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Sommario del 06/01/2008

Il Papa e la Santa Sede

  • La Chiesa vuole mettersi al servizio dell'umanità: così il Papa durante la Santa Messa nella solennità dell'Epifania. All’Angelus poi Benedetto XVI invita a seguire il Vangelo così come i Magi seguirono la stella cometa
  • Si celebra oggi, nella solennità dell'Epifania, la Giornata mondiale dell'infanzia missionaria, incentrata sul tema "Accogliamo Gesù nel mondo"
  • Questa mattina corteo storico a Via della Conciliazione per la XXIII edizione della manifestazione folcloristica "Viva la Befana"
  • Oggi in Primo Piano

  • Intervista con il direttore del quotidiano "Il Foglio", Giuliano Ferrara, che ha lanciato la proposta di moratoria sull'aborto
  • La religione creatrice di cultura: intervista con mons. Gianfranco Ravasi sul 2008 come "Anno europeo del dialogo interculturale"
  • Portare 30 giovani della Papua Nuova Guinea alla GMG di Sydney: è l’impegno preso da un missionario del PIME che, ai nostri microfoni, racconta l’attesa di questi ragazzi
  • Chiesa e Società

  • Una giornata di preghiera per "far tornare il Kenya la nazione bella e unita che conosciamo". Un'iniziativa delle Chiese cattoliche e protestanti del Paese
  • Il cardinale Martino ha consacrato oggi la nuova Chiesa di Phnom Penh, la prima dopo le distruzioni dei Khmer Rossi
  • Aumenta il numero dei profughi iracheni che rientrano in patria, quasi 46 mila da settembre. Ma le condizioni di vita nel Paese sono ancora critiche
  • "I cattolici in Iraq hanno le mani legate" a causa dellal situazione di terrore. La testimonianza di un missionario carmelitano
  • Le sfide della Chiesa in Kazakhstan, ponte tra Europa e Asia
  • In Myanmar riprende l'attività del Centro mariano di Chathangone dove ogni Natale giungono più di tremila fedeli
  • Cambogia: un gruppo di studenti porta doni natalizi alle famiglie povere
  • "Dai molti un'unica famiglia di Dio": si apre negli Stati Uniti la settimana nazionale dell'immigrazione
  • Si è concluso stamani, con la Messa in San Pietro, il pellegrinaggio dei giovani di Azione Cattolica in Terra Santa
  • Svizzera: una colletta nelle diocesi per aiutare le mamme e future mamme in difficoltà
  • Germania: ad aprile il III Congresso internazionale dedicato alla Chiesa universale. "Un'opportunità per rinnovare la propria vita in Cristo"
  • "Cantare è pregare due volte": questo lo spirito che anima il Concerto pro romitaggio di Gerusalemme
  • Siena dedica una giornata di studio e riflessione alla Via Franchigena, "risorsa spirituale, pastorale, culturale"
  • La diocesi di Hong Kong, in Cina, inaugura un laboratorio multimediale destinato agli operatori della pastorale
  • Un museo dedicato a Papa Giovanni Paolo I nel suo paese d'origine
  • 24 Ore nel Mondo

  • Attacco coordinato contro alcune chiese cristiane in Iraq
  • Il Papa e la Santa Sede



    La Chiesa vuole mettersi al servizio dell'umanità: così il Papa durante la Santa Messa nella solennità dell'Epifania. All’Angelus poi Benedetto XVI invita a seguire il Vangelo così come i Magi seguirono la stella cometa

    ◊   Nella solennità dell’epifania del Signore, Benedetto XVI ha presieduto questa mattina la celebrazione eucaristica nella Basilica Vaticana per celebrare “Cristo, Luce del mondo, e la sua manifestazione alle genti”. L’umanità - ha osservato il Santo Padre - è lacerata da “spinte di divisione e sopraffazione” e la Chiesa è “santa e composta di peccatori”. L’avvenimento evangelico che ricordiamo nell’Epifania – ha poi detto il Papa davanti a cardinali, vescovi, membri del corpo diplomatico e fedeli – ci rimanda “alle origini della storia del popolo di Dio, cioè alla chiamata di Abramo”. Gesù Cristo – ha aggiunto - è venuto a portare a compimento l’alleanza e la “benedizione di Abramo si è estesa a tutti i popoli, alla Chiesa universale”. Successivamente, all’Angelus, il Papa ha sottolineato come sia la forza dello Spirito Santo a muovere “i cuori e le menti alla ricerca della verità, della bellezza, della giustizia e della pace”. Il servizio di Amedeo Lomonaco:


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    L’arrivo dei Magi dall’Oriente a Betlemme per adorare il neonato Messia – ha affermato Benedetto XVI – “è il segno della manifestazione del Re universale ai popoli e a tutti gli uomini che cercano la verità”. E’ l’inizio – ha spiegato - di un movimento opposto all’episodio biblico della torre di Babele, simbolo di confusione delle lingue e della dispersione dell’umanità su tutta la terra:

    “Dalla confusione alla comprensione, dalla dispersione alla riconciliazione. Scorgiamo un legame tra l’Epifania e la Pentecoste: se il Natale di Cristo, che è il Capo, è anche il Natale della Chiesa, suo corpo, noi vediamo nei Magi i popoli che si aggregano al resto d’Israele, preannunciando il grande segno della “Chiesa poliglotta”, attuato dallo Spirito Santo cinquanta giorni dopo la Pasqua”.

    E’ sempre affascinante – ha detto il Papa - allargare lo sguardo “sulla storia della salvezza in tutta la sua ampiezza, per ammirare la bellezza del disegno di Dio, proiezione nella storia del suo essere Comunione trinitaria, Amore fedele e tenace, che mai viene meno alla sua alleanza di generazione in generazione”. Questo mistero – ha spiegato il Santo Padre - costituisce la speranza della storia; è “il mistero di una benedizione che vuole raggiungere tutti i popoli e tutti gli esseri umani perché possano vivere come fratelli e sorelle, figli dell’unico Padre”. Tale disegno preannunciato dai profeti – ha affermato il Papa - è stato rivelato in Gesù Cristo, “ed ora si sta realizzando mediante la Chiesa”.

    “Ma esso è contrastato da spinte di divisione e di sopraffazione, che lacerano l’umanità a causa del peccato e del conflitto di egoismi. La Chiesa è al servizio di questo “mistero” di benedizione per l’intera umanità. Essa assolve appieno la sua missione solo quando riflette in se stessa la luce di Cristo Signore, e così è di aiuto ai popoli del mondo sulla via della pace e dell’autentico progresso”.

    Benedetto XVI durante l’omelia ha ricordato inoltre che la Chiesa, depositaria della benedizione con la chiamata di Abramo, è “santa e composta di peccatori”, segnata dalla tensione tra il “già” e il “non ancora”. All’Angelus ha poi affermato che “gli uomini e le donne di ogni generazione hanno bisogno di essere orientati” e si domandano quale stella possono seguire. “La luce spirituale della stella che aveva guidato i Magi - ha aggiunto il Papa - è presente nella Parola del Vangelo”.

    “Quella stessa parola, che altro non è se non il riflesso di Cristo vero uomo e vero Dio, è autorevolmente echeggiata dalla Chiesa per ogni anima ben disposta. Anche la Chiesa, pertanto, svolge per l’umanità la missione della stella. Ogni autentico credente è sempre in cammino nel proprio personale itinerario di fede e, al tempo stesso, con la piccola luce che porta dentro di sé, può e deve essere di aiuto a chi si trova al suo fianco, e magari stenta a trovare la strada che conduce a Cristo”.

    Il Papa durante l’omelia nella Basilica Vaticana ha parlato anche di altre tensioni, che sconvolgono il mondo: anche oggi – ha detto il Santo Padre riprendendo le parole di Abramo - una “nebbia fitta avvolge le nazioni”:

    “Non si può dire infatti che la globalizzazione sia sinonimo di ordine mondiale, tutt’altro. I conflitti per la supremazia economica e l’accaparramento delle risorse energetiche, idriche e delle materie prime rendono difficile il lavoro di quanti, ad ogni livello, si sforzano di costruire un mondo giusto e solidale”.

    C’è bisogno – ha detto il Papa - di “una speranza più grande, che permetta di preferire il bene comune di tutti al lusso di pochi e alla miseria di molti”.

