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Sommario del 22/02/2008

Il Papa e la Santa Sede

  • Gli armeni si lascino guidare dal Vangelo che ne ha segnato in modo profondo l’identità: così, il Papa all’inaugurazione di una targa in Vaticano, in onore di San Gregorio l’Illuminatore
  • Condividendo le sofferenze dei più bisognosi, si diventa messaggeri e testimoni del Vangelo della Carità: così il Papa ad una delegazione del Circolo di San Pietro
  • Cuba spalanchi il cuore a Cristo: così Benedetto XVI nel Messaggio ai vescovi cubani. Il cardinale Bertone auspica che la Chiesa possa svolgere la sua missione con la necessaria libertà
  • Nel Messaggio per la Giornata mondiale di preghiera per le vocazioni il Papa invita le comunità cristiane a non ripiegarsi su stesse per annunciare Cristo a tutto il mondo
  • Lasciamo che la Parola di Dio illumini la nostra vita: l’esortazione di padre Cantalamessa nella prima predica quaresimale in Vaticano, dedicata al mistero della predicazione di Gesù
  • Altre udienze e nomine
  • Oggi su "L'Osservatore Romano"
  • Oggi in Primo Piano

  • Monito dell'UE a Belgrado dopo l'assalto alle ambasciate nella capitale serba
  • Mons. Sgreccia: l'aborto non è una questione privata
  • Passare dalle parole ai fatti: lo chiede mons. Mondello dopo la relazione dell'Antimafia sulla 'ndrangheta
  • Il turismo al femminile al centro della BIT in corso a Milano
  • Presentato nella sede della Radio Vaticana il libro di mons. Leuzzi "Atene e Gerusalemme di nuovo insieme"
  • Chiesa e Società

  • Qatar: a Doha, inaugurazione a Pasqua della prima chiesa cattolica del Paese
  • Il patriarca di Gerusalemme Sabbah a Venezia: i cristiani continueranno a testimoniare la loro fede in Terra Santa
  • Regno Unito: appello del cardinale O’Connor contro il disegno di legge sugli embrioni ibridi
  • Un missionario nelle Filippine del Sud lancia un appello di pace e riconciliazione
  • L'inviata dell'ONU in Guatemala: desolante il panorama dei diritti umani nel Paese
  • Prosegue la marcia dei sopravvissuti alla tragedia di Bhopal per chiedere risarcimenti e bonifiche dell’ambiente
  • 19 Stati sottoscrivono l’impegno a ricreare la Via della Seta entro il 2014
  • Al via domani in California il settimo Congresso internazionale "Vita e Famiglia"
  • Grande partecipazione al corso di formazione alla fede nella diocesi cinese di Tay Yuan
  • Prosegue a Roma il Convegno internazionale sui dieci anni dall’apertura dell’Archivio della Congregazione per la Dottrina della Fede
  • Oggi le conclusioni della conferenza a Roma su “L’amore si fa carne. La teologia del corpo”
  • Tre anni fa la scomparsa di don Giussani. Molte le celebrazioni in Italia e all’estero
  • Attesa per l’incontro di domani tra il vescovo di Pozzuoli e 200 giovani che racconteranno il loro servizio civile
  • 24 Ore nel Mondo

  • Pakistan: i partiti di Sharif e di Zardari, vedovo di Benazir Bhutto, formeranno un governo di coalizione
  • Il Papa e la Santa Sede



    Gli armeni si lascino guidare dal Vangelo che ne ha segnato in modo profondo l’identità: così, il Papa all’inaugurazione di una targa in Vaticano, in onore di San Gregorio l’Illuminatore

    ◊   Una circostanza provvidenziale per celebrare un grande Santo che, 17 secoli fa, “fece degli Armeni un popolo cristiano”: Benedetto XVI ha definito così l’inaugurazione, stamani, di una targa toponomastica in onore di San Gregorio armeno l’Illuminatore, nel Cortilone Nord della Basilica di San Pietro. Alla cerimonia, presieduta dal Papa, hanno preso parte numerose autorità politiche e personalità religiose, tra cui il Patriarca di Cilicia degli Armeni, Nersès Bédros XIX. Tre anni fa, pochi mesi prima della sua morte, Giovanni Paolo II aveva benedetto una grande statua di San Gregorio, collocata in una delle nicchie del “Cortilone”. Nell’occasione, Benedetto XVI ha pronunciato un discorso sull’eredità dell’apostolo della Chiesa armena, su cui ci riferisce Alessandro Gisotti:


    Un’occasione per abbracciare la Chiesa e la nazione armena, come anche tutti gli armeni sparsi nel mondo: è quanto affermato dal Papa, che ha sottolineato come la conversione degli armeni, ad opera di San Gregorio, “sia un evento che ha segnato in modo profondo l’identità armena, non solo a livello personale, ma dell’intera nazione”. Il popolo armeno, ha rammentato, fu il primo ad essere ufficialmente cristiano. Di qui l’auspicio del Papa:

    “Inaugurando il 'Cortile San Gregorio l’Illuminatore', preghiamo perché il Popolo armeno, per intercessione di questo suo illustre e benemerito figlio, continui a camminare sulle vie della fede lasciandosi guidare, come ha fatto nel corso dei secoli, da Cristo e dal suo Vangelo, che ne ha segnato in modo indelebile la cultura”.

    Il termine “Illuminatore” con cui San Gregorio viene denominato, ha detto il Papa, “mette in evidenza la duplice funzione” che il Santo ebbe “nella storia della conversione armena”. “Illuminazione”, ha spiegato, “è un termine che si usa nel linguaggio cristiano per indicare il passaggio dalle tenebre alla luce di Cristo. Ed è, in verità, proprio Cristo il grande illuminatore che irradia la sua luce su tutta l’esistenza di chi lo accoglie e lo segue fedelmente”:

    “Ora, San Gregorio fu detto l’Illuminatore proprio perché in lui si rifletteva in modo straordinario il volto del Salvatore. La parola 'illuminazione' riveste anche un ulteriore significato nell’accezione armena; indica la luce che deriva dalla diffusione della cultura attraverso l’insegnamento”.

     
    Questo, ha aggiunto il Papa, fa subito pensare a “quei monaci-maestri che, seguendo le orme di San Gregorio, ne continuarono la predicazione, propagando in tal modo la luce della verità evangelica, che rivela all’uomo la verità del suo stesso essere e ne dispiega le ricche potenzialità culturali e spirituali”.

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    Condividendo le sofferenze dei più bisognosi, si diventa messaggeri e testimoni del Vangelo della Carità: così il Papa ad una delegazione del Circolo di San Pietro

    ◊   Gratitudine e affetto per le opere di carità e l’assistenza ai malati sono stati espressi stamani da Benedetto XVI ricevendo una delegazione del Circolo di San Pietro. Dio – ha detto il Papa - ci chiama a tradurre la fede e l’amore che nutriamo per Lui in gesti quotidiani di attenzione alle persone che incontriamo, “specialmente a quelle che attraversano momenti di prova, perché nel volto di ogni persona, ancor più se bisognosa, brilla il volto di Cristo”. Il servizio di Amedeo Lomonaco:


    La testimonianza dei valori della fede cristiana, la carità verso i poveri e il servizio per i malati hanno sempre animato sin dalla fondazione, 139 anni fa, l’opera del Circolo di San Pietro. Ricordando questa ricca e preziosa collaborazione, il Papa ringrazia questo antico sodalizio per “l’ammirevole zelo apostolico” e per “la silenziosa quanto eloquente testimonianza evangelica”:

    “Il servizio che il Circolo rende costituisce, nelle sue varie articolazioni, un apostolato molto apprezzato, ed offre una costante testimonianza dell’amore che voi nutrite verso la Chiesa e in particolare verso la Santa Sede”.

    “Accettare l’altro che soffre – sottolinea il Papa riprendendo l’Enciclica Spe salvi – significa assumere in qualche modo la sua sofferenza”. Tale sofferenza, divenuta ora condivisa – afferma il Santo Padre – “è penetrata dalla luce dell’amore”:

    “In tal modo si diventa messaggeri e testimoni del Vangelo della carità, compiendo un’autentica e capillare opera di evangelizzazione”.

    E nel giorno in cui la Chiesa celebra la Festa della Cattedra di San Pietro, con la quale si rende grazie a Dio per la missione affidata all’apostolo e ai suoi successori, Benedetto XVI sottolinea poi gli sforzi profusi, a nome del Papa, per rispondere alle necessità di tanti poveri che vivono nella città di Roma:

    “Voi volete essere così le sue braccia e il suo cuore che raggiungono, anche attraverso di voi, coloro che versano in condizioni precarie. E so che, nel corso di questi ultimi anni, avete moltiplicato i vostri sforzi per rispondere, con iniziative caritative generose ed impegnative, alle esigenze di queste persone in difficoltà”.

    Il Santo Padre ringrazia inoltre la delegazione del Circolo per la consegna dell’obolo di San Pietro, “un concreto aiuto offerto al Papa perché possa rispondere alle tentissime richieste che gli pervengono da ogni parte del mondo, specialmente dai Paesi più poveri”:

    “Grazie per questo vostro servizio che svolgete con tanta generosità e spirito di sacrificio”.
     Il Circolo di San Pietro, fondato a Roma nel 1869, è nato dall’entusiasmo dei giovani dell’alta borghesia e delle nobili famiglie romane che volevano dimostrare la loro fedeltà al Pontefice.

