alimenta il sistema industriale. A me onestamente colpisce una cosa: in questo dossier si parla molto precisamente di rischi ma non si parla mai di diritti. Da un lato, vi è effettivamente l’esistenza di una minaccia al benessere complessivo della popolazione mondiale, ma è veramente necessario – forse – sottolineare l’importanza e il ruolo della politica sia in termini di titolarità dei diritti, sia in termini di responsabilità dell’intervento.

     
    D. – Un’eventuale recessione negli Stati Uniti può influire in modo pesante nelle dinamiche della globalizzazione?

     
    R. – E’ un fatto che l’economia americana sta affrontando una situazione di particolare delicatezza. Gli ultimi dati, anche sull’occupazione, mostrano un declino. Vi è sicuramente una situazione di incertezza che può comportare una inquietudine complessiva nell’economia mondiale e, dunque, anche in quella europea.

     
    D. – Domenica scorsa il Papa, nell’omelia per la solennità dell’Epifania, ha sottolineato come non si possa dire che la globalizzazione sia sinonimo di ordine mondiale. Perché e quando questo fenomeno produce ed accentua disuguaglianze?

     
    R. – La globalizzazione non è un sistema, non è un ordine. Se non è governata attraverso regole, il rischio è quello di creare una situazione di giungla. Il Papa ha fatto una bellissima riflessione sulla necessità di stili di vita e di sobrietà, intendendo la sobrietà e la globalizzazione non come uno strumento di ascesi, ma come uno strumento concreto di salvezza dell’umanità. O noi riusciamo a governare, tra comportamenti dei cittadini e linee della politica, o ci votiamo ad una situazione – come alcuni propongono – di competizione estrema, lasciando fare al mercato. Quando però si lascia agire il mercato, i più forti, i più spregiudicati, e qualche volta addirittura i più disonesti, riescono a tutelare se stessi, senza tutelare la comunità e in particolare gli ultimi.

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    Chiesa e Società



    La visita del cardinale Toppo nello Stato indiano di Orissa, teatro di violenze anti-cristiane

    ◊   Il presidente della Conferenza episcopale indiana (Cbci) il cardinale Toppo si è recato nei giorni scorsi in visita nella zona di Bubhaneshwar, nello Stato di Orissa, nell'est dell'India, dove la comunità cristiana locale è stata colpita dalle recenti violenze anti-cristiane per mano dei fondamentalisti del Vishva Hindu Parishad (Vhp). Nel periodo natalizio, tra il 24 e il 27 dicembre, gruppi di estremisti si sono scagliati contro proprietà dei cristiani, dalit e tribali, con un tragico bilancio di 6 morti; 70 tra chiese e istituzioni attaccate, distrutte o date alle fiamme e 600 case danneggiate o rase al suolo: in totale 5 mila persone colpite. Come riferisce l'Agenzia AsiaNews, al card. Telesphore Toppo, ospite dell’arcivescovo Raphael Cheenath, le autorità locali hanno impedito di incontrare nelle loro abitazioni le vittime delle aggressioni ma il porporato è riuscito lo stesso a parlare con alcune di loro, ricevendole presso la sede episcopale. Ha inoltre visitato alcune delle aree dove sono avvenute le aggressioni, dove “la gente è ancora scioccata e vive in una grande paura e ansia”. Il card.Toppo ha poi incontrato il premier indiano Manmohan Singh per aggiornarlo sulla situazione in Orissa. Nella lettera consegnatagli il porporato ha definito “veramente tragica” la serie di attacchi “ingiustificati” condotti contro i cristiani nel distretto di Kandhamal. “Senza dubbio - scrive – si tratta di atti premeditati e portati a termine da forze settarie”. In una circolare del 7 gennaio il cardinale, infine, invita tutte le diocesi e le istituzioni cattoliche del Paese ad inviare alle comunità colpite aiuti materiali ed economici per la ricostruzione. Intanto, dopo le critiche di inefficienza e “apatia” lanciate da alcuni gruppi per i diritti umani, la Commissione nazionale per le minoranze (Ncm) si è recata nel distretto di Kandhamal. Solo lo scorso 7 gennaio, oltre 10 giorni dopo l’accaduto, una delegazione di due membri ha visitato l’area. Il gruppo deve accertare le cause delle violenze e suggerire i provvedimenti da prendere in sostegno alle vittime. (R.P.)

