Logo 50Radiogiornale Radio Vaticana
Redazione +390669883674 | +390669883998 | e-mail: sicsegre@vatiradio.va

Sommario del 27/02/2008

Il Papa e la Santa Sede

  • L’umanità ha bisogno di conoscere Dio amore e di scoprire il valore della conversione: lo ha affermato Benedetto XVI all’udienza generale, dedicata ancora alla figura di Sant’Agostino
  • Nomine
  • Creazione di nuova diocesi in Brasile
  • Il cardinale Bertone in volo verso l'Italia dopo la sua visita a Cuba. Ieri, l'incontro con il neopresidente, Raúl Castro
  • Accogliere la vita sofferente nella sua integralità: all’indomani della chiusura del Congresso della Pontificia Accademia per la Vita sul malato morente, la riflessione del prof. Pessina e la testimonianza del dott. Sanna
  • La vera elemosina ha come fine il bene dell'altro e non un ritorno d'immagine. Alla vigilia della plenaria di "Cor Unum", mons. Dal Toso parla della carità del Papa
  • Oggi su "L'Osservatore Romano"
  • Oggi in Primo Piano

  • Compie cinque anni il conflitto in Darfur, pagina di sangue e violenze della recente storia africana
  • Dal 2 marzo ogni domenica, in edicola "L’Osservatore Romano" allegato a "L’Eco di Bergamo", nel cinquantenario dell’elezione di Giovanni XXIII
  • Chiesa e Società

  • Concluso il decimo incontro annuale sul dialogo interreligioso in Egitto
  • La riflessione su "Uguaglianza e dignità dell’uomo" di mons. Ravasi, presidente del Pontificio Consiglio della Cultura, all’Università La Sapienza di Roma
  • Appello dei vescovi delle Filippine per incentivare la lotta alla corruzione
  • Inizia domani in Colombia il secondo Congresso dei Movimenti ecclesiali e delle Nuove comunità sulla figura dei missionari di Gesù
  • Ringraziamenti al Papa da parte della Conferenza episcopale dell’Ecuador dopo l’appello per le vittime di calamità naturali
  • Nel Messaggio per la Quaresima, i vescovi del Madagascar riflettono sulle emergenze dell'isola
  • Preghiere della Quaresima per la pace in Kenya e Pakistan. E’ quanto offre la comunità cattolica del Tajikistan
  • In Polonia, un sondaggio sulla pratica del Sacramento del perdono ne rivela la grande importanza per i fedeli
  • Per il nunzio apostolico, mons. Antonio Franco, Israele è realmente intenzionata a trovare una soluzione sulle questioni fiscali
  • Da marzo 2008 a novembre 2009, le diocesi tedesche saranno in pellegrinaggio in Terra Santa
  • Difesa del matrimonio tra uomo e donna e “no” alle unioni civili. E’ quanto ribadisce l’arcivescovo di Sydney
  • Necessario un orientamento pastorale durante il fidanzamento per avere poi un matrimonio in salute. Così il vescovo di Palencia, in Spagna
  • Nella diocesi cinese di Tai Yuan, inaugurato un Centro per intensificare la pastorale giovanile
  • Nessuna rassegnazione di fronte ad un mondo senza Dio. E’ il messaggio del cardinale Re ai vescovi amici dei Focolari
  • Ricordato in Francia e Germania l'Abbé Stock, assistente spirituale dei parigini prigionieri di guerra
  • Nasce un consorzio di radio di 13 Paesi per raccontare l'Europa comunitaria
  • Al via domani, a Roma, un convegno per celebrare i 50 anni dell'Istituto “Redemptor Hominis”
  • 24 Ore nel Mondo

  • In Kenya, nuovo stallo nei negoziati tra il presidente Mwai Kibaki e il leader dell'opposizione, Raila Odinga
  • Il Papa e la Santa Sede



    L’umanità ha bisogno di conoscere Dio amore e di scoprire il valore della conversione: lo ha affermato Benedetto XVI all’udienza generale, dedicata ancora alla figura di Sant’Agostino

    ◊   L’umanità ha bisogno di conoscere e di vivere la realtà di Dio amore; l’incontro con Lui è la sola risposta alle inquietudini del cuore umano: è il grande insegnamento che Sant’Agostino ha lasciato all’umanità e che Benedetto XVI ha ricordato nella quinta catechesi dedicata al Padre della Chiesa, al cui pensiero si è ispirato per le sue encicliche. Il cammino del vescovo di Ippona, ha detto il Papa che ha salutato i pellegrini radunati nella Basilica Vaticana per poi raggiungere l’Aula Paolo VI, è un modello che invita a percorrere con coraggio ed umiltà il cammino della verità. Il servizio di Tiziana Campisi:


    “Dio non è lontano, perché si è fatto vicino agli esseri umani divenendo uno di noi”: lo si trova nella fede in Cristo, sul cammino della verità. Un cammino, ha spiegato Benedetto XVI, che per Sant’Agostino è stato una lunga e faticosa ricerca, mossa dalla passione per l’uomo e per la verità:

     
    “Questa è infatti una via da percorrere con coraggio e nello stesso tempo con umiltà, nell’apertura a una purificazione permanente di cui ognuno di noi ha bisogno”.

     
    Figura assai cara al Papa quella del vescovo di Ippona, il Padre della Chiesa al quale ha voluto rendere omaggio lo scorso anno durante il suo pellegrinaggio a Pavia, dove sono custodite le spoglie mortali del Santo:

     
    “In questo modo, ho voluto esprimere a lui l’omaggio di tutta la Chiesa cattolica, ma anche rendere visibile la mia personale devozione e riconoscenza nei confronti di una figura alla quale mi sento molto legato per la parte che ha avuto nella mia vita di teologo, di sacerdote, di pastore, e così volevo esprimere la mia gratitudine”.
     
    E a Pavia, “davanti alla tomba” del “grande innamorato di Dio”, Benedetto XVI ha voluto riconsegnare idealmente alla Chiesa e al mondo la sua prima Lettera Enciclica Deus caritas est, ispirata al pensiero di Sant’Agostino così come la seconda, Spe salvi:

     
    “Anche oggi, come al suo tempo, l’umanità ha bisogno di conoscere e soprattutto di vivere questa realtà fondamentale: Dio è amore e l’incontro con lui è la sola risposta alle inquietudini del nostro cuore. Un cuore che è abitato dalla speranza, forse ancora oscura e inconsapevole in molti nostri contemporanei, ma che per noi cristiani apre già oggi al futuro, tanto che san Paolo ha scritto che ‘nella speranza siamo stati salvati’”.

     
    Nella sua catechesi il Papa ha ricordato le tappe del cammino di conversione di Agostino: la prima, il “progressivo avvicinamento al cristianesimo”, a Cristo, avvenuto con l’ausilio della filosofia - soprattutto quella d’impronta platonica - che gli faceva intravedere l’esistenza del Logos, della ragione creatrice, ma che non gli indicava come raggiungere questo Logos apparentemente lontano e che poi comprederà con la lettura dell’epistolario paolino. La seconda, la rinuncia ad una vita di meditazione per vivere con Cristo e per Cristo dedicandosi agli altri - nel ministero sacerdotale ed episcopale - con umiltà:

     
    “Gli era molto difficile all’inizio, ma ha capito che solo vivendo per gli altri, e non solo per la sua privata contemplazione poteva realmente vivere con Cristo e per Cristo (…) Imparò, spesso con difficoltà, giorno per giorno, a mettere a disposizione il frutto della sua intelligenza a vantaggio degli altri, a comunicare la sua visione, la sua fede, alla gente semplice e vivere così per la gente comune (…) svolgendo senza stancarsi un’attività generosa e gravosa che così descrive in uno dei suoi bellissimi sermoni ‘Continuamente predicare, discutere, riprendere, edificare, essere a disposizione di tutti - è un ingente carico, un grande peso, un’immane fatica’. E fu questa la sua seconda conversione”.

     
    La terza tappa della conversione agostiniana, infine, quella che portò il presule africano “a chiedere perdono a Dio”, “ogni giorno”, è per Benedetto XVI quella che deve indurci ad una continua ed umile introspezione:

     
    “Noi abbiamo sempre bisogno di essere lavati da Cristo - che ci lava i piedi - di nuova conversione, fino alla fine. Abbiamo bisogno di questa umiltà che riconosce che siamo peccatori in cammino finché il Signore ci da la mano definitivamente e ci guida alla vita eterna”.

     
    “Purificare i nostri desideri e le nostre speranze per accogliere la dolcezza di Dio”: questa è la strada, ha concluso il Santo Padre, che prima di cominciare la sua catechesi nell’Aula Paolo VI, ha salutato alcuni pellegrini nella Basilica Vaticana, incoraggiandoli “a crescere nella carità mediante concreti gesti di solidarietà” verso i più deboli e bisognosi:

     
    “Questo tempo di Quaresima sia caratterizzato da uno sforzo personale e comunitario di adesione a Cristo per essere testimoni del suo amore”.