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    Cuba spalanchi il cuore a Cristo: così Benedetto XVI nel Messaggio ai vescovi cubani. Il cardinale Bertone auspica che la Chiesa possa svolgere la sua missione con la necessaria libertà

    ◊   Il Papa è vicino al popolo cubano e prega perché "spalanchi la sua mente, il suo cuore e la sua vita a Cristo, unico Salvatore e Redentore": è quanto si legge nel Messaggio inviato da Benedetto XVI ai vescovi di Cuba in occasione del viaggio iniziato mercoledì scorso nell’isola caraibica dal cardinale segretario di Stato Tarcisio Bertone nell’ambito delle celebrazioni per il decimo anniversario dello storico viaggio di Giovanni Paolo II a Cuba. Il Papa invita i cattolici, che a volte si sentono oppressi “dalle difficoltà, dalla scarsità di risorse, dall'indifferenza o persino dalla diffidenza", a “rinnovare l’autentico impulso evangelizzatore”, annunciando “la retta dottrina”, ricordando che la Chiesa vuole “promuovere la dignità della persona” e seminare "sentimenti di comprensione, misericordia e riconciliazione". Il servizio di Luis Badilla. Il servizio di Luis Badilla:


    Come fece Giovanni Paolo II durante la sua visita dieci anni fa, anche Benedetto XVI risalta la “grande importanza” della “missione che la Chiesa a Cuba svolge a favore dei più bisognosi, con opere concrete di servizio e di attenzione agli uomini e alle donne di qualsiasi condizione, che meritano non solo di essere sostenuti nei loro bisogni materiali, ma anche di essere accolti con affetto e comprensione”. Da parte sua il cardinale Bertone, parlando ieri ai vescovi, ha auspicato che "la celebrazione dell'anniversario della visita di Giovanni Paolo II contribuisca a dare un nuovo impulso alle relazioni fra lo Stato e la Chiesa cattolica a Cuba, affinché, in uno spirito di rispetto e di intesa reciproca, la Chiesa possa portare pienamente a termine la sua missione, strettamente pastorale e al servizio dei fedeli, con la necessaria libertà". Nel suo discorso ai seminaristi cubani, il cardinale Tarcisio Bertone ha voluto intrecciare gli insegnamenti e le speranze sui sacerdoti di cui parlò Papa Giovanni Paolo II dieci anni fa e quelle che oggi, a più riprese, esprime Benedetto XVI. Ricordando la visita di Giovanni Paolo II, il cardinale segretario di Stato ha rilevato: “La mia presenza in mezzo a voi ha come scopo di commemorare questo importante anniversario. In questa circostanza, possiamo ricordare le parole che il Papa ha rivolto ai seminaristi nella Cattedrale metropolitana dell'Avana, quel 25 gennaio 1998, quando li ha incoraggiati a impegnarsi in “una solida formazione umana e cristiana, in cui la vita spirituale occupi un posto preferenziale”. E ha aggiunto: “In questo modo, vi preparerete meglio a svolgere la missione apostolica che vi verrà affidata in seguito”. Dopo aver incontrato i seminaristi, il segretario di Stato, nella piazza antistante la cattedrale dell’Avana, ha celebrato l’Eucaristia. Insieme a migliaia di fedeli erano presenti importanti autorità dello Stato (ministri e il presidente del Parlamento Ricardo Alarcòn), tutti salutati in nome di Benedetto XVI. “Con la proclamazione del Vangelo – ha aggiunto nell’omelia - la Chiesa ha dato un grande contributo a questo continente, e in particolare a Cuba, incoraggiando il rispetto della vita umana, tutelando il valore della famiglia e del matrimonio, difendendo la libertà di coscienza, la libertà religiosa e la dignità della persona umana. La Chiesa a Cuba, fedele agli insegnamenti di Cristo, aspira oggi – ha concluso - ad essere sempre più presente e attiva in mezzo alla società con le modalità proprie del mondo attuale”. Nel pomeriggio di oggi trasferimento a Santa Clara, dove sabato il cardinale Tarcisio Bertone celebrerà la Messa e inaugurerà il monumento dedicato a Giovanni Paolo II. Durante la prima parte della seconda giornata, oggi venerdì, il segretario di Stato celebrerà la Messa nel monastero delle Carmelitane, cui seguirà l'incontro con le claustrali, le monache carmelitane e domenicane, quindi l'incontro presso il Carmelo con la presidenza della Conferenza cubana dei religiosi e con i religiosi dell'Avana.

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    Nel Messaggio per la Giornata mondiale di preghiera per le vocazioni il Papa invita le comunità cristiane a non ripiegarsi su stesse per annunciare Cristo a tutto il mondo

    ◊   “Ogni cristiano è chiamato a testimoniare e ad annunciare il Vangelo” in un mondo che vede “moltitudini” che non hanno ancora avuto “un vero incontro con Gesù Cristo”: è quanto scrive il Papa nel Messaggio per la Giornata mondiale di preghiera per le vocazioni, che sarà celebrata il prossimo 13 aprile sul tema: "Le vocazioni al servizio della Chiesa-missione". Ce ne parla Sergio Centofanti:


    Il Papa inizia il Messaggio ricordando le parole di Gesù: “Andate dunque e ammaestrate tutte le nazioni, battezzandole nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo”. “La Chiesa – scrive - è missionaria nel suo insieme e in ogni suo membro”. Ma – precisa – “se in forza dei sacramenti del Battesimo e della Confermazione ogni cristiano è chiamato a testimoniare e ad annunciare il Vangelo, la dimensione missionaria è specialmente e intimamente legata alla vocazione sacerdotale”. E citando Giovanni Paolo II ribadisce che “la vocazione speciale dei missionari ad vitam conserva tutta la sua validità” perchè “rappresenta il paradigma dell'impegno missionario della Chiesa, che ha sempre bisogno di donazioni radicali e totali, di impulsi nuovi e arditi” (Enc. Redemptoris missio, 66).

     
    Benedetto XVI sottolinea che “l’amore di Cristo … va comunicato ai fratelli con gli esempi e con le parole”. Ringrazia quindi i tanti missionari che annunciano Cristo e amministrano i sacramenti a costo della vita affrontando pericoli e persecuzioni, ad imitazione del Maestro. Si pongono “al servizio dei più piccoli, dei malati, dei sofferenti, dei poveri e di quanti attraversano momenti difficili”. “Si tratta di testimonianze commoventi che possono ispirare tanti giovani a seguire a loro volta Cristo e a spendere la loro vita per gli altri, trovando proprio così la vita vera”. “Le statistiche – nota - testimoniano che il numero dei battezzati aumenta ogni anno grazie all’azione pastorale di questi sacerdoti, interamente consacrati alla salvezza dei fratelli”. “Attraverso i suoi sacerdoti, Gesù dunque si rende presente fra gli uomini di oggi, sino agli angoli più remoti della terra”. Benedetto XVI ricorda i sacerdoti fidei donum e i religiosi e le religiose di vita contemplativa ed attiva che hanno “tuttora una parte importantissima nell’evangelizzazione del mondo” (Decr. Ad gentes, 40). “Con la loro preghiera continua e comunitaria, i religiosi di vita contemplativa intercedono incessantemente per tutta l’umanità; quelli di vita attiva, con la loro multiforme azione caritativa, recano a tutti la testimonianza viva dell’amore e della misericordia di Dio”.
     
    “Perché la Chiesa possa continuare a svolgere la missione affidatale da Cristo e non manchino gli evangelizzatori di cui il mondo ha bisogno – scrive ancora il Papa - è necessario che nelle comunità cristiane non venga mai meno una costante educazione alla fede” dei giovani e degli adulti, mantenendo “vivo nei fedeli un attivo senso di responsabilità missionaria e di partecipazione solidale con i popoli della terra”. Esorta a pregare perché Dio mandi operai nella sua messe: “solo in un terreno spiritualmente ben coltivato fioriscono le vocazioni al sacerdozio ministeriale ed alla vita consacrata”. Il Papa chiama infine tutte le comunità cristiane a non “ripiegarsi su se stesse” ma a vivere “intensamente la dimensione missionaria del mistero della Chiesa” perché “il dono della fede chiama tutti i cristiani a cooperare all’evangelizzazione”.

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    Lasciamo che la Parola di Dio illumini la nostra vita: l’esortazione di padre Cantalamessa nella prima predica quaresimale in Vaticano, dedicata al mistero della predicazione di Gesù

    ◊   “Gesù incominciò a predicare – La Parola di Dio nella vita di Cristo”: è il tema della prima predica di Quaresima, tenuta stamani in Vaticano da padre Raniero Cantalamessa alla presenza del Papa e della Curia Romana. Il predicatore della Casa Pontificia ha sottolineato che nella Messa possiamo davvero rivivere le parole e gli episodi narrati dalla Bibbia. Un mistero, quello della predicazione di Gesù, che continua nella Chiesa attraverso la quale Dio parla ai nostri cuori. Il servizio di Alessandro Gisotti:


    “Cristo è presente nella sua parola, giacché è lui che parla quando nella Chiesa si legge la Sacra Scrittura”: è quanto sottolineato da padre Cantalamessa, che nella sua prima predica quaresimale ha ribadito che ogni interpretazione della parola di Dio deve “commisurarsi con la vivente tradizione della Chiesa”. Il predicatore della Casa Pontificia ha ricordato che con la predicazione di Gesù “comincia un tempo particolare di salvezza”. Quindi, ha affermato che la predicazione “fa parte dei cosiddetti misteri della vita di Cristo”:

     
    "La predicazione di Gesù è dunque un 'mistero' perché non contiene solo la rivelazione di una dottrina, ma spiega il mistero stesso della persona di Cristo; è essenziale per capire sia ciò che precede - il mistero dell'incarnazione -, sia ciò che segue: il mistero pasquale. Senza la parola di Gesù, essi sarebbero eventi muti".
     
