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Sommario del 20/02/2008

Il Papa e la Santa Sede

  • Udienza generale: il Papa cita Sant'Agostino come precursore della vera laicità
  • A 10 anni dal viaggio di Giovanni Paolo II la visita a Cuba del cardinale Bertone, partito oggi da Roma all’indomani della rinuncia di Fidel Castro a guidare il Paese
  • Santa Sede e Stato italiano celebrano i 79 anni dei Patti Lateranensi
  • Il cardinale Friedrich Wetter festeggia gli 80 anni. Sostituì l'attuale Pontefice alla guida dell'arcidiocesi di Monaco e Frisinga
  • Presentata a Roma l'Enciclopedia della preghiera
  • Oggi su "L'Osservatore Romano"
  • Oggi in Primo Piano

  • Germania, Austria e Norvegia riconoscono il Kosovo
  • La Chiesa affronta l'emergenza rifiuti in Campania
  • Il Comitato Tv e Minori: progressi nella tutela dei più piccoli, ma ancora troppa violenza sul piccolo schermo
  • Chiesa e Società

  • Andrea Riccardi: cristiani in Medio Oriente, vittime e protagonisti
  • L’arcivescovo di Parigi auspica uno status giuridico per l'embrione
  • Samuel Kobia lascia la guida del Consiglio Mondiale delle Chiese
  • I vescovi statunitensi condannano le nuove leggi sull’immigrazione
  • Stabilità in Kosovo e libertà religiosa in Turchia tra i temi al centro dell’incontro tra presidenza slovena e Chiese europee
  • Morto questa mattina l’arcivescovo emerito di Belgrado, mons. Franc Perko. Sabato i funerali
  • Migliaia di rifugiati ciadiani in Camerun
  • Madagascar: dighe crollate, inondazioni e sfollati dopo il passaggio del ciclone "Ivan"
  • In Bolivia non si attenua l’emergenza umanitaria causata dalle inondazioni
  • L’effetto serra minaccia anche i diritti umani
  • Il cardinale Cordes esprime preoccupazione per il crescente materialismo in India
  • Vietnam: l’opera dei volontari cattolici per combattere analfabetismo e miseria
  • A Taiwan inaugurato un ospedale cattolico per malati incurabili
  • Buona risposta di vocazioni per i Francescani nell'Asia del sud e in Oceania
  • In Papua Nuova Guinea, un nuovo Santuario mariano per accrescere la devozione alla Vergine in Oceania
  • Migliaia di persone hanno partecipato in Messico alla Giornata nazionale per la vita e la famiglia
  • Spagna: 60 associazioni hanno partecipato al primo incontro nazionale degli obiettori di coscienza alla materia di educazione per la cittadinanza
  • 24 Ore nel Mondo

  • Le primarie negli USA: Obama vince anche nelle Hawaii
  • Il Papa e la Santa Sede



    Udienza generale: il Papa cita Sant'Agostino come precursore della vera laicità

    ◊   Dopo la pausa degli Esercizi Spirituali, Benedetto XVI ha ripreso le udienze generali del mercoledì salutando i pellegrini radunati nella Basilica Vaticana per poi svolgere la sua catechesi nell’Aula Paolo VI. Il Papa ha parlato ancora della “straordinaria figura di Sant’Agostino”, sottolineando come questo grande Padre della Chiesa abbia insegnato la “vera laicità”. Ha quindi esortato i fedeli ad attuare, in questo tempo quaresimale, un deciso sforzo di conversione e un impegno evangelico più generoso. Il servizio di Tiziana Campisi:

    “Grande testimone di Cristo”: questo è stato Sant’Agostino, le cui innumerevoli opere, ha detto Benedetto XVI, “sono d’importanza capitale, e non solo per la storia del cristianesimo”. L’esempio più chiaro sono le Confessioni, uno dei libri dell’antichità cristiana tuttora più letti. Scritte fra il 397 e il 400, durante l’episcopato, sono una “meditazione interiore” compiuta dinanzi a Dio e descrivono “il cammino interiore” dell’antico retore, una “confessione delle proprie debolezze”, “dei propri peccati”, ma anche una lode a Dio, uno sguardo della propria miseria alla luce di Dio che diventa ringraziamento a Lui per l’amore verso gli uomini, amore che trasforma ed eleva a Dio stesso:

    Sono una specie di autobiografia ma autobiografia nella forma di un dialogo con Dio. E questo genere letterario riflette proprio la vita di Sant’Agostino che era una vita non in sé chiusa e non una vita dispersa in tante cose ma sostanzialmente una vita vissuta come dialogo con Dio e così una vita per gli altri … E vi sono molti fratelli ai quali queste opere piacciono e devo dire che io sono uno di questi fratelli”.

    Il Papa ha illustrato dettagliatamente alcune opere del vescovo di Ippona, elencando, accanto alle Ritrattazioni – due libri in cui l’anziano presule revisionò tutti i suoi scritti lasciando anche “un insegnamento di sincerità e di umiltà intellettuale” – le oltre trecento lettere pervenuteci e le quasi seicento omelie, “frutto di un quarantennio di predicazione” che lascia pensare, in realtà, a circa quattromila prediche, molte delle quali “trascritte e corrette”, per confutare eretici, per interpretare le Sacre Scritture ed edificare i figli della Chiesa. E come non parlare de “La Città di Dio”? “Opera imponente e decisiva per lo sviluppo del pensiero politico occidentale e per la teologia cristiana della storia”, ha spiegato il Santo Padre; ventidue libri, per rispondere alle accuse pagane che imputavano al cristianesimo la caduta di Roma, invasa e messa a sacco dai Goti nel 410: se con il culto agli dei Roma era divenuta caput mundi, la nuova religione aveva portato alla sua caduta. Il Dio cristiano, insomma veniva definito incapace di proteggere la capitale dell’impero romano, perciò non un dio al quale potersi affidare. Agostino spiegò cosa aspettarsi da Dio e cosa no, “quale la relazione tra la sfera politica e la sfera della fede e della Chiesa”:

    Anche oggi questo libro è una fonte per definire bene la vera laicità e la competenza della Chiesa, la grande vera speranza che ci dona la fede. Quindi il libro è una presentazione della storia dell’umanità governata dalla Provvidenza divina ma divisa da due amori. E’ questo è il suo disegno fondamentale, la sua interpretazione della storia: la lotta di due amori, amore di sé sino all’indifferenza per Dio e amore di Dio sino all’indifferenza di sé, alla piena libertà da sé per gli altri, nella luce di Dio”.
     
    Dal lungo elenco degli scritti agostiniani Benedetto XVI ha citato poi il De Trinitate - sulla fede in Dio-Trinità, sul volto di Dio, “unico creatore del mondo”, “cerchio di amore” e “mistero insondabile” che “nelle Tre Persone è la più reale e profonda unità dell’unico Dio” - il De doctrina Christiana - “una vera e propria introduzione culturale all’interpretazione della Bibbia e in definitiva allo stesso cristianesimo” - il De catechizandis rudibus, dedicato ai problemi dell’istruzione dei molti cristiani illetterati. E ancora “la massa delle omelie, spesso pronunciate ‘a braccio’, trascritte dai tachigrafi durante la predicazione e subito messe in circolazione”. Della vasta produzione letteraria di Agostino e del suo amore per i libri e la cultura, ha aggiunto il Papa, c’è traccia anche nell’iconografia. Pure in quello che è ritenuto il più antico ritratto del grande Padre della Chiesa - un affresco del VI secolo nel Sancta Sanctorum Laterano - in cui il vescovo di Ippona è raffigurato con un codice ed uno scritto:
     
    “Raccomandava sempre di conservare diligentemente per i posteri la biblioteca della chiesa con tutti i codici, soprattutto quelli delle sue opere".
     
    Il Papa ha infine ricordato le parole del primo biografo di Sant’Agostino - Possidio - che definisce l’amico vescovo “sempre vivo” nelle sue opere, che “giova a chi legge i suoi scritti”. “La Quaresima è il tempo della conversione dei cuori, degli esercizi spirituali e del ritorno dell’uomo a Dio – ha affermato Benedetto XVI nei saluti in polacco – che la nostra preghiera ed i nostri buoni propositi siano animati dall’invocazione di Sant’Agostino: “Inquieto è il nostro cuore, finché non riposa in Dio”. E ai fedeli raccolti nella Basilica di San Pietro il Papa ha invece rivolto questo invito:

     
    “Il cammino quaresimale che stiamo percorrendo sia occasione favorevole di un deciso sforzo di conversione e di rinnovamento spirituale per un risveglio alla fede autentica, per un recupero salutare del rapporto con Dio e per un impegno evangelico più generoso. Nella consapevolezza che l'amore è stile di vita che contraddistingue il credente, non stancatevi di essere ovunque testimoni di carità”.

     
    Nei suoi saluti Benedetto XVI ha avuto un pensiero particolare per i fedeli della diocesi di Pavia e di Vigevano, dove si è recato in visita, nell’aprile dello scorso anno, per conoscere, anche, i luoghi che custodiscono le reliquie di Sant’Agostino. Per i giovani poi il Papa ha auspicato che “l’amicizia nei confronti di Gesù” possa essere “fonte di gioia e spinta a compiere scelte impegnative”.

