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Sommario del 25/02/2008

Il Papa e la Santa Sede

  • Aiutare il malato morente a vivere con dignità, rifiutando le spinte verso l’eutanasia, proposte da una visione utilitaristica della persona: l’esortazione del Papa nel discorso alla Pontificia Accademia per la Vita
  • Mons. Elio Sgreccia: una società che mette a morte i malati terminali consentendo l'eutanasia ha smarrito il senso autentico della solidarietà al morente
  • Altre udienze
  • Il Papa convoca per sabato mattina il Concistoro ordinario pubblico per la canonizzazione di quattro Beati
  • Il cardinale Bertone in visita a Guantanamo invita i cattolici cubani ad essere costruttori di una società giusta e solidale
  • Mons. Ranjith smentisce un articolo del quotidiano La Stampa: non ci saranno nuovi pronunciamenti in materia di celebrazione della Messa
  • GMG di Sydney, relativismo, diritti umani e inculturazione al centro dei lavori della segreteria generale del Sinodo dei Vescovi per l'Oceania
  • Oggi su "L'Osservatore Romano"
  • Oggi in Primo Piano

  • Con la mediazione della Comunità di Sant'Egidio, siglato il cessate-il-fuoco fra governo ugandese e guerriglia
  • Ancora bombardamenti aerei turchi nel nord Iraq
  • Fa discutere il documento della Federazione degli ordini dei medici su aborto, procreazione assistita e pillola abortiva RU 486
  • Nella notte degli Oscar premiato il film drammatico dei fratelli Coen sul cinismo di una società avida e violenta
  • Chiesa e Società

  • Fra i cristiani in Iraq per una Pasqua di speranza: delegazione ecumenica in visita nel Kurdistan iracheno e nelle zone limitrofe
  • Convegno a Dublino, promosso dai vescovi irlandesi, sul tema della giustizia e le disparità sociali
  • Aperta all'ONU di Ginevra una mostra di disegni degli ex bambini-soldato del Nord Uganda
  • Prosegue in Piemonte il pellegrinaggio dei Salesiani che partecipano al Capitolo generale
  • Nuovo rapporto dell’ONU sul clima: tre quarti delle riserve di pesce del mondo a rischio per effetto del riscaldamento globale
  • E’ nata a Bruxelles la Lega degli imam europei per favorire l’integrazione musulmana nel continente
  • Approda al Parlamento europeo la petizione per dare una sede unica all’Euroassemblea
  • Avviati in Messico i preparativi del VI Incontro Mondiale delle Famiglie
  • Venerdì prossimo nella cattedrale di Reggio Calabria, Via Crucis per i missionari martiri: 21 quelli uccisi nel 2007
  • Alla GMG di Sydney 2008 "Vocation expo", una mostra delle vocazioni
  • "La Sindone, tra scienza e fede": Congresso internazionale, il 29 febbraio a Roma, presso il Regina Apostolorum
  • 24 Ore nel Mondo

  • Il vicepremier russo Medvedev in visita a Belgrado condanna la secessione del Kosovo
  • Il Papa e la Santa Sede



    Aiutare il malato morente a vivere con dignità, rifiutando le spinte verso l’eutanasia, proposte da una visione utilitaristica della persona: l’esortazione del Papa nel discorso alla Pontificia Accademia per la Vita

    ◊   La società deve aiutare il malato grave ad attraversare il momento della morte con dignità: è quanto affermato da Benedetto XVI nell’udienza ai partecipanti al Congresso sul tema “Accanto al malato inguaribile e al morente: orientamenti etici ed operativi”, promosso dalla Pontificia Accademia per la Vita. Un evento, in corso in questi giorni in Vaticano, in occasione della XIV assemblea generale dell’Accademia. Il Papa ha ribadito la ferma condanna etica di ogni forma di eutanasia ed ha auspicato una sinergia tra la Chiesa e le Istituzioni civili per assicurare al malato grave e ai suoi famigliari l’aiuto necessario. L’indirizzo d’omaggio al Pontefice è stato rivolto da mons. Elio Sgreccia, presidente della Pontificia Accademia per la Vita. Il servizio di Alessandro Gisotti:


    Tutta la società, e non solo la comunità cristiana, “è chiamata a rispettare la vita e la dignità del malato grave e del morente”: è l’esortazione di Benedetto XVI, che nel suo appassionato discorso alla Pontificia Accademia per la Vita ha ribadito l’urgente sfida per tutti “di portare nel vasto orizzonte della vita umana lo splendore della verità rivelata e il sostegno della speranza”. I medici, in particolare, ha aggiunto sono tenuti ad esprimere il rispetto della vita umana "in ogni momento del suo sviluppo terreno". Quindi, riprendendo la sua Enciclica “Spe salvi”, ha sottolineato che una società che non riesce ad accettare i sofferenti è crudele e disumana:

     
    “In una società complessa, fortemente influenzata dalle dinamiche della produttività e dalle esigenze dell’economia, le persone fragili e le famiglie più povere rischiano, nei momenti di difficoltà economica e/o di malattia, di essere travolte. Sempre più si trovano nelle grandi città persone anziane e sole, anche nei momenti di malattia grave e in prossimità della morte. In tali situazioni, le spinte eutanasiche diventano pressanti, soprattutto quando si insinui una visione utilitaristica nei confronti della persona”.

     
    Il Papa ha dunque ribadito, “ancora una volta, la ferma e costante condanna etica di ogni forma di eutanasia diretta, secondo il plurisecolare insegnamento della Chiesa”. Ha poi avvertito che una società solidale ed umanitaria deve tener conto delle difficili condizioni delle famiglie che, “talora per lunghi periodi, devono portare il peso della gestione di malati gravi non autosufficienti”. Le terapie e gli interventi, è stato il suo richiamo, devono sempre seguire i criteri della proporzionalità medica. Ed ha spiegato che nel caso di terapie rischiose e dunque straordinarie il ricorso ad esse va considerato “moralmente lecito ma facoltativo”. Ed ha aggiunto che “un più grande rispetto della vita umana individuale passa inevitabilmente attraverso la solidarietà di tutti e di ciascuno”:

     
    “Lo sforzo sinergico della società civile e della comunità dei credenti deve mirare a far sì che tutti possano non solo vivere dignitosamente e responsabilmente, ma anche attraversare il momento della prova e della morte nella migliore condizione di fraternità e di solidarietà, anche là dove la morte avviene in una famiglia povera o nel letto di un ospedale”.

     
    Sul versante della regolamentazione del lavoro, è stata la riflessione del Pontefice, si riconoscono solitamente “dei diritti specifici ai familiari al momento di una nascita”. In maniera analoga, ha esortato, “diritti simili dovrebbero essere riconosciuti ai parenti stretti al momento della malattia terminale di un loro congiunto”. Ed ha auspicato una sinergia tra la Chiesa e le istituzioni che potrebbe rivelarsi “preziosa per assicurare l’aiuto necessario alla vita umana nel momento della fragilità”:

     
    “La Chiesa, con le sue istituzioni già operanti e con nuove iniziative, è chiamata ad offrire la testimonianza della carità operosa, specialmente verso le situazioni critiche di persone non autosufficienti e prive di sostegni familiari, e verso i malati gravi bisognosi di terapie palliative, oltre che di appropriata assistenza religiosa”.

     
    Dal canto suo, ha aggiunto, la società “non può mancare di assicurare il debito sostegno alle famiglie che intendono impegnarsi ad accudire in casa, per periodi talora lunghi” malati bisognosi di un’assistenza particolarmente impegnativa. Il Papa non ha mancato di sottolineare che quando si spegne una vita, “si conclude l’esperienza terrena, ma attraverso la morte si apre per ciascuno di noi, al di là del tempo, la vita piena e definitiva”. Per la comunità dei credenti, ha detto ancora, questo incontro del morente con la Sorgente della vita e dell’Amore rappresenta un dono che ha valore per tutti”. Come insegnava Madre Teresa di Calcutta, ha ricordato infine il Papa, nessuno dovrebbe morire nella solitudine e nell’abbandono, ma almeno nel momento della morte dovrebbe poter sperimentare, nell’abbraccio dei fratelli, il calore del Padre.