    “Questa grande speranza può essere solo Dio … non un qualsiasi dio, ma quel Dio che possiede un volto umano (n. 31): il Dio che si è manifestato nel Bambino di Betlemme e nel Crocifisso-Risorto”.

    Se manca la vera speranza - ha sottolineato Benedetto XVI - si cerca la felicità nell’ebbrezza, nel superfluo, negli eccessi, e si rovina se stessi e il mondo. La moderazione – ha osservato il Santo Padre - non è allora solo una regola ascetica, ma anche una via di salvezza per l’umanità.

    “La moderazione non è allora solo una regola ascetica, ma anche una via di salvezza per l’umanità. È ormai evidente che soltanto adottando uno stile di vita sobrio, accompagnato dal serio impegno per un’equa distribuzione delle ricchezze, sarà possibile instaurare un ordine di sviluppo giusto e sostenibile. Per questo c’è bisogno di uomini che nutrano una grande speranza e possiedano perciò molto coraggio”.

    Il coraggio dei Magi – ha sottolineato il Papa - che intrapresero un lungo viaggio seguendo una stella, e che seppero inginocchiarsi davanti ad un Bambino e offrirgli i loro doni preziosi. Abbiamo tutti bisogno di questo coraggio, ancorato a una salda speranza.

     
    Bendetto XVI ha rivolto inoltre, poco prima della recita mariana dell’Angelus, i suoi più cordiali auguri ai fratelli e alle sorelle delle Chiese Orientali che, seguendo il calendario giuliano, celebreranno domani il Santo Natale. Il Papa ha ricordato infine che oggi si celebra la Giornata missionaria mondiale dell’Infanzia missionaria e auspicato che “i bambini siano sempre missionari del Vangelo”.

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    Si celebra oggi, nella solennità dell'Epifania, la Giornata mondiale dell'infanzia missionaria, incentrata sul tema "Accogliamo Gesù nel mondo"

    ◊   Si celebra oggi la Giornata missionaria mondiale dell’infanzia, voluta nel 1843 dal vescovo di Nancy, mons. Charles de Forbii Janson, e ratificata da Papa Pio XII nel 1950. Senza discriminazione di razza, cultura o religione, i bambini dell’infanzia missionaria partecipano a progetti in favore di milioni di bambini che vivono situazioni di disagio. La Pontificia opera dell’infanzia missionaria, diffusa in 150 Paesi, aiuta fanciulli e ragazzi a “prendere coscienza della propria vocazione cristiana”, a diventare “membri attivi nella vita della Chiesa e del mondo” e a sviluppare “il senso di responsabilità e solidarietà universale”. Il servizio di Amedeo Lomonaco:


    Nel giorno in cui la Chiesa celebra la festa dell’Epifania, anche i bambini sono chiamati ad essere un “segno”, a seguire i passi dei re Magi, ad illuminare i sentieri che conducono all’incontro con il Signore e a fortificare il loro senso di responsabilità e solidarietà. Sul legame tra missionarietà e la festa dell’Epifania, ascoltiamo al microfono di Susan Hodges, della redazione inglese della nostra emittente, padre Patrick Byrne, segretario generale della Pontificia Opera della Santa Infanzia:

    "Noi celebriamo in tutto il mondo la Giornata Mondiale della Santa Infanzia sempre il 6 gennaio, nella solennità dell’Epifania. E’ una festa molto importante per noi: è l'occasione per sottolineare l’importanza della dimensione missionaria dell’infanzia. Noi lavoriamo affinchè tutti i bambini del mondo abbiano una consapevolezza forte della vocazione missionaria e sentano la necessità di aiutare spiritualmente e materialmente i loro fratelli e sorelle dei Paesi poveri del mondo".

    Le offerte per questa giornata saranno destinate a vari progetti nei diversi Continenti. Tra questi, ci sono quest’anno la realizzazione di un centro di formazione per bambine in Albania, la costruzione di un centro parrocchiale in Thailandia e la creazione di piantagioni e allevamenti destinati al sostegno di bambini orfani nella Repubblica Democratica del Congo. La solidarietà aiuta poi il bambino ad uscire anche dal proprio egocentrismo. Ma dall’impatto con la povertà, con le sofferenze, quali sentimenti nascono e sbocciano in un bambino? Risponde suor Maria Teresa Crescini, da 23 anni nell’animazione missionaria a livello internazionale:

    "La solidarietà e la missionarietà invitano il bambino ad affacciarsi alla finestra e a guardare nel mondo. Il movimento dei bambini forma alla pace, alla fraternità, all’ecumenismo, frutti meravigliosi. Non è tanto il frutto economico, che è comunque rilevante, ma è fondamentale questo abbraccio di fraternità che muove i bambini e li educa a uscire da se stessi e a guardare il mondo".

    Il tema dell’odierna giornata è “Accogliamo Gesù nel mondo”. Un'accoglienza e una missionarietà che assumono una dimensione rilevante soprattutto in Stati segnati da profonde divisioni. E’ una realtà, questa, che si può cogliere in particolare in Brasile, come ci riferisce suor Maria Teresa Crescini:

    "Io adesso mi trovo in Brasile; credo che questo sia il Paese più 'vivace' per quanto attiene alla Santa infanzia perché il Brasile, tutta l’America Latina, hanno fatto un passo in avanti. Si accolgono e si educano alla missionarietà e alla fraternità anche gli adolescenti".

    La generosità dei bambini, spesso priva di riserve, diventa poi anche uno stimolo ‘contagioso’ per tutti.

    "Diventa un’evangelizzazione per gli adulti. I bambini evangelizzano la realtà adulta che magari esce da un’esperienza di dittatura. Il recente convegno a Brño dei bambini della infanzia missionaria della Repubblica Ceca ha riempito ad esempio la cattedrale e ha commosso gli anziani vescovi che hanno detto: durante il regime non avremmo mai pensato che un giorno questa cattedrale sarebbe stata piena di bambini oranti, di bambini disposti ad aprire il cuore a tutto il mondo".

    Con la solidarietà dei bambini si possono finanziare migliaia di progetti in un anno. Con i fondi raccolti vengono realizzati scuole, orfanotrofi, centri di recupero che la Pontificia opera infanzia missionaria sostiene in favore dei bambini meno fortunati sparsi nei cinque Continenti. Suor Maria Teresa Crescini:

    "Riusciamo a finanziare qualcosa come tremila progetti, con piccoli finanziamenti. Quest’anno i bambini hanno raccolto più di 22 milioni di dollari. In questo fondo di solidarietà ci sono i 3 milioni di dollari della Germania, ma ci sono anche i 50 dollari dei bambini del Kenya e i 200 euro dei bambini dell’Albania; si tratta di contributi che rappresentano moltissimo in termini di solidarietà".

    Sono mani tese verso quel popolo di milioni e milioni di piccoli in gravi difficoltà, spesso senza famiglia, nascosti nell’ombra della clandestinità, feriti nel cuore e nel corpo da piaghe terribili, come la malnutrizione, l’istruzione negata, il flagello dell’AIDS ed il turpe fenomeno dei bambini soldato.

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    Questa mattina corteo storico a Via della Conciliazione per la XXIII edizione della manifestazione folcloristica "Viva la Befana"

    ◊   Bande musicali, gruppi folcloristici e di rievocazione storica hanno riempito questa mattina di suoni e suggestive scenografie via della Conciliazione in occasione della XXIII edizione del tradizionale corteo storico folcloristico “Viva la Befana”, promosso dall’associazione Europae Familia. Ai partecipanti è giunto anche il saluto del Papa e dopo l’Angelus, come consuetudine, i re magi hanno portato tre doni simbolici al Santo Padre. Al corteo hanno preso parte anche centinaia di figuranti in costume a piedi e cavallo. Ci illustra questa iniziativa, al microfono di Luca Collodi, Sergio Balestrini, presidente dell’associazione Europae Famiglia:


    R. – Questi figuranti, nella nostra tradizione, ogni anno provengono da una località diversa, proprio per celebrare l’universalità di questa festa. Quindi è come se Gesù fosse nato a Subiaco e ad Arcinazzo e nell’Alta Valle dell’Aniene. E tutto il seguito, compresi i Re Magi, provengono da quella zona. I temi fondamentali che improntano questa manifestazione, sono la pace, la solidarietà e la fratellanza e il rispetto della tradizione. Abbiamo per l’occasione fatto realizzare dei doni e questi tre doni sono ispirati proprio all’ultima enciclica, “Spe salvi”. Noi abbiamo voluto, a nostro modo, rappresentare la speranza. La speranza del mondo odierno su come fondare il tempo futuro della famiglia, quindi sono tre doni, tre speranze. La prima, che si possa seguire la via di San Benedetto, patrono d’Europa, ma anche seminatore della pace e della regola “Ora et Labora”; la seconda, che la luce divina illumini le menti dei potenti della Terra al fine di far tacere le armi con la solidarietà e la fratellanza. E la terza opera, invece, vorrebbe significare che nel nuovo millennio i popoli dovrebbero maggiormente comprendere come i dieci comandamenti della seconda tavola mosaica hanno vigore sempre. Non ci dobbiamo dimenticare quali sono le nostre regole, perché a volte, durante il corso della nostra vita, noi dimentichiamo non solo le nostre tradizioni, ma anche le regole che noi stessi ci siamo date ed abbiamo accettato.

