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Sommario del 21/02/2008

Il Papa e la Santa Sede

  • Il Papa ai Gesuiti: la Chiesa ha bisogno di voi e conta su di voi per portare il Vangelo dove altri non arrivano
  • Prudenza e moderazione: il richiamo del Papa a tutte le parti coinvolte nella crisi del Kosovo, ricevendo l’ambasciatore serbo per le Lettere credenziali
  • In udienza dal Papa, il rettore de "La Sapienza" Renato Guarini
  • Nomine
  • Iniziata la visita del cardinale Bertone a Cuba a dieci anni dallo storico viaggio di Giovanni Paolo II nell'isola caraibica
  • Accompagnare il malato nei momenti più difficili rispettandone sempre la dignità: è l’invito della Pontificia Accademia per la Vita in vista del Congresso sul malato morente
  • Oggi su "L'Osservatore Romano"
  • Oggi in Primo Piano

  • Appello-denuncia da un convegno a Roma: i cristiani rischiano l'estinzione in Medio Oriente, non abbandoniamoli!
  • Oggi si celebra la "Giornata internazionale della Lingua Madre"
  • Chiesa e Società

  • Appello dell'UNICEF per un cessate il fuoco in Darfur
  • Kenya: il cardinale Njue esorta i fedeli a dedicare questo periodo di Quaresima alla riconciliazione
  • Tasso di inflazione record in Zimbabwe: superato il 100.000%
  • Dall’ONU la proposta di tassare internet per combattere la povertà nel mondo
  • L'ONU elogia il governo libanese per il riconoscimento dei profughi iracheni
  • Relazioni con i musulmani e l'ecumenismo in Europa al centro dell'incontro del Comitato congiunto CCEE - KEK
  • Per l'arcivescovo anglicano di Canterbury non si può giudicare l'islam solo sulla base di alcuni suoi aspetti negativi
  • Insediato ad Atene Hieronymos II, nuovo arcivescovo ortodosso
  • A Cuba, la Chiesa vive con serenità e fiducia nella provvidenza di Dio il cambio di presidenza
  • “Chiesa del Brasile: ascolta, segui ed annuncia”: è il tema del secondo Congresso Missionario nazionale sulle prospettive di Aparecida
  • E' stata dedicata alla condizione femminile nella Chiesa e nella società, la plenaria della Conferenza episcopale indiana
  • Cina: tradotta in cinese l’opera di Giovanni Paolo II “La bottega dell’orefice”
  • Il Laos punta all’aumento del “turismo sostenibile”, grande risorsa per il Paese
  • Al via a Milano la Borsa Internazionale del Turismo
  • Alla biodiversità, riconosciuta come patrimonio dell'umanità, dedicato un convegno a Roma presso la FAO
  • Simposio a Roma sull’inquisizione a 10 anni dall’apertura dell’Archivio della Congregazione per la Dottrina della Fede
  • La ragione via della verità: così il cardinale Angelo Bagnasco ieri alla Cattolica
  • Convegno a Roma di architetti, liturgisti ed esperti di storia dell’arte sacra, sulle linee da seguire nella costruzione di nuove chiese
  • 24 Ore nel Mondo

  • L’Italia riconosce il Kosovo. Belgrado ritira l’ambasciatore da Roma
  • Il Papa e la Santa Sede



    Il Papa ai Gesuiti: la Chiesa ha bisogno di voi e conta su di voi per portare il Vangelo dove altri non arrivano

    ◊   “Amare e servire” il Papa - come il tipico “quarto voto” li sprona a fare - e servire la Chiesa con lo slancio leggendario di tanti predecessori, da riscoprire oggi in un’epoca in cui il Vangelo trova ostacoli in un dilagante relativismo etico e nel materialismo pratico. E’ il grande impegno spirituale e apostolico che Benedetto XVI chiede alla Compagnia di Gesù: il Papa ne ha parlato durante l’udienza concessa questa mattina ai membri della 35.ma Congregazione generale, che un mese fa ha eletto il nuovo preposito, padre Adolfo Nicolás. Il servizio di Alessandro De Carolis:

     
    Da una parte, c’è un mondo che è “teatro di una battaglia fra il bene e il male”, dove il male cova nell’individualismo di idee e azioni che relativizzano il sacro, si propaga attraverso la “confusione di messaggi”, che rendono difficile l’ascolto del Messaggio di Cristo, e ristagna in quelle “situazioni di ingiustizia” e di conflitto delle quali i primi a farne le spese sono i poveri. Dall’altra parte, c’è un Ordine religioso che in quasi cinquecento anni è stato capace di sfidare ogni avversità storica e culturale e di portare realmente il Vangelo ai confini del mondo, grazie all’intelligenza e all’abnegazione di persone che rispondono al nome di Francesco Saverio, Matteo Ricci o Roberto De Nobili, solo per citare i più noti. Questi esempi servono ancora oggi e Benedetto XVI ha chiesto alla Compagnia di Gesù di formare “persone di fede solida e profonda, di cultura seria e di genuina sensibilità umana e sociale”:

     
    “Voglio oggi incoraggiare voi e i vostri confratelli a continuare sulla strada di questa missione, in piena fedeltà al vostro carisma originario, nel contesto ecclesiale e sociale che caratterizza questo inizio di millennio. Come più volte vi hanno detto i miei Predecessori, la Chiesa ha bisogno di voi, conta su di voi, e continua a rivolgersi a voi con fiducia, in particolare per raggiungere quei luoghi fisici e spirituali dove altri non arrivano o hanno difficoltà ad arrivare”.

     
    Oggi, ha constatato il Papa, non sono tanto “i mari o le grandi distanze gli ostacoli che sfidano gli annunciatori del Vangelo, quanto le frontiere che, a seguito di una errata o superficiale visione di Dio e dell’uomo, vengono a frapporsi fra la fede e il sapere umano, la fede e la scienza moderna, la fede e l’impegno per la giustizia”. Su queste frontiere, ha rilanciato Benedetto XVI, i Gesuiti devono invece “testimoniare e aiutare a comprendere che vi è invece un’armonia profonda fra fede e ragione”, da tradursi - ha sollecitato - in una difesa di quei “punti nevralgici oggi fortemente attaccati dalla cultura secolare”. In sintesi, il matrimonio e la famiglia, la morale sessuale, la questione della salvezza di tutti gli uomini in Cristo:

     
    “Proprio per questo vi ho invitato e vi invito anche oggi a riflettere per ritrovare il senso più pieno di quel vostro caratteristico ‘quarto voto’ di obbedienza al Successore di Pietro, che non comporta solo la prontezza ad essere inviati in missione in terre lontane, ma anche - nel più genuino spirito ignaziano del ‘sentire con la Chiesa e nella Chiesa’ - ad ‘amare e servire’ il Vicario di Cristo in terra con quella devozione ‘effettiva ed affettiva’ che deve fare di voi dei suoi preziosi e insostituibili collaboratori nel suo servizio per la Chiesa universale”.
     
    Una fedeltà che poco prima, nel suo indirizzo di saluto al Pontefice, il neo preposito generale della Compagnia, padre Nicolás, aveva ribadito con estrema schiettezza:

     
    “Ci rattrista, Padre Santo, che le inevitabili insufficienze e superficialità di alcuni tra noi vengano talvolta utilizzate per drammatizzare e rappresentare come conflitti e opposizioni quelle che spesso sono solo manifestazioni di limiti e imperfezioni umane, o inevitabili tensioni del vivere quotidiano. Ma tutto ciò non ci scoraggia, né attenua la nostra passione, non solo di servire la Chiesa, ma anche, con maggiore radicalità, secondo lo spirito e la tradizione ignaziana, di amare la Chiesa gerarchica e il Santo Padre, Vicario di Cristo”.
     
    Benedetto XVI ha espresso apprezzamento per le opere di solidarietà cone le quali i Gesuiti - sulla scia, ha detto, di una “delle ultime lungimiranti intuizioni di di Padre Arrupe” - si sono messi a servizio dei rifugiati. Nel mettere in guardia a che tali opere “conservino sempre una chiara ed esplicita identità”, che non pregiudichi la bontà del lavoro apostolico, il Papa si è soffermato sul senso cristiano del servizio ai chi è nel bisogno:

     
    “Per noi la scelta dei poveri non è ideologica, ma nasce dal Vangelo. Innumerevoli e drammatiche sono le situazioni di ingiustizia e di povertà nel mondo di oggi, e se bisogna impegnarsi a comprenderne e a combatterne la cause strutturali, occorre anche saper scendere a combattere fin nel cuore stesso dell’uomo le radici profonde del male, il peccato che lo separa da Dio, senza dimenticare di venire incontro ai bisogni più urgenti nello spirito della carità di Cristo”.

     
    La conclusione dell’ampio discorso è stata riservata da Benedetto XVI all’importanza degli esercizi spirituali, da poco celebrati in Vaticano e pratica fondamentale nell’ascetica di Sant’Ignazio di Loyola. Sono uno “strumento prezioso ed efficace”, ha riconosciuto il Papa, per distinguere la voce di Dio nel rapido e spesso caotico mutare degli eventi e dei messaggi odierni. Quindi, Benedetto XVI ha concluso con la preghiera composta dal fondatore dei Gesuiti e definita “troppo grande” al punto che, ha ammesso il Pontefice, “quasi non oso dirla”: “Prendi, Signore, e ricevi tutta la mia libertà, la mia memoria, la mia intelligenza e tutta la mia volontà, tutto ciò che ho e possiedo; tu me l’hai dato, a te, Signore, lo ridòno; tutto è tuo, di tutto disponi secondo ogni tua volontà; dammi soltanto il tuo amore e la tua grazia; questo mi basta”.