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    Mons. Elio Sgreccia: una società che mette a morte i malati terminali consentendo l'eutanasia ha smarrito il senso autentico della solidarietà al morente

    ◊   Prima di essere ricevuti in udienza da Benedetto XVI, i partecipanti alla 14.ma Assemblea generale della Pontificia Accademia per la Vita avevano assistito questa mattina all'apertura dei lavori - che si protrarranno fino a domani - da parte del presidente dell'Accademia, il vescovo Elio Sgreccia. Al microfono di Giovanni Peduto, il presule sintetizza le questioni affrontate nel suo intervento, in particolare gli aspetti etici della tutela della vita umana nella sua fase finale e le questioni connesse con il ricorso all’eutanasia:


    R. - Ho sottolineato che è la terza volta che la Pontificia Accademia per la Vita viene a riproporre il tema dell’assistenza al morente, la condanna dell’eutanasia e le modalità obbligate per i medici nella loro condotta e nella loro somministrazione del sostegno, delle terapie e delle cure. La prima volta, nel ’99, abbiamo esaminato sia gli atteggiamenti sociali, sia la psicologia di questa società, che fa certamente fatica a pensare alla morte, che fa fatica ad accogliere il morente e ad assistere il morente, perché è tutta protesa sulla produttività. Ed abbiamo anche poi esaminato tutti gli aspetti medici dell’assistenza. Più recentemente, nel 2004, abbiamo preso in esame una categoria speciale che è quella che riguarda lo stato vegetativo persistente, dove erano appuntate le prime proposte di eutanasia per questa categoria di pazienti, che alle volte vivono a lungo, che non hanno coscienza e che vengono appunto trattati come vegetali, anche se vegetali non sono come si sa. Abbiamo, quindi, voluto precisare tutti i doveri di assistenza che ci sono in questi casi. Questa volta, invece, vogliamo prendere in esame l’ultimo tratto di questa vita e cioè il malato non più guaribile e il morente e quindi il malato più fragile che ci sia, il più afflitto anche dalla solitudine e dalla coscienza spesso pienamente consapevole di dover morire a breve. Abbiamo scelto questa categoria di paziente perché si possano, da una parte, offrire tutti gli aiuti della speranza, della speranza cristiana e, dall’altra parte, si possano dare tutti i debiti sostegni dell’assistenza medica. Ho annunciato, quindi, il programma dei lavori e quelli che saranno i temi affrontati, partendo dalla somministrazione delle terapie e come ci si deve regolare davanti alle terapie rischiose o straordinarie; come ci si deve regolare con le cure e le terapie palliative, quando la speranza della guarigione non c’è più; ma anche come si deve gestire il dolore e le terapie analgesiche; e, infine, l’importanza dell’informazione al paziente moribondo e quindi anche l’assistenza religiosa e teologica. Tutto questo, perché in questo momento che è il più fragile, il più solitario, il più afflitto venga illuminato dalle forze migliori della medicina, della società e della fede.

     
    D. - L’eutanasia, letteralmente “dolce morte”, è presentata appunto come una fine umana per chi soffre …

     
    R. – Così viene presentata in una società del benessere, con un volto seducente. Si tratta in realtà dell’anticipazione della morte. E’ una morte inflitta, è un abuso sul dono della vita, che non appartiene a nessuno, neanche il malato stesso può gestire arbitrariamente la sua vita. Di fronte a queste proposte di eutanasia non basta dire “no”, che è scontato e che è stato ripetuto, perché rappresenta uno dei grandi delitti che si commettono. Anche il paziente che si trova sconfortato e che chiedesse di morire prima non va certamente accontentato in questo campo. La società e la medicina vengono chiamate e questa volta con una maggiore attenzione ad una loro responsabilità.

     
    D. - Potrebbe diventare l’eutanasia uno strumento per eliminare persone che sarebbe costoso curare?

     
    R. – E’ la filosofia che sottintende, che è sottesa nell’attuale spinta pro-eutanasia e suicidio assistito che ha già avuto le sue prime manifestazioni in Olanda, in Belgio e adesso preme sul Lussemburgo e la Danimarca. Non è tanto, quindi, che si debba o che ci si stia preoccupando della sofferenza del paziente, anche perché ora come ora il dolore è dominabile da parte della medicina. Il fatto è che non abbiamo il coraggio e la forza e molte volte anche il desiderio di impegnare le forze economiche in malattie che durano molto e che costano a coloro che stanno bene, a coloro che si dovrebbero impegnare nell’assistenza. Se non si mobilita la responsabilità e la solidarietà, se permettiamo che scompaia la solidarietà accanto al morente, come sta purtroppo accadendo accanto a chi chiede di nascere dopo essere stato concepito, la società stessa cade in un precipizio, proprio perché perde i suoi valori fondamentali e il solidarismo.

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    Altre udienze

    ◊   Il Santo Padre ha ricevuto questa mattina alcuni presuli della Conferenza episcopale di El Salvador in visita "ad Limina” e mons. Giuseppe Pinto, arcivescovo tit. di Anglona, nunzio apostolico in Cile.

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    Il Papa convoca per sabato mattina il Concistoro ordinario pubblico per la canonizzazione di quattro Beati

    ◊   Benedetto XVI ha convocato per sabato prossimo, alle 11, il Concistoro ordinario pubblico per la Canonizzazione di quattro Beati: Gaetano Errico, sacerdote e fondatore dei Missionari dei Sacri Cuori di Gesù e di Maria; Maria Bernarda Bùtler (Verena), vergine, fondatrice della Congregazione delle Suore Francescane Missionarie di Maria Ausiliatrice; Alfonsa Dell'immacolata Concezione (Anna Muttathupadathu), religiosa della Congregazione delle Clarisse del Terzo Ordine di San Francesco, e Narcisa Di Gesù Martillo Moràn, laica ecuadoriana. Per un loro rapido profilo biografico, il servizio di Alessandro De Carolis:

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    Gateano Errico non può pagarsi gli studi di sacerdote perché lui, povero figlio di un maccaronaio alla periferia nord di Napoli, non ha i soldi per pagarsi la retta. Da casa sua, il Seminario dista 16 chilometri, andata e ritorno: Gaetano li percorre a piedi ogni giorno, portando al servizio della Chiesa una mente brillantissima e una grande conoscenza dell’animo umano, lui figlio di ambienti dove miseria materiale e miseria morale non hanno fine. Don Gaetano si segnala subito per la grande capacità di amore verso i malati e i poveri e per le sue non comuni doti di confessore. Sono i primi anni dell’Ottocento e il futuro Santo, molto ascoltato anche come predicatore, si batte per abolire ogni residuo di giansenismo e arginare l'opera scristianizzante delle "sette". Per questo lo picchiano, lo minacciano di carcere, attentano alla sua vita. Ma non lo intimoriscono. Nel 1833, fonda la Congregazione dei Missionari dei Sacri Cuori di Gesù e di Maria. Muore nella sua città, Napoli, nel 1860.

     
    Contemporanea di don Gaetano, anche se molto più giovane, è Narcisa di Gesù Martillo y Moràn, ecuadoriana di Nobol dove nasce nel 1832. Quindicenne, impara a cucire per aiutare la famiglia, ma a nemmeno vent’anni è già orfana. Non ha denaro e la sua sopravvivenza è legata all’ospitalità offertale in un cenobio. Vive in soffitte e ripostigli dove trascorre lunghe ore in preghiera, durante le quali si infligge aspre penitenze corporali per la conversione dei peccatori. L’amore totale per Cristo la spinge alla consacrazione fra le Terziarie domenicane. Testimoni oculari la vedono frequentemente cadere in estasi, ma la sua vita di intima comunione con Dio termina presto. Narcisa muore a soli 37 anni, nel 1869.

     
    In quello stesso anno, fa la sua prima professione religiosa un’altra delle prossime canonizzande, Maria Bernarda Verena Bütler. E’ svizzera, ha 21 anni, e da due fa parte del monastero delle Cappuccine di Maria Ausiliatrice di Altstätten, nel Cantone di San Gallo. In dieci anni ricopre, sempre con grande dedizione, i vari incarichi che le affida la sua comunità finché, diventata superiora di un monastero ricco di vocazioni, riesce a realizzare un suo antico sogno: partire in missione. E’ proprio l’Eucador della prossima Santa Narcisa la terra dove approda Maria Bernarda Bütler. A Chone, apre un monastero con annessa infermeria e una scuola per bambine. Supera opposizioni, guerre, malattie per soccorrere i poveri e il suo Istituto viene presto amato dalla popolazione locale. Incomprensioni col monastero di origine di Altstätten la portano a separarsene e a fondare le Suore Francescane Missionarie di Maria Ausiliatrice”. A fine Ottocento, la persecuzione antireligiosa la costringe a trasferire il monastero in Colombia, dove muore a Cartagena, nel 1924.

     
    Dall’America Latina all’Asia, teatro della vicenda di Alfonsa dell'Immacolata Concezione, originaria dello Stato indiano del Kerala, dove nasce nell’agosto del 1910. Orfana, rimane molto presto affascinata dalla vita religiosa. I suoi parenti hanno altri obiettivi e la costringono al matrimonio dal quale lei si sottrae con la forza, riuscendo ad essere ammessa fra le Clarisse Malabaresi. La salute malferma le impone grandi rinunce, che suor Alfonsa patisce senza lamentele, anche quando la malattia le si presenta nel modo più violento e doloroso. Muore nel 1946, a 36 anni. Diceva: “Io sento che il Signore mi ha destinata ad essere un’oblazione, un sacrificio di sofferenza… Il giorno in cui non ho sofferto è un giorno perduto per me”. La sua tomba è meta di pellegrinaggi di cattolici, musulmani, induisti. Nel 1986, Giovanni Paolo II la proclama Beata, prima dell’India.

     
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    Il cardinale Bertone in visita a Guantanamo invita i cattolici cubani ad essere costruttori di una società giusta e solidale

    ◊   Penultima giornata della visita a Cuba del cardinale segretario di Stato Tarcisio Bertone nell'ambito delle celebrazioni per il decimo anniversario dello storico viaggio di Giovanni Paolo II nell'isola caraibica. Oggi il porporato è di nuovo all'Avana dopo la Messa celebrata ieri a Guantanamo. Il servizio di Luis Badilla.


    Sulla scia delle esortazioni di Benedetto XVI e Giovanni Paolo II il cardinale Bertone ha invitato i fedeli cubani ad essere “costruttori di una società sempre più solidale e giusta, dove regni un sincero spirito di autentica fraternità”.

