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Sommario del 29/02/2008

Il Papa e la Santa Sede

  • Benedetto XVI alla nuova ambasciatrice USA presso la Santa Sede, Mary Ann Glendon: promuovere la democrazia e la pace nel mondo, non con la corsa alle armi ma con la difesa dei diritti umani, della vita e della famiglia
  • Il Papa a Cor Unum: l'attività caritativa della Chiesa testimoni che la vita non si misura per la sua efficienza perché ha valore sempre e per tutti
  • Presentato l'Annuario Pontificio 2008: aumentano sacerdoti e seminaristi nel mondo, soprattutto in Africa, Asia e America. I cattolici crescono dell'1,4%
  • Padre Cantalamessa alla seconda predica di Quaresima: la Chiesa predichi il Vangelo con la carità evitando le "chiacchiere profane"
  • Altre udienze
  • Bilancio del tutto positivo: così il cardinale Tauran sull'incontro al Cairo con l'Università musulmana di Al-Azhar
  • Intervento della Congregazione per la Dottrina della Fede sull'uso corretto della formula battesimale
  • Oggi su "L'Osservatore Romano"
  • Oggi in Primo Piano

  • Apertura a Roma del convegno "L'Europa e le Americhe insieme verso uno sviluppo integrale e solidale"
  • Si celebra oggi la Giornata europea per le malattie rare
  • Chiesa e Società

  • In Africa economia e poveri crescono di pari passo
  • Mozambico: i vescovi temono una recrudescenza delle violenze sociali e politiche
  • Madagascar: sale a 83 morti e 179 dispersi il bilancio delle vittime del ciclone Ivan
  • I disegni degli ex bambini soldato del Nord Uganda esposti al palazzo dell’ONU di Ginevra
  • Yemen: è in aumento il traffico di minori che vengono venduti dalle famiglie povere ai Paesi ricchi del Golfo
  • La Turchia approva una nuova legge per le fondazioni religiose non musulmane
  • Nell’arcidiocesi di Mexico grande mobilitazione della Chiesa per la Giornata della Famiglia
  • La Chiesa spagnola celebra domenica la Giornata missionaria dell'America Latina
  • Spagna: ricco calendario di iniziative per il 50.mo anniversario della Missione diocesana di Navarra
  • Seconda giornata dell'incontro a Sofia dei presidenti delle Conferenze episcopali del Sud-Est europeo
  • Irlanda: l'arcivescovo di Dublino si rivolge ai presidi delle scuole per la crescita morale degli studenti
  • UE: presentata la nuova campagna per la prevenzione delle malattie professionali dell’Agenzia sulla sicurezza nei posti di lavoro
  • Il 25.mo premio Niwano per la pace al principe Hassan di Giordania
  • Inaugurazione a Ciampino, della nuova struttura della Comunità "Il Chicco" per disabili mentali
  • 24 Ore nel Mondo

  • Iraq: termina l’offensiva turca in Kurdistan
  • Il Papa e la Santa Sede



    Benedetto XVI alla nuova ambasciatrice USA presso la Santa Sede, Mary Ann Glendon: promuovere la democrazia e la pace nel mondo, non con la corsa alle armi ma con la difesa dei diritti umani, della vita e della famiglia

    ◊   Un Paese che non ha mai nascosto i valori religiosi che sono alla base delle proprie convinzioni democratiche e che oggi più di ieri è chiamato ad esercitare una leadership internazionale nel senso della solidarietà: che deve tradursi in una riduzione delle spese militari in favore di un più solido sostegno alle nazioni povere. E’ l’opinione espressa da Benedetto XVI sul ruolo degli Stati Uniti, nel giorno in cui il Papa ha ricevuto le Lettere credenziali della nuova ambasciatrice americana presso la Santa Sede, Mary Ann Glendon. Benedetto XVI ha parlato della lotta al terrorismo e della crisi in Medio Oriente, auspicando negoziati di pace risolutivi, basati sulla mediaizone degli organismi internazionali e non sul deterrente della corsa agli armamenti nucleari. Il servizio di Alessandro De Carolis:


    E’ nel DNA degli Stati Uniti la difesa della vita lungo tutto l’arco della sua esistenza, la tutela della famiglia fondata sul matrimonio fra uomo e donna, la convinzione che riferirsi alla religione anche nelle questioni politiche sia un valore piuttosto che un ostacolo, o che una vera democrazia non possa che essere fondata sul rispetto dei diritti umani e su criteri di equità, al di là delle differenze razziali. Se questi criteri hanno fornito un modello di riferimento per molte nazioni di recente nascita, essi stessi devono continuare a guidare gli Stati Uniti al loro interno e nella loro presenza sullo scacchiere geopolitico internazionale. Nel ricevere l’ambasciatrice Mary Ann Glendon - 70 anni il prossimo ottobre, sposata e madre di tre figli, ben conosciuta negli ambienti vaticani per essere stata, dal 2004 fino a pochi giorni fa, presidente della Pontificia Accademia delle Scienze Sociali - Benedetto XVI ha detto di apprezzare "i notevoli sforzi degli Stati Uniti volti a scoprire mezzi creativi per alleviare i gravi problemi che affliggono tanti popoli e nazioni nel mondo. La costruzione di un futuro più sicuro per la famiglia umana vuol dire in primo luogo e soprattutto - ha osservato - lavorare per lo sviluppo integrale dei popoli, in particolare attraverso la fornitura di adeguata assistenza sanitaria, l'eliminazione delle pandemie come l'AIDS, più ampie opportunità di formazione per i giovani, la promozione delle donne e il contenimento della corruzione e della militarizzazione, che distoglie risorse preziose da molti dei nostri fratelli e sorelle nei Paesi più poveri”.

     
    Purtroppo, ha constatato il Papa, “il progresso della famiglia umana è minacciato non solo dalla piaga del terrorismo internazionale, ma anche da minacce alla pace dovute all’accelerazione della corsa agli armamenti e alle continue tensioni in Medio Oriente. Colgo questa occasione - ha proseguito - per esprimere la mia speranza che negoziati pazienti e trasparenti portino alla riduzione e all’eliminazione delle armi nucleari e che la recente Conferenza di Annapolis sia il primo di una serie di passi verso una pace duratura nella regione”. Benedetto XVI ha invitato “a confidare e ad impegnarsi” in favore del lavoro svolto dagli organismi internazionali, come l'ONU. “La Dichiarazione Universale dei Diritti Umani, della quale celebriamo quest'anno il sessantesimo anniversario, è stato - ha asserito il Pontefice - il prodotto di un riconoscimento a livello mondiale del fatto che un giusto ordine mondiale non può che essere basato sul riconoscimento e sulla difesa della dignità e dei diritti inviolabili di ogni uomo e donna (…) Sono fiducioso - ha soggiunto - che il vostro Paese, fondato sulla verità evidente che il Creatore ha dotato ogni essere umano di alcuni diritti inalienabili, continuerà a trovare nei principi della legge morale comune, sanciti nei suoi documenti istitutivi, una guida sicura per esercitare la sua leadership in seno alla comunità internazionale”.

     
    Inoltre, ha riconosciuto Benedetto XVI , “non posso non notare con gratitudine l'importanza che gli Stati Uniti hanno attribuito al dialogo interreligioso e interculturale inteso come una forza positiva per la pace. La Santa Sede - ha ribadito - è convinta del grande potenziale spirituale che rappresenta questo dialogo, in particolare per quanto riguarda la promozione della non violenza e il rifiuto delle ideologie che manipolano e travisano la religione per scopi politici e per giustificare la violenza in nome di Dio". Infine, il Papa è passato a riflettere sui temi etici, dando risalto a quello che ha definito lo "storico apprezzamento del popolo americano per il ruolo della religione nella formazione dei pubblici dibattiti", ma anche per non aver mai rinnegato la "dimensione morale delle questioni sociali". Questa tendenza, a volte contestata - ha criticato - "in nome di un ristretta comprensione della vita politica e del dibattito pubblico", si riflette, ha concluso Benedetto XVI, "negli sforzi di tanti vostri concittadini e capi di governo volti a garantire la protezione giuridica per il dono divino della vita, dal concepimento alla morte naturale, e per la salvaguardia dell'istituzione del matrimonio, riconosciuto come stabile unione tra un uomo e una donna, oltre che della famiglia”.

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    Il Papa a Cor Unum: l'attività caritativa della Chiesa testimoni che la vita non si misura per la sua efficienza perché ha valore sempre e per tutti

    ◊   L’attività caritativa occupa un posto centrale nella missione della Chiesa ma non deve essere confusa con la filantropia ed è chiamata a testimoniare che la vita ha valore sempre e per tutti: è questo, in sintesi, quanto ha detto oggi il Papa ricevendo i partecipanti alla Plenaria del Pontificio Consiglio Cor Unum in corso a Roma sul tema “Le qualità umane e spirituali di chi opera nell’attività caritativa della Chiesa”. Il servizio di Sergio Centofanti.