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    Prudenza e moderazione: il richiamo del Papa a tutte le parti coinvolte nella crisi del Kosovo, ricevendo l’ambasciatore serbo per le Lettere credenziali

    ◊   La crisi nel Kosovo: il Papa richiama le parti coinvolte alla prudenza e alla moderazione, nel discorso rivolto all’ambasciatore serbo presso la Santa Sede, Vladeta Janković, ricevuto stamane in Vaticano per la presentazione delle Lettere Credenziali. Il servizio di Roberta Gisotti:


    Ha premesso Benedetto XVI che la Santa Sede dà grande valore ai rapporti diplomatici con la Serbia, da qui “l’incoraggiamento a continuare gli sforzi per costruire un futuro di pace, prosperità, riconciliazione e pacifica coesistenza nella regione, cosicché la Serbia e i suoi vicini cerchino di prendere il loro posto adeguato all’interno dell’Europa”. Quindi il monito del Papa: “Pochi Paesi nel continente europeo sono sfuggiti alle devastazioni della guerra nell’ultimo secolo, e tutti possono imparare la lezione del recente passato”. Poi il richiamo a lavorare per “un futuro più sicuro”, ricordando “che l’identità e la ricca tradizione culturale” della Serbia, così come di tutte le Nazioni europee, è profondamente radicata nell’eredità della fede cristiana”. “Conosco – ha detto Benedetto XVI - quanto profondamente il popolo serbo abbia sofferto nel corso dei recenti conflitti”, così pure le altre nazioni dei Balcani colpite dai tristi eventi nell’ultima decade. La Santa Sede condivide “il fervido desiderio che la pace che è stata raggiunta porti stabilità durevole nelle regione”. Da qui il richiamo a “tutte le parti interessate” - riferendosi all’attuale crisi del Kosovo - ad agire con prudenza e moderazione, e a cercare soluzioni che favoriscano mutuo rispetto e riconciliazione”.

     
    Per altro verso “la posizione geografica della Serbia – ha osservato il Santo Padre - al confine tra la cristianità orientale ed occidentale le dà un’opportunità unica di promuovere il dialogo ecumenico, mentre la sua familiarità con l’Islam, attraverso il suo incontro con l’impero ottomano e attraverso la presenza di molti musulmani oggi nella regione apre ricche possibilità per il progresso nel dialogo interreligioso. Ambedue questi processi – ha rilevato ancora il Papa - sono di estrema importanza per stabilire una più grande reciproca comprensione e rispetto tra i popoli e le nazioni nel mondo moderno”

     
    Da parte sua l’ambasciatore serbo, ha detto di sperare nel sostegno della Santa Sede nelle sue aspirazioni di integrazione europea, rivendicando “lo stesso trattamento che è stato accordato ad ogni altro Paese cristiano libero, indipendente e democratico, il che significa – ha rimarcato il diplomatico di Belgrado – che la sua integrità territoriale e sovranità, inclusa la provincia meridionale del Kosovo, deve essere rispettata”.

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    In udienza dal Papa, il rettore de "La Sapienza" Renato Guarini

    ◊   Nel corso della mattinata, Benedetto XVI ha ricevuto in udienza il rettore dell’Università di Roma “La Sapienza”, Renato Guarini. Questi ha portato in Vaticano i doni preparati in occasione della prevista visita del Papa, poi annullata, all’ateneo romano dello scorso 17 gennaio.

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    Nomine

    ◊   Il Santo Padre ha accettato la rinuncia al governo pastorale della diocesi di Tepic (Messico), presentata da mons. Alfonso Humberto Robles Cota, per raggiunti limiti di età. Gli succede mons. Ricardo Watty Urquidi, dei Missionari dello Spirito Santo, finora vescovo di Nuevo Laredo. Mons. Ricardo Watty Urquidi è nato a San Diego, California, U.S.A., il 16 luglio 1938. Ha seguito i corsi di filosofia e teologia presso lo Scolasticato della Congregazione dei Missionari dello Spirito Santo in Città del Messico. Ha emesso la professione religiosa nel dicembre 1958. E’ stato ordinato sacerdote a Città del Messico l’8 giugno 1968. Come sacerdote ha ricoperto gli incarichi di insegnante nel Seminario minore di Quetzaltenango (Guatemala), superiore della sua comunità a Città del Messico e parroco di "San Marcos", delegato episcopale della 7a. Zona Pastorale dell’arcidiocesi di México, vice-superiore del Vicariato di Messico dei Missionari dello Spirito Santo e Rettore del "Teologado" della sua Congregazione in Città del Messico. Il 27 maggio 1980 è stato nominato vescovo ausiliare di México, e ha ricevuto l’ordinazione episcopale il 19 luglio successivo. Il 6 novembre 1989 è stato nominato primo vescovo della nuova diocesi di Nuevo Laredo.

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    Iniziata la visita del cardinale Bertone a Cuba a dieci anni dallo storico viaggio di Giovanni Paolo II nell'isola caraibica

    ◊   Il cardinale segretario di Stato Tarcisio Bertone ha iniziato ieri sera un atteso viaggio a Cuba in occasione del decimo anniversario della visita apostolica di Giovanni Paolo II nell'isola caraibica. Il servizio di Luis Badilla.


    Felipe Pérez Roque, ministro degli Esteri, in passato per lunghi anni segretario personale di Fidel Castro, ha ricevuto ufficialmente ieri sera, nell’Aeroporto Internazionale “José Martí” dell’Avana, il cardinale segretario di Stato Tarcisio Bertone che visita l’isola caraibica nel contesto delle celebrazioni del decimo anniversario dello storico pellegrinaggio di Giovanni Paolo II, nel gennaio 1998. All’aeroporto c’erano anche la signora Caridad Diego, capo dell'Ufficio per gli Affari religiosi del Partito comunista cubano, l’arcivescovo dell’Avana cardinale Jaime Ortega, mons. Juan García Rodríguez, arcivescovo di Camagüey, presidente della Conferenza dei vescovi cattolici e il nunzio apostolico mons. Luigi Bonazzi. Il quotidiano ufficiale “Granma”, ieri, nella sua prima pagina, ha pubblicato una breve nota di benvenuto al porporato seguita da un ampio articolo che delinea il profilo biografico del segretario di Stato. “La visita di Sua Eminenza, segretario di Stato di Sua Santità, si legge nella nota, ha un carattere ufficiale e pastorale e si realizza nella cornice del X anniversario del viaggio storico nel nostro Paese di Papa Giovanni Paolo II. Inoltre, la visita, è espressione delle relazioni eccellenti e delle fluide, cordiali e rispettose comunicazioni esistenti tra Cuba e lo Stato della Città del Vaticano. Il cardinale Bertone si riunirà con le autorità cubane e prenderà parte a numerose attività di carattere pastorale nelle città dell'Avana, Villa Clara, Santiago de Cuba e Guantánamo”, conclude il comunicato. Oggi, giovedì 21, il cardinale Tarcisio Bertone incontrerà la Conferenza dei vescovi cubani nella “Casa Sacerdotal Juan María Vianney”. Nel pomeriggio quindi visiterà il Seminario “San Carlos y San Ambrosio”, per poi – alle ore 19.30, ora locale (01.30 in Europa) - presiedere la Santa Messa nella cattedrale dell’Avana, celebrazione alla quale saranno presenti numerose alte cariche dello Stato cubano secondo un comunicato del ministero degli Esteri cubano. Il cardinale Bertone ha già visitato Cuba nell'ottobre 2005, come arcivescovo di Genova, ed è stato ricevuto da Fidel Castro. In quella occasione, ha rivelato, “è stato il presidente a chiedere di incontrarmi. Era stato un colloquio molto lungo. Si parlò di molti argomenti. Della fame e della povertà diffuse nel mondo, e della necessità di una maggiore solidarietà tra i popoli e i governi. Si parlò anche delle guerre in corso”. “Rimasi colpito dal modo con cui Fidel Castro parlò del nostro Papa Benedetto XVI: 'È un Papa che mi piace – mi disse –, è una brava persona, l’ho capito subito guardando il suo volto, il volto di un angelo”. Fidel Castro poi mi chiese anche di invitare il Papa a visitare Cuba. Finora non è stato possibile. In futuro si vedrà”, ha commentato. Castro chiese in quell'occasione che venisse beatificato Karol Wojtyla “paragonando la figura di Giovanni Paolo II a quella di Madre Teresa di Calcutta”, ha rivelato il cardinale Bertone.

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    Accompagnare il malato nei momenti più difficili rispettandone sempre la dignità: è l’invito della Pontificia Accademia per la Vita in vista del Congresso sul malato morente

    ◊   Presentato stamani, in Sala Stampa vaticana, il Congresso internazionale “Accanto al malato inguaribile e al morente, orientamenti etici ed operativi”, promosso dalla Pontificia Accademia per la Vita, che si terrà nei giorni 25 e 26 febbraio in Vaticano. Il Convegno si svolge in occasione della XIV Assemblea generale della Pontificia Accademia per la Vita. A presentare l’evento c’erano stamani il presidente del dicastero, mons. Elio Sgreccia ed alcuni professori che interverranno al Congresso, tra i quali mons. Maurizio Calipari, teologo moralista della Pontificia Accademia per la Vita. La conferenza stampa è stata seguita per noi da Alessandro Gisotti:


    Accompagnare il malato nei più momenti difficili rispettandone sempre la dignità: è l’invito rivolto alla comunità scientifica dalla Pontificia Accademia per la Vita. L’arcivescovo Sgreccia ha ricordato che è la terza volta che il dicastero da lui presieduto si occupa della fase terminale della vita. E ciò anche per rispondere alla campagna mediatica in favore dell’eutanasia come anche all’introduzione dell’eutanasia stessa in alcune legislazioni nazionali. Dal canto suo, il prof. Joseph Capizzi, associato di Teologia Morale presso la Catholic University of America si è soffermato sul tema del dolore e della morte nell’attuale contesto di secolarizzazione che spinge ad escludere Dio dalla dimensione pubblica della nostra esistenza. Mons. Maurizio Calipari ha ribadito la necessità del rispetto dei principi morali nell’uso dei mezzi di conservazione della vita. Mons. Calipari ha spiegato la differenza tra eccesso terapeutico e abbandono del paziente:

     
    “Parliamo di eccesso terapeutico per indicare delle manovre che, di fatto, o non portano alcun beneficio al paziente o portano dei benefici talmente lievi, che non sono compensati da effetti collaterali molto più pesanti e negativi, o, nella peggiore delle ipotesi, addirittura, fanno del male al paziente e alla sua salute”.
     