    La predicazione di Gesù, ha aggiunto, continua nella Chiesa. Dio, infatti, parla anche oggi nella Chiesa e parla nel Figlio. Ma come possiamo ascoltare questa sua voce, si chiede padre Cantalamessa? “La rivelazione divina è chiusa – ha rilevato – in un certo senso, non ci sono più parole di Dio”. Ma ecco che scopriamo una speciale affinità tra Parola ed Eucaristia:

     
    "Il sacrificio di Cristo è finito e concluso sulla croce; in un certo senso, dunque, non ci sono più sacrifici di Cristo; eppure sappiamo che c'è ancora un sacrificio ed è l'unico sacrificio della Croce che si fa presente e operante nel sacrificio eucaristico; l'evento continua nel sacramento, la storia nella liturgia. Una cosa analoga avviene per la parola di Cristo: essa ha cessato di esistere come evento, ma esiste ancora come sacramento".

     
    Con l’Incarnazione, ha affermato, “l’evento adesso è una persona”. Alle realizzazioni provvisorie della Parola di Dio nei profeti, infatti, “succede ora la realizzazione piena e definitiva”. E’ vero, ha aggiunto padre Cantalamessa, “non ci sono più parole-evento nella Chiesa, ci sono però parole-sacramento”:

     
    "La parola che leggiamo nella Bibbia, in se stessa, non è che un segno materiale (come l'acqua e il pane), un insieme di sillabe morte, ma intervenendo la fede e l'illuminazione dello Spirito Santo, attraverso tale segno noi entriamo misteriosamente in contatto con la vivente verità e volontà di Dio e ascoltiamo la voce stessa di Cristo".
     
    Nelle parole della Scrittura, è stata la riflessione di padre Cantalamessa, c’è “qualcosa che agisce al di là di ogni spiegazione umana” e l’esperienza ce lo conferma. Ha così rammentato la conversione di Sant’Agostino, che leggendo un passo della Lettera di San Paolo ai Romani “sentì una luce di serenità balenargli nel cuore e capì che era guarito dalla schiavitù della carne”. Oggi, ha proseguito, c’è un ambito in cui Gesù parla in modo più solenne e sicuro. E’ la liturgia della parola nella Messa:

     
    "Nella Messa le parole e gli episodi della Bibbia non sono soltanto narrati, ma rivissuti; la memoria diventa realtà e presenza. Ciò che avvenne 'in quel tempo', avviene 'in questo tempo', 'oggi' (hodie) come ama esprimersi la liturgia. Noi non siamo soltanto uditori della parola, ma interlocutori e attori in essa. È a noi, lì presenti, che è rivolta la parola; siamo chiamati a prendere noi il posto dei personaggi evocati".
     
    La predica del religioso si è conclusa con un’esortazione a non lasciare cadere nel vuoto le parole di Dio che ogni giorno ascoltiamo nella Messa. Quasi sempre, ha detto, ce n’è una destinata in particolare a noi che da sola “può illuminare l’intera nostra giornata e illuminare la nostra preghiera”.

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    Altre udienze e nomine

    ◊   Benedetto XVI ha ricevuto questa mattina in udienza mons. George Kocherry, arcivescovo tit. di Othona, nunzio apostolico in Zimbabwe.

    Il Santo Padre ha accettato la rinuncia al governo pastorale della diocesi di Soissons (Francia), presentata da mons. Marcel Herriot, in conformità al can. 401 § 2 del Codice di Diritto Canonico.
    Gli succede mons. Hervé Giraud, finora vescovo coadiutore della medesima diocesi.

    Il Papa ha accettato la rinuncia al governo pastorale della diocesi di Down and Connor (Irlanda), presentata da mons. Patrick Walsh per raggiunti limiti di età. Gli succede mons. Noël Treanor, della diocesi di Clogher, finora segretario della COMECE a Bruxelles. Mons. Noël Treanor è nato a Silverstream, Co Monaghan Tyholland, nella diocesi di Clogher (Irlanda), il 25 dicembre 1950. E' stato ordinato sacerdote il 13 giugno 1976 per la diocesi di Clogher. Dopo l'ordinazione ha studiato per alcuni anni Teologia a Roma presso la Pontificia Università Gregoriana. Nel 1989 è stato nominato officiale della COMECE a Bruxelles. In seguito ne è divenuto segretario generale. Il suo mandato quadriennale è stato rinnovato per la quarta volta. Il 18 maggio 1994 è stato nominato cappellano di Sua Santità.

    Il Santo Padre ha nominato nunzio apostolico in Irlanda mons. Giuseppe Leanza, arcivescovo titolare di Lilibeo, finora nunzio apostolico in Bulgaria.

    Il Papa ha nominato nunzio apostolico in Bolivia mons. Luciano Suriani, finora consigliere nella nunziatura apostolica in Italia, elevandolo in pari tempo alla sede titolare di Amiterno, con dignità di arcivescovo. Mons. Luciano Suriani è nato ad Atessa (Chieti) l'11 gennaio 1957 ed è stato ordinato Sacerdote il 5 agosto 1981. Entrato nel servizio diplomatico della Santa Sede il 1° giugno 1990, ha prestato successivamente la propria opera nelle rappresentanze pontificie in Costa d'Avorio, Svizzera, nella sezione per i Rapporti con gli Stati della Segreteria di Stato, e nella nunziatura apostolica in Italia. Conosce lo spagnolo, il francese e l’inglese.

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    Oggi su "L'Osservatore Romano"

    ◊   Il discorso di Benedetto XVI al Circolo San Pietro in occasione della consegna dell’Obolo. Messaggio per la Giornata mondiale delle vocazioni.

    Il cardinale Tarcisio Bertone, segretario di Stato, a Cuba: “la Chiesa desidera ampliare il suo servizio al popolo cubano”.

    Nell’informazione internazionale, in rilievo le considerazioni del Commissario UE agli affari economici e monetari, Joaquín Almunia: frena lo sviluppo in Europa; in Italia “crescita quasi piatta”.

    In cultura, il confronto tra Chiesa e mondo scientifico alla luce del progetto Science, Theology and the Ontological Quest (Stoq): un articolo di Melchor Sánchez de Toca y Alameda, sotto segretario del Pontificio Consiglio della Cultura, dal titolo “Cielo e Terra, il perenne connubio”.
     Monica Mondo intervista il matematico Giorgio Israel sul tema della tradizione e Anna Maria Canopi sull’esperienza della clausura nel monastero Mater Ecclesiae nell’isola di San Giulio.

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    Oggi in Primo Piano



    Monito dell'UE a Belgrado dopo l'assalto alle ambasciate nella capitale serba

    ◊   L'Unione Europea ha chiesto alla Serbia di proteggere le ambasciate straniere a Belgrado, dopo gli assalti di ieri sera ad alcune sedi diplomatiche da parte di centinaia di manifestanti contrari all'indipendenza del Kosovo. Altrimenti, ha avvertito il ministro degli Esteri dei 27, Javier Solana, la marcia di avvicinamento della Serbia all'UE ne risentirà. Ed il Consiglio di Sicurezza dell'ONU ha condannato all'unanimità gli attacchi “criminali” contro l'ambasciata degli Stati Uniti a Belgrado. Il servizio di Fausta Speranza:

     

    Risoluzione del parlamento della Republika Srpska (RS) ieri sera: anche l'entità serba della Bosnia Erzegovina si sentirà in diritto di reclamare l'indipendenza, rispetto alle componenti croato e musulmana della Serbia, se ONU e maggioranza dei Paesi dell’UE riconosceranno il Kosovo come Stato sovrano. E’ l’ultimo sviluppo, in ore di grande tensione e preoccupazione per le possibili ripercussioni in tutta l’area dei Balcani, e non solo dell’indipendenza del Kosovo dalla Serbia dichiarata domenica scorsa, e della degenerazione ieri sera della manifestazione di protesta dei serbi. Oggi c’è calma a Belgrado ma il bilancio di ieri sera è da guerriglia urbana: incendio all’ambasciata americana, con la morte presumibilmente di un assalitore; attacchi contro altre ambasciate e a strutture commerciali straniere, con 150 feriti e 192 arrestati. Netta la protesta del dipartimento di Stato USA: sicurezza insufficiente. Il tutto in un tripudio di bandiere nazionali, canti, esibizioni di immagini patriottiche e religiose, accuse agli USA e all'UE, in particolare attacchi a Turchia, Canada, Croazia, Belgio, Bosnia, Italia. Ovazioni invece per la Russia di Vladimir Putin. E mentre c’è da dire che alla posizione russa pro Belgrado si sono uniti Spagna e Venezuela, sono da registrare le dichiarazioni del rappresentante del Cremlino presso la Nato: “esclude totalmente la presenza di componenti militari russe nella soluzione del problema del Kosovo”. Sottolinea però anche di necessità di farsi rispettare con forza bruta, per fortuna con dei se: “se l'Unione Europea o la Nato escono dal loro mandato in Kosovo, e se entreranno in conflitto con l'ONU". Il presidente serbo Tadic, condanna poi ogni forma di violenza, ed il primo ministro conservatore serbo, Kostunica ha lanciato oggi un appello contro il ripetersi delle violenze. Violenze - ha detto - che “danneggiano la nostra lotta per gli interessi nazionali”. Sul fronte di Pristina, bloccato il passaggio dal confine con la Serbia di gruppi intenzionati a partecipare a manifestazioni pubbliche.

    Della difficile e complessa realtà dei Balcani e in particolare della Bosnia Erzegovina, ci parla, al microfono di Luca Collodi, mons. Pero Sudar, vescovo ausiliare di Sarajevo:

    R. – Da secoli noi siamo coinvolti nella stessa storia. Ogni uomo che riflette prova una certa paura, un certo timore, perché nonostante l’indipendenza sia stata già da tempo annunciata e quindi aspettata, si teme per le conseguenze che questo potrebbe portare. Questo viene sentito sia dalla Chiesa, sia dai popoli della Bosnia Erzegovina – poiché potrebbe aggravare una ormai già da tempo difficile situazione politica in Bosnia ed Erzegovina.