    Il Papa esprime la sua “riconoscenza a coloro che, a diverso titolo, operano nel settore caritativo, manifestando con i loro interventi che la Chiesa si rende presente, in maniera concreta” accanto a quanti sono nella sofferenza:

     
    “Rendiamo grazie a Dio poiché sono molti i cristiani che spendono tempo ed energie per far giungere non solo aiuti materiali, ma anche un sostegno di consolazione e di speranza a chi versa in condizioni difficili, coltivando una costante sollecitudine per il vero bene dell’uomo. L’attività caritativa occupa così un posto centrale nella missione evangelizzatrice della Chiesa. Non dobbiamo dimenticare che le opere di carità costituiscono un terreno privilegiato di incontro anche con persone che ancora non conoscono Cristo o lo conoscono solo parzialmente”.

     
    Importante – ha proseguito il Pontefice – è la formazione umana, professionale, spirituale e pastorale di chi opera negli organismi caritativi ecclesiali. Ed è “indispensabile – ha aggiunto - la “formazione del cuore”, cioè, una “formazione intima e spirituale che, dall’incontro con Cristo, fa scaturire quella sensibilità d’animo che sola permette di conoscere fino in fondo e soddisfare le attese e i bisogni dell’uomo. E’ proprio questo che rende possibile l’acquisizione degli stessi sentimenti di amore misericordioso che Dio nutre per ogni essere umano":

     
    “Nei momenti di sofferenza e di dolore è questo l’approccio necessario. Chi opera nelle molteplici forme dell’attività caritativa della Chiesa non può, pertanto, contentarsi solo della prestazione tecnica o di risolvere problemi e difficoltà materiali. L’aiuto che offre non deve mai ridursi a gesto filantropico, ma deve essere tangibile espressione dell’amore evangelico. Chi poi presta la sua opera a favore dell’uomo in organismi parrocchiali, diocesani e internazionali la compie a nome della Chiesa ed è chiamato a lasciar trasparire nella sua attività un’autentica esperienza di Chiesa”.

    Si tratta di una formazione che deve “qualificare sempre meglio gli operatori delle diverse attività caritative, perché siano anche e soprattutto testimoni di amore evangelico”:

     
    “Tali essi sono se la loro missione non si esaurisce nell’essere operatori di servizi sociali, ma nell’annuncio del Vangelo della carità. Seguendo le orme di Cristo, essi sono chiamati ad essere testimoni del valore della vita, in tutte le sue espressioni, difendendo specialmente la vita dei deboli e dei malati, seguendo l’esempio della Beata Madre Teresa di Calcutta, che amava e si prendeva cura dei moribondi, perché la vita non si misura a partire dalla sua efficienza, ma ha valore sempre e per tutti”.

     
    “Questi operatori ecclesiali – ha affermato il Papa - sono chiamati ad essere testimoni dell’amore, del fatto cioè che siamo pienamente uomini e donne quando viviamo protesi verso l’altro; che nessuno può morire e vivere per se stesso; che la felicità non si trova nella solitudine di una vita ripiegata su se stessa, ma nel dono di sé. Infine – ha concluso Benedetto XVI - chi lavora nell’ambito delle attività ecclesiali, deve essere testimone di Dio, che è pienezza di amore ed invita ad amare”:

     
    “La fonte di ogni intervento dell’operatore ecclesiale è in Dio, amore creatore e redentore. Come ho scritto nella Deus caritas est, noi possiamo praticare l’amore perché siamo stati creati a immagine e somiglianza divina per “’vivere l’amore e in questo modo far entrare la luce di Dio nel mondo’”.

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    Presentato l'Annuario Pontificio 2008: aumentano sacerdoti e seminaristi nel mondo, soprattutto in Africa, Asia e America. I cattolici crescono dell'1,4%

    ◊   Aumentano i sacerdoti e le vocazioni nel mondo, soprattutto in Africa e in Asia e nelle Americhe. È questo il dato più significativo che emerge dall’Annuario Pontificio 2008, presentato stamani al Papa dal cardinale segretario di Stato Tarcisio Bertone e da mons. Fernando Filoni. Curatori della redazione mons. Vittorio Formenti e il prof. Enrico Nenna. Hanno invece seguito il lavoro di stampa don Elio Torrigiani, Antonio Maggiotto e Giuseppe Canesso, rispettivamente direttore generale, direttore commerciale e direttore tecnico della Tipografia Vaticana. Benedetto XVI ha ringraziato per l’omaggio, esprimendo vivo interesse per i dati illustrati. Il volume sarà prossimamente disponibile nelle librerie. Il servizio di Silvia Gusmano.


    Secondo i dati dell’Annuario, relativi al 2006, i cattolici nel mondo sono 16 milioni in più rispetto all’anno precedente, complessivamente un miliardo e 131 milioni. L’aumento relativo è dell’1,4 per cento e quasi la metà dei fedeli vive nel continente Americano. In Europa la presenza cattolica si attesta al 25 per cento, in Asia al 10. Cresce, inoltre, di 100 unità il numero dei vescovi, con un aumento relativo dell’1,2 per cento. Tale tendenza è più accentuata in America e in Asia, mentre si presenta un po’ al di sotto della media generale in Africa, Europa e Oceania. Passano poi da circa 406 mila a oltre 407 mila i sacerdoti, con una variazione complessiva dello 0,21 per cento. La loro presenza nel mondo è andata progressivamente salendo a partire dal 2000, con un ridimensionamento in Europa e in America a vantaggio di Africa e Asia. In aumento dello 0,9 per cento anche i seminaristi, complessivamente oltre 115 mila, la maggioranza dei quali vive nelle Americhe, seguiti dall’Africa e dall’Asia. Solo quarta l’Europa. Durante il 2007, infine, sono state erette dal Santo Padre otto nuove sedi vescovili e una prefettura apostolica, mentre sono state costituite due sedi metropolitane e un vicariato apostolico. In tutto i nuovi vescovi sono 169.

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    Padre Cantalamessa alla seconda predica di Quaresima: la Chiesa predichi il Vangelo con la carità evitando le "chiacchiere profane"

    ◊   “Parlare come con parole di Dio”. È stato questo il tema della seconda predica di Quaresima, pronunciata stamani da padre Raniero Cantalamessa, predicatore della Casa Pontificia, alla presenza del Santo Padre. Nella cappella “Redemptoris Mater”, il religioso francescano ha messo in guardia dai “falsi profeti” che pronunciano “parole inutili”, non ispirate da Dio. Il servizio di Isabella Piro:

     
    “Di ogni parola inutile, gli uomini renderanno conto nel giorno del giudizio” (Mt 12,36): il versetto del Vangelo di Matteo ha offerto lo spunto a tutta la predica di Padre Cantalamessa. Ricordando che il vero predicatore è colui che non predica se stesso, ma Cristo Gesù, il frate cappuccino ha messo in guardia dalle parole inutili ed inefficaci:

    “La parola inutile, di cui gli uomini dovranno rendere conto nel giorno del giudizio, non è ogni e qualsiasi parola inutile; è la parola inutile, vuota, pronunciata da colui che dovrebbe invece pronunciare le 'energiche parole di Dio'. È, insomma, la parola del falso profeta, che non riceve la parola da Dio e tuttavia induce gli altri a credere che sia parola di Dio”.
     
    Di qui, il richiamo a tutti gli uomini di Chiesa perché non stravolgano la verità della parola di Dio:

    "[Gli] uomini che dovranno rendere conto di ogni parola inutile sono gli uomini di Chiesa; siamo noi predicatori della parola di Dio. I falsi profeti non sono soltanto coloro che di tanto in tanto spargono eresie; sono anche coloro che 'falsificano la parola di Dio. (…) I falsi profeti sono coloro che non presentano la parola di Dio nella sua purezza, ma la diluiscono ed estenuano in mille parole umane che escono dal loro cuore”.
     
    In un’umanità “malata di chiasso”, ha continuato padre Cantalamessa, è necessario un “digiuno di parole” e la Chiesa stessa deve evitare le “chiacchiere profane” che non hanno attinenza con la sua missione, “paglia di parole inutili” che finiscono solo per riempire i giornali. Importante poi evitare il rischio di strumentalizzazione del Vangelo:

     
    “Quando un uditorio è così predeterminato da condizionamenti psicologici, sindacali, politici o passionali, da rendere, in partenza, impossibile non dire ciò che esso si aspetta e non dare ad esso completamente ragione su tutto; quando non c'è alcuna speranza di poter portare gli ascoltatori a quel punto in cui è possibile dire loro: 'Convertitevi e credete!', allora è bene non proclamare affatto la parola di Dio perché essa non sia strumentalizzata per fini di parte e, quindi, tradita. È meglio, in altre parole, rinunciare a fare un annuncio vero e proprio, limitandosi, semmai, ad ascoltare, a cercare di capire e prendere parte alle ansie e alle sofferenze della gente, predicando piuttosto con la presenza e con la carità il Vangelo del regno”.
     
    Il vero predicatore, allora, ha aggiunto Padre Cantalamessa, è colui che sottomette l’esperienza umana alla parola di Dio, ponendola al suo servizio. E questo significa “parlare in Cristo”, parlare “come con parole di Dio”:

    “Non vuol dire certo ripetere materialmente e solo le parole pronunciate da Cristo e da Dio nella Scrittura. Vuol dire che l’ispirazione di fondo, il pensiero che 'informa' e sorregge tutto il resto deve venire da Dio, non dall’uomo. L’annunciatore deve essere 'mosso da Dio' e parlare come in sua presenza”.
     