     
    Infine, nei suoi saluti, Benedetto XVI ha invitato i fedeli ad “essere cristiani autentici in famiglia, nel lavoro e in ogni altro ambiente” e a lasciarsi illuminare dalla parola di Cristo. E in particolare, ai vescovi amici del Movimento dei Focolari ha assicurato la sua preghiera "affinché il Signore - ha detto - li sostenga nel quotidiano ministero pastorale a servizio del Popolo di Dio".

    inizio pagina

    Nomine

    ◊   In Brasile, Benedetto XVI ha accettato la rinuncia al governo pastorale della diocesi di Rubiataba-Mozarlândia, presentata per raggunti limiti di età dal vescovo José Carlos de Oliveira, della Congregazione dei Padri Redentoristi. Al suo posto, il Papa ha nominato il sacerdote Adair José Guimarães, del clero della diocesi di Uruaçu, attualmente parroco della Parrocchia "Nossa Senhora Aparecida" a Minaçu. Il neo presule, 47 anni, ha compiuto gli studi presso il Seminario Nossa Senhora de Fátima e nel Seminario di São José. Dopo l'ordinazione sacerdotale, ha ricoperto, tra gli altri, gli incarichi di parroco, rettore del Seminario Minore São José, responsabile della Pastorale vocazionale e giovanile, assistente della Renovação Carismática Católica e Apostolado da Oração, giudice Uditore della Câmara Eclesiastica di Uruaçu, giudice Aggiunto del Tribunale Ecclesiastico dell'arcidiocesi di Brasilia.

    Negli Stati Uniti, il Pontefice ha accettato la rinuncia al governo pastorale della diocesi di Lansing, presentata per raggiunti limiti di età dal vescovo Carl F. Mengeling. Al suo posto, Benedetto XVI ha nominato mons. Earl A. Boyea, finora ausiliare dell’arcidiocesi di Detroit. Mons. Boyea ha 57 anni ed è originario dello Stato del Michigan. Dopo gli studi nel suo Paese, è stato alunno al Pontificio Collegio Americano del Nord di Roma, dove ha compiuto gli studi teologici presso la Pontificia Università Gregoriana, conseguendovi il Baccalaureato in Teologia e la Licenza in Teologia biblica. HA anche completato i corsi del “Master of Arts” in Storia alla “Wayne State University” in Detroit, laureandosi più avanti nella stessa disciplina presso l'Università Cattolica a Washington, D.C. Ordinato sacerdote, è stato, tra l'altro, amministratore pro-tempore della “Saint Christine Parish” a Detroit, membro della facoltà del “Sacred Heart Seminary”, con il compito di Decano degli studi, membro del Comitato per l’accademia della “Madonna University”. rettore-presidente del Pontificio Collegio “Josephinum” in Columbus, in Ohio. Nominato ausiliare di Detroit nel 2002, fa parte in seno alla Conferenza episcopale del Comitato per i confini delle Diocesi e delle Province della Regione VI, del Comitato per la Formazione Sacerdotale e del Comitato per la selezione dei Vescovi della Regione VI.
     Benedetto XVI ha nominato revisore internazionale presso la Prefettura degli Affari Economici della Santa Sede il dott. Maurizio Prato, finora consultore della suddetto organismo.

    inizio pagina

    Creazione di nuova diocesi in Brasile

    ◊   In Brasile, Benedetto XVI ha eretto la diocesi di Floriano, con territorio dismembrato dalla diocesi di Oeiras-Floriano, rendendola suffraganea della Chiesa metropolitana di Teresina. Come primo vescovo di Floriano, il Papa ha nominato mons. Augusto Alves Da Rocha, finora vescovo di Oeiras-Floriano. Inoltre, il Pontefice ha nominato vescovo di Oeiras il sacerdote Juarez Sousa Da Silva, attualmente direttore degli studi del Seminario Maggiore Interdiocesano Sagrado Coração de Jesus, nell'arcidiocesi di Teresina.

    La nuova diocesi di Floriano ha una superficie di 61 mila kmq., con 193 mila abitanti dei quali 174 mila cattolici, suddivisi in 12 parrocchie, con 29 sacerdoti, 16 religiosi e 35 suore. Mons. Augusto Alves da Rocha, 74 anni, ha frequentato la Pontificia Università Gregoriana, come alunno del Collegio Pio Brasiliano. Ordinato sacerdote, è stato più volte parroco. Dopo la consacrazione episcopale, è stato vescovo di Oeiras-Floriano, mentre in seno alla Conferenza episcopale locale è stato presidente del Regionale "Nordeste IV", che corrisponde alla provincia ecclesiastica di Teresina.

    La diocesi di Oeiras ha invece una superficie di 15 mila Kmq., con 133 mila abitanti dei quali 120 mila cattolici, distinti in 7 parrocchie, con 12 sacerdoti, 2 religiosi e 6 suore. Il suo nuovo presule, il 47.enne mons. Da Silva, ha frequentato gli studi di Filosofia e Teologia nel Seminario Maggiore interdiocesano di Teresina ed è stato ordinato sacerdote nel 1994. Inviato a Roma, ha conseguito la Licenza in Storia della Chiesa presso la Pontifica Università Gregoriana. Ha ricoperto gli incarichi di parroco, economo e professore di Storia della Chiesa, direttore spirituale del Seminario Maggiore della provincia ecclesiastica del Piauí e direttore degli studi e professore di Latino del medesimo Seminario.

    inizio pagina

    Il cardinale Bertone in volo verso l'Italia dopo la sua visita a Cuba. Ieri, l'incontro con il neopresidente, Raúl Castro

    ◊   Considerazioni sulla libertà religiosa e la sua dimensione pubblica, insieme con gli auguri per il nuovo mandato presidenziale: li ha espressi il cardinale segretario di Stato, Tarcisio Bertone, al capo di Stato cubano, Raul Castro, incontrato ieri. Oggi, il porporato farà rientro in Italia dopo i giorni trascorsi nell'isola per il decennale dello storico pellegrinaggio di Giovanni Paolo II all'Avana. Il servizio di Luis Badilla:


    Ieri, prima del suo rientro a Roma, dove arriverà nelle prossime ore, il cardinale segretario di Stato, Tarcisio Bertone, è stato ricevuto dal neo presidente cubano Raúl Castro, al termine del suo sesto viaggio internazionale da quando Benedetto XVI lo scelse come suo segretario di Stato, nel settembre 2006. All’incontro, hanno presso parte i due vicepresidenti del Consiglio di Stato, Esteban Lazo e Carlos Lage, il ministro degli Affari esteri, Pérez Roque, e altri tre alti funzionari: il capo dell’Ufficio del partito comunista per gli Affari religiosi, Caridad Diego, il viceministro degli Affari esteri, Eumelio Caballero Rodríguez, e Raúl Roa, ambasciatore cubano presso la Santa Sede.
     
    Il cardinale Bertone era accompagnato dal nunzio apostolico a Cuba, l’arcivescovo Luigi Bonazzi, dal cardinale Jaime Ortega, arcivescovo dell’Avana, dal presidente dell’episcopato, mons. Juan García Rodríguez, e da altri due vescovi: mons. Juan de Dios Hernández, vescovo di Holguin e segretario della Conferenza episcopale, e mons. Emilio Aranguren Echeverría. Presenti anche il consigliere della nunziatura, mons. Jean Marie Speich, e il personale della Segretaria di Stato: mons. Nicolás Henry Thevenin e mons. Lech Pinchota.

     
    Poco prima di prendere l’aereo, il cardinale Bertone ha dichiarato di aver “augurato al presidente molto successo nella sua missione al servizio del Paese”. Al tempo stesso, ha aggiunto, “ho ribadito un particolare desiderio della Santa Sede: promuovere ancora di più l’avvicinamento del mondo e Cuba così come l’aumento delle convergenze su importanti questioni internazionali”. “Nel rispetto della sovranità del Paese e dei suoi cittadini, il porporato ha poi specificato di aver espresso al presidente Raul Castro “la preoccupazione della Chiesa per i prigionieri e le loro famiglie”. Il ministro degli Affari esteri, Felipe Pérez Roque, ha definito l’incontro “cordiale, rispettoso e sincero”.

     
    Termina così la visita a Cuba del cardinale Bertone, che nell’arco di sei giorni lo ha portato in quattro diocesi per presiedere diversi momenti ecclesiali e non, durante i quali Cuba ha ricordato - insieme con l’immenso affetto dei cubani - il decimo anniversario del pellegrinaggio di Giovanni Paolo II nel lontano 1998. Va ricordato che all’incontro con il Corpo diplomatico, il segretario di Stato aveva ribadito che “la libertà religiosa non sarebbe integrale e autentica se non comportasse anche una dimensione pubblica. (…) Uno Stato che voglia rispettare questa libertà - aveva aggiunto - non può esimersi dal creare condizioni propizie allo sviluppo della vita religiosa, in modo che i cittadini abbiano la possibilità reale di esercitare i loro diritti e di adempiere i loro obblighi spirituali”.

    inizio pagina

    Accogliere la vita sofferente nella sua integralità: all’indomani della chiusura del Congresso della Pontificia Accademia per la Vita sul malato morente, la riflessione del prof. Pessina e la testimonianza del dott. Sanna

    ◊   Chiude oggi la tre giorni di lavori della XIV assemblea plenaria della Pontificia Accademia per la Vita. L’assise è stata accompagnata da un Congresso internazionale sul tema “Accanto al malato inguaribile e al morente”. Momento culminante dell’evento, l’udienza del Papa ai congressisti, lunedì scorso. Benedetto XVI ha ribadito che una società incapace di accogliere con amore i sofferenti è una società disumana. Sui temi affrontati dal Papa, Fabio Colagrande ha raccolto la riflessione del prof. Adriano Pessina, direttore del Centro di Bioetica all’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano:


    R. - Il discorso del Santo Padre è stato, come sempre, di grande respiro umano ed anche di una grande lucidità intellettuale, perché ha delineato la fatica dell’accogliere la vita, laddove la vita si sta spegnendo e, quindi, la necessità di riempire la solitudine delle persone che si accostano all’ultimo passaggio. Benedetto XVI ha ricordato, con grande chiarezza, la dimensione della fede cristiana che vede nella morte un passaggio ed un ritorno nell’amore misericordioso di Dio, ma ha anche richiamato, allo stesso tempo, ad una responsabilità umana di chi non riconosce questa verità, di essere accanto a coloro che stanno per morire. Un grande insegnamento, quindi, sulla consapevolezza del valore - direi - della finitezza umana.