    D. – In particolare il riferimento è alla Repubblica Srpska di Bosnia, il cui parlamento ha votato una Risoluzione che esprime il diritto a proclamare l’indipendenza…

     
    R. – Per quanto risulta a noi, in base alle notizie che abbiamo, è stato fatta una dichiarazione in cui prima di tutto si dice che non accettano e non accetteranno mai l’indipendenza del Kosovo, poiché questa indipendenza nega i diritti fondamentali del popolo serbo, di cui si sentono parte. Nel secondo punto si dice che il parlamento della Repubblica Srpska rispetterà tutte le decisioni dell’accordo di Dayton se non verranno però messi in discussione i diritti garantiti da questo stesso accordo alla Repubblica Srspka e che è disponibile a continuare il processo di integrazione nella Comunità europea della Bosnia Erzegovina se questo non porterà però conseguenze o cambiamenti ai diritti, che sono stati già garantiti dagli accordi di Dayton. In questa Dichiarazione, quindi, non si parla del diritto all’indipendenza.

    D. – Mons. Sudar, la situazione in Kosovo può allontanare l’integrazione fra cattolici ortodossi e musulmani in Bosnia Erzegovina?

     
    R. – Certamente. Qui le cose gravi - come appunta la dichiarazione di indipendenza del Kosovo – si riflettono su tutte le realtà, compresa quella ecumenica o quella interreligiosa. Mi auguro che si possa continuare su questa strada, visto che le Chiese e le comunità religiose hanno finora dimostrato una grande prudenza: non ho letto, infatti, alcuna dichiarazione che appoggi o che neghi l’indipendenza. Il primo compito delle Chiese e delle comunità interreligiose è quello di riuscire ad essere i fattori principali della convivenza a livello meramente umano. Se non facciamo questo, rischiamo di non riuscire neanche a svolgere il nostro compito fondamentale.
     La Russia ha minacciato questa mattina l'uso della forza nel Kosovo, affermando che sarà costretta al peggio se l'Europa continuerà a muoversi al di fuori di una posizione comune, o se la NATO continuerà ad infrangere il proprio mandato a Pristina. Salvatore Sabatino ha chiesto un commento a Fulvio Scaglione, vice-direttore di Famiglia Cristiana ed esperto di area balcanica ed ex sovietica:


    R. – Mi sembra una posizione molto aggressiva dal punto di vista diplomatico, ma anche abbastanza impraticabile dal punto di vista concreto, per fortuna. Io credo che questo valga soprattutto per stabilire, per mostrare la decisione con cui la Russia si schiera al fianco di Belgrado, e quindi in un certo senso anche per rincuorare i serbi, rispetto alla questione del Kosovo.

     
    D. – Quanto questa crisi può riaccendere il focolaio balcanico?

     
    R. – Io non credo, ripeto, che il focolaio balcanico sia un problema enorme, perchè potrà essere controllato in tante maniere e non tutti, peraltro, i politici serbi sono schierati sulla linea di questo nazionalismo un po’ forsennato e fuori dalla storia, di cui si sono resi protagonisti i teppisti nelle strade. Il presidente Tadic, per esempio, è molto moderato e ha sicuramente molto interesse che il nazionalismo non mandi in frantumi la possibilità per la Serbia di essere inserita nell’Unione Europea. Credo piuttosto che questo del Kosovo sia un ennesimo e forse uno dei più gravi, più pericolosi e insidiosi episodi di questo scontro, cui assistiamo ormai da anni, che è lo scontro tra il neoimperialismo americano e il risorgente nazionalismo russo, che nei Balcani, ovviamente, si combatteranno, perché i Balcani sono ormai diventati lo sbocco in Occidente e la via di transito di tutti i principali gasdotti e oleodotti del mondo. Quindi, hanno un’importanza strategica incredibile, per quanto riguarda tutti i Paesi sviluppati. Lì si combatte esattamente come si è combattuto e si combatte per le stesse identiche ragioni, nell’Asia centrale, nel Caucaso, sempre tra Stati Uniti e Russia.

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    Mons. Sgreccia: l'aborto non è una questione privata

    ◊   Prosegue in Italia il dibattito sull’aborto. Sulla questione è intervenuto ieri anche mons. Elio Sgreccia, presidente della Pontificia Accademia per la Vita, interpellato dai giornalisti a margine della conferenza stampa di presentazione del Congresso Internazionale che si terrà in Vaticano la prossima settimana sul tema dei malati inguaribili. Giovanni Peduto lo ha intervistato questa mattina chiedendogli innanzitutto di commentare il fatto che sembra crescere la consapevolezza del valore della vita, anche tra i laici:


    R. – Certamente siamo di fronte ad un auspicato, ma non ancora sufficiente, risveglio dell’apprezzamento della vita sia nella sua fase iniziale, sia anche nella sua fase di conclusione e di fragilità. Questo si spiega anche da un punto di vista – diremmo – razionale e sociale, perché proprio riguardo alla vita nascente ci sono ormai Paesi che sono al declino, che si trovano in una fase di autogenocidio, poiché hanno ridotto le nascite sotto la media e, quindi, ogni anno viene registrato un successivo calo. Questo vale per l’Europa e vale particolarmente per l’Italia. Se non ci fosse l’immigrazione, mancherebbe quello che si chiama capitale umano e quindi la forza lavoro, con tutte le conseguenze che questo porterebbe poi, ad esempio, sulle pensioni o sulla produttività. Si sentono ormai a fior di pelle entrare in crisi le più grandi economie occidentali. Questo ha fatto rinsavire alcuni, che magari guardano soltanto agli aspetti temporali della popolazione e della demografia, per rivalutare le politiche che incoraggino le nascite, che frenino anche l’abortività e le pianificazioni spietate, che sono state fatte nei decenni passati.

     
    D. - In Italia il dibattito sull’aborto è sempre più vivace: cosa ne pensa?

     
    R. – In Italia, dopo la moratoria sulla pena di morte, spontaneamente e in ambito laico è sorta principalmente e prioritariamente una o più voci di ripensamento sulle politiche abortive. Naturalmente la Chiesa non ha mai avuto sentimenti di rassegnazione passiva sul trauma dell’aborto legalizzato, così come le voci dei Pontefici sono state sempre ricorrenti, affinché si ripensasse a tutto questo, anche in termini di legalizzazione spietata. Noi speriamo che questo ripensamento sul piano culturale ed anche sul piano legislativo possa dare quei frutti di saggezza che ci si attendono per una correzione di rotta. Questo è il punto: è necessaria una correzione di rotta sia nell’accoglienza della vita, sia nel sostegno alla famiglia.

     
    D. - Lei ieri ha detto che l’aborto non è solo una questione privata, ma un problema politico e che sarebbe ipocrisia negarlo …
     R. – Penso che si debba confermare questo pensiero in senso molto chiaro. Quelli che sono i sostenitori della legge sull’aborto dicono di averla proposta per denunciare la situazione dell’aborto clandestino, per farlo diventare un problema di responsabilità pubblica. Ma come ragioniamo allora? Se c’è una responsabilità pubblica a tal punto che lo si vuole portare fuori dalla clandestinità, significa allora che si tratta di un problema pubblico, di un problema politico. D’altra parte, però, la perdita di vite umane non è un fatto di coscienza privata, di interiorità come può essere l’andare o meno a Messa la domenica o dire le preghiere al mattino. La vita umana è all’origine stessa della società. Non si può, dunque, neanche teoricamente, dire uno sfrondone di questo genere, che si tratta cioè di una questione privata. Se invece rappresenta un problema di bene pubblico ed è un problema di bene pubblico addirittura fondamentale, perché il primo bene è quello della vita, è necessario che tutti se ne rendano conto. Si tratterà di pensarci democraticamente, di discuterne persuasivamente, di aiutare le donne che si trovano in difficoltà e le famiglie che hanno difficoltà. Non deve essere certo un castigo o semplicemente la forza della legge penale, ma deve esserci un ripensamento sul bene della vita, che è poi fonte di amore e di pace in una società.

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    Passare dalle parole ai fatti: lo chiede mons. Mondello dopo la relazione dell'Antimafia sulla 'ndrangheta

    ◊   Una grande holding criminale con strutture sociali ed economiche. E’ il profilo della ‘ndrangheta delineato dalla relazione annuale della Commissione parlamentare antimafia. Negli ultimi decenni – si legge nel documento – la ‘ndrangheta si è trasformata “da mafia arcaica a mafia imprenditrice, anche grazie ai grandi flussi finanziari dello Stato e dell'Unione Europea destinati alla Calabria”. Nel testo si sottolinea, inoltre, che la ‘ndrangheta, definita il gruppo criminale più moderno e più potente per il traffico di droga, presenta caratteristiche simili alla rete terroristica di al Qaeda. La relazione descrive, dunque, una realtà preoccupante ma non nuova sull'organizzazione criminale calabrese. Di fronte a questo scenario, è necessaria l'adozione di urgenti e concrete misure. E' quanto sottolinea, al microfono di Fabio Colagrande, l'arcivescovo di Reggio Calabria-Bova, mons. Vittorio Luigi Mondello, presidente della Conferenza episcopale calabra:


    R. – Ogni volta che c’è una relazione dell’Antimafia, da alcuni anni a questa parte, vengono ripetute le stesse cose. Io mi meraviglio del fatto che malgrado si sappiano queste cose, non vengano presi provvedimenti. Se di fatto si sa che in quel dato ambito della vita politica, della vita sociale, della vita economica ci sono intromissioni illegali, è chiaro che uno Stato si difende e cerca di eliminare queste illegalità. Perché ci si limita soltanto a fare delle relazioni e poi non succede mai niente dopo queste relazioni? Sono, forse, fatte per infamare sempre di più e lasciare nella sua condizione questo povero Meridione? Sono i punti interrogativi che mi pongo.