    Infine, il predicatore pontificio ha invitato i religiosi a pregare sempre prima di dedicarsi alla stesura di un’omelia, poiché solo in questo modo si può fare propria la parola di Dio, quella che tocca il cuore e conduce più di un ascoltatore al confessionale.

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    Altre udienze

    ◊   Benedetto XVI ha ricevuto nel corso della mattinata, in successive udienze, il cardinale Giovanni Battista Re, prefetto della Congregazione per i Vescovi, l'ambasciatore di Guatemala, Juan Gavarrete Soberón, con la consorte, in visita di congedo, e mons. Felix Anthony Machado, arcivescovo-vescovo eletto di Nashik (India).

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    Bilancio del tutto positivo: così il cardinale Tauran sull'incontro al Cairo con l'Università musulmana di Al-Azhar

    ◊   La fede in Dio e l'amore per il prossimo sono le basi del dialogo interreligioso: è quanto afferma la dichiarazione finale del Comitato Congiunto tra il Pontificio Consiglio per il Dialogo Interreligioso e la prestigiosa Università islamica Al-Azhar che ha tenuto l’incontro annuale al Cairo il 25 e 26 febbraio scorsi. Il testo incoraggia la conoscenza reciproca tra islam e cristianesimo rilevando l’impegno delle religioni monoteistiche alla pace, alla giustizia e alla verità: un ruolo sempre più importante in un’epoca che vede crescere la violenza e il terrorismo insieme al disprezzo per i valori religiosi e per tutto ciò che è considerato sacro”. Ma per un bilancio di questo incontro ascoltiamo il cardinale Jean-Louis Tauran, presidente del dicastero vaticano per il dialogo interreligioso, al microfono di Giovanni Peduto:


    R. – E’ un bilancio del tutto positivo. Era la prima volta che partecipavo a questo incontro annuale e mi ha colpito l’atmosfera di grande cordialità, direi di fraternità, ai nostri scambi. Il tema era quest’anno “Amore di Dio e amore del prossimo”. Abbiamo scoperto di avere in comune questa convinzione, cioè che la fede conduce alla carità. La fede ci spinge ad amare il prossimo. La parte musulmana ha insistito molto sul fatto che secondo il Corano in materia di religione non ci sia costrizione. Allora, io ne ho approfittato per dire che questo è un principio molto bello, ma ci sono purtroppo dei Paesi dove questo principio non viene applicato e ci sono situazioni in cui i cristiani non hanno nemmeno la possibilità di avere una chiesa per praticare il loro culto. Loro hanno riconosciuto che questo è un problema e poi hanno insistito molto sulla necessità di evitare che le religioni, i loro simboli, i loro libri sacri siano oggetto di derisione da parte di alcuni mass media. Condividiamo anche noi ovviamente questo punto di vista e nel comunicato finale congiunto sono state citate le parole del Papa Benedetto XVI, quando ha ricevuto le credenziali dell’ambasciatore del Marocco nel 2006, dove dice in maniera molto chiara che questo deridere i simboli religiosi non è assolutamente giustificabile. Questi, dunque, sono i punti principali del nostro incontro. Ci ritroveremo il prossimo anno, a febbraio, qui a Roma.

     
    D. – Lei ha già accennato, Eminenza, al comunicato congiunto: vuole dirci quali sono i punti principali?

     
    R. – Nei punti principali si accenna alle due conferenze tenute da un padre dominicano francese e da un professore dell’università, sulla fede in Dio e l’amore per il prossimo, come base per il dialogo interreligioso. Poi, alla fine si dice una cosa molto importante, cioè che questi principi possono raggiungere la gente molto semplice, non devono essere principi solo per un’elite, ma per le persone, e questo avviene tramite la scuola. Io ho insistito molto, perché da un lato abbiamo la moschea e dall’altra parte abbiamo le chiese, e le persone si incontrano nelle scuole. Noi abbiamo una rete di scuole cattoliche nei Paesi arabi di grande qualità e penso che dobbiamo potenziare questa presenza, che fa delle nostre scuole uno strumento del dialogo concreto, del dialogo religioso concreto.

     
    D. – Eminenza, lei al Cairo ha avuto anche contatti con le locali comunità cristiane. Parliamo anzitutto degli incontri che ha avuto con la Chiesa cattolica ...

     
    R. – Ho presieduto la Messa di domenica scorsa nella chiesa di San Giuseppe, per un’assemblea molto variegata, essendoci 52 nazionalità. E’ stata una bella Messa, con bei canti, con il Vangelo della samaritana, in un’atmosfera familiare. Poi ho visitato il centro dei Padri domenicani, che è un centro di dialogo interreligioso islamo-cristiano, con una prestigiosa biblioteca sull’islam, una specie di Pisai. Ho visitato anche il centro dei Padri comboniani, dove molti stranieri imparano la lingua araba, e ho dato una conferenza nella sala di un parrocchia sui credenti nella società di oggi, a cui hanno partecipato 330 persone, fra cui molti musulmani. E poi, per quanto riguarda la Chiesa ortodossa, c’è stata anche una dimensione ecumenica: ho fatto visita a Papa Shenuda III, patriarca copto ortodosso di Alessandria d’Egitto e di tutta l'Africa, che è stato molto gentile.

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    Intervento della Congregazione per la Dottrina della Fede sull'uso corretto della formula battesimale

    ◊   E' stato reso noto oggi un intervento della Congregazione per la Dottrina della Fede in risposta ai dubbi sollevati riguardo alla validità del Battesimo conferito con due nuove formule in lingua inglese, utilizzate nell’ambito della Chiesa cattolica. Il servizio di Pietro Cocco:
     
    Il problema non è linguistico, ma coinvolge il contenuto della fede cattolica. Infatti in alcuni Paesi di lingua inglese sono state utilizzate due formule che non corrispondono alle parole contenute nel Vangelo e riferite al comando di Gesù: andate e ammaestrate tutte le nazioni, battezzandole “nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo”.

     
    Le formule nuove in inglese, utilizzate in alcuni casi, risultano invece queste, nella traduzione italiana: la prima formula, “io ti battezzo nel nome del Creatore, e del Redentore e del Santificatore”; la seconda, “io ti battezzo nel nome del Creatore, e del Liberatore, e del Sostenitore”.

     
    Due formule non valide, secondo la Congregazione per la Dottrina della Fede, perché non rispettano la volontà di Cristo, e non contengono l’invocazione della Santissima Trinità, con l’espressione distinta delle tre Persone con i rispettivi nomi. Il Magistero della Chiesa ha insegnato ripetutamente lungo i secoli le esatte parole per il Battesimo cristiano. Per questo la Congregazione riafferma che la diffusione di espressioni che invalidano il conferimento di un vero battesimo non può essere tollerata, né minimizzata. Il Battesimo, “lavacro di rigenerazione e di rinnovamento dello Spirito Santo”, è uno dei doni più preziosi di cui il Signore ha arricchito la sua Chiesa. E’ per mezzo di esso che “ siamo liberati dal peccato e rigenerati come figli di Dio, diveniamo membra di Cristo; siano incorporati alla Chiesa e resi partecipai della sua missione”, come ricorda il Catechismo della Chiesa cattolica. Le parole che si usano nelle formule, come già dicevano san Tommaso d’Aquino e sant’Agostino, sono efficaci nei sacramenti non semplicemente perché sono pronunziate, ma perché esprimono ciò che è oggetto di fede.

     
    Le nuove formule, che usano designazioni delle Persone Divine diverse da quelle bibliche, provengono dalla cosiddetta teaologia femminista. Evitano così di dire Padre e Figlio, ritenute parole maschiliste, sostituendole con i nomi di Creatore, Redentore, Liberatore. Ma così facendo sovvertono la fede nella Trinità. La Congregazione per la Dottrina della Fede invita dunque i pastori a vigilare anche su eventuali nuove formule fuorvianti. E ricorda la rilevanza ecumenica di garantirne il corretto conferimento, in forza del quale ci chiamiamo cristiani. Se una comunità perde il vero Battesimo, fa un grande salto indietro nel cammino ecumenico e si allontana dalla piena comunione che Gesù vuole e che la Lettera di san Paolo agli Efesini esprime molto bene: “un solo Signore, una sola fede, un solo battesimo. Un solo Dio Padre di tutti, che è al di sopra di tutti, agisce per mezzo di tutti ed è presente in tutti.” (Ef 4, 5-6)

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    Oggi su "L'Osservatore Romano"

    ◊   Nell'informazione religiosa, il testo dell'intervista al cardinale Tarcisio Bertone di ritorno dalla missione a Cuba.

    In rilievo, nell'informazione internazionale, la difficile situazione dell'economia statunitense.

    Marcello Filotei, in cultura, intervista monsignor Domenico Bartolucci: due suoi spartiti sono stati ritrovati nell'archivio musicale del Seminario Romano.

    Gli interventi del cardinale Agostino Cacciavillan e del professor Roberto Morozzo della Rocca al convegno - oggi pomeriggio a Roma - su san Francesco Caracciolo, fondatore dei chierici regolari minori, nel quarto centenario della nascita.

