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Sommario del 15/02/2008

Il Papa e la Santa Sede

  • Con la sua morte, Cristo ha portato Dio ad abitare nel cuore dell'uomo: il cardinale Vanhoye termina la riflessione sulla Lettera agli Ebrei agli esercizi spirituali della Quaresima in Vaticano. Domani le ultime meditazioni
  • Nomine
  • Tempo di Quaresima: l'invito del Papa a scoprire Cristo nei poveri attraverso l'elemosina. Il commento di mons. Dal Toso
  • Cambiare stili di vita per favorire un autentico sviluppo sostenibile: l’esortazione di mons. Migliore alle Nazioni Unite. Ai nostri microfoni, la riflessione del prof. Masullo di Greenaccord
  • Oggi su "L'Osservatore Romano"
  • Oggi in Primo Piano

  • Conclusi a Roma i lavori dell'IFAD, l'organizzazione che si occupa dello sviluppo delle zone povere rurali del pianeta
  • In Italia cresce il dibattito sull'aborto e sul valore della vita umana
  • Si celebra oggi la Giornata contro i tumori infantili
  • Incontro di formazione per gli esorcisti a Palermo
  • Chiesa e Società

  • Nel messaggio per la Quaresima, i vescovi messicani chiedono ai narcotrafficanti di convertirsi
  • I vescovi tedeschi ribadiscono il loro ‘no’ all’uso di embrioni a fini di ricerca
  • Il cardinale Bertone, presentando il libro di mons. Leuzzi “Atene e Gerusalemme, di nuovo insieme”, sottolinea che la Chiesa deve rispondere alle attese dell’umanità
  • Messaggio della Commissione Giustizia e Pace della Corea del Sud: il governo risponda al dramma dei lavoratori irregolari
  • Il cardinale Pengo sottolinea l’impossibilità per l’Africa di decidere sull’uso delle proprie risorse
  • Preghiera e iniziative di solidarietà dei missionari per fermare le violenze in Kenya
  • Giornata di digiuno promossa dalla Chiesa di Trento per esprimere vicinanza a don Sandro De Petris in carcere a Gibuti da 4 mesi
  • A Gaza, uomini armati attaccano un centro cristiano senza fortunatamente causare vittime
  • Per i vescovi del Pakistan è stato un errore ripubblicare le vignette su Maometto
  • Donna condannata a morte in Arabia Saudita con l’accusa di stregoneria
  • In Sri Lanka il vescovo di Mannar chiarisce l’episodio dell’attacco contro il santuario di S. Anthony costato la vita a 6 soldati
  • Sempre più grave l’emergenza in Bolivia per le inondazioni
  • Invito alla conversione nella lettera aperta ai pedofili di don Fortunato Di Noto
  • Ad Acerra, convegno sulla lotta contro la criminalità
  • La Chiesa di Caltagirone rinnova l’antica devozione dell’icona del Santissimo Crocifisso del Soccorso
  • Morto a Tokyo all’eta’ di 92 anni il regista giapponese Kon Ichikawa, autore pluripremiato di capolavori della cinematografia mondiale
  • Alla Berlinale, due film convincono la critica: Kabei (Nostra madre) e Happy-Go-Luck
  • Presentato a Roma il nuovo Dizionario Carmelitano
  • 24 Ore nel Mondo

  • A Pristina, annunciata l'indipendenza del Kosovo per domenica 17 febbraio, ma il premier Thaci non conferma
  • Il Papa e la Santa Sede



    Con la sua morte, Cristo ha portato Dio ad abitare nel cuore dell'uomo: il cardinale Vanhoye termina la riflessione sulla Lettera agli Ebrei agli esercizi spirituali della Quaresima in Vaticano. Domani le ultime meditazioni

    ◊   Nell’Antica Alleanza era impossibile una piena comunicazione tra l'uomo e Dio, avvertito come una potenza inavvicinabile. Cristo, morendo per l’umanità, le ha permesso di accostarsi alla casa del Padre. Da allora e fino ad oggi la strada per entrarvi è data dalla fede, dalla speranza e dalla carità. Sono le considerazioni centrali con le quali il cardinale gesuita, Albert Vanhoye, ha terminato la lettura meditata della Lettera agli Ebrei, nella sesta giornata di esercizi spirituali della Quaresima, predicati al Papa e alla Curia Romana. I particolari, nel servizio di Alessandro De Carolis:


    I cristiani vivono da sempre una condizione di privilegio, rispetto al rapporto dell’antico popolo ebreo con Dio. La condizione è quella di aver scoperto la vicinanza, la paternità di Dio e non - come nell’Antico Testamento - la sua distante e innominabile potestà. Il cardinale Vanhoye ha spiegato che gli ultimi capitoli, dal decimo in poi, della Lettera agli Ebrei contengono il cuore di questo assunto. Come cristiani, ha spiegato, possediamo un diritto d’ingresso nel santuario celeste - e non tanto una “fiducia” come asseriscono alcune traduzioni: un diritto a far parte della famiglia divina, fondato sul sangue versato da Gesù. Ed è questa suprema offerta sacrificale, ha spiegato il predicatore degli esercizi, a segnare la profonda novità rispetto agli ebrei dell’Antica Alleanza, che con la loro rigida ritualità frapponevano invece innumerevoli gradi di separazione tra l’uomo e Dio:

     
    “Nell’antica Alleanza, c’era la separazione tra il popolo e i sacerdoti. Il popolo non era mai autorizzato a entrare nell’edificio del Tempio. Poteva soltanto stare nei cortili. I sacerdoti avevano il diritto di penetrare nell’edificio. C’era però separazione anche tra semplici sacerdoti e sommo sacerdote. I primi non potevano entrare nella parte più santa, ma solo nella parte santa dell’edificio. C’era anche la separazione tra sacerdote e vittima. Il sacerdote non poteva offrire se stesso, non era degno, non era capace. Doveva quindi offrire come vittima un animale, ma un animale non è in grado di santificare il sacerdote. C’era infine la separazione tra vittima e Dio. Un animale non può entrare in comunione con Dio. Ora, invece, per mezzo dell’offerta di Cristo, tutti i credenti hanno il diritto di entrare nel santuario e non si tratta più del santuario non autentico, fabbricato dalle mani dell’uomo, ma del Santuario vero, cioè si tratta di entrare nell’intimità di Dio”.
     
    L'autore della Lettera agli Ebrei dunque, afferma l’esistenza non più della distanza ma della confidenza tra l’uomo e Dio, guadagnata dalla morte redentrice di Gesù, dalla sua umanità glorificata. Invita ad “accostarsi” con cuore puro a Dio, a fare cioè quello che prima era inconcepibile e vietato. L’Alleanza quindi è “nuova” perché ciò che la morte di Cristo ha prodotto, prima non esisteva. Rispetto all’antico israelita, ricercare la volontà di Dio per il cristiano non vuol dire più conformarsi a un codice fisso, ma ricercare una creazione continua. Soprattutto chi ha responsabilità pastorali, ha riflettuto il cardinale Vanhoye, deve essere consapevole di ciò. Ed essendo la novità cristiana una sorgente inesauribile, essa - ha ribadito - va sempre annunciata facendo attenzione a imperniarla sui tre cardini della fede, della speranza e della carità, piuttosto – come accade - su discorsi di tipo moraleggiante:

     
    “Talvolta i predicatori cristiani fanno troppe esortazioni morali e non abbastanza esortazioni teologali, che sono più importanti. L’autore nomina le tre virtù teologali: la fede, la speranza, la carità. Avrebbe potuto nominare le virtù morali o cardinali, ma non lo ha fatto, perchè queste virtù non hanno un rapporto diretto con la Nuova Alleanza. Gli ebrei erano preoccupati soprattutto di osservare bene tutte le tradizioni e i comandamenti. Invece, il Nuovo Testamento non insiste tanto sulla legge da osservare, ma esorta ad avere fede, speranza e carità”.

     
    Con la seconda meditazione, il predicatore gesuita ha concluso la riflessione sulla Lettera agli Ebrei trattandone la solenne chiusura, incentrata sulla Risurrezione e sull’Alleanza eterna. Il cardinale Vanhoye ha ripercorso i livelli successivi di approfondimento della dottrina cristiana, passati dalla iniziale comprensione della Resurrezione di Gesù come semplice restituzione della vita di Dio al Figlio alla Resurrezione come frutto dell’intervento dello Spirito Santo, il soffio vitale di Dio. E qui il predicatore degli esercizi si è soffermato sul legame, messo in luce dalla Lettera, tra lo spirito vitale e il sangue, quest’ultimo già considerato sacro dagli antichi - e dalla Bibbia - perché portatore del soffio della vita. Un’intuizione corretta, confermata dalla scienza quando si è scoperto che è il sangue a ossigenare il corpo, a portare cioè il “soffio” del respiro umano alle cellule. E dunque, ha paragonato il cardinale Vanhoye:

     
    “Come noi aspiriamo l’aria dell’atmosfera per ossigenare il nostro sangue e renderlo capace di vivificare tutto il nostro corpo, così Cristo nella sua Passione per mezzo di una preghiera intensa ha aspirato lo Spirito Santo. Per vincere la paura della morte, Egli ha pregato, ha supplicato e ha ricevuto lo Spirito Santo, il quale è entrato in Lui e lo ha spinto ad offrire la propria vita in un dono di amore. Possiamo dire che nella Passione, il sangue di Cristo si è imbevuto di Spirito Santo, acquistando la capacità di comunicare una vita nuova e di fondare la Nuova Alleanza”.