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    A 10 anni dal viaggio di Giovanni Paolo II la visita a Cuba del cardinale Bertone, partito oggi da Roma all’indomani della rinuncia di Fidel Castro a guidare il Paese

    ◊   E’ partito questa mattina dall’aeroporto di Fiumicino il cardinale Tarcisio Bertone, segretario di Stato vaticano, diretto a L’Avana, nel decimo anniversario del memorabile viaggio apostolico di Giovanni Paolo II a Cuba. Clima di attesa nell’isola caraibica, dopo lo storico avvicendamento tra Fidel Castro e il fratello Raul, a quasi mezzo secolo dalla vittoria della rivoluzione castrista nel 1959. Il servizio di Roberta Gisotti:


    Una benedizione speciale del Papa per i cubani, “dal ‘lider maximo’ a tutta la popolazione”: è il dono che il porporato porterà nell’isola caraibica, dove domani inizierà la sua visita di sei giorni fino a martedì prossimo 26 febbraio, con un programma fitto d’incontri con la comunità ecclesiale - vescovi, sacerdoti, religiosi e religiose, seminaristi e laici - e di colloqui con le autorità politiche e civili. “Pregherò - ha anticipato il cardinale Bertone alla stampa – per la Chiesa, per il popolo cubano compresi i leader politici”, ed anche “per lo sviluppo positivo di quella realtà complessa ma anche promettente”. “Speriamo – ha inoltre aggiunto il segretario di Stato vaticano – di instaurare un tavolo di lavoro che sia poi positivo” e che “dopo questa mia visita ci sia qualche buon frutto”.

     
    Grande attesa, dunque, tra i fedeli cubani e tra gli osservatori internazionali per questa visita che giunge a ridosso della rinuncia di Fidel Castro dopo 49 anni interrotti alla guida del Paese. Niente appare però ancora certo sulla sua successione, sui possibili cambiamenti ai vertici di governo e sulle ripercussioni nella vita del Paese ed anche nei rapporti con la comunità internazionale. Cauti gli Stati Uniti, per ora niente modifiche all’embargo economico, nella speranza – ha detto il presidente Bush - che il ritiro del ‘lider maximo’ “apra un periodo di transizione democratica” e che a Cuba si svolgano elezioni “veramente libere”.

     
    In questo contesto di possibili importanti rivolgimenti per il popolo cubano giungerà a L’Avana il cardinale Tarcisio Bertone, cui oggi la stampa ufficiale cubana dedica ampio risalto. Helene Destombes ha intervistato il nunzio apostolico a Cuba, l’arcivescovo Luigi Bonazzi:
     
    R. – La visite se produit dans un contexte…
    La visita si tiene in un contesto, che vedrà un caloroso benvenuto da parte delle autorità dello Stato ed evidentemente un caloroso benvenuto da parte della Chiesa intera e, quindi, dei vescovi e dei fedeli. In questo contesto, caratterizzato da questo sentimento di amicizia, penso che ci troveremmo nelle migliori condizioni affinché questa visita possa portare dei buoni frutti. Io stesso sono curioso di vedere come questo avvenimento - la visita del cardinale Bertone - si svolgerà.

     
    D. – Qual è oggi lo stato delle relazioni tra la Chiesa cattolica cubana e il potere e quale è stata la sua evoluzione negli ultimi anni?

     
    R. – C’est une relation qui...
    Sono delle relazioni che sono cresciute e sempre a favore della dimensione del rispetto e della fiducia. Lasciando da parte una certa diffidenza, un certo sospetto che è potuto esistere in passato, in alcune occasioni, come se la Chiesa fosse un avversario del potere. Ma oggi si è compreso e si apprezza che la Chiesa è presente a Cuba per compiere la sua missione, che è anzitutto quella del Vangelo. Certamente si tratta di una missione che non si può certo dissociare dalla promozione umana e quindi allontanarsi dall’attenzione alla situazione concreta e a quelli che sono i bisogni della popolazione. Il desiderio che c’è forte fra la gente è un desiderio di rispetto delle proprie espressioni, è un desiderio di cambiamento. Una parola, questa, che è circolata molto in questo ultimo anno, il 2007, a Cuba. Il cambiamento per la Chiesa, probabilmente, è quello legato alla realizzazione di una sempre maggiore fiducia, che possa permettere di ampliare lo spazio della libera espressione e della libertà stessa.

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    Santa Sede e Stato italiano celebrano i 79 anni dei Patti Lateranensi

    ◊   Italia e Santa Sede confermano i loro ottimi rapporti. Ieri, all’ambasciata italiana presso la Santa Sede cerimonia per ricordare i 79 anni dai Patti Lateranensi. Presenti le massime autorità italiane e vaticane, tra cui il cardinale segretario di Stato Tarcisio Bertone e il premier Romano Prodi. Alessandro Guarasci:


    Si è parlato soprattutto di temi internazionali negli incontri di ieri sera per i 79 anni dalla firma dei Patti Lateranensi. Questo in un clima di grande cordialità. Il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano conferma che non esistono contenziosi tra Italia e Santa Sede e precisa che nei colloqui si è parlato soprattutto di Kosovo e Medio Oriente. Il ministro degli Esteri Massimo D’Alema:

    “Il rapido scambio di opinioni, naturalmente, da cui esce confermata una visione comune tra la Santa Sede e l’Italia e in particolare nell’impegno comune a sostegno della pace e della distensione. Mons. Mamberti ha voluto anche ricordare la risoluzione per la moratoria delle esecuzioni, sottolineando – cosa assolutamente vera – come anche la Santa Sede abbia certamente dato un contributo all’impegno della diplomazia italiana e sviluppato una propria discreta, ma efficace azione per raccogliere consensi intorno a questa iniziativa di così grande valore etico”.

    Dunque rapporti di buon vicinato tra Italia e Santa Sede, come confermato anche dal presidente della Conferenza episcopale italiana (CEI), il cardinale Angelo Bagnasco. E il segretario generale della CEI, mons. Giuseppe Betori ha aggiunto che “l'impressione è stata quella di uno sguardo positivo e di grande fiducia sullo scenario internazionale”. Circa un’ora di colloqui, a 79 anni dagli storici Patti, firmati in Laterano, che riconobbero tra l’altro la sovranità della Santa Sede e la creazione dello Stato della Città del Vaticano. Il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, ha preso l'iniziativa di offrire a Benedetto XVI un concerto di musica classica in occasione del terzo anniversario del suo Pontificato. Il concerto si terrà alle ore 17.30 di giovedì 24 aprile nell'aula Paolo VI (Sala Nervi) e sarà eseguito dall'orchestra sinfonica e dal coro sinfonico di Milano 'Giuseppe Verdi'.

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    Il cardinale Friedrich Wetter festeggia gli 80 anni. Sostituì l'attuale Pontefice alla guida dell'arcidiocesi di Monaco e Frisinga

    ◊   Compie oggi 80 anni il cardinale Friedrich Wetter, arcivescovo emerito di Monaco e Frisinga, in Germania. Fu lui, nel 1982, a sostituire alla guida dell’arcidiocesi tedesca l’allora cardinale, Joseph Ratzinger, chiamato a Roma da Giovanni Paolo II. Il cardinale Wetter è rimasto a capo dell’arcidiocesi fino al febbraio dello scorso anno, e poi, in novembre, è stato sostituito dall’attuale arcivescovo di Monaco e Frisinga, Reinhard Marx.

    Con gli 80 anni del cardinale Wetter, il Collegio cardinalizio risulta ora composto da 199 cardinali, dei quali 119 elettori e 80 non elettori. (A cura di Alessandro De Carolis)

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    Presentata a Roma l'Enciclopedia della preghiera

    ◊   Presentata ieri alla Pontificia Università Lateranense, a Roma, l'Enciclopedia della preghiera, un'opera pubblicata dalla Libreria Editrice Vaticana. Il servizio di Mimmo Muolo.

     
    “La preghiera è il respiro dell’anima, una forza capace di trasformare la nostra vita, di legarci al Signore e nello stesso tempo di radicarci nell’attualità”. Così il cardinale Tarcisio Bertone ha spiegato ieri la grande efficacia delle invocazioni che ogni uomo rivolge a Dio. Il segretario di Stato, infatti, è intervenuto alla presentazione del volume “Enciclopedia della preghiera”, pubblicato dalla Libreria Editrice Vaticana. Un'opera “quanto mai utile - ha detto durante l’incontro svoltosi alla Pontificia Università Lateranense - perché ripete a più voci l’invito incessante della Chiesa che non si stanca di mettere in rilievo la dimensione orante della vita”. “Pregando si impara a pregare – ha aggiunto Bertone e si gustano così i frutti dello Spirito che fanno bella la vita”. Per questo il porporato ha fatto appello a tutti i credenti affinché siano “contemporaneamente missionari e mistici, attivi e contemplativi”. La nuova Enciclopedia è un valido strumento, ha confermato anche il rettore dell’Università Cattolica, Lorenzo Ornaghi. Grazie alle sue oltre 1300 pagine, infatti, il lettore potrà analizzarne le molteplici forme della preghiera, i differenti mezzi e le principali coordinate storiche e geografiche. Il tutto finalizzato, ha concluso Ornaghi, alla “valorizzazione di un tesoro spirituale dal quale non possiamo prescindere. Per la fede e per la vita di tutti i giorni”. (Dalla Pontificia Università Lateranense, per la Radio Vaticana, Mimmo Muolo)


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    Oggi su "L'Osservatore Romano"

    ◊   Nell’udienza generale di mercoledì 20 febbraio Benedetto XVI ha ricordato ai gruppi dei fedeli presenti il valore attuale della lezione di Sant’Agostino sulla vera laicità.