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    Colombia: annunciata la liberazione di due ostaggi nelle mani delle FARC

    ◊   A sorpresa, ieri, il residente del Venezuela, Hugo Chávez, tornando sul caso della sua mediazione per liberare ostaggi nelle mani delle FARC in Colombia ha annunciato che i colombiani rapiti "saranno liberi oggi". “Le FARC – ha aggiunto - ci hanno dato le loro coordinate”. Hugo Chávez ha spiegato che i gruppi ribelli colombiani gli hanno detto dove hanno lasciato le due donne, Clara Rojas, candidata alla vicepresidenza di Ingrid Betancourt, e la parlamentare Consuelo Gonzáles de Perdomo. Chávez ha fatto anche sapere di aver chiesto il via libera al governo colombiano che ha concesso subito tutte le autorizzazioni. “Parteciperemo a questa missione umanitaria annunciata da Chávez”, ha risposto il portavoce della Croce Rossa internazionale. Ovviamente non si parla di Emmanuel, figlio di Clara Rojas, che la guerriglia ha già liberato nel 2005. Intanto, in Colombia, l’episcopato locale, tramite le dichiarazioni di padre Darío Echeverri González, segretario generale della Commissione nazionale per la riconciliazione, ha lanciato un accorato appello a tutta la società per “fare del 2008 l’anno in cui dovrebbero rivedere la libertà tutte le persone sequestrate”. Padre Echeverri, citando parole dei vescovi colombiani, ha ribadito inoltre la necessità “di non dimenticare mai gli ostaggi e di non dare mai spazio alla rassegnazione”. “L’adattamento - ha precisato - non è una cosa buona di fronte ai grandi aneliti di pace che nutre l’intero Paese”. Il segretario della Commissione si è anche rallegrato per le ultime dichiarazioni che da Caracas annunciano, per oggi, la liberazione di Clara Rojas y Consuelo de Perdomo. Senza entrare nella polemica che da giorni occupa ampio spazio sulla stampa latinoamericana, padre Echeverri ha sottolineato che queste liberazioni sono una buonissima notizia, ma si deve anche avere “un orizzonte più vasto, cioè, la liberazione di tutti gli ostaggi e la pace” per la Colombia. In merito alle diverse delegazioni internazionali che hanno preso parte nelle trattative per liberare i sequestrati, padre Echeverri, ribadendo quanto già era stato detto giorni fa dalla Conferenza episcopale, ha precisato che "in Colombia esistono istanze umanitarie capaci di negoziare delle liberazioni. Tra queste ci sono, per esempio, il Comitato internazionale della Croce Rossa o il Difensore del popolo. Nel caso di queste liberazioni, ha aggiunto, “ciò che deve essere sempre prioritario è l’aspetto umanitario e la protezione della vita". (A cura di Luis Badilla)

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    Kenya: appello della Chiesa per la sepoltura dei morti. Molte salme lasciate insepolte per il timore di nuove violenze

    ◊   La maggior parte delle persone assassinate in seguito allo scoppio della violenza degli ultimi giorni in Kenya non è ancora stata sepolta. E’ quanto dichiara mons. Cornelius Kipng’eno Arap Korir, vescovo di Eldoret, nella zona occidentale del Paese. Negli occhi di molti ci sono ferite laceranti, come quelle provocate dalle immagini strazianti della chiesa pentecostale di Eldoret, dove sono morte tra le fiamme cinquanta persone. Gli abitanti hanno inoltre paura di seppellire i morti, perché temono nuove violenze. Il vescovo di Eldoret ha chiesto ausilio ad “Aiuto alla Chiesa che Soffre” (ACS), istituzione di assistenza di diritto pontificio. Il presule esorta inoltre il governo del Kenya a far sì che le strade principali di Eldoret tornino ad essere accessibili. Si chiede, in particolare, un passaggio sicuro per i veicoli che trasportano aiuti umanitari per le famiglie colpite da un’ondata di violenza che sembra senza fine. Solo nella diocesi di Eldoret – riferisce l’agenzia Zenit - ci sono più di 100.000 sfollati: molti di loro, che hanno percorso decine di chilometri a piedi, cercano ora rifugio nelle chiese, soprattutto nella cattedrale. Stanno iniziando ad arrivare, intanto, gli aiuti materiali inviati da varie organizzazioni. La diocesi di Eldoret è stata teatro di gravi disordini scoppiati dopo le elezioni presidenziali del 27 dicembre scorso. (A.L.)