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    Oggi in Primo Piano



    Intervista con il direttore del quotidiano "Il Foglio", Giuliano Ferrara, che ha lanciato la proposta di moratoria sull'aborto

    ◊   Prosegue in Italia il dibattito sulla proposta di moratoria dell’aborto lanciata dal direttore de “Il Foglio”, Giuliano Ferrara, e finalizzata a far inserire nella Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo il diritto alla vita “dal concepimento fino alla morte naturale”. Nei giorni scorsi, il presidente della CEI, cardinale Angelo Bagnasco, intervistato dal quotidiano "Il Corriere della Sera", ha definito l’iniziativa lodevole auspicando anche una revisione della legge 194 sull’interruzione di gravidanza. Intanto, si accende il dibattito politico e c’è chi torna a parlare di scontro tra laici e cattolici. Non è d’accordo Giuliano Ferrara, intervistato da Paolo Ondarza:


    R. – Solo la Chiesa, solo i volontari dei movimenti per la vita hanno mantenuto alta la bandiera – diciamo – dell’umanesimo. Il pensiero laico si è assuefatto, per cui l’aborto è diventato un fenomeno di massa che non solo travalica la cifra mostruosa di circa 50 milioni di aborti l’anno. Ma è diventato un aborto selettivo. Nel momento in cui le Nazioni Unite varano, come valore universale, la vita nel chiedere una moratoria della pena di morte legale, è ovvio che si deve come scelta optare per la vita, e non per la morte.

     
    D. – Ferrara, come si potrebbe concretizzare la proposta di moratoria per l’aborto?

     
    R. – Se io fossi il ministro della Sanità italiano, o francese, o spagnolo chiederei di convocare un Consiglio europeo e formulerei un emendamento alla Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo. Una emendamento che proponga un obiettivo: zero aborti. Questa è la meta dell’umanità!

     
    D. – Intanto, in Italia si riaccende il dibattito sulla legge 194 ...

     
    R. – E’ un dibattito, per quanto mi riguarda, falso alla radice. Tutti sanno che la legge 194 si chiama “Legge per la tutela della maternità”, che è composta di due parti. Una parte, alla quale io sono in linea di principio contrario, e quella abortista della legge. Poi, c’è una parte apertamente anti-abortista che dice: bisogna prevenire, bisogna verificare... C’è una parte molto forte che va nella direzione della moratoria, e quella va rafforzata; bisogna fare in modo che non manchino assistenza, risorse, aiuto... Ed è necessario anche cambiarla in relazione a ciò che in questi 30 anni la scienza ci ha detto di nuovo su quello che impropriamente viene chiamato “il feto”, ed è “il bambino”: un bambino che possiamo fotografare, che possiamo analizzare, di cui conosciamo il sesso, gli occhi, il naso, le orecchie, la bocca, di cui sappiamo che può godere della musica, che può esprimere delle reazioni; un "bambino" che, naturalmente, non ha le reazioni coscienti di una personalità formata e anagraficamente identificata, ma ha sempre reazioni che esprimono una individualità ...

     
    D. – A livello laico, da cosa nasce la proposta di una moratoria sull’aborto?

     
    R. – Ci sono casi di aborto terapeutico che portano al fatto che vengono abortiti vivi, i bambini, e tutto questo nell’indifferenza! Il mio giornale tratta di queste cose ormai da molti anni, perché crede che siano più di tutte le altre cose, gli elementi caratterizzanti di una civiltà moderna. Se una civiltà moderna vuole suicidarsi ... Noi non vogliamo dare una mano a che questo accada!

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    La religione creatrice di cultura: intervista con mons. Gianfranco Ravasi sul 2008 come "Anno europeo del dialogo interculturale"

    ◊   La religione è "un’anima che pervade dimensioni diverse e passa anche aldilà della cultura", entrando all’interno della società e dell’uomo con "tutte le sue sfumature, in tutti i suoi lineamenti, in tutte le sue fisionomie". Il pensiero è dell'arcivescovo Gianfranco Ravasi, presidente del Pontificio Consiglio della Cultura, riferito al 2008 come Anno europeo del dialogo interculturale. Su questo evento, e sull'impegno della Chiesa, ecco il pensiero del presule, intervistato da Giovanni Peduto:


    R. - Possiamo dire che la Chiesa, nei confronti di questo evento particolare, si presenta con alle spalle un lungo itinerario. Un itinerario che ha dimensioni diverse, però sempre orientate a declinare una parola che diventa fondamentale. Ed è fondamentale, dobbiamo dire, anche nella scelta fatta lo scorso maggio a Strasburgo dalla sessione dei ministri del Consiglio d’Europa, riunito proprio per decidere il tema di questo Anno europeo. Questa parola “dialogo”, naturalmente, merita una riflessione particolare perché ha dei significati che devono essere opportunamente decifrati.

     
    D. - Se all’interno del dialogo interculturale viene inserito anche il dialogo interreligioso, come fare per non dare l’impressione che il dialogo fra confessioni e comunità religiose differenti sia solo un aspetto della cultura? Oppure si tratta di un falso problema?

     
    R. - Certo, ci sono due prospettive che si possono adottare. Da una parte, direi che c’è la lettura che viene fatta dal mondo laico del fenomeno culturale. Ora, la lettura presentata dal Consiglio d’Europa, quando ha indetto per il 2008 l’Anno del dialogo interculturale, è stata fatta proprio tenendo conto di un orizzonte molto mutevole, con delle iridescenze, dei colori, delle sfumature molto diverse. Faccio solo qualche esempio. Si è pensato all’ambito dell’educazione a tutti i livelli, dalla scuola al livello accademico, ossia alla grande ricerca. Si è pensato poi al tema della gioventù. Si è quindi posto l’accento sul tema dello sport, perché è considerato come una delle manifestazioni antropologiche, una di quelle manifestazioni generali di massa che in sé producono fatti positivi. Ma sono manifestazioni che rivelano anche che la cultura è tante volte espressione di tensioni. E infine si è pensato anche al fenomeno religioso. In questo approccio, tale fenomeno viene visto come uno dei tanti colori di questo spettro. Io devo dire che anche questa considerazione merita attenzione. Non deve essere automaticamente bollata come negativa, perché è già positivo il fatto che si consideri il fenomeno religioso come una componente culturale. Detto questo, dicevo che c’è anche un’altra prospettiva, che è quella adottata invece maggiormente dalle religioni e quindi anche dalla Chiesa cattolica; secondo tale prospettiva, il fenomeno religioso è indubbiamente creatore di cultura. Ha però al suo interno dimensioni ulteriori. Non può essere cioè ridotto semplicemente nel perimetro delle esperienze di tipo culturale e forse questo invita anche chi parla in materia ad elaborare un concetto di cultura molto più fluido, più ampio. La religione, infatti, per sua natura è anche esperienza personale, adesione interiore, scelta di vita e anche scelta che coinvolge la politica, l’etica, la società e tante altre dimensioni di vario genere; con il suo richiamo morale entra, ad esempio, anche nei problemi dell’economia, della finanza, della globalizzazione. Per questo, bisogna anche dire che, quando si parla di religione, probabilmente si deve andare oltre il perimetro culturale tradizionale e collocarla eventualmente in un concetto di cultura nuovo ed intenderla, cioè, come riflessione sull’uomo. In questo caso, la religione diventa una presenza onnicomprensiva, che ha da dire la sua su ognuno di questi percorsi, itinerari, traiettorie che l’uomo fa durante la propria vita e ed esistenza nella storia.