    Per l’informazione internazionale, in prima pagina un articolo di Antonio Chilà dal titolo “Africa, il paradosso di un’economia basata sulla guerra”. In rilievo anche gli ultimi sviluppi della situazione in Kosovo.

    In cultura, una riflessione di Paola Baioni sul volume di prossima pubblicazione Quaderno in ombra (a cura di Giovanni Ioli, Milano, Viennepierre edizioni) libro di versi postumo del poeta Alessandro Parrochi. Vengono pubblicati in anteprima alcuni versi inediti.

    Gaetano Vallini interviene sul film di Paul Thomas Anderson Il petroliere con l’articolo “Storia di una dannazione”. Andrea Monda commenta l’ultimo romanzo di Cormac McCarthy La strada: “il tragico on the road di un padre e di un figlio sopravvissuti ad una catastrofe planetaria”.

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    Oggi in Primo Piano



    Germania, Austria e Norvegia riconoscono il Kosovo

    ◊   A tre giorni dalla proclamazione unilaterale di indipendenza dalla Serbia, il Kosovo è ancora al centro del dibattito internazionale. Iniziano ad arrivare le prime posizioni ufficiali dei Paesi europei, mentre sul terreno balcanico è tensione. Il servizio di Salvatore Sabatino:


    Restano sigillati i posti di frontiera tra la Serbia e il nord del Kosovo, presi ieri di mira dalla collera di oltre mille serbi, mentre l’attenzione è già puntata su Belgrado, dov’è stata convocata per domani una grande manifestazione di protesta. E la secessione di Pristina continua a pesare sulla diplomazia internazionale: la Germania riconosce il Kosovo come Stato indipendente, attraverso una lettera indirizzata dal presidente Koehler alle autorità di Pristina; hanno annunciato il riconoscimento anche Norvegia e Austria mentre il Regno Unito ha già nominato il proprio ambasciatore in Kosovo; in Italia sarà, invece, un apposito Consiglio dei Ministri, convocato per domattina a Roma, a decidere sulla questione. A Pristina, intanto, l'olandese Pieter Feith ha assunto oggi il proprio mandato di rappresentante speciale di Bruxelles e responsabile della missione Eulex, incaricata di accompagnare la fase di avvio della secessione. Ma a contendersi la scena internazionale, su due posizioni contrapposte, sono ancora una volta Washington e Mosca. Da una parte l’amministrazione Bush parla di importante traguardo per la democrazia nell’area balcanica; sull’altro fronte, Putin definisce “illegale e pericolosa per gli equilibri internazionali” l’indipendenza unilaterale del Kosovo. Ma quali ripercussioni potrà avere la questione kosovara sui rapporti tra Russia e Stati Uniti? Ennio Remondino, inviato del Tg1 Rai a Pristina:

     
    R. – Certamente, i rapporti tra Russia e Stati Uniti, che già erano tesi per altri motivi, attorno a questo contenzioso si stanno esaltando. Difficile capire quanto sia strumentale il sostegno di Mosca alla Serbia. Quindi, cogliere l’occasione della vicenda Kosovo per portare avanti la partita vera che è quella dello scudo spaziale, delle postazioni missilistiche che sono state progettate ai confini con la Russia e in realtà, appunto, vedere se le questioni kosovare siano soltanto uno strumento. Comunque, resta il fatto che la comunità internazionale ha espresso le sue divisioni interne: l’opportunismo di chi ha minoranze etniche secessioniste all’interno e, per l’altro verso, l’opportunismo di chi ha inseguito la linea politica americana.

     
    D. – Tutto questo mentre ovviamente la tensione è altissima. Ieri ci sono già stati degli incidenti. Qual è la situazione oggi?

     
    R. – La situazione oggi è apparentemente calma. C’è la protesta serba che si ripete. Bisogna vedere il tipo di escalation che potrà determinarsi. Diciamo che il tono della protesta sino ad oggi è stato sempre molto più basso di quanto temuto, ma non è detto che non possa inasprirsi in seguito con un’interferenza magari di gruppi non esattamente pacifisti, che vogliono dimostrare l’opposizione a questa secessione in maniera diversa dalla protesta pacifica.

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    La Chiesa affronta l'emergenza rifiuti in Campania

    ◊   Turisti in diminuzione in Campania dopo l’emergenza rifiuti. La sporcizia, ma anche il traffico e la criminalità, sono alla base del calo turistico, soprattutto straniero, confermato da una ricerca dell’Unione industriali di Napoli. Intanto è tregua a Savignano Irpino, nell’avellinese, dopo gli scontri di due giorni fa tra manifestanti anti discarica e la polizia, mentre il Commissario di governo per l’emergenza rifiuti in Campania, Gianni de Gennaro, ha riaperto l’impianto di Santa Maria Capua Vetere, nel casertano. In provincia di Napoli proseguono le operazioni di raccolta dei rifiuti ancora presenti in strade e piazze campane e il Commissario De Gennaro ha incontrato nei giorni scorsi la Chiesa locale. Al microfono di Luca Collodi, il direttore della Caritas diocesana di Napoli, don Gaetano Romano.

    R. – Ci siamo incontrati con De Gennaro, perché avevamo già preso con la Caritas e l’azienda napoletana per lo smaltimento dei rifiuti un accordo, quello cioè di fare la raccolta differenziata in 25 parrocchie, in un centro giovanile e in due carceri. La cosa ha lo scopo, innanzitutto, di educare le famiglie, perché le parrocchie ovviamente sono più a contatto con loro. Poi con il commissario De Gennaro abbiamo prospettato di studiare insieme delle indicazioni da offrire alle famiglie per ridurre i rifiuti, così come pure di allargare queste esperienze, che facciamo adesso solo sul territorio della città di Napoli, ad altri accordi con altre aziende delle città che comprendono la diocesi di Napoli. Si usa quindi lo stesso criterio, cioè abituare le famiglie a differenziare, rispolverare lo spirito collaborativo che manca in questo momento per ovvie ragioni e, soprattutto poi, rinnovare la speranza che insieme si possa normalizzare il problema. Il commissario De Gennaro incontrerà tutto il clero napoletano il giorno 26.

     
    D. – La collaborazione con il commissario De Gennaro prevede novità - anche organizzative - per la Chiesa napoletana?

     
    R. – Stiamo valutando, per esempio, l’inserimento di cooperative, perché la raccolta differenziata produce anche degli utili: cartone, plastiche, alluminio, rivenduti ad aziende specializzate producono degli utili e quindi potremmo addirittura avere nuovi lavori e quindi meno disoccupati. Poi rilanciare la legge del buon samaritano, coinvolgendo i centri commerciali, soprattutto, perché sono quelli che sentono di più il problema, sia nella raccolta differenziata, perché loro chiaramente buttano fuori un bel po’ di cartoni e di plastica e poi anche nel donare i prodotti prossimi alla scadenza alle famiglie più bisognose, che la stessa Caritas indicherebbe, così da evitare che una volta scadute queste cose vadano ad incrementare ulteriormente il cumulo dei rifiuti.

    D. – Don Romano, dalle sue parole emerge la volontà del Commissario straordinario di guardare all'aiuto della Chiesa per risolvere l'emergenza rifiuti...

     
    R. – Sì, sta guardando con grande interesse alla Chiesa, ma devo anche dire che praticamente ci siamo proposti noi e lui ha trovato questo come un fatto provvidenziale. C’è stata un’intesa immediata. E’ una persona con le idee chiarissime, disponibile su ogni cosa.

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    Il Comitato Tv e Minori: progressi nella tutela dei più piccoli, ma ancora troppa violenza sul piccolo schermo

    ◊   C’è ancora troppa violenza in tv, ma migliora il sistema di avvertenze rivolto alle famiglie. È il bilancio a luci e ombre del Comitato per l’applicazione del Codice Tv e minori che, ieri a Roma, ha presentato il consuntivo del 2007. In testa alle violazioni, il gruppo Mediaset. Seguono la RAI, La7 e le emittenti locali. Ancora problematico, inoltre, il fronte delle tv satellitari, restie ad adottare efficaci sistemi di controllo per i genitori. Al microfono di Silvia Gusmano il presidente emerito della Corte Costituzionale e vicepresidente del Comitato, Riccardo Chieppa:

    R. - I punti più dolenti sono l’applicazione alle nuove forme di comunicazione dei media, la televisione satellitare, tutti i programmi interattivi e soprattutto, direi, tutte quelle forme di offerte, volta per volta, sulla base di un catalogo. C’è la necessità - imposta ora dalla Comunità europea - che tutto quanto questo genere di comunicazione, di film, sia sottoposto a delle regole minime, a difesa delle nuove generazioni. Siamo formando delle nuove generazioni sulla base dell’odio, della violenza, degli aspetti negativi della società.