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    Iniziativa di Pax Christi France per prepararsi alla Pasqua con i cristiani in Iraq

    ◊   Nuova proposta ecumenica di informazione, sensibilizzazione e solidarietà per una comunità, quella irachena, vittima di violenze e costretta, sempre più spesso, a rifugiarsi in altri Paesi. Si tratta dell’iniziativa “Prepararsi alla Pasqua con i cristiani in Iraq”, organizzata da Pax Christi France. Comincerà sabato prossimo nella chiesa di Saint Eustache, a Parigi, con il concerto “Liturgie per un mondo di pace. Ebraismo, cristianesimo, islamismo: la stessa ricerca di eternità”. Verranno anche presentati testi delle tre grandi religioni monoteiste e letto un appello rivolto ai fedeli francesi per sostenere i cristiani in Iraq. Nell’ambito di questa iniziativa – riferisce il quotidiano L’Osservatore Romano - rientra poi la visita nel Paese arabo, dall’8 al 15 febbraio, di una delegazione guidata dal vescovo di Troyes, mons. Marc Stenger, presidente di Pax Christi France. Il 16 marzo, domenica delle Palme e della Passione del Signore, la televisione trasmetterà inoltre in diretta, dalla chiesa di Saint Eustache, la Messa concelebrata in comunione con i cristiani in Iraq. Si stima che, complessivamente, i cristiani nel Paese del Golfo siano circa 550 mila. Prima della guerra, nel 2003, erano più di 800 mila. (A.L.)

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    Prossima visita in Terra Santa di vescovi americani ed europei

    ◊   Si svolgerà dal 12 al 16 gennaio la tradizionale visita in Terra Santa dei vescovi del coordinamento delle Conferenze episcopali di Stati Uniti ed Europa a sostegno della Chiesa cattolica e dei cristiani in Terra Santa. Secondo quanto riferisce al Sir padre Pierre Grech, segretario generale della Conferenza dei vescovi latini delle Regioni arabe, “il programma prevede sabato l’incontro con i vescovi e gli ordinari cattolici di Terra Santa cui seguirà quello con il delegato apostolico mons. Antonio Franco sull’Accordo fondamentale tra Israele e Santa Sede”. La visita a Betlemme, Nablus, Rafidia, Jenin e Zababdeh occuperà domenica i vescovi mentre “lunedì, sono in agenda briefing con il primo ministro palestinese Salam Fayed a Ramallah e con l’omologo israeliano, Ehud Olmert, a Gerusalemme”. “La novità di quest’anno – aggiunge padre Grech – è che l’incontro si concluderà a Roma il 16 gennaio per la concomitante visita ad limina degli ordinari cattolici di Terra Santa. “Arriviamo a questo appuntamento – conclude padre Grech - dopo un 2007 di ripresa dei pellegrinaggi e dopo Annapolis, dove si è parlato di pace tra palestinesi e israeliani”. (A.M.)

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    Richiesta d’aiuto della comunità monastica di Deir Mar Musa in Siria

    ◊   La comunità gesuita di Deir Mar Musa nel deserto siriano ha chiesto alla comunità cristiana aiuti finanziari. “Cari amici, siamo in crisi finanziaria acuta”. Queste le parole di padre Paolo Dall’Oglio riportate dall’agenzia Sir. Nella lettera del giovane padre gesuita le motivazioni della crisi: “una ripresa troppo lenta del turismo, il venir meno o la forte diminuzione di alcuni aiuti sostanziali, l’aumento del costo della vita e le richieste pressanti di aiuti per i poveri tra i quali anche i profughi iracheni”. La comunità di Deir Mar è considerata un punto di riferimento sia per cattolici che per musulmani. Nodo centrale del dialogo con l’Islam, la Chiesa siriana ha spesso ospitato incontri con famiglie musulmane, anche in occasione delle festività. E’ stato anche aperto un centro a Deir el-Hayek da utilizzare come monastero femminile per esercizi spirituali e seminari. “La comunità – ha concluso padre Dall’Oglio – vive grazie a progetti finanziati da numerose istituzioni e donatori pubblici e privati, ma attualmente siamo rimasti sguarniti di aiuti economici”. (C.C.)

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    Laos: ordinato un altro sacerdote Oblato di Maria

    ◊   Ancora un’ordinazione sacerdotale in Laos. Si tratta di padre Benedict Bennakhone Ithirath, 35 anni, Oblato di Maria (OMI), che è stato ordinato il 29 dicembre a Pakxan, sua parrocchia di origine, da mons. Jean Khamse Vithavong, vicario apostolico di Vientiane. Hanno concelebrato la liturgia, alla presenza di 3 mila fedeli e di alcune autorità locali, i vescovi degli altri tre vicariati apostolici del Laos. Presente anche il Nunzio apostolico, mons Salvatore Pennacchio. Quinto di una famiglia di undici figli, padre Bennakhone ha completato i suoi studi superiori in Australia, dove è stato ordinato diacono il 14 giugno dell’anno scorso. Con la sua ordinazione, salgono a cinque i sacerdoti laotiani del Laos ordinati in questi ultimi due anni con il benestare delle autorità, dopo tre decenni di persecuzioni e assenza di vocazioni. Oggi il Laos conta circa 45 mila cattolici su una popolazione di oltre 5 milioni di abitanti, in maggioranza buddisti e animisti. Dopo l’espulsione di tutti i missionari stranieri nel 1975, oggi la vita della Chiesa locale dipende in larga parte dai fedeli laici. Un particolare legame con il Laos lo hanno appunto gli Oblati di Maria Immacolata. Più di 100 di loro, soprattutto francesi e italiani, sono stati missionari nel Paese tra il 1935 e il 1975. Durante la guerra, sette Oblati furono uccisi e, dopo la vittoria dei comunisti, tutti gli altri espulsi. (L.Z.)