     
    D. - Benedetto XVI ha toccato anche il tema delicato del dovere morale di somministrare da parte dei medici e di accogliere da parte del paziente quei mezzi di preservazione della vita, che nella situazione concreta risultino ordinari e, dall’altra parte, ha invece parlato delle terapie rischiose spiegando che il ricorso ad esse sarà da considerare moralmente lecito, ma facoltativo…

     
    R. - Direi che il Santo Padre ha confermato, nelle sue linee generali, il pensiero, che non è solo peraltro il pensiero della Chiesa. Un pensiero che sta sempre di più diventando concreto. In un’epoca in cui la tecnologia può molto sulla nostra dimensione finale, occorre trovare un equilibrio. Un equilibrio che metta al centro la persona umana nella sua singolarità e - direi - che questi giorni di studio della Pontificia Accademia dovrebbero aiutarci a comprendere, in qualche modo, quali sono gli elementi in gioco in una assistenza che non deve finire o in un abbandono terapeutico o in una sorta di tragica scorciatoia che è il procurare o l’anticipare la morte delle persone. Siamo in un’epoca in cui possiamo e dobbiamo permetterci il dovere di accogliere la vita sofferente e di usare i mezzi più adeguati che abbiamo. Questo comporta, ovviamente, tutto uno sforzo di riflessione a tutto campo.

    Dal Papa arriva dunque l’invito a guardare la persona sofferente nella sua globalità abbracciando tutte le sue esigenze, fisiche, emozionali e spirituali. Proprio questo è il principio che ispira l’attività del Centro di cura e riabilitazione Santa Maria Bambina di Oristano, promosso dalla Fondazione diocesana “Nostra Signora del Rimedio”. Una struttura all’avanguardia che, in 5 anni, ha assistito 1500 pazienti affetti da gravi cerebrolesioni e 500 in stato di coma. Per una testimonianza su questa esperienza, Alessandro Gisotti ha intervistato il dott. Giovanni Maria Sanna, direttore del Centro di Oristano:


    R. - La nostra opera consiste nel vedere queste persone in modo globale e con una dignità tale che non può che essere l’immagine stessa del Cristo. Noi ci avviciniamo a queste persone, cercando di aiutarle per quello che è possibile. E’ possibile aiutarle a guarire? Allora facciamo in modo di dar loro tutto ciò che è necessario perché possano guarire. Altrimenti, cerchiamo di accompagnarli alla morte facendogli conoscere cosa è Gesù Cristo e cosa li può attendere dopo la morte.

     
    D. - Dunque, lo spirito che anima il centro di cura e di riabilitazione è di rifiutare radicalmente l’eutanasia, ma anche l’accanimento terapeutico?

     
    R. - E non soltanto l’eutanasia attiva. Non c’è infatti soltanto quell’eutanasia, ma c’è anche una eutanasia passiva, che è quella di non curarsi oppure di curarsi solo di una parte della persona, di risolvere un solo problema. La persona è integra sia nella sua parte corporale che nella sua spirituale. Questo è ciò che noi vogliamo fare: vogliamo creare un ambiente intorno che faccia sentire la persona come tale. Una persona, per definizione, non è soltanto l’ammalato, ma è la persona sofferente. Quando c’è un ragazzo in coma, perché ha avuto un incidente stradale, la sofferenza è triplice: c’è l’ammalato, ci sono i suoi familiari, ci sono i suoi amici. A tutti questi noi dobbiamo fare attenzione nella nostra opera quotidiana.

     
    D. - Tra l’altro, il Papa proprio parlando all’Accademia per la Vita ha sottolineato - riprendendo delle parole di Madre Teresa - che nessuno dovrebbe mai morire da solo, abbandonato a se stesso. E’ anche questa la vostra esperienza?

     
    R. - Esatto, è proprio questa la nostra esperienza. Il centro di cura e riabilitazione Santa Maria Bambina sta facendo uno sforzo affinché la persona non sia soltanto l’ammalato, ma sia persona anche il familiare. Venga cioè aiutato anche il familiare. Il malato grave, che viva o che muoia, è importante che abbia il familiare vicino, che abbia gli amici vicini. E’ necessario creare un ambiente umano intorno alla persona sofferente. Questa è per me la vera visione globale dell’uomo. Non può esserci soltanto una visione materialistica.

    inizio pagina

    La vera elemosina ha come fine il bene dell'altro e non un ritorno d'immagine. Alla vigilia della plenaria di "Cor Unum", mons. Dal Toso parla della carità del Papa

    ◊   L'enciclica Deus caritas est ha cambiato il volto alla "carità del Papa". E' questo lo spunto centrale della riflessione che da domani, a Roma, verrà avviata dalla plenaria del Pontificio Consiglio Cor Unum, l’organismo che si occupa di portare nel mondo il concreto sostegno del Pontefice ai Paesi o alle popolazioni più povere. Alla vigilia dei lavori, Giovanni Peduto ha parlato di questo tema con il sottosegretario del dicastero vaticano, mons. Giampiero Dal Toso:


    R. - Per noi, durante questa plenaria, sarà importante ribadire che c’è un discorso che ha avuto una sua svolta specifica con l’enciclica Deus caritas est. Volevo ribadire questo discorso - che riguarda l’attenzione a chi opera la carità - non solo riguardo alle finalità del nostro agire, ma anche ai soggetti stessi che realizzano l’attività caritativa. Dice la Deus caritas est che soggetto dell’attività caritativa è la Chiesa stessa, la quale poi, ovviamente, lo rende concreto attraverso le tante persone - e grazie a Dio sono davvero tante - che lavorano nei nostri organismi - spesso a titolo di volontariato - in favore degli altri. Ecco: noi vogliamo semplicemente ribadire, con questa plenaria, che l’attività caritativa, oltre ad essere un beneficio per coloro che la ricevono, può essere una grande occasione di crescita umana e spirituale per chi la compie. Vogliamo cioè riflettere, con i membri del nostro dicastero, sulle possibilità che l’attività caritativa offre come scuola di maturazione umana, come scuola di fede, come scuola di approfondimento delle proprie convinzioni cristiane, per coloro che la realizzano. Quindi, in breve, il compito della plenaria è quello di riflettere sulle opportunità che l’attività caritativa rappresenta per i soggetti stessi che la realizzano.

     
    D. - Benedetto XVI ha posto al centro del messaggio per la Quaresima di quest’anno il valore dell’elemosina che - ha detto tra l’altro - dev’essere "nascosta". Oggi, tuttavia, non esiste praticamente campagna di aiuto - e sono in continuo aumento - che non sfrutti al massimo il "tam tam" mediatico. Ci può essere un rischio di "usura" del concetto di solidarietà?

     
    R. - Innanzitutto, io vorrei affermare che per noi, in questo tempo di Quaresima, è importante ribadire il concetto di elemosina sulla linea della tradizione della Chiesa. E’ vero quello che lei dice: che oggi assistiamo a forme di elemosina che sono molto presenti nei media, e alle quali viene dato anche particolare rilievo. E’ chiaro che l’elemosina ha una sua dimensione nascosta. Ma è però vero anche quello che ricorda lo stesso Santo Padre nel messaggio quaresimale, ovvero che il Vangelo ci ricorda come siamo chiamati a compiere le nostre opere di bene perché gli uomini le possano vedere e rendere gloria al Padre che è nei Cieli. Quello che interessa, dunque, fondamentalmente - quello che è determinante, discriminante - è lo spirito con il quale si opera l’elemosina: se, cioè, l’elemosina è intesa come atto che va a beneficio della persona che lo riceve - e anche come atto di distacco da se stessi e dai propri beni - o se viene intesa come operazione mediatica. Ecco: questo è il punto discriminante. E il messaggio quaresimale voleva ribadire che questo atteggiamento profondo del cuore è la qualifica determinante per un’elemosina che si possa dire "cristiana".

     
    D. - Per molti giovani, pur capaci di generosità, l’elemosina risulta una parola superata, spesso confusa con la semplice moneta data ad un povero e dunque poco stimolante. Come si può insegnare loro il valore autentico anche del piccolo gesto lontano dai riflettori, quello che - sempre secondo le parole del Papa - "educa alla generosità e all’amore"?