     
    D. – Mons. Mondello, nella relazioni il presidente dell’Antimafia Forgione invita i partiti a scegliere con oculatezza i candidati, perché altrimenti la Calabria non ce la può fare…

     
    R. – Questa è una cosa giustissima. Mi pare logico che chi è inquisito o chi si trova in questa situazione, non debba andare al Parlamento, perché evidentemente questi nulla faranno per eliminare l’illegalità presente nelle varie branche della vita della società.

     
    D. – Si parla di una debolezza della politica in Calabria…

     
    R. – Non c’è una classe politica all’altezza della situazione della nostra regione per poter risolvere i problemi della gente. Mancano di capacità progettuale, mancano di capacità di interventi seri, che non si riducano solo in buoni propositi, ma passino alla realizzazione di questi.

     
    D. – Eccellenza, l’Antimafia segnala che nessun industriale della Calabria ha denunciato infiltrazioni dell’’ndrangheta…

     
    R. – Vede, gli industriali della Calabria purtroppo vivono in una situazione molto differente da quella in cui vivono gli industriali del Nord. E questo perché gli industriali della Calabria sono sotto il giogo di questi prepotenti e molto spesso devono sottostare per poter vivere e per poter andare avanti, magari accontentandosi di minori guadagni pur di poter continuare la loro vita. Sapendo queste cose, è chiaro che noi non possiamo chiedere l’eroismo a questi industriali. L’eroismo si può chiedere in alcune situazioni particolari ma non può essere uno stile di vita. Sarebbe una cosa bella ma non si può chiedere che tutti siano eroici nella loro vita quotidiana.

     
    D. – Eccellenza, voi vescovi della Calabria avevate preso, ancora una volta, una posizione molto forte contro la mafia, contro la 'ndrangheta nel novembre scorso. E’ necessario anche ribadire che è incompatibile proprio l’affiliazione alla mafia, alla 'ndrangheta, con la fede, con la pratica cattolica?

     
    R. – Noi diciamo che è un peccato grave e che appartenere alla mafia significa andare contro i principi della Chiesa. Noi possiamo dire questo ma poi molti come recepiscono queste nostre parole? Ci fanno parlare e poi i mafiosi magari si fanno il segno della croce prima di ammazzare qualcuno. Questo non vuol dire che quelli che si fanno il segno della croce siano cristiani: lo fanno come un modo tradizionale di vita che li porta a non comprendere quale differenza ci sia tra l’essere cristiano e l’essere mafioso.

     
    D. – Come Chiesa calabrese, come continuate la vostra lotta contro questa forma di peccato?

     
    R. – Lo facciamo attraverso una formazione, a partire dai giovani, facendo capire che questa onorata società non è per nulla onorata e appartenere ad essa non è un onore ma un disonore, perché per molti, anche ragazzini, c’è la mentalità - e ancora non si è sradicata questa mentalità - che appartenere a queste cosche è una cosa bella, una cosa nobile. Noi dobbiamo sfatare questa mentalità, combatterla, far capire che quelli sono delinquenti che vanno condannati e puniti.

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    Il turismo al femminile al centro della BIT in corso a Milano

    ◊   Il turismo può essere uno straordinario mezzo di promozione per la donna, ma anche un mezzo ulteriore di costrizione. Sulla scia del tema della Giornata mondiale del turismo, il convegno organizzato dall’arcidiocesi di Milano all’interno della BIT, la Borsa Internazionale del Turismo, in corso nella capitale lombarda ha cercato di proporre esempi concreti e positivi di come il turismo può essere chiave di sviluppo per un territorio alle prese con problemi anche di legalità e occasione di affermazione per il genio femminile. Il servizio di Fabio Brenna.


    Questo è l’obbiettivo - fra gli altri - del progetto Policoro promosso dalla Conferenza episcopale italiana, attraverso una sorta di collaborazione-ponte fra diocesi del nord e quelle del sud Italia, come ci spiega don Mario Lusek, direttore della pastorale del turismo della CEI:

    “La cosa interessante è proprio che le cooperative che stanno sorgendo in quel territorio hanno nella donna una protagonista principale. Perché? Perché la sensibilità del femminile nei confronti del dialogo, dell’incontro, della possibilità di fare da ponte con le altre culture trova nella femminilità un aspetto molto coinvolgente. Il motivo ispiratore del progetto Policoro era quello, attraverso il lavoro, di togliere manovalanza alla microcriminalità, anche quella diffusa locale, e di dare sbocchi di dignità attraverso il lavoro alle persone che vivono nel posto”.

    Sono già diverse le cooperative sorte all’interno del progetto e alcune si occupano di turismo, in una regione come la Calabria che ha molte risorse da sfruttare in questo campo. E’ il caso della cooperativa sociale Hermes che ha ricevuto in gestione un vecchio carcere, riconvertito in ostello, cui si è poi aggiunto un hotel. Il turismo come lavoro dove è fondamentale la fantasia delle donne come ci spiega la presidente Katia Foti:

    “C’è soprattutto molta fantasia, perchè è molto importante riuscire a rimanere nel mercato. Il nostro obiettivo è quello del cambiamento sociale. E’ anche un segno per la nostra terra. Il primo marzo a Locri ci sarà questo grande evento, in cui andremo a far vedere alla gente della nostra terra che, comunque, ci sono molte persone che ci sono vicine, per dimostrare alla gente della nostra terra che spesso è sfiduciata, che noi ci siamo e che qualcosa può cambiare”.

    Esempi concreti e positivi di un turismo che davvero diventa “porta aperta” per le donne e motivo per cui la Chiesa decide di essere presente anche in un settore che sembrerebbe essere appannaggio solo del disimpegno e del divertimento. Mons. Novatus Rugambwa è sottosegretario del Pontificio Consiglio per i migranti e gli itineranti:
     “Se le donne sono coinvolte siamo sicuri che, tramite il turismo, possano arrivare a ciò che è l’uguaglianza e anche la promozione della loro dignità. La possibilità per la Chiesa di dare un volto umano e cristiano a tutto ciò che è il turismo, a tutto ciò che è l’industria turistica nel mondo”.

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    Presentato nella sede della Radio Vaticana il libro di mons. Leuzzi "Atene e Gerusalemme di nuovo insieme"

    ◊   “Atene e Gerusalemme di nuovo insieme”, è il titolo dell’ ultimo libro di mons. Lorenzo Leuzzi , direttore dell’ ufficio per la pastorale universitaria del Vicariato di Roma, edito dalla LEV , la Libreria Editrice Vaticana, e presentato ieri presso la Sala Marconi della Radio Vaticana. All’ incontro, tra gli altri era presente don Giuseppe Costa direttore della LEV, che ha spiegato ai presenti come Atene e Gerusalemme, cioè ragione e fede siano inseparabili tra loro, anche se Atene, ha bisogno di essere guidata da Gerusalemme per non cadere in false verità. Ascoltiamo il servizio di Marina Tomarro.


    La fede e la ragione messe a confronto, attraverso una rilettura particolare e attenta dei testi di Papa Benedetto XVI. Mons. Lorenzo Leuzzi, attraverso il suo libro “Atene e Gerusalemme di nuovo insieme”, ci offre una chiave di lettura portandoci a riflettere non solo sul perché la cultura laica attraversi momenti di crisi, ma anche perché quella cristiana, non riesce ad aiutarla a risollevarsi. Ascoltiamo il suo commento:

    “La cultura laica è in crisi perché la forza della cultura laica è sempre stata quella di avere un retroterra di ispirazione cristiana. Nel momento in cui il cristianesimo ha perso la sua capacità di essere propositivo e di sostenere la cultura laica, sia la cultura laica che il cristianesimo sono entrati in crisi. Nello stesso tempo, però, c’è tutto un problema di rilancio del cristianesimo, che è quello che Benedetto XVI sta operando sul piano dottrinale, ma anche sul piano poi pastorale, nel senso che ripropone il cristianesimo come un’esperienza di Dio che incontra l’uomo nella sua situazione concreta, che è precisamente ciò che avviene nel battesimo, quando un uomo viene raggiunto direttamente da Dio. Per ora, in questo senso, l’esperienza cristiana rappresenta la via attraverso cui la società potrà rilanciare una vera laicità”.

    E mons. Leuzzi spiega che è proprio attraverso questa nuova visione del cristianesimo che le università devono educare i giovani, per accompagnarli in un progressivo cammino di crescita che li porti ad essere i costruttori della nuova civiltà dell’ amore:

    “La strada che i docenti sono chiamati oggi a percorrere per aiutare i giovani innanzitutto è quella di una formazione intellettuale. Senza una capacità di possedere categorie concettuali adeguate per poter capire la situazione, è chiaro che anche il percorso formativo dei giovani rischia di perdere quella consistenza e li porta ad essere vittime di progetti culturali e sociali che non sono poi realmente al servizio dell’uomo. E quindi direi che il primo servizio è quello di mettere in condizione i giovani di essere capaci di capire la situazione nella quale vivono”.

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    Chiesa e Società



    Qatar: a Doha, inaugurazione a Pasqua della prima chiesa cattolica del Paese

    ◊   Sarà inaugurata nelle prossime settimane la prima chiesa cattolica in Qatar. Sarà dedicata alla Madonna e aprirà le porte in occasione della Pasqua. L’inaugurazione verrà presieduta dal prefetto della Congregazione per l’Evangelizzazione dei Popoli, il cardinale Ivan Dias, e dal cappuccino svizzero Paul Hinder, vicario apostolico d’Arabia. Per Padre Tomasito Veneracion, riferisce l’agenzia Adnkronos, la chiesa sarà un semplice luogo di culto e di incontro per i cattolici in Qatar “senza simboli visibili né scopi di proselitismo”. La struttura, infatti, non avrà la croce all’esterno né un campanile. Nel Paese islamico, come ricorda la stampa locale, è interdetta la costruzione di luoghi di culto visto che l’emirato è un Paese musulmano “non laico”. L'ex preside della Facoltà di diritto islamico all’Università del Qatar, Abdul Hamid al-Ansari, precisa però che il possesso di un luogo di culto è per l'Islam un diritto umano fondamentale. (M.B.)