     
    “Vi porto come regalo prezioso – ha aggiunto il porporato - la Benedizione e il ricordo costante del Santo Padre Benedetto XVI, che vi è vicino con il suo affetto e la sua preghiera. Egli mi ha incaricato di dirvi che segue e incoraggia il vostro cammino di vita cristiana in questa amata comunità diocesana, animata da una grande vitalità e forza evangelizzatrice; una comunità che le prove e le sofferenze hanno reso ancora più sollecita e salda nella fede”. Poi il segretario di Stato ha sottolineato: “L'entusiasmo con il quale avete accolto dieci anni fa Papa Giovanni Paolo II è stato come un seme che, caduto in terra, ha germinato poco a poco e ha dato vita a un grande albero dagli abbondanti frutti”.

     
    Alla fine della Messa celebrata sulla Piazza “Pedro Agustín Pérez y Pérez”, in presenza di migliaia di fedeli, il porporato ha inaugurato con una sua benedizione speciale la nuova sede vescovile in un palazzo recentemente ristrutturato. “Vi incoraggio con tutte le mie forze – ha detto - a far sì che ognuna delle comunità ecclesiali di questa diocesi sia veramente quello spazio di libertà, di comunione e di riconciliazione, di amore fraterno e di convivenza pacifica, che permetta a tutti quelli che si avvicinano alla Chiesa di provare la gioia della fede, l'amore di Dio e la speranza a cui tanto anelano. Tutta questa meravigliosa realtà troverà qui, in questa sede del vescovado, una fonte continua di irradiazione missionaria ed evangelizzatrice”.

     
    Il cardinale Bertone in queste ore si trova all’Avana, ultima tappa della sua visita. In giornata avrà un incontro di lavoro con il ministro degli Esteri Pérez Roque e successivamente riceverà il saluto del Corpo diplomatico accreditato presso il governo cubano. Infine, nel primo pomeriggio il segretario di Stato terrà presso la prestigiosa Università dell’Avana un discorso sulla “cultura e i fondamenti etici del vivere umano”. Intanto la stampa cubana, quotidiani e canali televisivi, continuano a dare a questa visita una grande rilevanza e lo stesso si può dire della stampa latinoamericana molto interessata, in questi giorni, alle vicende politiche e istituzionali cubane dopo la rinuncia ad una possibile rielezione alla più alta carica dello Stato da parte di Fidel Castro. Prima del suo rientro a Roma, domani, il cardinale Tarcisio Bertone incontrerà le nuove autorità dello Stato cubano elette proprio ieri durante la seduta di insediamento dei 614 membri dell’Assemblea Nazionale.

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    Mons. Ranjith smentisce un articolo del quotidiano La Stampa: non ci saranno nuovi pronunciamenti in materia di celebrazione della Messa

    ◊   Il segretario della Congregazione per il culto divino e la disciplina dei sacramenti, mons. Albert Malcolm Ranjith, ha oggi smentito quanto riferito da un articolo apparso in data odierna sul quotidiano “La Stampa”. L’articolo parla di un presunto “giro di vite del Vaticano contro – si legge – le ‘stravaganze’ della Messa e per rivedere alcune recenti pratiche come la comunione nelle mani”.

    Mons. Ranjith rileva che nell’articolo c’è un collage di frasi da lui rilasciate in contesti diversi tra loro che hanno dato adito a montature fuori luogo. Precisa quindi che in materia di celebrazione della Santa Messa, sia riguardo al sacerdote che ai fedeli, la disciplina vincolante contenuta nei libri liturgici è chiara. Perciò – afferma mons. Ranjit - non si prevedono ulteriori pronunciamenti in materia, come insinuato nell’articolo. L’auspicio – conclude - è che le norme e le indicazioni esistenti siano regolarmente applicate e che l’Eucaristia sia celebrata con devozione, serietà e nobiltà.

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    GMG di Sydney, relativismo, diritti umani e inculturazione al centro dei lavori della segreteria generale del Sinodo dei Vescovi per l'Oceania

    ◊   La prossima Giornata Mondiale della Gioventù di Sydney, le sfide dell’inculturazione e del relativismo ma anche il tema dei diritti umani, della bioetica e della difesa della famiglia sono stati al centro della nona riunione del Consiglio speciale per l'Oceania della segreteria generale del Sinodo dei Vescovi, che si è tenuta il 14 e 15 febbraio scorsi in Vaticano. Tutto il continente – rileva un comunicato – è mobilitato per la preparazione della GMG, sia nelle regioni socialmente evolute sia in quelle meno sviluppate con numerose iniziative di gemellaggio, mentre cresce l’attesa della visita di Benedetto XVI.

    “L’inculturazione del messaggio evangelico – aggiunge il comunicato della segreteria generale del Sinodo dei Vescovi - costituisce una delle più grandi preoccupazioni pastorali nella Chiesa in Oceania. Consiste in un cammino graduale attraverso il quale il Vangelo entra nelle diverse culture, trasformando o purificando certi valori culturali, perché possano trovare un posto nella cultura genuina cristiana, senza alterare il dovuto rispetto sia per il Vangelo sia per le culture stesse. In questo dinamismo – si nota - è indispensabile l’opera associata di pastori, sacerdoti, diaconi e anche catechisti. Particolarmente importanti – conclude il comunicato - sono le scuole cattoliche a tutti i livelli che salvaguardando la loro identità cattolica, rimangono strumenti preziosi della testimonianza del Vangelo nell’ambiente contemporaneo spesso secolarizzato”.

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    Oggi su "L'Osservatore Romano"

    ◊   Nell'udienza ai partecipanti all'assemblea della Pontificia Accademia per la vita Benedetto XVI ha ricordato che "la società deve rispettare la vita e la dignità dei malati gravi e dei morenti".

    All'Angelus di domenica 24 febbraio il Pontefice ha lanciato un appello per le popolazioni dell'Ecuador recentemente colpite da inondazioni.

    Il cardinale Tarcisio Bertone, segretario di Stato, in visita a Cuba esorta la popolazione locale a costruire "una società sempre più solidale e giusta, dove regni un sincero spirito di autentica fraternità".

    Nell'informazione internazionale, in primo piano la questione del nucleare. Le ispezioni dell'Aiea in Iran continueranno.

    Nelle pagine culturali, Gaetano Vallini interviene sulla notte degli Oscar con un articolo dal titolo "Se Hollywood premia pellicole cupe e senza speranza".
    Una riflessione di Ferdinando Cancelli, medico chirurgo, sulle cure palliative: troppo spesso l'efficientismo sanitario maschera l'incapacità di accogliere la morte con serenità.

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    Oggi in Primo Piano



    Con la mediazione della Comunità di Sant'Egidio, siglato il cessate-il-fuoco fra governo ugandese e guerriglia

    ◊   Dopo oltre 20 anni dall'inizio del terribile conflitto che affligge il nord Uganda, è stato firmato a Juba, capitale del sud Sudan, il cessate-il-fuoco definitivo tra il governo ugandese ed il “Lord Resistance Army” (LRA). Ad affermarlo è una nota della Comunità di Sant'Egidio, che fin dall’inizio è stata presente alla trattativa e che collabora con il governo del sud Sudan nella facilitazione al processo di pace per il nord Uganda. “Si tratta - si legge nel messaggio - di un ulteriore e decisivo passo verso l'accordo generale di pace che ormai appare prossimo”. Ma quali sono i termini di questo cessate-il-fuoco? Salvatore Sabatino lo ha chiesto a Mario Giro, della Comunità di Sant’Egidio:


    R. - C’era già stata una cessazione delle ostilità e quindi a questo punto si va al disarmo, che sarà firmato tra oggi e domani. Le nostre delegazioni, in questi giorni, stanno ancora lavorando a Juba. Si tratterà per i miliziani del LRA di venire disarmati, probabilmente, da truppe dell’ONU, in una zona controllata dall’esercito del sud Sudan ed è l’SPLA che si fa garante insieme ai garanti politici di questa fine della guerra.

     
    D. - Da qualche settimana, sono presenti e al lavoro anche osservatori, tra gli altri, dell’Unione Europea e degli Stati Uniti. Come si pone la Comunità internazionale nei confronti di questo Accordo?

     
    R. - Il negoziato è iniziato il 14 luglio del 2006 e noi siamo lì fin dall’inizio come Comunità di Sant’Egidio insieme col governo del sud Sudan. Inoltre, si sono avvicinati anche gli altri: anzitutto l’ONU - arrivata qualche mese dopo - alcuni Paesi africani e, infine, l’Unione Europea e gli Stati Uniti. All’inizio c’era molto scetticismo, perché sono dieci anni che si cerca di giungere ad un accordo di pace con il LRA e mai nessuno ci era riuscito. Il nostro primo tentativo fu fatto a Roma nel ’96: abbiamo poi seguito un filo molto sottile e finalmente stiamo riuscendo nel nostro intento. In pochi lo pensavano possibile, mentre ora la comunità internazionale comincia a crederci di più. Si tratta di una guerra terribile, di una guerra-simbolo - ovviamente in senso negativo - per quanto riguarda i bambini soldato. Il traguardo raggiunto, dunque, fa ben sperare anche per la garanzia stessa del processo nella sua attuazione successiva, nei prossimi mesi.

     
    D. - Una guerra terribile che ha provocato - lo ricordiamo - più di 100 mila vittime ed ha costretto più di due milioni di persone nei campi profughi nel nord Uganda. Ma attualmente qual è la situazione nel Paese?