    Il paziente, è stato il suo richiamo, ha il diritto e il dovere di rifiutare l’accanimento terapeutico. Ma questa valutazione è frutto di un giudizio medico e non soggettivo da parte del paziente. Perché esista un atto di eutanasia, ha aggiunto, ci vuole l’intenzionalità nell’uso di mezzi medici per procurare l'anticipazione della morte. Rispondendo ad una domanda sulla terapia del dolore, il teologo ha ricordato che già Pio XII sottolineò l’utilità della medicina per alleviare le sofferenze:

     
    “Si è detto con chiarezza da allora, e la Chiesa ha sempre ripetuto, che l’uso di analgesici che siano somministrati secondo le effettive e attuali esigenze del paziente è, non solo lecito, ma spesso doveroso, proprio per permettere alla gente di affrontare con serenità questi momenti così difficili”.

    Mons. Sgreccia, parlando delle prove mediche della morte cerebrale, ha dimostrato l’inconsistenza della posizione del filosofo materialista Singer secondo cui l’embrione non è un organismo vivo perché non ha il cervello:
     
    “Un conto è l’embrione, un conto è l’individuo adulto. Nell’embrione l’unità organismica, anche se all’inizio, viene mantenuta dai geni, i quali hanno anche la capacità poi di far sbocciare il tessuto nervoso. Vediamo i geni che si parlano tra di loro, fin dal primo contatto dello spermatozoo con la membrana dell’ovulo”.
     
    Nella presentazione di stamani, c’è stata anche la testimonianza del prof. Zibigniew Zylic che ha raccontato la sua esperienza di direttore di un ospizio in Inghilterra. Infine, il prof. Gigli ha presentato un documento sulle cellule staminali frutto di un Congresso del 2006 della Pontificia Accademia per la Vita. Un incontro, ha rammentato, che ha sottolineato con successo l’utilità delle ricerche sulle cellule staminali adulte.

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    Oggi su "L'Osservatore Romano"

    ◊   Il discorso di Benedetto XVI al nuovo Ambasciatore di Serbia presso la Santa Sede. Il Pontefice ha ricordato che la crisi nel Kosovo richiede prudenza e soluzioni che favoriscano la riconciliazione.

    L’udienza di Benedetto XVI ai partecipanti alla congregazione generale della Compagnia di Gesù.

    Il Messaggio di Benedetto XVI ai vescovi di Cuba nel decimo anniversario della visita di Giovanni Paolo II.

    Nell’informazione internazionale, in primo piano il Vicino Oriente: la Nato potrebbe inviare truppe in Cisgiordania, secondo le rivelazioni del generale James Jones.

    In cultura, un articolo di Saverio Ricci dal titolo “All’indice! Anzi no”: severità e ripensamenti, limiti e legalità, dei procedimenti istruiti dal Santo Uffizio.

    Dieci anni dall’apertura degli Archivi della Congregazione per la Dottrina della Fede. Un articolo di Atonia Pasqua Recchia, Direttore Generale per gli Archivi del Ministero italiano per i beni e le attività culturali.

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    Oggi in Primo Piano



    Appello-denuncia da un convegno a Roma: i cristiani rischiano l'estinzione in Medio Oriente, non abbandoniamoli!

    ◊   Far conoscere la sofferenza e il martirio dei cristiani in Medio Oriente, rilanciare i pellegrinaggi nei Luoghi Santi: è l'appello lanciato ieri dal cardinale Leonardo Sandri, prefetto della Congregazione per le Chiese Orientali, durante un convegno a Roma promosso su questa tematica dalla Comunità di Sant'Egidio. Il Custode di Terra Santa, padre Pierbattista Pizzaballa, ha denunciato il fatto che in queste regioni i cristiani sono a rischio estinzione. Analoghi appelli sono stati lanciati da vescovi e personalità giunte dal Libano, dalla Siria e dall’Iraq. Ce ne parla Francesca Sabatinelli:


    L’appello è all’Occidente, l’invito è a rendersi conto della ricchezza rappresentata dai cristiani del Medio Oriente, e a sostenerli, perché ormai abbandonati. Bisogna aiutarli è il richiamo, la loro presenza nella regione è fondamentale, sono un importante ponte tra Oriente ed Occidente, un grande tramite con l’islam, e rappresentano un legame con la modernità occidentale vista come pericolosa. Ma a situazioni come quella della Siria, dove i cristiani, seppur in fortissima minoranza, hanno una vita sociale conservando l’originalità della propria Chiesa, si oppone quella dell’Iraq. E’ lì che cristiani sono dimenticati, anche da chi dovrebbe aiutarli. Il problema è strutturale, spiega con forza mons. Jean-Benjamin Sleiman, arcivescovo di Baghdad dei Latini. L’Iraq eterogeneo è esploso con la caduta del regime di Saddam, quando si è scoperta la complessità di una società unificata, ma non integrata. In Iraq le minoranze non hanno più posto, il fondamentalismo si è sparso in un lampo, diventando cultura, esprimendosi in tanti modi: i cristiani iracheni sono umiliati, sotto pressione, perseguitati, il loro esodo dall’Iraq è una vera e propria emorragia, soprattutto verso la Siria e la Giordania, e anche lì sono mal tollerati. Mons. Jean-Benjamin Sleiman:

     
    “Che l’emigrazione sia diventata un esodo, questa è una cosa visibile. Ci sono, però, situazioni varie: ci sono quelli che hanno lasciato il Paese definitivamente; ci sono quelli che stanno aspettando un visto sia in Siria, sia in Libano, sia in Giordania, sia altrove; ci sono quelli che si sono spostati verso il nord alla ricerca di una maggiore sicurezza; e, ci sono poi quelli che rimangono e che sono un po’ abbandonati e dimenticati. Le situazioni sono, quindi, molto differenti fra loro, ma penso che ci sia un sentimento comune fra tutti: la paura del domani”.
     
    Il futuro per i cristiani d’Iraq è drammatico e per chi ha lasciato il Paese è difficile anche il rientro, ancora mons. Sleiman:
     
    “Il ritorno in Iraq c’è, ma è veramente molto scarso. Ci sono tra l’altro problemi anche economici. C’è infatti chi ha venduto tutti i propri beni, chi ha perso il lavoro e non ha facilità di ritrovarlo. Ma ci sono problemi anche politici e di sicurezza. Più di un cristiano è tornato perché è stato obbligato. Io sento un sentimento molto profondo: l’aver perso il legame con la propria patria, con la propria cultura. Come se tutto fosse diventato loro estraneo: non è più il mio Paese, non è più la mia cultura. C’è questo sentimento molto diffuso”.
     
    Antoine Audo, vescovo di Aleppo dei Caldei, in Siria, vede la soluzione nella unità delle Chiese, nel dialogo ecumenico, in quello interreligioso; accanto a questo però bisogna far rinascere nei musulmani la fiducia nei cristiani e nell’Occidente. Ciò che è stato fatto in Iraq, la guerra - ha detto - ha peggiorato le cose. Ma i cristiani, ha precisato Andrea Riccardi, non sono solo vittime della storia che li spinge ad una posizione di cittadini di seconda categoria, sono anche, a loro modo, protagonisti del presente:
     
    “Nel mondo contemporaneo globalizzato, la condizione della maggioranza è fatta anche dalle minoranze. Io credo che la scomparsa dei cristiani di Oriente sia un perdita non solo per loro , ma per i musulmani stessi. Questo sarà anche un inizio di difficoltà per altre minoranze religiose, linguistiche ed etniche. Penso che sia necessario aiutare i cristiani in Medio Oriente a non essere da soli, a non pensare da soli, a non sentirsi soli”.

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    Oggi si celebra la "Giornata internazionale della Lingua Madre"

    ◊   Il 2008 è stato proclamato dalle Nazioni Unite “L’anno Internazionale delle Lingue”. In questo contesto viene celebrata oggi a Bruxelles la IX edizione della "Giornata Internazionale della Lingua Madre", evento coordinato dall’UNESCO. Il servizio di Chiara Calace:
     
    Le lingue sono il cuore della vita sociale, economica e culturale: queste le parole del direttore generale dell’UNESCO, Koïchiro Matsuura, a proposito dello slogan lanciato dall’UNESCO: “Le lingue contano”. Ma quale è il significato dello slogan? Ascoltiamo il professor Giovanni Puglisi, presidente della Commissione nazionale Italiana UNESCO:
     
    “'Le lingue contano' significa che le lingue hanno un peso reale, l’espressione 'contare' significa 'pesare', essere determinanti nei sistemi economici. Oggi, nel mondo, le lingue sono molto in pericolo, soprattutto le lingue non veicolari, le lingue meno frequentate, anche se non morte, però non molto diffuse. Le lingue a rischio di scomparsa sono oggi, nel 2008, sei mila: questo, da un lato, dà la misura della ricchezza del patrimonio linguistico, dall’altro dà la misura di quale sia il pericolo incombente sulla cultura mondiale".

     
    Il professor Puglisi ha poi sottolineato l’importanza della lingua madre e l’importanza delle politiche linguistiche nel continente africano:
     
    "La lingua madre è la lingua attraverso la quale uno comincia ad entrare in relazione con l’altro. La lingua madre è qualcosa che fa parte del dna dell’uomo, sul campo dell’alfabetizzazione perché la mancanza di alfabetizzazione è un handicap strutturale per lo sviluppo di qualunque altra politica di sostegno. Si pensi come è difficile spiegare, in un Paese in cui la diffusione dell’HIV è quasi a livello di epidemia, alcuni concetti che diano il senso della cultura della prevenzione, in termini di tutela e di rispetto della persona, sin dai bambini. Il momento della conoscenza alfabetica e quindi dalla conoscenza linguistica, credo che nel continente africano sia prioritario, principale e fondante".