     
    Riflettendo su questo nuovo rapporto stipulato tra Dio e l’uomo attraverso Cristo, l'autore della Lettera ha anch’egli una intuizione che, secondo il cardinale Vanhoye, esprime una verità del cristianesimo da un angolo di profondità mai affermato fino a quel momento. L'autore non augura solo ai cristiani di fare la volontà di Dio, ma che Dio stesso operi in loro ciò che a Lui è gradito:

     
    “Così viene indicato, mi pare, l’elemento più profondo della Nuova Alleanza. Il fatto che riceviamo in noi l’azione stessa di Dio. Nell’Antica Alleanza, Dio prescriveva ciò che si doveva fare, lo prescriveva attraverso una legge esterna. Questo tipo di Alleanza non ha funzionato, perchè l’uomo non è capace con le sole sue forze di compiere la volontà di Dio. Perciò il Signore ha voluto istituire una Nuova Aalleanza: ha promesso di scrivere la sua legge nel cuore dell’uomo, di dargli un cuore nuovo e di dare il suo spirito (...) Pertanto, la nuova alleanza non consiste soltanto nel ricevere le leggi di Dio all’interno del nostro cuore, ma nel ricevere l’azione di Dio stesso in noi”.

     
    Anche nel Vangelo di San Giovanni, ha rammentato il cardinale Vanhoye, Cristo parla delle sue opere come un dono del Padre. Lo stesso vale per i cristiani, che anzi sono accompagnati sin dalla fondazione della Chiesa dalla certezza, espressa da Gesù, di poter compiere opere anche più grandi di lui: o meglio compiute da Cristo stesso attraverso la loro intelligenza, generosità e dedizione.

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    Nomine

    ◊   Il Santo Padre ha accettato la rinuncia al governo pastorale dell’arcidiocesi di Castries (Santa Lucia), presentata da mons. Kelvin Edward Felix, per raggiunti limiti di età. Gli succede mons. Robert Rivas, domenicano, coadiutore della medesima arcidiocesi.

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    Tempo di Quaresima: l'invito del Papa a scoprire Cristo nei poveri attraverso l'elemosina. Il commento di mons. Dal Toso

    ◊   “Non potete servire a Dio e al denaro”: il Papa, nel suo Messaggio per la Quaresima di quest’anno, ha citato queste parole di Gesù per invitare i fedeli a praticare l’elemosina con generosità imparando a riconoscere Cristo nei poveri. Ma sul significato autenticamente cristiano dell’elemosina, ascoltiamo mons. Giampietro Dal Toso, sottosegretario del Pontificio Consiglio “Cor Unum”, al microfono di Giovanni Peduto:


    R. – L’elemosina, che a volte non teniamo sufficientemente in conto, mi sembra sia importante che riusciamo a vederla come uno strumento concreto, quotidiano, alla portata di tutti, che ci aiuta esattamente nell’esercizio della nostra vita cristiana in questo tempo liturgico. Perché ci aiuta nell’esercizio della nostra vita cristiana? Il Papa, nel suo messaggio dice una cosa che mi ha particolarmente colpito e cioè che l’elemosina ha una doppia valenza: da una parte, rappresenta un gesto di attenzione verso l’altro e, dall’altra, è anche un gesto attraverso il quale si dà un segno di distacco dal denaro e quindi anche un distacco da se stessi. C’è – se posso citarla – questa bella frase al punto 1: “In questo modo alla purificazione interiore si aggiunge un gesto di comunione ecclesiale”. Mi sembra che questo sia un po’ il cuore di queste affermazioni.

     
    D. – Perché, secondo lei, il Papa nel suo messaggio ricorda che l’elemosina non è un atto di filantropia?

     
    R. – Esattamente perché l’elemosina si inserisce in un disegno un po’ più grande di vita cristiana, che è propriamente quello di vivere non centrati su se stessi, ma vivendo per l’altro. L’elemosina è, quindi, una testimonianza di carità. La carità come sappiamo e come ce lo ha insegnato molto bene l’enciclica Deus caritas est, è la chiave della virtù più alta della vita cristiana, quello di dare se stessi.

     
    D. – Nel messaggio si ribadisce che soccorrere i poveri, prima ancora che un atto di carità, è un atto di giustizia e che – secondo l’insegnamento evangelico - noi non siamo proprietari di ciò che possediamo, ma amministratori …

     
    R. – Sì, è importante partire da questa seconda affermazione che viene dal Catechismo della Chiesa Cattolica e che è una costante della dottrina sociale della Chiesa, e cioè che i beni che noi possediamo ci sono affidati e non ne siamo in questo senso strettamente proprietari. Proprio perché esiste una destinazione universale dei beni - i beni non sono soltanto i miei, ma sono ordinati al bene comune e sono, quindi, per tutti – in questo senso si dice che c’è una giustizia che regola il nostro stare insieme. Ovviamente, però, questa frase va completata e capita alla luce di quello che dice anche la Deus caritas est, per cui anche la società più perfetta, la società che più conosce la giustizia, avrà sempre bisogno della carità. Se è importante avere la giustizia come base, dobbiamo anche tenere presente che niente può sostituire la carità e che le due, anzi, si appartengono profondamente.

     
    D. – L’elemosina – sottolinea ancora il Papa – sia generosa, segreta e sia fatta per la gloria di Dio e non per porre se stessi in evidenza ...

     
    R. – Io credo che questo sia esattamente il punto in cui maggiormente emerge quanto sia importante lo spirito con cui diamo. Perché è chiaro che, da una parte, l’elemosina è un atto nostro, personale che conosce solo Dio perché solo Dio può vedere e scrutare il profondo del nostro cuore e solo Dio, alla fine, giudicherà sulla nostra vita. Però, nello stesso tempo, è anche vero – lo dice lo stesso Pontefice nel suo messaggio – quello che dice il Vangelo di Matteo: “Che vedano le nostre opere buone e diano gloria al Padre che è nei cieli”, cioè che la testimonianza di carità diventa un mezzo attraverso il quale si proclama il Vangelo, si fa conoscere il nome di Dio in mezzo agli uomini. Quindi, io direi che bisogna tenere presenti questi due aspetti: l’elemosina, fatta in segreto, e l’elemosina – nello stesso tempo – che serve per la glorificazione di Dio. Per questo, importante è il cuore, lo spirito con cui diamo le nostre elemosine e se lo diamo appunto in questo desiderio di rendere gloria a Dio o se lo diamo semplicemente per rendere gloria a noi stessi.

     
    D. – Tutto questo è facilmente comprensibile. Però, meno intelligibile appare l’affermazione che l’elemosina copre una moltitudine di peccati. Che significa?

     
    R. – Il Papa non fa altro che ripetere un messaggio che viene dalla Scrittura, e più precisamente dalla prima Lettera di Pietro. Mi sembra una cosa, però, molto importante, questa: che la carità, ogni atto di carità, quindi anche l’elemosina, è un passo concreto per superare il male che esiste nel mondo. E esattamente, la carità, attraverso la quale noi ci adeguiamo a Dio, a Dio che ha vinto il male, a Dio che ha vinto il peccato, allora la carità diventa una forma attraverso la quale anche noi partecipiamo di questa vittoria di Dio. E per questo anche possiamo dire che copre una moltitudine di peccati.

     
    D. – Il Papa fa ancora un’affermazione: l’elemosina è segno di un dono più grande che possiamo fare al prossimo, l’annuncio dello stesso Gesù Cristo ...

     
    R. – Verso la fine del Messaggio, il Papa ristabilisce un collegamento tra il racconto di un Vangelo e la vita stessa di Cristo. Il Papa ricorda, cioè, il racconto dell’obolo della vedova, quella vedova che nel Tesoro del Tempio mette le ultime monete che aveva,, cito il Vangelo stesso in cui dice che mette “tutto quanto aveva per vivere”. La vedova, in questo senso, anticipa quello che farà Gesù Cristo stesso, che dona tutta la sua vita. Ecco: per questo, l’elemosina, quel dono che noi facciamo, diventa espressione di un dono più profondo, che è il dono di tutta la vita e che il cristiano può farlo sulla scorta di quello che ha imparato da Cristo che per primo, appunto, ha dato tutto se stesso. Per questo, anche l’elemosina è testimonianza di Cristo: perché è testimonianza del fatto che l’uomo trova se stesso solo donandosi; così come Cristo, donandosi, ha trovato la pienezza della vita; così come la sua morte ha significato per lui anche la sua resurrezione.

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    Cambiare stili di vita per favorire un autentico sviluppo sostenibile: l’esortazione di mons. Migliore alle Nazioni Unite. Ai nostri microfoni, la riflessione del prof. Masullo di Greenaccord

    ◊   Dai comportamenti individuali alle scelte delle industrie, bisogna favorire il consolidarsi di una mentalità rispettosa dell’ambiente: è l’invito rivolto dall’arcivescovo Celestino Migliore alla 62.ma sessione dell’assemblea generale dell’ONU, che si è riunita in questi giorni sul tema dei cambiamenti climatici. L’Osservatore permanente della Santa Sede presso le Nazioni Unite di New York ha ribadito l’urgenza di politiche nazionali e globali che favoriscano l’uso di tecnologie eco-compatibili. Il servizio di Alessandro Gisotti:


    Gli individui e le società devono iniziare a cambiare i propri stili di vita se vogliamo davvero promuovere uno sviluppo sostenibile: è l’esortazione dell’arcivescovo Celestino Migliore, che parlando alle Nazioni Unite ha incoraggiato la comunità internazionale ad adottare strategie e politiche efficaci per ridurre l’inquinamento. La cura dell’ambiente, ha ribadito il presule, è una responsabilità a cui nessuno può sfuggire. Quindi, ha auspicato che si raggiungano gli obiettivi stabiliti nella recente Conferenza internazionale di Bali sul cambiamento climatico. L’osservatore vaticano ha ricordato i tanti appelli di Benedetto XVI in favore della salvaguardia del Creato ed ha ribadito l’importanza delle iniziative, anche piccole, volte ad un cambiamento di mentalità e di stili di vita. Dal canto suo, ha aggiunto, la Santa Sede ha adottato alcune misure in questo senso quali la riduzione delle emissioni di anidride carbonica in Vaticano e l’utilizzo di pannelli solari, come anche il sostegno ad un progetto di rimboschimento in Ungheria.