     
    D. - E qual è la reazione dei giovani davanti agli aspetti deteriori della televisione: rassegnazione o protesta?

     
    R. - C’è una statistica che conferma una diminuzione dell’utenza giovanile, dai 14 ai 18 anni. In alcuni casi, forse, c’è un ritorno alla radio. I giovani cercano di trovare qualche cosa che sia a loro misura: il passaggio a Internet, il passaggio ai DVD, a tutte quelle forme in cui hanno la possibilità di scegliere quello che vogliono vedere. Ciò vuol dire che c’è un senso di insoddisfazione. Ci sono dei programmi bellissimi realizzati dalle televisioni, comprese quelle di Stato, trasmessi purtroppo ad ore in cui la maggior parte dei ragazzi dorme. Si rischia che i giovani si allontanino dalla televisione perché essi stessi capiscono che non soddisfa le loro aspirazioni, anche di modernità e di cultura: un allontanamento che è quasi una forma di autodifesa dai rischi dannosi che talune televisioni apportano.

     
    Negli ultimi anni, tuttavia, sono stati registrati anche alcuni significativi progressi, a cominciare dall’estensione della "fascia protetta" sui canali della RAI, oggi dalle 16 alle 20. Il presidente del Comitato per l’applicazione del Codice Tv e Minori Emilio Rossi:
     
    R. - Per la prima volta, le televisioni a cui carico si è riscontrata violazione devono riferire nei loro programmi che c’è stato un intervento del Comitato che ha ravvisato il fallo, sostanzialmente una sanzione di immagine. Poi, ci sono progressi in materia di segnaletica e soprattutto di queste cose si parla sempre di più ed in termini sempre più concreti. Credo che sia qualcosa di fronte al nulla di ieri.

     
    D. - A livello di sanzioni, sono sufficienti gli strumenti oggi a disposizione per punire le violazioni in questo ambito?

     
    R. - Tutte le nostre risoluzioni vanno immediatamente alla Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni che giudica, in alcuni casi archivia e in altri decide, se sanzionare. Ormai, sono piuttosto numerosi i casi in cui sono state irrogate pene pecuniarie, da poche centinaia di euro a 200 mila euro. Le norme potrebbero forse essere migliorate come tutte le cose, ma l’importante è che non si radichi l'abitudine, purtroppo in Italia molto diffusa, che le norme ci sono ma nessuno si occupa di farle applicare.

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    Chiesa e Società



    Andrea Riccardi: cristiani in Medio Oriente, vittime e protagonisti

    ◊   “Il mondo musulmano, senza i cristiani, è destinato a un’involuzione verso forme totalitarie. La presenza dei cristiani è quella dell’alterità, la più antica e legittima. La scomparsa dell'altro non è solo la sua fine ma anche la fine della base per la convivenza pacifica e la democrazia”. Lo ha detto Andrea Riccardi, fondatore della comunità di Sant'Egidio, aprendo oggi a Roma il seminario “I cristiani in Medio Oriente”. Riferendosi alle difficoltà in cui versano i cristiani nella martoriata regione, Riccardi ha affermato che questi “non sono solo vittime della storia e di un presente che li spinge ad una posizione di cittadini di seconda categoria ma sono anche protagonisti del presente. La loro situazione è ricca, sofferta e complessa. Non sono solo vittime dell'intolleranza musulmana ma sono una grande chance per il mondo musulmano per non essere solo con se stesso”. “Nonostante il loro numero ridotto - ha spiegato - i cristiani d’Oriente hanno una vita interna ed internazionale, hanno figure di spicco, producono una riflessione sul loro futuro e sulla loro storia”. In questa prospettiva – sottolinea l’agenzia Sir - il futuro di una minoranza, per il fondatore della comunità di Sant’ Egidio, non nasce da un progetto ma dalla capacità di essere se stessa e di essere con gli altri”. Mons. Antoine Audo, vescovo di Aleppo dei Caldei, ha aggiunto poi che “i cristiani arabi sono interlocutori privilegiati per un confronto con l’islam”: la cultura araba – ha spiegato – può diventare un cammino che cristiani e musulmani possono percorrere insieme al servizio della società”. L’idea dei cristiani come “chance" per il mondo musulmano è stata ripresa anche da Regis Debray, presidente onorario dell'Istituto europeo di scienze religiose di Parigi, che ha proposto la creazione in Oriente di un centro sul pluralismo. “Il problema oggi dell'Oriente non è la libertà religiosa o il rispetto dei diritti umani ma il pluralismo che lega l'Occidente all'Oriente. La libertà di culto dei cristiani in Oriente – ha concluso - riecheggia quella dei musulmani in Europa”. (A.L.)

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    L’arcivescovo di Parigi auspica uno status giuridico per l'embrione

    ◊   In un’intervista rilasciata al quotidiano francese “Ouest-France”, l’arcivescovo di Parigi, cardinale André Vingt-Trois, afferma che la Chiesa cattolica si impegnerà nel dibattito sulla bioetica. Una sessantina di vescovi stanno già affrontando la questione in un incontro organizzato dalla Commissione dottrinale dei presuli francesi. Il convegno, che si concluderà domani, ha come titolo “Gli inizi della vita umana: aspetti scientifici, etici, giuridici per un discernimento pastorale”. Secondo il cardinale Vingt-Trois, i temi primari della bioetica riguardano l’intera esistenza umana, dal concepimento del bambino fino alla sua morte naturale. “Tutti gli uomini – sostiene il porporato – devono riflettere su questo punto, perché si tratta dell’avvenire stesso dell’umanità”. Per il porporato, il principio fondamentale sul quale si deve basare il dibattito etico, è il rispetto assoluto della vita umana, in nome della sua intrinseca dignità. “Sulle cellule staminali embrionali, il cardinale Vingt-Trois pensa che si sia voluto illudere l’opinione pubblica, promettendo la guarigione dal morbo di Parkinson e dall’Alzheimer. Ma dopo anni di ricerche, afferma il porporato, non si vedono, per il momento, progressi notevoli, contrariamente agli studi sulle cellule staminali adulte. “L’alibi terapeutico – afferma l’arcivescovo – non ha fondamento. In compenso, si assiste ad una ‘corsa al brevetto’ nei grandi laboratori”. Riguardo poi al prelievo di cellule senza la distruzione dell’embrione, il porporato sottolinea che “la prospettiva è ancora lontana. Il cardinale Vingt-Trois ribadisce infine la posizione della Chiesa, ossia agire come se l’embrione fosse una persona: “Si proteggono le specie animali a rischio – conclude - dobbiamo proteggere l’uomo!”. (I.P.)

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    Samuel Kobia lascia la guida del Consiglio Mondiale delle Chiese

    ◊   Samuel Kobia lascia l’incarico di segretario generale del Consiglio Mondiale delle Chiese, organismo ecumenico (WCC) con sede a Ginevra che riunisce 347 Chiese protestanti, ortodosse e anglicane. Kobia ha dichiarato di non potere accettare il secondo mandato “per motivi personali”. Il comitato centrale eleggerà quindi, nella riunione prevista a settembre, il nuovo segretario generale del Consiglio. Il pastore Walter Altmann, presidente del comitato centrale, ha detto di aver accolto “la notizia con dispiacere”. “Vogliamo – ha detto il pastore Altmann - rispettare la sua decisione e la sua vita privata. Vogliamo anche esprimere la grande gratitudine del Consiglio Ecumenico delle Chiese per il servizio che Kobia ha svolto da quando è diventato segretario generale nel 2004”. Samuel Kobia – riferisce l’agenzia Sir - è stato il primo africano eletto alla carica di segretario generale del WCC, dopo essere stato segretario generale del Consiglio nazionale delle Chiese in Kenya. Lo scorso 25 gennaio aveva incontrato a Roma in udienza privata Benedetto XVI e aveva partecipato ai vespri a San Paolo fuori le Mura per la conclusione della Settimana di preghiera per l’unità dei cristiani. “Cercare l’unità visibile della Chiesa – aveva scritto in quei giorni per l’Osservatore Romano - è come scalare una montagna. Più il cammino diventa irto e difficile, più ci si avvicina alla vetta”. (A.L.)