     
    R. - Fortunatamente, da quando sono cominciati i colloqui non ci sono state più violenze nel nord Uganda, fatta eccezione per alcuni episodi molto sporadici. Da molti mesi non si combatte più e il LRA si è ritirato fuori dal Paese: è concentrato in altre zone, soprattutto in quest’area senza frontiere tra il sud Sudan e il Centrafrica. Quindi, lentamente, in alcuni distretti del nord Uganda - terra disastrata da questi 20 anni di guerra - la gente sta cominciando a tornare a casa.

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    Ancora bombardamenti aerei turchi nel nord Iraq

    ◊   Ancora critica la situazione al confine tra Iraq e Turchia. Dopo che ieri a sud di Baghdad l’ennesimo attentato suicida aveva causato almeno 40 vittime, nelle ultime ore aerei di Ankara hanno bombardato nuovamente postazioni di ribelli curdi del Pkk nella regione montuosa di Hakurk, nel nord dell’Iraq. Una situazione drammatica che coinvolge tutto il Kurdistan iracheno, dove molti cristiani hanno trovato riparo. Ce ne parla don Renato Sacco, esponente di Pax Christi Italia, appena rientrato dalla regione e intervistato da Stefano Leszczynski:


    R. – Direi che il Nord dell’Iraq - quella regione che chiamiamo il Kurdistan iracheno e che vorrebbe con molta forza l’autonomia, il riconoscimento a tutti i livelli - è la zona più “sicura”, più controllata anche militarmente nel Nord. Qui hanno trovato rifugio migliaia e migliaia di cristiani che invece sono fuggiti da altre città e soprattutto da Mosul, che è forse una delle città più invivibili, a tutt’oggi, dell’Iraq, e anche da Baghdad.

     
    D. – Quanto è delicata quest’area dell’Iraq nella geopolitica attuale?

     
    R. – Kirkuk galleggia sul petrolio e il Kurdistan iracheno sta facendo di tutto perché si arrivi ad un referendum – che è già stato però rinviato – per annettere questa grande città, con oltre un milione di abitanti, al Kurdistan. Questo sarebbe una grossa ricchezza: certo è che la Turchia non permetterà mai che il Kurdistan si annetta Kirkuk ed abbia il controllo del petrolio così pesante ed importante. Temo quindi che ci siano ripercussioni.

     
    D. – Si ha l’impressione che la comunità internazionale abbia un po’ distolto lo sguardo da quello che succede nella parte settentrionale del Paese?

     
    R. – Il rischio è che ci sia proprio il disinteresse, o meglio, nel Nord c’è un interesse per il business. Ad Arbil ci sono anche molte ditte europee, anche italiane, non tanto per una condivisione ma per un possibile business. Forse davvero c'è bisogno di un richiamo, partendo dalla sofferenza di chi vive la situazione di profugo, di persecuzione, di minacce, di integralismo, di ogni violenza, un richiamo alla comunità internazionale a non distogliere lo sguardo. E allora forse la comunità internazionale potrà ancora fare molto, investendo non sulle armi, sulla violenza, su interventi militari, ma sul lavoro dal basso, di ascolto, di condivisione e di dialogo.

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    Fa discutere il documento della Federazione degli ordini dei medici su aborto, procreazione assistita e pillola abortiva RU 486

    ◊   Una posizione che non rappresenta il comune sentire dei medici italiani. L’associazione “Scienza e Vita” commenta così il documento approvato sabato scorso dalla Federazione degli ordini dei medici, chirurghi, odontoiatri, Fnomceo. Nel testo, che parla tra l'altro della Legge 194 sull'aborto e di procreazione assistita, si invita a non ostacolare la pillola del giorno dopo e ad introdurre la pillola abortiva RU 486. Secondo l’Associazione Medici Cattolici Italiani si tratta di una posizione mancante di un effettivo riscontro scientifico. Paolo Ondarza ha intervistato il presidente Vincenzo Saraceni.


    R. – La prima reazione è che è stato un documento assai improprio. La Federazione dell’ordine dei medici deve fare un lavoro di ripromozione etica a partire dal proprio codice di deontologia, che ha approvato recentemente. Ora, tutto il codice ha un impianto a difesa della vita. Un testo del genere che invece va in tutt’altra direzione ci sembra non soltanto improprio, ma ci disorienta. Noi non ci possiamo riconoscere in questo atteggiamento.

     
    D. – Quanto la Fnomceo rappresenta il sentire della gran parte dei medici italiani?

     
    R. – Io credo che i medici italiani siano tutti quanto orientati a favore della vita. Quindi, per esempio, sul tema dell’eutanasia sono sicuro che la maggioranza dei medici italiani sarebbe contro l’eutanasia, così come la maggioranza dei medici italiani ritengo sia contro l’aborto.

     
    D. – Come i medici cattolici possono far sentire la propria voce?

     R. – Intanto, noi stiamo intervenendo in tutte le sedi. I giornali di questi giorni riportano la presa di posizione dei medici cattolici italiani sia a livello nazionale che nelle altre sedi del nostro Paese. Detto questo, la nostra posizione rimane molto chiara. Innanzitutto, è necessario sulla RU 486 un supplemento di indagine, perchè sembrerebbe che la RU 486 sia dieci volte più pericolosa per la donna rispetto all’interruzione volontaria di gravidanza. Quindi, se questo fosse, io credo che bisognerebbe davvero fare una riflessione seria. Secondo, il limite invalicabile, in attesa di eventuali riforme, rimane la 194. Quindi, altre modalità di interruzione non possono essere fatte, se non con quelle previste dalla 194 e quindi in ospedale. Questa è la nostra posizione ufficiale. Siamo in attesa di provvedimenti chiari e soprattutto efficaci, che siano di attuazione della legge nella sua parte positiva, che tutela la maternità.

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    Nella notte degli Oscar premiato il film drammatico dei fratelli Coen sul cinismo di una società avida e violenta

    ◊   Consegnati nella notte a Los Angeles i Premi Oscar: riconoscimenti equi e annunciati alle due drammatiche pellicole dei fratelli Coen e di Paul Thomas Anderson, mentre sono tutti europei i quattro attori, protagonisti e non, che ricevono l’ambita statuetta – Marion Cotillard, Daniel Day-Lewis, Tilda Swinton e Javier Bardem -, così come europeo è il miglior film straniero, proveniente dall’Austria, e i migliori scenografi, i sempre bravissimi italiani Dante Ferretti e Francesca Lo Schiavo. Il servizio di Luca Pellegrini.


    Lo sciopero degli sceneggiatori, che aveva costretto alla cancellazione della serata dei Golden Globe, ha risparmiato, con grande sollievo per l’industria cinematografica e televisiva, la lunga e sobria festa dei premi Oscar, un insieme inimitabile di spettacolo, arte, cinema e glamour. I 5.829 votanti dell’Academy hanno inviato le loro schede e, come da copione, al Kodak Theatre di Los Angeles sono arrivate tutte le celebrità per questa che è la più famosa auto-celebrazione del cinema americano. Ma i premi Oscar sono anche un segnale importante per interpretare i temi che il cinema, nel corso dell’anno, è riuscito a captare ed i modi con i quali riflette e anticipa inquietudini ed aspettative della società. Per questo il miglior film americano e il miglior film straniero guardano l’uno al presente e l’altro al passato. Il primo è quello dei fratelli Coen, Non è un paese per vecchi, i quali confermano, aggiudicandosi anche il premio per la migliore regia e sceneggiatura non originale, la loro acuta e cinica rappresentazione della società che, questa volta, si inabissa nei meandri della avidità e della violenza messa in moto dalla sete di denaro. Mentre dall’Austria il regista Stefan Ruzowitzky rinnova con l’intenso Il falsario la denuncia di quell’orribile periodo della storia che fu il nazismo, quasi per esorcizzare una tragedia che ancora pesa sulla coscienza dell’umanità. Superbe le interpretazione di Marion Cotillard nella Vie en Rose, biografia struggente di Edith Piaff, e di Daniel Day Lewis, un petroliere senza scrupoli nell’America della corsa all’oro nero: vincono come migliore attrice e attore protagonisti, confermando che un ruolo si costruisce con determinazione, passione e generosità. Qualità che si ritrovano anche nel premiato e applaudito documentario Taxi to the Dark Side nel quale l’americano Alex Gibney affronta fatti drammatici e scottanti per il suo paese, ricostruendoli attraverso inchieste giornalistiche e interviste ad alcuni semplici militari: le torture di cui furono accusati questi ultimi – le foto di Abu Ghraib e Guantanamo hanno fatto giustamente il giro del mondo – sono frutto di insensate azioni volontarie o procedono da ordini dati e ben precisi? L’amara verità emerge nei fatti e nelle risposte, per ribadire con forza come il rispetto dei diritti umani universali deve risiedere alla base di ogni credo, legislazione e coscienza. 

