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Sommario del 05/02/2008

Il Papa e la Santa Sede

  • Domani, Mercoledì delle Ceneri, la processione penitenziale e la Messa del Papa per l’inizio della Quaresima, nella Basilica di Santa Sabina all’Aventino
  • Nomina
  • Il cardinale Bertone: per contrastare l'emergenza educativa è necessaria una "vera parità scolastica", che riconosca libertà di scelte formative
  • I religiosi cattolici nel mondo sono diminuiti nel 2006 di poco più di 7 mila unità
  • Oggi su "L'Osservatore Romano"
  • Oggi in Primo Piano

  • Il ricordo di don Andrea Santoro a due anni dalla tragica morte a Trebisonda, in Turchia. La testimonianza della sorella Maddalena
  • Il richiamo al valore della vita umana, contro le pratiche che la minacciano, al centro della Campagna di Fraternità che inizia domani in Brasile. Intervista con mons. Damasceno Assis
  • L’impegno della Caritas ad Haiti, a sostegno dei più bisognosi, per promuovere lo sviluppo, pacificare gli animi e garantire la libertà di stampa
  • I 40 anni della Comunità di Sant'Egidio, l'esperienza di un amore che cambia il mondo. Intervista con Mario Marazziti
  • Chiesa e Società

  • Testimonianza di un missionario Saveriano sul terremoto di domenica scorsa nella regione dei Grandi Laghi: i morti sono almeno 40
  • Sta bene il sacerdote italiano rimasto isolato a N'djamena, in Ciad
  • Il World Concern Kenya “dà voce a chi non ne ha”
  • Porte delle chiese aperte, preghiera, digiuno e iniziative caritative per aiutare quanti sono stati colpiti dal maltempo in Cina
  • India: le Suore di Madre Teresa tra gli sfollati nelle foreste dell'Orissa, dopo le violenze anticristiane
  • Appello dei leader religiosi indiani contro il feticidio femminile al Convegno svoltosi a Bhopal
  • Richiesta dei cristiani al governo di Kuala Lumpur di vietare la confisca di beni di carattere religioso
  • Coltivate la giustizia: così mons. Laurent Monsengwo Pasinya ad oltre 60 mila fedeli durante la prima Messa da arcivescovo di Kinshasa
  • I vescovi cattolici sudafricani condannano il raid della polizia in una chiesa metodista contro i rifugiati dello Zimbabwe
  • Nel 2007, assassinati 65 giornalisti: l'Iraq il Paese più pericoloso
  • I “diritti dei bambini e degli adolescenti con disabilità” al centro del Convegno promosso a Milano da UNICEF Italia
  • Il presidente di Human Life International sulle crescenti spinte abortive in America Latina
  • Promuovete la ricerca del bene comune: è l'appello rivolto ai cristiani dal Consiglio dei laici della Bolivia per superare tensioni e divisioni
  • La Chiesa non rinuncerà mai alla forza di Gesù Cristo e difenderà sempre la vita umana: così il cardinale Antonio Cañizares Llovera, arcivescovo di Toledo
  • Canada: aumentano le parrocchie a Toronto, mentre diminuiscono in Québec e nel resto del Paese
  • Australia: “Vogliamo solo giustizia”: la campagna della Caritas in occasione della Quaresima 2008
  • Con il Mercoledì delle Ceneri prende avvio "Radioquaresima", annuale proposta di spiritualità in preparazione alla Pasqua
  • 24 Ore nel Mondo

  • L’attentato di ieri in Israele non ha fermato il negoziato di pace
  • Il Papa e la Santa Sede



    Domani, Mercoledì delle Ceneri, la processione penitenziale e la Messa del Papa per l’inizio della Quaresima, nella Basilica di Santa Sabina all’Aventino

    ◊   Domani, giorno di inizio della Quaresima, Benedetto XVI presiederà, alle ore 16.30, una processione penitenziale, in occasione del Mercoledì delle Ceneri, dalla Chiesa di Sant’Anselmo all’Aventino alla Basilica di Santa Sabina. Qui, il Papa celebrerà la Messa con il rito di benedizione ed imposizione delle ceneri. Alla vigilia della Quaresima, momento forte di conversione del cuore per ogni cristiano, ripercorriamo nel servizio di Alessandro Gisotti alcune meditazioni di Benedetto XVI sul questo tempo liturgico:

     
    (musica)

     
    Un tempo privilegiato del “pellegrinaggio interiore verso Colui che è la fonte della misericordia”. Nel suo primo Messaggio per la Quaresima, nel 2006, Benedetto XVI descrive il periodo quaresimale come “un pellegrinaggio” in cui Gesù stesso “ci accompagna attraverso il deserto della nostra povertà, sostenendoci nel cammino verso la gioia intensa della Pasqua”. La Quaresima, ribadisce nell’udienza generale del Mercoledì delle Ceneri dell’anno scorso, è la “stagione spirituale propizia per allenarsi con maggior tenacia a cercare Dio, aprendo il cuore a Cristo”. Parole corredate da una riflessione sul vero significato della conversione cristiana:

     
    "Convertirsi non è uno sforzo per autorealizzare se stessi, perché l’essere umano non è l’architetto del proprio destino eterno. Non siamo noi che abbiamo fatto noi stessi. Perciò l’autorealizzazione è una contraddizione ed è anche troppo poco per noi. Abbiamo una destinazione più alta (...) Conversione consiste nell’accettare liberamente e con amore di dipendere in tutto da Dio, il vero nostro Creatore, di dipendere dall’amore. Questa non è dipendenza ma libertà”.
     
    Nel Messaggio per la Quaresima dell’anno scorso, l’invito del Papa ai fedeli “a sostare con Maria e Giovanni, il discepolo prediletto, accanto a Colui che sulla Croce consuma per l’intera umanità il sacrificio della sua vita”. In questo tempo di penitenza e di preghiera, è l’esortazione del Santo Padre, bisogna volgere lo sguardo a Cristo crocifisso che, morendo sul Calvario, ci ha rivelato pienamente l’amore di Dio. Ecco come il Papa sottolinea la profondità di questo sguardo, all’Angelus del 25 febbraio 2007, prima domenica di Quaresima:

     
    “Guardando Cristo, sentiamoci al tempo stesso guardati da Lui. Colui che noi stessi abbiamo trafitto con le nostre colpe non si stanca di riversare sul mondo un torrente inesauribile di amore misericordioso”.

     
    La conversione del cuore a Dio è, dunque, “la dimensione fondamentale del tempo quaresimale”. Il Papa lo ribadisce nel Messaggio per la Quaresima di quest’anno, in cui sottolinea che la carità evangelica “non è semplice filantropia”. L’elemosina, come la preghiera e il digiuno, devono tendere ad una purificazione interiore. Così, il Papa il 21 febbraio scorso, nella Messa per il Mercoledì delle Ceneri:
     
    "Il digiuno al quale la Chiesa ci invita in questo tempo forte, non nasce certo da motivazioni di ordine fisico, estetico, ma scaturisce dall’esigenza che l’uomo ha di una purificazione interiore che lo disintossichi dall’inquinamento del peccato e del male, lo educhi a quelle salutari rinunce che affrancano il credente dalla schiavitù del proprio io, lo renda più attento e disponibile all’ascolto di Dio e al servizio dei fratelli".

     
    (musica)

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    Nomina

    ◊   In Spagna, Benedetto XVI ha accettato la rinuncia all’ufficio pastorale di ausiliare di Bilbao, presentata da mons. Carmelo Echenagusía Uribe, vescovo titolare di Auzegera. Al suo posto, il Papa ha nominato mons. Mario Iceta Gavicagogeascoa, finora vicario generale della diocesi di Córdoba. Il neo presule, 43 anni, ha conseguito la Licenza in Medicina e Chirurgia presso l'Università della Navarra ed ha seguito i corsi di dottorato in Fisiopatologia Clinica, ottenendo il dottorato con una tesi su Bioetica ed Etica medica. Ha compiuto gli studi filosofici e teologici presso la Facoltà di Teologia di Navarra ed in seguito nel Seminario di Córdoba, ottenendo il Baccalaureato in Teologia presso la Pontificia Università di Comillas di Madrid. A Roma ha ottenuto la Licenza in Teologia Morale ed il Dottorato presso l’Istituto “Giovanni Paolo II” per studi su Matrimonio e Famiglia. Possiede un Master in Economia presso la Fondazione Universidad Empresa e l’Università Nazionale d’Educazione a Distanza, di Madrid. È anche autore di libri e articoli su riviste specializzate in Medicina o in Bioetica, nonché fondatore della "Sociedad andaluza de Investigación Bioética" e della rivista specializzata Bioetica y Ciencias de la salud. È membro corrispondente della Real Academia de Córdoba nella Sezione di Scienze morali, politiche e sociali (2004). Ha seguito i corsi superiori di solfa, canto corale, armonia e pianoforte. Parla inglese, francese, italiano ed euskera (basco). Ordinato sacerdote, ha ricoperto tra gli altri gli incarichi di parroco, membro del Consiglio d’Amministrazione e presidente della Commissione d’Inversioni della banca Caja Sur, docente di Sacra Liturgia, di Teologia dei Sacramenti, di Musica e Canto Liturgico, di Teologia Morale e di Bioetica. E' stato anche cappellano delle Piccole Suore degli anziani abbandonati di Córdoba e professore associato di Morale Fondamentale e di Bioetica nella Facoltà di Teologia dell’Università di Navarra.