     
    Il professor Puglisi ci delinea quindi gli sforzi concreti dell’UNESCO per frenare la scomparsa delle lingue madri, sottolineandone l’importanza vitale:

     
    "Le azioni concrete, in questo caso, sono da un lato la sensibilizzazione della coscienza civile, e dall’altro quello della sensibilizzazione dei governi affinché investano più risorse possibili nella valorizzazione dei patrimoni linguistici, valorizzando quelli a rischio di scomparsa. Un mondo senza parola è un mondo senza speranza. Noi dobbiamo lavorare perché le lingue diventino il veicolo della pace e della cooperazione pacifica".

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    Chiesa e Società



    Appello dell'UNICEF per un cessate il fuoco in Darfur

    ◊   Un cessate il fuoco “per il bene dei bambini del Darfur”. A richiederlo è l’UNICEF, attraverso il suo direttore generale, Ann M. Veneman. “La recente escalation dei combattimenti nel Darfur occidentale – dichiara Veneman – ha aumentato le sofferenze e i pericoli per i bambini e le donne della regione”. “Gli sforzi per fornire assistenza urgente - evidenzia - sono ostacolati dalle violenze e gli ulteriori spostamenti di masse di civili mettono ancor più sotto pressione i campi per gli sfollati”. Il direttore generale dell’UNICEF sottolinea anche come l’organismo umanitario e i suoi partners si stiano prodigando nella distribuzione di “forniture mediche d’urgenza”, ripristinando “le forniture idriche nelle comunità che hanno subito attacchi”. Ma “per rispondere alle necessità urgenti dei bambini, le agenzie umanitarie hanno bisogno di accedere senza costrizioni alle aree colpite. “Le parti in conflitto - spiega Ann M. Veneman - devono esercitare il controllo per prevenire ulteriori spostamenti di massa e permettere alla gente di tornare nelle proprie case, rispettando le convenzioni internazionali sulla protezione dei bambini nei conflitti armati”. Da qui - fa notare l'agenzia Sir - deriva l’appello per un “cessate il fuoco”, in sintonia con la richiesta già avanzata dal segretario generale dell’ONU. (A.L.)

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    Kenya: il cardinale Njue esorta i fedeli a dedicare questo periodo di Quaresima alla riconciliazione

    ◊   Il cardinale John Njue, arcivescovo di Nairobi, ha esortato i keniani a dedicare questo periodo di Quaresima alla riconciliazione nazionale, dopo le violenze a sfondo etnico seguite alle contestate elezioni del 27 dicembre. L’appello è contenuto in una lettera pastorale letta in tutte le parrocchie della capitale durante la Messa di domenica scorsa. Il documento invita i fedeli a considerare l’origine etnica come “un dono di Dio, che ci ha dato la bellezza della diversità” e ricorda il dovere cristiano dell’impegno per la pace e la concordia: “I cattolici – si legge - sono chiamati a riflettere sul significato profondo della Parola di Dio per applicarla all’attuale situazione, in modo che il Mistero della Salvezza che viviamo in questi 40 giorni possa riconciliarci con Dio e con il prossimo”. “Per realizzare il Regno dei Cieli in terra – prosegue il testo - dobbiamo chiederci onestamente se questa crisi che ha causato l’uccisione di vite innocenti e la distruzione di proprietà, sia conciliabile con la vita cristiana”. Il porporato esorta quindi tutti i fedeli alla solidarietà, a “ricostruire le comunità cristiane, a sostenere i valori dell’onestà, della fiducia, del perdono e soprattutto, dell’amore”. Il cardinale invita, infine, a partecipare “attivamente” al processo di pacificazione avviato con la mediazione dell’ex segretario generale dell’ONU, Kofi Annan, su mandato dell'Unione Africana. (L.Z.)

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    Tasso di inflazione record in Zimbabwe: superato il 100.000%

    ◊   L’economia dello Zimbabwe, Paese una volta considerato il granaio dell’Africa, è sempre più fuori controllo. Alla miseria e alle sofferenze della popolazione si aggiunge adesso un nuovo e non invidiato record mondiale: secondo l’Ufficio centrale di statistica, nello Stato africano il tasso ufficiale di inflazione ha superato a gennaio il 100.000%. A questo dato si deve poi accostare quello riferito alla disoccupazione, arrivata all’80%. Il detonatore della crisi, che si trascina ormai da oltre 8 anni, secondo molti esperti occidentali è stata la riforma agraria del 2000. L’esproprio delle proprietà dei possidenti bianchi ha provocato, infatti, il tracollo del settore agricolo. Il crollo della produzione ha poi innescato ripercussioni sempre più gravi: la Banca centrale ha più volte svalutato, ad esempio, la moneta nazionale arrivando ad introdurre banconote che valgono fino a dieci milioni di dollari dello Zimbabwe. A dare un’ulteriore spinta all’inflazione galoppante, secondo gli esperti, è stato anche l’uso – definito disinvolto – del denaro pubblico in vista delle presidenziali del prossimo 29 marzo. Nei giorni scorsi, intanto, la Commissione “Giustizia e Pace” dello Stato africano aveva chiesto il rinvio delle elezioni precisando che mancano le condizioni perché siano “libere e giuste”. L’esito della consultazione sembra scontato: il favorito è l’attuale presidente Robert Mugabe, che oggi compie 84 anni e che è alla guida del Paese da 28 anni. (A cura di Amedeo Lomonaco)

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    Dall’ONU la proposta di tassare internet per combattere la povertà nel mondo

    ◊   Una tassa su internet e un contributo, una tantum, da parte di naviganti e internauti del web: è la proposta del nuovo Consigliere speciale del segretario generale dell'ONU, Philippe Douste-Blazy, per raccogliere fonti per la lotta contro la povertà nel mondo. Gli obiettivi del millennio non sono stati raggiunti poiché “malgrado le intenzioni degli Stati, gli sforzi non sono sufficienti” ha detto Douste-Blazy, ex ministro degli Esteri francese e attualmente direttore del programma Unitaid per l’acquisto di medicinali. Nella ricerca di nuove fonti di finanziamento, l’incarico specifico indicato due giorni fa a Douste-Blazy dal segretario generale delle Nazioni Unite Ban Ki-moon, si può considerare la proposta di “una tassazione di giochi su internet e dell'e-commerce”. A queste risorse si potrebbe aggiungere un contributo volontario di uno o due euro: “su scala individuale, questo micro-contributo sarebbe indolore, ma a livello collettivo potrebbe costituire una enorme somma, che permetterebbe di conseguire gli obiettivi del millennio”. Douste-Blazy – riferisce l’agenzia Misna - ha ricordato che senza agire contro le cause delle povertà, sarà inevitabile affrontare “migrazioni senza precedenti e conseguenze terribili legate all'umiliazione, alla collera e alla disperazione di questi 2,8 miliardi di esseri umani che vivono con meno di due dollari al giorno”". Secondo il consigliere delle Nazioni Unite, mancano 50 miliardi di dollari all’anno (34 miliardi di euro) per raggiungere gli otto Obiettivi del millennio fissati per il 2015. (A.L.)

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    L'ONU elogia il governo libanese per il riconoscimento dei profughi iracheni

    ◊   Una “decisione coraggiosa e di particolare significato” perché “assunta in un momento in cui il Paese sta affrontando gravi tumulti e insicurezza”. Così Stephane Jaquermet, rappresentante in Libano dell’Alto Commissariato Onu per i rifugiati (Unhcr) commenta la risposta del governo libanese alla richiesta avanzata dall’agenzia umanitaria di riconoscere lo status di rifugiati a migliaia di iracheni presenti sul territorio e considerati immigrati clandestini passibili di arresto. Dall’inizio della prossima settimana, infatti, riferisce l'Agenzia Sir, il direttorato generale libanese per la sicurezza concederà agli iracheni entrati illegalmente nel Paese tre mesi per regolarizzare la propria posizione. La decisione, spiega Jacquermet, “beneficerà migliaia di rifugiati iracheni e condurrà al rilascio di centinaia di detenuti. Dallo scorso ottobre sono stati arrestati 584 iracheni”. Per l’alto commissario Antonio Guterres, “la decisione libanese creerà nel Paese uno spazio di protezione per gli iracheni che dalla loro terra hanno tentato di sfuggire alle minacce e alle violenze”. Compito dell’Unhcr, spiega ancora Jacquermet, “sarà ora l’assistenza ai detenuti appena rilasciati. Tenteremo di far ottenere loro un permesso di lavoro”. Il 77,5% dei circa 50mila iracheni in Libano sono clandestini. L’Unhcr ne sta già assistendo diverse migliaia. (R.P.)

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    Relazioni con i musulmani e l'ecumenismo in Europa al centro dell'incontro del Comitato congiunto CCEE - KEK

    ◊   Si apre oggi a Londra l’incontro del Comitato congiunto del Consiglio delle Conferenze Episcopali d'Europa (CCEE) e della Conferenza delle Chiese Europee (KEK). Uno dei temi principali – rende noto l’agenzia Sir – è la valutazione dello scenario ecumenico in Europa. Durante i lavori verranno anche sottolineate la necessità di migliorare la collaborazione tra CCEE e KEK e l’esigenza di pensare a nuovi spazi e modalità per portare avanti la vita ecumenica nelle sue molteplici forme. Si parlerà inoltre delle relazioni con i musulmani nel Continente e delle sfide che le diverse visioni etiche pongono alla collaborazione. Verranno anche presentate alcune proposte per il futuro dei due organismi. Si pensa in particolare ad “un’unica struttura ecumenica europea” per “una visione dell’ecumenismo a lungo termine”. I partecipanti all’incontro verranno ricevuti dall’arcivescovo cattolico di Westminster, cardinale Cormac Murphy O’Connor e dal vescovo anglicano di Londra, Richard Chartres. (A.L.)