     
    R. - Io direi che proprio la Lettera per la Quaresima di quest’anno risponde a questa sua giusta domanda. Può sembrare, a volte, che l’elemosina sia un po’ fuori moda. In realtà, io vorrei sottolineare due cose: l’elemosina è alla portata di tutti, grandi, piccoli, giovani, anziani, poveri e ricchi. Quindi, è uno strumento quotidiano alla portata di tutti. Secondo: l’elemosina, la moneta data, è chiaro non serve per lavarci la coscienza. L’elemosina serve come segno di un qualche cosa di più profondo: solo nella condivisione di quello che abbiamo, e soprattutto di quello che siamo, possiamo trovare vera felicità. In questo senso, anche l’elemosina può essere una scuola importante e può essere un esercizio importante anche per i giovani. La vera felicità consiste nel vivere per se stessi o la vera felicità consiste nel condividere se stessi con l’altro? Io credo che l’elemosina possa essere un segno importante, un gesto quotidiano ma altamente educativo, che può insegnarci ad aprire a tutti, non solo ai giovani, il nostro orizzonte verso l’altro, perché in questa condivisione possiamo raggiungere la pienezza della nostra maturità, umana e cristiana.

    inizio pagina

    Oggi su "L'Osservatore Romano"

    ◊   In evidenza, nell’informazione internazionale, la questione del nucleare: il direttore generale dell’AIEA invita Stati Uniti e Russia a ridurre gli arsenali.

    Maurizio Fontana, in cultura, ripercorre i cinquant’anni di attività dell’Istituto pastorale Redemptor Hominis.

    I mille imbrogli (a fin di bene) di un francescano in Terra Santa: padre Michele Piccirillo, dello Studium Biblicum Franciscanum, illustra l’opera di Girolamo Mihaic, all’origine della rinascita del memoriale di Mosè sul monte Nebo in Giordania.

    Giulia Galeotti recensisce il volume “Grazie, papà don Carlo. L’opera di don Gnocchi nelle testimonianze e nei ricordi dei suoi ‘figli’”.

    Nell’informazione religiosa, la conclusione della visita del segretario di Stato, cardinale Tarcisio Bertone, a Cuba: nel colloquio con il presidente Raul Castro affrontato, fra gli altri, il tema dello “status” delle relazioni fra il Paese caraibico e la Chiesa cattolica.
    Nicola Gori intervista il presidente della Conferenza episcopale del Salvador.

    L’intervento del cardinale Tauran all’università di al-Azhar, al Cairo, sull’esigenza di un rinnovato impegno a sostegno del dialogo interreligioso.

    inizio pagina

    Oggi in Primo Piano



    Compie cinque anni il conflitto in Darfur, pagina di sangue e violenze della recente storia africana

    ◊   Sono migliaia i morti e milioni gli sfollati provocati dal conflitto nel Darfur, che rappresenta una delle pagine più dolorose della recente storia africana. In questi giorni, il mondo ne ricorda il quinto anniversario, mentre sul terreno - nonostante il persistere di una grave emergenza umanitaria - si registrano nuove violenze. Ce ne parla Francesca Sabatinelli:


    Cinque anni dall’inizio del conflitto in Darfur, un triste anniversario che viene fissato al 26 febbraio, perché quel giorno del 2003, il Fronte di liberazione del Darfur, stanco degli assalti da parte delle milizie islamiche dei janjaweed, rivendicò la sua prima azione militare. In questi anni, la guerra che oppone i janjaweed, sostenuti dal governo sudanese di Khartoum, alla popolazione della regione, ha causato circa 400 mila morti e quasi tre milioni di sfollati. I janjaweed non hanno mai smesso di assaltare e bruciare villaggi, uccidere, violentare. Dal 18 febbraio, il governo sudanese ha ripreso i bombardamenti aerei sulla regione, nonostante il presidente Beshir avesse annunciato nell’ottobre scorso un cessate-il-fuoco. Gli attacchi si sono concentrati nel Darfur occidentale. La denuncia arriva dal movimento per i diritti umani Italians for Darfur, di cui è presidente Antonella Napoli:

     
    “Secondo quanto afferma il governo sudanese, nel Darfur occidentale sarebbero situate delle basi del JAM, che è il Movimento di giustizia ed uguaglianza che fa capo ai ribelli che si contrappongono al governo di Kartoum. Da informazioni che hanno rilevato invece i rappresentanti in Darfur delle Nazioni Unite, le vittime - che ammonterebbero dal 18 febbraio ad oggi a circa 600 - sarebbero tutti civili e per lo più donne e bambini”.

    Il Consiglio di sicurezza dell’ONU con la risoluzione 1706 lo scorso agosto ha approvato l’invio di una nuova forza di pace: 20 mila caschi blu, in sostituzione o affiancamento dei 7000 uomini inviati dall’Unione Africana. Ad oggi, però, nessun contingente di pace ha raggiunto la zona, a causa del veto posto dal Sudan nei confronti di forze straniere:

     
    “La cosa più grave è che non ci sono i mezzi logistici - ad esempio gli elicotteri che dovrebbero sorvolare tutta l’area per controlli o per cercare di individuare le zone di conflitto - che permetterebbero di portare ad una pacificazione, tenendo sotto controllo il conflitto con una vera e propria missione di peacekeeping, al momento impossibile. Tutto ciò determina purtroppo il fallimento di questa missione di pace, che rappresenta l’unica speranza per poter cercare di portare sollievo alle popolazioni del Darfur”.

    L’incremento del numero di rifugiati ha fatto precipitare le condizioni di vita nei campi profughi, dove Antonella Napoli è andata per girare un reportage per ricordare al mondo che nel Darfur si continua a morire:

     
    “Nei campi profughi la presenza maggiore è quella di donne e bambini: gli uomini sono quasi tutti ai fronti con i vari gruppi ribelli. Le donne trovano rifugio in questi campi con i loro bambini e spesso anche con gruppi familiari numerosi. Queste donne si sono viste portare via la casa, i mariti, i familiari e spesso anche la dignità perché questo conflitto in Darfur si sta caratterizzando per i tanti stupri registrati proprio a danno delle donne. Le condizioni di vita sono sempre più gravi, perché crescendo il numero dei rifugiati aumenta ovviamente anche la richiesta di cibo e di assistenza. Queste povere donne sono costrette a far sopravvivere i propri figli con due litri di acqua al giorno ed un pacco di riso: molte di loro vorrebbero ritornare ai propri villaggi. Sono alla ricerca di una ritrovata dignità, di una ritrovata tranquillità che al momento, purtroppo, nessuno può garantire”.

     Ora si spera nell’azione della diplomazia cinese. Pechino ha, infatti, inviato un suo emissario per una visita di cinque giorni proprio nella regione occidentale del Darfur.

    inizio pagina

    Dal 2 marzo ogni domenica, in edicola "L’Osservatore Romano" allegato a "L’Eco di Bergamo", nel cinquantenario dell’elezione di Giovanni XXIII

    ◊   “Un passo molto importante e nuovo” nella storia de L’Osservatore Romano viene annunciato oggi nella prima pagina del giornale vaticano. Domenica prossima, 2 marzo, il quotidiano sarà infatti distribuito in edicola insieme ad un’altra storica testata del giornalismo cattolico L’Eco di Bergamo. Un’iniziativa inedita, che segna il cinquantesimo anniversario dell’elezione di Giovanni XXIII, giunto a Roma alla guida della Chiesa universale dalle natie terre bergamasche. Roberta Gisotti ha intervistato il direttore de “L’Osservatore Romano, Gian Maria Vian:


    D. - Questa iniziativa, direttore, rientra nel piano editoriale di rilancio della storica testata?

     
    R. - Sì, è proprio questo che lei ha detto, perché noi siamo molto penalizzati dai meccanismi di distribuzione: non riusciamo ad arrivare, come vorremmo, in tutte le edicole e come vorrebbero molti lettori che vorrebbero leggere il giornale del Papa. Ecco perché abbiamo preparato questa iniziativa che è resa possibile dalla generosità della diocesi di Bergamo e del suo vescovo. Per il momento, durerà fino alla fine dell’anno, ed è un’iniziativa importante: intanto perché è dal 1929 che il giornale non veniva più stampato anche fuori dai confini vaticani, e inoltre è dagli anni Trenta-Quaranta che non si raggiungevano tirature così elevate per l’Osservatore Romano.

     
    D. - Direttore, la tecnologia elettronica favorisce la trasmissione del giornale per la stampa in altre sedi, fuori dal Vaticano: allora si potrà pensare ad altri gemellaggi, magari anche con testata estere per quanto riguarda le edizioni in lingua de “L’Osservatore Romano”?

     
    R. - Perché no? Potrebbe essere una prospettiva. Del resto, questa trasmissione del giornale non è una novità assoluta nella storia della nostra testata. C’erano stati dei tentativi addirittura prima della Seconda guerra mondiale, realizzati naturalmente con la tecnologia dell’epoca. E poi, già adesso noi teletrasmettiamo in diversi Paesi le edizioni periodiche del giornale.

     
    D. - In un’ottica di maggiore diffusione dei contenuti de “L’Osservatore Romano”, possiamo attenderci delle novità anche per quanto attiene il sito Internet?

     
    R. - Dunque, il sito Internet è già adesso presente nel magnifico sito della Santa Sede e già adesso è molto più ricco di qualche mese fa. Però, certo, non è un vero e proprio sito del giornale: a questo stiamo lavorando.