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    Chiesa e Società



    Fra i cristiani in Iraq per una Pasqua di speranza: delegazione ecumenica in visita nel Kurdistan iracheno e nelle zone limitrofe

    ◊   L'operazione "Pasqua con i cristiani d'Iraq" - organizzata da Pax Christi France con la collaborazione di Giustizia e Pace, della Federazione protestante di Francia, dell'Opera d'Oriente e dei Cristiani del Mediterraneo - ha vissuto dall'11 al 19 febbraio la sua seconda tappa, dopo il lancio avvenuto a Parigi e a Marsiglia il 12 e 13 gennaio. Lo rende noto “L’Osservatore Romano”. Mons. Marc Stenger, vescovo di Troyes e presidente di Pax Christi France, ha guidato una delegazione nella provincia del Kurdistan iracheno e nelle zone limitrofe, incontrando le comunità di cristiani rifugiati in questa regione. "La nostra - ha scritto mons. Stenger nel resoconto del viaggio - non è stata una missione politica né economica ma una missione spirituale. Volevamo portare a questi uomini, a queste donne, i messaggi di fratellanza e di comunione dei cristiani di Francia e d'Italia. In una settimana, dal 12 al 18 febbraio, la delegazione ha incontrato 26 comunità di cristiani rifugiatisi nel Kurdistan iracheno principalmente da Baghdad e da Mossul. Tanti altri cristiani hanno trovato ospitalità nelle Nazioni vicine, in Siria, Giordania, Turchia. Ma quasi tutte le famiglie incontrate si trovano in una situazione che non induce alla serenità e alla speranza:  "Per molte di esse - ha spiegato il presidente di Pax Christi France - non esistono prospettive di lavoro, ci sono poche possibilità di formazione, ostacoli linguistici, carenze sanitarie". La maggior parte di queste famiglie in precedenza viveva, dignitosamente, in città. Il passaggio dalla vita urbana alla realtà rurale non è stato facile e ha creato, in molti, frustrazione e un desiderio di fuga che non è portatore di buon avvenire. Tre, secondo il vescovo di Troyes, i livelli di intervento per rispondere ai loro bisogni:  umanitario, politico e spirituale. "Bisogna permettere ai cristiani d'Iraq di avere un futuro nel proprio Paese - ha sottolineato mons. Stenger - e questo vuol dire sostenere coloro che hanno dei progetti per aiutare i rifugiati a crearsi condizioni di vita degne, là dove si trovano". La Chiesa è naturalmente in prima fila:  esemplare il caso del liceo di Dohouk dove studiano insieme giovani cristiani e giovani musulmani. La prossima e ultima tappa dell'operazione di informazione, sensibilizzazione e solidarietà proposta ai cristiani di Francia comincerà il 16 marzo, domenica delle Palme e della passione del Signore, con una Messa nella chiesa di Saint-Eustache a Parigi e un concerto a Lione dedicato ai cristiani che vivono in Iraq. (R.G.)

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    Convegno a Dublino, promosso dai vescovi irlandesi, sul tema della giustizia e le disparità sociali

    ◊   “Nel mezzo del miracolo economico irlandese molti lottano ancora per la sopravvivenza”: la denuncia è di John Monaghan, vicepresidente nazionale della Società di San Vincenzo intervenuto al Convegno “Chi è il mio vicino?”, promosso la scorsa settimana a Dublino dalla Commissione Giustizia e Affari sociali della Conferenza episcopale irlandese. A fare da sfondo all’incontro - riferisce l’agenzia Sir – è stata l’enciclica di Benedetto XVI, “Deus Caritas est”. “Abbiamo il 18% della popolazione, quasi 800.000 persone in condizioni di povertà relativa, costrette a vivere con meno di 210 euro a settimana”, ha rimarcato Monaghan. “Di questi quasi 300.000 sono in uno stato di povertà continua ovvero non soltanto hanno meno di 210 euro a settimana ma mancano di elementi essenziali come cibo, riscaldamento e vestiti”. Davanti a queste cifre Conor Gearty, docente di diritti umani alla “London School of Economics”, ha invitato a trovare “un terreno comune tra ideologia dei diritti umani e valori proposti dalle Chiese cristiane così da opporsi all’espansione del mercato che impone alla società una scala di valori basata sulla prosperità che emargina i più poveri”. Al Convegno erano presenti il vescovo di Armagh, cardinale Sean Brady, quello di Dublino, mons. Diarmuid Martin, e mons. Raymond Field, vescovo presidente della Commissione Giustizia e Affari sociali della Conferenza episcopale. (R.G.)

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    Aperta all'ONU di Ginevra una mostra di disegni degli ex bambini-soldato del Nord Uganda

    ◊   Aperta oggi, presso il Palazzo delle Nazioni Unite di Ginevra, una mostra di disegni realizzati dagli ex bambini-soldato del Nord Uganda, dal titolo “Guerra, Speranza e Pace”. L’iniziativa è organizzata dalla Fondazione “Pubblicità Progresso” e dalla ONG AVSI (Associazione Volontari per il Servizio Internazionale) ed è promossa dalla Missione Permanente della Santa Sede e dall’Ambasciata dell’Uganda presso l’ONU; si tiene nel 60° anniversario della Dichiarazione universale dei diritti umani e in coincidenza con la 7.ma Sessione del Consiglio per i diritti umani. Protagonisti della rassegna sono i piccoli ex combattenti e i loro disegni, eseguiti durante i corsi di recupero psico-sociale coordinati dall’AVSI. L’esposizione si divide in tre sezioni: disegni del passato, del presente, del futuro. Il passato testimonia le atrocità subite dai bambini: gli attacchi alle loro case, il rapimento, le mutilazioni, l’obbligo di combattere, gli orrori della guerra; al centro della rappresentazione del presente è la vita nei campi sfollati, con la distribuzione degli aiuti umanitari, l’accoglienza nei centri educativi, la giornata nei villaggi. Le attese del futuro si incentrano nel desiderio di una casa e di una famiglia, nel ritorno a scuola, nel lavoro in un ambiente pacifico e sicuro. (S.C.)

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    Prosegue in Piemonte il pellegrinaggio dei Salesiani che partecipano al Capitolo generale

    ◊   Nel secondo giorno del pellegrinaggio torinese sui passi del Fondatore, i 233 delegati partecipanti al 26.mo Capitolo Generale della Congregazione Salesiana anche ieri hanno avuto la possibilità di ripercorrere la vita di Don Bosco attraverso la visita ai luoghi dove egli visse e operò. Ieri mattina la visita al complesso torinese del Valdocco: la chiesa di S.Francesco di Sales, la Cappella Pinardi, l’Oratorio Festivo e le Camerette hanno rappresentato il desiderio di tornare al carisma di Don Bosco, alla sorgente dell’esperienza del sistema preventivo, criterio fondamentale di ogni opera salesiana. Una grande celebrazione presso la Basilica di Maria Ausiliatrice trasmessa via satellite in diretta da Telepace ha poi rappresentato l’incontro con i salesiani del mondo: “Da ieri – ha detto durante l’omelia il Rettor Maggiore don Pascual Chàvez Villanueva rivolgendosi ai fedeli presenti – ci troviamo tra voi come membri del 26° Capitolo Generale della Congregazione Salesiana. Come potete vedere tutto il mondo è rappresentato in loro, venuti dai cinque continenti. Abbiamo voluto incominciare dalla culla del carisma salesiano - ha detto - perciò siamo venuti a Torino per visitare i nostri luoghi santi, camminare dietro le tracce di Don Bosco, attingere alle sorgenti del nostro carisma e della nostra spiritualità e così ripartire dal nostro Fondatore e Padre”. Il pomeriggio di ieri è stato dedicato alla visita al Colle don Bosco e i dintorni, nei luoghi non solo della nascita del Santo Fondatore ma della sua maturazione, grazie soprattutto alla presenza di Mamma Margherita, figura fondamentale per le scelte del giovane Giovanni Bosco. La seconda giornata del pellegrinaggio dei delegati si è conclusa in serata con la processione accompagnata dalla luce delle candele, dalla “Casetta” fino al Tempio del Colle, dove sono stati recitati i vespri. Oggi il pellegrinaggio torinese ha visto i capitolari in visita alla Basilica di Maria Ausiliatrice, mentre presso il Santuario della Consolata di Torino si è tenuta la celebrazione eucaristica presieduta dal Cardinale Severino Poletto, Arcivescovo del capoluogo piemontese. Dopo l’incontro fraterno con la Diocesi torinese, il pellegrinaggio terminerà e i delegati si trasferiranno a Roma per l'avvio dei lavori del Capitolo Generale. (R.P.)

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    Nuovo rapporto dell’ONU sul clima: tre quarti delle riserve di pesce del mondo a rischio per effetto del riscaldamento globale

    ◊   Tre quarti delle riserve di pesce per l'alimentazione rischiano di sparire. La denuncia arriva dall'UNEP, l'agenzia dell'ONU per i cambiamenti climatici, che in un rapporto presentato a Monaco imputa al riscaldamento globale ulteriori danni agli ecosistemi già indeboliti dall'inquinamento e dalla pesca eccessiva. ''Stiamo avendo sempre più segnali allarmanti dei cambiamenti drammatici degli Oceani - ha spiegato Christian Nellemann, principale autore del rapporto - ci vorranno milioni di anni per rimediare ai danni fatti finora''. Gli effetti principali già in atto sono il riscaldamento e l'acidificazione dell'acqua, insieme al cambiamento di alcune correnti oceaniche che garantiscono il ricambio delle sostanze nutritive, a danno del 75% delle riserve di pesce del mondo. Inoltre l’80% dei coralli potrebbe sbiancarsi o sparire entro il 2080, con ripercussioni sulle economie turistiche. Cattive notizie anche per il Mediterraneo: qui i problemi principali sono la presenza di specie aliene, la più massiccia del mondo e l'assenza di trattamenti anti-inquinamento che riguarda metà delle acque che vi vengono scaricate. (R.G.)