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    I vescovi statunitensi condannano le nuove leggi sull’immigrazione

    ◊   Le leggi sull’immigrazione negli Stati Uniti non difendono i diritti dei lavoratori. E’ quanto dichiara il vescovo di Salt Lake City, mons. John Wester, presidente del Comitato per le migrazioni della Conferenza episcopale americana, commentando la recente approvazione, da parte dei rami del Congresso, di un pacchetto economico con incentivi per impedire i rimborsi sulle tasse agli immigrati ancora sprovvisti di documenti. Il governo statunitense – sottolinea il presule – cerca di espellere i lavoratori senza rinunciare alle tasse che pagano. Secondo mons. John Wester, le due posizioni sono inconciliabili: non si dovrebbe accettare – afferma infatti il vescovo di Salt Lake City - “il frutto del lavoro di queste persone e rifiutare, allo stesso tempo, di assicurare loro la protezione delle leggi”. Negli Stati Uniti, la questione cruciale dell’immigrazione riguarda soprattutto la frontiera con il Messico. In una simile situazione – fa notare Carl Anderson, cavaliere supremo dei Cavalieri di Colombo, in un articolo pubblicato nell’ultimo numero dalla rivista “Humanitas” – la comunità cattolica “ha un’opportunità unica di decidere il futuro del Continente americano senza lasciarsi limitare dai pregiudizi del passato”. Oggi dovrebbero essere i cattolici dei due lati della frontiera – precisa Anderson – a prendere “l’iniziativa di realizzare una soluzione cattolica ai problemi della povertà e di promuovere le opportunità economiche ed educative per i più poveri nella regione, soprattutto per quelli del Messico”. “Quello che accade in America - si legge infine nell’articolo ripreso dal quotidiano della Santa Sede, ‘L’Osservatore Romano’ – avrà un profondo impatto sulla Chiesa e sul mondo”. (A.L.)

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    Stabilità in Kosovo e libertà religiosa in Turchia tra i temi al centro dell’incontro tra presidenza slovena e Chiese europee

    ◊   Dopo la proclamazione unilaterale, domenica scorsa, della Repubblica Kossova, i temi della pace e della stabilità sono stati al centro, ieri a Lubiana, dell’incontro tra la presidenza slovena dell’Unione Europea e la delegazione delle Chiese europee. I rappresentanti della Commissione degli episcopati della Comunità europea (Comece), della Chiesa evangelica luterana, della Conferenza delle Chiese cristiane e della Conferenza episcopale slovena hanno assicurato, in particolare, il loro impegno per garantire, attraverso la missione europea di difesa e sicurezza, che in Kosovo vengano pienamente rispettati i diritti umani. Tale sforzo – hanno precisato – include anche “la protezione e il libero accesso ai luoghi santi”. Si è parlato anche della definizione dei parametri per i futuri colloqui di adesione con la Turchia sottolineando l’importanza di una piena attuazione della libertà religiosa nel Paese. In materia di migrazioni, infine, è stata avanzata alla presidenza dell’Unione Europea la richiesta di “ridurre la custodia temporanea per i soggiorni irregolari”. Sono state anche sollecitate – rende noto l’agenzia Sir – “soluzioni durature per i rifugiati provenienti dall’Iraq”. (A.L.)

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    Morto questa mattina l’arcivescovo emerito di Belgrado, mons. Franc Perko. Sabato i funerali

    ◊   Si è spento all’improvviso questa mattina a Lubiana mons. Franc Perko, arcivescovo emerito di Belgrado. A darne notizia, l’attuale arcivescovo della capitale serba, mons. Stanislav Hočevar. Venerdì prossimo, alle ore 9, la salma sarà portata nella cattedrale di Lubiana, dove si celebrerà una messa in suffragio e sarà allestita la camera ardente. La messa vespertina sarà presieduta alle 18.30 da mons. Alojz Uran, arcivescovo metropolita di Lubiana. Al termine della celebrazione rende noto l’agenzia Sir - la salma verrà poi trasferita nella chiesa del cimitero di Lubiana, dove il giorno successivo, sabato 23 febbraio, verrà allestita dalle 8 la camera ardente. Il rito funebre sarà officiato da mons. Hočevar, che presiederà la messa solenne alle 12, e di seguito la sepoltura nel medesimo cimitero. Nato nel 1929 a Krka (Slovenia), mons. Perko venne ordinato sacerdote nel 1953 ma, a causa della “ostile propaganda” fu condannato a tre anni di carcere che poi divennero cinque. Docente dal 1964 presso la Facoltà di teologia di Lubiana, venne nominato nel 1986 da Giovanni Paolo II arcivescovo di Belgrado. “Uniti in spirito” il suo motto. Con il disfacimento della Jugoslavia, la Santa Sede eresse la Conferenza episcopale internazionale (Serbia, Montenegro, Kosovo e Macedonia), nominandone presidente mons. Perko fino al 31 marzo 2001, quando si ritirò in Slovenia. (A.L.)

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    Migliaia di rifugiati ciadiani in Camerun

    ◊   In seguito ai pesanti combattimenti tra truppe governative e ribelli nella capitale del Ciad, N’Djamena, migliaia di rifugiati hanno attraversato il confine con il Camerun, rifugiandosi nell’est del Paese. Si stima che tra i 10 e i 20 mila ciadiani, secondo dati non ufficiali, abbiano trovato rifugio nel Camerun settentrionale. Stando alle informazioni disponibili, continuano ad essere trasferiti migliaia di profughi ciadiani da giorni a Kousséri, città situata al confine con il Ciad. Da questa città (divisa da N’Djamena solo dal fiume Chari), arrivano nel campo di Maltam per ricevere assistenza, a 35 chilometri più all’interno in territorio camerunense. Maurizio Giuliano dell’Ufficio di coordinamento per gli affari umanitari dell’ONU (OCHA), raggiunto dall’agenzia Misna, ha affermato che “la situazione in Camerun è sotto controllo”; “stiamo procedendo – ha aggiunto - al censimento dei rifugiati rimasti, mentre vengono trasferiti a Maltam”. Sembra invece più preoccupante la situazione nell’est e nel sud del Ciad, dove dai primi giorni di gennaio sono giunti migliaia di civili dalla Repubblica Centraficana. Secondo i dati dell’OCHA, ad oggi, il totale dei profughi è di 52 mila persone. I rifugiati si trovano nella città di Moissala, per essere successivamente trasferiti verso il campo di rifugiati a Dosseye, nel sud-ovest della Repubblica del Ciad. Nella parte orientale dello Stato africano, 240 mila rifugiati sudanesi, ospitati all’interno di 12 campi e arrivati dalla regione sudanese del Darfur, da settimane aspettano di essere rimpatriati nel loro Paese. (M.B.)

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    Madagascar: dighe crollate, inondazioni e sfollati dopo il passaggio del ciclone "Ivan"

    ◊   Le dighe del fiume Ikopa hanno ceduto, sotto la pressione delle piogge portate dal ciclone Ivan, allagando diversi quartieri della capitale Antananarivo e zone limitrofe. Lo rivela la stampa locale, secondo cui il ciclone abbattutosi sull’isola due giorni fa avrebbe provocato 11 vittime e oltre un migliaio di sinistrati. “Il panico nella capitale è totale - scrive il quotidiano ‘L’Express’ ripreso dall'Agenzia Misna – e gli abitanti della città, come quelli di Ankadimbahoaka, Anosizato e Andohatapenaka, sono in fuga davanti alle inondazioni”. I cittadini sono stati costretti ad abbandonare tutti i loro beni per mettersi in salvo, mentre i pompieri e le forze dell’ordine cercano di regolare l’esodo verso le zone interne dell’isola. Alcune province risultano isolate a causa dei danni che ‘Ivan’ ha provocato sulle principali strade del paese e i soccorsi non hanno raggiunto ancora le regioni di Analanjirofo e Sofia (centro-nord). Dopo essersi abbatuto sul Madagascar, con venti di oltre 210 chilometri orari, 'Ivan' ha poi perso forza trasformandosi in tempesta tropicale e si sta dirigendo ora verso il Mozambico. (R.P.)

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    In Bolivia non si attenua l’emergenza umanitaria causata dalle inondazioni

    ◊   Il Programma alimentare mondiale (PAM) ha effettuato lunedì scorso il primo invio di dieci tonnellate di viveri per soccorrere migliaia di famiglie colpite dalle inondazioni. “Il 90% della popolazione già scossa da quelle del 2007 – ha affermato Vitoria Gianja, rappresentante locale del PAM – è stata colpita anche quest’anno dalle alluvioni che hanno seriamente danneggiato, se non del tutto compromesso, la ricostruzione”. Per le prossime settimane – rende poi noto il quotidiano della Santa Sede, ‘L’Osservatore Romano’ – è in programma l’invio di un carico di aiuti ancora più consistente. Dallo scorso mese di novembre, il PAM ha assistito oltre 115 mila persone in Bolivia. Recentemente, il presidente boliviano Evo Morales ha anche promesso iniziative strutturali per impedire che, in futuro, il Paese possa subire conseguenze così pesanti in caso di inondazioni. La situazione più grave si è registrata nel dipartimento amazzonico di Beni, dove oltre 22 mila persone sono state costrette ad abbandonare le loro abitazioni. Secondo le autorità, infine, le acque stanno cominciando a defluire, ma molte zone della Bolivia sono ancora considerate a rischio. (A.L.)