     
    D. - Quando il magistero della Chiesa e i Papi ricordano e sottolineano che l’uomo è un essere culturale, quale messaggio si desidera trasmettere o quali sono i messaggi costitutivi dell’essere al tempo stesso artefice e destinatario di cultura?

     
    R. - La definizione dell’uomo come figura, per sua natura culturale, rappresenta indubbiamente il tentativo di definire un progetto di uomo che non tenga conto soltanto della dimensione intellettuale e che non lo consideri come parte di progetti, ossia come homo technicus che ha tante idee, tanti disegni, tante realizzazioni. È il tentativo di scavare nell’immagine profonda dell’uomo. In questa definizione, che viene presentata dalla tradizione della Chiesa dalle sue origini e dai papi, il primo elemento è indubbiamente il concetto di persona. Questa nella tradizione cristiana, ma non solo, è vista nella sua dimensione trascendente. Come diceva Pascal, l’homme dépasse infiniment l’homme, ovvero l’uomo supera infinitamente l’uomo, supera se stesso. La capacità che ha l’uomo dentro di sé è quella di trascendere la sua pelle, di trascendere la scansione del tempo e dello spazio e di tendere verso l’eterno e l’infinito. Questo noi lo verifichiamo non soltanto nell’ambito della religione, che è il suo luogo privilegiato di manifestazione, ma anche nella poesia, nell’arte, che è il tentativo di esprimere con le parole o un disegno l’eterno e l’infinito. Nel concetto di persona c’è ancora un’altra dimensione, perché proprio la Bibbia ricorda che l’uomo fu creato a immagine e somiglianza di Dio e quindi come tale Dio creò l’uomo a sua immagine, “e uomo e donna li creò”. Cioè l’uomo ha dentro di sé un’altra dimensione che è quella di essere maschio e femmina. Un’altra nota caratteristica dell’uomo culturale secondo la visione cristiana, quindi il Magistero e, direi, la riflessione cattolica, riguarda il concetto di sussidiarietà: in altre parole, stato, cultura, società, vita, civiltà e religione sono in simbiosi tra loro, ma non si devono sovrapporre, non si devono schiacciare l’un l’altro. E l’ultimo elemento che fa sì che l’uomo sia culturale, in senso pieno, è legato al fatto che egli, per sua natura - come abbiamo già detto - è un uomo di relazione. E questa relazione allora suppone che egli possa realizzare pienamente se stesso, nel dialogo con gli altri, nel confronto con gli altri, nella diversità.

     
    D. - Eccellenza, quali sono le aspettative della Santa Sede verso quest’Anno europeo del dialogo interculturale, e in particolare il dicastero della cultura ha in cantiere delle iniziative?
     
    R. - Dobbiamo dire che la tendenza attuale dei governi europei e anche un po’ l’impressione generale, il clima che si respira, è quella di considerare il fenomeno culturale come un fenomeno neutro, con molteplici dimensioni. Ma è un fenomeno che non ha in sé un suo imprinting, se vogliamo, una sua anima, che deve essere poi corretta, ricostruita, riplasmata, ma ha già una sua identità. Si cerca di evitare questo concetto. Io credo, invece, che di fronte a questa visione sia necessario ritornare ancora, come ha fatto la Chiesa in questi ultimi anni, a ribadire la propria grande eredità europea. Perché ribadirla? Almeno per due aspetti. Primo, perché da una parte ha prodotto dei risultati di altissimo livello. Certo, ha avuto anche dei limiti: ha indubbiamente prodotto guerre e anche forme di tensioni. Però, a conti fatti, i frutti positivi sono di alto livello. Pensiamo alla storia dell’arte, della cultura, all’ethos, a una certa visione umanistica che l’Europa ha rispetto ad altre civiltà. E questo è stato merito proprio dell’esperienza cristiana. L’altro aspetto da considerare, per quanto riguarda questa dimensione dell’eredità, è che essa è, nel bene e nel male, anche ai nostri giorni, il nostro volto. Noi non ricominciamo mai, l’umanità non ha mai ricominciato da zero, perché è pur sempre vero che siamo sempre sopra le spalle di altri, che tante volte sono stati dei giganti, come si usa dire. Ed è proprio per questo che riusciamo ad andare avanti, a guardare più avanti rispetto a chi ci ha preceduto, ma guai a dimenticare questo elemento che è il patrimonio, l’eredità che possediamo.

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    Portare 30 giovani della Papua Nuova Guinea alla GMG di Sydney: è l’impegno preso da un missionario del PIME che, ai nostri microfoni, racconta l’attesa di questi ragazzi

    ◊   Per 30 ragazzi della Papua Nuova Guinea l’anno appena iniziato è soprattutto l’anno della GMG di Sydney. Per la prima volta, la Giornata Mondiale della Gioventù si svolgerà in un posto non troppo lontano dalla remota isola. Di qui, l’idea di padre Giorgio Licini, Superiore regione del PIME di promuovere un progetto con lo scopo di aiutare 30 ragazzi cattolici della Papua Nuova Guinea, con scarse possibilità economiche, a realizzare il grande sogno della partecipazione alla GMG. Alessandro Gisotti ha raggiunto padre Giorgio a Port Moresby, capitale della Papua Nuova Guinea, per farsi raccontare i sentimenti con i quali questi giovani vivono l’attesa della GMG:


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    R. – Si tenga presente, anzitutto, che la Papua Nuova Guinea è un Paese che vive, praticamente, nell’isolamento internazionale, nel senso che a parte alcuni passaggi, alcune presenze di stranieri qui, nella capitale, per il resto i ragazzi non sono esposti alla possibilità di viaggi, di incontri, eccetera. Andare ad incontrare migliaia di giovani provenienti da tutte le parti del mondo, sarà certamente un’esperienza unica nella loro vita.

     
    D. – Un’esperienza dalla quale sicuramente potranno trarre dei frutti, ritornando a Port Moresby, ritornando in Nuova Guinea?

     
    R. – Certamente! Noi ci stiamo infatti già preparando con loro, spiegando bene il senso della Giornata mondiale e spiegando anche i frutti di arricchimento umano e di fede che trarranno dall’incontro con questi altri giovani, dal messaggio che riceveranno nelle catechesi, dal messaggio che riceveranno naturalmente dal Santo Padre; da questa grande festa di giovanicui potranno assistere.

     
    D. – Come si testimonia la speranza evangelica a questi giovani?

     
    R. – Cos’è la speranza? E’ stare vicino a loro e cercare di dare un po’ di coraggio ad alcuni, cercare di insegnare la strada del lavoro, la strada della scuola, la strada della costruzione di una vita, possibilmente di una famiglia, e andando alla Giornata mondiale della gioventù riceveranno allora un messaggio spirituale ed umano ancora più intenso che li aiuterà molto.

     
    D. – Quindi, in un certo senso il 2008 si presenta come l’anno della GMG per questi giovani?

     
    R. – Esatto! Siamo già in questo clima, di per sé. La Croce del Giubileo, che precede la Giornata mondiale dei giovani, ogni volta nei diversi continenti, è già passata da qui in aprile: a Pasqua si è fermata proprio qui, a Port Moresby. Da quella data e da quella occasione, per noi è iniziata la Giornata mondiale dei giovani. Stiamo già riflettendo a fondo sul tema del dono dello Spirito Santo che li rende testimoni, e per renderli testimoni deve anzitutto rinnovarli.

     
    D. – C’è, se vogliamo, anche un aneddoto, un ricordo particolare legato a questa attesa?

     
    R. – Mi colpisce soprattutto quando si parla loro di questa adunata oceanica di Sydney. Lo stupore quando li si guarda negli occhi e si dice loro: ci saranno almeno 500 mila giovani. 500 mila giovani è più della popolazione della capitale, qui, di Port Moresby! Ed è un decimo della popolazione di tutta la Papua Nuova Guinea! Qui c’è il senso un po’ di attesa, di meraviglia, di scoperta per chi si appresta a questo avvenimento per la prima volta in assoluto!

     
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    Per conoscere meglio l’attività di padre Giorgio Licini ed aiutarlo a realizzare il suo progetto per i giovani della Papua Nuova Guinea alla GMG, si può consultare il sito Internet www.pimemilano.com.