     
    Ogni individuo, è stato il suo richiamo, deve assumersi la sua parte di responsabilità per dar vita ad uno sviluppo equilibrato. E’ questo lo spirito necessario ad affrontare le sfide odierne che vedono interrelati la preservazione dell’ambiente e lo sviluppo economico. L’uso di “tecnologie pulite”, ha aggiunto mons. Migliore, è una componente importante dello sviluppo sostenibile. Gli Stati sviluppati devono condividere queste tecnologie con i Paesi in via di industrializzazione affinché non vengano ripetuti gli errori del passato. Il cambiamento del clima, in particolare, ha proseguito, è una sfida da affrontare a più livelli, individuale, locale ma anche nazionale e globale. I mercati, ha poi sottolineato, devono incoraggiare la “green economics”, un’economia rispettosa dell’ambiente, che non favorisca la produzione di beni che causano un degrado ambientale. Dal canto loro, ha concluso mons. Migliore, i consumatori devono essere consapevoli che i loro comportamenti hanno un impatto diretto sulle condizioni dell’ambiente in cui viviamo.

    Sul richiamo di mons. Migliore all’ONU ad un cambiamento degli stili di vita e del sistema economico, Alessandro Gisotti ha intervistato il prof. Andrea Masullo, docente di Fondamenti di Sostenibilità Ambientale all’università di Camerino e presidente del comitato scientifico dell’associazione di ispirazione cristiana Greenaccord:

    R. – Ci troviamo in una situazione paradossale. Nei Paesi industrializzati in cui il livello dei consumi è già eccessivamente elevato, il sistema sembra non funzionare senza una richiesta continua di un ulteriore aumento dei consumi. Si spinge il consumatore a consumare ancora di più, sempre di più, senza porsi il problema di che cosa abbia bisogno e per quale motivo consumi. Quindi, l’invito di mons. Migliore mi sembra estremamente opportuno perché richiede un’assunzione di responsabilità su entrambi i fronti: il consumatore, che spesso è vittima di questo bersagliamento di messaggi, e anche un sistema economico che ha perso di vista la sua reale funzione, quella di essere a servizio dell’uomo. Un sistema che, invece, è semplicemente al servizio del consumo, cioè della formazione di un capitale attraverso l’utilizzo di risorse senza preoccuparsi se questi beni producono effettivamente un benessere. Spesso acquistiamo cose soltanto inseguendo la promessa di benessere che ci viene dai messaggi pubblicitari, e poi siamo indotti rapidamente a disfarcene per desiderare altre cose e consumare, attraverso una spirale veramente insostenibile.

     
    D. – Quindi, serve un vero e proprio cambiamento di mentalità, e non solo di atteggiamenti pratici ...

     
    R. – Anche nei messaggi recenti del Santo Padre ci sono molti richiami alla necessità di una riconversione dell’economia, che diventi effettivamente al servizio dell’uomo, che produca benessere. Ormai, le economie dei Paesi industrializzati in gran parte sono economie del danno. Il grande economista Hermann Daly, per esempio, ha valutato che nell’economia americana, i due terzi del prodotto lordo consistono in attività di riparazione dei danni causati dal restante terzo del prodotto lordo, quindi il disinquinamento, la cura di malattie indotte dall’inquinamento, danni relativi ai cambiamenti climatici e via dicendo. Dobbiamo ridiventare un’economia del benessere, soprattutto un’economia più equa perché fermandoci ai cambiamenti climatici e quindi ai consumi energetici, non è possibile che il mondo possa funzionare come nei Paesi industrializzati. In questi Paesi, i consumi sono di circa 5 tonnellate pro capite di petrolio, mentre il resto del mondo, gli altri 5 miliardi e oltre di abitanti hanno a disposizione soltanto una tonnellata equivalente di petrolio. Quindi, se questo è il modello, vuol dire che nel 2050 avremo bisogno di una quantità esorbitante di energia che, effettivamente, non sappiamo dove trovare sul nostro pianeta ...

     
    D. – Guardando all’Italia, oggi viene celebrata per il quarto anno l’iniziativa “Mi illumino di meno”, lanciata dalla trasmissione Caterpillar di Radio RAI…

     
    R. – Dobbiamo prendere questa sfida, simbolica, come questa campagna “Mi illumino di meno”, come una sfida importante. L’unica strada perché tutta l’umanità progredisca è che ci si attesti su un livello più basso di consumi. Produrre benessere consumando di meno: noi dobbiamo dimezzare i nostri consumi di risorse per consentire al resto del mondo di raggiungere un livello minimo di benessere.

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    Oggi su "L'Osservatore Romano"

    ◊   Intervista a padre Marko Ivan Rupnik: una visita spirituale alla cappella Redemptoris Mater .

    Nell'informazione internazionale, in rilievo i rapporti Iraq-Iran. Mahamud Ahmadinejad ha annunciato che si recherà a Baghdad il prossimo 2 marzo. Per la prima volta dalla rivoluzione khomeinista del 1979 un capo di Stato iraniano tornerà nella capitale irachena: un segnale di distensione importante tra due Paesi a lungo rivali.

    Nelle pagine culturali, la pubblicazione in anteprima della premessa e di alcune voci tratte dal volume La mistica parola per parola curato da Luigi Borriello, Maria R. Del Genio e Tomas Spidlfk. Il testo viene presentato venerdì 15 febbraio a Roma presso la Pontificia Università Antonianum.

    Luca Pellegrini ricorda il regista giapponese Kon Ichikawa, autore del film L'arpa birmana.

    Un articolo di Gaetano Valiini dal titolo "C'erano un agnostico, un comunista e un cattolico ....": considerazioni sul libro di Giancarlo Castelli Gattinara Viaggio in Himalaya.

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    Oggi in Primo Piano



    Conclusi a Roma i lavori dell'IFAD, l'organizzazione che si occupa dello sviluppo delle zone povere rurali del pianeta

    ◊   Si sono conclusi ieri sera  i lavori del Consiglio dei Governatori dell’IFAD, Il Fondo Internazionale per lo Sviluppo con sede a Roma, che proprio quest’anno celebra i trent’anni di azione in favore delle popolazioni povere delle zone rurali. Nel corso dei lavori, sono stati siglati accordi di partnership finanziaria importanti, come quello tra IFAD e Banca Africana per lo Sviluppo, e si è sottolineata l’importanza di mantenere al centro dell’azione della comunità internazionale l’impegno a raggiungere gli Obiettivi del Millennio. Il servizio di Lucas Dùran.


    E’ più che mai urgente promuovere investimenti mirati alla produzione agricola in modo da permettere alle popolazioni delle aree rurali più povere di approvvigionarsi in cibo a prezzi accessibili. Un invito che vale soprattutto come monito, a conclusione di quattro giornate che hanno visto dibattere punti nodali in termini di sviluppo e di lotta alla povertà. Una lotta trentennale per il Fondo Internazionale per lo Sviluppo, che proprio nel 1978 iniziava la sua azione in favore delle popolazioni povere delle zone rurali. Normale dunque, per coloro che vi lavorano dall’interno, interrogarsi sullo stato di salute dell’IFAD. Una domanda che abbiamo girato a Philippe Audinet, che dell’IFAD è direttore della Policy Division:

     
    “Direi che lo stato di salute dell’IFAD è abbastanza buono. Negli ultimi quattro o cinque anni abbiamo aumentato il nostro programma di lavoro. La quantità di soldi che prestiamo o diamo ai nostri partner è del 10 per cento all’anno. Siamo un’organizzazione in crescita e siamo anche un’organizzazione che è passata tre anni fa attraverso un processo di valutazione esterna e indipendente molto approfondita. Tutti gli impegni presi vis a vis dai Paesi membri su cosa cambiare sono stati rispettati e questo ha probabilmente aumentato il livello di fiducia e di serietà per questa istituzione”.

     
    Nella giornata finale dei lavori del Consiglio dell’IFAD, tre erano gli argomenti al centro dell’agenda: l’aumento dei prezzi dei prodotti agricoli, i cambiamenti climatici, i bio o agrocarburanti. Il problema per i piccoli produttori nei Paesi in via di sviluppo è che quasi sempre non sono loro quelli che beneficiano dell’aumento: al contrario, per lo più,  ne diventano essi stessi vittime. Tra i rimedi proposti, la riduzione dei prezzi di trasporto, la creazione di coordinamenti che permettano di aiutare coloro che comprano più cibo di quanto ne producano, il ricorso a programmi di microcredito. Per quanto concerne i mutamenti climatici, la parola d’ordine è informazione. Il trasferimento effettivo  di conoscenza ai piccoli produttori, allevatori e pescatori e la loro formazione su come agire in casi di comportamenti climatici anomali è considerato l’elemento di base su cui lavorare a livello d’istituzioni internazionali, come l’IFAD o la FAO. Infine i bio o agrorcaburanti: negli ultimi anni, l’interesse verso il loro uso e produzione è aumentato in maniera esponenziale e spesso incontrollato. L’indicazione è quella di mantenerne sotto controllo l’impatto  non solo sotto l’aspetto economico-finanziario, ma anche  nelle sue implicazioni a livello sociale, soprattutto nelle zone rurali, teatro principale dell’azione dell’IFAD.
     
    Temi cruciali, dunque, che attendono risposte concrete. Che ruolo potrà in questo senso svolgere l’IFAD? Il cardinale Renato Raffaele Martino, presidente del Consiglio Giustizia e Pace e profondo conoscitore dei Paesi del cosiddetto Sud del mondo.