    Una riflessione di Timothy Verdon sull'arte contemporanea. Al posto del rischio della ricerca - scrive l'autore - ci accontentiamo del già collaudato. Quando è nata questa nostalgia storicista?

    Piero Viotto sul rapporto tra Giovanni Battista Montini e le "idee di san Paolo".

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    Oggi in Primo Piano



    Apertura a Roma del convegno "L'Europa e le Americhe insieme verso uno sviluppo integrale e solidale"

    ◊   Alla vigilia della veglia mariana degli universitari con il Papa, che si terrà in Vaticano nell'Aula Paolo VI alle 17.00 di domani, si è aperto ieri a Roma il convegno: "L'Europa e le Americhe insieme verso uno sviluppo integrale e solidale". La tre giorni, che si tiene alla Pontificia Università Gregoriana, rientra nell'ambito delle iniziative per la VI Giornata europea degli studenti universitari. Mons. Sergio Lanza della Pontificia Università Lateranense, nell’incontro di ieri, ha tenuto una relazione sul “nuovo umanesimo”, che trae la sua linfa dall’identità cristiana. In questo contesto come valutare allora il rapporto tra l’Europa e le Americhe? Ascoltiamo lo stesso mons. Lanza, al microfono di Benedetta Capelli:


    R. – Ha molte sfaccettature. Si potrebbe dire sbrigativamente e approssimativamente, ma non senza verità, che le Americhe sono ancora certamente un continente religioso. L’Europa è un continente secolarizzato e questa è una grande differenza. Le Americhe interpretano il vissuto umano, relazionale, sociale, privato e pubblico, come grandezza religiosamente sensibile. L’Europa sta mostrando invece tendenze molto forti a sospingere sempre più la dimensione religiosa nel privato. E questo allora dà un’interpretazione nettamente differenziata del tema della laicità, che in Europa viene contrapposto alla religiosità. Nelle Americhe non succede e soprattutto, in questo caso, nell’America del Nord. Questa è una differenza dalla quale si può imparare molto per quanto riguarda l’Europa nei confronti dell’America. Viceversa l’America può imparare a ragionare in maniera meno monolitica sotto il profilo della società. L’Europa è più abituata alla molteplicità dei popoli.

     
    D. – Qual è il veicolo che può creare il collegamento tra due realtà diverse e che nello stesso tempo potrebbero compenetrarsi e quindi arricchirsi l’una con l’altra?

     
    R. - La concezione della persona come aperta a valori sostantivi, non meramente pragmatici, come aperta alla questione di fondo, nel senso della vita, dell’esistenza che poi è l’apertura al trascendente, non necessariamente la conclusione del trascendente, ma la non rimozione della questione. Giovanni Paolo II parlava del nucleo generatore di ogni cultura, che è l’apertura al mistero di Dio. Capire che la persona umana, la mente, la ragione ha delle esigenze che la spingono oltre. Questa è una matrice profonda di civiltà che dovrebbe accomunare le diverse forme.

    Attesi per la veglia di domani circa 10 mila studenti universitari. L’evento sarà dedicato al tema: “Europa e Americhe insieme per costruire la civiltà dell’Amore”, sono previsti collegamenti con città europee come Bucarest e Minsk e città americane come Washington e L’Avana. Quale ponte si può gettare tra l’Europa e le Americhe? Ci risponde il prof. Cesare Mirabelli, docente di Diritto Canonico e Diritto ecclesiastico all’Università “Tor Vergata” di Roma:
     
    R. – Le università, anzitutto, che sono un’espressione di universalità. In questo caso è stato l’ufficio per la Pastorale universitaria di Roma che con i docenti dell’università romana ha promosso questo incontro, per vedere e verificare quelle che sono le radici culturali comuni, che sono radici cristiane, tanto in Europa quanto nelle Americhe, e per verificare quanto si può fare in comune per rafforzare la cooperazione dal punto di vista culturale, ma non solo, in una solidarietà che sia diffusione di idee e di pensiero, e quindi cultura cristianamente ispirata.

     
    D. – Quali gli ostacoli più grandi, più evidenti?

     
    R. – Gli ostacoli sono molti, in parte anche per la stanchezza e l’inerzia delle persone, perché ovviamente anche le idee si animano per l’impegno personale, in questo caso dei docenti universitari. Ci sono già delle reti di rapporto personale o accademico tra università romane e università italiane ed europee e università americane del nord e del sud. Si tratta di accrescere questo rapporto e concentrarlo su obiettivi. In un contesto che, come si dice, è di globalizzazione, bisogna portare il carico delle idee, delle identità, e fertilizzarle in un rapporto comune.

     
    D. – Domani l’incontro con il Papa. Cosa le università italiane soprattutto portano a Benedetto XVI?

     
    R. – Forse è da sottolineare che questa è una delle ragioni dell’incontro, cioè questo convegno ruota intorno all’obiettivo forte di un momento di preghiera comune. Inizialmente, è stata un’esperienza europea, e poi si è diffusa anche a livello extra europeo ma questo elemento della preghiera è l’altra gamba sulla quale le idee devono camminare e si deve manifestare questa unità.

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    Si celebra oggi la Giornata europea per le malattie rare

    ◊   Circa 30 milioni di persone in Europa sono afflitte da malattie rare che colpiscono tra il 6 e l’8 per cento della popolazione. Dati resi noti in occasione dell’odierna Giornata europea per le malattie rare che cade in una data scelta non a caso: il 29 febbraio, infatti, è un giorno “raro”. Notevoli le difficoltà alle quali le famiglie devono far fronte a partire da una diagnosi a volte tardiva, dalla mancanza di cure e di assistenza. E’ comunque forte la solidarietà tra chi ne è colpito, un atteggiamento che aiuta a non perdere la speranza. Il servizio di Benedetta Capelli:


    "Rare" è un aggettivo forse improprio per le oltre 8mila malattie riconosciute come tali, che interessano 5 persone ogni 10 mila abitanti, circa 30 milioni nella sola Europa. Oltre l’80 per cento di esse hanno una base genetica, sono scoperte per lo più in età precoce perché visibili. La riconoscibilità della malattia rara è solo il primo passo, a volte il più difficile che arriva dopo anni di trafila tra medici diversi, segue poi la scoperta delle terapie e la cura. Un vero e proprio travaglio per le famiglie come racconta Maura Masini, fondatrice di A.B.C., Associazione Bambini Cri du Chat, mamma di Timmy:

     
    “E’ una fatica strepitosa, ma è tutto un miracolo. Niente è scontato, tutto è conquistato e quindi è tutto una sorpresa: il bello si traduce in brutto; il brutto si traduce in bello; la fatica viene premiata. Sembra di camminare su delle molle”.

     
    La storia di Timmy è raccontata dalla giornalista Margherita de Bac nel suo ultimo libro: “Siamo solo noi. Le malattie rare: storie di persone eccezionali”. 15 racconti legati da un unico filo conduttore che è la speranza:

     
    “La speranza, la riconoscenza e la felicità di vivere una vita, pur se immersa nel dolore, nelle difficoltà di tutti i giorni. Si tratta di persone straordinarie che hanno avuto la forza e il coraggio di lottare e che devono assolutamente avere attenzione, avere cure, avere tutto ciò che finora è stato negato loro”.

     
    (musica)

     
    Speranza nonostante le difficoltà diagnostiche e le terapie che mancano. Sono poche le case farmaceutiche che investono nella produzione dei cosiddetti medicinali “orfani” perché dispendioso a livello economico. In molti Paesi qualcosa negli ultimi anni è cambiato, alcuni hanno promosso incentivi fiscali per le aziende che si sono mostrate via via più sensibili. In Italia, ad esempio, i farmaci orfani sono 29 e tutti rimborsati. Il vero asso nella manica resta la ricerca nella quale è necessario investire forze e anche qui non bisogna perdere la speranza. Ne è convinto il prof. Andrea Ballabio dell’Istituto Telethon di genetica e medicina di Napoli:

     
    “Credo che la ricerca, soprattutto nel campo delle malattie rare, stia facendo dei passi da gigante e sebbene non sia corretto generalizzare - nel senso che le soluzioni si troveranno, ma si troveranno per alcune malattie e non per tutte – passo dopo passo si potranno risolvere i problemi di una malattia dopo l’altra”.
     
    Per il resto sono la caparbietà e la determinazione dei genitori a non far spegnere i riflettori sulle malattie rare. Molti di loro si sono uniti in associazioni, hanno creato un sito internet, si sono scambiati paure e perplessità accanto alle informazioni utili. Ma cosa spinge a non gettare mai la spugna? Ancora Maura Masini:

     
    “A come amore, …salto la B perché non mi viene in mente niente, C come curiosità e quindi la curiosità di cercare di capire che cosa aveva e perché. Questo mi ha spinto a fondare l’Associazione, a trovare i soldi per fare tante ricerche e soprattutto – e non ultimo – proprio per la mia professione, io sono infatti restauratrice, avendo avuto un bambino nato non perfetto, minimo che potevo fare era cercare di restaurarlo….”
     
    Le parole di Maura che si sposano con quelle scritte da Giovanni Paolo II nell’opera teatrale “La bottega dell’orefice”. “Non c’è speranza senza paura –scriveva Papa Wojtyla - e paura senza speranza”.