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    Chiesa e Società



    Una giornata di preghiera per "far tornare il Kenya la nazione bella e unita che conosciamo". Un'iniziativa delle Chiese cattoliche e protestanti del Paese

    ◊   Giornata di preghiere speciali per la pace in Kenya dopo le violenze post-elettorali. Oggi nelle Chiese cattoliche e protestanti si sono raccolti migliaia di fedeli – informa l’agenzia ANSA – mentre il Media Council ha annunciato un'ora “di preghiere per la pace” che verrà trasmessa da tutti i più importati canali televisivi del Paese stasera. Cresce intanto il lavoro per dare assistenza, cibo e un tetto, ai 250 mila keniani che hanno lasciato le loro case per sfuggire alle violenze di questa settimana. “Insieme le nostre preghiere daranno un aiuto a far tornare il Kenya la nazione bella e unita che tutti amiamo” ha esortato il Media Council invitando a un'ora di preghiera corale per stasera. Migliaia di sfollati continuano a essere accampati davanti alle chiese o alle stazioni di polizia o nei campi attorno a Eldoret, la città più colpita dalle violenze, dove in una chiesa protestante sono morte bruciate cinquanta persone, sopratutto donne e bambini. (S.G.)

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    Il cardinale Martino ha consacrato oggi la nuova Chiesa di Phnom Penh, la prima dopo le distruzioni dei Khmer Rossi

    ◊   È stata definita “un segno di speranza”. È la nuova chiesa di Phnom Penh, la prima costruita nella capitale della Cambogia, dopo l’era di distruzione dei Khmer Rossi che sterminarono e deportarono milioni di persone. Oggi è stata consacrata al Bambin Gesù dal cardinale Raffaele Martino già nunzio in Cambogia e ora presidente del Pontificio consiglio di Giustizia e Pace. Alla celebrazione hanno partecipato, tra gli altri, l’attuale nunzio nel Paese, mons. Salvatore Pennacchio, mons. Emile Destombes, vescovo della capitale e il vescovo emerito mons. Yves Ramousse, presule di Phnom Penh all'arrivo di Pol Pot. Presenti, inoltre, circa un migliaio di cristiani e oltre trenta sacerdoti. Questo il commento rilasciato da uno di loro all’agenzia AsiaNews: “E' stato un momento di entusiasmo e di gioia, soprattutto per i missionari francesi del MEP (Missions etrangères de Paris), che in questa chiesa sono presenti da moltissimo tempo e che sono stati testimoni della persecuzione e devastazione nel periodo del comunismo”. (S.G.)

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    Aumenta il numero dei profughi iracheni che rientrano in patria, quasi 46 mila da settembre. Ma le condizioni di vita nel Paese sono ancora critiche

    ◊   Ventimila profughi iracheni hanno lasciato la Siria per tornare nel loro Paese. È la stima dell’organizzazione umanitaria Mezzaluna Rossa che in totale, dalla metà di settembre a oggi, calcola 45.913 rientri. Di questi, 38.736 hanno avuto come destinazione Baghdad. La cifra, riportata dall’agenzia AsiaNews, è inferiore a quella diffusa dal governo iracheno, che parla già di 60 mila rientri, per lo più da Siria e Giordania. L’aumento dei rimpatri coincide con il calo degli attacchi a livello nazionale che, secondo le forze statunitensi in Iraq, è pari al 62 per cento; è dovuto, soprattutto, all’aumento delle truppe e alla formazione di numerosi gruppi a livello tribale in opposizione ad al-Qaeda. La Mezzaluna Rossa (analogo islamico della Croce Rossa) sottolinea, comunque, che la situazione dei profughi iracheni rimane drammatica. “Soffrono ancora gravi problemi – si legge nel rapporto – legati all’elevato costo degli affitti, all’insufficienza delle strutture sanitarie, alla disoccupazione e alla difficoltà per i giovani di portare avanti gli studi”. Secondo l’Alto Commissariato ONU per i rifugiati (UNHCR), gli iracheni che hanno abbandonato la loro casa dopo l’invasione Usa del 2003 sono 4,2 milioni: solo la Siria ne ospita 1,4 milioni, 750 mila la Giordania. Sul sito web delle Nazioni Unite si legge che “molte aree sono ancora considerate insicure. In generale non vi è sicurezza materiale, fisica e legale e manca l’accesso a servizi basilari come acqua potabile, cibo, ospedali, istruzione; non vi sono inoltre possibilità di impiego lavorativo né di recuperare proprietà immobili e terreni”. (S.G.)

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    "I cattolici in Iraq hanno le mani legate" a causa dellal situazione di terrore. La testimonianza di un missionario carmelitano

    ◊   “La ricostruzione dell’Iraq si deve realizzare non attraverso la violenza, ma attraverso la riscoperta della persona umana contro il predominio dei capi”. Queste parole di speranza – riportate dall’Osservatore Romano – sono di padre Manuel Hernández, membro di una comunità di carmelitani di Baghdad, da qualche mese rientrato in Spagna su richiesta del suo superiore per motivi di sicurezza. Era l’unico missionario spagnolo rimasto Iraq, uno dei pochi stranieri. Dalla parrocchia di Santa Teresa, accompagnava le numerose famiglie cristiane nei momenti più difficili e dolorosi della loro vita, minacciata e colpita dalla guerra. Così racconta la situazione della Chiesa oggi in Iraq: “A causa della situazione di terrore in cui viviamo, i cattolici hanno le mani legate. Celebriamo le funzioni religiose con il costante rischio di subire attentati. Molti sacerdoti vengono uccisi o rapiti. I cristiani sono traumatizzati. Molti sono dovuti fuggire”. (S.G.)

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    Le sfide della Chiesa in Kazakhstan, ponte tra Europa e Asia

    ◊   Evangelizzazione e aumento delle vocazioni: sono le sfide della Chiesa in Kazakhstan, come ha rivelato all’agenzia Fides mons. Athanasius Schneider, vescovo ausiliare della diocesi di Karaganda. “Il Kazakhstan – spiega il presule – è un Paese dell’Asia centrale che si trova tra la Russia e la Cina, dunque rappresenta un ponte tra l’Europa e l’Asia. Noi cattolici siamo solo il due per cento della popolazione, un piccolo gregge che esce dalle catacombe”. Una delle principali sfide è la mancanza di sacerdoti, anche se l’anno passato, rende ancora noto il vescovo, si sono avute le prime ordinazioni di prelati nativi. Un’altra grande sfida è la diffusione del Vangelo, in un Paese a maggioranza musulmano. “La nostra è più che altro un’evangelizzazione di presenza e di testimonianza – continua mons. Schneider – che avviene principalmente per mezzo degli edifici sacri, poiché non possiamo evangelizzare direttamente. I Paesi orientali hanno grande sensibilità per l’arte sacra, la bellezza, la cultura. Così offriamo il nostro contributo costruendo belle chiese e promuovendo i valori culturali del Cattolicesimo attraverso l’azione caritativa e l’assistenza sociale”. Tra i progetti, anche l’edificazione una chiesa che supplisca alla mancanza di una cattedrale e diventi luogo di espiazione per i tanti luoghi di culto cattolici profanati e distrutti nel tempo: “un luogo di preghiera, memoria e pellegrinaggio”. Verrà intitolata alla Vergine di Fatima, “Madre di tutti i Popoli”. (S.G.)

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    In Myanmar riprende l'attività del Centro mariano di Chathangone dove ogni Natale giungono più di tremila fedeli

    ◊   Corsi di formazione, ritiri e sostegno spirituale per i pellegrini: sono alcune delle attività del Centro arcivescovile di Chathangone, in Myanmar, gestito dai sacerdoti missionari di Nostra Signora di La Salette e recentemente rinnovato. Il centro, situato nella chiesa della Madonna del Rosario, a circa 500 chilometri da Yangon, durante le festività natalizie attira più di tremila fedeli in pellegrinaggio. Nel 2007 – informa l’Osservatore Romano – i sacerdoti hanno festeggiato il 70.mo anniversario del loro arrivo nel Paese. Il lavoro dei missionari era stato interrotto nel 1976 quando il Governo ha nazionalizzato le scuole e non ha esteso il visto ai religiosi. Nel 2005, ha spiegato uno di loro, padre Nicodemo Aung Than Aye, l’attività è ripresa su richiesta del vescovo di Mandalay mons. Paul Zinghtung Grawng. Ora i lavori di rilancio sono stati completati e i missionari possono offrire un aiuto concreto ai fedeli, contribuendo alla loro crescita spirituale e all’istruzione dei giovani. “Per quanto riguarda il futuro – ha poi rivelato padre Aung Than Aye – stiamo progettando di aumentare il numero dei missionari e di aprire una casa di formazione”. (S.G.)