     
    “Il ruolo che può avere l’IFAD è molto importante. Qualche mese fa, ho fatto un viaggio in Madagascar e sono andato a vedere sul posto le realizzazioni di piccoli progetti - davvero piccolissimi - nei quali si dava la possibilità ad un contadino di cominciare a piantare i pomodori, di cominciare a prendersi cura di un alveare. Progetti che sono alla base e danno la possibilità a questa gente di migliorare la propria produzione e le proprie capacità. Questo, visto fare sul posto, è stato per me un’esperienza bellissima. Quindi, penso proprio che l’IFAD potrà dare il proprio contributo per la realizzazione degli obiettivi del millennio”.

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    In Italia cresce il dibattito sull'aborto e sul valore della vita umana

    ◊   In queste settimane in Italia si è riacceso il dibattito sulla questione dell’aborto: ieri in varie città italiane si sono svolte manifestazioni a sostegno della Legge 194 sull’interruzione di gravidanza dopo la vicenda dell’intervento della polizia al nuovo Policlinico di Napoli. Tanti gli slogan inneggianti al diritto all'aborto. Ma nello stesso tempo sembra crescere nell’opinione pubblica una nuova consapevolezza del valore della vita fin dal concepimento. E sono tanti ad affermare come la 194 sia rimasta inapplicata nella parte che riguarda la prevenzione degli aborti. A questo proposito Alessandro Guarasci ha intervistato la presidente dei Centri per l’aiuto alla vita di Napoli Paola Mancini e il cardiologo Michele Battista dell’ospedale romano “Cristo Re”:


    D. - Signora Mancini nei consultori italiani c’è sufficiente informazione secondo lei?

     
    R. – L’informazione dettagliata e specifica è carente. Penso che se ci fosse un’informazione più dettagliata forse molti aborti non ci sarebbero.

     
    D. – Il fattore economico secondo lei è fondamentale per una donna che decide di abortire?

     
    R. –Se tante donne sapessero della realtà del progetto “Gemma” che noi abbiamo come Movimento per la vita italiano, cioè la possibilità per una donna, che desidera abortire per ragioni economiche, dell’aiuto economico che il Movimento per la vita offre a una donna per 18 mesi e anche oltre se necessario, credo che tante donne non abortirebbero. Tante volte non si capisce che il Movimento per la vita viene proprio incontro alle donne per aiutarle, non per ostacolarle o per impedirle nessuna altra libera decisione.

     
    D. – Dottor Battista, lei opera bambini cardiopatici che i medici non volevano far nascere. Come è possibile questo?

     
    R. – Oggi si riescono ad operare cardiopatie che una volta erano terribili, incurabili. Mi viene in mente un caso di cuore univentricolare: il padre venne da me perché gli era stato consigliato dal ginecologo di interrompere la gravidanza perché la cardiopatia era molto grave. Il bambino oggi sta benissimo, cresce ed è forte. Il problema è che a volte i ginecologi si sostituiscono al cardiologo, ma per quanto riguarda il mio campo chi è che deve dire l’ultima parola sulla possibilità di curare una cardiopatia è il cardiologo. Molte volte invece i ginecologi abusano di un ruolo che non è loro e quindi si spaventano di fronte a una cardiopatia che è perfettamente curabile e consigliano l’interruzione perchè per alcuni ginecologi l’interruzione di gravidanza è come l’estrazione di un dente.

     
    D. – Questo numero di cardiopatie che possono essere curate sta crescendo con gli anni?

     
    R. – Certo, perché man mano che si affinano le tecniche chirurgiche crescono le cardiopatie che sono curabili. Purtroppo i genitori interrompono la gravidanza molte volte più per paura di affrontare un evento per loro sgradevole, come quella di un figlio che nasce con una malattia e che deve affrontare degli interventi chirurgici, piuttosto che per un vero motivo. In questo, però, la responsabilità, io sostengo, è sempre di noi medici, perché siamo sempre noi medici che diamo i consigli sbagliati.

     
    D. - Quanto lei dice non ripropone comunque l’esigenza di creare nei consultori un vero pull di medici?

     R. – Soprattutto di medici ben formati. Infatti, noi cardiologi da anni stiamo facendo dei corsi per i ginecologi per renderli consapevoli che quelle cardiopatie per le quali consigliavano in maniera affrettata l’interruzione di gravidanza sono invece curabilissime.

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    Si celebra oggi la Giornata contro i tumori infantili

    ◊   Sono appena il 20 per cento i tumori infantili che ricevono cure adeguate, soprattutto nel Sud del mondo. A denunciarlo, le numerose iniziative della VI Giornata mondiale contro il cancro infantile, ricordata oggi in oltre 60 paesi. Promotrice della campagna è la Federazione internazionale genitori oncologia pediatrica (ICCCPO), che riunisce i genitori dei bambini affetti da tumore. Il servizio è di Silvia Gusmano:


    Oggi, l’80 per cento bambini affetti da tumore vive oggi nei Pesi in via di sviluppo. Mentre nel nord del pianeta i grandi progressi medici raggiunti negli ultimi 30 anni consentono la guarigione a tre pazienti su quattro, in Asia, in Africa e in America Latina i tumori spesso non vengono neanche diagnosticati o l’accesso alle terapie è precluso ai piccoli a causa del loro costo eccessivo. Per porre rimedio a questa tragica situazione, la Federazione internazionale genitori oncologia pediatrica (ICCCPO) ha istituito nel 2002 la Giornata contro il cancro infantile, di cui ricorre oggi la sesta edizione. In oltre 60 Paesi, sono in corso interventi di sensibilizzazione tramite i media, mostre d’arte dei bambini, raccolte fondi. In Italia, fino al 17 gennaio, è possibile devolvere un euro tramite l’invio di un sms al numero 48588. Ma attraverso quali iniziative l’ICCCPO, presente il quasi 40 Stati dal 1994, combatte la battaglia contro il tumore infantile? La presidente onoraria dell’Associazione Peter Pan, Maria Teresa Barracano Fasinelli:

     
    “La nostra Confederazione internazionale ha creato recentemente una Fondazione proprio per finanziare progetti specifici nei vari Paesi. Attraverso i suoi congressi annuali e attraverso lo scambio di informazioni e di esperienze, si cerca poi di aiutare le nazioni che sono più indietro, anche costituendo gemellaggi tra Paesi ricchi e Paesi poveri”.
     
    L’ostacolo principale nei Paesi in via di sviluppo, soprattutto in Africa, è di natura culturale, come spiega Pasquale Tulimiero, presidente della Federazione italiana Associazioni genitori onco-ematologia pediatrica:

     
    “Il tumore è una malattia che in alcuni Paesi, tipo l’Africa, tipo l’India, è ancora sottovalutata per il semplice fatto che loro hanno problemi ben più gravi, quali la denutrizione, la cattiva igiene e così via. Una fiala può costare anche mille euro e per alcuni Paesi in via di sviluppo spendere mille euro per curare un tumore di un singolo bambino è certamente una cosa pesante”.
     
    Da qui, il progetto “L’Amore cura”, presentato oggi presso oggi a Roma presso il Comando generale della Guardia di Finanza. Tra gli obiettivi, oltre allo sviluppo di un database che raccolga tutti i dati relativi a patologie e protocolli dei pazienti italiani, anche un piano di formazione e assistenza a distanza per i medici che operano nel Sud del mondo. A ispirare, infatti, la lotta dei genitori contro il male oggi curabile dei propri figli, è il principio dell’alleanza terapeutica.

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    Incontro di formazione per gli esorcisti a Palermo

    ◊   E’ in corso a Bagheria, in provincia di Palermo, il quarto incontro di formazione per gli esorcisti di Sicilia. Organizzato dal Centro pastorale Giovanni Paolo II il simposio si concluderà domani. Luca Collodi ha intervistato don Gabriele Nanni, incaricato della formazione degli esorcisti:


    R. – Gli esorcisti sono sacerdoti con una preparazione di base comune, però hanno bisogno di un surplus di formazione per un rituale che non è semplicemente fatto di gesti e parole, ma all’interno di questo rito ci si scontra letteralmente contro le entità maligne, e quindi questo provoca delle reazioni, provoca delle situazioni che non sono facilmente prevedibili e normalmente non si trovano. C’è poi anche il problema di come trattare con le persone che sono soggette – in quel momento – al demonio. Quindi, capisci che si tratta di tener conto di elementi non solo pastorali, non solo liturgici ma l’energia spirituale e poi anche di una prassi concreta che richiede esperienza.

     
    D. – Don Gabriele Nanni, in molti si chiedono: il demonio esiste? E in che forma?

     
    R. – Il demonio esiste come “persona”, come ha sempre detto la dottrina cattolica, cioè è un ente intelligente; quando si dice “persona” di natura spirituale, cioè uno spirito impuro, così lo chiama il Vangelo, definendolo dall’azione malvagia che compie.

     
    D. – Don Gabriele, la possessione: la Chiesa dice che i casi sono pochi, però ci sono. Come avviene? Come voi vi accorgete di un caso di possessione reale?

     
    R. – La possessione è la presenza straordinaria del demonio nella persona e ne controlla i movimenti, il corpo e la voce. Bisogna distinguere lo “stato di possessione” dalla “possessione”, cioè l’azione del demonio può essere di possessione ma non in tutti i momenti la persona è posseduta, ha solamente un collegamento con il demonio. Lo “stato di possessione”, invece, è uno stato straordinario in cui il demonio si manifesta, si evidenza e diventa padrone della persona. E questo accade quando c’è un confronto o una vicinanza o anche una provocazione del sacro: il demonio può manifestarsi. Durante l’esorcismo si manifesta per forza, a volte lentamente, a volte subito. La forma più grande, insieme a tutti gli indizi e i segni che ci sono, è proprio questa reattività al sacro, alla preghiera. Se uno prega e il demonio si manifesta, e uno può pregare anche senza usare la voce, e il demonio si manifesta e risponde alle preghiere o alle parole mentali dell’esorcista, noi ci troviamo di fronte a inequivocabili segni di possessione.