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    E’ nata a Bruxelles la Lega degli imam europei per favorire l’integrazione musulmana nel continente

    ◊   Oltre 120 imam europei si sono riuniti sabato a Bruxelles, su iniziativa delle Federazione delle organizzazioni islamiche in Europa (FOIE), per lanciare la Lega europea degli imam, dopo la presentazione a gennaio della prima Carta dei musulmani europei, che fra i suoi punti chiave ha quello di un maggiore coinvolgimento dei musulmani nelle società in Europa. Scopo dell'incontro - ha spiegato il portavoce del FOIE, Farid El Machaud - è stato quello di illustrare agli imam i contenuti della Carta sottoscritta da oltre 400 organizzazioni ed associazioni islamiche, in rappresentanza di oltre 20 Paesi. La Carta sottolinea in particolare che i musulmani d'Europa sono chiamati a integrarsi in modo positivo nelle loro rispettive società ''sulla base di un equilibrio armonioso fra la preservazione della loro identità islamica e i loro doveri di cittadini''. Il documento, sottoscritto dopo 8 anni di consultazioni, invita inoltre i musulmani che vivono in Europa ad essere cittadini ''attivi'', a cominciare dall'esercizio del diritto di voto. (R.G.)

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    Approda al Parlamento europeo la petizione per dare una sede unica all’Euroassemblea

    ◊   Dopo avere raccolto oltre un milione di firme su Internet, approda al Parlamento europeo la petizione per dare una sede unica all'Euroassemblea, ponendo fine alla mensile 'transumanza' dei lavori da Bruxelles a Strasburgo per la sessione plenaria. Fra oggi e domani la Commissione petizioni, trasmetterà la richiesta al presidente dell'Europarlamento perché venga sottoposta alla conferenza dei capigruppo. A promuovere l’iniziativa sono stati 130 eurodeputati di diversa appartenenza politica e nazionalità, che hanno dato vita alla ''campagna per la riforma parlamentare'', al fine di sollecitare maggiore ''efficienza, trasparenza ed efficacia'' dell'Euroassemblea. A guidare la campagna è stata l’eurodeputata Cecilia Malmstrom, attualmente ministro per gli Affari europei svedese. La campagna perché il Parlamento europeo abbia una sede unica ha dato voce alle ripetute critiche rivolte al sistema di trasferire ogni mese tutta l'attività dalla capitale belga alla città alsaziana, per gli eccessivi costi in denaro ma anche d’impatto ambientale (R.G.)

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    Avviati in Messico i preparativi del VI Incontro Mondiale delle Famiglie

    ◊   Sono iniziati i preparativi per la celebrazione del VI Incontro Mondiale delle Famiglie che avrà luogo a Città del Messico dal 13 al 18 gennaio 2009. Il tema scelto per questa edizione è “La famiglia formatrice nei valori umani e cristiani”, ed esprime l’interesse della Chiesa a che la prima cellula della società rifletta su se stessa, sulla situazione che sta vivendo e sul valore del matrimonio nella visione cristiana. Gli organizzatori hanno annunciato che l’incontro avrà tre momenti principali: il Congresso teologico-pastorale, un momento di condivisione e la Santa Messa. Il logo ufficiale dell’evento rappresenta una famiglia, attraverso sagome umane, nata dall’amore, simbolizzato in tre cuori e raccolto dalla fede, rappresentata dalla croce che le sovrasta. La famiglia, i cuori e la croce - hanno spiegato gli organizzatori - hanno come base un’ellisse - a rappresentare il mondo - affinché si percepisca come una fraternità globale. Si vuole anche rappresentare la famiglia, unita dall’amore e dalla fede, fondamento di un autentico sviluppo di tutti i valori umani e cristiani; cioè, dello sviluppo integrale della persona a partire dalla famiglia. Uno dei dettagli del logo è la figura della madre, che appare incinta, dettaglio legato al tema della vita, primo valore fondamentale, promosso, custodito e celebrato dalla famiglia. Il colore verde che caratterizza l’immagine rappresenta la speranza nel futuro della famiglia, oltre al colore del Messico. L'Incontro Mondiale delle Famiglie si svolge ogni tre anni e vuole essere un momento in cui le famiglie si ritrovano come Chiesa domestica e Santuario della vita per pregare, dialogare ed approfondire temi di attualità; per conoscere e condividere il ruolo della famiglia cristiana guardando alla nuova evangelizzazione. Il primo incontro ebbe luogo a Roma nel 1994, mentre l’ultimo si è tenuto a Valencia in Spagna nel 2006 con la partecipazione del Santo Padre Benedetto XVI. (L. Z.)

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    Venerdì prossimo nella cattedrale di Reggio Calabria, Via Crucis per i missionari martiri: 21 quelli uccisi nel 2007

    ◊   “I 21 missionari uccisi in ogni continente della terra, durante l’anno 2007, appena trascorso, ci ricordano che il martirio nella Chiesa non è motivo di tristezza, ma è vissuto come fonte di forza, di energia e di speranza per continuare sulla stessa strada di Cristo, senza nessun'altra difesa se non il Vangelo. Lo scrive padre Ezio Marangoni, direttore dell’Ufficio Missionario della diocesi di Reggio Calabria-Bova, presentando la Via Crucis dei missionari martiri, che si celebrerà venerdì prossimo nella cattedrale di Reggio Calabria, presieduta dall’arcivescovo Vittorio Mondello. L’iniziativa viene riportata dall’agenzia Sir. Padre Marangoni sottolinea che “I martiri sono stati per la Chiesa degli inizi e lo sono anche per la Chiesa di oggi, il chicco che deve morire per portare frutto, per generare altri cristiani”. Dunque fare memoria dei nuovi martiri non può ridursi - spiega ancora il direttore dell’Ufficio Missionario di Reggio Calabria-Bova - “a mera rivendicazione, pur necessaria e legittima, del sacrosanto diritto alla libertà religiosa, né deve avere come preoccupazione immediata la richiesta, pur legittima, di reciprocità tra le fedi”. I missionari - afferma il religioso - “consacrano ogni giorno, pur a fatica, la loro vita per il dialogo con i credenti di altre religioni. E capita spesso che a causa del Cristo sono stati uccisi cristiani di altre confessioni. Il loro comune martirio è un forte appello alla riconciliazione e all’unità della Chiesa”. (R.G.)

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    Alla GMG di Sydney 2008 "Vocation expo", una mostra delle vocazioni

    ◊   Sono oltre 75 gli istituti, le congregazioni e famiglie religiose, movimenti, associazioni e gruppi che hanno deciso di partecipare con i loro stand alla “Vocation expo”, una mostra delle vocazioni che si terrà nell’ambito della GMG di Sydney dal 15 al 20 luglio 2008. Allestito nel centro congressi e esposizioni di Sydney, riferisce l’Agenzia Sir, il Vocation Expo intende far conoscere ai partecipanti alla GMG “tutti le possibili vocazioni tra cui sacerdozio, matrimonio, famiglia, laicato insieme alla chiamata alla vita religiosa e consacrata” spiega padre Danai Penollar, responsabile del progetto per il Comitato organizzatore della GMG. “E’ un forum unico per i giovani e gli adulti impegnati nella fede a cercare il giusto orientamento vocazionale. Con più di 225 mila pellegrini registrati che si preparano a venire a Sydney per celebrare la loro fede, gli ‘espositori’ avranno una grande occasione per far conoscere le meraviglie delle diverse vocazioni che la vita ha da offrire", conclude padre Penollar. (R.P.)

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    "La Sindone, tra scienza e fede": Congresso internazionale, il 29 febbraio a Roma, presso il Regina Apostolorum

    ◊   "La Sindone, tra scienza e fede": questo il tema del Congresso internazionale - di cui riferisce l’agenzia Sir - che si terrà venerdì prossimo a Roma. L’incontro presso l'Ateneo Pontificio Regina Apostolorum, si svolgerà nell'ambito del Master in Scienza e Fede. “La sacra Sindone - ricordano gli organizzatori - è forse l'oggetto più studiato al mondo, da diversi punti di osservazione: storico, archeologico, chimico, informatico e perfino botanico e numismatico”. Un'occasione questo incontro per conoscere le ultime ricerche di alcuni tra i maggiori esperti mondiali sulla Sindone. Tra i partecipanti saranno Nello Balossino, vicedirettore del Centro Internazionale di Sindologia, Petrus Soons, autore dell'immagine ologrammica della Sindone, Avinoam Danin, dell'Università Ebraica di Gerusalemme, padre Gianfranco Berbenni, della Pontificia Università Lateranense e Luigi E.Mattei, autore della ricostruzione tridimensionale dell'Uomo della Sindone. Il Convegno è organizzato in collaborazione con l'Università Europea di Roma e l'Istituto Veritatis Splendor di Bologna, da dove sarà possibile partecipare collegati in videoconferenza. Durante il Congresso sarà possibile visitare anche la mostra permanente sulla Sindone. (R.G.)