     
    D. - Un modo, quindi, di raccogliere i segni dei tempi?

     R. - Direi proprio di sì.

    inizio pagina

    Chiesa e Società



    Concluso il decimo incontro annuale sul dialogo interreligioso in Egitto

    ◊   Un’atmosfera cordiale ha caratterizzato la due giorni di colloqui al Cairo, in Egitto, tra la delegazione del Pontificio Consiglio per il Dialogo interreligioso guidata dal suo presidente, il cardinale Jean-Louis Tauran, e i rappresentanti dell’università di Al-Azhar, l’istituzione teologica di riferimento dell’intero mondo arabo sunnita. Si tratta del decimo incontro del Comitato congiunto per il dialogo che si incontra ogni anno sulla scia di quel dialogo interreligioso ribadito da Giovanni Paolo II nella sua visita ad Al-Azhar, il 24 febbraio del 2000. Stando a quanto riporta l’agenzia MISNA nel corso dei colloqui si è puntata l’attenzione sulla figura dell’ “altro” nelle religioni mentre non si è discusso della "lectio magistralis" di Benedetto XVI all’Università di Ratisbona né delle vignette sul profeta Maometto. Intanto nei prossimi giorni, in Vaticano, arriverà una delegazione di intellettuali e teologi islamici da tutto il mondo composta anche dai 138 che nel 2007 scrissero a Benedetto XVI una “lettera” per incoraggiare la collaborazione tra musulmani e cristiani, in vista dell’incontro con il Papa programmato per la primavera. (B.C.)

    inizio pagina

    La riflessione su "Uguaglianza e dignità dell’uomo" di mons. Ravasi, presidente del Pontificio Consiglio della Cultura, all’Università La Sapienza di Roma

    ◊   Libertà, relazione, trascendenza e uguaglianza sono i quattro punti cardinali della dignità umana, secondo mons. Gianfranco Ravasi. Il presidente del Pontificio Consiglio della cultura, 40 giorni dopo il mancato intervento di Benedetto XVI, parla in quella stessa Aula Magna dell’Università “La Sapienza” di Roma dove al Papa fu impedito di tenere il proprio discorso, e ribadisce i principi fondamentali dell’antropologia cristiana. Una lezione, la sua, programmata prima del gran rifiuto del 17 gennaio scorso ma che, proprio alla luce di quello spiacevole evento, riceve ulteriore significato. Anche perché, come egli stesso riconosce al termine, conversando con i giornalisti, il suo discorso riecheggia in molti punti quello del Pontefice. E riceve alla fine il prolungato e convinto applauso dell’Aula Magna, gremita di professori e studenti, convocati dall’assemblea NAEP, il progetto “Atenaeum”. Mons. Ravasi tratteggia con ampiezza di citazioni le ragioni della grandezza dell’uomo, ricorda che nessuno è un’isola, che libertà ed eguaglianza sono costitutive della dignità umana, che la libertà può anche essere usata per fini perversi e che la scienza senza coscienza distrugge la vita. In sintesi, sottolinea il presidente del Pontificio Consiglio della cultura, “nessun uomo è figlio di un Dio minore, tutti siamo creature dell’unico Creatore, e questo ci conferisce uguale dignità”. (A cura di Mimmo Muolo)

    inizio pagina

    Appello dei vescovi delle Filippine per incentivare la lotta alla corruzione

    ◊   Sono numerose le richieste al governo filippino da parte dei vescovi che hanno sottoscritto un documento al termine della loro Assemblea biennale, al centro della quale c’erano le due lettere pastorali fortemente critiche verso la situazione morale del Paese. In esse era contenuto l’appello di una larga parte della società civile alla Chiesa per invitare al cambiamento i vertici politici filippini e avviare un importante opera moralizzatrice della vita pubblica. In base a quanto riporta l’agenzia Sir, nel documento, che si articola in diversi punti, i vescovi chiedono innanzittutto la condanna della “cultura della corruzione che permea l’intera scala sociale”; si chiede inoltre al Parlamento un impegno più consistente su questo fronte, raccomandando l’abolizione della legge che di fatto impedisce “a coloro che si offrono di testimoniare nei casi di corruzione”. Il riferimento è alla vicenda del contratto per le linee telefoniche ad alta velocità con l’azienda cinese ZTE, nella quale sarebbero coinvolte per tangenti personalità chiave dell’amministrazione Arroyo. I presuli chiedono alla politica di investigare senza tener conto dei propri interessi e ai mezzi di comunicazione di svolgere “un’azione di controllo e di pressione affinché emergano le responsabilità della corruzione che mina la vita del paese”. (B.C.)

    inizio pagina

    Inizia domani in Colombia il secondo Congresso dei Movimenti ecclesiali e delle Nuove comunità sulla figura dei missionari di Gesù

    ◊   “Movimenti Ecclesiali e Nuove Comunità, Discepoli e Missionari di Gesù, Luce del Mondo” è il tema del secondo Congresso dei Movimenti Ecclesiali e delle Nuove Comunità, organizzato dal Dipartimento di Comunione Ecclesiale e Dialogo del CELAM. L’incontro, che prende il via domani a Bogotà, in Colombia, e si concluderà domenica prossima, ha lo scopo di approfondire l’essenza e l’impegno del discepolo missionario. Uno spazio di riflessione e scambio tra i diversi attori dell’incontro. Al congresso parteciperà anche un gruppo di delegati di 35 Movimenti dell’America Latina e dei Carabi oltre ai rappresentanti del Pontificio Consiglio per i Laici, della Pontificia Commissione per l’America Latina e del Consiglio Episcopale Latino-americano, ai vescovi responsabili delle Conferenze Episcopali dell’America delle Commissioni per i Movimenti. Ufficialmente l’apertura, stando a quanto riporta l’agenzia Fides, è affidata alla Celebrazione Eucaristica presieduta da mons. José Francisco Ulloa Rojas, vescovo di Cartago (Costa Rica) e responsabile della sezione Movimenti Ecclesiali e Nuove Comunità. A seguire, mons. Josef Clemens, segretario del Pontificio Consiglio per i Laici, presenterà il saluto e il messaggio del Papa Benedetto XVI. Il Congresso seguirà tre percorsi di lavoro: “L’avvenimento di Aparecida ed i Movimenti Ecclesiali”; la “Presentazione del processo della Missione Continentale e l’ “Itinerario pedagogico per formare Discepoli Missionari nei Movimenti secondo il Documento di Aparecida”. Prevista una tavola rotonda sul tema: “La Missione Continentale, partecipazione ed integrazione dei Movimenti Ecclesiali e delle Nuove Comunità”. La conclusione, domenica prossima, con la solenne Celebrazione Eucaristica presieduta da mons. Josef Clemens. (B.C.)

    inizio pagina

    Ringraziamenti al Papa da parte della Conferenza episcopale dell’Ecuador dopo l’appello per le vittime di calamità naturali

    ◊   In una nota diffusa dalla Conferenza Episcopale Ecuadoriana, riportata dall’agenzia Fides, si leggono i ringraziamenti dei vescovi per la generosità della Chiesa cattolica “non solo sul piano nazionale ma universale”. I presuli ricordano in proposito l’appello all’Angelus di domenica del Papa che ha invitato alla solidarietà internazionale verso l’Ecuador colpito da disastri naturali. Per fronteggiare l’emergenza, la Conferenza Episcopale ha lanciato, all’inizio della Quaresima, l’annuale campagna di solidarietà ‘Munera’ “per rispondere a situazioni urgenti e prioritarie, favorendo la promozione umana che per la Chiesa dell’Ecuador rientra nel compito dell’Evangelizzazione”. Grande preoccupazione è stata espressa per i fratelli del Tungurahua e del Chimborazo, danneggiati dall’eruzione del vulcano, ai quali sono state destinate abbondanti risorse umane, naturali ed economiche. Apprensione anche per gli abitanti di alcune parti della catena montuosa e dell’Amazzonia; la campagna sarà destinata a soccorrere le vittime delle inondazioni. Nel comunicato, i vescovi fanno appello a tutti gli ecuadoriani, “a nome della fraternità che ci unisce attraverso i vincoli della nazionalità e della fede, ad essere generosi” per soccorrere coloro che “hanno perso le loro coltivazioni, la loro casa, non hanno alimenti e vestiti e soffrono malattie”. (B.C.)

    inizio pagina

    Nel Messaggio per la Quaresima, i vescovi del Madagascar riflettono sulle emergenze dell'isola

    ◊   Sono diversi i temi contenuti nel Messaggio per la Quaresima del Consiglio permanente della Conferenza episcopale del Madagascar. Nel testo si mette in risalto l’importanza delle prossime elezioni che dovrebbero rappresentare “l'espressione dei diritti fondamentali del cittadino”. Ricordando quanto accaduto nelle consultazioni municipali con la cancellazione di alcuni risultati e l’annullamento delle operazioni di voto, i vescovi ribadiscono come, già a novembre scorso, consigliarono la revisione del regolamento elettorale. L’educazione dei giovani è uno degli altri temi trattati nel Messaggio. I presuli esprimono rammarico per la decisione del governo di cambiare il sistema educativo perché i giovani non vanno trattati come oggetti di sperimentazione ed il loro futuro deve poggiare su basi realistiche e solide, ancorate alla tradizione malgascia. L'uomo è immagine di Dio, ribadiscono i vescovi, non semplicemente una sorgente di reddito o un individuo che produce. La Conferenza episcopale del Madagascar esprime il proprio parere anche sul programma Karajia di Radio Don Bosco la cui trasmissione è stata sospesa dal ministro dell'informazione perché nel corso della diretta, un ascoltatore aveva invitato a partecipare ad una manifestazione di piazza. Infine i presuli invitano i fedeli a camminare con Cristo nel deserto, con lo sguardo rivolto alla volontà del Padre per sventare le tentazioni, per vincere il male e la morte, per la comunione e la carità verso il prossimo. (B.C.)