     
    D. – Mi permetta una domanda personale. Vedere il corpo di un uomo o di una donna che si deforma, avvicina maggiormente alla spiritualità, a Cristo? Convince maggiormente della propria vocazione di sacerdote?

     
    R. – Se io invoco Dio a favore di quest’anima contro il demonio, il demonio si arrabbia perché è infastidito, vuol dire che Dio mi sta ascoltando, e dunque è qui presente e agisce per me. E questa è la cosa che mi ha commosso più di tutte, mi ha fatto sentire la vicinanza di Dio, non solo nel mio ministero ma anche in quella situazione di sofferenza così concreta.

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    Chiesa e Società



    Nel messaggio per la Quaresima, i vescovi messicani chiedono ai narcotrafficanti di convertirsi

    ◊   “Quello della Quaresima è un tempo di conversione. E’ un’occasione per i narcotrafficanti per prendere le distanze dal crimine organizzato e per abbandonare definitivamente la loro attività malavitosa”. E’ il passaggio centrale dell’appello dei vescovi messicani contenuto nel messaggio per la Quaresima. “In questo periodo che precede la Pasqua, siamo chiamati a dare un impulso più deciso alla nostra vita cristiana” sottolinea il documento della Conferenza episcopale: “In Messico, così come nel resto del mondo, subiamo gli effetti negativi della sopravvalutazione dei beni materiali che hanno colpito, e continuano a colpire, soprattutto le fasce più deboli”. Tra i mali da estirpare, i presuli additano la corruzione, la conquista del potere, i monopoli che allargano la forbice sociale tra ricchi e poveri ed il narcotraffico che, a loro dire “tante vittime e miseria ha provocato nel Paese”. Il documento prosegue con un duro monito: “Se tutto questo è accaduto, è dovuto al fatto che i cattolici hanno commesso un grande errore, quello di tenere separata la propria fede dal quotidiano. Non attendiamo quindi soluzioni da chissà dove, poiché queste dipendono dall’impegno di tutti”. Poi l’appello ai trafficanti di droga: “Invitiamo tutti coloro che hanno a che fare con queste attività illecite di approfittare della Quaresima per iniziare un cammino di conversione e di volgere lo sguardo a Dio. Solo Lui è capace di aprire i cuori e di cambiare la vita di ciascuno”. Come pastori - scrivono i vescovi messicani - “ci impegneremo affinché tutti maturino l’esperienza dell’incontro personale con Cristo, per una conversione, per un cambio di rotta e per diventare autentici discepoli missionari”. L’appello si conclude con una raccomandazione ai fedeli: “La Quaresima ci offre l’opportunità di assistere i nostri fratelli in difficoltà e di confermare il nostro impegno a favore della vita per riaffermare il nostro secco no al flagello della droga e alla cultura di morte”. (A cura di Davide Dionisi)

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    I vescovi tedeschi ribadiscono il loro ‘no’ all’uso di embrioni a fini di ricerca

    ◊   Le cellule staminali, le linee-guida per la preghiera per l’incontro tra cristiani, ebrei e musulmani, l’anno paolino, la situazione dei cristiani in Cina e la valutazione del trattato europeo di Lisbona: sono questi alcuni dei temi affrontati durante l’assemblea plenaria dei vescovi tedeschi, conclusasi ieri a Würzburg. La relazione finale – rende noto l’agenzia SIR - è stata presentata dal cardinale Karl Lehmann, presidente uscente della Conferenza episcopale tedesca. Sulle cellule staminali è in corso da tempo in Germania un’accesa discussione per l’utilizzo degli embrioni a fini di ricerca, che secondo i vescovi “distoglie lo sguardo dal nucleo vero e proprio: tutelare la dignità umana dall’inizio e il diritto alla vita dell’embrione”. Ciò che conta – sostengono i presuli - “non sono i fini” ma il fatto che “per la produzione di queste linee cellulari debbano essere uccisi, ‘usati’ embrioni”. “Si tratta di decidere se si possa uccidere la vita umana a fini di ricerca”. Per quanto riguarda il trattato di Lisbona, i vescovi considerano “un successo” la sua approvazione, pur esprimendo preoccupazione per il mancato inserimento della Carta dei diritti fondamentali. “Insoddisfacente” per i vescovi è infine l’assenza di un riferimento a Dio e alla tradizione ebraico-cristiana. (A.L.)

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    Il cardinale Bertone, presentando il libro di mons. Leuzzi “Atene e Gerusalemme, di nuovo insieme”, sottolinea che la Chiesa deve rispondere alle attese dell’umanità

    ◊   “Costruire la Chiesa è porre le basi per la costruzione di una nuova società”. E' quanto scrive il segretario di Stato, cardinale Tarcisio Bertone, nella presentazione dell’ultimo libro di monsignor Lorenzo Leuzzi, “Atene e Gerusalemme, di nuovo insieme”, edito dalla Libreria Editrice Vaticana. Nell’insegnamento di Benedetto XVI – prosegue il porporato – la Chiesa e il mondo “si richiamano a vicenda come interlocutori che si cercano e confrontano, perché la verità dell’uomo è la prima preoccupazione della Chiesa e la notizia che Dio è Amore è ciò che il mondo attende dall’eternità”. La prospettiva di realizzare un nuovo incontro tra Atene e Gerusalemme per il segretario di Stato – riferisce poi l’agenzia Fides - “non appartiene alla nostalgia del passato, ma costituisce un progetto ambizioso che l’umanità ha dinanzi a sé”. E’ il realismo della fede – scrive il cardinale – “la via e maestra per ricreare il tessuto cristiano della comunità ecclesiale, talvolta assorbita da preoccupazioni che distolgono il suo sguardo da Cristo”. “Atene e Gerusalemme – osserva quindi il cardinale Tarcisio Bertone – possono ritornare ad incontrarsi perché nel cuore della Chiesa la fede e la ragione sono nella condizione favorevole di illuminare le strade nuove da intraprendere”. Il libro di mons. Leuzzi, direttore dell’ufficio per la pastorale universitaria del vicariato di Roma e segretario della Commissione Università del Consiglio delle Conferenze Episcopali d’Europa (CCEE), si sofferma, in particolare, sul rapporto tra modernità e cristianesimo. “Non si può comprendere la modernità – ha detto il responsabile della pastorale universitaria all’agenzia Zenit – senza intendere la vera natura della religione”. Il volume verrà presentato giovedì prossimo nella sede della Radio Vaticana. (A.L.)

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    Messaggio della Commissione Giustizia e Pace della Corea del Sud: il governo risponda al dramma dei lavoratori irregolari

    ◊   Seguendo l’esempio di Cristo, “i cattolici devono ascoltare il pianto di chi è schiavo nella società, per un’ingiusta distribuzione del lavoro: dobbiamo impegnarci affinché si possa andare oltre questa situazione, che distrugge persone e famiglie”. E’ il senso del messaggio – riferisce l’agenzia AsiaNews - che verrà pubblicato in Corea del Sud il prossimo 17 febbraio dalla Commissione episcopale Giustizia e Pace. Il presidente, mons. Bonifacio Choi Ki-san, chiede al governo di rivedere la cosiddetta “Legge per la protezione dei lavoratori irregolari”, approvata lo scorso 11 febbraio. Questo perché il testo di legge “non offre soluzioni al loro dramma”. E’ necessario, scrive il presule, “compiere degli sforzi che mettano al primo posto la dignità della persona, soprattutto nel mondo del lavoro”. “Io prego – conclude mons. Bonifacio Choi Ki-san – perché nella nostra realtà si possa avere una preoccupazione positiva nei confronti di chi è socialmente debole: i veri valori sono la solidarietà e la dignità umana, non semplicemente l’efficienza e la crescita economica”. (A.L.)

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    Il cardinale Pengo sottolinea l’impossibilità per l’Africa di decidere sull’uso delle proprie risorse

    ◊   “L’Africa non è più un Continente emarginato, dal punto di vista politico. Il ruolo dell’Africa nello sviluppo economico, però, rimane marginale. Questa è un’ingiustizia a livello globale”. Con queste parole il cardinale Polycarp Pengo, arcivescovo di Dar es Salaam e presidente del comitato permanente del simposio delle Conferenze episcopali di Africa e Madagascar, sottolinea le conseguenze negative degli scambi economici globali sull’economia dei Paesi africani. Nella relazione “La giustizia per i poveri in Africa” per la Conferenza internazionale che si è tenuta nei giorni scorsi a Johannesburg, in Sudafrica, il porporato non si dice pregiudizialmente contrario alla cosiddetta “globalizzazione”. Riconosce che “la globalizzazione offre opportunità alle popolazioni africane. I moderni sistemi di comunicazione hanno reso possibile all’Africa l’accesso al progresso economico e scientifico globale”. Ma tante persone però – osserva il cardinale – “non hanno le conoscenze di base e l’educazione sufficiente per utilizzare queste opportunità”. La scarsa valorizzazione del “capitale umano” delle persone è quindi ritenuto uno dei mali che ancora impediscono al continente di offrire alle proprie popolazioni condizioni di vita migliori. Un’altra causa, sottolinea il cardinale Pengo, sono le ingiustizie dei rapporti commerciali internazionali: l’Africa difficilmente ha il potere negoziale di decidere sull’uso delle proprie risorse. Il Continente è soggetto alle decisioni che sono prese altrove”. Per questo motivo – riferisce infine l’agenzia Fides - i vescovi africani intendono “portare la voce degli africani nella Chiesa universale, al fine che questa possa sostenere l’Africa di fronte al mondo secolare”. (A.L.)