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    L’effetto serra minaccia anche i diritti umani

    ◊   I cambiamenti climatici sono una minaccia per i diritti umani di milioni di persone: lo ha detto la vice Alto commissario delle Nazioni Unite per i diritti umani, Kyung-wha Kang, nel corso di una conferenza sul clima e le migrazioni tenutasi a Ginevra. Kyung-wha Kang si è riferito, in particolare, ai rischi di carestia, alla mancanza di acqua potabile, alla desertificazione e agli altri effetti del surriscaldamento. Ha anche ricordato alcune delle conseguenze disastrose di fenomeni estremi come uragani e tempeste, sempre più frequenti. Secondo Kyung-wha, gli Stati hanno l’obbligo di fornire ai cittadini case sicure, sistemi sanitari adeguati e acqua potabile per rispondere agli effetti nocivi che il cambiamento del clima può avere sui loro diritti. Altro tema emerso dalla conferenza – rende noto l’agenzia Misna - è infine il rapporto tra deterioramento ambientale e spinte migratorie. Sempre più persone, infatti, sono costrette ad emigrare e in molti casi finiscono nelle mani dei trafficanti di persone. (A.L.)


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    Il cardinale Cordes esprime preoccupazione per il crescente materialismo in India

    ◊   Le opere di carità dovrebbero essere segno dell’amore di Dio e dovrebbero seguire l’esempio della beata madre Teresa di Calcutta, che nei poveri e nei sofferenti “vedeva e cercava di consolare Gesù stesso”. Lo ha affermato nei giorni scorsi il presidente del Pontificio Consiglio “Cor Unum”, cardinale Paul Josef Cordes, rivolgendosi a 160 vescovi cattolici indiani, riuniti per il loro 28.mo incontro generale a Jamshedpur, in India. Riprendendo le parole di Benedetto XVI nell’Enciclica ‘Deus caritas est’, il porporato ha sottolineato poi che l’esigenza principale è quella di “essere persone mosse dall’amore di Cristo”. Dopo aver lodato l’opera caritativa svolta dalla Chiesa nel Paese, il cardinale ha quindi analizzato “il rapido boom economico “ dell’India. Questa crescita – ha detto – è accompagnata da “un crescente materialismo”: la voglia di possedere – ha osservato il porporato – sembra essere la tendenza del momento. L’India rimane, inoltre, ancora uno Stato con profonde divisioni: la maggior parte dei cittadini continua, infatti, a vivere in condizioni di povertà e sembrano destinate ad aumentare le differenze tra ricchi e indigenti. Non mancano, comunque, anche segnali positivi: negli ultimi anni – riferisce l’agenzia Zenit – è cresciuto il fenomeno del volontariato e sta aumentando anche “la filantropia corporativa”. Parlando infine dei recenti attacchi subiti dai cristiani in India, il cardinale Paul Josef Cordes ha auspicato che “l’amore puro e generoso del prossimo porti a realizzare pienamente il comandamento di Gesù”. (A.L.)

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    Vietnam: l’opera dei volontari cattolici per combattere analfabetismo e miseria

    ◊   In Vietnam sono molteplici le iniziative promosse da missionari e volontari cattolici per affrontare terribili piaghe, quali quelle dell’analfabetismo e della miseria. Padre Hai, ad esempio, ritiene un’opportunità unica per il mondo cattolico la situazione creata con il lavoro dei volontari a Loc Quang, in Vietnam, al confine con la Cambogia. I volontari cattolici sono arrivati nella città nel 2000: ora vivono, lavorano e mandano avanti la loro missione con la gente. Guardata all’inizio con sospetto, oggi, la situazione degli emigrati è migliorata e la loro azione è servita a portare speranza tra le famiglie che hanno lasciato la Cambogia. Il governo comunista guarda con sospetto i cattolici, ma dal 2002, la vita della gente ha fatto registrare miglioramenti. Il 25% della popolazione vive però ancora al di sotto della soglia di povertà, con meno di un dollaro al giorno. Gli abitanti del luogo, nella maggioranza dei casi, non hanno terra da coltivare e lavorano per sfamarsi. “Lo scorso anno - riferisce all'agenzia AsiaNews Hue, una delle operatrici volontarie - la polizia ha chiesto ad uno dei volontari spiegazioni sul suo lavoro e sulle attività che aveva portato nella comunità”. “Il volontario - continua l’operatrice - ha spiegato alla polizia che i cattolici erano qui per insegnare il cambogiano ai bambini ed aiutare la popolazione a superare le difficoltà, per il progresso del Paese”. Adesso la gente partecipa alle attività parrocchiali e sono anche stati preparati due giovani volontari, in modo che possano insegnare ai bambini in cambogiano e vietnamita. (M.B.)

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    A Taiwan inaugurato un ospedale cattolico per malati incurabili

    ◊   “Amore senza frontiere di religione”: con questo obiettivo, l’ospedale cattolico di Luo Dong ha aperto un Centro destinato ai malati incurabili, caratterizzato dalla particolarità di essere anche un centro interreligioso. Mons. Hong Shan Chuan, arcivescovo di Tai Pei, ha recentemente presieduto l’inaugurazione e la consacrazione del luogo di preghiera per i cattolici. Secondo quanto riferisce Christian Life Weekly, il bollettino settimanale dell’Arcidiocesi di Tai Pei, il Centro ha 15 posti letto ed ospiterà i malati di cancro incurabili. Assistendo al grande dolore di questi ammalati, i paramedici e gli operatori pastorali dell’ospedale, hanno infatti deciso di “fare qualcosa di bello insieme”, eliminando qualsiasi barriera religiosa o etnica. Così è nato il Centro. Inoltre, la comunità buddista locale ha offerto una sala per la preghiera dei buddisti, con una statua di Budda, che è stata inaugurata nello stesso giorno della piccola cappella cattolica. Nella circostanza – ha reso noto l’agenzia Fides - cattolici e buddisti hanno letto insieme una “Dichiarazione di Amore e cura”, nell’intento di offrire il miglior servizio, dal punto di vista umano e tecnico, ai pazienti incurabili, nel pieno rispetto della loro dignità umana. (A.L.)

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    Buona risposta di vocazioni per i Francescani nell'Asia del sud e in Oceania

    ◊   L’Asia del sud e l’Oceania sono un’area del mondo in cui vi è un “buona risposta delle vocazioni alla vita religiosa francescana” e questo fa ben sperare per il futuro della Famiglia Francescana e per l’intera Chiesa. E’ quanto è emerso dall’incontro dei Segretari provinciali per la formazione, nell’ambito della Conferenza OFM dell’Asia del sud e Oceania, tenutasi a Singapore. La Conferenza ha visto riuniti i Frati Minori da tutti i paesi della regine ed è stata l’occasione per fare il punto sulla vita religiosa e sulla presenza francescana nei vari stati e territori. I delegati - riferisce l'Agenzia Fides - hanno condiviso la necessità di diversificare la formazione, a seconda dei contesti geografici e culturali molto diversi tra loro. Nelle nazioni asiatiche e d'Oceania - si è notato - vi è comunque una buona risposta vocazionale e questo comporta l’impegno ad investire sempre di più nella formazione dei formatori e nel discernimento. Il contesto multiculturale e interreligioso pone sfide particolari alla presenza e all'azione dei cristiani ed anche alla proposta della vita religiosa. Mentre in alcune aree si ha a che fare con culture locali di tipo indigeno e tribale, in paesi come Australia e Nuova Zelanda la realtà è simile a quella dei paesi occidentali. Durante l'incontro, i Segretari hanno partecipato all'ammissione al Noviziato di due novizi della Custodia “S. Antonio” di Singapore e alla prima professione di un novizio della stessa Custodia e di due novizi di Timor Est, segno tangibile della crescita vocazionale della Famiglia Francescana in Asia. (R.P.)


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    In Papua Nuova Guinea, un nuovo Santuario mariano per accrescere la devozione alla Vergine in Oceania

    ◊   La varietà delle tribù, delle lingue, delle etnie melanesiane in Papua Nuova Guinea unificata sotto il segno della Vergine Maria: è questo lo spirito del nuovo Santuario mariano in via di completamento in Papua Nuova Guinea, che sarà ufficialmente inaugurato a Port Moresby il 24 maggio 2008. “La Vergine Maria – fa sapere la Chiesa locale - è un simbolo potente del rispetto e della dignità della donna”. In un Paese dove la violenza domestica, gli abusi, la prostituzione, lo stupro costituiscono preoccupanti piaghe della società – spiega l’arcivesocvo di Port Moresby, mons. Brian Barnes - “un nuovo Santuario dedicato alla Madonna è un segno forte ed efficace della fede, della speranza e della carità”. La costruzione del Santuario - ricorda l'agenzia Fides - è stata largamente sostenuta da donazioni della Santa Sede, della Conferenza Episcopale Italiana e da altri benefattori. Molti fedeli locali hanno offerto volontariamente la loro mano d’opera per diverse realizzazioni della chiesa. La prima pietra è stata posta l’8 settembre 2004, alla presenza del nunzio apostolico, mons. Adolfo Tito Yllana. Il Santuario intende diventare un punto di riferimento per tutti i fedeli melanesiani dell’Oceania. A soli 150 anni dalla prima evangelizzazione della Melanesia - area insulare del Pacifico che comprende Papua Nuova Guinea, Isole Salomone, Nuova Caledonia, Isole Fiji – oltre l’87% della popolazione locale è cristiana. I melanesiani sono gli abitanti di una delle ultime zone del mondo ad essere stata evangelizzata. Sono portatori di un patrimonio culturale e spirituale che lega al divino tutti gli aspetti della vita: familiari, sociali, economici, politici. La spiritualità diventa dunque uno stile di vita ed è parte della visione melanesiana del cosmo, espressa nei vari aspetti concreti della vita quotidiana. (A.L.)