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    Il cardinale Bertone: per contrastare l'emergenza educativa è necessaria una "vera parità scolastica", che riconosca libertà di scelte formative

    ◊   “Vera parità scolastica” e “concreto sostegno alla libertà di educazione”. Sono i due auspici con i quali domenica scorsa il cardinale segretario di Stato, Tarcisio Bertone, ha concluso, nella cattedrale di Como, l’omelia svolta durante la Messa commemorativa per il quarto centenario della morte del cardinale Tolomeo Gallio, “il primo esempio di segretario di Stato - ha detto - che servì la Chiesa accanto a Papa Gregorio XIII”. Il servizio di Alessandro De Carolis:


    L’ultimo, in ordine di tempo, stretto collaboratore di un Pontefice chiamato a ricordare il primo che, 400 anni fa, ricoprì la carica poi evolutasi in quella di segretario di Stato. Ma il cardinale di Como, Tolomeo Gallio, è nella memoria dei lariani per essere stato un benemerito dell’educazione cristiana dei bambini poveri della diocesi. Il Collegio da lui istituito, ha ricordato il cardinale Bertone, “continua ad operare nel campo dell’istruzione a beneficio della gioventù di questa vostra regione. Famiglie, alunni, insegnanti possono così imparare e fare quotidiana esperienza, che non è sufficiente la sola cultura, come insieme di nozioni e di regole, per vivere e comprendere il senso ultimo dell’esistenza”. Sempre più, ha sottolineato il segretario di Stato, occorre “saper unire i doni inesauribili della spiritualità e della carità cristiana, animate dall’amore per la verità e la giustizia” come “risposta efficace al vuoto etico” e alla “frammentazione delle coscienze”, secondo quanto si legge nel Piano dell’offerta formativa del Collegio.

    “I Papi ed i Pastori delle Chiese locali - ha proseguito il cardinale Bertone - in più circostanze hanno ribadito che l’educazione costituisce una vera emergenza sociale e pastorale: è ‘l’emergenza educativa’ di cui ha recentemente parlato anche il Papa Benedetto XVI”. A suo nome, ha concluso il segretario di Stato, “incoraggio voi, del mondo scolastico, a proseguire nell’importante azione formativa che vi vede tutti protagonisti per riaffermare la necessità di garantire una vera parità scolastica e un concreto sostegno alla libertà di educazione”.

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    I religiosi cattolici nel mondo sono diminuiti nel 2006 di poco più di 7 mila unità

    ◊   L’Osservatore Romano precisa che il totale di 945.210 religiose e religiosi nel 2006, indicato nell’edizione del 5 febbraio, è stato calcolato sommando il numero di sacerdoti, di religiosi non sacerdoti, di diaconi permanenti e di professe. Il totale delle religiose e dei religiosi nel 2005 – con il quale è stato fatto il raffronto – considera invece anche altre categorie, come i seminaristi, i novizi, gli aspiranti, eccetera. Questo spiega la differenza di 94.790 religiosi registrata rispetto al 2006. Cifra che, in realtà, risulta di 7.230 unità se il raffronto viene fatto per dati omogenei, riguardanti solo le quattro categorie iniziali.

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    Oggi su "L'Osservatore Romano"

    ◊   In prima pagina, una nota della Segreteria di Stato comunica la sostituzione dell'Oremus et pro Iudaeis della liturgia del Venerdì Santo contenuto nel Missale Romanum del 1962 con un testo nuovo voluto da Benedetto XVI.

    Interviste di Nicola Gori, nell'informazione religiosa, al presidente della Conferenza episcopale del Costa Rica, in occasione della visita ad limina, e al cardinale Jozef Tomko alla vigilia della celebrazione delle Ceneri.

    La lezione ininterrotta del professor Fanfani: in cultura, un articolo di Raffaele Alessandrini su pubblicazioni inedite e convegni di studio per il centenario della nascita dello statista toscano.

    A colloquio con Cesare Mirabelli, presidente della fondazione intitolata al politico.

    Un matematico ebreo spiega le ragioni di Benedetto XVI: la cronaca di Alberto Manzoni sul secondo incontro - all'Università Cattolica del Sacro Cuore - dedicato al discorso del Papa alla Sapienza.

    Muscoli al servizio della teologia: un saggio di Timothy Verdon sui capolavori di Michelangelo, espressione di una fede vissuta e sofferta.

    Nell'informazione internazionale in rilievo sempre il Ciad: da due giorni tregua armata tra esercito e ribelli.

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    Oggi in Primo Piano



    Il ricordo di don Andrea Santoro a due anni dalla tragica morte a Trebisonda, in Turchia. La testimonianza della sorella Maddalena

    ◊   La piccola comunità cattolica della Turchia si è riunita oggi a Trebisonda, in occasione del secondo anniversario della morte di don Andrea Santoro, il sacerdote fidei donum della diocesi di Roma ucciso mentre era raccolto in preghiera nella chiesa di Santa Maria. Il rito di suffragio è stato officiato nella città anatolica dai vescovi mons. Vincenzo Paglia, in rappresentanza della diocesi di Roma, e da mons. Luigi Padovese, vicario apostolico dell’Anatolia. Una liturgia eucaristica sarà celebrata nel pomeriggio anche nella parrocchia romana dei Santi Fabiano e Venanzio, della quale don Santoro fu parroco. Sul significato del suo sacrificio sentiamo alcune testimonianze nel servizio di Giancarlo La Vella:


    Un martire dei giorni nostri: don Andrea Santoro è diventato - a due anni dalla morte - un simbolo della Chiesa che dà tutta se stessa fino all’estremo sacrificio. Sulla figura del sacerdote ucciso sentiamo mons. Vicenzo Paglia:

     
    R. - E’ tra quelle testimonianze che scendono nel profondo della storia, che in realtà irrorano una terra bisognosa di testimoni come, appunto, era don Andrea. Egli fa parte di quei nuovi martiri, che, come diceva Giovanni Paolo II, hanno evitato che il mondo scendesse nel baratro. Ed ecco perché, a due anni dalla sua morte, è importante ritornare lì dove visse gli ultimi giorni della sua esistenza, non solo per ricordare, ma anche per approfondire questa testimonianza di fede e di amore fino all’effusione del sangue. Abbiamo molto da imparare da testimoni come don Andrea ed ecco perché questo piccolo pellegrinaggio in un luogo nell’estrema periferia in realtà ci porta al centro del mondo, al centro della storia della salvezza, al centro del messaggio cristiano, dove il cielo e la terra toccano il cuore stesso di Dio e quindi l’Amore che non conosce confini. Il mondo crederà e si salverà, solo se c’è un amore che non conosce confini di nessun genere.
     
    Un ricordo profondo quello che ha lasciato don Andrea Santoro nei suoi parrocchiani, sia a Roma che in Turchia, e soprattutto nei suoi familiari. Luca Collodi ha parlato con la sorella del sacerdote, la signora Maddalena Santoro:

     
    R. - Don Andrea è presente in ciascuno di noi e non soltanto nei familiari, ma in tutti i suoi parrocchiani e in tutte le persone che lo hanno avuto come pastore. Per tutti noi è ancora presente, leggiamo le sue cose. Abbiamo anche trovato, tra i suoi scritti, dei diari, delle lettere ai superiori, che speriamo di poter pubblicare a breve. La sua presenza, quindi, è in noi, oggi, anche attraverso questi pensieri lasciati da lui.

     
    D. - Da questi scritti che avete trovato emerge qualche nuovo pensiero di don Andrea rispetto alla sua testimonianza di sacerdote?

     
    R. - Emerge questa sua volontà di radicarsi in Cristo attraverso una conversione continua e, quindi, questo suo richiamo continuo al sacerdozio, al suo sacerdozio per conformarsi sempre di più a Cristo. Io l'ho conosciuto come una persona molto disponibile, nel cuore e nella mente, e dunque questo suo andare verso i parrocchiani, prima ancora che verso la sua famiglia, è ancora oggi molto evidente in noi.
     