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    Preghiera e iniziative di solidarietà dei missionari per fermare le violenze in Kenya

    ◊   Durante il periodo di Quaresima saranno intensificate le preghiere per le vittime degli scontri e per le migliaia di sfollati in Kenya. E' un segno di solidarietà, lanciato dai missionari della Consolata, per aiutare i keniani a comprendere i risvolti negativi degli scontri etnici e i danni economici provocati al Paese. “Purtroppo, gli scontri verificatesi tra i sostenitori del presidente Kibaki e quelli del leader dell’opposizione Odinga hanno danneggiato l’immagine del Kenya” – dice padre Marino Gemma, missionario e parroco della Chiesa della Consolata a Nairobi. “Rischiano di provocare divisioni etniche - prosegue il missionario - che prima non esistevano. Il Paese - sottolinea il quotidiano della Santa Sede, l'Osservatore Romano, è diventato teatro di conflitti pianificati prima ancora che le elezioni presidenziali emettessero il loro verdetto”. Padre Marino Gemma ha quindi aggiunto: “La politica del tribalismo sta creando anarchia e separazione”. Da oltre un secolo in Kenya, per opera dei missionari della Consolata, sono stati realizzati ospedali, scuole e dispensari sempre in collaborazione con la gente del luogo. Padre Gemma sottolinea inoltre che “la Chiesa cattolica e le altre Chiese stanno compiendo sforzi enormi per riconciliare il popolo”. Ha aggiunto, infine, che “sono stati lanciati accorati appelli ai politici e molta fiducia viene posta alla mediazione di Kofi Annan”, ex segretario generale delle Nazioni Unite. (M.B.)

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    Giornata di digiuno promossa dalla Chiesa di Trento per esprimere vicinanza a don Sandro De Petris in carcere a Gibuti da 4 mesi

    ◊   Una giornata di digiuno per don Sandro De Petris. Oggi, la diocesi di Trento esprime così la propria vicinanza e solidarietà al missionario incarcerato a Gibuti da più di cento giorni, con accuse che vanno dalla pedofilia alla corruzione di minori. Ma queste accuse – ha detto mons. Giorgio Bertin, vescovo di Gibuti - sono “calunnie”. Alla drammatica vicenda che sta vivendo il sacerdote saranno anche improntate le riflessioni della celebrazione, in programma questa sera, nella chiesa di San Francesco Saverio a Trento, animata dal Centro missionario diocesano. Sempre oggi, si chiuderà la raccolta di firme di solidarietà avviata sul sito di Vita Trentina alla metà di gennaio. Dal 28 ottobre don Sandro è in “detenzione preventiva in attesa di giudizio” e sta reclamando invano la propria innocenza. E’ stato accusato prima di pedofilia, poi di detenzione di materiale pedopornografico, quindi di depravazione. Dietro tali accuse ci sarebbero altri motivi, legati a casi di corruzione e ad affari illeciti avvenuti a Gibuti e al centro delle indagini di un giudice francese, trovato morto in circostanze misteriose nel 1995. Preoccupazione viene poi espressa dal direttore di Vita Trentina, don Ivan Maffeis: “finora si è mantenuto il silenzio – ha detto il sacerdote - nella speranza di una rapida soluzione”. “Ma i mesi di carcere – ha aggiunto - sono ormai quattro, con seri rischi per la salute di don Sandro”. L’auspicio è che questa drammatica esperienza possa terminare al più presto con un lieto fine: prendo questo tempo in prigione – si legge in una recente lettera proprio di don Sandro De Petris – come un monaco nella sua cella. “La preghiera, la presenza del Santissimo Sacramento e la lettura – aggiunge il missionario – riempiono gran parte della giornata; ho fiducia nel Signore, molto più forte di tutto il male”. (A.L.)

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    A Gaza, uomini armati attaccano un centro cristiano senza fortunatamente causare vittime

    ◊   Nuovo, grave attacco contro un centro cristiano a Gaza: fortunatamente, non ci sono stati feriti. Si tratta dell’ultimo episodio di una serie di violenze contro la comunità cristiana della Striscia. Secondo le prime ricostruzioni, uomini armati hanno fatto irruzione nel centro all’alba e hanno collocato una bomba nella biblioteca. L’esplosione – rende noto l’agenzia AsiaNews - ha provocato un incendio e migliaia di libri sono stati distrutti. Al termine del raid, sono state rapite due guardie, rilasciate successivamente. Padre Manuel Musallam, unico parroco cattolico di Gaza chiede di “rompere il muro di silenzio intorno alla Striscia”. “I confini sono chiusi – dichiara il sacerdote - ma non viviamo tanto in una prigione quanto piuttosto in una stanza delle torture. Le condizioni della popolazione sono drammatiche”. Da quando Hamas ha preso il controllo della Striscia, le condizioni di vita per i 3.500 cristiani nella regione palestinese sono sempre più difficili e sono numerosi gli episodi di intimidazione. Quello più grave è avvenuto lo scorso 7 ottobre, quando Rami Khader Ayyad, 32 anni, legato all’organizzazione protestante Palestinian Bible Society, è stato rapito ed ucciso. (A.L.)

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    Per i vescovi del Pakistan è stato un errore ripubblicare le vignette su Maometto

    ◊   La Conferenza episcopale pakistana “condanna apertamente la decisione di pubblicare una seconda volta le vignette su Maometto”. E’ quanto dichiara ad AsiaNews l’arcivescovo di Lahore e presidente della Conferenza episcopale pachistana, mons. Lawrence John Saldanha. Nei giorni scorsi, diversi quotidiani danesi hanno deciso di ripubblicare le vignette satiriche su Maometto, duramente criticate dopo la loro prima apparizione del 2006. La decisione, spiegano gli editori di Copenaghen, è stata presa subito dopo le minacce di morte recapitate ad uno dei vignettisti. Secondo mons. Saldanha, “si devono invece rispettare tutte le religioni”. “Siamo molto dispiaciuti – aggiunge - e preghiamo per una soluzione positiva a questa questione”. Peter Jacob, segretario della Commissione episcopale Giustizia e Pace, spiega: “L’Occidente deve capire che chi vive dall’altra parte del mondo, per un motivo o per un altro, ha sofferto molto dopo la prima pubblicazione di queste vignette”. Il riferimento è agli attacchi compiuti nel 2006 da estremisti islamici. Durante le proteste, tre ambasciate danesi sono state attaccate e almeno 50 persone sono rimaste uccise in seguito a scontri avvenuti in Medio Oriente, Africa e Asia. (A.L.)

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    Donna condannata a morte in Arabia Saudita con l’accusa di stregoneria

    ◊   Il verdetto della corte saudita che ha condannato a morte Fawza Falih con l’accusa di stregoneria ha suscitato sgomento: l’organizzazione non governativa Human Rights Watch  - rende noto l'agenzia AsiaNews - è intervenuta appellandosi a re Abdullah perché fermi l’esecuzione. La donna, arrestata nel 2005 dalla polizia religiosa, ha detto di essere stata picchiata e costretta a firmare con impronte digitali confessioni e documenti che, non sapendo leggere, non poteva capire. Joe Stork, direttore di Human Rights Watch in Medio Oriente, ha dichiarato che questo verdetto “dimostra come i giudici siano interessati a tutto tranne che al perseguimento della giustizia”. (A.L.)

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    In Sri Lanka il vescovo di Mannar chiarisce l’episodio dell’attacco contro il santuario di S. Anthony costato la vita a 6 soldati

    ◊   La vicenda dell’attacco in Sri Lanka al santuario di S. Anthony nella zona di Mannar e costato la vita a 6 soldati è stata mal riportata dai media locali. E’ quanto scrivono in un comunicato il vescovo di Mannar, mons. Joseph Rayappu, e il parroco della cattedrale di S. Sebastiano, padre Devarajah chiarendo che l’esercito aveva occupato di sua iniziativa il complesso del santuario e che non era stata avanzata alcuna richiesta di aiuto. I giornali nazionali hanno riferito, invece, che le vittime si trovavano nel santuario per rispondere alla richiesta della comunità cattolica di un servizio d’ordine davanti all’edificio religioso. Il santuario – rende noto infine l’agenzia AsiaNews - da settembre 2007 non è più frequentato dai fedeli a causa dell’inasprirsi degli scontri nella zona tra forze governative e ribelli Tamil. Lo scorso 11 febbraio padre Devarajah si è recato al santuario su permesso delle autorità militari, per tentare di organizzare un pellegrinaggio in occasione della Quaresima. (A.L.)

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    Sempre più grave l’emergenza in Bolivia per le inondazioni

    ◊   Si aggrava l'emergenza sanitaria a Trinidad, capoluogo del dipartimento centro-orientale di Beni, il più colpito dalle recenti piogge alluvionali abbattutesi sulla Bolivia: l'aumento della presenza di zanzare, ratti e la contaminazione delle acque – fa notare l’agenzia MISNA - sta favorendo il diffondersi di varie malattie. Secondo il direttore nazionale di Epidemiologia, il 95% della popolazione locale è stata infettata dal virus della dengue, il 51% dal batterio che provoca la leptospirosi. La protezione civile e il ministero della Sanità hanno intanto confermato il bilancio delle alluvioni anticipato nei giorni scorsi: da novembre a oggi sono almeno 52 i morti. Pesanti anche i danni alle coltivazioni agricole: sono più di 16.000 gli ettari andati distrutti per circa 14 milioni di euro di perdite nel solo dipartimento di Beni. Acque alluvionali stanno iniziando ad inondare, infine, anche il dipartimento di Pando, l'unico escluso dal decreto presidenziale di Evo Morales. (A.L.)