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    Il patriarca di Gerusalemme Sabbah a Venezia: i cristiani continueranno a testimoniare la loro fede in Terra Santa

    ◊   Invitato da Pax Christi in Italia per presentare il suo ultimo libro "Voce di uno che grida nel deserto", ieri sera il Patriarca latino di Gerusalemme Michel Sabbah si è fermato per la sua prima tappa a Venezia. Accolto dal Patriarca della città, il cardinale Angelo Scola, e dal sindaco, Massimo Cacciari, Sabbah a partire dalla sua testimonianza viva ha risposto a una serie di domande sulle questioni brucianti per il Medio Oriente. In primo piano la pace: Sabbah ha parlato dell'incapacità degli USA ad imporre una chiara soluzione di pace in quest’area”. D’altra parte anche l’Europa mostra continuamente in tentativi falliti la sua incapacità di avviare a soluzione i problemi del Medio Oriente, mentre continua a far approvare risoluzioni alle Nazioni Unite, che spesso poi non vengono rispettate. La pace per il Patriarca latino resta dunque fondamentalmente una questione di politica interna israeliana: se il premier Olmert riuscisse a superare l’opposizione di certi partiti religiosi e forze di destra, si potrebbe finalmente realizzare il superamento dell’occupazione da parte israeliana e avviare una pace concreta. Per quanto riguarda la vita dei cristiani in Terra Santa, Sabbah ha messo a fuoco che si trovano a vivere le stesse avversità che incontrano tutti i palestinesi . “Abbiamo problemi - ha rilevato il Patriarca - perché siamo palestinesi e dunque parte in causa in questo conflitto tra israeliani e palestinesi; siamo sotto occupazione, quindi privati della nostra libertà di movimento, politica ed economica. Ma io non ho paura - ha concluso. I cristiani non spariranno da questa terra: sono piccoli ma testimonieranno sempre la loro fede".(A cura di Maria Laura Conte)

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    Regno Unito: appello del cardinale O’Connor contro il disegno di legge sugli embrioni ibridi

    ◊   Il loro nome scientifico è “embrioni ibridi citoplasmatici”: si tratta di embrioni umano-animali al centro, nel Regno Unito, del disegno di legge sulla fecondazione umana e l’embriologia. La proposta di consentirne l’utilizzo ha completato il suo iter presso la Camera dei Lord e, nelle prossime settimane, verrà dibattuta nella Camera dei Comuni. L’obiettivo, indicato dagli scienziati, è di ottenere cellule staminali embrionali per la ricerca scientifica. Il cardinale Cormac Murphy-O’Connor, arcivescovo di Westminster e presidente della Conferenza episcopale di Inghilterra e Galles, ha esortato i cattolici ad esprimere preoccupazione ai parlamentari per questa proposta legislativa. Il porporato - riferisce l'agenzia Zenit - ha anche aggiunto che “la testimonianza cristiana non può mai essere solo personale”, ma deve tendere al bene comune e alla difesa della dignità umana. Per far sentire la voce dei cattolici su questo tema, la Conferenza episcopale di Inghilterra e Galles ha inviato ad ogni parrocchia una documentazione spiegando le preoccupazioni sul disegno di legge. Alla base della proposta, proveniente dagli ambienti accademici britannici, c’è il tentativo di creare embrioni per la cosiddetta “clonazione terapeutica”. La tecnica prevede di togliere il nucleo ad un ovulo di donna; opportunamente stimolato, l’ovocita modificato dovrebbe poi cominciare a crescere e a moltiplicarsi fino a diventare un embrione, che andrebbe poi distrutto per poterne estrarre cellule staminali. Ma secondo gli scienziati, gli ovociti femminili disponibili sarebbero  troppo pochi per avere qualche probabilità di successo. Da qui è derivata l’idea di utilizzare quelli di animali. Religiosi e rappresentanti della società civile hanno espresso viva preoccupazione per questa controversa proposta. Al momento, comunque, secondo la scienza la strada degli embrioni ibridi non sembra realmente percorribile: la clonazione terapeutica, infatti, non ha mai funzionato negli esseri umani e, a tutt’oggi, non esistono cellule staminali embrionali prodotte in questo modo. (A.L.)

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    Un missionario nelle Filippine del Sud lancia un appello di pace e riconciliazione

    ◊   “Il nostro sogno per Jolo è la non-violenza, cosicché ognuno possa adorare Dio in spirito e verità”. E’ quanto scrive in un messaggio all’agenzia Fides, padre Jose Ante, missionario degli Oblati di Maria Immacolata, da anni nelle Filippine. Parole importanti che arrivano dopo l’assassinio di un confratello: padre Reynaldo Roda, ucciso nei mesi scorsi nell’arcipelago di Tawi-tawi. Il missionario invita a “gettare ponti fra persone di fedi differenti, fra i ricchi e i poveri, fra il governo e la società civile, fra i ribelli e l’esercito”. Un impegno necessario per costruire il dialogo, per “rendere Dio il Signore della propria vita” e dare lo slancio neccessario per una pace vera. Padre Ante porta come esempio ciò che avviene nelle isole Sulu dove alcuni imprenditori di etnia tausung, di religione musulmana, hanno scelto di lavorare per lo sviluppo e il progresso della popolazione per “costruire – scrive il missionario- una società pacifica in cui a nessuno manchino i beni di prima necessità ma neppure l’istruzione, l’assistenza sanitaria, la corrente elettrica, la possibilità di esprimere la propria cultura e religione”. Iniziative che vanno incoraggiate e sostenute, spiega padre Ante, perché “insieme le comunità religiose possono essere il fattore determinante e significativo per costruire una società pacifica e armoniosa”. Come ricorda Fides, gli Oblati di Maria Immacolata sono presenti nelle isole Sulu da oltre 70 anni, gestendo centri di assistenza medica e sociale, scuole e istituti di formazione professionale. (B.C.)

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    L'inviata dell'ONU in Guatemala: desolante il panorama dei diritti umani nel Paese

    ◊   “Con un livello di impunità quasi totale, la giustizia è una parola vuota in Guatemala”: lo ha detto l'inviata ONU per i diritti umani, l’avvocatessa pakistana Huna Jilani, al termine di una missione di tre giorni nel Paese, la seconda dal giugno 2002. “Il Guatemala affronta sfide considerevoli, a causa dell’influenza di ‘gruppi paralleli’ che ostacolano un cambiamento” ha evidenziato Jilani; nonostante la creazione di nuovi organismi di tutela, ha aggiunto, “non ci sono stati miglioramenti sul terreno. Al contrario, è aumentato il numero e l’intensità degli attacchi contro i difensori dei diritti umani, con una media di un’aggressione ogni due giorni”. Secondo le cifre fornite dall’inviata dell’ONU, dal luglio 2002 al dicembre 2007 sono stati 50 gli attivisti per i diritti umani assassinati. Jilani ha criticato infine “la passività dei pubblici ministeri”: a fronte del fatto che il 10% dei casi di morte violenta è stato oggetto di indagine, appena il 3% ha raggiunto la fase processuale. (A.L.)

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    Prosegue la marcia dei sopravvissuti alla tragedia di Bhopal per chiedere risarcimenti e bonifiche dell’ambiente

    ◊   Sono passati 24 anni ma i sopravvissuti alla tragedia di Bhopal non si arrendono. Continuano a chiedere al governo indiano il risarcimento per quanto subito e la bonifica dell’area interessata dal più grave incidente chimico della storia, dovuto alla fuoriuscita di 40 tonnellate di gas di cianuro da una fabbrica della Union Carbide. Un incidente che provocò la morte di almeno 3.500 persone mentre ancora gravi sono le conseguenze sulla popolazione che soffre in particolare di problemi polmonari. La salute è precaria anche nei bambini nati successivamente al dramma. Per non dimenticare, mercoledì scorso, è partita una marcia di 700 chilometri verso New Delhi. I sopravvissuti chiedono il pieno risarcimento dei danni subiti. Si tratta della seconda iniziativa del genere in soli due anni, riferisce l'agenzia Asianews, quando i partecipanti alla protesta si fermarono diverse settimane nella capitale, prima di ottenere dall’allora primo ministro Singh, assicurazioni di risarcimento e garanzie di definitivo recupero ambientale. Richieste però mai soddisfatte. (B.C.)

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    19 Stati sottoscrivono l’impegno a ricreare la Via della Seta entro il 2014

    ◊   Ricreare la Via della Seta per rilanciare un ponte tra Oriente e Occidente come accadeva duemila anni fa ai tempi dell’Impero Romano. Con questa finalità i ministri dei trasporti di 19 Stati di Europa e Asia, riuniti a Ginevra alcuni giorni fa, hanno concordato progetti per 43 miliardi di dollari. Si punterà, entro il 2014, a migliorare le strade, le ferrovie, le vie d’acqua per favorire una ripresa degli scambi commerciali oggi ostacolati da una rete di trasporti insufficiente. Ogni Paese, tra cui Cina, Russia, Iran, Turchia e Paesi dell’Asia centrale, si è impegnato ad adeguare le nuove necessità alla propria realtà. Progetti ambiziosi che saranno finanziati dalla Banca Mondiale e sostenuti dalle Nazioni Unite. Stando a quanto scrive Asianews, Barry Cable, funzionario ONU, ha parlato di una vera e propria “rinascita della Via della Seta, che collegherà non soltanto gli isolati Paesi dell’Asia centrale e dell’Europa orientale, ma creerà un miglior sistema di trasporto per molte zone distanti dal mare”. Inevitabilmente il progetto potrà favorire anche il turismo dell’area che, negli ultimi anni, si segnala in continua crescita. Di ripristinare questa Via si discute dal crollo dell’Unione Sovietica negli anni ’90 ma è la prima volta che si parla di impegni concreti. (B.C.)