    E la morte di don Santoro, mai come oggi, rappresenta un seme fecondo che sta già dando i suoi primi frutti, soprattutto nel dialogo della minoranza cattolica in un Paese come la Turchia a maggioranza musulmana. Sentiamo mons. Luigi Padovese:

     
    R. - La testimonianza che nasce dal martirio di don Andrea è di avere, tra le altre cose, polarizzato l’attenzione su questa nostra realtà di Chiesa. Don Andrea è venuto in Turchia per esprimere il legame che le Chiese dell’Occidente hanno nei confronti delle antiche Chiese dell’Oriente. Dal suo martirio, uno dei frutti è proprio questo: aver aperto gli occhi sulla realtà di una Chiesa che è adesso piccola, minoritaria, proprio come agli inizi del cristianesimo. Quello che don Andrea ha cercato di fare durante la sua vita, gli è riuscito attraverso la sua morte. Stiamo lottando per restituire il senso dell’essere cristiani. Se, come mi auguro, riusciremo a pubblicare le lettere di don Andrea, penso che, anche attraverso questa iniziativa, e soprattutto nei confronti dei giovani possa nascere un senso più vivo della propria identità cristiana.

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    Il richiamo al valore della vita umana, contro le pratiche che la minacciano, al centro della Campagna di Fraternità che inizia domani in Brasile. Intervista con mons. Damasceno Assis

    ◊   "Un bene impagabile e indisponibile, manifestazione della sapienza e insondabile provvidenza di Dio Creatore". Definisce la vita con queste parole il cardinale arcivescovo di San Paolo, Odilo Pedro Sherer. In una nota, il porporato presenta la Campagna di Fraternità della Chiesa brasiliana, che ogni anno inizia in coincidenza con il Mercoledì delle Ceneri e per la quale tradizionalmente il Papa invia un suo messaggio. Il titolo della Campagna per la Quaresima 2008 è "Fraternità e difesa della vita", con riferimento diretto alle problematiche connesse in particolare con la tutela dei non nati, dei minori, degli anziani. Al microfono di Cristiane Murray, della redazione brasiliana della nostra emittente, parla della Campagna di Fraternità l'arcivescovo di Aparecida, Raimundo Damasceno Assis:


    R. - Tutti qui in Brasile saranno invitati durante questa Quaresima a riflettere su questo tema e al tempo stesso a prendersi la responsabilità di fare tutto quello che è possibile per difendere la vita, per rifiutare tutte le forme di violenza contro la vita. Sappiamo che oggi in Brasile abbiamo circa 46 mila omicidi all’anno - e questo è davvero troppo - e 35 mila morti sulle strade del Paese. Abbiamo l’aborto, abbiamo molti tentativi di introduzione dell’eutanasia attraverso le legislazioni dei nostri parlamenti. Ci sono tante forme che minacciano la vita oggi qui in Brasile e in tutto il mondo. C’è bisogno di giustizia sociale, che si protegga l’ambiente, che è molto importante per la vita di tutti noi, nella nostra Terra. E allora la Chiesa propone questo tema, molto opportuno e molto attuale, per riflettere qui in Brasile affinché tutte le persone prendano coscienza dell’importanza di questo tema e si assumano la responsabilità di difendere la vita in tutte le circostanze e in tutte le sue tappe.

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    L’impegno della Caritas ad Haiti, a sostegno dei più bisognosi, per promuovere lo sviluppo, pacificare gli animi e garantire la libertà di stampa

    ◊   Si vive in media 53 anni nella Repubblica di Haiti, il Paese più povero dell’America latina, dove acqua corrente ed elettricità sono un lusso per pochi, e dove oltre la metà della popolazione vive con meno di un dollaro al giorno. In questo contesto di miseria e degrado, opera la Caritas con progetti di aiuto per i più bisognosi, specie donne e bambini, sostenendo l’avvio di microattività imprenditoriali. Roberta Gisotti ha intervistato il dott. Paolo Beccegato, responsabile dell’area internazionale della Caritas Italiana, che di recente ha visitato Haiti:


    In questo avamposto delle contraddizioni mai risolte tra troppo ricchi e troppo poveri del pianeta, negli ultimi anni si sono consumati drammi umani, scontri armati, gravi crisi socio-politiche, atti criminali, soprattutto sequestri quotidiani, specie di bambini, sovente rinvenuti morti e mutilati, tanto da far ipotizzare una centrale del traffico di organi ad Haiti. Dal 2004, è sotto la tutela di una missione dell’ONU, inviata per sostenere il governo di Port-au-Prince nella difficile transizione dopo la destituzione del presidente Aristide. Missione - questa è una buona notizia - che lascerà a breve il Paese, passando il testimone dell’ordine pubblico alla Polizia locale, visto il miglioramento generale della sicurezza nell’isola caraibica. Ma che cosa fare per aiutare questo Paese a risalire la china? Paolo Beccegato della Caritas Italiana:

     
    R. - Penso che siano importanti due azioni. Prima di tutto, quella di non dimenticare questo Paese, perché questo è il momento per investire sulla ricostruzione e la ripresa di Haiti. Dopo le numerose crisi e le guerre interne, penso sia giunto il momento di mettere Haiti al centro delle attenzioni dell’America Latina. Il secondo punto è, invece, quello della riconciliazione: lavorare non soltanto per una ripresa socioeconomica, ma anche perché i gruppi più reticenti ad un processo di riconciliazione possano essere integrati in questo percorso e, quindi, contribuire al bene comune.

     
    D. - Spesso, si rimprovera alle Nazioni Unite di operare nelle situazioni di emergenza con una strategia di aiuti "paracadutati", che poi si esauriscono lasciando il tessuto sociale immutato…

     
    R. - Certamente. E quindi, non solo aiuti lanciati dall’alto, ma è necessario anche cercare di capire molto bene quali siano le zone più arretrate, più in difficoltà di Haiti. Penso soprattutto al nord, penso all’entroterra e la diocesi di Hinche, che è proprio quella che abbiamo recentemente visitato, ma penso anche alle periferie urbane, dove le violenze sono più acute, anche perché il collegamento fra povertà e violenza è a doppio filo.

     
    D. - Dott. Beccegato, tra le questioni aperte per promuovere la democrazia e lo sviluppo è anche la libertà d’informazione…

     
    R. - Tra le quattro colonne per l’ordine e per la pace, richiamate anche dalle Encicliche - penso in questo momento alla Pacem in terris - la prima è propria la verità. Una verità anche con la "v" minuscola: la verità dei fatti, la verità della conoscenza delle situazioni che permettano poi anche di garantire tutti gli altri passi, quelli cioè della giustizia, delle libertà fondamentali ed anche della solidarietà. L’accesso, dunque, ad una informazione libera ed indipendente a livello locale e a livello mondiale è - anche in base alla nostra esperienza concreta - una condizione imprescindibile per una costruzione globale della pace.

    D. - L’importante ora, qualora la missione dell’ONU dovesse lasciare Haiti, è di far rimanere acceso un faro su questo Paese, da parte della Comunità internazionale...

     
    R. - Certamente, questo sia dal punto di vista del peacekeeping - e quindi valutando con grande attenzione ogni tipo di supporto alle forze di Polizia locale, perché possano garantire la pace sul territorio - sia dal punto di vista del cosiddetto peacebuilding, e quindi di una nuova ricostruzione del Paese che parta dai bisogni concreti della gente sino ad una riappacificazione degli animi, con una attenzione particolare ai più poveri, perché sono di solito anche coloro che più facilmente si lasciano infiammare dai war lords, da chi cioè la guerra la vuole fare.

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    I 40 anni della Comunità di Sant'Egidio, l'esperienza di un amore che cambia il mondo. Intervista con Mario Marazziti

    ◊   Dagli anziani agli stranieri, dai senza fissa dimora ai Rom, dalla cura dei malati di AIDS in Africa alla mediazione nei conflitti tra i popoli e al dialogo tra i cristiani e con le altre religioni: tante le frontiere sui cui la Comunità di Sant’Egidio si è impegnata nei suoi primi 40 anni di vita. L’anniversario, che cade il 7 febbraio prossimo, è stato già ricordato nei giorni scorsi nella basilica di San Giovanni in Laterano, con una Messa solenne celebrata dal segretario di Stato vaticano, il cardinale Tarcisio Bertone. Ma certo non tutto era chiaro agli inizi: quale dunque l’idea di partenza che ha dato vita alla Comunità? Adriana Masotti l’ha chiesto a Mario Marazziti, portavoce di Sant’Egidio.