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    Invito alla conversione nella lettera aperta ai pedofili di don Fortunato Di Noto

    ◊   “Convertitevi, cambiate vita. Fatevi aiutare, voi uomini crudeli che violate l’innocenza dei bambini, voi che negate il diritto all’esistenza: una piccola santa intercede presso Dio per la Vostra conversione. Se avete compiuto violenze sui bambini, consegnatevi alla giustizia umana e alla misericordia di Dio. Costituitevi, voi che vivete nell’oscurità e nell’ombra. Confessate i vostri delitti. Riconoscete i vostri errori e cambiate vita”: si apre così la “Lettera ai pedofili”, scritta da don Fortunato Di Noto in occasione dell’arrivo delle spoglie di S. Maria Goretti nella diocesi di Noto. Nella missiva – riferisce l’agenzia SIR - il presidente dell’associazione “Meter” elenca le varie forme di violenza sui più piccoli, oltre al delitto di pedofilia, quali i traffici di organi e la piaga dei bambini soldato. Ricordando la martire “della purezza” e le 14 coltellate con cui venne uccisa, don Di Noto esorta i pedofili a cambiare vita contando sul perdono divino. (A.L.)

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    Ad Acerra, convegno sulla lotta contro la criminalità

    ◊   “L’unica via per uscire dal tunnel della criminalità organizzata è una rivolta civile che deve nascere dal basso, con un’alleanza tra cittadini, Chiesa e istituzioni civili, per rivendicare con coraggio i diritti della persona e pretendendone il loro rispetto, senza sconti”. Lo ha detto mons. Antonio Riboldi, vescovo emerito di Acerra, intervenendo all’incontro “Pilato e lo sporcarsi le mani” promosso dalla diocesi di Novara nell’ambito nel progetto ‘Passio 2008’. Mons. Riboldi ha ripercorso la sua attività pastorale dedicata anche alla lotta contro la criminalità organizzata. “Occorreva dare coraggio a questa gente – ha detto il presule - e la gente ha capito e mi ha seguito”. All’incontro - riferisce l’agenzia SIR - ha partecipato anche il biblista don Silvio Barbaglia, che ha sottolineato come “la chiave per sconfiggere la criminalità sia l’educazione". Un’educazione – ha aggiunto - che necessita della “creazione di rapporti personali profondi con le persone, dedicando ad essi il tempo che la vita attuale, con i suoi ritmi frenetici, tende a sottrarre, condannandoci alla superficialità nelle relazioni”. Per avere maggiori informazioni sui prossimi eventi del progetto Passio 2008 si può consultare il sito: www.passionovara.it (A.L.)

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    La Chiesa di Caltagirone rinnova l’antica devozione dell’icona del Santissimo Crocifisso del Soccorso

    ◊   Con l’esposizione dell’icona del Santissimo Crocifisso del Soccorso nella cattedrale di Caltagirone iniziano oggi le celebrazioni per l'immagine ritrovata 300 anni fa. Durante tutta la Quaresima, l’immagine sarà “pellegrina” in alcune parrocchie. Era il 1708: a Caltagirone la chiesetta della madonna del Soccorso era ormai solo un insieme di ruderi usata come stalla dai contadini. Un agricoltore, Antonio Centorbi, trovò tra quei ruderi una piccola immagine del Santissimo Sacramento. Dipinta a colori, ritraeva il Cristo crocifisso. Da quel ritrovamento – sottolinea il quotidiano Avvenire - sono passati tre secoli e in questo periodo la devozione e il culto al Santissimo Crocifisso del Soccorso si sono sempre più sviluppati. La piccola immagine ha spronato a tenere viva la memoria della Passione di Cristo. (A.L.)

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    Morto a Tokyo all’eta’ di 92 anni il regista giapponese Kon Ichikawa, autore pluripremiato di capolavori della cinematografia mondiale

    ◊   E’ attraverso il Lido di Venezia e le porte culturalmente aperte della sua Mostra d’Arte Cinematografica che il cinema giapponese entra nei mercati e nelle cineteche dell’Occidente. Era il 1951 quando Akira Kurosawa vinse un Leone d’Oro con il suo Rashōmon; era il 1956 quando Kon Ichikawa non vinse, invece, il Leone d’Oro – non assegnato quell’anno da parte di una giuria presieduta da Luchino Visconti, che non capì o non volle capire – per un capolavoro divenuto poi pietra miliare del cinema mondiale ispirato e pacifista, L’arpa birmana. Lunga meditazione sulla guerra e i suoi orrori, sulla condizione umana sempre sospesa tra vita e morte, “opera pervasa – nota Gianni Rondolino – da un profondo spirito religioso, realizzata con uno stile scarno, in cui personaggi e paesaggi paiono fondersi in una visione panteistica dell’esistenza”. Ichikawa, per quelle strane alchimie dello spirito e dell’arte, non è stato più dimenticato proprio e soprattutto per quel titolo simbolo che si impone su tutta la sua pur ricca filmografia, forte di circa ottanta opere pensate e girate a partire dal 1945 e pochissime delle quali circolate nelle nostre sale. Forse perché legato molto alla letteratura del suo paese – Mishima e Tanizaki per citare i più famosi –, o a modi e stili ai quali la nostra cultura talvolta generica e frettolosa si era fatta e si fa refrattaria. Ichikawa rimane un poeta della pellicola, sia che si immerga, come all’inizio della sua carriera, nelle commedie, sia che affronti denunce, storie di passioni, racconti epici ed anche, caso singolare, la stessa realtà con i documentari: famoso quello dedicato alle Olimpiadi di Tokyo del 1965 e originale la coppia formata da Kyoto del 1969 e da Giappone e il Giapponese, quest’ultimo girato in occasione dell’esposizione universale di Osaka dell’anno seguente. Tutte visioni, in fondo, imbevute di quella sapienza di tempi e silenzi e spessori che il cinema giapponese d’allora insegnò ai suoi contemporanei. I personaggi dei film di Ichikawa costruiscono lentamente la loro identità, come il soldato Tamura in Fuochi sulla pianura o il più famoso Mizushima ne L’arpa birmana, che intraprende un percorso di risveglio spirituale attraversando le nefandezze della guerra e approdando ad una nuova missione ed identità. L’orizzonte è sovranamente ampio, amplissimo, mai angusto e personalistico. Quasi ossessionato da questo orizzonte e da un fatalismo soffuso e irrimediabile, Ichikawa trasforma in metafora tutta l’esistenza umana, che lenta e inarrestabile scorre come i tempi dei suoi film. (A cura di Luca Pellegrini)

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    Alla Berlinale, due film convincono la critica: Kabei (Nostra madre) e Happy-Go-Luck

    ◊   A due giorni dalla sua chiusura, la Berlinale può cominciare a tracciare un bilancio della sua 58.ma edizione, più denso di ombre che di luci. L’impressione è infatti quella di una manifestazione che da una parte, grazie all’efficienza della struttura logistica e del personale, funziona magnificamente come macchina di spettacolo e luogo di mercato, ma dall’altra, a causa di una linea che privilegia la quantità delle pellicole selezionate alla loro qualità, presenta poche sorprese. Anche di fronte al programma degli ultimi giorni risulta evidente che chi sceglie i film è interessato più ai soggetti che essi propongono che ai loro modi di rappresentazione; e, talvolta, ci si domanda se lo scandalo sia più importante dell’etica. Da una tale considerazione di fondo emergono, tuttavia, due titoli che si impongono per la forza della messa in scena, per la morale che la sorregge e per la straordinaria bravura degli interpreti. Parliamo di Kabei (Nostra madre) di Yoji Yamada e Happy-Go-Luck di Mike Leigh. A più di tre anni dalla drammatica storia di una praticante di aborti clandestini nella Londra del dopoguerra, raccontata in Vera Drake, il regista inglese torna ai toni agrodolci della commedia, portando sulla scena le vicende di una giovane insegnante incantata dalla vita. Godendo di una recitazione collettiva che rasenta la perfezione, di una sceneggiatura brillante e di un montaggio che inchioda allo schermo, lo spettatore ride e piange di fronte alla forza dei sentimenti, imparando come l’esistenza vada vissuta fino in fondo, con le sue gioie e i suoi dolori. È la conclusione a cui arriva anche Kabei, cronaca della resistenza umana di una madre alle violenze della Storia. Ambientato nel Giappone della seconda guerra mondiale, il film racconta la repressione interna, la povertà della gente, i giovani mandati a morire, gli orrori di un nazionalismo che oscura lo spirito. Girato in uno stile che ricorda quello di Ozu, tutto inquadrature frontali e grande equilibrio formale, Kabei è importante non solo perché ricorda, ma anche perché previene il ritorno di antichi e mai sopiti demoni, che mai smettono di agitare l’umanità. (A cura di Luciano Barisone)

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    Presentato a Roma il nuovo Dizionario Carmelitano

    ◊   L’11 febbraio scorso è stato presentato, presso la Facoltà di Teologia “Teresianum” di Roma, il “Dizionario Carmelitano”: hanno partecipato all’incontro i superiori generali dell’Ordine del Carmelo, Fernando Millàn, carmelitano dell’Antica Osservanza, e Luìs Aròstegui, dell’Ordine dei Carmelitani Scalzi e padre Camillo Maccise, ex superiore Generale dei Carmelitani Scalzi. Alla cerimonia erano presenti, inoltre, gli autori esecutivi del volume: Emanuele Boaga (carmelitano dell’Antica Osservanza) e Luigi Borriello (dei Carmelitani Scalzi). Alla stesura del testo hanno collaborato quasi 125 autori, che con il loro contributo descrivono il panorama carmelitano nella storia: “le voci scelte - scrive padre Maccise nella presentazione - aiutano a prendere coscienza delle origini, ad avere una visione dell’evoluzione storica della Famiglia del Carmelo”. Il dizionario, di 1.031 pagine, è pubblicato solo in lingua italiana ed è stato ideato dieci anni fa dai definitori generali dei due rami carmelitani. Il testo - riferisce l'agenzia Zenit - è un riassunto con varie voci e nomi: vengono proposte figure importanti, presentate vita e opere, autori e libri. Tra le categorie, figurano poi storia, teologia, scienza, spiritualità, arti, aspetti giuridici relativi alla vita, l’azione e la dottrina del Carmelo. Il volume costituisce, quindi, un prezioso mezzo per conoscere i vari settori della famiglia carmelitana. E servirà anche per aiutare quanti, non essendo carmelitani, si avvicinano alla spiritualità e alle figure del Carmelo. (M.B.)