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    Chiesa e Società



    In Africa economia e poveri crescono di pari passo

    ◊   Nonostante la crescita economica degli ultimi anni “l’Africa subsahariana è la sola regione in via di sviluppo in cui il numero di poveri non ha smesso di crescere”. Così Seydou Guèye, direttore generale del ministero del Commercio e della cooperazione decentrata senegalese, in occasione di un incontro interregionale sulla capacità produttiva dei paesi in via di sviluppo organizzato dalla Conferenza delle Nazioni Unite sul commercio e lo sviluppo (CNUCED) ad Addis Abeba, in Etiopia. Secondo le ultime statistiche della Commissione economica per l’Africa, i paesi del continente hanno avuto infatti dal 2004 una crescita costante superiore al 5%, con un record del 5,7% nel 2006. Tuttavia nell’intervento raccolto dalla Misna, l’esponente del governo di Dakar ha spiegato che l’apertura dei mercati africani, che avrebbe dovuto incrementare la ricchezza, ha avuto invece l’effetto di emarginare ancora di più il continente e non si è dimostrata un fattore di crescita. Gueye ha peraltro aggiunto che “l’Africa rappresenta meno del 2% del mercato mondiale; mentre negli anni ‘80 era il 12%”. (M.G.)

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    Mozambico: i vescovi temono una recrudescenza delle violenze sociali e politiche

    ◊   I vescovi del Mozambico esprimono tutta la loro preoccupazione in comunicato inviato alla Fides per le “proteste scoppiate a Maputo e continuate a Chokwe, Chibuto, Mandjlakazi, Jangamo e Chimono”. Nella nota diffusa dai presuli si punta il dito contro la difficile situazione economica che mina la stabilità del paese. Si fa inoltre riferimento ai moti più violenti registrati in Mozambico dalla fine della guerra civile nel 1992. Il 5 febbraio era scoppiata una protesta popolare per l’aumento dei prezzi dei trasporti urbani. A seguito delle forti contestazioni, il governo ha poi deciso di annullare il rialzo delle tariffe, ma la sommossa ha segnato il Paese. Negli scontri sono morte infatti almeno 3 persone e un centinaio sono rimaste ferite; inoltre sono state danneggiate 2mila automobili e centinaia di edifici pubblici e privati hanno subito saccheggi. I Vescovi denunciano le perdite umane e materiali ed esprimono il loro cordoglio e la loro vicinanza alle famiglie delle vittime. Nel messaggio si sottolinea poi che l’aumento del costo dei trasporti e dei generi di prima necessità, trainati dal rialzo del prezzo del petrolio, non è compensato da un aumento dei salari. “Questa situazione è una conseguenza della corruzione generalizzata, soprattutto nel settore pubblico. E quello che più preoccupa i cittadini è constatare che la lotta alla corruzione non è condotta con la necessaria lucidità” denunciano i Vescovi. “Dall’altro canto - continua il messaggio - il popolo è stanco di vedere ostentare il potere economico di una minoranza misteriosamente super ricca mentre la maggioranza della popolazione non ha il minimo necessario. Se la politica non è in grado di cambiare questa intollerabile situazione economica, temiamo che si possa venire a generalizzare la situazione di violenza nel Paese”. I Vescovi aggiungono però che la situazione di ingiustizia non “autorizza l’uso della violenza, da parte di chicchessia”, facendo pertanto appello alla popolazione perché manifesti in modo pacifico e ordinato le proprie preoccupazioni. Ma i presuli condannano anche l’uso eccessivo della forza esercitato dalla Polizia: “Usare proiettili di piombo per disperdere i manifestanti è incomprensibile e inaccettabile perché mette in pericolo la vita delle persone”. “Una ripresa della lotta alla povertà è urgente ed è necessario informare meglio i cittadini sulle politiche del governo - concludono i Vescovi - , affinché essi non si sentano mero oggetto degli interventi governativi ma soggetti attivi nella lotta contro le cause della povertà”. (M.G.)

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    Madagascar: sale a 83 morti e 179 dispersi il bilancio delle vittime del ciclone Ivan

    ◊   "I soccorsi sono arrivati in tutte le zone colpite, ma non abbiamo abbastanza risorse per intervenire in modo completo: soprattutto mancano le tende per gli sfollati, che sono circa 200.000". Lo ha detto all'Agenzia Misna Fanjia Nisiontsoa Rajaohharivony, della Caritas Madagascar, mentre il governo ha elevato a 83 il numero delle vittime del ciclone Ivan, che dal 17 al 19 febbraio scorso ha devastato l'isola. L'ufficio catastrofi ha più volte richiesto assistenza internazionale per soccorrere le oltre 320.000 persone colpite nella capitale Antanarivo e nelle regioni centro-orientali del paese; 179 persone risultano ancora disperse. Una delle priorità è scongiurare il rischio carestie dovuto alla distruzione delle coltivazioni, soprattutto nel distretto di Amparafravola, 150 km a nord est dalla capitale. Il governo ha messo a disposizione 105 tonnellate di riso, ma secondo il Programma alimentare mondiale (Pam), servono con urgenza almeno due tonnellate di alimentari. "La situazione si aggrava di giorno in giorno – scrive il quotidiano 'Les Nouvelles' - perché non è possibile chiedere aiuti precisi alla comunità internazionale, finché il bilancio dei danni non sarà stabilito". (R.P.)

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    I disegni degli ex bambini soldato del Nord Uganda esposti al palazzo dell’ONU di Ginevra

    ◊   Lo spaccato di un’infanzia negata attraverso i disegni di ex bambini-soldato del Nord Uganda, realizzati durante i corsi di recupero psicosociale coordinati dall’Avsi italiana (Associazione Volontari per il Servizio Internazionale) presente in 30 paesi del mondo e in Uganda dal 1984. E’ la mostra “War, Hope and Peace” che si inaugurerà il 4 marzo prossimo, al Palazzo delle Nazioni Unite di Ginevra, in occasione della 7.ma sessione del Consiglio per i diritti umani e nel 60.mo anniversario della Dichiarazione universale dei diritti umani. L’esposizione, promossa dalla Missione permanente della Santa Sede e dall’Ambasciata dell’Uganda presso l’ONU, sarà divisa in tre sezioni. Secondo quanto riferisce AgenSir si partirà dai “disegni del passato”, che testimoniano “le atrocità subite dai bambini e la fatica di una vita vissuta in mezzo al conflitto”; poi sarà la volta dei disegni del presente, che raccontano la loro vita nei campi degli sfollati, per arrivare infine ai disegni del futuro, che raccolgono “i loro sogni su desideri e aspirazioni semplici, come la voglia di casa e di una famiglia, il desiderio di ritornare a scuola, di diventare grandi e lavorare, l’amore per la pace”. L’obiettivo fondamentale dei corsi Avsi, spiega il segretario generale Alberto Piatti, è “restituire a questi ragazzi la possibilità di recuperare la loro umanità, offesa ma non uccisa”. La mostra resterà aperta fino al 27 marzo. (M.G.)

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    Yemen: è in aumento il traffico di minori che vengono venduti dalle famiglie povere ai Paesi ricchi del Golfo

    ◊   Il dramma del traffico minorile è una piaga per lo Yemen dove centinaia di migliaia di bambini vengono venduti ogni anno da criminali nei ricchi Stati del Golfo. Per milioni di giovani yemeniti, riferisce l'Agenzia AsiaNews, oltre i confini del loro povero Paese si schiudono le porte di un inferno: finiscono a medicare per strada, a fare i domestici nelle case dei più abbienti o sfruttati nelle fabbriche. I bambini provengono dalle province yemenite più remote e meno fertili, dove nemmeno l’agricoltura provvede alla sussistenza delle famiglie per cui ogni figlio diventa una bocca impossibile da sfamare. Per le famiglie patriarcali inoltre i figli maschi si devono assumere responsabilità sin dalla tenera età, ma il prezzo da pagare per ‘diventare grandi’ è davvero troppo alto. Aboudou Adjibade, rappresentate dell’ UNICEF nello Yemen, in dichiarazioni rilasciate all’agenzia Reuters ieri ha detto che “il traffico di bambini è un fenomeno ‘sotterraneo’, difficile da controllare perchè c’è molta complicità sia a livello di comunità che di autorità. I bambini sono esposti a violenze, abusi sessuali e sfruttamento sul lavoro”. Sono anni che l’UNICEF tenta di fare luce sulla situazione appellandosi alle autorità yemenite che puntualmente rifiutano di prendere in considerazione il problema. Secondo l’Islam – religione di Stato nello Yemen – i bambini vanno protetti e risulta inconcepibile che le violazioni dei diritti dei minori nel religiosissimo Paese, siano all’ordine del giorno. (R.P.)