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    Migliaia di persone hanno partecipato in Messico alla Giornata nazionale per la vita e la famiglia

    ◊   Almeno 50 mila persone hanno partecipato domenica scorsa, in Messico, alle iniziative per Giornata nazionale per la vita e la famiglia: ha riscosso grande successo, in particolare, il Festival per la vita. Nei diversi Stati della Repubblica, i partecipanti hanno indossato vestiti di colore bianco e rosso, come simbolo della purezza e dell’amore dei bambini. L’obiettivo della giornata – rende noto l’agenzia Fides - era quello di chiedere ai governanti di rispettare, nelle leggi, il diritto fondamentale alla vita di tutti i messicani, dal concepimento fino alla morte naturale. Oltre 100 mila persone hanno poi firmato la Dichiarazione dei diritti umani del concepito. Durante l’anno – hanno infine sottolineato gli organizzatori – “continueremo a manifestare in diversi modi il nostro amore e la nostra stima per la vita, e renderemo note le azioni da intraprendere a tal fine nel momento opportuno”. (A.L.)

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    Spagna: 60 associazioni hanno partecipato al primo incontro nazionale degli obiettori di coscienza alla materia di educazione per la cittadinanza

    ◊   Si è svolto a Madrid, il primo incontro nazionale degli obiettori di coscienza alla materia di "Educazione per la cittadinanza". Incentrata sul tema “Senza paura”, l’iniziativa è nata per analizzare la situazione che il Paese sta vivendo con l’introduzione obbligatoria della discussa materia scolastica. Hanno partecipato oltre 60 associazioni. Tra gli obiettivi dell’incontro, quello di mostrare all’opinione pubblica una realtà sociale che, nonostante il silenzio ufficiale, si sta estendendo in tutta la Spagna. Si vuole poi anche favorire l’incontro, il riconoscimento, la solidarietà e lo scambio tra le piattaforme di genitori obiettori. Un altro obiettivo – sottolinea l’agenzia Fides - è quello di rinforzare l’appoggio alle famiglie obiettrici da parte degli Enti che stanno sostenendo la campagna per la libertà di educazione ed il rifiuto della materia di educazione per la cittadinanza. Sarebbero già state presentate oltre 24 mila obiezioni. L'incontro è stato inaugurato dal presidente della Fondazione titolare della scuola “Monte Tabor”, Carlos Cremades, e dal presidente dei professionisti per l’Etica, Jaime Urcelay. Alcuni genitori obiettori hanno presentato le loro esperienze. L’incontro è terminato con la consegna dei premi “Libertà” a persone ed enti impegnati in modo particolare per la libertà dei genitori di fronte all’ “indottrinamento”. (A.L.)

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    24 Ore nel Mondo



    Le primarie negli USA: Obama vince anche nelle Hawaii

    ◊   È ormai certo: Barack Obama ha trionfato anche nel caucus delle Hawaii. Ha ottenuto il 76% dei consensi contro il 24% di Hillary Clinton secondo i dati riportati dalla Cnn. Proseguendo la sua serie di vittorie contro la rivale Hillary Clinton, si è imposto anche in Wisconsin. Il senatore nero si è imposto in uno Stato dove l'88 per cento degli elettori sono bianchi e dove è alta la percentuale di elettori dal basso reddito (uno dei serbatoi di voti, almeno in teoria, della senatrice di New York). Altrettanto netta è stata la vittoria in Wisconsin del candidato repubblicano John McCain contro Mike Huckabee. Sia la Clinton che McCain, parlando dopo i risultati, hanno attaccato Obama, con parole simili. “La scelta di un presidente non deve essere limitata alle parole, ma occorre il lavoro, un duro lavoro, per rimettere in marcia l'America”, ha detto la Clinton, senza porgere al rivale le tradizionali congratulazioni per la vittoria. Anche McCain ha usato lo stesso concetto nell'attaccare Obama: “L'America non deve essere tratta in inganno da esortazioni, eloquenti ma vuote, al mutamento”. La serie di sconfitte impone adesso ad Hillary Clinton di ottenere una convincente vittoria nel voto del 4 marzo in Texas ed Ohio se vuole sperare di fermare la marcia, per adesso inarrestabile, del senatore Obama verso la candidatura democratica e forse la Casa Bianca.

    Pakistan
    Il presidente pachistano, Pervez Musharraf, ha escluso le sue dimissioni, malgrado l'eclatante vittoria dell'opposizione nelle elezioni legislative di lunedì. Il presidente USA Bush sottolinea che sono state elezioni libere e pertanto rappresentano una vittoria del popolo. Il nostro servizio:


    Evidente il rischio di instabilità e crisi politica, nell'unico Paese musulmano dotato di atomica. Ieri, Nawaz Sharif, ex primo ministro destituito nel colpo di Stato militare che nel 1999 ha portato al potere Musharraf, aveva chiesto le dimissioni del presidente. Oggi, Musharraf ribadisce di non uscire di scena. Il partito di Sharif, la Lega musulmana pachistana-N (PML-N) è seconda forza d'opposizione, dopo il Partito popolare pachistano (PPP) della leader assassinata, Benazir Bhutto. I due avranno in parlamento la maggioranza dei seggi: se raggiungessero i due terzi potrebbero chiedere l'impeachment del presidente, eletto quando era ancora capo delle forze armate. Musharraf ha smesso la divisa a novembre, su pressioni americane, ma solo dopo essersi assicurato il secondo mandato presidenziale ed avere allontanato con leggi speciali due terzi della Corte suprema a lui ostile. Ma gli accordi tra partiti di opposizione non sembrano così facili e scontati. Inoltre, si sa che gli Stati Uniti sostenevano la Bhutto, mentre non sembra ci sia supporto per Nawaz Sharif, sostenitore dell’applicazione integrale della sharia, la legge islamica. Guardando alla popolazione, secondo un colonnello dell'esercito americano, è fuga generalizzata verso l’Afghanistan: oltre 10 mila persone nelle ultime settimane. Le violenze sono cresciute dopo l’attentato alla Bhutto di fine dicembre. Con Musharraf alleato nella lotta al terrorismo, il Pakistan dal 2001 ha ricevuto dagli USA 10 miliardi di dollari che hanno aiutato l'economia senza ridurre la povertà: il 31 per cento dei 160 milioni di pakistani vive in indigenza.

     
    Iraq
    Tre sanguinosi attentati in Iraq in poche ore: a Mossul uccisi quattro agenti di polizia, a Baghdad tre soldati Usa; a Muqdadiya, cittadina a maggioranza sunnita a 90 km a nord-est della capitale, almeno quattro agenti di polizia iracheni e due donne sono morti per l’esplosione di un kamikaze. Secondo un comandante delle truppe USA, gli attacchi si erano ultimamente diradati grazie ad una stretta impressa ai fondamentalisti, ma nel mese di febbraio, fino a questo momento, sono stati uccisi 22 soldati. In tutto, sono 3.966 i soldati americani uccisi in Iraq dall'invasione del 2003. Sempre oggi, viene annunciato che le truppe australiane di stanza nel sud dell'Iraq hanno terminato la loro missione e rientreranno nel loro Paese alla metà del 2008. Secondo il capo delle Forze Armate, i 550 soldati australiani dispiegati nelle province irachene meridionali di Al-Muthanna et Dhi Qar hanno passato le consegne, con successo, alle forze di sicurezza locali.

    Libano
    I leader religiosi islamici libanesi si riuniranno domani per tentare di disinnescare la tensione nel Paese, che la scorsa settimana ha causato sporadici e sanguinosi scontri tra sunniti e sciiti a Beirut e dintorni. Secondo quanto riferiscono fonti di stampa, il muftì sunnita, Mohammed Rashid Qabbani, il vicepresidente dell'Alto Consiglio islamico sciita, sheikh Abdel Qabalan, e il leader spirituale druso, sheikh Naim Hassan, intendono discutere dell'escalation della tensione sfociata nelle violenze che finora hanno causato il ferimento di almeno 20 persone. Gli scontri, tra i più sanguinosi dalla fine della guerra civile (1975-1990), sono una conseguenza dello stallo politico tra il governo antisiriano del premier Fuad Siniora e l'opposizione guidata dal movimento sciita Hezbollah, che ha il sostegno della Siria e dell'Iran. Frattanto, il presidente del parlamento, Nabih Berri, uno dei leader sciiti dell'opposizione, citato oggi dal quotidiano As Safir, ha affermato che la soluzione alla crisi in corso da oltre 15 mesi “sta maturando”. Annunciando una riunione per il 24 febbraio, Berri ha aggiunto che se nel corso della riunione si raggiungerà un accordo, il comandante dell'esercito, il generale Michel Suleiman, sarà eletto presidente della Repubblica nella riunione del parlamento in programma per il 26 febbraio. Il Libano è senza capo dello Stato sin dal 24 novembre 2007, quando è terminato il mandato di Emile Lahoud.