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    La Chiesa Siro-Malankarese festeggia il giubileo della sua prima cattedrale

    ◊   La Chiesa di rito siro-malakarese in India festeggia quest’anno il 75° anniversario dell’erezione della sua prima cattedrale, la chiesa di Santa Maria a Trivandrum (oggi Thiruvananthapuram). I festeggiamenti sono iniziati il 2 gennaio con una solenne liturgia presieduta dall’arcivescovo maggiore Baselios Mar Cleemis. Per celebrare degnamente l’occasione, il presule ha deciso di dedicare l’anno giubilare alla diffusione e alla conoscenza della Bibbia. A questo scopo, tutti i fedeli dell’arcidiocesi riceveranno entro la fine dell’anno una copia del testo sacro, mentre le chiese di Thiruvananthapuram accoglieranno gli ospiti di altre fedi con Bibbie in omaggio. Nello spirito dell’anno giubilare, l’arcidiocesi ha anche deciso di fare un dono speciale per il nuovo anno rimettendo tutti debiti contratti dai fedeli più poveri con le parrocchie e di promuovere varie iniziative per le famiglie bisognose. Nel suo messaggio per l’occasione, il presule ha anche invitato i fedeli a pacificarsi gli uni con gli altri e a mettere da parte per tutto il 2008 i loro contenziosi. La Chiesa Siro-Malankarese è uno dei tre riti in cui è suddivisa la Chiesa cattolica indiana, che comprende anche quella Siro-Malabarese, di rito orientale, e quella di rito latino, introdotto quest’ultimo dai missionari portoghesi nel XV secolo. Nata meno di un secolo fa dopo essersi staccata dalla Chiesa Malankarese Ortodossa, analogamente a quella Siro-Malabarese, trae le sue origini dalla predicazione di San Tommaso Apostolo in India nel I secolo d.C. e segue la tradizione siriaca. Oggi conta oggi circa 350 mila fedeli. (L.Z.)

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    Thailandia: i cattolici piangono la morte della principessa Galyani Vadhana

    ◊   E’ stata sorella di re Anandhamahidol (Rama VIII) e del regnante re Bhumibol Adulyadej (Rama IX) sul trono dal 1946. Ha svolto un ruolo decisivo per lo sviluppo del Paese, specie per le zone remote. La principessa Galyani Vadhana, morta il 2 gennaio all’età di 84 anni, è stata una donna decisiva per il destino della Thailandia. Per la sua cremazione, secondo la tradizione thai, bisogna attendere 100 giorni dalla sua morte. Il presidente della Conferenza episcopale thailandese, mons. George Yod Phimphisan, il 3 gennaio ha invitato tutti i fedeli per i 100 giorni di lutto anteriori alla sua cremazione a dedicarle la Messa quotidiana e ad aggiungere alla funzione una speciale preghiera di cordoglio. La messa funebre sarà celebrata il 13 gennaio nella Cattedrale dell’Assunzione dal cardinale di Bangkok, Michael Michai Kitbunchu, insieme al nunzio apostolico mons. Salvatore Pennacchio. La principessa ha sempre svolto attività di assistenza e solidarietà, come ricordano le famiglie cattoliche che hanno ricevuto la sua carità e che ora piangono la sua morte. Tra i principali impegni in favore della Chiesa cattolica nel Paese, il 9 gennaio 2000 ha partecipato alla celebrazione per l’Anno Giubilare allo Stadio nazionale a Bangkok; il 14 giugno 2000 ha fatto visita al centro per i malati di Hiv condotto, nei quartieri poveri, da padre Joseph H. Myer dei Padri Redentoristi. Il 28 settembre 2004 ha partecipato alla “Grande Messa in do minore” di Mozart nella Cattedrale dell’Assunzione a Bangkok. (C.C.)