    inizio pagina

    Preghiere della Quaresima per la pace in Kenya e Pakistan. E’ quanto offre la comunità cattolica del Tajikistan

    ◊   La piccola comunità cattolica del Tajikistan è formata da 250 fedeli riuniti in tre parrocchie. I sacerdoti, le religiose e i laici hanno deciso di realizzare nella parrocchia di san Giuseppe a Dushanbe un “rosario vivente”, offrendo le preghiere della Quaresima per la pace in Kenya e in Pakistan, due Paesi afflitti negli ultimi tempi da violenze e disordini. Come riporta l’Osservatore Romano, la comunità in questo modo “può pregare come un’unica famiglia”. Suor Blagoveshenie, ucraina della congregazione delle Serve del Signore e della Vergine di Matara, ha ricordato che anche il Papa ha invitato i cattolici a pregare per la pace nel mondo specialmente nelle zone di conflitto. In Tajikistan, dove la guerra civile tra ribelli musulmani e governo centrale negli anni ’90 ha provocato oltre centomila vittime, “le preghiere – riferisce la religiosa - potrebbero avere una forza doppia, poiché in molti hanno vissuto una guerra in prima persona e sanno quali orrori può comportare”. “Queste attività – aggiunge ancora padre Ezequile Ayala parroco a Dushanbe - mostrano che il cuore della parrocchia sta pulsando”. Sono diverse le attività svolte dai religiosi cattolici nel Paese asiatico: dal lavoro con i giovani e i bambini, all’assistenza ai poveri e agli anziani. (B.C.)

    inizio pagina

    In Polonia, un sondaggio sulla pratica del Sacramento del perdono ne rivela la grande importanza per i fedeli

    ◊   Commissionato dal settimanale cattolico in Polonia, “Niedziela”, il sondaggio sulla pratica del Sacramento del perdono nelle parrocchie polacche ha dato importanti risultati. Come riferisce l’agenzia Fides, i cattolici intervistati rivelano che la confessione è una cosa tra le più importanti e fondamentali della vita religiosa. Il 51,7% si confessa “qualche volta” durante l’anno; il 46,5% si confessa ogni mese e soltanto l’1,7% si confessa una volta l’anno. Inoltre per l’85,9% la confessione porta con sé un cambiamento della vita spirituale, per il 53,8% aiuta a cambiare e ad approfondire le relazioni in famiglia mentre per il 53,6% la confessione aiuta a perdonare il prossimo. Ma come considerare il sacerdote nel confessionale? Il 55,7% dei polacchi lo vede come “testimone della Misericordia Divina”, il 47,4% come “il direttore spirituale che capisce la nostra vita”, per il 34,7% come “il medico spirituale” ed infine per il 9% “il giudice che dà la penitenza”. Commentando i risultati dell’indagine, il redattore capo del settimanale “Niedziela”, mons. Ireneusz Skubiś, ha affermato che la Quaresima è una buona occasione per riflettere sulla nostra vita e anche sulla religiosità in particolare sulla pratica del Sacramento del perdono. (B.C.)

    inizio pagina

    Per il nunzio apostolico, mons. Antonio Franco, Israele è realmente intenzionata a trovare una soluzione sulle questioni fiscali

    ◊   “La Santa Sede non può firmare un accordo che la realtà locale non può sostenere. Finora sta vivendo come si viveva: mantenendo le esenzioni fiscali. E lo Stato d'Israele, dobbiamo riconoscerlo, è realmente intenzionato a trovare una soluzione”. E’ quanto ha dichiarato il delegato apostolico a Gerusalemme e Palestina, Mons. Antonio Franco, in un’intervista a Terrasanta.net, in cui commenta lo stato dei negoziati, in materia economica e fiscale, tra Santa Sede e Israele. Nel corso dell’ultimo incontro tra le due parti, il 13 dicembre, ha affermato il Nunzio, “da parte israeliana è stato espresso un certo disappunto perché alle due proposte sulla questione delle esenzioni fiscali avanzate da Israele non c'è stata un'accettazione immediata da parte della delegazione vaticana”. Tuttavia “questo non ha segnato una battuta d'arresto. Al contrario si stanno facendo progressi”. “La Santa Sede – ha spiegato mons. Franco - non chiede dei privilegi ma che vengano recepiti quei diritti che i cristiani residenti in quella Terra hanno goduto fino ad oggi. Se le comunità cattoliche di Terra Santa devono sottostare agli obblighi dei contributi fiscali – ha concluso - pian piano scompariranno perché sono realtà che vivono esclusivamente di quello che ricevono dalla Chiesa universale”. (R.P.)

    inizio pagina

    Da marzo 2008 a novembre 2009, le diocesi tedesche saranno in pellegrinaggio in Terra Santa

    ◊   E’ in partenza per la Terra Santa il primo gruppo di pellegrini tedeschi. 400 persone delle diocesi bavaresi, guidati dal card. Friedrich Wetter, si recheranno in Galilea, Betlemme, Gerusalemme e Nazareth, dopo l’invito dei vescovi tedeschi, giunto al termine dell’Assemblea Plenaria, di incoraggiare le visite in Terra Santa dal marzo di quest'anno al novembre 2009. Dopo i fedeli della Baviera, come riporta l’agenzia Sir, tra il 31 ottobre e il 7 novembre partiranno i pellegrini delle diocesi della provincia ecclesiastica del Reno superiore, nel marzo 2009 quelli appartenenti alla provincia ecclesiastica del Basso Reno, mentre tra ottobre e novembre 2009 si muoveranno dalla provincia ecclesiastica Amburgo, Germania centrale e Berlino. Si tratta di un vero e proprio boom di richieste. Le diocesi tedesche sono molto legate alla Terra Santa, già nel 2007 il card. Wetter, con i vescovi mons. Wilhelm Schraml (Passau) e mons. Gerhard Ludwig Müller (Regensburg) inaugurarono un centro parrocchiale francescano finanziato con un milione di euro raccolto nelle tre diocesi. (B.C.)

    inizio pagina

    Difesa del matrimonio tra uomo e donna e “no” alle unioni civili. E’ quanto ribadisce l’arcivescovo di Sydney

    ◊   Nuova presa di posizione da parte della Chiesa australiana in tema di matrimonio. Stando a quanto riporta l’agenzia Fides, il card. George Pell, arcivescovo di Sydney, è intervenuto pubblicamente sull’unione fra uomo e donna che, per il porporato rappresenta “un’istituzione fondante, essenziale per la società”. Non si può pensare di sostituirlo, ribadisce l'arcivescovo, con la “forma deviata del matrimonio omosessuale, né con altre forme di convivenza, come le unioni civili”. In Australia il tema è particolarmente sentito e in proposito la popolazione e il Parlamento saranno chiamati a esprimere il proprio parere. In questo senso la Chiesa intende fare appello alle coscienze delle persone e valorizzare quanto più possibile l’istituto della famiglia naturale. “Il Parlamento australiano – ricorda il card. Pell - ha affermato, nella scorsa legislatura, che il matrimonio può essere celebrato unicamente fra un uomo e una donna”, riconoscendo una certa linea antropologica, “e io sostengo fermamente questa posizione”. Il porporato ricorda inoltre che è interesse della società continuare a tutelare il matrimonio anche rispetto alle unioni civili che alcuni partiti politici stanno proponendo alla nazione quanto la possibilità di registrare le convivenze e le relazioni eterosessuali o anche omosessuali. I temi legati al matrimonio e alla famiglia, ha aggiunto il porporato, saranno trattati anche nel corso della Giornata Mondiale della Gioventù, che si terrà a Sydney a luglio 2008, vista la necessità di invogliare le nuove generazioni a fare propri i valori cristiani fondamentali e costruire una società giusta e fraterna. (B.C.)

    inizio pagina

    Necessario un orientamento pastorale durante il fidanzamento per avere poi un matrimonio in salute. Così il vescovo di Palencia, in Spagna

    ◊   “E’ indispensabile un’educazione all’amore”. Lo sottolinea, in una nota di qualche giorno fa riportata dall’agenzia Sir, il vescovo di Palencia, in Spagna, mons. José Ignacio Munilla Aguirre. Il presule aggiunge che la salute del matrimonio “è molto influenzata dalla qualità del fidanzamento” per questo è necessario, prima dell’unione, “un orientamento pastorale” visto che i corsi pre-matrimoniali sono insufficienti. Secondo mons. Munilla Aguirre, “molte delle crisi matrimoniali hanno origine nella delusione, nel verificare che la realtà differisce molto da quel primo sogno” inoltre “la relazione sessuale intempestiva nasconde i problemi invece di farli affrontare”. Gli ultimi dati statistici riferiscono che “coloro che convivono prima di sposarsi hanno un indice di fine del matrimonio molto superiore rispetto a chi non lo ha scelto”. Infine per il vescovo di Palencia, è sempre più indispensabile che i fidanzati imparino a non “bruciare le tappe” intermedie per non andare incontro a rotture sempre più traumatiche. (B.C.)

    inizio pagina

    Nella diocesi cinese di Tai Yuan, inaugurato un Centro per intensificare la pastorale giovanile