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    Al via domani in California il settimo Congresso internazionale "Vita e Famiglia"

    ◊   Con l’intenzione di promuovere una “cultura della vita”, si aprirà domani a Medicali, nella Bassa California, il settimo Congresso Internazionale “Vita e Famiglia”. Sul tavolo numerosi temi come l’aborto e la sindrome di immunodeficienza acquisita accanto alle testimonianze di chi ha fatto scelte diverse come ad esempio Amparo Medina Guerriero, consulente e coordinatrice del Progetto di Salute sessuale e riproduttiva della Regione Costa in Ecuador. La Guerriero, per anni a favore dell’aborto, ha poi cambiato idea diventando una delle principali sostenitrici della vita. Sono attesi relatori da tutto il mondo: dagli Stati Uniti, dall’Argentina, dalla Spagna, dalla Polonia, dal Messico e dall’Uganda. Proprio da questo Paese proviene Martín Ssempa, una delle promotrici del programma di astinenza e fedeltà (ABC), che presenterà in un intervento sul tema: “La chiave del successo nella lotta contro l’AIDS in Uganda”. Come riferisce l’agenzia Fides, nel Paese africano si è riusciti ad abbassare il tasso di contagio dell’HIV dal 30 al 6,2 per cento. Nell’ambito del Convegno verranno inoltre presentati i “Trionfi legali a beneficio della vita in America Latina” con i casi più rappresentativi che riguardano le riforme costituzionali dell’Argentina e di El Salvador, a tutela della vita umana fin dal momento del concepimento; le sentenze in Cile, Argentina ed Ecuador, che hanno vietato le cosiddette pillole di “contraccezione di emergenza” per il loro carattere abortivo. (B.C.)

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    Grande partecipazione al corso di formazione alla fede nella diocesi cinese di Tay Yuan

    ◊   Si è chiuso all’insegna dell’ampia partecipazione il corso di formazione alla fede, svoltosi a gennaio nella diocesi di Tay Yuan, nella provincia cinese dello Shan Xi. Il numero dei partecipanti, inizialmente fissato a 80 persone, è raddoppiato. Gli organizzatori, riferisce l’agenzia Fides, hanno parlato del corso come della “terza fiaccola evangelizzatrice della cattedrale di Tai Yuan per celebrare l’Anno Paolino”. Diversi i temi trattati dai tre sacerdoti relatori: "Famiglia e Fede", "Società e Fede", "La formazione dei ragazzi". Inoltre i presuli hanno proposto riflessioni sul tema della “Spiritualità e Fede”, “Mass media sociali ed Evangelizzazione”, “La società in armonia e la Chiesa in armonia”. Prima del corso la stessa diocesi aveva organizzato due incontri di scambio tra le parrocchie sui temi dell’evangelizzazione come preparazione all’Anno Paolino. (B.C.)

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    Prosegue a Roma il Convegno internazionale sui dieci anni dall’apertura dell’Archivio della Congregazione per la Dottrina della Fede

    ◊   Una svolta nella storia dell’Inquisizione: così è stata definita l’apertura dell’Archivio della Congregazione per la Dottrina della Fede di cui ricorre, in questi giorni, il decimo anniversario. Per celebrare l’evento, l’Accademia dei Lincei ha organizzato un convegno apertosi ieri a Roma e in corso fino a domani. Sono 5520 i documenti conservati nell’Archivio della Congregazione per la Dottrina della Fede di cui 4800 circa corrispondono al Santo Uffizio mentre il restante materiale si divide in archivio dell’Indice ed Inquisizione di Siena, per un arco di tempo che va dalla metà del 500 al 1939, ultimo anno del Pontificato di Pio XI. Questi i dati principali emersi dalla seconda giornata di lavori del convegno, numeri che fanno immediatamente pensare all’archivio come ad una struttura complessa, per di più in continuo aggiornamento, come ha sottolineato Marco Pizzo, studioso che ha curato la catalogazione. Un’impresa non certo facile che ha richiesto la creazione di un nuovo sistema informatico, per permettere una ricerca archivistica incrociata, in cui i nomi di luoghi, persone o indici potessero essere abbinati con risultati veloci e precisi. “Tale catalogazione - ha sottolineato la direttrice generale degli archivi italiani, Antonia Pasquarecchia - è stata resa possibile anche grazie allo Stato italiano che nel 2002 e nel 2004 ha siglato due accordi di collaborazione con la Santa Sede”. “In questo modo - ha aggiunto monsignor Alejandro Cifres, direttore dell’Archivio della Congregazione - la struttura è diventata un luogo di custodia feconda della memoria storica del dicastero, ponendosi al servizio della missione della Chiesa e permettendo un’analisi approfondita dei secoli passati e presenti”. (A cura di Isabella Piro)

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    Oggi le conclusioni della conferenza a Roma su “L’amore si fa carne. La teologia del corpo”

    ◊   “Se illuminato dalla fede, il corpo diviene una nuova opportunità di gustare Dio”. Così mons. Livio Melina, preside del Pontificio Istituto Giovanni Paolo II per studi su matrimonio e famiglia, durante la conferenza: “L'amore si fa carne. La teologia del corpo”, a chiusura di un seminario di studi organizzato dall'Istituto in collaborazione con il Servizio nazionale della CEI per il Progetto culturale. Sono intervenuti: la scienziata delle religioni e biblista Anne-Marie Pelletier e il teologo dogmatico José Granados. In un’intervista al SIR, l'antropologo Gilfredo Marengo, che ha moderato i lavori, ha detto: “Il tema del corpo rappresenta, oggi, la ‘sfida’ per la teologia e per la pastorale. Nella cultura contemporanea, che pone l'enfasi dell'attenzione sulla corporeità, riducendo l'essere umano a 'oggetto', a 'cosa', il Cristianesimo – aggiunge- può offrire una prospettiva antropologica diversa. In quanto unità inscindibile di anima e corpo, l'uomo vive in relazione con il mondo attraverso la fisicità, ma la trascende”. Quanto, poi, alle accuse di "spiritualismo" e condanna della sessualità che da più parti vengono mosse alla Chiesa cattolica, Marengo risponde che si tratta di "un pregiudizio". Soprattutto negli ultimi trent'anni, “grazie anche alla teologia del corpo di Karol Wojtyla, la Chiesa – precisa Marengo- ha portato uno sguardo fecondo sulla corporeità e sulla sessualità umana”. Per quanto riguarda il tema della morte nella visione cristiana: “Cristo ha vissuto l'esperienza della morte pienamente da uomo, portando su di sé la tragicità dell'uomo che muore. Ma con Gesù – afferma l'antropologo –vinciamo la morte”. La prof.ssa Anne-Marie Pelletier ha parlato, invece, di "differenza" tra i sessi. Una differenza – afferma la studiosa – che “non si può annullare, come avviene nella transessualità, in quanto fantasia di onnipotenza, né deve essere esasperata fino a diventare divario incolmabile, totale estraneità”. L'unione tra uomo e donna, l'amore, è invece, come sosteneva il filosofo Emmanuel Levinas “raggiungere l'altro nel luogo in cui si trova, che è un luogo altro, non il proprio luogo”.(A cura di Emanuela Bambara)

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    Tre anni fa la scomparsa di don Giussani. Molte le celebrazioni in Italia e all’estero

    ◊   “Ha combattuto per la piena incidenza della fede nella realtà, senza la quale il cristianesimo sarebbe allucinazione o sogno”. Dalle pagine di Avvenire, Giancarlo Cesana, responsabile di "Comunione e Liberazione", ricorda cosi il fondatore di CL, don Luigi Giussani, a tre anni esatti dalla sua scomparsa. Numerose le celebrazioni che si terranno oggi per ricordare la figura del sacerdote brianzolo. L’arcivescovo della Madre di Dio a Mosca Mario Pezzi, già nella Messa di domenica scorsa, ha parlato della “realtà eccezionale della comunità cristiana” direttamente “legata a tutto ciò che è nato da lui e dal suo carisma”. L’appuntamento a Roma per ricordare don Giussani è fissato per le ore 19 nella Basilica di San Giovanni in Laterano. A presiedere la celebrazione sarà il cardinale vicario Camillo Ruini. L’arcivescovo di Bologna, il cardinale Carlo Caffarra, celebrerà l’Eucaristia nella Cattedrale della città emiliana. Celebrazioni sono in programma a Fabriano, Pescara, l’Aquila ma anche all’estero. Parigi ricorderà il fondatore di "Comunione e Liberazione" nella chiesa di St. Jeann Baptiste de La Salle, Londra nella Holy Trinity Church, a Friburgo nella chiesa di Sankt Martin. Messa anche in Camerun, a Yaoundè, nella cappella Fouda e in Giappone, a Hiroshima, nella cappella del vescovo. (B.C.)

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    Attesa per l’incontro di domani tra il vescovo di Pozzuoli e 200 giovani che racconteranno il loro servizio civile

    ◊   “Segnali di pace, sulle vie della cittadinanza!” è l’iniziativa che domani pomeriggio prende il via a Pozzuoli, in provincia di Napoli. L’evento, organizzato dalla locale Caritas diocesana presso l’auditorium del Seminario Vescovile del villaggio del fanciullo, consiste nell’incontro tra mons. Gennaro Pascarella, vescovo di Pozzuoli, e 200 giovani che compiono il servizio civile. Questi ultimi racconteranno la loro esperienza spesa a fianco delle fasce più deboli e nell’occasione sarà proiettato il lungometraggio: “Servizio Civile:il film”. Come riporta il sito caserta24ore.it, don Fernando Carannante, direttore della Caritas diocesana, è convinto che l’iniziativa sia “una possibilità per il vescovo di incontrare i diversi volti dei giovani del territorio" ma anche “offrire a quegli stessi giovani l’opportunità di scoprire il vero volto della Chiesa, povera e rivolta verso i poveri”. “Quest’appuntamento è per noi fondamentale – sottolinea Alfonso De Martino, referente regionale della Caritas per il Servizio Civile in Campania- anche perchè capita in un momento storico difficile dei nostri territori, e la nostra voce può rappresentare un grido nell’indifferenza”.(B.C.)