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    Per l'arcivescovo anglicano di Canterbury non si può giudicare l'islam solo sulla base di alcuni suoi aspetti negativi

    ◊   L’arcivescovo anglicano di Canterbury, Rowan Williams, ha definito ieri sera a Cambridge “sinistre” alcune delle pratiche della sharia nel tentativo di chiarire le sue recenti dichiarazioni sull’introduzione di parti della legge islamica nella legislazione britannica. Williams ha puntato il dito contro la discriminazione delle donne in alcuni Paesi musulmani. “Il modo in cui la sharia è stata codificata e viene osservata in tutto il mondo - ha detto Williams - è spaventoso”. “Il modo in cui viene applicata alle donne in Paesi come l’Arabia Saudita – ha aggiunto - è truce”. Il Primate anglicano – rende noto l’agenzia Sir - ha però aggiunto che la sharia “è radicata nel sentimento di fare la volontà di Dio nelle cose normali della vita” e ha messo in guardia contro la demonizzazione dei musulmani e della loro religione: “giudicare l’islam sulla base dei suoi aspetti negativi – ha spiegato - sarebbe come giudicare il cristianesimo sulla base di una coppia di capitoli del Vecchio Testamento”. Due settimane fa in un discorso alla “Royal Courts of Justice”, l’Alta Corte di Londra, Williams aveva dichiarato che “è inevitabile che alcune parti della sharia vengano riconosciute dalla legislazione britannica”. (A.L.)

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    Insediato ad Atene Hieronymos II, nuovo arcivescovo ortodosso

    ◊   Nessuna “chiusura” come pure nessuna marcia indietro nel dialogo ecumenico. L’insediamento, avvenuto il 16 febbraio, del nuovo arcivescovo ortodosso di Atene e di tutta la Grecia, Hieronymos II, non costituisce alcun cambiamento di rotta rispetto alla linea di apertura tracciata dal predecessore, Christodoulos, morto il 28 gennaio scorso. E questo anche se alla cerimonia d’insediamento, trasmessa in diretta televisiva, è stato invitato il parroco di San Dionigi, la cattedrale cattolica di Atene, ma non l’episcopato cattolico greco. Il mancato invito, infatti, non è un segno di “impedimento al dialogo” né tantomeno di “mancanza di rispetto per i vescovi cattolici”. Lo sottolinea l’archimandrita Ignazio Sotiriadis, membro della delegazione della Chiesa ortodossa di Grecia presso le istituzioni dell’Unione Europea. Sotiriadis - scrive il quotidiano della Santa Sede, ‘L’Osservatore Romano - tiene a precisare che sull’accaduto “non c’è una interpretazione ufficiale” e che secondo una “sua interpretazione, il nuovo arcivescovo ortodosso di Atene ha semplicemente voluto mantenere un profilo basso e quindi invitare come da protocollo solo le comunità locali, e non i capi delle altre Chiese”. E questo giustifica il solo invito al parroco della cattedrale cattolica. Fin dalla sua elezione - rileva ancora l’archimandrita – l’arcivescovo ha dichiarato di volersi mettere “nella linea del patriarca ecumenico Bartolomeo I”; questo è un segno che “l’apertura del patriarcato in campo ecumenico verrà rispettata anche dal nuovo primate di Atene”. Sotiriadis spiega che Hieronymos “ha voluto infatti che fosse intronizzato come arcivescovo di Atene e non come primate del Santo Sinodo tanto che nel suo discorso inaugurale - viene rilevato - non ha parlato né di Europa né delle relazioni intercristiane. Ciò significa anche che lascerà le cose che farà come primate della Chiesa ortodossa di Grecia e quindi le relazioni al di fuori dell’arcidiocesi di Atene, a una discussione con tutta la gerarchia che lui convocherà il 28 febbraio. Farà delle proposte e queste dovranno essere approvate dal Sinodo”. (A.L.)

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    A Cuba, la Chiesa vive con serenità e fiducia nella provvidenza di Dio il cambio di presidenza

    ◊   A Cuba, dove è arrivato il segretario di Stato Vaticano, cardinale Tarcisio Bertone, la rinuncia di Fidel Castro alla presidenza del Paese continua ad essere al centro di analisi. Tra queste, si devono sottolineare le dichiarazioni, rilasciate all’agenzia Sir, da mons. Josè Felix Perez, segretario esecutivo della Conferenza episcopale cubana. “Siamo molto tranquilli – afferma - e facciamo la vita di tutti i giorni; aspettiamo domenica per l’insediamento della nuova presidenza, con le strutture e gli incarichi propri del Consiglio di Stato”. In questo momento – spiega – è difficile valutare quali saranno i mezzi che adotterà il nuovo presidente e quale sarà la gradualità”. Il segretario esecutivo della Conferenza episcopale cubana sottolinea anche che “l’atteggiamento della Chiesa è sempre quello della fiducia nella provvidenza di Dio, nella rettitudine e nel buon giudizio di chi assumerà ora la responsabilità”. Mons. Josè Felix Perez riconosce inoltre che Fidel Castro è “una figura che ha avuto un peso storico notevole”, accentrando “tutta l’autorità e i simboli”. Ma a partire da adesso – osserva – “qualcosa sarà diverso”, anche se è difficile prevedere con quali modalità. La popolazione, intanto, sembra vivere questo momento tra paure e speranze. Il futuro, per alcuni, appare pieno di incognite. Per altri, invece, si prospettano cambiamenti importanti. (A.L.)

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    “Chiesa del Brasile: ascolta, segui ed annuncia”: è il tema del secondo Congresso Missionario nazionale sulle prospettive di Aparecida

    ◊   Dall’1 al 4 maggio, ad Aparecida (Brasile), avrà luogo il secondo Congresso Missionario Nazionale che ha per motto: “Chiesa del Brasile: ascolta, segui ed annuncia”. L’iniziativa si colloca nel cammino di preparazione al Terzo Congresso Missionario Americano, previsto a Quito dal 12 al 17 agosto. Si tratta di un momento privilegiato per riflettere sul percorso missionario che il Paese deve intraprendere; celebrare le grazie ricevute e ringraziare per la creatività e i sacrifici di tanti testimoni della fede. Partendo dal Documento di Aparecida, sarà l’occasione per riprendere nuovamente il cammino con entusiasmo, dedizione e speranza. L’obiettivo generale del Congresso è assumere la nostra “natura missionaria”, guidati dallo Spirito e al servizio del Regno di Dio, alla luce del Documento di Aparecida. (A.L.)

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    E' stata dedicata alla condizione femminile nella Chiesa e nella società, la plenaria della Conferenza episcopale indiana

    ◊   “Nella patria d’elezione della beata madre Teresa di Calcutta, la sua figura è esemplare della correttezza e determinazione delle donne, ma anche della capacità di resistere al materialismo”. E’ la nota che ha accompagnato i lavori della 28.ma Assemblea plenaria della Conferenza episcopale indiana, conclusasi ieri a Jamshedpur e incentrata sul tema: “Il miglioramento della condizione femminile nella Chiesa e nella società”. Tale tematica è stata scelta per ricordare il 20.mo anniversario della lettera apostolica “Mulieris dignitatem”. All’incontro - rende noto l'agenzia Sir - hanno partecipato 145 vescovi, numerosi religiosi e religiose. Per suor Sreeja, superiora provinciale delle suore di Notre Dame, l’incontro ha offerto l’occasione per “un confronto e una partecipazione costruttiva” dimostrando come la Chiesa abbia a cuore la dignità della donne. Secondo Bernadette Pitchai, segretaria della Commissione per le donne della Conferenza episcopale dello Stato indiano del Tamil Nadu, l’assemblea è stata un passo importante nella direzione dell’emancipazione delle donne in India. Nell’intervento inaugurale, il presidente del pontificio Consiglio Cor Unum, cardinale Paul Josef Cordes, aveva dichiarato che “i cristiani possono lasciare un segno in India per il loro amore per Dio e per il prossimo”. (A.L.)

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    Cina: tradotta in cinese l’opera di Giovanni Paolo II “La bottega dell’orefice”

    ◊   “La bottega dell’orefice”, l’opera teatrale scritta nel 1960 da Papa Giovanni Paolo II, è stata tradotta e rappresentata in un teatro di Hong Kong da 31 gennaio al 3 febbraio scorsi. Il cardinale Joseph Zen, vescovo di Hong Kong, nella prefazione del volume ha espresso la propria speranza che il pubblico possa imparare dai personaggi dell’opera, osservando che l’amore è incondizionato e senza fine. “Sono rimasto sbalordito dall’opera di Giovanni Paolo II” ha affermato il traduttore, il direttore teatrale Dominic Cheung Ho Kin, che ne ha curato anche la messa in scena, aggiungendo che la traduzione lo ha aiutato a riflettere sulla sua vita familiare. Cheung Ho Kin ha espresso all’agenzia Zenit l’auspicio che il testo aiuti la gente a familiarizzare con la letteratura cattolica e possa diventare uno strumento valido per l’evangelizzazione del Paese asiatico. L’opera racconta la storia di tre coppie che rivelano le loro idee e le loro aspettative su amore e matrimonio. Dopo la seconda rappresentazione a Hong Kong, “La bottega dell’orefice”, verrà pubblicata in cinese e distribuita nelle librerie di Hong Kong. (M.B.)

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    Il Laos punta all’aumento del “turismo sostenibile”, grande risorsa per il Paese

    ◊   Si registrano nuovi incoraggianti passi nel processo di graduale apertura del Laos: prende piede in particoalre nel Paese l’esperienza del “turismo sostenibile”, quello che non compromette il patrimonio ambientale, culturale e sociale del territorio. La partecipazione all’Associazione delle Nazioni del Sudest Asiatico (ASEAN), la discussione e la ratifica dei nuovi trattati in materia di cooperazione, difesa e commercio, sta aiutando il piccolo Stato dell’Indocina a stabilire sempre nuovi rapporti con l’estero. In questo processo rientrano anche materie come la cultura, i diritti umani e la religione che, secondo gli osservatori, troveranno sempre maggior spazio nel Paese. Uno dei segnali recenti – sottolinea l’agenzia Fides - è la firma di un accordo di cooperazione nel campo dell’istruzione, firmato con il Vietnam. Secondo l’accordo, i due Stati opereranno in stretto contatto e comunicazione per la formazione professionale e la gestione delle risorse umane. Il Laos ha iniziato negli anni scorsi un processo di riavvicinamento anche con la Thailandia, soprattutto dopo l’inaugurazione del secondo “Ponte dell'amicizia”, sul fiume Mekong, che per molti chilometri segna il confine fra i due Paesi. Lo sviluppo di un turismo sostenibile rappresenta poi una grande potenzialità per il Laos, sia in campo strettamente economico, attraverso la crescita dell'occupazione locale, sia in campo sociale, attraverso la valorizzazione delle risorse ambientali, umane e culturali. (A.L.)