    R. - Non avevamo nessun nome. Studenti, avevamo ripreso in mano la Bibbia e il Vangelo, dicendo: “Vorremmo provare ad essere così, come Gesù, come la comunità degli Atti degli Apostoli”. Prendevamo l’autobus al contrario, dal centro alla periferia della città di Roma, e scoprivamo i poveri come amici. Allora cosa volevamo fare? Volevamo provare ad essere cristiani, a cambiare un po’ la nostra vita, cambiare un po’ il mondo, però senza violenza. Con Gesù e con il Vangelo. E questo era un antidoto all’ideologia vincente in quegli anni: un antidoto ad una volontà di cambiare il mondo di tipo ideologico, che non partisse dall’umanità, dalla commozione di Gesù per quelle pecore senza pastore, per la nostra vita personale. Quindi, noi non abbiamo mai voluto essere la Comunità di Sant’Egidio, ma amici che provavano a vivere il Vangelo e provavano ad essere amici dei poveri.

     
    D. - Qual è stato in tutti questi anni ed è ancora il punto di forza della Comunità, che suggerisce anche di volta in volta le scelte da compiere?

     
    R. - Io credo che ciò che ha fatto la differenza, e che rende quello che è oggi la Comunità di Sant’Egidio, cioè un elemento di speranza per tanti, è la preghiera della sera. La Comunità di Sant’Egidio è amicizia, poveri, dialogo, lavoro per la pace, ma il centro è la preghiera. Da lì, poi, deriva una grande simpatia per il mondo: la lettura dei segni dei tempi, questa capacità, da laici, di metterci a leggere quali sono le ricette, quali sono le soluzioni. Il Vangelo rende intelligenti: l’amicizia con una persona nel braccio della morte, tanti anni fa, pian piano diventa il veicolo per la campagna mondiale per la moratoria universale. Oppure, l’amicizia con una persona - che poi è il vescovo Gonsalves di Beira, Mozambico - ci introduce nel dramma della guerra civile in Mozambico e, pian piano, se uno non si pone limiti, questa amicizia può diventare una forza di pace e fa scoprire che il Vangelo è una grande forza di pace, dove le diplomazie non arrivano.

     
    D. - Una domanda un po’ più personale: che cosa ha maturato questo vivere nella Comunità, in lei?

     
    R. - Io credo che la mia vita si sia dilatata. Si scopre che c’è una dilatazione dell’amore, c’è una dilatazione dei rapporti umani profondi che si creano, e poi penso una grande esperienza di perdono, nella mia vita personale. Perché è la misericordia di Dio per la nostra vita che ci fa essere amici degli altri, amici dei poveri. Non siamo noi che ci pieghiamo sui poveri, è una benedizione poterci occupare degli altri. Quindi, questo senso di una vita che è più vita.

     
    D. - Chi sono gli appartenenti alla Comunità nel mondo? Che cosa li prende e li convince ad assumere anche un impegno importante nella propria vita?

     
    R. - Sono persone comuni che scoprono che il modo di realizzare se stessi non è pensare solo a se stessi. Sono persone comuni ormai di tutte le età, di tutti i ceti sociali, che scoprono che il Vangelo è una grande forza di speranza, di cambiamento. Io credo che ognuno abbia nella propria vita delle grandi energie e la Comunità le libera. Questo incontro con l’amore di Gesù le libera. Poi, queste persone comuni scoprono che si può vivere senza nemici. Se oggi pensiamo alla paura dell’altro, al problema della sicurezza, alla diffidenza, alla demonizzazione di interi gruppi immigrati - Rom o altri, a seconda delle epoche e dai luoghi…. in realtà, si può vivere senza nemici, si possono ricostruire le ragioni per vivere insieme, costruire la speranza nelle grandi città europee, anche per chi è anziano, non aver paura dell’altro. Questa è la vita della Comunità di Sant’Egidio al servizio degli altri.

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    Chiesa e Società



    Testimonianza di un missionario Saveriano sul terremoto di domenica scorsa nella regione dei Grandi Laghi: i morti sono almeno 40

    ◊   Ha provocato danni materiali e vittime il terremoto che ha colpito domenica scorsa la regione dei Grandi Laghi. Gli ultimi bilanci parlano di almeno 40 morti e di centinaia di senza tetto. Padre Antonio Trettel, missionario saveriano a Bukavu, nella Repubblica democratica del Congo, ha riferito all’agenzia Fides che le conseguenze più gravi si sono registrate in città. A Bukavu poi i movimenti tellurici non sono cessati e sono state avvertite alcune leggere scosse. La notizia di un possibile nuovo terremoto di grande magnitudo è poi circolata nelle prime ore del mattino. L’80% degli edifici del centro città presenta danni. La Chiesa cattolica è impegnata fin dalle prime ora e soprattutto attraverso la Caritas Bukavu per portare soccorso alle vittime. Il missionario ha anche spiegato inoltre che un pericolo minaccia, in particolare, la zona di Kivu. Si tratta del “gas metano sotto il lago”, “una vera bomba ad orologeria”. Secondo gli esperti, il terremoto è stato causato dai movimenti della faglia della Rift Valley, che attraversa anche questa area. Del sisma ha parlato, domenica scorsa, anche il nuovo arcivescovo di Kinshasa: tutti insieme – ha detto mons. Laurent Monsengwo Pasinya – faremo in modo che i feriti ricevano aiuti adeguati. (A.L.)

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    Sta bene il sacerdote italiano rimasto isolato a N'djamena, in Ciad

    ◊   Sta bene padre Francesco Guarguaglini, il sacerdote italiano attivo a N’djamena dal 1998 che non era rintracciabile da sabato scorso. L’agenzia Misna ha confermato che il sacerdote 40.enne ha incontrato, questa mattina, un missionario nella periferia orientale della capitale del Ciad. “Nonostante le bombe e i combattimenti, domenica mattina – ha precisato padre Renzo Piazza – il sacerdote è anche riuscito a celebrare la Santa Messa per la piccola comunità cristiana della sua zona”. Secondo le informazioni raccolte, il sacerdote originario di Piombino era l’ultimo religioso presente a N’djamena. Da registrare poi la partenza, iniziata questa mattina, dalla capitale delle missionarie del Sacro Cuore, la cui scuola (considerata una delle più prestigiose della città) ha subito danni nei combattimenti dei giorni scorsi. In serata poi, fanno sapere fonti religiose, lasceranno N’djamena anche le suore francesi di ‘Xavier’. (A.L.)

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    Il World Concern Kenya “dà voce a chi non ne ha”

    ◊   “Più di 250mila persone sono in mezzo alla strada, in cerca di riparo, acqua e coperte”, mentre “aumentano i casi di stupro e le rapine, e diversi negozi sono stati saccheggiati e dati alle fiamme”: è la testimonianza di Tracy Stover, responsabile per il Kenya dell’organizzazione cristiana umanitaria World Concern, all’indomani dell’appello del Papa alla riconciliazione e alla pace nel Paese africano. Lo staff di World Concern Kenya comprende oltre 70 persone impegnate insieme all’Alleanza nazionale delle Chiese in programmi di sviluppo, prevenzione dell’Aids e assistenza agli orfani. “I convogli che trasportano cibo e beni di prima necessità nelle aree più colpite vengono spesso bloccati e depredati”, affermano i rappresentanti di World Concern come riportato dall’agenzia Sir. “La tensione etnica rimane alta – prosegue Stover – e la scarsità di cibo, acqua e ripari potrebbe far esplodere nuove violenze”. “Due sere fa – racconta ancora Stover da Narok, nella Rift Valley – abbiamo saputo che l’amministrazione locale voleva chiudere uno dei campi della zona obbligando gli sfollati ad andarsene; ieri allora abbiamo parlato con i funzionari. Non è stato facile dare voce a chi è convinto di non averne, rispettando, al tempo stesso, l’autorità dei rappresentanti del governo”. Dopo una giornata di negoziati, conclude, “i funzionari se ne sono andati e gli sfollati si sono resi conto che c’è qualcuno a proteggerli”. (C.C.)