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    Cambogia: un gruppo di studenti porta doni natalizi alle famiglie povere

    ◊   Coperte, vestiti, uniformi scolastiche, cibo e articoli sanitari. Sono i doni natalizi che, grazie a una colletta, un gruppo di studenti cambogiani ha portato a dieci famiglie povere di Prey Veng, cittadina a est della capitale. I protagonisti dell’iniziativa – informa l’Osservatore Romano – sono un gruppo di giovani del Catholic Church Student Center di Phnom Penh. Ad accompagnarli padre O. Indon, del Jesuit Service Cambodia (JSC), che ha sottolineato l’alto valore religioso del gesto. “Tutti noi – ha affermato – abbiamo ricevuto un dono da Dio. La nostra missione è aiutare gli altri, in particolare servire i poveri”. I ragazzi, accorsi a sostegno delle persone indigenti con i generi di prima necessità, fanno parte di un’associazione di vita cristiana che si riunisce periodicamente per studiare passi della Bibbia e condividere esperienze di apostolato verso i più bisognosi. Nel povero, secondo quanto ricordato da padre Indon, si vede ogni giorno il volto di Cristo che non può farci rimanere indifferenti. (S.G.)

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    "Dai molti un'unica famiglia di Dio": si apre negli Stati Uniti la settimana nazionale dell'immigrazione

    ◊   Negli Stati Uniti, mentre è ancora aperto il dibattito sulla riforma dell’immigrazione, i vescovi esortano i fedeli a un atteggiamento di accoglienza e interesse verso gli immigrati. L’occasione è la Settimana Nazionale dell’Immigrazione che si celebra da oggi al 12 gennaio sul tema “Dai molti un’unica famiglia di Dio”. Scopo dell’iniziativa, giunta alla sua 27.ma edizione, è quello di richiamare l’attenzione sulle cause del fenomeno migratorio e sulle condizioni di vita degli immigrati, verso i quali prevalgono spesso atteggiamenti di chiusura. “Invece di accogliere i nuovi arrivati costretti dalle circostanze a cercare fortuna da noi – rileva nel messaggio per l’occasione mons. John Wester, presidente della Commissione episcopale per i migranti - rispondiamo con la paura e coviamo risentimenti e sospetti”. Tra gli appuntamenti in programma, incontri liturgici e di preghiera, iniziative educative e di solidarietà come l’adozione di famiglie di rifugiati da parte di famiglie americane e festival di degustazione di piatti etnici. I vescovi statunitensi hanno affrontato questo delicato tema anche nel loro ultimo messaggio per la Festa nazionale del lavoro, lo scorso settembre, definendo “inaccettabile” e “insostenibile” l’attuale situazione degli immigrati nel Paese. (S.G.)

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    Si è concluso stamani, con la Messa in San Pietro, il pellegrinaggio dei giovani di Azione Cattolica in Terra Santa

    ◊   Sono rientrati stanotte a Roma i 150 giovani dell'Azione Cattolica, provenienti da 27 Paesi del mondo, che hanno preso parte al pellegrinaggio in Terra Santa promosso dal Forum internazionale dell'associazione. Stamani, in San Pietro, hanno partecipato alla celebrazione eucaristica dell'Epifania presieduta da Benedetto XVI, donando al Pontefice un presepe. La caratteristica che ha reso unico questo viaggio, si legge in un comunicato dell’Azione Cattolica, è stata l'opportunità di entrare in contatto in modo privilegiato con la popolazione cristiana della Terra Santa, per costruire ponti di speranza in una terra segnata dal continuo sorgere di muri e divisioni. I giovani, che hanno visitato Nazareth, Cana, Giaffa di Nazareth e Reneh, sono stati ospitati da oltre 60 famiglie del posto (di rito latino, melchita e maronita). Hanno inoltre incontrato il vescovo mons. Giacinto Marcuzzo, vicario generale del Patriarcato di Gerusalemme per lo Stato di Israele, che ha celebrato la Santa Messa con loro nella Basilica dell'Annunciazione. (S.G.)

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    Svizzera: una colletta nelle diocesi per aiutare le mamme e future mamme in difficoltà

    ◊   Una colletta nazionale per le mamme e future mamme in difficoltà. È l’iniziativa che, con l’appoggio della Confererenza episcopale svizzera, si svolgerà nelle diocesi elvetiche domenica 13 gennaio. Due le organizzazioni promotrici: il Fondo di Solidarietà per la Madre e il Bambino (Sofo) creato dalla “Lega svizzera delle donne cattoliche” e la fondazione denominata “Sos future mamme”. Quest’ultima è stata fondata nel 1974 a Friburgo con lo scopo di accogliere e aiutare concretamente e per tutto il tempo necessario, le future mamme di tutte le categorie sociali e per le quali la gravidanza è causa di problemi, spesso gravi, che non possono affrontare da sole. La Svizzera è infatti un Paese benestante, ma in questi ultimi anni sono aumentati la precarietà e il divario tra ricchi e poveri, con il risultato che almeno 250 mila minori crescono in famiglie con difficoltà finanziarie. A volte si tratta di una fase transitoria legata alla perdita di un lavoro o a una spesa imprevista, altre volte di gravi situazioni di indigenza in cui il sostegno dello Stato non basta. A questi bisogni cercano appunto di sopperire “Sos future mamme” e la “Sofo”, sostenute attivamente dalla Conferenza episcopale. (S.G.)

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    Germania: ad aprile il III Congresso internazionale dedicato alla Chiesa universale. "Un'opportunità per rinnovare la propria vita in Cristo"

    ◊   Celebrazioni in tre diversi riti cattolici, adorazione eucaristica, rito penitenziale e le funzioni comuni del mattino e dei vespri: questo il nucleo spirituale del III Congresso internazionale dedicato alla Chiesa universale, che si svolgerà ad Augusta, in Baviera, tra l’11 e il 13 aprile 2008. Il programma – informa l’agenzia SIR – è stato illustrato a Monaco dall’organizzatore, l’opera caritativa “Kirche in Not”. Secondo il direttore, Klaus Wundlechner, l’incontro rappresenta anche un’“opportunità per rinnovare la propria vita in Cristo”. “Le testimonianze dei vescovi e dei missionari di Paesi in cui i cristiani sono perseguitati e discriminati dimostrano come la fede possa cambiare il mondo e le persone” e “sono uno spunto per riconoscere la propria fede e viverla in modo più univoco anche nel mondo libero”, ha spiegato. Il congresso verrà inaugurato dal cardinale Dario Castrillon Hoyos, presidente della Pontificia commissione Ecclesia Dei. Il 12 aprile sarà celebrata la messa tridentina nella basilica di St. Ulrich und Afra. Prevista anche la Messa con il rito bizantino. Walter Mixa, vescovo della diocesi di Augusta, presiederà la celebrazione eucaristica finale. (S.G.)

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    "Cantare è pregare due volte": questo lo spirito che anima il Concerto pro romitaggio di Gerusalemme

    ◊   È giunto alla quinta edizione il Concerto Nazionale di Beneficenza pro romitaggio di Gerusalemme. L’iniziativa, promossa dalla comunità Shalom di Palazzolo sull’Oglio, fondata da Suor Rosalina Ravasio, si terrà il 12 gennaio 2008 presso il Palasport della cittadina bresciana. Crescono ogni anno – si legge in un comunicato diffuso dagli organizzatori – l’impegno e l’adesione dei volontari e degli artisti che interverranno per regalare al pubblico uno spettacolo emozionale: “parole semplici e dirette” per raccontare Gesù. Più di quattromila spettatori hanno partecipato alla scorsa edizione condividendo la propria fede attraverso la musica. I promotori definiscono l’evento, dedicato al sostentamento dell’orto degli ulivi di Gerusalemme, “il festival della fede e della gioia di stare insieme”. Si esibirà anche la Band di Shalom, una Comunità che si dedica al recupero dei ragazzi dalla tossicodipendenza e dai disagi giovanili. Molti degli artisti presenti si caratterizzano per la loro vocazione religiosa o per l’impegno verso il prossimo, un impegno tradotto in musica e in testi ricchi di esperienza di vita spirituale. Tra questi, Charlie Cinelli cantautore bresciano, don Paolo Auricchio sacerdote-cantautore e cappellano del carcere minorile di Nitida e Mattia Zuffellato, un artista veronese che esprime il suo amore per la musica citando S. Agostino: “Cantare è pregare due volte”. (S.G.)