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    Presentata la “Fondazione Cardinale Marc Ouellet”, un’opera sociale per l’integrazione degli immigrati

    ◊   Il cardinale Marc Ouellet, arcivescovo di Québec, e mons. Jean Picher, segretario generale del 49º Congresso Eucaristico Internazionale, hanno lanciato ufficialmente il 6 gennaio, solennità dell’Epifania, la “Fondazione Cardinale Marc Ouellet”, opera sociale per fornire sostegno alle persone bisognose. La Fondazione – riferisce l’agenzia Fides - è strettamente legata al 49º Congresso Eucaristico Internazionale, previsto nella città di Québec, in Canada, nel mese di giugno. Sarà di ausilio agli organismi che operano in favore degli immigrati e dei rifugiati, al fine di migliorare la loro integrazione nella regione del Québec. Per l'occasione, il porporato ha invitato le persone facoltose e la popolazione a contribuire generosamente alla causa. “Molto spesso, gli immigrati si trovano di fronte a diversi problemi quando giungono in un nuovo Paese”, si legge nel comunicato di presentazione dell’iniziativa. “L’isolamento, la povertà e le difficoltà fanno parte della loro vita quotidiana. Perciò, grazie a queste donazioni, si potrà costruire una società di amore e di pace, favorendo l’integrazione di tutti i popoli della terra”. Il Congresso Eucaristico Internazionale si svolgerà dal 15 al 22 giugno 2008 ed ha per tema “L’Eucaristia, dono di Dio per la vita del mondo”. (A.L.)

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    A Bruxelles le organizzazioni islamiche firmano la “Carta dei musulmani d’Europa”

    ◊   Sarà firmata oggi a Bruxelles la “Carta dei musulmani d’Europa” da oltre 400 organizzazioni musulmane. Il documento, elaborato su iniziativa della Federazione delle organizzazioni islamiche d'Europa, "costituirà un codice islamico di buona condotta e impegnerà le comunità musulmane a partecipare alla costruzione di un’Europa comune e di una società unita". Secondo il vicepresidente del Parlamento dell'Ue Mario Mauro, che terrà oggi il discorso di apertura della cerimonia, la Carta coinvolge le persone di fede islamica nella promozione dello “sviluppo dell’armonia e del benessere nelle nostre società e nel pieno svolgimento del ruolo di cittadini nel rispetto della giustizia, dell’uguaglianza di diritti e della differenza”. Il vicepresidente dell’Assemblea, come riferito dall’agenzia Sir, ha proseguito: “Per la prima volta una Carta dà un codice di condotta ai musulmani d’Europa che non deve essere in contraddizione con le legislazioni europee. Si tratta – conclude - di un’ottima spinta per rafforzare il dialogo interculturale e interreligioso anche alla luce dell’insistenza sul dovere che ha il musulmano di rispettare il non musulmano”. (A cura di Chiara Calace)

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    Nominato il nuovo presidente della Conferenza episcopale olandese

    ◊   È mons. Adrianus Herman van Luyn, vescovo di Rotterdam, il nuovo presidente della Conferenza episcopale olandese. La nomina è avvenuta ieri da parte dei vescovi olandesi. Van Luyn, che è anche presidente della Comece (Commissione degli episcopati della Comunità europea), è vescovo di Rotterdam dal 1994. Al suo fianco siederà come vicepresidente il vescovo di Roermond, mons. Franciscus Jozef Maria Wiertz. Quest’ultimo è capo della diocesi di Roermond dal 1993 e membro del Consiglio episcopale permanente dal 2005, nonché referente per la pastorale dei media e della comunicazione. (C.C.)

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    Monete commemorative per la GMG 2008 in occasione della prima visita di Benedetto XVI in Australia

    ◊   La zecca di Perth, ‘The Perth Mint’, ha emesso il 2 gennaio 2008 una serie di monete a tiratura limitata per la Giornata Mondiale della Gioventù 2008 a Sydney, in occasione della prima visita del Papa in Australia. La serie include due modelli approvati dal Vaticano, una moneta d’oro e una d’argento da 1 oncia ciascuna, raffiguranti il Papa, il logo della GMG e la scritta “World Youth Day Sydney 2008” sul rovescio. Le monete, emesse a corso legale, avranno una tiratura limitata: 1.000 quelle d’oro e 25 mila quelle d’argento. “E’ la prima volta che un Papa viene raffigurato su una moneta a corso legale australiana", spiega Ron Currie, direttore vendite e marketing di "The Perth Mint". Le monete verranno vendute in contenitori di legno, a loro volta protetti da un contenitore rosso (per la moneta d'oro) o nero (per la moneta d'argento) raffigurante un'immagine a colori di Benedetto XVI. Il prezzo è di 1.750 dollari australiani per la moneta d'oro e 89,50 dollari australiani per la moneta d'argento e potranno essere acquistate presso la zecca di Perth: www.perthmint.com.au. (C.C.)