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    Al via a Milano la Borsa Internazionale del Turismo

    ◊   Un giro del mondo in 152 Paesi. E’ decisamente internazionale la vocazione di questa 28.ma edizione della Borsa Internazionale del Turismo (BIT) che terrà banco fino a domenica nel polo di Rho di Fiera Milano. 10 i ministri del turismo esteri per l’inaugurazione di oggi: il vicepresidente del consiglio italiano, Rutelli ha tagliato il nastro di una rassegna che occupa nove padiglioni e che vede presenti per la prima volta nazioni come Bhutan, Mali, Repubblica Democratica del Congo, Bielorussia, Nicaragua. Accanto alle consolidate sezioni debuttano Certicibit, rassegna dedicata all’enogastronomia e alle produzioni di qualità, oltre al workshop Buy Club International dedicato al mondo dell’associazionismo. Particolare attenzione viene riservata poi al turismo equo e responsabile su iniziativa del Comune di Milano che dà spazio a questo tipo di iniziative soprattutto nei Paesi del sud del mondo. Presente, per la prima volta, anche uno stand del Parlamento Europeo per far conoscere i diritti dei viaggiatori e la normativa comunitaria in materia di turismo. Questa edizione della BIT arriva sulla scia di una ripresa dei viaggi: lo scorso anno è stato registrato un +6.2% nei movimenti dei viaggiatori e in questo flusso l’Italia torna a ricucirsi l’immagine del Bel Paese agli occhi della stampa estera, secondo una ricerca effettuata da BitLab, osservatorio permanente sull’immagine del settore turistico italiano all’estero. Nella classifica 2007 dell’Organizzazione Mondiale del Turismo, l’Italia è al quinto posto per numero di arrivi, dopo Francia, Spagna, USA e Cina, con un incremento del 7% rispetto al 2006. Torna domani per il ventesimo anno, il convegno organizzato dalla diocesi di Milano con la CEI e il Pontificio Consiglio Migranti ed Itineranti, dedicato alle opportunità che promuovono la donna in ambito turistico, sulla scia del tema scelto per la Giornata mondiale del turismo. (A cura di Fabio Brenna)

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    Alla biodiversità, riconosciuta come patrimonio dell'umanità, dedicato un convegno a Roma presso la FAO

    ◊   Proseguono a Roma, presso al sede della FAO,  i lavori della tredicesima riunione dell’organismo sussidiario di consulenza scientifica, tecnica e tecnologica della Convenzione sulla diversità biologica.  Tra le priorità emerse, quella di promuovere la cooperazione internazionale per affrontare le sfide in tema di alimentazione e agricoltura poste dal cambiamento climatico. Per molti, andrebbe ribattezzata come biovarietà. Resta il fatto che la biodiversità è un patrimonio dell’umanità, riconosciuto come tale dalle più grandi organizzazioni che si battono per la tutela dell’ambiente e della natura nel suo insieme.  Per biodiversità si intende la varietà degli esseri viventi che popolano la terra e si misura a livello di geni, di specie, di popolazioni e a livello di ecosistemi. Difenderla, dunque, rappresenta un dovere di tutti nell’interesse di chi vive oggi sul nostro pianeta e per le generazioni future. Con tali premesse, non sorprende che, aprendo i lavori, il direttore generale aggiunto della FAO, James Butler, abbia dichiarato che la biodiversità sia essenziale per la sopravvivenza dell’uomo. Non stupisce poi che la riunione  di questi giorni s’inserisca nel quadro della sfida per una produzione agricola sostenibile in grado di garantire la sicurezza alimentare a tutti, specialmente alle popolazioni rurali povere, spesso “custodi” della  biodiversità. La Convenzione, ufficialmente adottata nel 1992 a Nairobi, è stata fino ad oggi ratificata da 188 Stati. Gli obiettivi primari sono tre: la tutela della biodiversità,  l’uso sostenibile delle sue componenti e un’equa ripartizione dei proventi derivanti dallo sfruttamento delle risorse genetiche. Per sensibilizzare governi e opinione pubblica, ci si è posti  l’obiettivo di ridurre significativamente, entro il 2010, la perdita di biodiversità. Più in generale, la sfida  in difesa della biodiversità  rientra ormai nel quadro degli Obiettivi del millennio. Tra i punti toccati nelle prime due giornate d’incontro, è stato dato risalto in particolare all’attuazione dei programmi relativi alla biodiversità agricola e forestale, alla biodiversità degli ecosistemi marini. Si è discusso anche del cosiddetto modello italiano che mette in relazione biodiversità e nutrizione. Modello conosciuto come quello della dieta mediterranea. Del resto, l’Italia è all’avanguardia negli studi sulla biodiversità e nelle sue applicazioni. (A cura di Lucas Duran)

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    Simposio a Roma sull’inquisizione a 10 anni dall’apertura dell’Archivio della Congregazione per la Dottrina della Fede

    ◊   “A dieci anni dall’apertura dell’Archivio della Congregazione per la Dottrina della Fede: storia ed archivi dell’Inquisizione”. E’ il titolo del Convegno internazionale apertosi stamani a Roma presso l’Accademia dei Lincei. Prendendo spunto dalla realizzazione di un inventario informatico degli archivi dell’ex Sant’Uffizio, l’evento si propone di tracciare un bilancio della storiografia dell’Inquisizione pubblicata finora. Era il 22 gennaio 1998, quando il cardinale Joseph Ratzinger, allora prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede, annunciava solennemente il libero accesso ai documenti del Sant’Uffizio. L’annuncio avveniva nella sede dell’Accademia dei Lincei, che oggi è tornata a riflettere sull’importanza delle conseguenze di quella decisione. Ad aprire i lavori il prof. Adriano Prosperi, storico della scuola normale superiore di Pisa, che si è soffermato sul ruolo del Tribunale Romano dell’inquisizione. Nato nel 1542, durante il pontificato di Paolo III, esso ebbe un rapporto speciale con la società italiana. Al tribunale si appoggiarono, infatti, i sovrani della Penisola, la cui fragilità politica li spingeva ad affidare alla Chiesa il controllo dei fedeli e quindi del popolo. “In questo modo – ha sottolineato il prof. Properi – il tribunale romano dell’inquisizione divenne una sorta di ‘ministero della coscienza’, una funzione mantenuta fino al 7 dicembre 1965. Quel giorno, infatti, il Concilio Vaticano II approvò una dichiarazione di libertà religiosa, in cui si riconosce agli uomini la libertà di farsi guidare dalla propria coscienza e si condannava l’uso di mezzi contrari allo spirito evangelico. “Conseguenza di ciò – ha ricordato ancora il prof. Prosperi – è stata la trasformazione del Sant’Uffizio in Congregazione per la Dottrina della Fede. Un rinnovamento avvenuto, però, nella continuità”. Anche oggi – ha concluso lo storico – la Congregazione si pone a difesa della verità di fede. Annunciato, infine, l’imminente pubblicazione di un Dizionario storico dell’inquisizione, il cui primo volume dovrebbe vedere la luce fra tre mesi. (A cura di Isabella Piro)

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    La ragione via della verità: così il cardinale Angelo Bagnasco ieri alla Cattolica

    ◊   Recuperare “la fiducia nella capacità della ragione di scoprire la verità delle cose: è questa l’appassionante provocazione che i cristiani vivono nella società odierna". Lo ha detto ieri a Milano il presidente della Conferenza Episcopale Italiana (CEI), cardinale Angelo Bagnasco, intervenendo all’Università cattolica del Sacro Cuore in occasione della tradizionale inaugurazione dei corsi di introduzione alla teologia. Accolto dalle parole di benvenuto del rettore, Lorenzo Ornaghi - scrive il quotidiano della CEI, 'Avvenire' - il porporato ha illustrato i confini essenziali di “quell’antropologia teologica” che oggi è in grado di ridare il giusto posto al dialogo tra fede e ragione. Nell’analizzare l’attuale momento storico, il cardinale ha ricordato poi che “la cultura occidentale è caratterizzata da un’intensa ricerca della libertà”. Ma se la libertà – ha sottolineato – viene sradicata dal suo rapporto con la verità, si rivolta contro l’uomo e perde se stessa”. La vera libertà – ha infatti detto il cardinale – “è scegliere la verità sulla persona e quindi il suo bene oggettivo”: Nel ricordare infine le radici cristiane dell’Europa, il presidente della CEI ha indicato come compito dei cristiani quella “bonifica intellettuale” che è indispensabile per costruire una cultura orientata in senso cristiano. (A.L.)