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    24 Ore nel Mondo



    Pakistan: i partiti di Sharif e di Zardari, vedovo di Benazir Bhutto, formeranno un governo di coalizione

    ◊   “Lavoreremo insieme, Inshallah”, stretta di mano, sorrisi per il flash dei fotografi: i due vecchi leader rivali dei partiti d'opposizione pachistani, si sono accordati oggi per formare un governo di larghe intese per riportare la democrazia nell'unico Paese musulmano dotato di arma atomica. Asif Ali Zardari, vedovo di Benazir Bhutto e leader del Partito popolare pachistano (PPP), e Nawaz Sharif leader della Lega musulmana pachistana-N (PML-N) hanno annunciato di avere raggiunto un accordo sul programma. Hanno anche detto che formeranno i governi federale e provinciale, a conclusione di un incontro di due ore ad Islamabad, il primo dopo le elezioni legislative di lunedi' che hanno segnato la loro vittoria sul partito del presidente Musharraf. Musharraf, il cui partito ha solo 37 seggi, potrebbe cercare di esasperare l'antica inimicizia che negli anni novanta dominava i rapporti tra i due ex premier Benazir Bhutto e Nawaz Sharif. Il marito della Bhutto, Zardari, e' stato incarcerato per due volte da Sharif, per accuse di corruzione per le quali non e' mai stato processato. Nessuno dei due leader ha esplicitamente detto in conferenza stampa che il presidente deve dimettersi. Ma Sharif in questi giorni lo ha ribadito in diverse occasioni.

    Iraq
    Ennesima serie di attentati oggi in Iraq: un civile iracheno ucciso a Baghdad, in un attentato messo a segno con un carretto trainato da un cavallo e imbottito di esplosivo; due poliziotti uccisi a Tikrit; quattro civili iracheni massacrati da un attentatore suicida in una moschea di un villaggio nei pressi di Falluja, ad una quarantina di km ad est di Baghdad. Inoltre, un marine americano è rimasto ucciso “in azione contro le forze nemiche” nella provincia occidentale irachena di al Anbar. Intanto, il giovane leader radicale sciita iracheno Moqtada Sadr fa sapere di aver deciso di prorogare la sospensione delle attività militari della sua milizia, ‘l’esercito del Mahdi’, già annunciata sei mesi fa. Secondo fonti militari USA, la tregua, annunciata spiegando le necessità di riforma del gruppo ha sensibilmente contribuito al notevole calo della violenza registrato in numerose zone dell'Iraq negli ultimi mesi.
     
    Offensiva turca contro basi di curdi in Iraq
    Truppe turche sono entrate nella notte nel nord dell'Iraq per un'offensiva terrestre contro i ribelli separatisti curdi che vi hanno le basi. Il presidente turco, Abdullah Gul, ha chiamato questa mattina il presidente iracheno, Jalal Talabani, per spiegargli le ragioni dell'incursione e per invitare contestualmente Talabani ad una visita in Turchia. In sostanza, la Turchia considera l'incursione terrestre turca in corso come “una continuazione di routine nell'ambito degli sforzi della Turchia per mettere fine alle operazioni dell'organizzazione terrorista curda, PKK, a partire dalle loro basi in nord Iraq”. Sul tema è intervenuto il ministro degli Esteri dell'UE, Javier Solana, che ha sottolineato come l'offensiva terrestre delle forze armate turche in Nord Iraq contro i ribelli separatisti curdi del Pkk non sia "la risposta più appropriata" al problema del terrorismo curdo.

    Iran
    Gran Bretagna, Francia e Germania presentano oggi al Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite un nuovo progetto di risoluzione che prevede nuove sanzioni contro l'Iran, accusato di non volere abbandonare i propri programmi di arricchimento dell'uranio. Uno dei promotori del progetto, l'ambasciatore francese Jean-Maurice Ripert, ha spiegato che l'obiettivo e' di “avviare discussioni formali per giungere ad una approvazione il più presto possibile, forse già la prossima settimana”. Il testo e' molto simile ad una prima versione messa a punto nelle scorse settimane e che aveva ottenuto l'accordo di massima dei Paesi membri permanenti con diritto di veto del Consiglio di Sicurezza, cioe' USA, Gran Bretagna, Francia, Russia e Cina. La Germania non fa parte del Consiglio di Sicurezza, ma aveva in passato negoziato direttamente con Teheran insieme con Londra e Parigi. Il testo prevede, tra l'altro, il congelamento di beni iraniani all'estero, oltre all'ampliamento di una serie di limiti ai viaggi degli esponenti del regime.

    Libano
    Il segretario generale della Lega Araba ha rinviato di 48 ore il suo previsto viaggio a Beirut dopo che gli sforzi del suo assistente Hisham Yussef per mediare una soluzione alla crisi politica libanese hanno incontrato nuovi ostacoli: lo riferisce oggi il quotidiano an Nahar. L'agenzia ufficiale NNA, dal canto suo, cita Yussef secondo cui “la spaccatura è ancora ampia” tra la coalizione antisiriana al potere e l'opposizione guidata dal movimento Hezbollah, sostenuta da Siria e Iran. Il Libano, alle prese con la sua peggiore crisi politica sin dai tempi della guerra civile (1975-1990), e' senza capo dello Stato dal 24 novembre, quando è terminato il mandato del presidente Emile Lahud.

    Nigeria
    E' stato liberato “nella serata di ieri” il manager nigeriano dell'azienda consociata all’ENI che opera in Nigeria rapito il 20 febbraio scorso. Lo si apprende dal sito del Gruppo petrolifero in cui si ricorda che Feyi Dienye, responsabile NAOC delle relazioni con le comunità locali per il distretto di Port Harcourt, “è in buone condizioni di salute”.

    In Sri Lanka continuano gli scontri fra esercito e ribelli
    Rischia di diventare più pesante in Sri Lanka il bilancio degli scontri del conflitto civile fra le forze governative e guerriglieri delle Tigri per la liberazione dell’Eelam Tamil. I bilanci ufficiali parlano di 92 ribelli Tamil e di tre militari uccisi mercoledì nel nord del Paese. Un comunicato del ministero della Difesa, diffuso ieri sera, ha riferito che gli scontri sono iniziati quando le forze governative hanno distrutto due bunker lungo la linea del fronte che separa l’area controllata dai guerriglieri del nord dal resto dell’isola. Le cosiddette Tigri Tamil, di religione indù, si battono da oltre 30 anni per l’indipendenza della parte nord e nord est dello Sri Lanka. La popolazione del Paese e al 75 per cento di etnia cingalese e di religione buddista. Dall’inizio dell’anno, sono morti nei combattimenti quasi 1.450 ribelli e 83 militari. In totale, si stima che nel Paese siano morte fra le 60 e le 70 mila persone.

    Cuba
    Il successore di Fidel Castro a capo dello Stato cubano sarà designato domenica a L'Avana dai 614 deputati della nuova Assemblea Nazionale, eletta il 20 gennaio scorso, e avrà il titolo di presidente del Consiglio di Stato. Convocata per le 10:00 locali (le 16:00 in Italia) l'Assemblea, composta da una schiacciante maggioranza di membri del Partito comunista (unico), dovrebbe riunirsi come da tradizione a porte chiuse, sotto la direzione del suo presidente Ricardo Alarcon. Dopo una breve allocuzione, alla quale di solito i giornalisti possono assistere, verranno designati i 31 membri del Consiglio di Stato (il governo cubano) e il suo presidente, cioè il capo dello Stato. L'organismo comprende anche un primo vice presidente e cinque vice presidenti. Il super favorito alla successione di Fidel è suo fratello Raul, 76 anni, numero due del regime e ministro della Difesa dal 1959; dal 31 luglio del 2006 assicura l'interim a causa della malattia di Fidel Castro. Nella generazione dei giovani è emerso Carlos Lage, medico di formazione, 56 anni, uno dei cinque vice presidente.

    Riunione CSI a Mosca
    Il presidente russo Vladimir Putin ha inaugurato oggi a Mosca il suo ultimo vertice della CSI (Comunità di Stati indipendenti, l'organismo nato sulle ceneri dell'URSS), affiancato dal 'delfino' del Cremlino per le elezioni presidenziali del 2 marzo, Dmitri Medveved. Al summit partecipano i presidenti di Bielorussia, Ucraina, Kazakhstan, Turkmenistan, Tagikistan, Moldavia, Georgia, Azerbaigian, Kirghizistan, Uzbekistan, e Armenia. E' una delle rarissime occasioni in cui sono presenti tutti gli invitati, nonostante 15 precedenti vertici: secondo la stampa russa, e' forte la curiosità di conoscere il successore di Putin e di sapere quale politica perseguirà nei rapporti con le ex Repubbliche sovietiche. Il vertice, a differenza di molti precedenti, non si tiene al Cremlino, ma nella Casa dell'Amicizia, un antico palazzo riadattato a foresteria ufficiale. I temi saranno principalmente economici, ma sicuramente la situazione in Kosovo avrà ripercussioni: quasi ogni Repubblica ha problemi con regioni o minoranze indipendentiste.

    Immigrazione clandestina
    Maxi sbarco nella notte nell’isola italiana di Lampedusa: 368 immigrati sono giunti sulle coste su un barcone di 18 metri. Tra i clandestini, 5 donne e alcuni minori. Gli immigrati sono stati trasferiti nel centro d'accoglienza dell'isola. (Panoramica internazionale a cura di Fausta Speranza)

     
     Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LII no. 53

     

     
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