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    24 Ore nel Mondo



    Attentato kamikaze in Pakistan: è strage di poliziotti. Oltre 20 morti

    ◊   È di almeno 22 morti e di sessanta feriti il bilancio ancora provvisorio dell'attentato suicida avvenuto questa mattina a Lahore, capitale della provincia orientale pakistana del Punjab. Obiettivo dell’attacco i poliziotti che sorvegliavano una manifestazione di avvocati di fronte al Palazzo di un tribunale. Il servizio di Stefano Leszczynski:

     
    Doveva essere una pacifica manifestazione di avvocati che protestavano contro le misure restrittive imposte dal Governo e lo slittamento delle elezioni legislative al 18 febbraio. Si è, invece, trasformata improvvisamente in una carneficina in cui la maggior parte delle vittime sono state proprio i poliziotti schierati di fronte al palazzo dell’Alta Corte di Lahore. Il kamikaze si è lanciato contro il cordone di polizia appena un quarto d’ora prima che avesse inizio la manifestazione. La maggior parte degli avvocati, che dovevano scendere in piazza si trovava ancora all’interno dell’edificio del tribunale. Nessuna rivendicazione è ancora giunta, ma i sospetti degli investigatori si dirigono verso i fiancheggiatori di al Qaeda nel Paese. Il presidente Musharraf ha condannato l’attentato, dichiarando di essere sempre più deciso a combattere ogni atto terroristico. Il 27 dicembre scorso la tensione è salita alle stelle in Pakistan dopo l’assassinio, in un sanguinoso attentato, della ex premier Benazir Bhutto, attribuito dal governo a frange di al Qaeda. Attualmente nel Paese si trova anche una squadra di Scotland Yard per tentare di fare chiarezza sulle vere cause della morte della Bhutto e sulle modalità dell’attentato.

    Libano
    Intanto, il leader del movimento sciita libanese Hezbollah, il sayyed Hasan Nasrallah, afferma che l'arrivo del presidente USA, George W. Bush, in Medio Oriente “fa di oggi un giorno nero della storia della nazione araba e musulmana”. Nasrallah, che in ccasione delle celebrazioni per l'inizio della festività sciita della Ashura ha pronunciato, ieri sera, un discorso tv diffuso sui grandi schermi della periferia meridionale di Beirut occaforte di Hezbollah, ha affermato che “Bush è venuto nella regione per compiere la più grande operazione d'inganno, dicendo che è qui per proteggere i Paesi arabi del Golfo dall'Iran”. Per Nasrallah. “Bush l'ingannatore non protegge però gli arabi” e “il nemico che lui indica è un falso nemico”.

    Iraq
    Oltre 40 presunti rifugi di al Qaeda alla periferia sud di Baghdad, sono stati colpiti in un massiccio bombardamento aereo compiuto questa mattina dalle forze americane in Iraq: 38 bombe sganciate nei primi dieci minuti e un totale di circa 18 tonnellate di esplosivi. I bombardamenti di precisione sono stati compiuti in sostegno dell'operazione "Phantom Phoenix", lanciata dalle forze USA e irachene due giorni fa contro al Qaeda e si sono svolti in coordinamento con le forze di terra. Nel comunicato non viene precisato se vi siano state vittime tra gli insorti o tra le forze multinazionali e irachene. Intanto, l’Organizzazione Mondiale della Sanità pubblica un drammatico bilancio delle persone civili morte in Iraq: almeno 151 mila le vittime tra il 2003 e il 2006. È triste parlare di medie, ma può avere un significato per capire l’andamento delle violenze: nel primo anno circa 128 iracheni hanno perso la vita in modo violento, al giorno, nel secondo 115, nel terzo 126.

    Libano
    Il segretario generale della Lega Araba, Amr Mussa, impegnato in una mediazione per tentare di risolvere la crisi politica libanese, sta affrontando il problema della divisione dei poteri tra maggioranza parlamentare antisiriana e opposizione guidata dal movimento sciita Hezbollah in un nuovo “governo di unità nazionale”. L'opposizione vuole un esecutivo di 30 membri dove la maggioranza, l'opposizione e il futuro presidente della Repubblica nominino dieci ministri ciascuno. La coalizione al potere respinge questa “interpretazione” del piano della Lega Araba per porre fine alla crisi libanese. Mussa, che ha una fitta agenda di incontri dei leader politici e religiosi libanesi, ha ribadito oggi, dopo aver incontrato il patriarca maronita, Nasrallah Sfeir, che il piano arabo “è chiaro e non necessita di spiegazioni o interpretazioni”. Il piano, ha aggiunto, prevede che la formazione del nuovo governo avverrà in modo da prevenire la possibilità per la maggioranza di “monopolizzare” il processo decisionale e all'opposizione di avere il potere di “interdizione”. Mussa, arrivato ieri a Beirut, si è incontrato con il presidente del parlamento, Nabih Berri, e il premier Fuad Siniora. Oggi, si incontrerà con Michel Aoun, il leader cristiano alleato di Hezbollah.