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    Convegno a Roma di architetti, liturgisti ed esperti di storia dell’arte sacra, sulle linee da seguire nella costruzione di nuove chiese

    ◊   Quale deve essere il punto di partenza nella costruzione di una nuova chiesa? La pianta, la facciata, lo stile? E’ una questione che la Conferenza episcopale e le diocesi italiane si sono poste spesso, dopo la riforma conciliare. E ieri, quella domanda è stata al centro di un seminario di studi organizzato proprio dalla CEI e svoltosi a Roma con la partecipazione di architetti, liturgisti ed esperti di storia dell’arte sacra, i tre settori più direttamente coinvolti. “Nonostante tutto l’impegno – ha notato il segretario generale della CEI, mons. Giuseppe Betori – bisogna riconoscere che non sempre la riforma liturgica è stata interpretata correttamente e tradotta fedelmente”. Ad esempio, ha sottolineato il vescovo, uno dei problemi maggiori “consiste nel garantire allo spazio sacro il suo orientamento forte verso l’altare, senza fargli perdere la qualità, altrettanto determinante, di spazio per l’assemblea che partecipa attivamente alla celebrazione del mistero”. “Nel progettare e costruire una nuova chiesa – ha aggiunto monsignor Giuseppe Busani, già direttore dell’ufficio liturgico della CEI – il punto di partenza non sarà l’ideazione di un tetto e di un pavimento e neppure semplicemente di una facciata. Si dovrà pensare innanzitutto ai ‘poli celebrativi’ (ambone, altare, battistero), attorno ai quali si attua quel singolare modo di essere che è l’azione liturgica corrispondente”. Come dire che il primato è sempre della liturgia, a servizio della quale architettura, scultura e tutte le altre arti devono porsi. (A cura di Mimmo Muolo)

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    24 Ore nel Mondo



    L’Italia riconosce il Kosovo. Belgrado ritira l’ambasciatore da Roma

    ◊   In Italia il Consiglio dei ministri ha dato il via libera al riconoscimento del Kosovo. A renderlo noto, il presidente del Consiglio, Romano Prodi, e il ministro degli Esteri, Massimo D'Alema, in conferenza stampa a Palazzo Chigi. Tutti i ministri hanno votato per il sì ad eccezione di ferrero di Rifondazione comunista. Il servizio di Fausta Speranza:


    Amicizia e affetto per la Serbia, ribadisce Romano Prodi, dopo le parole in tal senso del capo di Stato, Giorgio Napolitano. Prodi parla di allineamento con "la maggior parte dei Paesi europei” e soprattutto di “forte impegno europeo” nel Kosovo. D’Alema parla della presenza italiana nei Balcani "come un fattore di equilibrio e garanzia per tutti”. Sul piano delle istituzioni europee, ci sono le parole di Mario Mauro, vicepresidente dell’Europarlamento, che ha presieduto ieri la seduta plenaria per il dibattito sul Kosovo. L'UE deve significare per questi Paesi diritto ed integrazione”, afferma, e poi sottolinea la prospettiva europea per la Serbia. Guardando a Belgrado, è stato confermato proprio poco fa l’annunciato ritiro dell’ambasciatore da Roma, mentre sul terreno c’è la mobilitazione di piazza: dinanzi all'ex parlamento federale, attese centinaia di migliaia di persone per la prima grande adunata contro quello che viene definito “lo scippo del Kosovo”, promossa ufficialmente dalle autorità serbe. Per l'occasione, le scuole resteranno chiuse e si potrà viaggiare gratis sui treni. Intanto, nella ex provincia i militari del contingente NATO della KFOR hanno ripristinato una normalità non priva di tensioni ai valichi di confine, devastati ieri da 2000 dimostranti nell'enclave serbofona a nord di Mitrovica.
     
    Italia - Prosegue la campagna elettorale segnata da alleanze e candidature
    Grandi manovre sul fronte delle alleanze e delle candidature negli schieramenti politici. Nella notte, trovato l’accordo tra il Partito democratico e i Radicali. Nel centrodestra, restano irrisolti i nodi di Roma e della Sicilia. Mentre al Centro continua il confronto tra UDC, Rosa Bianca e UDEUR per una lista unitaria. Servizio di Giampiero Guadagni:


    Alla fine di una lunga trattativa, i Radicali hanno dunque accettato la proposta di Veltroni di inserire nelle liste del Partito democratico nove propri candidati in circoscrizioni considerate sicure. Inoltre, in caso di vittoria, Emma Bonino avrebbe un posto da ministro. L’intesa non era quella sperata dai Radicali, che avrebbero voluto apparentarsi con il PD mantenendo il simbolo come chiesto e ottenuto dall’Italia dei Valori di Di Pietro. Intanto, sempre nel PD, tiene banco la mancata ricandidatura di Ciriaco De Mita. L’ex segretario della DC ha risposto lasciando il PD e appare ora probabile il suo ingresso nella Rosa Bianca di Tabacci. Che dice no all’accordo elettorale con l’UDEUR di Mastella, e prova piuttosto a ricucire i rapporti con l’UDC di Casini. Il quale da parte sua vorrebbe un accordo tra tutte le forze di centro. Acque agitate anche nel centrodestra. Il PDL cerca un candidato sindaco a Roma da contrapporre a Rutelli. Definitivamente tramontata l’ipotesi Giuliano Ferrara, la cui Lista per la Vita non viene vista di buon occhio da Berlusconi e Fini. Partita aperta anche per la candidatura alla regione Sicilia. Ore decisive per la candidatura del leader del Movimento per le autonomie, Lombardo, che sarebbe sostenuto da PDL e UDC insieme, in controtendenza con lo strappo avvenuto a livello nazionale. Per tutte le forze politiche il tempo incalza. Dal 29 febbraio al 2 marzo, dovranno essere depositati i simboli al ministero dell’interno. Dal 9 al 10 marzo la presentazione delle liste dei candidati.

    Risoluzione del parlamento europeo sulla crisi nella Striscia di Gaza
    Il parlamento europeo ha approvato a larghissima maggioranza una risoluzione presentata dai sei principali gruppi parlamentari nella quale esprime “la sua profonda preoccupazione per la crisi umanitaria e politica nella Striscia di Gaza e per le sue ulteriori possibili gravi conseguenze”. I deputati ritengono inoltre che i recenti sviluppi della situazione al Valico di Rafah, “siano essi eventi pacifici o atti di violenza, costituiscono il risultato della crisi nella Striscia di Gaza”. Il parlamento europeo in particolare “ribadisce il suo invito a cessare immediatamente ogni atto di violenza, esorta Israele a porre fine alle azioni militari che uccidono e mettono in pericolo i civili e alle uccisioni mirate extragiudiziali e chiede ad Hamas, a seguito dell'occupazione illegale della Striscia di Gaza, di impedire il lancio di razzi ad opera delle milizie palestinesi verso il territorio israeliano”. L’europarlamento sottolinea inoltre che “la politica di isolamento della Striscia di Gaza è fallita sia a livello politico sia a livello umanitario” e ribadisce l'appello per una fine del blocco e per una riapertura “controllata” dei valichi da e verso Gaza.

    Bombardamenti turchi al nord dell’Iraq
    L'artiglieria turca ha bombardato questa mattina alcune aree di confine in territorio iracheno, mentre aerei da guerra turchi sorvolano la zona: è quanto ha riferito una fonte dell'Unione patriottica del Kurdistan, il partito del presidente iracheno, Jalal Talabani. Una decina di giorni fa, il primo ministro turco, Tayyip Erdogan, si era impegnato a continuare a colpire in Iraq obiettivi del PKK (Partito dei lavoratori del Kurdistan, indipendentisti curdi turchi). Ankara ritiene che il PKK sia responsabile della morte di circa 40 mila persone dal 1984, anno in cui ha cominciato la sua lotta armata per ottenere il riconoscimento di uno Stato curdo nel sudest della Turchia.

    Iraq
    Quattro soldati britannici sono rimasti leggermente feriti da un'esplosione avvenuta al passaggio del loro convoglio presso Bassora, nel sud del Paese. Nella zona meridionale dell'Iraq, ci sono ancora dispiegati circa 4.100 militari britannici. Intanto, sono in corso le operazioni preparatorie per ritirare i 550 soldati australiani combattenti di base e i 65 addestratori dell'esercito nella provincia di Dhi Qar, sud dell'Iraq. Il governo laburista di Canberra, eletto a gran maggioranza in novembre, mantiene così la promessa elettorale di ritirare le truppe di combattimento per la metà del 2008. Da parte del governo, fanno sapere che il ritiro sarà effettuato in stretta consultazione con gli USA e la Gran Bretagna per minimizzare le ripercussioni, che le truppe australiane hanno portato a termine il loro impegno e che inoltre è migliorata la situazione di sicurezza perché Al Qaida ha sofferto perdite notevoli e ha perso influenza in Iraq. Nel 2003, sotto il precedente governo conservatore, il Paese aveva partecipato all'invasione dell'Iraq con 2000 soldati a fianco delle forze USA e britanniche.

    Afghanistan
    Un soldato britannico è rimasto ucciso e un altro ferito in un'esplosione avvenuta oggi mentre i due militari erano di pattuglia nel sud dell'Afghanistan. Circa 40 commando dei Royal Marines, è stato precisato da fonti ufficiali, stavano compiendo un “pattugliamento di sensibilizzazione” nella provincia di Helmand, una di quelle dove più attivi sono gli insorti taleban, quando sono stati investiti dall'esplosione. Sale così a 89 il numero dei soldati britannici morti in Afghanistan dal 2001. Il Regno Unito ha circa 7.800 uomini nel Paese asiatico, in maggioranza dispiegati nella turbolenta provincia di Helmand.

    Pakistan
    Consultazioni determinanti sono in corso a Islamabad sulla formazione del nuovo governo pakistano fra i leader dei due partiti d'opposizione che hanno vinto le elezioni legislative di lunedì, ma che devono fare i conti con il presidente, Pervez Musharraf, determinato a rimanere al proprio posto. E' una questione cruciale quella del futuro del presidente, al potere dal 1999 con un colpo di Stato militare: il Partito popolare pachistano (PPP) della leader assassinata Benazir Bhutto non è ostile a una collaborazione con Musharraf - un accordo sulla spartizione del potere era stato raggiunto con l'ex premier, che era quindi tornata a ottobre dopo otto anni di esilio volontario. Ma Nawaz Sharif, il cui governo venne rovesciato da Musharraf nel 1999, ha fatto delle dimissioni del presidente la sua missione. Contro il presidente, si è schierato anche il movimento dei togati. Il presidente della Corte suprema, Iftikhar Chaudry, agli arresti domiciliari da novembre, quando Musharraf destituì due terzi dei giudici della Corte a lui ostili, ha rinnovato l'appello al nuovo parlamento a cancellare gli “emendamenti anticostituzionali” imposti da Musharraf nelle sei settimane di leggi speciali alla fine dello scorso anno. La sua prima destituzione, nel marzo dello scorso anno, ha scatenato le piazze, tanto che Musharraf è stato costretto a reinsediarlo dopo sei mesi. Asif Ali Zardari, vedovo della Bhutto e nuovo leader del PPP, si incontra nel tardo pomeriggio con Nawaz Sharif. I risultati non ancora definitivi indicano che nessuno dei partiti ha la maggioranza assoluta sui 272 seggi eletti in parlamento.