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    La Turchia approva una nuova legge per le fondazioni religiose non musulmane

    ◊   Le fondazioni non musulmane in Turchia potranno accettare nuove donazioni e procedere all’acquisto di nuove proprietà, oltre a poter collaborare con fondazioni straniere. Potranno anche dare in affitto gli edifici di quelle scuole che sono chiuse per mancanza di studenti, a causa dell’abbandono della Turchia da parte dei cristiani, a causa delle leggi restrittive, applicate in passato nei loro confronti. Sono alcune delle principali novità della nuova legge che regolano le finalità e il funzionamento delle fondazioni. Con l’approvazione di questa legge firmata dal presidente Gul, la Turchia, su sollecitazione dell’Unione Europea ha voluto adeguarsi nelle normative europee, nella prospettiva del suo cammino per l’ingresso nella UE. S’è voluto così rimediare a tutti i soprusi commessi dalla politca esercitata dalla Direzione generale delle fondazioni nei confronti delle minoranze non musulmane. La nuova normativa non parla invece di tutte le proprietà occupate (le cosiddette mazbut) dalla Direzione generale delle fondazioni. L’occupazione è avvenuta con l’abbandono da parte dei proprietari in seguito alla politica restrittiva nei confronti delle minoranze ed i beni sono ormai proprietà dello Stato. Articolata invece la situazione per i beni che hanno subito l’indebita confisca compiuta dallo Stato nel 1974. Essa trae origine da una sentenza della Corte suprema con la quale si confiscavano tutte le donazioni e le proprietà acquisite tra il 1936 e il 1974, dichiarate non legali in seguito ai fatti di Cipro del 1974. Verranno restituite solo quelle non passate a terzi, se si presenterà una richiesta dagli interessati entro 18 mesi. Fatto positivo è anche l’eliminazione del concetto di reciprocità, invocato ogni volta che lo Stato “laico” si trovava a violare il principio di uguaglianza dei propri cittadini non musulmani. D’ora in poi il concetto di reciprocità verrà applicato solo per le fondazioni straniere in Turchia. (R.P.)

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    Nell’arcidiocesi di Mexico grande mobilitazione della Chiesa per la Giornata della Famiglia

    ◊   “Un’occasione per favorire l’unione familiare”. Con questo spirito la Commissione arcidiocesana per la Pastorale Familiare e la sezione messicana del Pontificio Istituto Giovanni Paolo II per studi su Matrimonio e Famiglia hanno organizzato la Giornata della Famiglia, che si celebrerà domenica prossima nell’arcidiocesi di Mexico, in preparazione dell’Incontro Mondiale delle Famiglie di gennaio 2009. Il Cardinale Norberto Rivera Carrera, Arcivescovo Primate del Messico, ha inviato una lettera - ripresa dalla Misna - in cui invita a promuovere e a partecipare all'iniziativa, che rappresenta un momento “per sensibilizzare il popolo di Dio sull’Incontro Mondiale delle Famiglie che il Santo Padre ha convocato nel nostro Paese per il mese di gennaio 2009 e che avrà come sede proprio l’arcidiocesi del Messico”. Nella missiva l’arcivescovo sottolinea poi che la società “non può ignorare il bene prezioso della famiglia, fondata sul matrimonio” mentre la Chiesa “non può smettere di annunciare che, secondo i piani di Dio, il matrimonio e la famiglia sono insostituibili e non ammettono alternative”. Inoltre, continua il Cardinale, “la famiglia cristiana ha, oggi più che mai, una missione nobilissima ed ineludibile, che consiste nella trasmissione della fede”. Pertanto, i genitori “sono i primi evangelizzatori dei loro figli, a cominciare dal momento in cui imparano a parlare”. Alle ore 10 si aprirà la giornata con un Festival Musicale. Alle 11 ci sarà un omaggio floreale in onore del Servo di Dio Giovanni Paolo II, grande difensore della vita, del matrimonio e della famiglia; seguirà un incontro con il Cardinale, che impartirà una benedizione speciale alle famiglie e a tutti i presenti. L’iniziativa terminerà alle ore 12 nella Cattedrale, con una Santa Messa presieduta dal Cardinale Rivera Carrera. (M.G.)

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    La Chiesa spagnola celebra domenica la Giornata missionaria dell'America Latina

    ◊   La chiesa spagnola é chiamata domenica prossima a rinnovare il suo piano di collaborazione in favore dell'evangelizzazione del continente latinoamericano con la celebrazione della Giornata annuale organizzata dalla OCSHA (Opera di Cooperazione Sacerdotale Ispanomericana). In questa edizione il tema scelto “America Latina, Continente in missione” fa riferimento alla Quinta Conferenza Generale dell’episcopato latinoamericano che si é tenuta presso il santuario di Aparecida (Brasile) il mese di maggio scorso. Nel suo messaggio, per la giornata del 2 marzo, il Cardinale Giovanni Batista Re, presidente della Pontificia commissione per l’America Latina afferma che “ogni fedele del continente latino-americano e di tutto il mondo, nello spirito della Conferenza di Aparecida, deve essere discepolo e missionario”. E ricorda le parole di Benedetto XVI alla Conferenza: “Sono in gioco lo sviluppo armonico della società e l’identità cattolica dei suoi popoli”. Fin dai primi anni dall’arrivo degli europei nel Continente americano, la Spagna ha fatto uno sforzo notevole in favore dell'evangelizzazione dei popoli di tutta l’America. E sessanta anni fa, il clero diocesano spagnolo ha cercato di garantire in modo piú sistematico e organizzato l’assistenza necessaria con la creazione dell’Opera di Cooperazione Sacerdotale Ispanoamericana. Da allora, sono oltre 2300 i sacerdoti del clero diocesano destinati in America, dei quali rimangono ancora oltre 400. All’associazione di cooperazione sacerdotale si é aggiunta dieci anni più tardi l’Opera di Cooperazione Apostolica laicale Ispanoamericana (OCASHA). Un fattore nuovo ha modificato negli ultimi anni la cooperazone con l’arrivo in Spagna di sacerdoti provenienti dall’America Latina, dando luogo ad un vero scambio di agenti pastorali. In occasione di questa giornata di studio e preghiera per la collaborazione apostolica tra la Spagna e l’America Latina, avrà luogo anche una campagna di raccolta di aiuti economici che l’anno scorso ha raggiunto la cifra di circa 91 mila euro. (Dalla Spagna, per la Radio Vaticana, padre Ignacio Arregui)

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    Spagna: ricco calendario di iniziative per il 50.mo anniversario della Missione diocesana di Navarra

    ◊   Nel 2008 la Diocesi spagnola di Pamplona-Tudela celebrerà il cinquantesimo anniversario della nascita della Missione diocesana di Navarra, avviata il 3 dicembre 1958, con una serie di attività commemorative che serviranno come analisi del lavoro missionario svolto in questi anni dalla Chiesa di Navarra. Una ricorrenza salutata da Mons. Francisco Pérez, Arcivescovo di Pamplona e Vescovo di Tudela, Direttore Nazionale delle Pontificie Opere Missionarie della Spagna, nella lettera “Chiamati alla missione universale”, dove si esprime il desiderio che le celebrazioni possano servire “come occasione per approfondire il senso della missione sia nella diocesi navarrese che in tutto il mondo”. Nella missiva ripresa dalla Fides, l’Arcivescovo fa notare come “molti missionari continuano a sorprenderci con la loro generosa dedizione: sono più di mille e trecento i missionari presenti a Navarra. Numerosi anche i giovani che si sentono chiamati alla missione evangelizzatrice”. Mons. Pérez spera “che ci siano vocazioni di generosa disponibilità al sacerdozio, alla vita religiosa e alla famiglia cristiana. Abbiamo la responsabilità di portare con la nostra vita e con la nostra testimonianza l’annuncio di Gesù Cristo in ogni parte”. Nella conferenza stampa di presentazione delle celebrazioni, Mons. Francisco Pérez ha messo in risalto la ricchezza missionaria della Chiesa di Navarra, prendendo come esempio lo zelo apostolico di San Francesco Saverio, “paradigma del missionario navarrese”. Al tempo stesso ha parlato del lavoro di tutti i missionari anonimi che, secondo lui, “hanno fatto molto”. “Anche se l’Europa sta attraversando un momento di tiepidezza spirituale, a livello mondiale la Chiesa è molto più forte che negli anni precedenti, in particolare in Africa e ultimamente anche in Asia”; prova di ciò è il fatto “che ogni anno vengono erette più di 20 nuove diocesi nel mondo”. Per questo 50° anniversario, dal prossimo mese di marzo e fino a dicembre sono previste diverse attività, tra le quali 50 incontri informativi su che cosa consiste una missione; l’elaborazione di un DVD in cui raccogliere il senso della missione e la “speranza e i desideri” dei missionari. È inoltre previsto un festival folcloristico africano e latino-americano in collaborazione con alcune associazioni di immigrati e la creazione di un nuovo spazio di formazione per i giovani con spirito missionario. Si sta al tempo stesso preparando un libro commemorativo che raccolga tutta la storia della Missione Diocesana di Navarra. Ad ottobre si realizzerà un’esposizione interattiva. A dicembre, infine, si celebrerà un atto conclusivo dove si incontreranno i missionari e i loro parenti ed amici. (M.G)

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    Seconda giornata dell'incontro a Sofia dei presidenti delle Conferenze episcopali del Sud-Est europeo