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    Porte delle chiese aperte, preghiera, digiuno e iniziative caritative per aiutare quanti sono stati colpiti dal maltempo in Cina

    ◊   Sono altissimi i costi provocati dal maltempo in Cina: nel sud, sono almeno 60 le persone morte per il freddo ed intere città si trovano al buio da giorni con provviste di cibo che cominciano a scarseggiare. Le cause del disastro sono dovute principalmente al fatto che il maltempo straordinario ha distrutto strutture e reti elettriche non pensate per quelle condizioni climatiche. All’inadeguatezza delle infrastrutture si aggiunge, inoltre, l’ingente flusso di viaggiatori che, in questo periodo di chiusura delle industrie e in vista dell’inizio, giovedì prossimo, del nuovo anno lunare cinese, cercano di raggiungere, tra mille difficoltà, i loro paesi natali. In questa situazione così difficile – riferisce poi l’agenzia Fides - non manca il prezioso contributo da parte della comunità cattolica locale. Le porte delle chiese sono sempre aperte per accogliere quanti sono rimasti intrappolati nella neve e sono state raccolte somme di denaro da destinare ad iniziative di soccorso. L’Associazione cattolica caritativa cinese ha lanciato, in particolare, un appello rivolto ai parroci: “vogliamo continuare a collaborare con i vostri parrocchiani - si legge in una nota pubblicata sul sito dell’Associazione – per combattere le difficoltà come abbiamo sempre fatto in vista del Capodanno cinese e dell’inizio della Quaresima alla luce dell’insegnamento del Papa: quindi offriamo il nostro contributo, il nostro digiuno e il nostro rosario per tutti i fratelli e le sorelle in difficoltà”. Si stima siano più di 200 milioni i cinesi in viaggio verso le aree rurali del sud del Paese. In molti sono ancora assiepati e infreddoliti davanti alle stazioni. Per aiutare questo esercito di migranti si è mobilitato, infine, anche l’esercito: più di 350 mila soldati sono stati impiegati per spalare neve, riparare infrastrutture, portare i primi soccorsi e rompere il ghiaccio sulle strade con i cingoli dei carri armati. (A.L.)

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    India: le Suore di Madre Teresa tra gli sfollati nelle foreste dell'Orissa, dopo le violenze anticristiane

    ◊   “Nessuno può immaginare il terrore che si è diffuso tra i cristiani dell’Orissa a fine dicembre”. Suor Suma, superiora regionale delle Missionarie della Carità (MC), condivide all'Agenzia AsiaNews le sue impressioni dopo la sua visita al distretto di Khandamal, teatro delle violenze anti-cristiane del Natale scorso. Sui luoghi di quegli incidenti si è recata anche la superiora generale dell’ordine fondato da Madre Teresa, sister Nirmala Joshi, la quale al termine della sua visita, ha scritto una lettera indirizzata a tutti “senza distinzione di casta o credo” per invitare alla riconciliazione e al perdono. “A Kandhamal – racconta suor Suma – abbiamo tre case, le nostre suore sono dovute tutte fuggire con gli altri cristiani che cercavano di salvarsi dalla furia degli estremisti indù: sono scappati solo con gli abiti che indossavano e si sono nascosti nelle foreste senza niente da mangiare o con cui ripararsi dal freddo dell’inverno”. Intanto a Sasanada i militanti danneggiavano la casa dei Missionari della Carità: questa si trova in una piccola chiesa dove gli abitanti sono soliti andare a messa la domenica. La cappella è stata completamente distrutta e dissacrata. “Mi ha spezzato il cuore – confessa sister Suma – vedere la statua della Vergine Maria bruciata e la casa dei nostri fratelli saccheggiata”. Suor Suma è arrivata sui luoghi colpiti già il 28 dicembre. Insieme ad altre consorelle ha portato del materiale per gli aiuti alle persone che si nascondevano. “Siamo state accolte con una tale gioia – spiega – non perché distribuivamo cibo, ma perché per questa gente rappresentavamo la speranza, il sostegno mentre dovevano sopportare la fame e il freddo per via dei loro persecutori”. (R.P.)

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    Appello dei leader religiosi indiani contro il feticidio femminile al Convegno svoltosi a Bhopal

    ◊   I leader religiosi cristiani e induisti si sono riuniti a Bhopal, in India, per discutere del feticidio femminile, che sta diventando una piaga dilagante nel Paese. Il convegno è stato organizzato dalla Sarokar, ONG che si occupa principalmente dei problemi di donne e bambini. I capi religiosi sono stati invitati ad unirsi alla lotta contro il feticidio femminile in quanto la religione di ogni popolo svolge un ruolo fondamentale nella vita del popolo stesso. La signora Kumud Singh, segretario della Sarokar, ha sottolineato che “non solo il feticidio femminile è frequente in India, ma anche l’infanticidio femminile. Molte bambine vengono affogate o uccise con farmaci. Questi fenomeni sono talmente radicati nella società che i partiti politici trascurano la questione”. Ora in India, a causa dell’elevato numero di aborti selettivi femminili, l’individuazione prenatale del sesso è considerato reato penale. Secondo Suor Sneha Gill, che ha lavorato in India per 18 anni, molti ricorrono al feticidio femminile per evitare di provvedere alla dote per il matrimonio della figlia. “Bisognerebbe avviare una campagna educativa in seno alle famiglie per curare questo male sociale”, ha aggiunto suor Gill. A conclusione del convegno, l’augurio che tutta la società indiana combatta con forza questo oscuro male, che è crimine contro Dio e contro l’umanità. (C.C.)

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    Richiesta dei cristiani al governo di Kuala Lumpur di vietare la confisca di beni di carattere religioso

    ◊   Mons. Paul Tan Chee Ing, vescovo di Meleka-Johore e presidente della Christian Federation of Malaysia (CFM), è intervenuto oggi sul caso di un sequestro di 32 Bibbie eseguito all’aeroporto di Putrajaya da un impiegato del servizio clienti. Le autorità si sono già scusate e hanno promesso di restituire il materiale alla proprietaria, ma il vescovo chiede di più: Kuala Lumpur deve emanare “una direttiva che vieti questi episodi contrari alla libertà religiosa”. I libri erano nella valigia di una donna cattolica appena tornata da Manila, dove aveva acquistato le Bibbie per portarle alla sua parrocchia. Immediata la protesta dei leader cristiani. Ieri in un comunicato stampa Herman Shastri, segretario generale del Council of Churches of Malaysia (CCM), ha denunciato che il caso non è isolato e che episodi simili succedono “di frequente e nell’impunità generale”. “Nessuna autorità può toglierci il diritto di possedere, leggere e viaggiare con le nostre Bibbie”, ha scritto Shastri. “Assistiamo di nuovo ad un altro esempio di come le azioni unilaterali di alcuni uffici statali stiano minando l’impegno del governo a garantire libertà religiosa nel Paese”, ha poi aggiunto. In risposta alle denunce, il viceministro della Sicurezza interna, Fu Ah Kiow, ha chiarito che l’impiegato ha agito di sua iniziativa senza averne l’autorità e che il governo non è coinvolto nell’incidente. (C.C.)

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    Coltivate la giustizia: così mons. Laurent Monsengwo Pasinya ad oltre 60 mila fedeli durante la prima Messa da arcivescovo di Kinshasa

    ◊   “Il popolo congolese deve risplendere della luce di Cristo, coltivando i valori di giustizia, verità e carità”: sono le parole pronunciate domenica nella prima messa da arcivescovo di Kinshasa da mons. Laurent Monsengwo Pasinya, davanti a circa 60.000 fedeli. Nei giorni scorsi, il presule ha anche lanciato un appello per la pace nella Repubblica Democratica del Congo: “Fermate le guerre e liberate definitivamente la pace. Impegnatevi sempre nei processi di perdono e riconciliazione, per la verità e la giustizia”. L’arcivescovo – riferisce l’agenzia missionaria Misna – ha infine espresso l’auspicio che l’intesa firmata a Goma (Nord-Kivu) meno di due settimane fa, sia “un faro luminoso e non spento sulla via di una pace duratura: nessuno osi rendersi colpevole di trascinare il nostro Paese in un ciclo di guerre etniche di qualunque dimensione”. “Kinshasa: – ha concluso - alzati e risplendi della luce di Cristo!”. (A.L.)

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    I vescovi cattolici sudafricani condannano il raid della polizia in una chiesa metodista contro i rifugiati dello Zimbabwe

    ◊   I vescovi sudafricani hanno condannato il raid della polizia sudafricana contro un centro metodista di Johannesburg che accoglieva rifugiati dello Zimbabwe. In una dichiarazione inviata all’agenzia Fides, il Cardinale Wilfrid Napier, arcivescovo di Durban e presidente della Conferenza dei vescovi dell’Africa del Sud condanna le azioni del South African Police Service per il raid della mezzanotte del 31 gennaio presso la Chiesa Centrale Metodista. "Ci uniamo al vescovo Paul Verryn della Chiesa Metodista - ha detto - nel denunciare la violazione della Chiesa come luogo di culto. I cittadini dello Zimbabwe devono essere visti come rifugiati, secondo i termini della Convenzione sui Rifugiati dell’Organizzazione dell’Unione Africana. L’azione della polizia dell’altra notte è stata del tutto inappropriata e una sgradita manifestazione di xenofobia. Non è questo il modo con il quale i rifugiati devono essere trattati da ufficiali di uno Stato che si è assunto l’impegno di difendere la dignità umana”. (C.C.)