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    Siena dedica una giornata di studio e riflessione alla Via Franchigena, "risorsa spirituale, pastorale, culturale"

    ◊   “La giornata di studio sulla ‘Via Francigena’, che si terrà a Siena giovedì 10 gennaio, rientra nel progetto europeo per il recupero delle ‘Antiche strade di interesse culturale, storico e religioso’”. Lo ha sottolineato, in un’intervista rilasciata all’agenzia SIR, don Mario Lusek, direttore dell’Ufficio nazionale CEI per la pastorale del tempo libero, turismo e sport. Titolo dell’incontro, cui prenderanno parte gli incaricati regionali e diocesani insieme a parroci e responsabili di associazioni turistiche di ispirazione cristiana, è “La Via Francigena: strada d’Europa e delle sue radici cristiane. Una risorsa spirituale, pastorale e culturale”. La “Francigena”, accanto al “Cammino di Santiago di Compostela”, è una delle principali vie percorse dai pellegrini medievali che da Canterbury, in Inghilterra, attraverso la Francia e poi l’Italia del nord si dirigevano a Roma. Tra gli obiettivi “ecclesiali” ci sono la definizione dell’identità spirituale del percorso e la mappatura di conventi, eremi e centri di accoglienza per i pellegrini. “Entro questa estate – ha poi reso noto don Lusek – dovrebbero essere fruibili il tracciato e la relativa segnaletica della Via Francigena”. (S.G.)

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    La diocesi di Hong Kong, in Cina, inaugura un laboratorio multimediale destinato agli operatori della pastorale

    ◊   Nell’era dell’informatica, di internet e dei cyber-spazi, le moderne tecnologie si rivelano strumenti per l’evangelizzazione. Lo conferma l’apertura, nella diocesi di Hong Kong, in Cina, di un laboratorio multimediale destinato agli operatori della pastorale. Ospitata presso l’Audio Vision Centre, negli uffici parrocchiali della cattedrale dell’Immacolata Concezione, la struttura è dotata di moderni strumenti di comunicazione sociale, studi di registrazione e sale di produzione; dopo un opportuno periodo di formazione, consentiranno a sacerdoti, seminaristi, religiosi e religiose di trovare sostegno all’impegno pastorale e all’opera di evangelizzazione e di apostolato. La padronanza delle moderne tecnologie faciliterà la diffusione di notizie che riguardano la vita della Chiesa, pronunciamenti del Magistero e approfondimenti sulla vita dei santi e dei missionari. La cerimonia di inaugurazione del “Multimedia Lab” si è svolta alla presenza del vescovo ausiliare di Hong Kong, mons. John Tong Hon. L’apertura del laboratorio multimediale – ha sottolineato Dominic Yeuk Yung-yu, direttore dell’Ufficio diocesano per le comunicazioni sociali – è oggi quanto mai “necessaria” e sempre più “urgente”, soprattutto per l’utilità che essa esprime nell’ambito della pastorale giovanile. Al riguardo, Dominic Yeuk Yung-yu ha ricordato come l’importanza dei mezzi di comunicazione sociale nell’opera di evangelizzazione della Chiesa sia sostenuta in diversi documenti del Magistero, e fra questi il decreto “Inter Mirifica”, del Concilio Vaticano II, e l’Aetatis Novae, l’Istruzione Pastorale pubblicata nel 1992 dal Pontificio Consiglio per le Comunicazioni Sociali. (C.D.L.)

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    Un museo dedicato a Papa Giovanni Paolo I nel suo paese d'origine

    ◊   Un museo dedicato a Papa Giovanni Paolo I. È l’iniziativa promossa dal Paese d’origine di Albinio Luciani, Canale d’Agordo, in provincia di Belluno, nel 30.mo anniversario della sua elezione al soglio di Pietro e della sua morte. Sarà ricavato nella vecchia sede municipale, nel cuore del paese – informa l’agenzia ASCA – e ospiterà anche un Centro Studi. Nello stesso palazzo, molto ampio, verrà aperto, sempre nel nome di Papa Luciani, una comunità di accoglienza diurna per anziani. Secondo il vicesindaco Rinaldo De Rocco, i lavori dovrebbero andare in appalto entro l'estate (l'anniversario dell'elezione di Giovanni Paolo I cade il 26 agosto) e il cantiere dovrebbe partire in autunno. (S.G.)

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    24 Ore nel Mondo



    Attacco coordinato contro alcune chiese cristiane in Iraq

    ◊   In Iraq, tre chiese cristiane e tre conventi sono stati attaccati stamani, tra Baghdad e Mosul. Secondo quanto riferisce l’agenzia del Pime Asianews, le autobomba avrebbero provocato un ferito e gravi danni materiali. Per mons. Louis Sako, arcivescovo caldeo di Kirkuk, gli attentati rappresentano un messaggio ben preciso, parte, probabilmente di un piano coordinato. Gli obiettivi colpiti a Baghdad, sono: la chiesa caldea di san Giorgio nel quartiere di Ghadir, dove aveva appena terminato di celebrare il Patriarca cardinale Emmanuel III Delly; la chiesa di San Paolo a Zafarainiya; la chiesa dei Rum Orthodox. A Mosul, invece, oltre alla chiesa caldea di San Paolo sono stati presi di mira un monastero delle Suore Domenicane e un orfanotrofio gestito da suore caldee. La violenza ha colpito anche altri edifici della capitale, tra cui la sede di un’organizzazione non governativa dove era in corso una festa delle forze armate. Almeno otto le vittime.

    Georgia
    E' netto il vantaggio ottenuto da Mikhail Saakashvili nelle elezioni presidenziali. Per lui, quasi il 60% dei consensi. Per gli osservatori dell’OSCE, le consultazioni si sono svolte in modo regolare e senza brogli; dunque, sarebbero valide a tutti gli effetti. Ma l’opposizione non accetta l'esito delle votazioni. Sulla situazione politica nel Paese, Stefano Leszczynski ha intervistato Fulvio Scaglione, vice direttore di Famiglia Cristiana:


    R. Sakashvili è stato piuttosto abile nell’unire il referendum sull’adesione alla NATO alle elezioni presidenziali, facendo così passare l’idea che lui è il garante dell’adesione della Georgia alla NATO e, quindi, il garante dell’indipendenza e della dignità della Georgia nei confronti della Russia. Però, è un po’ poco per convincere la gente, che è stremata da una situazione economica cui Sakashvili non ha saputo portare quasi nessun beneficio, nonostante gli aiuti degli americani.
     
    D. – Ecco, quali sono gli interessi internazionali sulla Georgia?
     
    R. – Sbocca sul mare, è una tappa fondamentale del grande oleodotto Baku-Tblisi, appunto capitale della Georgia, Cean, in Turchia, ed è naturalmente appostata in una zona caldissima del pianeta, come il Caucaso, attaccata alla Russia, attaccata alla Cecenia. Sono tutte ragioni fondamentali che il regime di Sakashvili ha cercato di giocarsi, appunto, per ottenere un chiaro appoggio dagli Stati Uniti che hanno inviato in Georgia mi pare 350 osservatori militari.
     
    D. – La Russia sembra guardare alla situazione georgiana con un certo distacco...
     
    R. – Il regime di Sakashvili è alle corde, in ogni caso. E quindi la Russia, in questo momento, non ha interesse ad esporsi troppo. E’ un po’ la strategia che è stata seguita in Ucraina. Quando la Russia si è molto esposta, all’epoca delle prime elezioni presidenziali, ha fatto una brutta figura ed ha incassato una brutta sconfitta.

    Medio Oriente
    Il premier israeliano, Ehud Olmert, ha chiesto all’esercito ebraico di inasprire le reazioni contro il lancio di razzi palestinesi verso Israele. Per Olmert, infatti, negli ultimi tempi il terrorismo dei militanti attivi nella Striscia di Gaza si è aggravato. Intanto, stamani a El Bureij quattro palestinesi sono stati uccisi in un raid aereo israeliano. Tra loro anche un ragazzo di diciassette anni.