    ◊   Nella capitale bulgara Sofia prosegue l’VIII incontro dei presidenti delle Conferenze episcopali del Sud-Est europeo sul tema “La preparazione dei fidanzati e l'accompagnamento spirituale degli sposi”. Questa mattina i presuli sono stati ricevuti dal presidente della Repubblica, Georgi Parvanov, che ha menzionato le recenti vicende del Kosovo, auspicando che anche i capi religiosi collaborino per creare un clima di dialogo e di tolleranza. Secondo l’arcivescovo di Belgrado, monsignor Stanislav Hočevar, intervenuto in conferenza stampa, il Kosovo è il frutto di problemi ai quali nessuno ha dato importanza nel passato perché non è stato approfondito nessuno studio sul problema. Monsignor Hočevar ha poi sottolineato che è molto importante la solidarietà tra i vescovi, essendo loro di paesi dove la Chiesa cattolica è una minoranza. Oggi i vescovi hanno inoltre condiviso le loro esperienze sulla preparazione dei fidanzati nei rispettivi paesi, sottolineando l’importanza dell’aspetto pratico nella cura pastorale dei matrimoni misti, molto diffusi nei paesi dell’area balcanica. Secondo il professore ortodosso Kalin Yanakiev, è stata la crisi della famiglia ad accrescere i problemi attuali con i giovani. (Da Sofia, per la Radio Vaticana, Iva Mihailova)

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    Irlanda: l'arcivescovo di Dublino si rivolge ai presidi delle scuole per la crescita morale degli studenti

    ◊   In Irlanda si parla di istruzione. Prendendo spunto dalla lettera del Papa Benedetto XVI, sull’emergenza nella formazione, l’arcivescovo di Dublino, Diarmuid Martin, parlando ai presidi delle scuole irlandesi, ha voluto precisare alcuni concetti sull’istruzione dei giovani: “l’importanza dell’Istruzione come investimento sul futuro dell’umanità, e quindi sul nostro futuro nel mondo, è più che evidente”. In particolare il presule ha voluto mettere a fuoco il concetto di istruzione come aiuto dato ai giovani da parte degli insegnanti, affinché possano fronteggiare pienamente la realtà concreta della vita nella sua totalità. Secondo Mons. Martin l’istruzione non deve infatti avere di mira solo il progresso tecnico, scientifico ed economico ma soprattutto la crescita morale e la formazione alla responsabilità dei giovani, attori del mondo futuro. Ma l’arcivescovo di Dublino aggiunge che si tratta di un compito non semplice: “L’età evolutiva del giovane studente, presenta spesso indifferenze e ostilità dinanzi ai cosiddetti valori tramandati per tradizione”. Mons. Martin suggerisce poi che la scuola deve creare un ambiente reale nella comunità concreta in cui il giovane deve giungere ad una verifica e convincimento dei valori proposti. La scuola cattolica, quale comunità di convivenza nella fede, quindi aperta e non ghettizzata, deve offrire una visione coerente ed integrata sul significato della vita, basato sulla credenza in un Dio che è amore. “Questa – sostiene in conclusione l’arcivescovo Diarmuid Martin - è la ricchezza che l’istruzione cattolica può e deve portare nel pluralismo religioso di oggi, per un mondo migliore e più responsabile. (Da Dublino, per la Radio Vaticana, Enzo Farinella)

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    UE: presentata la nuova campagna per la prevenzione delle malattie professionali dell’Agenzia sulla sicurezza nei posti di lavoro

    ◊   Prevenire gli infortuni e le malattie professionali. E’ questo l’obiettivo della campagna biennale “The Healthy Workplace: Good for you - Good for business”, che sarà varata a giugno dall’Agenzia Europea per la Sicurezza e la Salute sul Lavoro. Ogni anno, secondo l’agenzia UE che ha sede a Bilbao, si contano 150mila vittime del lavoro: 142mila per patologie legate alle professioni, oltre 8mila per incidenti veri e propri. Ossia un morto ogni 3 minuti e mezzo. Da qui “l’urgenza di nuove iniziative di studio e di sensibilizzazione”, che fanno parte dei compiti dell’organismo comunitario creato nel 1996. Si è invece appena conclusa un'altra campagna dell’agenzia, quella per la prevenzione dei disturbi muscoloscheletrici, intitolata “Alleggerisci il carico!”. Nel fare i primi bilanci di un lavoro durato circa un anno, gli esperti di Bilbao hanno spiegato che “ogni anno in Europa tali patologie colpiscono milioni di lavoratori, in particolare coloro che svolgono lavori manuali, gli infermieri, gli addetti macchine”. L’agenzia Sir segnala inoltre che nel corso della cerimonia di chiusura della campagna sono state premiate nove aziende “per i contributi innovativi sulla prevenzione dei disturbi muscoloscheletrici”. (M.G.)

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    Il 25.mo premio Niwano per la pace al principe Hassan di Giordania

    ◊   Una vita spesa a costruire la pace e la giustizia in Medio Oriente, basandosi su una solida consapevolezza della dignità umana formata e ispirata dalla sua fede. Con questa motivazione il 25.mo premio per la pace “Niwano” sarà assegnato al principe El Hassan bin Talal di Giordania. La cerimonia di premiazione – riferisce AsiaNews - si svolgerà il prossimo 8 maggio a Tokyo, dove il principe riceverà una medaglia, un certificato del premio e 20 milioni di yen (circa 145mila euro). Il principe El Hassan bin Talal, descritto come “costruttore di ponti” tra le civiltà, è nato in Giordania nel 1947 e si è laureato ad Oxford in studi orientali. Fino al 1999 ha svolto il ruolo di consigliere politico per il defunto re Hussein di Giordania. Attualmente è membro di diversi comitati internazionali: è presidente del Club di Roma e co-presidente della Independent Commission on Humanitarian Issues. La Niwano Peace Foundation è stata fondata nel 1978 per contribuire alla costruzione di un mondo di pace in campi quali religione, filosofia, cultura, scienza. Grazie a donazioni di miliardi di yen, la fondazione organizza attività culturali e scambi internazionali e conferisce ogni anno il Niwano Peace Prize a persone e associazioni che promuovono la pace e il dialogo interreligioso. Per la scelta del candidato, il cui prestigio deve essere riconosciuto in tutto il mondo, la fondazione delega circa 800 persone di diverse religioni provenienti da 125 paesi e un comitato composto da 12 leader religiosi impegnati a favore della pace e della cooperazione interreligiosa. La Fondazione è legata all'opera di Nikkyo Niwano, figura di rilievo della spiritualità giapponese, che nel 1938 ha fondato l'organizzazione buddista laica Rissho Kosei Kai. Il movimento mira a un rinnovamento dell'insegnamento del buddismo amida e unisce profonda spiritualità, impegno sociale, promozione della pace, dialogo tra le religioni. (M.G.)

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    Inaugurazione a Ciampino, della nuova struttura della Comunità "Il Chicco" per disabili mentali

    ◊   Sarà inaugurata domani mattina, a Ciampino, vicino Roma, la nuova struttura della Comunità “Il Chicco”, affiliata alla Federazione dell’Arca, che accoglie persone con disabilità mentale. All’incontro interverranno Anna Addario, presidente dell’Associazione “Arca Italia”, il sindaco di Ciampino, Walter Perandini e il fondatore dell’Arca, Jean Vanier. Seguiranno la benedizione dei nuovi locali da parte di mons. Marcello Semeraro, Vescovo di Albano e la visita dell’intero complesso. L’ “avventura” dell’Arca inizia nel 1964 in Francia, nel villaggio di Trosly-Breuil (Oise): Jean Vanier, canadese, vi si stabilisce con due giovani disabili, ai quali desidera dare una vita di famiglia, aperta ed accogliente verso tutti. Ben presto le case si moltiplicano a Trosly, nel resto della Francia, in Canada e negli Stati Uniti. Seguiranno nuove fondazioni in India, Africa e America Latina. Viene costituita una Federazione, che attualmente raggruppa 132 comunità di 35 Paesi, i cui delegati si incontrano periodicamente. Il 6° incontro, nel 1987, è caratterizzato da una visita di Madre Teresa e da un’udienza di Giovanni Paolo II. Il 1981 segna l’apertura del primo focolare italiano, “Il Chicco”, mentre nel 2000 una comunità sorella – l’Arcobaleno – viene inaugurata a Quarto Inferiore, nelle vicinanze di Bologna. "Il Chicco" ospita attualmente 12 ragazzi e adulti con disabilità mentale grave e gravissima. A condividere la loro giornata sono giovani volontari provenienti da tutto il mondo, affiancati da medici ed altre figure professionali. In Italia, come nel resto del mondo, le comunità dell’Arca condividono la missione di far conoscere la partecipazione attiva dei disabili intellettuali alla vita della collettività; allo stesso obiettivo si ispira l’opera dei volontari e l’impegno dei sostenitori, che con le loro donazioni concorrono alla realizzazione dei progetti nazionali e internazionali della Federazione. (R.P.)