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    Nel 2007, assassinati 65 giornalisti: l'Iraq il Paese più pericoloso

    ◊   Il 2007 è stato per i giornalisti l’anno con il più alto numero di reporter uccisi mentre svolgevano il loro lavoro. E’ quanto rivela il rapporto annuale del Comitato per la tutela dei giornalisti (CPJ) che conferma una tendenza “preoccupante e sempre in crescita”. Secondo l’organismo per i diritti dei media con sede a New York, l’Iraq si conferma come il “Paese più letale del mondo per la stampa”. In questo Paese – si legge nel rapporto – fare il giornalista rimane “uno dei mestieri più pericolosi del pianeta”. I più colpiti sono i reporter iracheni, molti dei quali lavorano per le agenzie internazionali. Il secondo Stato più pericoloso è la Somalia dove sono stati 7 i giornalisti uccisi nel 2007. (A.L.)

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    I “diritti dei bambini e degli adolescenti con disabilità” al centro del Convegno promosso a Milano da UNICEF Italia

    ◊   Ai diritti dei bambini e degli adolescenti con disabilità è dedicato il convegno organizzato a Milano e promosso da UNICEF Italia in collaborazione con l’Università cattolica del Sacro Cuore. “Occorre ribadire – dichiara il Presidente dell’UNICEF Italia Antonio Sclavi - che se è vero che i bambini e gli adolescenti con disabilità hanno gli stessi diritti riconosciuti agli altri, hanno però bisogno di azioni specifiche per poterli esercitare”. “Parità di diritti – aggiunge - non significa parità di trattamento; le istituzioni competenti devono intervenire affinché gli uguali diritti vengano tradotti nella pari opportunità di esercitarli”. La barriera – spiega quindi Antonio Sclavi - non è la disabilità stessa, ma una combinazione di barriere sociali, culturali, fisiche che i bambini e gli adolescenti con disabilità incontrano nella loro vita quotidiana. La strategia per promuovere i loro diritti è adottare le azioni necessarie per rimuovere queste barriere”. Secondo le stime delle Nazioni Unite, nel mondo sono 200 milioni i bambini e gli adolescenti che vivono con una disabilità. Nei paesi in via di sviluppo, dove vive più dell’80% delle persone con disabilità, pochi possono disporre di servizi pubblici e la frequenza scolastica è negata al 90% dei bambini e adolescenti con disabilità. (A.L.)

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    Il presidente di Human Life International sulle crescenti spinte abortive in America Latina

    ◊   In preparazione il I Congresso internazionale in difesa della vita, che si svolgerà nel Santuario Nazionale di Nostra Signora Aparecida a San Paolo in Brasile da domani al 10 febbraio, padre Thomas J. Euteneuer, presidente dell’organizzazione cattolica pro-vita Human Life International (HLI), ha rilasciato un’intervista all’agenzia Zenit, delineando la mission di HLI: un’opposizione efficace alla cultura della morte in tutto il mondo. “Realizziamo questo compito – ha spiegato padre Euteneuer – trasformando la coscienza delle persone, attraverso l’informazione, la disponibilità e l’amministrazione di risorse alle persone pro-vita che combattono questa battaglia, così come attraverso la preghiera”. “Il nostro obiettivo principale - ha proseguito - è fermare l’avanzata dell’aborto nei Paesi in cui non è ancora legale”. L’organizzazione HLI lavora a stretto contatto con la Chiesa cattolica in tutto il mondo, presentando dei programmi di formazione alla preghiera e ai valori cristiani; combatte contro le leggi che legalizzano l’aborto e aiuta le donne che hanno abortito nel loro percorso di guarigione, essendo considerate le seconde vittime dell’aborto. Padre Euteneuer ha conlcuso la sua intervista con le parole di Giovanni Paolo II: “La cultura della morte è una cospirazione contro la vita”. “Bisogna fermare la legalizzazione dell’aborto attraverso l’azione concreta in favore della vita”, ha infine aggiunto il prete alle parole di Giovanni Paolo II. (C.C.)

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    Promuovete la ricerca del bene comune: è l'appello rivolto ai cristiani dal Consiglio dei laici della Bolivia per superare tensioni e divisioni

    ◊   “Governo e opposizione, fino ad oggi, non mostrano di avere intenzione di raggiungere intese e consensi per la ricerca di soluzioni” ai problemi della Bolivia; “la famiglia vive nel disorientamento e nell’incertezza”. Così, alla fine della riunione di domenica scorsa, il Consiglio boliviano dei laici in un messaggio indirizzato al Paese. José Luís Fernández, segretario esecutivo del Dipartimento per i laici della Conferenza episcopale spiega che esiste “una forte intransigenza, sia da parte del governo, sia da parte dell’opposizione; nessuno vuole cedere in favore di un consenso necessario”. “Tutto questo – aggiunge - ha colpito l’intero Paese non solo nell’ambito economico, ma anche in quello sociale poiché ha acuito il razzismo e approfondito le divisioni all’interno del Paese”. Il riferimento è agli scontri che da molti mesi contrappongono la popolazione aborigene ai cosiddetti “bianchi”; ma ci sono forti tensioni anche tra ceti medi e statali. Al centro della controversia politico-sociale, ci sono i proventi dello sfruttamento delle risorse energetiche, in particolare del gas. Si tratta, tra l’altro, di uno scontro che attraversa territorialmente il Paese: alcune regioni chiedono, a gran voce, una forte autonomia; altre regioni, invece, si appellano al senso dell’unità nazionale e della solidarietà. I laici cristiani in queste circostanze - rileva José Luís Fernández - “devono far di tutto per cambiare mentalità, e non lasciare spazio agli atteggiamenti ideologici che danneggiano la tranquillità della nostra convivenza e la ricerca del bene comune”. “Perciò - aggiungono - facciamo appello al governo e all’opposizione affinché trovino insieme soluzioni immediate per ridare, tramite la concertazione, tranquillità al nostro Paese”. La politica – sottolineano - è un’arte al servizio del bene comune”. Il Consiglio boliviano dei laici lancia infine un appello indirizzato a tutti i battezzati, perché non abbandonino la difesa dei principi cristiani e dei valori evangelici per dare così un contributo al rinforzamento della democrazia vera, inclusiva e tollerante. “Oggi - conclude il documento - è un nostro dovere non lasciarci strumentalizzare da parte di gruppi di potere”. (A cura di Luis Badilla)

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    La Chiesa non rinuncerà mai alla forza di Gesù Cristo e difenderà sempre la vita umana: così il cardinale Antonio Cañizares Llovera, arcivescovo di Toledo

    ◊   “La Chiesa non ha altra Parola da dire che Cristo, né un’altra ricchezza che Cristo, né un altro potere che quello di Cristo che è venuto per servire e non per essere servito. Questa Parola la Chiesa non la tacerà mai, non la tacerà nonostante molti poteri in questo mondo vorrebbero vederla ridotta ai solo spazi sacri, non la lascerà mai morire”. E’ quanto ha affermato il cardinale Antonio Cañizares Llovera, arcivescovo di Toledo nell’omelia della Santa Messa di domenica scorsa nella Cattedrale di Toledo. “Questa ricchezza - ha aggiunto il porporato - la Chiesa non la dilapiderà, né smetterà di condividerla con gli uomini, né cesserà di offrirla a tutti: non rinuncerà mai, inoltre, alla forza di Gesù Cristo che consiste nel servire gli uomini, aiutarli, amarli e difenderli”. Perché la Chiesa – ha spiegato - non ha un’altra parola, né un’altra ricchezza, né un’altra forza che Cristo, e le interessa soltanto servire l’uomo e scommettere su di lui”. Dunque, la Chiesa “difenderà sempre la vita umana in tutte le fasi della sua esistenza, dal concepimento alla sua morte naturale”; “proclamerà senza sosta e rivendicherà, in qualunque circostanza, la dignità e l’inviolabilità di ogni essere umano ed i diritti fondamentali che gli corrispondono, compresi quelli della libertà di coscienza, della libertà religiosa e della libertà dell’educazione in tutte le loro estensioni”; “proclamerà in ogni tempo ed in modo opportuno – ha detto poi il cardinale - il Vangelo e la verità della famiglia, chiedendo a tutti di lavorare in tal senso: la Chiesa adempirà sempre a questa sua missione “nonostante ciò possa comportare dispiaceri, insulti, offese e nonostante possa essere fatta oggetto di giudizi falsi e inopportuni”. Commentando il Vangelo delle Beatitudini, l’arcivescovo di Toledo ha ricordato che in esse Gesù ci mostra “la verità dell’uomo chiamato alla felicità piena e totale, amato da Lui fino in fondo e reso partecipe della sua grandezza e dignità quale meta e vocazione alla quale è chiamato”. “Le beatitudini promesse ci collocano, pertanto, di fronte a scelte morali decisive”. Proprio questo è ciò che la Chiesa insegna - ha aggiunto mons. Cañizares Llovera - ed è ciò che “la gerarchia della Chiesa in Spagna, i vostri vescovi trasmettono da sempre". (A.L.)