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    24 Ore nel Mondo



    A Pristina, annunciata l'indipendenza del Kosovo per domenica 17 febbraio, ma il premier Thaci non conferma

    ◊   Il Kosovo proclamerà la sua indipendenza domenica 17. Lo ha dichiarato il portavoce del futuro premier kosovaro Thaci. Lo stesso Thaci non ha però confermato la data della proclamazione nel corso di un’attesissima conferenza stampa tenutasi stamani a Pristina. Sempre questa mattina il Parlamento del Kosovo aveva approvato una mozione che permette di adottare le leggi necessarie all'atto di secessione da Belgrado. La dichiarazione del portavoce del leader kosovaro lascia comunque con il fiato sospeso la comunità internazionale, che ieri ha dovuto registrare la risoluzione del governo serbo che dichiara "invalido e illegale" ogni atto unilaterale a favore dell'indipendenza da parte della provincia serba. Posizione sostanzialmente sostenuta dal presidente russo, Vladimir Putin, che ha ribadito la sua assoluta contrarietà al distacco definitivo del Kosovo dalla Serbia. Intanto si teme per un'escalation della tensione sul terreno, come dimostra l’esplosione avvenuta questa mattina a Mitrovica, città del Kosovo settentrionale, nei pressi della sede che dovrebbe ospitare la missione UE.

    Africa-Bush
    Al via nelle prossime ore il nuovo viaggio del presidente statunitense George W. Bush in Africa. Il capo della Casa Bianca, ormai a fine mandato presidenziale, visiterà Benin, Tanzania, Rwanda, Ghana e Liberia. In primo piano gli aiuti per la lotta alle epidemie, come l'AIDS e la malaria, e i programmi contro la povertà. Ma non mancheranno i nodi delle crisi attuali in Darfur e Kenya, come pure le occasioni per parlare di crescita economica, investimenti e commercio. Sul perché ora Bush torni in missione nel continente africano, Giada Aquilino ha intervistato Raffaello Zordan, esperto di Africa della rivista dei comboniani Nigrizia:


    R. - Noi pensiamo che il presidente Bush vada nelle diverse capitali africane a ribadire la visione americana riguardo al Continente, cioè stringere alleanze con nuovi Stati per combattere il terrorismo internazionale; in seconda battuta, contrastare – proprio sul piano delle alleanze - la fortissima presenza cinese nel Continente; e poi assicurarsi il controllo delle fonti di approvvigionamento energetico e di minerali. Non dimentichiamo che oggi il 15 per cento delle importazioni statunitensi di petrolio arriva dall’Africa; ma nei progetti americani, questa percentuale dovrebbe salire nell’arco dei prossimi 10 anni tra il 25 e il 35 per cento.

     
    D. – Bush va quindi in Africa anche come investitore. Com’è cambiata la presenza statunitense nell’area di fronte a nuove potenze che lì investono, proprio come la Cina?

     
    R. – Gli americani, in realtà, non hanno mai fatto troppi passi indietro da questo punto di vista. Sono molto attenti ad investire, soprattutto nel campo delle risorse petrolifere. Lo hanno fatto – e lo stanno facendo – per esempio in Sudan. Hanno una forte attenzione per tutta l’area del Golfo di Guinea, per l’approvvigionamento petrolifero. Non dimentichiamoci che nell’arcipelago di Sao Tomé e Principe hanno intenzione – lo hanno dichiarato più volte – di voler impiantare una base aeronavale in acque profonde, che appunto servirebbe per controllare tutta quell’area di investimenti, dal punto di vista industriale e geostrategico.

    Kenya
    In Kenya, è stato firmato un accordo tra le due parti in lotta dalle elezioni presidenziali dello scorso 27 dicembre. A margine di due giorni di colloqui a porte chiuse, presieduti dall’mediatore dell'Unione africana ed ex segretario generale dell’ONU, Kofi Annan, si è raggiunta un’intesa che prevede tra l’altro la scrittura congiunta di una nuova costituzione entro un anno. Ulteriori dettagli saranno definiti nei prossimi negoziati.

     Ciad

    In Ciad è entrato in vigore lo stato di emergenza su tutto il territorio nazionale. Ad istituirlo un decreto del presidente della repubblica, Idriss Deby, che ordina ai “governatori delle regioni di mobilitare tutti i mezzi umani e materiali disponibili per restituire l'ordine pubblico”. Lo stato di emergenza prevede il coprifuoco da mezzanotte alle ore 6 e autorizza perquisizioni a domicilio ed il controllo dei mezzi di informazione. Questa decisione straordinaria rientra nell’ambito delle misure adottate per restaurare l'ordine e la stabilità del governo dopo il ritiro delle forze ribelli.


    Medio Oriente
    “Israele non si lascia intimorire dalle minacce di Hezbollah”, così il ministro degli Esteri israeliano, Tzpi Livni, ha risposto alle dure minacce dal leader di Hezbollah Nasrallah, lanciate ieri a Beirut, in occasione dei funerali di Mughniyeh, numero due del movimento, ucciso martedì a Damasco. Ma sono diversi i gruppi islamici che continuano ad addossare la responsabilità dell'omicidio di Mughniyeh ad Israele. Un’accusa che viene respinta dal governo di Ehud Olmert, che ha comunque alzato il livello di allarme nelle sue rappresentanze in tutto il mondo per timore di azioni di rappresaglia.

    Iraq
    Il presidente iraniano Ahmadinejad si recherà in visita in Iraq il prossimo 2 Marzo. L’annuncio ufficiale, atteso da diverso tempo, è arrivato ieri per bocca del portavoce del governo di Baghdad, Ali Dabbagh. Ahmadinejad rimarrà due giorni nella capitale irachena dove incontrerà le più alte autorità locali. Si tratta di un evento di portata storica e di un importante segnale di distensione tra due Paesi tradizionalmente rivali. Nel Paese del golfo tuttavia resta alta la tensione sul terreno. Sette guerriglieri di al-Qaeda sono stati uccisi nel nord dell’Iraq in un raid condotto dalle forze governative e dall’esercito statunitense.

    USA - Primarie John McCain mette una seria ipoteca sulla nomination repubblicana dopo aver incassato l’appoggio di Mitt Romney, che ha deciso di trasferire i suoi delegati in favore dell’ex rivale, sollecitando tutti i repubblicani a unirsi alla sua campagna. Intanto, in casa democratica si registra la vittoria nel New Mexico da parte della Clinton . Resta, però, intatto il vantaggio nel conto dei delegati conquistato da Obama dopo una lunga serie di successi iniziata con il “Super martedì”.

    USA - Strage
    Ennesima strage in un’università degli Stati Uniti. Un ex studente armato con due pistole ed un fucile ha fatto irruzione in un'aula affollata della Northern Illinois University, uccidendo sei persone e ferendone altre 16 prima di togliersi la vita. La tragedia è avvenuta a soli dieci mesi dal massacro più grave mai avvenuto in un istituto americano, quello del Virginia Tech, dove il 16 aprile 2007 uno studente di origini sudcoreane aprì il fuoco contro studenti ed insegnanti, provocando 32 vittime.

     Italia-Politica
     A poco più di 20 giorni dalla presentazione delle liste per le elezioni politiche del 13 aprile, gli schieramenti sono alle prese con i nodi delle alleanze. Ore decisive per i centristi dell’UDC e dell’Udeur, entrambe decise a correre ognuno per conto proprio. Problemi anche nel centrosinistra, dopo l’intesa tra Partito Democratico e Italia dei Valori di Antonio Di Pietro. Intanto, il capo dello Stato invita le forze politiche a mantenere toni pacati in campagna elettorale. Il servizio di Giampiero Guadagni:


    L’UDC sembra ormai decisa a correre da sola, pronta ad andare all’opposizione in caso di vittoria del centrodestra. E’ la novità principale di queste ore di campagna elettorale. Una posizione che se sarà confermata segna la fine di un’alleanza durata 15 anni. Casini non intende dunque rinunciare al proprio simbolo come gli chiede Berlusconi per continuare a chiedergli di entrare nel Popolo delle Libertà come hanno fatto Forza Italia e Alleanza nazionale. Ma il leader UDC non ci sta, osserva che alla Lega è stato concesso di apparentarsi mantenendo il suo simbolo. Casini sarà dunque il candidato premier e intende rivolgersi a tutto lo schieramento centrista, dalla Rosa Bianca di Pezzotta e Tabacci all’ala moderata del Partito Democratico, fino all’Udeur di Mastella, pure deciso a presentarsi con il proprio simbolo rinunciando ad allearsi con il PDL. E un polo centrista potrebbe riaprire la partita elettorale, almeno per quanto riguarda il Senato. Le fibrillazioni nella vecchia CDL sono naturalmente guardate con grande interesse dal Partito Democratico di Veltroni, in partenza col suo pullman ecologico alla volta delle 110 province italiane. E annuncia: dopo il voto non ci sarà comunque un grande coalizione. Ma anche per Veltroni le alleanze non sono un capitolo chiuso. La decisione di presentare il PD da solo è stata attenuata dall’intesa con l’Italia dei Valori di Antonio Di Pietro, che avrà anche il suo simbolo. L’accordo è criticato particolarmente dalla Sinistra di Bertinotti, ma anche dai socialisti di Boselli e dai Radicali che almeno per il momento non hanno avuto lo stesso risultato ottenuto da Di Pietro. Ieri intanto il Consiglio dei ministri ha formalizzato "l’election day". Il 13 e 14 aprile si voterà dunque sia per rinnovare il Parlamento nazionale, sia per rinnovare alcune amministrazioni locali. In tutto alle urne saranno chiamati poco più di 39 milioni di italiani. (Panoramica internazionale a cura di Marco Guerra)
      
    Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LII no. 46

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