    ◊   E’ stato inaugurato il 12 febbraio scorso un Centro giovanile diocesano, alla presenza di oltre 150 giovani delegati delle parrocchie della diocesi di Tai Yuan, della provincia dello Shan Xi, nella Cina continentale. Nel corso della cerimonia presieduta da don Zhang Jin Qing, è stato lanciato un appello a tutti i giovani per partecipare attivamente alla vita della Chiesa e portare, come riferisce l’agenzia Fides, “la loro giovinezza come linfa per l’evangelizzazione”. Il sacerdote ha sollecitato ancora i ragazzi a fortificare la fede attraverso la Parola di Dio e la preghiera, per rendere così il servizio più efficace e la testimonianza più eloquente. Oggi la diocesi di Tai Yuan conta 27 chiese, una novantina di luoghi di preghiera e stazioni missionarie, 50 sacerdoti, 30 religiose e circa 80mila fedeli. Fu evangelizzata da padre Giulio Aleni nel 1620, e dal suo successore, il gesuita belga Alphonsus A. Vagnoni, detto “l’Apostolo dello Shan Xi”. Nel 1890 venne eretta la diocesi, con il primo vescovo: l’italiano mons. Gregorio Grassi, che venne martirizzato nel 1900. (B.C.)

    inizio pagina

    Nessuna rassegnazione di fronte ad un mondo senza Dio. E’ il messaggio del cardinale Re ai vescovi amici dei Focolari

    ◊   “Il nostro mondo ha sete di spiritualità" pertanto non bisogna rassegnarsi di fronte ad un mondo senza Dio. E’ il contenuto dell’intervento del card. Giovanni Battista Re ai vescovi amici del Movimento dei Focolari, riuniti a Castel Gandolfo, in occasione del 32° convegno internazionale sul tema: “La Parola è viva: persone, ambienti e strutture si trasformano”. All’assise, come riporta l’agenzia Sir, partecipano 90 vescovi di 42 nazioni del mondo. Si tratta di un incontro in vista del Sinodo di ottobre. Nel documento preparatorio, l’arcivescovo di Praga, card. Miloslav Vlk, ha sottolineato come sia necessario “cogliere vie nuove, perché la Parola di Dio sia approfondita e vissuta nella Chiesa”, in modo da diventare “Parola di verità e di amore per tutti gli uomini”. In tutti gli interventi si è sottolineata l’importanza del Vangelo nella vita dei giovani, delle famiglie e delle parrocchie. Stamani è in programma una conferenza stampa a Roma in cui vescovi dell’America Latina, Africa, Medio Oriente, Asia ed Europa racconteranno come il messaggio evangelico è diventato “forza trasformante e umanizzante in aree di crisi”. (B.C.)

    inizio pagina

    Ricordato in Francia e Germania l'Abbé Stock, assistente spirituale dei parigini prigionieri di guerra

    ◊   Francia e Germania insieme hanno ricordato il 60.mo anniversario della morte dell’Abbé Franz Stock, il religioso tedesco divenuto assistente spirituale dei prigionieri parigini durante la Seconda Guerra Mondiale. “Una bella figura di uomo, di cittadino e di cristiano”, ha detto mons. Michel Pansard, vescovo di Chartres, città francese che ospita le spoglie del religioso nella chiesa di San Giovanni Battista. Alle celebrazioni, svoltesi domenica scorsa, hanno partecipato il presidente della Repubblica francese, Nicolas Sarkozy e il ministro-presidente del Land tedesco del Nord Reno-Westfalia, Jürg Rüttgers. Nato nel 1904 ad Amsberg, l’Abbé Stock consacrò la propria vita al servizio dei più sofferenti. Durante la Seconda Guerra Mondiale, portò il conforto morale e spirituale ai detenuti nelle prigioni parigine di Fresnes e di Cherche-Midi. Furono inoltre circa 2.000 i condannati che sostenne davanti al plotone d’esecuzione sul Monte Valérien. Alla sua morte, avvenuta improvvisamente nel 1948, fu definito “un apostolo della riconciliazione tra i popoli”, mentre l’allora mons. Angelo Roncalli, futuro Papa Giovanni XXII, affermò che “Abbé Stock non è un nome, è un programma”. (I.P.)

    inizio pagina

    Nasce un consorzio di radio di 13 Paesi per raccontare l'Europa comunitaria

    ◊   Un “pool” di emittenti radiofoniche unisce le forze per trasmettere quotidianamente informazione sull’Ue, le istituzioni di Bruxelles e Strasburgo, le politiche comuni, l’azione della Bce. E per affrontare temi sovranazionali fra cui il lavoro, la cultura, lo sviluppo regionale. Sono le premesse dalle quali prenderanno avvio da aprile le trasmissioni coordinate di 16 stazioni di 13 paesi riunite in un consorzio, oltre a 7 stazioni associate che “potranno coprodurre e trasmettere simultaneamente, giorno dopo giorno, programmi dedicati all’attualità e alla società europea”. Il consorzio radiofonico, riferisce l'Agenzia Sir, trasmetterà notiziari, interviste, rubriche di approfondimento ed eventi in diretta. “In un primo tempo – spiegano gli uffici della vicepresidente della Commissione Margot Wallstrom - verranno utilizzate 10 lingue” dei paesi in cui operano le radio: bulgaro, francese, greco, inglese, polacco, portoghese, rumeno, spagnolo, tedesco e ungherese. L’intento è di giungere “gradualmente a tutte le 23 lingue” Ue. Tra le emittenti coinvolte: “Deutsche Welle”, “Radio Polskie”, “Radio France Internationale”, la spagnola “Punto Radio”, “Radio Netherlands”, “Radio Slovenia”. L’Ue sosterrà l’iniziativa con un apporto finanziario di 5,8 milioni di euro l’anno per 5 anni. (R.P.)

    inizio pagina

    Al via domani, a Roma, un convegno per celebrare i 50 anni dell'Istituto “Redemptor Hominis”

    ◊   Due giorni per celebrare i 50 anni dell’Istituto Pastorale “Redemptor Hominis” voluto da Pio XII come “istituzione accademica che si occupasse dell’agire della Chiesa”. Per l’occasione, a Roma, si svolge presso l’Università Lateranense il convegno internazionale “L’uomo, via di Cristo e della Chiesa. Cinquant’anni del Pontificio Istituto Pastorale Redemptor Hominis”. Secondo gli organizzatori, come riferisce l’agenzia Sir, l’Istituto ha il compito di studiare le sfide poste dal contesto sociale e civile privilegiando il dialogo “con la filosofia pratica e con le scienze umane e sociali, ma senza mai venir meno alla sua specifica fisionomia di pensiero propriamente teologico”. L’apertura del convegno è affidata alle relazioni di teologi pastoralisti europei, quali Daniel Bourgeois (Studio teologico Aix-en-Provence e Nizza) e Ramiro Pellitero (Università di Navarra). Il 29 febbraio sarà dedicato alla dottrina sociale della Chiesa, partendo dall’analisi dell’enclica “Popolorum Progressio”, scritta quarant’anni fa da Paolo VI. Previsti gli interventi di Renato Brunetta, Stefano Zamagni, Rocco Pezzimenti e Mario Toso. (B.C.)

    inizio pagina

    24 Ore nel Mondo



    In Kenya, nuovo stallo nei negoziati tra il presidente Mwai Kibaki e il leader dell'opposizione, Raila Odinga

    ◊   Forte preoccupazione della comunità internazionale per lo stallo nelle trattative di pacificazione tra il presidente, Mwai Kibaki, e il leader dell'opposizione, Raila Odinga, deciso ieri dall’ex segretario generale dell’ONU, Kofi Annan. Dopo le contestate elezioni del 27 dicembre - che hanno portato alle violente proteste delle scorse settimane, con un bilancio di almeno 1500 vittime ed oltre 600 mila sfollati - rimane infatti lo stallo sul ruolo del primo ministro e sulla possibilità di dar vita ad un governo di unità nazionale. Il leader dell'opposizione Odinga ha comunque deciso di rinviare la mobilitazione prevista per domani, dopo aver parlato con lo stesso Annan. Sulla situazione in Kenya, Giada Aquilino ha intervistato padre Daniele Moschetti, missionario comboniano a Korogocho, baraccopoli di Nairobi:

     
    R. - Trovare una soluzione politica è fondamentale per tutte le altre situazioni sociali ed economiche. I primi scontri, a gennaio, hanno lasciato lo spazio di un mese per i colloqui di pace. La gente però si è già preparata al peggio: sicuramente, ora ci sono molte più armi e molte più possibilità di riorganizzare milizie. Quindi, non c’è alternativa: o si trova una soluzione politica - che logicamente è legata ad un grosso lavoro sul terreno che impegni le Chiese, le religioni, le istituzioni - oppure diventerà più difficile risolvere i problemi attuali. I due gruppi del governo e dell’opposizione che si stavano parlando, dopo un mese sono arrivati ad un’impasse. Ormai si sono bloccati sulla figura del primo ministro: il governo vuole riconoscerla con poteri molto limitati, mentre l’opposizione invece vuole più potere.

     
    D. - Come sta vivendo la popolazione locale queste ore?

     
    R. - In ogni persona c’è la paura che si torni alle violenze che abbiamo visto a gennaio.

     
    D. - Quali sono le condizioni di vita?

     
    R. - Qui, nelle baraccopoli, vive la stragrande maggioranza della popolazione: sono due milioni e mezzo di abitanti, sui quattro di Nairobi. Occupano soltanto il 5 per cento della terra totale della capitale. Questa ineguaglianza che esiste tra i ricchi ed i poveri è uno dei motivi della grande tensione aggravatasi dopo le elezioni: se c’è una spinta politica, qualsiasi cosa può diventare una miccia che può far esplodere la situazione.