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    Canada: aumentano le parrocchie a Toronto, mentre diminuiscono in Québec e nel resto del Paese

    ◊   Cresce la popolazione cattolica a Toronto e aumentano le parrocchie. Un dato che contrappone la città al resto del Paese, dove le parrocchie spesso chiudono per mancanza di fedeli. Grazie all’immigrazione di fedeli di origine straniera, l’arcidiocesi ha progressivamente riorganizzato e aperto nuove parrocchie in base alla distribuzione territoriale delle varie comunità linguistiche. Nell’ultimo decennio ne sono state create tredici, di cui due l’anno scorso. Sul versante opposto la provincia francofona del Québec. Culla del cattolicesimo in Canada, al punto da essere soprannominato la “Figlia secondogenita della Chiesa”, il Québec è oggi una delle province canadesi più secolarizzate. Il crollo della pratica religiosa di questi anni sta determinando la chiusura di un numero crescente di parrocchie e la vendita delle loro chiese, alcune delle quali di valore storico. Frutto della rivoluzione culturale degli anni ’60, la cosiddetta “Rivoluzione tranquilla”, questo processo di secolarizzazione ha subito una forte accelerata a partire dal 2000, diventando uno dei fenomeni più significativi del Québec di inizio secolo. (C.C.)

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    Australia: “Vogliamo solo giustizia”: la campagna della Caritas in occasione della Quaresima 2008

    ◊   La Caritas Australia ha lanciato, in occasione della Quaresima 2008, la campagna “Vogliamo solo giustizia”, richiamando alla riflessione e all’azione tutti i fedeli perché mettano il desiderio di giustizia fra le priorità della loro vita, soprattutto operando in favore dei poveri, degli esclusi e degli emarginati, di quanti subiscono discriminazioni o abusi. La Caritas, presentando il “Progetto Misericordia”, ricorda che, attraverso la lente della Dottrina sociale della Chiesa, “la giustizia assicura che sia rispettata la dignità umana di ognuno in una comunità”. La Caritas applica il concetto di giustizia al rapporto fra persone di paesi diversi, attraverso uno slancio missionario di comunione e condivisione verso popolazioni che non hanno cibo, acqua, assistenza sanitaria. L’arcivescovo di Hobart, mons. Adrian Doyle, presidente della Caritas Australia, ha ricordato che questa campagna della Caritas per la Quaresima 2008 è in sintonia con gli Obiettivi del Millennio delle Nazioni Unite, che mirano a sradicare la povertà dal pianeta entro il 2015. Per ogni settimana di Quaresima, il “Progetto Misericordia” della Caritas Australia segnalerà alle comunità cattoliche la storia vera di una ingiustizia che accade oggi nel mondo. Le storie saranno sugli indigeni d’Australia e sulle condizioni di vita nelle Filippine, Indonesia, Kenya, Brasile e Fiji. I fedeli avranno spunti spirituali per interrogarsi e nel contempo per partecipare a progetti di solidarietà. (C.C.)

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    Con il Mercoledì delle Ceneri prende avvio "Radioquaresima", annuale proposta di spiritualità in preparazione alla Pasqua

    ◊   La Radioquaresima 2008 si articola, come ogni anno, su due cicli di trasmissioni: una serie di meditazioni, curata da Monia Parente, in onda ogni giorno e a partire da domani alle 7,15 e in replica alle 23,45, dal titolo "L’amore è vita". L'altra serie di riflessioni è incentrata sui capitoli 13-17 del Vangelo di Giovanni, proposta al microfono da Rosario Tronnolone e Miriam Spera, in onda ogni giovedì e venerdì alle 14,30 e sabato alle 12,30, in replica negli stessi giorni alle 17,30 e alle 3.00 di notte, dal titolo "Amatevi come io vi ho amato". I capitoli 13-17 di Giovanni sono quelli che precedono immediatamente il racconto della Passione e sono caratterizzati da un clima, insieme sereno e drammatico, di addio e di distacco. Raccolgono le ultime parole rivolte da Gesù ai suoi discepoli, il suo testamento, nel quale spiega ai suoi amici il senso della propria vita e lascia loro la memoria di tutto quello che ha detto e fatto, da conservare per le generazioni future. Un testamento d’amore, capace ora come allora di toccare i nostri cuori, di cambiarli, di prepararli alla speranza della Resurrezione. (A cura di Rosario Tronnolone)

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    24 Ore nel Mondo



    L’attentato di ieri in Israele non ha fermato il negoziato di pace

    ◊   Non ha fermato i negoziati israelo-palestinesi l'attentato terroristico di ieri a Dimona, nel Neghev. Nonostante l’appello di alcuni in Israele a bloccare i colloqui, in serata a Gerusalemme si sono incontrati il ministro israeliano degli Esteri e il negoziatore capo palestinese. Il nostro servizio:


    Nessuna dichiarazione di rilievo: rammarico da parte israeliana per l’attentato di ieri e preoccupazione da parte palestinese per le continue operazioni militari israeliane in Cisgiordania. Ma a parlare è stata la decisione di incontrarsi: segnale forte alle rispettive opinioni pubbliche sul fatto che, malgrado i continui episodi di violenza, i colloqui di pace rilanciati due mesi fa ad Annapolis, negli Stati Uniti, sono destinati a proseguire. Intanto, si discute sulle responsabilità dell’attentato suicida, che ha provocato la morte di una donna ma che avrebbe potuto avere esiti ben più gravi se non fosse stato bloccato il secondo kamikaze. E c’è polemica anche sulla scelta di mandare in onda il video dell’esecuzione con cui è stato fermato. E poi incertezza sulla reale identità dei due e sui mandanti. Fonti di Hamas attribuiscono l’attentato a membri del proprio braccio armato, Brigate Ezzedin al-Qassam, e non alle Brigate al-Aqsa, vicine a Al Fatah. In ogni caso, resta molto elevata la tensione in Israele e in particolare nel Neghev: nelle ultime ore da Gaza miliziani palestinesi hanno sparato razzi contro la vicina città israeliana di Sderot, centrando una fabbrica. Diversi operai sono in stato di shock. Una consultazione urgente per esaminare la situazione creatasi al confine con l'Egitto in seguito all'abbattimento del muro di confine fra Gaza e Sinai, il 23 gennaio scorso, è stata convocata per domani dal premier israeliano, Ehud Olmert.

    Iraq
    Almeno otto persone sono state uccise stamattina a nord di Baghdad in un attentato suicida che ha preso di mira una milizia sunnita che combatte contro Al Qaida.

    Ancora attentati anche in Afghanistan
    Cinque civili di una stessa famiglia e due poliziotti sono stati uccisi dall'esplosione di due bombe artigianali in due diversi attentati nel sud dell'Afghanistan. La polizia ha accusato i “nemici” dell'Afghanistan, termine con cui vengono indicati i taleban. Nella vicina provincia di Kandahar, in un attentato con le stesse modalità sono stati uccisi due poliziotti e altri tre sono stati feriti. Questo attacco è stato rivendicato dai taleban con una telefonata all'agenzia France presse.

    Bilanci drammatici in Kenya
    Oltre 1.000 morti e 304 mila sfollati: questo il bilancio delle violenze post-elettorali in Kenya, fornito oggi dalla Croce Rossa keniana. Le cifre sarebbero da aggiornare ulteriormente con i dati degli ultimi giorni. Intanto, a Nairobi, sono ripresi in mattinata i difficili negoziati tra governo ed opposizione mediati dall'ex segretario generale dell'ONU, Kofi Annan. È stata stabilita una road map di principio, così come l'istituzione di una Commissione per la verità e la riconciliazione, della quale dovrebbero far parte anche autorità internazionali. Ma ora si comincia ad affrontare il tema più sensibile, quello della divisione del potere, sul quale le parti appaiono molto distanti, anche se Annan spera in un'intesa che almeno metta fine alle violenze e al terrore.

    Concordato un cessate il fuoco nella capitale del Ciad
    I ribelli che hanno attaccato nel fine settimana la capitale del Ciad, N'Djamena, hanno accettato il principio di un “cessate il fuoco immediato”, ma hanno accusato la Francia di aver “causato un numero enorme di vittime civili” nella città con un “intervento diretto”. Da parte sua, il portavoce dello stato maggiore dell'esercito francese respinge ogni accusa dicendo che le forze francesi nel Ciad “non hanno sparato alcun colpo in nessun momento di questa crisi”. Intanto, per il secondo giorno consecutivo, nessun combattimento viene segnalato a N'Djamena, che è sotto il controllo delle forze armate governative, anche se i ribelli affermano di mantenere le loro posizioni attorno alla capitale. C’è da dire che almeno 1000 persone sono rimaste ferite negli scontri e almeno 15 mila ciadiani si sono rifugiati nel Camerun, secondo stime dell'Alto commissariato ONU per i rifugiati. Della situazione umanitaria parla, nell’intervista di Giada Aquilino, il responsabile comunicazione di Medici senza frontiere, organizzazione impegnata in Ciad, Sergio Cecchini.