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    24 Ore nel Mondo



    Il vicepremier russo Medvedev in visita a Belgrado condanna la secessione del Kosovo

    ◊   La Russia intende continuare ad agire in difesa dei diritti di sovranità serba sul Kosovo, la provincia a maggioranza albanese autoproclamatasi indipendente il 17 febbraio. Lo ha detto oggi a Belgrado il vicepremier e presidente in pectore russo, Medvedev, a margine di un incontro con il presidente della Serbia, Tadic. Il servizio di Fausta Speranza:  

     Illegale” il riconoscimento della secessione del Kosovo: non usa mezzi termini il russo Medvedev a conclusione del suo incontro con il premier serbo, Kostunica. Parla di violazione del diritto internazionale, della risoluzione 1244 del Consiglio di sicurezza, della Carta dell'ONU e dell'Atto finale di Helsinki. Già nell’incontro, poco prima con il presidente Tadic ribadita l’intenzione di restare al fianco della Serbia. Non si parla di intervento militare, ma di appoggio per impedire l'ammissione del Kosovo nell'ONU e in altre organizzazioni internazionali. E c’è da dire che la visita a Belgrado della delegazione guidata da Medvedev si conclude con la visita in una grande raffineria a Pancevo, che era di proprietà di una società serba, la Nis, e che è stata appena rilevata dalla russa Gazprom. Una struttura rimessa in sesto negli ultimi anni dopo essere stata bombardata dalla NATO nel 1999. È chiaro, infatti, il secondo tema dei colloqui, oltre al Kosovo: la cooperazione tra Russia e Serbia in campo energetico. Una cooperazione nel quadro delle strategie russe per le forniture di gas verso l'Europa centro-meridionale e i Balcani, incentrate attorno al progetto del gasdotto Southstream.

    Striscia di Gaza
    Un missile israeliano nella zona nord della Striscia di Gaza ha ucciso almeno un militante ferendone altri due. Nella nottata si sono verificate due incursioni militari israeliane e quattro miliziani di Hamas sono rimasti uccisi. Intanto i comandanti dell'esercito israeliano hanno dichiarato oggi "zona militare chiusa" il valico di Erez, principale punto di transito fra lo Stato ebraico e la Striscia di Gaza, in occasione della “catena umana” che è stata messa in atto nella Striscia di Gaza per protestare contro l'assedio. Non ci sono stati incidenti. Solo un gruppo composto da poche decine di dimostranti ha lanciato sassi contro il muro di confine che delimita il valico di Erez. I militari israeliani hanno sparato in aria colpi d'arma da fuoco.

    Donna uccisa alla frontiera tra Egitto e Israele
    Una donna è stata uccisa dalle forze di sicurezza egiziane mentre tentava di entrare illegalmente in Israele questa mattina. La vittima, la cui identità è ancora sconosciuta, era accompagnata da un uomo di nazionalità eritrea, che è subito stato arrestato. La donna, che non si è fermata all'alt dei poliziotti alla frontiera tra Egitto e Israele, è stata colpita da un proiettile che l'ha uccisa all'istante.

    Giappone
    Il primo ministro israeliano, Ehud Olmert, è arrivato questa mattina a Tokyo per una visita di quattro giorni, nel corso della quale affronterà le questioni del nucleare iraniano e del conflitto con i palestinesi, senza però tralasciare i rapporti commerciali tra Israele e Giappone. Si tratta della prima visita ufficiale in Giappone di un premier israeliano dopo quella di Benjamin Netanyahu nell'agosto del 1997.

    Pakistan
    Un attacco suicida a Rawalpindi, nel Pakistan settentrionale, ha provocato la morte di otto persone, tra cui un ufficiale dell’esercito, e il ferimento di 29. Rawalpindi, megalopoli che confina con la capitale pachistana, è la principale città-guarnigione del Paese e sede dello stato maggiore dell'esercito. L'attentato di oggi, a una settimana dalle elezioni politiche e provinciali che hanno segnato la vittoria dei partiti di opposizione al presidente Pervez Musharraf, continua la lunga scia di sangue che nel Paese ha toccato l'apice il 27 dicembre con l'assassino della leader dell'opposizione Benazir Bhutto.

    Afghanistan
    Una forte esplosione è stata udita oggi a ovest di Kandahar, nella stessa zona del sud dell'Afghanistan dove oltre una settimana fa un attacco dei talebani ha provocato la morte di oltre 100 persone. Al momento non è ancora chiaro se l'esplosione di oggi abbia fatto vittime o feriti, stando a quanto riferito da residenti e dal ministero dell'Interno afghano.

    Libano
    Il segretario generale della Lega Araba, Amr Mussa, presiederà oggi un nuovo incontro tra leader politici rivali libanesi a Beirut, dopo che i colloqui di ieri dello stesso genere hanno prodotto “segnali positivi”, piuttosto che una rottura, secondo quanto riferisce oggi la stampa locale. Dopo una riunione di quattro ore tenuta nel Parlamento nella serata di ieri, l'ex presidente Amin Gemayel e il leader della maggioranza parlamentare antisiriana Saad Hariri da un lato, e dall'altro il leader cristiano del Movimento patriottico libero (FPM) Michel Aoun, dell'opposizione guidata dal movimento sciita Hezbollah, si incontreranno ancora oggi, ma l'orario non è stato reso noto per “motivi di sicurezza”.

    Settimana decisiva in Kenya per l’accordo
    Inizia oggi quella che dovrebbe essere la settimana decisiva per un accordo tra le parti in Kenya. Intanto viene pubblicato un rapporto dell'Unità medica legale indipendente (IMLU), sulle circostanze della morte delle oltre mille persone rimaste vittime delle violenze scatenatesi dal 30 dicembre scorso, dopo la proclamazione della vittoria quale presidente della Repubblica di Mwai Kibaki, ritenuta irregolare dall’opposizione. Secondo il rapporto, degli oltre 1000 il 43 per cento sono stati uccisi a colpi d'arma da fuoco, gli altri quasi tutti all'arma bianca (machete, coltelli, lance), a colpi di freccia, ma anche arsi vivi. Molti corpi, inoltre, erano stati martoriati: decapitati o con arti amputati. La metà delle vittime, inoltre, aveva meno di 40 anni, e quasi tutte le persone uccise a colpi d'arma da fuoco erano di Kisumu ed aree limitrofe. Si tratta del Kenya occidentale, culla del 'Luo', l'etnia del leader dell'opposizione Raila Odinga. Il vincitore delle elezioni Kibaki è un kikuyo. Ora da una quindicina di giorni la situazione appare relativamente calma, anche se è difficilissimo risolvere il problema delle centinaia di migliaia di sfollati che sono in condizioni disperate. E l'impressione è che se neanche in questa settimana il negoziato si chiudesse, potrebbero riesplodere le violenze. Chris Altieri, del nostro programma inglese, ha chiesto a mons. Alain Paul Lebeaupin, nunzio apostolico in Kenya, se questa volta la pressione del popolo del Kenya, più che la pressione dall’esterno, possa costringere le parti a stringere un accordo serio:


    R. – Io credo di sì. Sono più o meno 300 mila le persone che si sono spostate nel proprio Paese. Tutto questo crea ovviamente un clima molto sfavorevole alla convivenza nazionale. La gente viene con i suoi problemi e allo stesso tempo ha grande desiderio di tornare ad una vita normale. Questo sentimento ha, dunque, la sua influenza anche sui leader, tanto del governo quanto dell’opposizione, che sanno che la gente desidera arrivare ad una soluzione. Adesso credo che il negoziato vada avanti. Un negoziato è sempre difficile. Non dobbiamo meravigliarci che ci sia un giorno sì e un giorno no, perché ci sono delle difficoltà a mettere insieme punti diversi. Tutte e due le parti, però, sanno che dovranno accettare sempre cose che non vorrebbero. Questa è la pressione del sentimento della gente, cioè che non si può continuare ad andare avanti così, con 300 mila persone di tutte le tribù in seria difficoltà. Di positivo c'è il ruolo che la Croce Rossa keniota sta giocando nell’assistenza ai rifugiati.

    Questione nucleare Iran
    L'Iran ha fatto appello implicitamente alla Russia e alla Cina perchè mpediscano l'adozione di una nuova risoluzione del Consiglio di Sicurezza dell'ONU che imponga sanzioni a Teheran per il suo programma nucleare. Il gruppo dei 'cinque più uno', cioè i cinque membri permanenti del Consiglio di Sicurezza (USA, Russia, Cina, Francia e Gran Bretagna) più la Germania, si riunisce oggi a Washington per discutere l'eventualità di rafforzare le sanzioni già approvate in due risoluzioni contro Teheran dal Consiglio di Sicurezza dell'ONU. L'incontro avviene dopo la presentazione, venerdì scorso, dell'ultimo rapporto di Mohammed el Baradei, direttore dell'Agenzia internazionale per l'Energia Atomica, che pur ammettendo un miglioramento nella cooperazione dell'Iran nel fare chiarezza sul suo programma, sottolinea che le informazioni fornite sono ancora insufficienti per escluderne un possibile fine militare.

    Iran
    Una fortissima esplosione che ha mandato in frantumi i vetri di molte finestre e ha diffuso il panico tra la popolazione è avvenuta stamane a Tabriz, nel nord-ovest dell'Iran, secondo quanto riferisce l'agenzia Fars. Non si conoscono ancora le cause e il luogo della deflagrazione, nè se abbia provocato vittime.