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    24 Ore nel Mondo



    Iraq: termina l’offensiva turca in Kurdistan

    ◊   Sia fonti del Ministero dell’interno iracheno che militari turchi hanno reso noto la conclusione dell’offensiva turca nel Kurdistan. Il Partito dei Lavoratori del Kurdistan (PKK) parla però solo di un ritiro “limitato” delle truppe di Ankara. Ieri, in Turchia, il ministro della Difesa americano, Robert Gates, era tornato a insistere sull'opportunità che l’operazione si concludesse nel più breve tempo possibile. Intanto, nel Paese del Golfo il Consiglio presidenziale ha dato il via libera all'esecuzione di Alì il chimico, considerato uno dei più violenti esponenti del deposto regime di Saddam Hussein. L’ex Ministro della difesa era stato condannato nel giugno scorso per il suo ruolo nella campagna di sterminio di Anfal nel 1998, nella quale persero la vita circa 180 mila curdi. Ancora non è chiaro quando avverrà l’impiccagione.

    Medio Oriente
    Tre raid israeliani nella Striscia di Gaza hanno provocato stamani il ferimento di quattro palestinesi, fra cui due bambini. Si tratta della ventesima incursione dello Stato ebraico nella zona, un’offensiva costata la vita a 31 persone tra cui 8 bambini. Ieri, ripetuti lanci di razzi palestinesi sul territorio israeliano avevano colpito in particolare Sderot e Ashqelon, provocando una vittima. “Non rinunceremo a nessuna azione” ha detto il viceministro della Difesa israeliano, Matan Vilnai, mentre il premier Olmert è impegnato in consultazioni. Stamani, Hamas ha rivolto un appello alla popolazione e a tutti gli arabi e musulmani perché organizzino imponenti manifestazioni contro i “crimini israeliani”.
     
    Economia
    La corsa dell'euro è inarrestabile. La moneta unica europea ha aggiornato nuovamente il record storico sul dollaro a 1,5238. Nonostante le forti rassicurazioni offerte ieri dal presidente George W. Bush, che ha negato la recessione e ha ammesso solo un rallentamento dell’economia americana, permane un forte senso di incertezza sullo stato reale della situazione. A breve, sarà diffuso il dato relativo ai redditi personali e alle spese per consumi relativi al mese di gennaio. Timori per uno scenario di stagnazione economica erano stati espressi anche ieri dal numero uno della Federal Reserve (FED), Ben Bernanke. Gli allarmi del presidente della FED sullo stato di salute dell'economia americana ha causato l’avvio di seduta fiacca per le principali Borse europee. Sul fronte asiatico, intanto, l’oro strappa un nuovo primato superando i 976 dollari l’oncia. Inarrestabile anche la corsa dei carburanti con il gasolio che, ieri, si è portato a un passo dal prezzo della benzina.

    Kenya-politica
    Un accordo in extremis è stato raggiunto ieri in Kenya tra il presidente della Repubblica, Mwai Kibaki, ed il leader dell'opposizione, Raila Odinga. L’annuncio è venuto dall’ex segretario dell’ONU, Kofi Annan, che ha mediato la trattativa su mandato dell’Unione Africana. Odinga diventerà primo ministro e affiancherà il presidente nella gestione del potere. L’intesa prevede, inoltre, un governo di unità nazionale che rispecchi gli equilibri parlamentari dopo il voto del 27 dicembre scorso, seguito da una grave escalation di violenze.

    Ciad-cessate-il-fuoco
    Prolungato di 15 giorni il cessate-il-fuoco in Ciad. Lo ha stabilito l’Assemblea nazionale con 90 voti a favore e 5 contrari. La decisione era scattata dopo l’attacco dei ribelli alla capitale N'Djamena, all'inizio di febbraio. Nell’offensiva, avevano perso la vita a 400 civili. Dal 14 febbraio scorso, il presidente del Paese, Idriss Deby, ha assunto poteri eccezionali.

    Colombia-ostaggi
    E' sempre più ampia la mobilitazione della comunità internazionale per l’emergenza ostaggi in Colombia. Nonostante i ribelli delle Forze Armate Rivoluzionarie (FARC) abbiano annunciato che non procederanno ad altre liberazioni di sequestrati, dopo il rilascio nelle ultime ore di quattro ex parlamentari, si continua a sperare anche per le sorti di Ingrid Betancourt. Secondo gli ultimi liberati, le sue condizioni sarebbero critiche. Intanto, il presidente venezuelano, Hugo Chavez, ha proposto la creazione di un gruppo di mediatori internazionali per procedere al rilascio dei prigionieri.

    Russia-presidenziali
    Sono circa 109 milioni i cittadini chiamati a votare domenica per scegliere il successore del presidente, Vladimir Putin. Ieri, il capo del Cremlino ha lanciato un appello alla popolazione per recarsi alle urne perché le consultazioni sono ritenute “un passo decisivo” sul percorso di riforme avviato. Favorito nella corsa proprio il suo delfino: Medvedev, a seguire Ziuganov, capo del Partito comunista, e l'ultranazionalista Zirinovski. Sono 200 gli osservatori stranieri mentre sono assenti gli inviati dell’OSCE, Organizzazione per la sicurezza e la cooperazione in Europa, che ha annullato la missione per le “restrizioni imposte dalle autorità”.

    Italia-politica
    La campagna elettorale sta vivendo giornate particolarmente intense. Al Ministero dell’interno, partiti e schieramenti hanno cominciato in queste ore a presentare i propri simboli. La settimana prossima dovranno essere pronte le liste dei candidati. Mentre al centro è in dirittura d’arrivo l’intesa tra Rosa Bianca e UDC, questa mattina il Popolo delle Libertà (PDL) ha presentato il proprio programma. Il servizio di Giampiero Guadagni:


    E’ di dodici pagine il programma del Popolo delle libertà presentato questa mattina da Silvio Berlusconi. Che sottolinea: non promettiamo e non facciamo miracoli, la situazione è difficile e gli italiani devono essere coscienti di questo. Tra le misure previste, già nel primo Consiglio dei ministri del dopo voto, ci sono la detassazione di straordinari e tredicesima e anche l’abolizione dell’ICI. Non metteremo le mani nelle tasche degli italiani, spiega Berlusconi che punta ad una pressione fiscale sotto il 40 per cento. E ancora: il PDL intende varare un grande piano di edilizia per i giovani e per il 13 per cento delle famiglie non proprietarie di case. Ma anche riaprire i cantieri e le grandi opere, a partire da Ponte sullo stretto di Messina, e ritornare al nucleare. Altra priorità la sicurezza: più risorse per le forze dell’ordine, nuovi CPT contro i clandestini e pene più severe per i reati contro donne e minori. Berlusconi attacca poi Veltroni: il suo programma è copiato dal nostro ma in versione statalista, uno specchietto per le allodole che copre i disastri di 20 mesi di governo Prodi. Da lunedì 3 marzo, il PDL comincerà a parlare di candidature. Le donne avranno una rappresentanza del 30 per cento. Su un altro fronte, nasce la Costituente di Centro dall’incontro tra UDC e Rosa Bianca. Il progetto prevede nell’immediato una lista unitaria con Pierferdinando Casini candidato premier e Savino Pezzotta segretario. Nel lungo termine, si pensa ad un nuovo soggetto politico. Da parte sua, la Sinistra Arcobaleno si prepara a stare comunque all’opposizione. Lo spiega il candidato premier Bertinotti, che parla di elezioni truccate in quanto di fatto la competizione si riduce ai due schieramenti più grandi che, afferma Bertinotti, hanno programmi molto simili. (Per la Radio Vaticana Giampiero Guadagni)

    Italia-terrorismo
    Allarme dei Servizi segreti italiani per i civili e i militari impegnati all’estero, in particolare in Afghanistan e Libano. In un rapporto degli 007, si legge che l’Italia resta una “sponda logistica per formazioni maghrebine”, mentre il terrorismo di matrice jihadista si conferma la principale minaccia. "La 'ndrangheta - riferisce il documento - nonostante i duri colpi subiti, resta nel panorama della criminalità organizzata, la componente più pericolosa”. Timori anche per le “residue frange eversive, interessate a sfruttare ed alimentare spinte estremiste ed ogni forma di ribellismo sociale”.

    Kosovo-Irlanda
    Anche l’Irlanda ha riconosciuto l’indipendenza del Kosovo. Il ministro degli Esteri Dermot Ahern ha affermato che la decisione non intende essere “un atto di ostilità nei confronti della Serbia”. Fra i Paesi che hanno già riconosciuto il nuovo Stato ci sono Stati Uniti, Gran Bretagna, Francia, Germania e Italia.

    Serbia-esplosione
    Non ha provocato vittime l’esplosione di una bomba davanti ad una stazione radio locale di Belgrado. La deflagrazione ha causato solo danni materiali all’edificio e ad alcuni veicoli parcheggiati nei pressi. L'emittente ha aggiunto che alcuni dei suoi dipendenti di recente sono stati oggetto di intimidazioni e di minacce.

    Madagascar
    Il ciclone Ivan, che ha travolto il Madagascar la scorsa settimana, ha causato 83 vittime e lasciato senza casa almeno 200 mila persone. Questo il bilancio comunicato oggi dalle autorità locali. L’anno scorso sei cicloni avevano colpito il Paese, uccidendo almeno 150 persone e distruggendo case e raccolti: ma Ivan, con i suoi 200 chilometri orari, è senz’altro il più violento che abbia mai colpito l’isola. (Panoramica internazionale a cura di Silvia Gusmano e Benedetta Capelli)

     
     
    Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LII no. 60

     
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