     
    R. - In questo momento la situazione umanitaria in Ciad è caratterizzata da due aspetti: quello relativo alla risposta dell’emergenza dei feriti - durante gli scontri tra ribelli e truppe governative, avvenuti a N’Djamena - e quello che riguarda l’assistenza alle persone fuggite dalla capitale e dal Ciad verso il confinante Camerun. Tutto questo si aggiunge allo sforzo umanitario di garantire l’assistenza agli oltre 200 mila rifugiati del Darfur, presenti nell’est del Paese.

    D. - Come vi state organizzando? C’è accesso sia agli ospedali, sia agli aiuti?

     
    R. - Dal sud del Ciad stiamo facendo arrivare kit medici e chirurgici per rifornire una equipe che lavora all’ospedale Bon Samaritain a N’Djamena. Resta poi una difficoltà molto elevata per l’impossibilità di avere canali di comunicazione funzionanti in maniera permanente. In Camerun, è anche arrivato un team di circa 15 tra medici e operatori diretti a Kusseri, la zona dove si sarebbero rifugiate circa 20 mila persone fuggite da N’Djamena. Cerchiamo inoltre di garantire il funzionamento dell’equipe presenti su Adré e sulle altre località dell’est del Ciad, che, se da un lato devono continuare a fornire assistenza ai rifugiati del Darfur, dall’altro si trovano a dover far fronte ad un alto numero di feriti, soprattutto nella città di Adré, attaccata il 3 febbraio. Da non dimenticare, infine, oltre 130 mila sfollati interni del Ciad che, negli ultimi anni, data la grande instabilità e le scorribande di gruppi di ribelli in alcune zone dell’est, hanno dovuto abbandonare i propri villaggi.

    D. - Qual è ora l’appello di Medici senza frontiere?

     
    R. - Il primo appello riguarda l’emergenza principale, che è quella di permettere ai feriti di raggiungere le strutture ospedaliere e ricevere, quindi, le cure adeguate. Ma anche cercare di far pervenire nella maniera più rapida possibile aiuti alle persone che si sono rifugiate in questo momento in Camerun. Sicuramente, quello di cui c’è più bisogno adesso è riuscire a gestire l’arrivo in massa di questa gente, garantendo standard minimi di vita. E’, dunque, necessario prevenire tutto il deterioramento improvviso delle condizioni basilari di vita, in particolare delle condizioni igieniche, in modo che non ci siano ripercussioni sulla salute della popolazione, cercando di prevenire soprattutto malattie come diarrea ed infezioni respiratorie e, al tempo stesso, garantendo rifugi ed assistenza medica per i più bisognosi.

    Italia - le Camere verso lo scioglimento
    Dopo la rinuncia, ieri sera, di Franco Marini dall’incarico di formare un nuovo governo, il presidente della Repubblica italiana, Giorgio Napolitano, ha convocato per questa sera al Quirinale, rispettivamente alle 18 e alle 19, i presidenti di Senato e Camera, lo stesso Franco Marini e Fausto Bertinotti, a norma dell'art. 88 della Costituzione che stabilisce i criteri per lo scioglimento delle Camere. Si avvicina dunque lo scenario delle elezioni anticipate, per le quali una data probabile è ritenuta quella del 13 aprile. Stamattina, intanto, il Consiglio dei ministri ha fissato il referendum elettorale al 18 maggio. Ma la consultazione, nel caso di nuove elezioni, dovrebbe slittare al 2009. Servizio di Giampiero Guadagni.

     
    Non c’è una significativa maggioranza per una precisa ipotesi di riforma. Con queste parole il presidente del Senato Franco Marini ha motivato la rinuncia all’incarico esplorativo affidatogli il 30 gennaio dal Capo dello Stato, sei giorni dopo la sfiducia del Senato al governo Prodi. In quattro giorni di consultazioni, il presidente incaricato ha provato a trasformare una esigenza sentita - quella di modificare la legge elettorale - in un ampio consenso politico. Il tentativo non è riuscito. Per Berlusconi, si può votare con questo sistema e le elezioni daranno al Paese un governo stabile che aprirà una legislatura costituente. Al contrario per il leader del Partito democratico Veltroni è stata persa un’occasione per fare riforme condivise subito, nell’arco di pochi mesi. I due schieramenti stanno scaldando i motori in vista di una campagna elettorale che si annuncia come sempre molto animata. Nel centrosinistra, il Partito democratico è sempre più propenso a presentarsi alle elezioni da solo con un proprio programma. Prove di unità anche a sinistra, dove il candidato premier potrebbe essere l’attuale presidente della Camera, Bertinotti. Il centrodestra sembra aver ritrovato compattezza intorno alla leadership di Berlusconi. Ma c’è anche chi sembra attratto dall’ipotesi alla quale stanno lavorando gli ex UDC, Baccini e Tabacci, di costruire un polo di centro, alternativo ai due schieramenti. (Per la Radio Vaticana, Giampiero Guadagni)


    “Supermartedì” negli Stati Uniti
    Il primo Stato a chiudere le urne in occasione del "Super Tuesday" delle primarie in vista delle presidenziali USA sarà la Georgia alle 19, ora locale, l'una di notte in Italia. L'ultimo sarà la California, lo Stato più popoloso, alle 20 locali, quando in Italia saranno le 5 del mattino in Italia. Il servizio di Elena Molinari.


    John McCain è in impennata, ma nervoso ripensa alla batosta che gli inflisse, George Bush, nel 2000, nonostante i sondaggi lo dessero per favorito. E intanto, Barak Obama supera Clinton nei sondaggi e si fa vedere circondato da donne per abbattere l’ultimo muro di resistenza di Hillary: il voto femminile. Invece, l’ex first lady ci riprova e mostra ancora le lacrime che le fecero vincere il voto in New Hampshire. Dopo uno sprint finale, a base di comizi e talk-show, la parola passa però agli elettori dei 22 Stati che oggi vanno alle urne. Il cosiddetto "Supermartedì" potrebbe decidere i due vincitori della prima fase della corsa alla Casa Bianca, quella che si gioca all’interno dei due partiti. Il condizionale è d’obbligo: se in casa repubblicana il vantaggio di McCain appare netto, gli elettori democratici sembrano godersi troppo la battaglia tra Barak e Hillary per vederla finire stasera. Nessuno dei due potrebbe, infatti, accaparrarsi abbastanza voti per chiudere i giochi. (Da New York, Elena Molinari, per la Radio Vaticana)

    Immigrazione clandestina
    Sono complessivamente 237, tra cui 15 donne, i clandestini sbarcati nel porto di Lampedusa dopo essere stati intercettati dalle motovedette su un barcone a poca distanza dalla costa. Gli immigrati, di diverse nazionalità (Ghana, Gambia, Marocco, Tunisia, Egitto), hanno detto di essere partiti dalle coste libiche.

    Filippine
    Almeno otto civili, tra cui tre donne e due bambini, sono stati uccisi durante un raid delle truppe filippine in un villaggio costiero sulla piccola isola di Jolo, a Sud di Manila. Le uccisioni sono avvenute durante un'operazione mirata alla liberazione di due ostaggi nelle mani del gruppo di ribelli islamici Abu Sayyaf. Jolo, isola musulmana a 600 miglia di Manila, nell'ultimo anno ha visto incrementare il numero dei rapimenti e delle decapitazioni per mano del gruppo di Abu Sayyaf.

    Cina
    Il giornalista di Hong Kong, Ching Cheong, in prigione dal 2005 per spionaggio, è stato liberato oggi dalle autorità cinesi. Lo afferma la radio di Hong Kong Rthk sul suo sito web. L'emittente precisa che il giornalista - che è nato ad Hong Kong e lavora per il quotidiano Strait Times di Singapore - è stato rilasciato in libertà condizionale. Cheong era stato arrestato nell'aprile nel 2005 e condannato a cinque anni di detenzione per “spionaggio a favore di Taiwan”, l'isola di fatto indipendente che la Cina rivendica. Intanto, lo scrittore e "cyberdissidente", Lu Gengsong, è stato condannato oggi a quattro anni di prigione dal Tribunale intermedio del Popolo di Hangzhou, nella Cina orientale. Lu, uno scrittore free lance impegnato dal 1993 sui problemi dei diritti umani, è stato giudicato colpevole di “istigazione alla sovversione dei poteri dello Stato”. (Panoramica internazionale a cura di Fausta Speranza)

     

     

     
    Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LII no. 36

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