    Afghanistan
    Un soldato della Forza ISAF guidata dalla NATO è morto e un altro è rimasto ferito nell'esplosione di una mina avvenuta nelle ultime ore nel sud dell'Afghanistan. Ne hanno dato notizia fonti militari. Lunedì scorso altri due soldati della coalizione erano rimasti uccisi nell'est dell'Afghanistan per l'esplosione di un ordigno che aveva fatto saltare in aria il veicolo sul quale viaggiavano. In accordo con le autorità, la Forza ISAF non rende nota la nazionalità dei militari della Nato vittime di attentati.

    Turchia
    Le forniture iraniane di gas naturale alla Turchia, sospese da 5 giorni, riprenderanno a partire da lunedì prossimo. Lo ha affermato il premier turco Tayyip Erdogan citando assicurazioni fornitegli da fonti iraniane vicine al presidente Ahmadinejad. Nei giorni scorsi aveva annunciato che avrebbe chiesto personalmente al presidente iraniano un'immediata ripresa delle forniture. Teheran ha spiegato l'interruzione delle sue forniture di gas con la rottura di un gasdotto a causa del gelo e con una riduzione del gas proveniente dal Turkmenistan. Da ieri la Turchia, a sua volta, ha ridotto le forniture di gas alla Grecia. Lunedì scorso il flusso di gas iraniano alla Turchia, che normalmente è di 29 milioni di metri cubi al giorno, è stato sospeso dopo essere stato ridotto. La Turchia ha siglato con l'Iran un accordo preliminare per grossi investimenti turchi nel sud dell'Iran al fine di aumentare il flusso di gas iraniano in Turchia, ma gli USA sono apertamente contrari alla realizzazione di tale accordo.

    In Spagna rivelazioni sugli attentati di dicembre
    Fa discutere in Spagna la confessione di un militante dell’ETA in relazione all’attentato che a dicembre scorso ha causato due morti all’aeroporto di Madrid. Il servizio è di padre Ignazio Arregui:


    Il ministro dell’Interno ha affermato che secondo le confessioni di un militante dell’ETA arrestato in questi giorni si conoscono i nomi degli autori dell’attentato effettuato all’aeroporto internazionale di Madrid il 30 dicembre scorso che ha causato la morte di due immigrati ecuadoregni ed ingenti danni materiali. Quell’attentato ha significato inoltre la fine della tregua dell’ETA e dei contatti che erano in corso con il gruppo armato in cerca della pace. Non solo: adesso si è saputo che contemporaneamente alle trattative di pace, l’ETA stava ormai preparando l’attentato contro l’aeroporto di Madrid. Il ministro dell’Interno ha aggiunto che i particolari forniti negli interrogatori potevano essere conosciuti solo dagli autori dell’attentato. Queste rivelazioni hanno avuto all’origine l’arresto domenica scorsa di due uomini armati. I poliziotti hanno fatto uso della forza causando alcune ferite agli arrestati. Di conseguenza si é aperta una forte discussione attorno al modo in cui avrebbe agito la polizia. Uno dei due arrestati è stato ricoverato in ospedale a San Sebastian, dove si trova ancora, e l’altro è stato portato a Madrid. È stato questo secondo arrestato a confessare la sua partecipazione all’attentato del 30 dicembre a Madrid insieme con l’altro militante arrestato ed un altro militante identificato ma evaso. Inoltre hanno rivelato che tra i prossimi attentati in progetto c’era quello di mettere una potente carica di esplosivo, durante la prossima campagna per le elezioni del 9 marzo, in un grosso centro commerciale e finanziario al centro di Madrid, che avrebbe causato danni ancor piú gravi di quelli dell’attentato del 30 dicembre. Nelle prossime ore, si attendono altre informazioni che permettano di offrire un quadro piú completo su queste preoccupanti rivelazioni.(Per la Radio Vaticana, padre Ignazio Arregui)

    Yemen
    Scontri fra l'esercito yemenita e i ribelli della minoranza zaidita sono ripresi ieri sera nella provincia di Saada, nel nordovest dello Yemen. Come si è appreso oggi da testimoni, le forze governative hanno bombardato la notte scorsa con l'artiglieria pesante i ribelli asserragliati in zone montagnose della regione di Miran. Lo scorso giugno un cessate il fuoco era stato concordato fra esercito yemenita e ribelli zaiditi, con la mediazione del Qatar. Il conflitto armato tra potere centrale e ribelli zaiditi ha provocato migliaia di morti dal 2004. Lo zaidismo è una corrente sciita, maggioritaria solo nel nord dello Yemen, la cui popolazIone è in prevalenza sunnita.