    Armenia
    Il premier armeno, Serge Sarkisian, ha vinto le elezioni presidenziali al primo turno, con il 52,86% dei voti, secondo quanto annunciato dalla Commissione elettorale centrale dopo lo scrutinio del 100% delle schede. Al secondo posto, con il 21,5% c'è Levon Ter-Petrosian, primo presidente dell'Armenia indipendente post-sovietica, diventato bandiera dell'opposizione, che ha rilanciato le accuse di brogli e invitato a manifestare. Al terzo posto, Arthur Bagdasarian (16,6%), ex presidente del parlamento e sostenitore di una politica filoccidentale. I candidati erano nove. Sarkisian prenderà il posto di Robert Kocharian, che dopo due mandati consecutivi non poteva più ricandidarsi. I circa 600 osservatori internazionali, tra cui quelli dell'OSCE, dovrebbero pronunciarsi oggi sulla regolarità del voto.

    Congo
    “Almeno 30 civili” sono stati massacrati lo scorso gennaio nell'insanguinata regione del nord Kivu, nella Repubblica democratica del Congo (RDC, l'ex Zaire), dai miliziani agli ordini del capo ribelle tutsi, ex generale Laurent Nkunda, secondo quanto denuncia oggi la Missione dell'ONU nel Paese (MONUC). In gennaio, le autorità locali avevano denunciato che almeno 40 abitanti di villaggi fra Nyamitaba e Kalonge erano stati uccisi. Il nord Kivu è la tormentata regione del nord-est del Congo ambita per le ricchezze del suo sottosuolo e famosa per il parco di Virunga, che ospita gli ultimi gorilla di montagna in libertà.

    Darfur: bombardamenti e attacchi contro i villaggi, migliaia di persone in fuga
    Da giorni, migliaia di rifugiati provenienti dal Darfur occidentale hanno attraversato il confine con il Ciad orientale, in fuga dagli attacchi dei guerriglieri e dai bombardamenti. Il segretario generale dell’ONU, Ban Ki-moon, si è detto “estremamente preoccupato” per quanto sta accadendo nel Paese africano, in preda alla guerra civile, e in particolare per il bombardamento considerato “inaccettabile" di Aro Sharow, uno dei campi dei rifugiati. I bombardamenti aerei hanno costretto l’Alto commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati (UNHCR) a ritirare il proprio personale impegnato negli aiuti ai rifugiati sudanesi, fuggiti nel vicino Ciad. La portavoce del segretario generale ha aggiunto che le forze del governo del Sudan e delle milizie ribelli si sono ammassate nell’area di Jebel Moun, sempre nel Darfur occidentale. Questo, secondo i funzionari dell’ONU, è “un segnale preoccupante perché indica che continueranno a verificarsi violenze nella zona”.

    Ciad
    La Forza europea (EUFOR) per il Ciad e Repubblica Centrafricana (RCA) ha iniziato ieri le prime operazioni di riconoscimento e sarà dispiegata interamente prima del mese di giugno. Lo ha dichiarato a Bangui, capitale del Paese, il generale francese Ganascia, comandante in campo della forza europea. Il dispiegamento era stato interrotto all'inizio di febbraio per l'attacco dei ribelli ciadiani a N'Djamena, ma le operazioni sono riprese il 12 febbraio. Intanto, oggi a Bruxelles il ministro agli Affari esteri del Ciad, Ahmad Allam-Mi, incontra l'Alto Rappresentante per la Politica Estera e di Sicurezza Comune dell'UE, Javier Solana, per discutere anche degli sviluppi recenti in Ciad e del dispiegamento della missione europea EUFOR nello stesso Ciad e nella Repubblica Centrafricana.

    Nigeria
    Un dirigente nigeriano del gruppo Agip è stato rapito da un gruppo di uomini armati nel sud della Nigeria: lo ha reso noto un portavoce della società petrolifera italiana. Il rapimento è avvenuto nelle vicinanze della sede centrale delle autorità portuarie di Port-Harcourt, la più importante città del Delta del Niger (principale regione petrolifera del Paese). Sempre il portavoce, Harsen Orife, ha precisato che durante il sequestro l'autista del funzionario è rimasto ferito. Intanto, proprio oggi il Movimento per l'emancipazione del delta del Niger (MEND) fa sapere di volere dal governo nigeriano una prova che il suo leader, Henry Okah, sia ancora vivo. I ribelli separatisti dicono di non credere alle smentite da parte del governo nigeriano che Okah sia morto ieri in seguito a ferite da arma da fuoco in un ospedale militare nello stato di Kaduna. Ieri, il MEND aveva concesso 24 ore al governo federale nigeriano per confermare o smentire la voce dell'uccisione di Okah, annunciando in caso contrario un “bagno di sangue nella regione e non solo”. Qualche giorno fa, i ribelli avevano denunciato che Okah era stato deportato illegalmente in Nigeria dall'Angola, dove era stato arrestato lo scorso settembre.

    Siria
    Secondo l'Organizzazione nazionale per i diritti umani in Siria (ONDUS), un dissidente siriano di etnia curda ed ex parlamentare è morto “per non aver ricevuto in prigione le cure mediche necessarie”. L'ONDUS ha precisato che Uthman Sulayman ben Hujja (60 anni), è morto lunedì scorso nell'ospedale specializzato Ashrafiyye di Aleppo dove era stato condotto, sotto falso nome e senza che la famiglia fosse informata, da agenti della polizia penitenziaria del carcere dove era rinchiuso. L'ONDUS, che non ha specificato le cause del suo decesso, ha affermato che durante la sua detenzione Ben Hujja “ha subito torture”. Eletto nel 1991, l'ex parlamentare fu arrestato per la prima volta nel 1995 ed era finito nuovamente in carcere ad Aleppo, lo scorso 27 novembre, perchè accusato di aver partecipato ai raduni non autorizzati di solidarietà con la causa autonomista curda, svoltisi in autunno nei pressi di Ayn Arab, sua cittadina natale, a pochi km a nord di Aleppo (355 km a nord di Damasco).

    Cipro
    Il Comitato Centrale del Partito Democratico cipriota (Diko, di centro-destra) cui appartiene lo sconfitto presidente uscente, Tassos Papadopoulos, ha deciso di appoggiare Dimitris Christofias, candidato del partito Akel (comunista), al secondo turno delle elezioni presidenziali in programma domenica a Cipro. Christofias potrebbe così diventare il primo presidente comunista dell'isola mediterranea, divisa dal 1974 in seguito a un'invasione militare turca. La decisione, che sembra sia stata alquanto sofferta, è arrivata la scorsa notte al termine di una riunione di sei ore, conclusasi con un voto segreto per non esporre i votanti - come è stato precisato - ad eventuali rappresaglie. Già lunedì scorso, il partito socialdemocratico Edek aveva reso noto di schierarsi a favore di Christofias.

    Russia
    Il direttore dell'organizzazione per i diritti umani Human Rights Watch (HRW), Kenneth Roth, ha denunciato la mancata concessione del visto per entrare in Russia. Il dirigente dell'ONG ha sostenuto che il Ministero degli esteri russo sapeva delle sue intenzioni di tornare in Russia per una conferenza stampa in programma oggi e che avrebbe di conseguenza cambiato le regole per il visto. Secondo Roth, intervenuto telefonicamente alla conferenza stampa della sua organizzazione, è la prima volta dai tempi dell'URSS che a un dirigente di Human Rights Watch venga negato il visto per la Russia. Ciò dimostra, a suo avviso, la persecuzione delle ONG, descritta nel dossier di HRW sullo stato della società civile in Russia.

    Terremoti
    È di almeno tre morti, 25 feriti gravi e numerosi danni materiali il bilancio del forte terremoto che ha colpito il nord dell'isola indonesiana di Sumatra. Lo rende noto il Ministero della sanità indonesiano. La scossa ha avuto una magnitudo pari a 7,6 gradi Richter, secondo quanto calcolato dal Centro geofisico statunitense (USGS) e dal Centro sismologico euro-mediterraneo (CESM). Sarebbe stata invece di 6,6 gradi secondo l'Agenzia di meteorologia e geofisica di Giakarta. L'epicentro è stato registrato nella provincia di Aceh, vicino a quello del terribile terremoto che il 26 dicembre del 2004 creò lo tsunami che in tutta l'Asia del sud fece oltre 220 mila morti. (Panoramica internazionale a cura di Fausta Speranza)
     

     Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LII no. 51

     

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