     
    Kenya
    Ancora tensione politica tra il leader dell’opposizione Odinga e il presidente Kibaki. Odinga, ha ribadito la sua contrarietà a formare un governo di unità nazionale poiché non riconosce legittima la rielezione di Kibaki alla più alta carica dello Stato. Intanto, è prevista per i prossimi giorni una visita nel Paese da parte del presidente dell’Unione Africana, John Kufuor, per tentare una mediazione tra le parti che aiuti il Kenya ad uscire dalla crisi seguita alle elezioni dello scorso dicembre.

    Repubblica Democratica del Congo
    Dopo due settimane di rinvio, si è aperta oggi a Goma, in Repubblica Democratica del Congo, la Conferenza internazionale di pace per le regioni del nord e sud Kivu, una zona dal 1998 in preda ad una sanguinosa guerra civile che ha causato almeno quattro milioni di morti. Molte le speranze rivolte a questo appuntamento che deve tuttavia affrontare una situazione difficilissima dal punto di vista politico e soprattutto umanitario. Giancarlo La Vella ne ha parlato con la giornalista Giusy Baioni dell’associazione “Beati i costruttori di pace”:

    R. – La situazione in questo momento è in sospeso proprio perché da quando è stata annunciata la Conferenza di pace anche il generale ribelle Inkunda, ha annunciato un cessate il fucoco che però è una cosa del tutto temporanea. In ogni caso la situazione, in particolare nel nord Kivu, è molto critica e a livello umanitario l’emergenza è davvero notevole. Si parla addirittura di 400 mila persone che hanno dovuto lasciare le proprie abitazioni e in questo momento sono sfollati.

     
    D. – Quali sono le richieste dei ribelli?

     
    R. – Questo generale, che una volta faceva parte dell’esercito regolare congolese e ora considerato dissidente, ha come obiettivo dichiarato quello della difesa della minoranza Tutsi, che in Congo è concentrata in questa area che è a ridosso del Randa. Lui sostiene che i Tutsi presenti in Congo siano minacciati e quindi che vadano difesi perché nessuno prende le loro parti. Ovviamente tutto questo lo fa con le armi, causando poi tutta una serie di problemi alla popolazione civile.

     
    D. – C’è anche un discorso di spartizione delle ricchissime materie prime che ci sono in questa zona?

     
    R. – Sicuramente. Tutto il Congo e, in particolare il Kivu, è ricchissimo di materie prime: dal legname all’acqua. Tutte queste cose messe insieme – tra l’altro si parla di possibili giacimenti di petrolio ancora più da esplorare – rendono il Kivu una zona molto appetibile.

     
    D. – Quali sono i motivi per cui è resa urgente la convocazione di una Conferenza internazionale per il Kivu?

     
    R. – Il presidente congolese, Kabila, e il governo in generale si sono decisi a convocare una Conferenza di pace direi per due motivi: uno è lo scontento della popolazione e l’altro è probabilmente da ricercarsi nell’incontro che all’inizio del mese di dicembre c’è stato ad Adis Abeba tra il presidente ugandese Museweni, il presidente rwandese Kagame, il ministro degli esteri congolese e Condoleezza Rice. Dopo questo incontro è stata lanciata questa Conferenza di pace. Quindi c’è un nesso da ricercare anche negli interessi degli Stati Uniti che spingono per una soluzione della tensione locale. La popolazione si è vista un po’ piovere dall’alto questa Conferenza di pace e la società civile aveva, in un primo tempo, espresso forti perplessità. Per questo, la Conferenza è stata rinviata di due settimane e in questo periodo alcune persone autorevoli sono state inviate nel Kivu per sensibilizzare l’opinione pubblica e spiegare i motivi di questa Conferenza, in particolare è stato invitato a compiere questa operazione l’abbé Apollinaire Malumalu che – lo ricordiamo - è stato il principale fautore delle elezioni che si sono svolte lo scorso anno e che ha un grosso credito presso la popolazione. Al tavolo sono stati invitati tutti i politici congolesi, la società civile, rappresentanti delle istituzioni internazionali e anche tutti i gruppi armati. Questo l’abbé Malumalu lo ha sottolineato dicendo che Conferenza vuole essere inclusiva e vuole gettare le basi per una pace durevole. Speriamo che questo sia davvero possibile.
     
    Pakistan
    In un’intervista concessa alla televisione americana CBS, il presidente pakistano Pervez Musharraf ha ammesso la possibilità che ad uccidere la leader dell’opposizione Benazir Bhutto sia stato un colpo di pistola sparato da un uomo. Tuttavia, secondo Musharraf, la responsabilità dell’accaduto è da far ricadere sulla stessa Bhutto, che ha scelto di esporsi eccessivamente allo sguardo della folla eludendo le misure di sicurezza garantite dal governo.
     
    Iran - USA
    Al governo di Teheran non piace la decisione di un viaggio diplomatico in Medio Oriente del presidente statunitense George Bush. Il ministro degli Esteri Ali Hosseini, lo ha definito un tentativo mirato ad “interferire nelle relazioni fra i Paesi della regione”, con l’obiettivo di porre rimedio alle politiche fallite degli Stati Uniti. Il tour mediorientale di Bush comincerà martedì 8 gennaio, e tra le tappe prevede: Israele e Cisgiordania, Egitto, Kuwait, Bahrein, Emirati Arabi Uniti e Arabia Saudita.

    USA – Primarie
    Continua la corsa elettorale negli Stati Uniti. Secondo i sondaggi, nelle consultazioni del prossimo martedì nello New Hampshire, Barack Obama godrebbe del 10% dei consensi in più rispetto a Hillary Clinton. Tra i candidati repubblicani, invece, il favorito sarebbe John McCain; secondo l'ex governatore del Massachussetts Mitt Romney.

    Italia
    In Italia, anche il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano è intervenuto in merito alla vicenda dei rifiuti campani. Il Capo dello Stato ha definito la questione una vera e propria tragedia, affermando che il governo si sta impegnando in modo significativo per risolverla. Un segnale in questo senso, è giunto dal presidente del Consiglio Prodi che ha già deciso l’immediata riapertura delle scuole e fissato riunioni importanti nei primi giorni della prossima settimana. Proprio stamani, davanti alla discarica di Pianura, il parroco della chiesa Sant’Antonio, don Paolo Cipolletta, ha celebrato la Santa Messa per i manifestanti e letto loro il messaggio inviato dal vescovo di Pozzuoli, monsignor Gennaro Pascarella. Si esortano le autorità a definire quanto prima delle “delle linee-guida che puntino ad una risoluzione definitiva del problema dei rifiuti”. “E' intollerabile – si legge nel testo - che a tutt'oggi non si riescano ad intravedere vie di uscita da una situazione che altre Regioni hanno già brillantemente risolto”.

    Grecia
    Uno smottamento sismico ha interessato l’area del Peloponneso e il sud della Grecia senza, tuttavia, causare danni ingenti né vittime. Il sisma, di magnitudo 6.5 della scala Richter, è stato avvertito intorno alle sette del mattino ora locale e si è generato a circa 70 chilometri di profondità. Secondo il direttore dell'osservatorio sismologico di Atene, George Stavrakakis, "il pericolo e' ormai passato" e non e' prevista "alcuna scossa di assestamento significativa".
     SpagnaAmpia eco, sui giornali spagnoli per il settantesimo compleanno di re Juan Carlos I. Uno tra i piú diffusi quotidiani iberici lo ha proclamato personaggio dell’anno per come ha saputo interpretare e compiere la missione della piú alta carica dello Stato. I reali hanno preferito festeggiare in famiglia il compleanno del 5 gennaio. Oggi, invece, secondo una lunga tradizione, ha luogo a Madrid la celebrazione ufficiale di quella che si chiama “pasqua militare”. Previsto per la notte del prossimo 9 gennaio un ricevimento ufficiale a cui sono state invitate circa 400 personalità dello Stato spagnolo. (A cura di padre Ignacio Arregui) (Panoramica internazionale a cura di Francesca Fialdini)

     Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LII no. 6

     E' possibile ricevere gratuitamente, via posta elettronica, l'edizione quotidiana del Bollettino del Radiogiornale. La richiesta può essere effettuata sulla home page del sito www.radiovaticana.va/italiano.

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