    Kenya
    La polizia ha disperso in mattinata a Nairobi, ricorrendo anche a gas lacrimogeni, una protesta di un gruppo di donne, una settantina, c'era anche qualche bimbo, che manifestavano a favore del leader dell'opposizione Raila Odinga. C'è stata anche qualche carica. La manifestazione - ha dichiarato la polizia - era illegale, e le donne bloccavano una strada importante. Il clima si fa sempre più teso, dunque, mentre la diplomazia internazionale continua il suo pressing. Il vicesegretario di Stato americano, Kendayi Frazer, è tornata ieri sera a Nairobi - ne era ripartita nei giorni scorsi dopo una missione di tre giorni - per riprendere le fila della mediazione, mentre il capo dello Stato del Ghana e presidente di turno dell'Unione Africana, John Kufuor, continua la spola tra il presidente eletto (voto molto contestato) Mwai Kibaki ed il leader dell'opposizione Odinga, che continua a proclamarsi il "vero presidente", ed a non riconoscere Kibaki. Per ora, però, si vedono pochi spiragli negoziali, mentre hanno giurato in mattinata i 17 ministri nominati l'altro ieri da Kibaki, circa la metà del governo, una scelta che ha scatenato ferme proteste da parte dell'opposizione.

    Somalia
    I deputati somali hanno concesso oggi la fiducia al nuovo governo del premier Nur Hussan Hussein. I voti a favore sono stati 223, i contrari solo cinque, gli astenuti due. Erano presenti in aula 230 deputati sui 275 eletti. La votazione è avvenuta a Baidoa, ovest del Paese, dove siede il Parlamento. Lo apprende l'ANSA da fonti diplomatiche concordi in Kenya. Il governo si presenta come un esecutivo di svolta, con una strategia tutta tesa al dialogo ed alla riconciliazione con l'opposizione. Le cancellerie occidentali lo sostengono con forza, ritenendolo una nuova concreta speranza per la disastrata Somalia.

    Immigrazione clandestina
    Sono 226 gli immigrati intercettati a meno di un chilometro dalla costa di Lampedusa, in Italia, a bordo di un peschereccio di circa 15 metri. I clandestini, tra cui sei donne, saranno trasferiti nel centro di prima accoglienza. All'operazione di soccorso hanno partecipato tre motovedette della Capitaneria e una della Guardia di Finanza. Cento clandestini sono stati trasbordati su un guardacoste, mentre gli altri hanno raggiunto il porto a bordo del peschereccio trainato da un'altra motovedetta della Guardia costiera.

    Russia-Daghestan
    Dai due ai quattro ribelli sono stati uccisi dalle forze russe nel corso della notte a Guelim-Batan, nel Daghestan, repubblica del Caucaso russo vicina alla Cecenia. Lo ha riferito l'agenzia Interfax. “Fra i due e i quattro ribelli si sono rifugiati in un'abitazione per sfuggire alle forze dell'ordine che conducevano un'operazione speciale”, ha dichiarato una fonte della polizia locale, citata all'agenzia.

    Corea del Sud
    La Corte costituzionale della Corea del Sud ha dato il via libera a un'indagine condotta da un consiglio speciale sulle accuse di malversazioni rivolte al neo presidente conservatore Lee Myung-Bak. La Corte ha respinto un'istanza nella quale si chiedeva di far cessare le indagini contro Lee. Il consiglio di inchiesta era stato approvato dal governo uscente il 26 dicembre. Eletto, a larga maggioranza il 19 dicembre, l'ex sindaco di Seul era stato accusato di legami con una società al centro di uno scandalo finanziario che risale al 2001, la Bkk. Lee era stato assolto dalla giustizia per queste accuse di frode all'inizio di dicembre, ma il presidente uscente Roo Moo-Hyun aveva chiesto la riapertura dell'inchiesta alla luce di una registrazione video nella quale Lee ammette di aver fondato una controversa società di investimenti. La giustizia ha respinto la richiesta di riaprire il fascicolo giudiziario, ma il parlamento si è pronunciato il 17 dicembre per la creazione di una commissione d'inchiesta indipendente. Lee assumerà le sue funzioni il 25 febbraio e da quel momento sarà coperto dall'immunità. (Panoramica internazionale a cura di Fausta Speranza)


    Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LII no. 10
     

     
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