    Kenya
    Il governo keniano ha annunciato di accettare, almeno “in linea di principio” l'ipotesi della creazione del posto di primo ministro, ruolo attualmente non previsto dalla costituzione keniana, che affida tutti i poteri al presidente della Repubblica. Si tratta di un'importante svolta negoziale, su cui il capo della mediazione, l'ex segretario generale dell'ONU Kofi Annan, lavorava da tempo. Il problema ora è vedere di quali poteri sarà investito il premier, ruolo che - appare scontato - sarebbe attribuito al leader dell'opposizione, Raila Odinga, che bilancerebbe così quelli del presidente, Mwai Kibaki, la cui contestata elezione ha scatenato le violenze nel Paese. Il passo del governo potrebbe calmare la situazione. Ieri, l'opposizione aveva annunciato il ritorno in piazza entro una settimana in mancanza di un'intesa, mentre si erano diffuse notizie secondo cui i due schieramenti stavano preparando milizie paramilitari. Di condivisione di potere si è già parlato in diverse fasi del negoziato. Come mai, dunque, l’accordo di massima raggiunto oggi in kenya è considerato così importante? Stefano Leszczynski l’ha chiesto all’africanista Enrico Casale, della rivista dei Gesuiti italiani, Popoli:


    R. - Il punto sul quale si è trovata una convergenza oggi è quello della creazione di un primo ministro. Questo è un punto delicato, perchè il presidente della Repubblica kenyana, nell’attuale Costituzione, ha un potere effettivamente molto grande. La creazione di un primo ministro significherebbe, e significherà probabilmente, ridurre questo potere e, soprattutto, permetterà di condividerlo con altre forze politiche. Io non sarei ottimista sulla soluzione della crisi kenyana.

     
    D. - Sul Kenya, è intervenuto spesso nel corso della sua missione africana anche il presidente statunitense, Bush. Che influenza può avere oggi in Africa il punto di vista degli Stati Uniti?

     
    R. - Non si parla mai abbastanza di un conflitto che in Africa è in corso ormai da qualche tempo, ed è un conflitto tra un blocco occidentale guidato dagli Stati Uniti e un blocco orientale guidato dalla Cina, per la gestione delle risorse enormi dell’Africa. Il viaggio attuale del presidente degli Stati Uniti è stato un viaggio necessario per ribadire come gli Stati Uniti siano attenti all’Africa e presenti in Africa. Quindi, io credo che gli Stati Uniti possano avere una voce importante nella soluzione della crisi kenyana.

    Ciad
    Il ministro degli Affari esteri del Ciad, Ahmad Allam-Mi, ha detto a Bruxelles che il suo governo “in questo momento negozia con i ribelli”, aggiungendo di sapere che i ribelli sono manipolati dal governo del Sudan”, ha affermato il ministro dopo un incontro con alti funzionari dell'Unione europea. Il ministro del Ciad ha quindi assicurato che il governo “non sa” dove siano i due dirigenti dell'opposizione in Ciad, Ibni Oumar Mahamat Saleh e Ngarlejy Yorongar, che secondo voci diffuse nei giorni scorsi erano stati imprigionati. Ha anche criticato l'Austria che aveva raccolto tali voci e ieri aveva chiesto il rilascio dei due. “Per un Paese dell'EUFOR è un'ingerenza grave negli affari interni del Ciad”, ha sostenuto, aggiungendo che non si può escludere che i due esponenti politici abbiano raggiunto le file dei ribelli.

    Record per petrolio e oro
    Prezzo del petrolio ancora sopra la soglia dei 100 dollari, dopo il record toccato ieri a 101,32 dollari al barile. Il greggio con consegna ad aprile è scambiato al mercato elettronico after hours di New York a 100,28 dollari al barile, in rialzo di 58 cent (+0,6%). È c’è da dire che in queste ore anche l’oro ha stabilito un nuovo record. Il metallo giallo vale 947,15 dollari l'oncia. Anche il platino ha toccato il nuovo massimo di sempre, a quota 2.185,5 dollari l'oncia. Le quotazioni sono state rilevate sui mercati asiatici e la loro impennata appare legata alla necessità di difendersi dall'inflazione in un contesto caratterizzato dal surriscaldamento delle materie prime, a cominciare dal petrolio.

    Rapporto della Commissione UE sull’economia
    La crescita dell'economia italiana sarà “quasi piatta” nei primi tre mesi del 2008 (+0,1%) per poi riprendersi in maniera “graduale ma modesta” nei trimestri successivi (+0,2%, +0,3%, +0,3%), chiudendo l'anno con un +0,7%. È quanto afferma la Commissione UE nel rapporto in cui sono contenute le nuove stime sull'andamento del PIL dei principali Paesi dell'UE. “L'attività economica in Italia - si legge - ha rallentato più che nel resto della zona euro nell'ultima parte del 2007, chiudendo l'anno all'1,8%, lo 0,1% in meno del previsto”. Questo - si spiega - è dovuto anche a “fattori eccezionali, come gli scioperi di dicembre nel settore dei trasporti”. Ma il dato 2007 avrà inevitabilmente ripercussioni sul 2008, “con le indicazioni disponibili per la prima parte dell'anno abbastanza negative”. Anche l'inflazione resterà intorno al 3% nei primi mesi dell'anno, per poi attestarsi al 2,7% a fine 2008. Nel mirino di Bruxelles, non solo il caro-benzina e gli elevati prezzi dei generi alimentari, ma anche “gli aumenti delle tariffe”.

    Cuba
    L'opposizione cubana ritiene che l'Assemblea popolare eleggerà nei prossimi giorni Raul Castro quale presidente al posto di Fidel, che rimarrebbe a capo del partito, vera forza dirigente della Rivoluzione. “È molto probabile che Raul sia eletto alla presidenza al posto di Fidel, e in questo caso quest'ultimo manterrà verosimilmente la carica di primo segretario, che è quella veramente dirigente nel regime cubano”, ha detto all'ANSA Antonio Guedes, dell'Unione liberal cubana. Secondo Guedes, non si può tuttavia escludere del tutto che, considerata l'età di Raul (76 anni), l'Assemblea decida di eleggere una personalità più giovane come ad esempio Carlos Lage. “In questo caso Fidel potrebbe lasciare anche la carica di primo segretario che verrebbe assunta da Raul, ma per questo bisognerebbe convocare un congresso del PCC”. “A Cuba il vero potere sta nel partito e nelle forze armate, attualmente guidate da Raul”, assicura Rigoberto Carceller, leader della piattaforma 'Cuba, democrazia adesso'. “La costituzione cubana - ricorda - stabilisce che 'la massima forza dirigente della società e dello Stato è il partito comunistà, lo stesso modello della fu Unione Sovietica. “Inoltre - avverte Carceller - non bisogna dimenticare che Fidel e Raul manterranno la carica irrinunciabile di Comandanti in Capo della Rivoluzione, al di sopra di chiunque”.

    Timor est
    Il presidente di Timor Est, Jose Ramos-Horta, ferito gravemente in un attentato nella sua residenza e ricoverato nell'ospedale maggiore di Darwin in Australia, ha ripreso conoscenza dopo 10 giorni di coma indotto e cinque operazioni chirurgiche. Militari ribelli hanno sparato a Ramos-Horta, 58 anni, premio Nobel per la pace per il suo impegno a favore dell'indipendenza dall'Indonesia, in un attacco all'alba nella sua residenza l'11 febbraio scorso. Durante l'attacco, è rimasto ucciso il leader dei ribelli, l'ex ufficiale Alfredo Reinado. Un'ora dopo, altri uomini armati hanno sparato all'auto del premier Xanana Gusmao, che grazie alla perizia del suo autista è riuscito e fuggire ed è rimasto illeso. Intanto, sono giunti a Timor est tre agenti dell'FBI per assistere con le investigazioni i 70 detective e ufficiali della Polizia federale australiana che stanno indagando sul duplice attacco.

    Corea del Sud
    Il neopresidente sud coreano, Lee Myung Bak, è stato scagionato dalle accuse di frode a suo carico in seguito ad un'inchiesta condotta da una commissione speciale. Lo scrive la BBC on line. “Riteniamo che il presidente non sia coinvolto in alcuna manipolazione del mercato azionario”, ha detto il procuratore, Chung Ho-young. L'annuncio arriva quattro giorni prima che Lee Myung-bak, eletto il 19 dicembre 2007, presti giuramento. Durante la campagna elettorale, il presidente aveva respinto le accuse che lo vedevano coinvolto in uno scandalo finanziario scoppiato nel 2001, per il quale è finito sotto processo un ex socio in affari. I procuratori avevano già scagionato Lee Myung-bak nel dicembre 2007, ma la magistratura aveva votato per la riapertura del caso dopo la comparsa di un video nel quale Lee ammette di aver fondato la BKK, controversa società d'investimenti. Le indagini hanno anche scagionato il presidente dalle accuse secondo le quali avrebbe acquistato un terreno sotto falso nome. Il 25 febbraio, Lee inizierà ufficialmente il suo mandato dopo la vittoria alle elezioni di dicembre. Lee Myung-bak, ex membro dell'esecutivo Hyunday, e leader del Gran partito nazionale conservatore, ha tra suoi obiettivi la ripresa dell'economia e la conduzione di una politica più rigida nei confronti della Corea del Nord. (Panoramica internazionale a cura di Fausta Speranza)

     
     Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LII no. 52

     

     
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