    Il Darfur e l’impegno internazionale
    La stampa cinese pubblica oggi con grande rilievo la notizia della visita in Sudan dell'inviato speciale di Pechino per la crisi di Darfur, Liu Guijin. La Cina viene accusata da alcune organizzazioni umanitarie di non usare la propria influenza sul governo del Sudan per costringerlo a mettere fine alle violenze contro le minoranze etniche di Darfur, che già hanno causato la morte di oltre duecentomila persone. Due settimane fa il regista americano Steven Spielberg si è dimesso da consulente artistico per le Olimpiadi di agosto a causa delle vicende del Darfur. L'attrice Mia Farrow ha lanciato la proposta di boicottare i Giochi di Pechino, che ha definito “le Olimpiadi del genocidio”. “La riluttanza dei principali gruppi ribelli di Darfur di tornare al tavolo delle trattative ha avuto come conseguenza lo spiacevole ritardo del processo politico in Darfur che si è verificato nei mesi scorsi”, ha detto Liu appena arrivato in Sudan. In precedenza, durante una sosta a Londra, l'inviato cinese aveva sostenuto che a motivare il suo viaggio non sono state le polemiche dimissioni di Spielberg, ma “l'impegno della Cina per arrivare alla pace”.

    Il leader comunista Christofias eletto a Cipro capo dello Stato
    I responsabili della Repubblica Turca di Cipro del Nord (RTCN) hanno accolto con favore l'elezione, ieri nella Repubblica di Cipro (greco-cipriota) del leader comunista Dimitris Christofias alla carica di capo dello Stato: la considerano un'opportunità per riavviare subito i negoziati per la riunificazione dell'isola interrotti nell'aprile 2004. Christofias nel ballottaggio di ieri ha battuto con il 53,36% delle preferenze il moderato di destra Ioannis Cassoulides. Il presidente della Commissione europea, Barroso, ha lanciato un appello al neo-eletto perchè porti avanti “senza ritardi” le negoziazioni con i turco-ciprioti del nord dell'isola. Il servizio di Furio Morroni:


    Laureato in scienze sociali nella Ex Unione Sovietica, Christòfias ha 61 anni. Da 20 è segretario generale del partito Akèl ed è stato nove volte presidente del parlamento. In campagna elettorale si è detto capace di costruire ponti tra la comunità greco-cipriota e quella turco-cipriota - divise dal 1974 - e riunificare l’isola. Quell’anno, la parte nord di Cipro fu occupata militarmente dalla Turchia, dopo un fallito golpe di naziolisti greco-ciproti. Analisti e diplomatici sono però scettici circa l’effettiva capacità di Christòfias di risolvere la questione cipriota, come pure non nascondono le loro perplessità circa il fatto che egli sia contrario all’economia di mercato, alla globalizzazione e persino all’euro che, nonostante la sua opposizione, è entrato in vigore a Cipro il primo gennaio scorso. Molto cauto nei rapporti con la NATO, l’Akèl mantiene ottimi rapporti con Mosca ma altrettanto non si può dire per Washington e soprattutto per Londra. (Da Nicosia, per la Radio Vaticana, Furio Morroni, ANSA. )

    Accordo in Belgio in vista della conclusione del governo ad interim
    Si sblocca l'impasse sulle riforme che ha paralizzato il Belgio dalle elezioni politiche dello scorso giugno. Il cosiddetto gruppo dei saggi ha raggiunto in nottata un primo accordo sulle competenze da attribuire alle regioni, che sarà seguito da un secondo pacchetto di devolution più consistente entro l'estate. Questo accordo preliminare dovrebbe spianare la strada al governo del cristiano democratico fiammingo, Yves Leterme, che dovrebbe subentrare il 20 marzo prossimo al governo ad interim di Guy Verhofstadt, impegnato da circa due mesi nel tracciare una piattaforma di riforme, che consenta a fiamminghi e francofoni di superare le differenze, che finora hanno paralizzato il governo

    Germania: primi risultati del voto in Amburgo
    La CDU perde ma conserva la maggioranza, la sinistra avanza con SPD e “Die Linke”, i Verdi scendono di qualche seggio mentre la destra liberale (FDP) anche questa volta resta fuori dal Parlamento regionale della seconda città-regione della Germania. Le elezioni regionali di ieri ad Amburgo hanno confermato la CDU della cancelliere Angela Merkel come primo partito, anche se ha perso la maggioranza assoluta dei seggi e ora per restare al governo Ole von Beust (CDU) dovrà trovare un alleato di coalizione.

    Immigrazione clandestina
    La nave "Urania" della Marina militare italiana ha intercettato a 60 miglia a sud di Lampedusa un gommone di 10 metri con 40 immigrati a bordo, tra cui due donne. Gli extracomunitari, visitati dal medico di bordo, sono tutti in buone condizioni di salute. L'unità della Marina negli ultimi tre giorni ha soccorso diversi barconi in difficoltà nel Canale di Sicilia; solo ieri ha raccolto 72 immigrati su due gommoni alla deriva.

    Raul Castro nuovo presidente di Cuba
    Nessuna sorpresa a Cuba, dove l’Assemblea Nazionale ha scelto Raul Castro, fratello minore di Fidel, come nuovo presidente. Già negli ultimi 19 mesi aveva guidato ad interim il Paese. Il neo-presidente ha chiesto al parlamento de L’Avana l'autorizzazione a continuare a consultare il fratello sui principali affari di Stato. Oggi l'alto rappresentante della Politica Estera della UE, Javier Solana, esprime perplessità sottolineando come sia difficile valutare se si tratta di vera transizione dal punto di vista politico. Il servizio di Maurizio Salvi:


    Gli analisti che avevano previsto un ringiovanimento dei quadri dirigenti non hanno colto nel segno perché dei sette uomini più influenti del Consiglio di Stato, cinque sono veterani, protagonisti della rivoluzione e due integrano la generazione di mezzo. La novità, che richiede ancora una attenta analisi, invece è venuta dal tono e dai temi del discorso pronunciato da Raul Castro nel Palazzo delle Convenzioni. Pur nella ritualità di uno scenario che ricorda ancora l’eredità sovietica, il nuovo capo dello Stato ha usato argomentazioni ed una dialettica insolite per l’ufficialità cubana. Ha lodato i pregi della critica costruttiva, ha invitato il governo all’efficienza, ed il partito comunista ad una maggiore democraticità, fino ad ammettere apertamente che a Cuba le cose non vanno ed ha portato ad esempio l’esistenza di due pesos, uno comune ed uno convertibile, ed il libretto per avere generi di prima necessità, definito irrazionale e insostenibile. (Maurizio Salvi, ANSA, per la Radio Vaticana.)

    Sri Lanka
    Almeno 36 ribelli tamil e cinque soldati sono rimasti uccisi nello Sri Lanka in scontri e in un attacco aereo sferrato dall'eronautica militare sul nord del Paese. Aerei militari hanno bombardato ieri una zona nel distretto di Kilinochchi dove secondo i militari ci sarebbe stata una base navale dei guerriglieri dell'LTTE, le Tigri per la liberazione dell'Eelam Tamil, provocando ingenti danni e causando la morte di dieci ribelli, tra cui un leader dell'organizzazione. Altri 26 combattenti e cinque militari sono rimasti uccisi in scontri. Da parte loro le Tigri tamil hanno segnalato il ferimento di due civili in due attacchi aerei. Sull'isola è in corso una vera e propria guerra civile da oltre 25 anni: la minoranza tamil, di religione indu, si batte per uno Stato indipendente nel nord e nord est dello Sri Lanka, la cui popolazione è al 75% di etnia cingalese e di religione buddista. Dal 1983 si stima che siano morte 70.000 persone, molte delle quali civili.

    Terremoto in Indonesia
    Un sisma di 7,2 gradi Richter ha colpito la zona occidentale di Sumatra, in Indonesia, ed è stato lanciato un allarme per il rischio tsunami. Il National earthquake information Center informa che la scossa è stata avvertita alle 15:36 locali (le 9:36 in Italia), con epicentro al largo di Sumatra a sud ovest della costa, ad una profondità di 35 chilometri e a una distanza minima dalla terra ferma di circa 160 chilometri. La stessa fonte sottolinea inoltre che l'allarme tsunami interessa in particolare le coste fino a 100 chilometri di distanza dall'epicentro, precisando tuttavia che anche i territori più lontani potrebbero risentire del sisma.

    Corea del Sud
    Il nuovo presidente sudcoreano Lee Myung-Bak, eletto il 19 dicembre scorso per il Grande partito nazionale (GNP, di destra) e proveniente dal mondo degli affari, ha prestato giuramento a Seul dando ufficialmente il via al suo mandato che ha promesso sarà incentrato sullo sviluppo dell'economia, sull'apertura agli investitori stranieri, ma che ha anche preannunciato sarà meno tollerante verso la Corea del Nord. Lee Myung-bak, 66 anni, ex imprenditore a capo di grandi imprese edilizie ed ex sindaco di Seul, ha vinto le elezioni con una valanga di consensi volti anche porre fine a un decennio di governo liberale ritenuto incapace di gestire gli aspetti economici.

    Possibile rallentamento dell’economia in Cina
    Un 'report' della banca centrale cinese mette in conto un rallentamento dell'economia e fa scivolare oggi lo yuan, ai minimi da quasi due settimane, scambiato a 7,1522 contro dollaro. Il documento è stato reso noto venerdì scorso dopo la chiusura dei mercati; si tratta del quarto rapporto di politica monetaria, in cui si parla di incertezze con riferimento all'andamento del mercato interno e di quello globale. L'economia cinese è cresciuta per quattro trimestri di fila di oltre l' 11 % prima che arrivasse l'ondata di maltempo che ha tagliato la produzione. Proprio questa circostanza potrebbe comportare un ridimensionamento dei livelli di sviluppo relativamente a gennaio e febbraio di quest'anno. (Panoramica internazionale a cura di Fausta Speranza)

     

     
    Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LII no. 56

     
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