     
    D. - Nonostante questo periodo di difficoltà, il Kenya rimane uno snodo fondamentale anche per la soluzione di altre crisi africane, come quelle in Somalia e in Sudan, con il dramma del Darfur. Perché?

     
    R. - Il Kenya, dal punto di vista geopolitico, è stato davvero punto di riferimento per tutti, a livello internazionale. Dagli americani, agli inglesi, alla comunità europea. E’ stato un Paese sempre “in pace”. Però, è sempre stato messo da parte il problema della disuguaglianza, che esisteva tra ricchi e poveri. Nonostante ciò, il Kenya ha aiutato tantissimi Paesi, anche accogliendo rifugiati somali, etiopi, eritrei, congolesi, rwandesi, burundesi. Ci sono più di 300 mila rifugiati per motivi etnici. Questi dati devono far pensare anche in Kenya cosa voglia dire davvero perseguire una politica per la pace e la giustizia sociale per tutto il Corno d’Africa.

     
    D. - In questa prospettiva, qual è l’impegno della Chiesa locale?

     
    R. - Risanare le ferite che ognuno di noi ha avuto, anche da un punto di vista psicofisico, durante questo periodo. E quindi, è un lavoro che deve essere fatto a tutti i livelli, tra tutte le Chiese, tra tutte le religioni: c’è davvero bisogno di un momento di guarigione.
     
    Algeria In Algeria, torna a colpire il terrorismo di matrice islamica. Una guardia comunale è stata uccisa e due sono rimaste gravemente ferite in un assalto compiuto lunedì notte da un gruppo di ribelli contro una caserma a Tablat, vicino a Medea, 60 km a sud-est di Algeri. La stampa algerina oggi riferisce poi di altri due attentati compiuti ieri pomeriggio sulle montagne vicino a Tizi Ouzou, dove è in corso un’operazione dell’esercito contro alcuni nuclei armati di miliziani islamici. Al momento, non è stato però diffuso nessun bilancio di questi attacchi.

    Shara Occidentale
    Il presidente algerino, Abdelaziz Bouteflika, ha ancora una volta espresso il suo sostegno all'autodeterminazione del popolo saharaoui, in un messaggio inviato al suo omologo del Sahara Occidentale, Mohamed Abdelaziz. Un appoggio che giunge alla vigilia del 32.mo anniversario della creazione della Repubblica araba Saharaoui democratica, avvenuta il 27 febbraio 1976. Il servizio di Amina Belkassem:

     
    Una Repubblica riconosciuta oggi da una novantina di Paesi in tutto il mondo, ma da nessuno Stato occidentale: è autoproclamata il 27 febbraio del 1976, quando il Sahara occidentale era stato appena lasciato dalla Spagna e nuovamente colonizzato dal Marocco. Nonostante una guerra durata più di dieci anni e l’intervento delle Nazioni Unite, sembra ancora lontana una soluzione per mettere fine alla questione che continua a dividere il Maghreb, in particolare Algeri e Rabat. Mentre la RAS, il suo braccio armato, e il Fronte Polisario, continuano a reclamare l’organizzazione di un referendum per l’autodeterminazione del popolo saharaoui, il Marocco propone un’autonomia della regione ma sotto sua sovranità. A marzo, si terranno nuovi negoziati: il quarto incontro da giugno, ma ancora nessun passo avanti è stato compiuto. E intanto, circa 150 mila saharaoui continuano a vivere nei campi profughi del Sahara algerino, di soli aiuti umanitari e in molti casi lontani dalla famiglia rimasta nei territori occupati, protetti da un muro di oltre duemila chilometri costruito in pieno deserto dal Marocco.
     
    Medio Oriente
    Ennesima giornata di violenze in Medio Oriente. Nel sud della Striscia di Gaza, l’aviazione israeliana ha colpito un furgone su cui viaggiavano alcuni miliziani di Hamas, uccidendo cinque persone che erano a bordo. Il gruppo militante Jihad islamica ha poi reso noto che uno dei suoi uomini è morto in un altro attacco aereo nella parte centrale della Striscia. L'esercito israeliano ha però escluso ogni coinvolgimento in questo attacco. La tensione resta alta anche nei territori della Cisgiordania, dove un miliziano delle Brigate di al-Aqsa è rimasto ucciso e altri tre sono stati catturati e portati in Israele a seguito di uno scontro a fuoco, avvenuto nel centro di Nablus, fra miliziani palestinesi e i membri di un’unità speciale israeliana. Fonti militari dello Stato ebraico hanno spiegato che i quattro erano intenti a progettare un attentato. Secondo un responsabile della sicurezza dell’Autorità nazionale palestinese (ANP), l'incursione israeliana potrebbe avere ripercussioni gravi. Mentre un portavoce delle Brigate al-Aqsa ha rincarato la dose affermando che la sua organizzazione non si sente più vincolata dalla tregua con Israele.

    Turchia - Kurdistan L’operazione delle forze turche in atto da circa una settimana nell'Iraq settentrionale sarà al centro dell’incontro tra il ministro della Difesa americano, Robert Gates, che giungerà stasera in Turchia, e le autorità militari di Ankara. Nei giorni scorsi, la Casa Bianca - sebbene avesse riconosciuto il diritto della Turchia a colpire le basi del PKK (Partito dei lavoratori del Kurdistan) - aveva anche sostenuto la necessità che i militari di Ankara si ritirassero ''al più presto'' dal territorio iracheno. Sul fronte diplomatico, si segnala anche l’arrivo a Baghdad di un autorevole inviato turco per colloqui con le autorità irachene. Intanto, una nota diffusa questa mattina dallo stato maggiore dell'esercito turco ha reso noto che nelle ultime 24 ore dell'offensiva nel Kurdistan iracheno sono stati uccisi altri 77 ribelli. Salgono così a 230 i miliziani morti dall'inizio delle operazioni giovedì sera. L'esercito turco ha invece perso 27 soldati e tre "guardie locali" delle milizie anti-guerriglia.

    Iraq In Iraq, è massima allerta nella città santa Kerbala, dove sono giunti oltre sei milioni di pellegrini sciiti per la festa religiosa dell’Arbain, che celebra il quarantesimo giorno dopo la morte dell'Imam Hussein, una delle figure più venerate dagli sciiti, assassinato a Kerbala nel VII secolo. Il governatore della provincia ieri ha dichiarato che il numero dei pellegrini dovrebbe raggiungere i nove milioni entro giovedì. Durante l’importante festività che vede coinvolto tutto il Paese, non si fermano però le violenze. Due civili sono morti e un altro è rimasto ferito nell'esplosione di un’autobomba oggi a Mossul, avvenuta al passaggio di una pattuglia della polizia irachena.

    Euro - petrolio
    Non si ferma la corsa al rialzo della quotazione dell’euro sul dollaro. In mattinata, i listini del Vecchio continente hanno fatto registrare un nuovo massimo storico della moneta unica con quota 1,50 dollari. Un trend che spinge al rialzo anche il costo delle materie prime e in particolare del petrolio che continua a battere record nel costo al barile. Il nostro servizio:

    Nuovi record storici per il petrolio e l’euro. In avvio dei mercati europei, la moneta unica ha aperto in forte rialzo dopo che ieri sera aveva per la prima volta superato quota 1,50 dollari. A tirare la corsa dell’euro i segnali allarmanti sul fronte dell'economia statunitense e le attese di un taglio dei tassi da parte della Federal Reserve (FED) che trascinerebbero di nuovo verso il basso il valore del biglietto verde. E i fantasmi di una caduta del dollaro continuano a far crescere anche le quotazioni dell’oro nero. Il barile è infatti ulteriormente salito in mattinata fino a toccare il massimo storico di 102,08 dollari. Tutti i riflettori della finanza internazionale sono quindi ora puntati sull’audizione del presidente della FED, Ben Bernanke, in programma oggi al Congresso americano. Intanto, il presidente Bush continua a mostrare ottimismo, assicurando che l'economia americana non entrerà in una fase di recessione.
     
    Filippine - Inondazioni 35 vittime e 10 dispersi. E’ il drammatico bilancio delle inondazioni, causate dalle piogge torrenziali, che hanno flagellato le Filippine centro meridionali per almeno due settimane. Secondo quanto riferisce il governatore di una delle province per le quali è stato dichiarato lo stato di calamità, gli abitanti delle zone interessate hanno già iniziando l'opera di ricostruzione delle abitazioni.

    Colombia - Ostaggi
    E’ partita questa mattina l’operazione umanitaria sostenuta dal governo del Venezuela per liberare quattro ex parlamentari colombiani da sei anni nelle mani delle Forze armate rivoluzionarie della Colombia (FARC). Due elicotteri si sono alzati in volo dall'aeroporto venezuelano di Santo Domingo con a bordo una delegazione del Comitato della Croce rossa internazionale e il ministro dell'Interno di Caracas, Ramon Rodriguez Chacin. Nelle mani della guerriglia restano ancora numerosi prigionieri, tra cui la candidata parlamentare franco-colombiana, Ingrid Betancourt. (Panoramica internazionale a cura di Marco Guerra)

     

     
    Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LII no. 58

     E' possibile ricevere gratuitamente, via posta elettronica, l'edizione quotidiana del Bollettino del Radiogiornale. La richiesta può essere effettuata sulla home page del sito www.radiovaticana.va/italiano.

    inizio pagina