Logo 50Radiogiornale Radio Vaticana
Redazione +390669883674 | +390669883998 | e-mail: sicsegre@vatiradio.va

Sommario del 04/02/2008

Il Papa e la Santa Sede

  • Un Paese di valori cristiani che la secolarizzazione sta minando: la sfida dei vescovi della Costa Rica, da oggi in visita "ad Limina" da Benedetto XVI
  • Altre udienze
  • Il Papa ricorda la possibilità di ricevere l'indulgenza plenaria in occasione del 150° anniversario delle apparizioni della Beata Vergine a Lourdes
  • Oggi su "L'Osservatore Romano"
  • Oggi in Primo Piano

  • Il documento delle università romane sui “grandi prematuri” e le parole del Papa all’Angelus rinnovano la speranza di un risveglio delle coscienze sul tema fondamentale della vita
  • Rieletto presidente della Serbia l’europeista Boris Tadic
  • Violento terremoto nella regione africana dei Grandi Laghi: decine le vittime
  • Una mostra a Perugia celebra la pittura rinascimentale del Pintoricchio
  • Chiesa e Società

  • Iraq: per l'arcivescovo latino di Baghdad, Sleiman, l'emigrazione dei cristiani è diventata esodo
  • Preoccupazione della Croce Rossa del Ciad e di Medici Senza Frontiere Ciad per la difficoltà di assistere i feriti negli scontri in corso nella capitale
  • Per il presidente dei vescovi indiani, il cardinale Toppo, sulle ceneri dell'Orissa, la Chiesa rinascerà più forte
  • In occasione del Capodanno lunare, i leader delle sei religioni di Hong Kong invitano tutti i fedeli ad affrontare le sfide della perdita di moralità e dello spreco di risorse naturali
  • Mongolia: la Chiesa cattolica festeggia 15 anni di vita
  • Thailandia: i 25 anni di porpora del cardinale Kitbunchu, sempre in difesa della fede e della dignità dell'uomo
  • Acceso dibattito nel Colorado per imporre anche alle organizzazioni cattoliche una legge che vieta le assunzioni in base al credo religioso
  • Aprirà a Roma la sede europea della Campagna del Millennio per rilanciare gli obiettivi di sviluppo fissati dall’ONU per dimezzare la povertà nel mondo entro il 2015
  • Cresce in Europa lo stress sul lavoro: tra le prime cause è la precarietà
  • Nasce una banca dati on line delle riviste teologiche italiane con il sostegno della CEI
  • Spagna: ad Oviedo ciclo di conferenze per i 1200 anni dell'offerta della "Croce degli Angeli" alla Chiesa di San Salvador
  • 24 Ore nel Mondo

  • Tornano gli attentati kamikaze in Israele: tre morti in un centro commerciale a Dimona
  • Il Papa e la Santa Sede



    Un Paese di valori cristiani che la secolarizzazione sta minando: la sfida dei vescovi della Costa Rica, da oggi in visita "ad Limina" da Benedetto XVI

    ◊   Un Paese che ha conosciuto il Vangelo 450 anni fa - fu un francescano il primo annunciatore - ma che oggi sta perdendo memoria dei suoi antichi valori cristiani, sotto la spinta della secolarizzazione. Si tratta della Repubblica della Costa Rica, piccolo Stato del Centroamerica stretto tra l'Oceano Atlantico e il Pacifico. Da questa mattina, i vescovi costaricani sono in visita ad Limina da Benedetto XVI, che ne ha ricevuto un primo gruppo. Cattolica per oltre l'80% dei suoi quattro milioni di abitanti, la Costa Rica sta facendo i conti - come molte nazioni latinoamericane - con l'onda lunga del relativismo religioso, che mina i fondamenti della dignità umana in senso cristiano, a partire dal rispetto per la vita. Lo conferma il presidente della Conferenza episcopale locale, e vescovo di Cartago, Francisco Ulloa Rojas, al microfono di Alina Tufani, collega della redazione ispanoamericana della nostra emittente:


    R. - La primera preocupación...
    La prima preoccupazione per noi vescovi è l’avanzata del secolarismo in Costa Rica: notiamo una società sempre più indifferente al fatto religioso, e la cosa più preoccupante per noi è che questa indifferenza è diffusa soprattutto tra i giovani. Un’altro aspetto che ci preoccupa è la famiglia: la famiglia è stata sempre fattore determinante di unità e integrazione in Costa Rica, ma negli ultimi anni si è andata sfaldando e sembra non essere più quella cinghia di trasmissione dei valori della fede quale è stata finora. Questo pone il problema di come dare un’educazione cristiana ai bambini, compito prima affidato alla famiglia. Ancora, un’altra preoccupazione fondamentale per noi è come evangelizzare questi areopaghi a cui sembra non giungere il messaggio cristiano: gli ambienti intellettuali, le università, i mezzi di comunicazione sociale, i comunicatori e gli artisti, ambienti in cui si sta perdendo oggi il sentimento cristiano.

     
    D. - Alla loro ultima assemblea plenaria i vescovi hanno parlato della disgregazione della famiglia e espresso preoccupazione per alcuni orientamenti politici contrari alla vita. In quale direzione si stanno muovendo le scelte politiche in questo ambito in Costa Rica?

     
    R. - Sì, nosostros estamos muy atentos...
    In effetti, seguiamo con attenzione alcune proposte di legge presentate all’Assemblea legislativa che sono contrarie alla vita, come quelle riguardanti la pillola del giorno dopo o lo stesso aborto. Ci sono spinte per cambiare l’articolo 21 della Costituzione, che difende la vita dal suo concepimento fino alla sua morte naturale. Noi come vescovi siamo uniti contro questi attacchi e speriamo che l’Assemblea segua i principi etici della Chiesa.

     
    D. - Crede che l’educazione cattolica in Costa Rica sia minacciata?

     
    R. - Hay una corriente muy fuerte en Costa Rica...
    In Costa Rica, ci sono forti spinte alla secolarizzazione che vogliono emarginare la dimensione religiosa, confinandola nel privato, e che premono perché si elimini l’articolo della Costituzione che attribuisce alla Chiesa il diritto di impartire l’educazione cattolica nelle scuole. Altre comunità religiose stanno rivendicando lo stesso diritto. Il governo continua a mantenere l’insegnamento obbligatorio della religione cattolica, perché è previsto dalla Costituzione. Certo il pericolo e il rischio che prevalgano quelle correnti che vorrebbero abolirla in tutti gli istituti educativi c’è, ma noi ci stiamo battendo per difendere questo diritto.

     
    D. - La Costa Rica si caratterizza per una lunga tradizione democratica, una forte cultura della pace tanto che non possiede un esercito e tuttavia soffre delle piaghe della povertà e della disuguaglianza, dell’insicurezza e della violenza. Cosa sta succedendo nel Paese?

     
    R. - El Costa Rica...
    La Costa Rica è conosciuta come un Paese pacifico, per i suoi valori democratici di solidarietà e uguaglianza. Certo, negli ultimi anni questi valori si stanno deteriorando: si assiste a una escalation di violenze molto forte. Questo preoccupa perché porta all’insicurezza nelle città. Senza dubbio il divario tra ricchi e poveri è aumentato e i vescovi appoggiano tutti i programmi sociali promossi dal governo, in particolare quelli nel campo dell’educazione.

     
    D. - Alla luce della V Conferenza dell’episcopato latinoamericano di Aparecida e del mandato della Missione continentale, quali piani pastorali ha in progetto l’episcopato costaricano?

     
    R. - Estamos ya buscando como realizarla...
    Stiamo già studiando come realizzarla in ogni diocesi e a livello nazionale. La nostra più grande preoccupazione, e crediamo che sia questo il senso di tale missione, è come raggiungere i lontani dalla Chiesa. Si tratta di una missione permanente, che deve coinvolgere i laici: abbiamo molti laici impegnati e formati per questo.

    inizio pagina

    Altre udienze

    ◊   Il Santo Padre ha ricevuto questa mattina anche il dott. Juan Somavia, direttore generale dell’Organizzazione Internazionale del Lavoro.

    inizio pagina

    Il Papa ricorda la possibilità di ricevere l'indulgenza plenaria in occasione del 150° anniversario delle apparizioni della Beata Vergine a Lourdes

    ◊   Il Papa ieri all’Angelus ha ricordato che la Chiesa sta celebrando il 150° anniversario delle apparizioni della Beata Vergine a Lourdes a cui è legata l’indulgenza plenaria. Ce ne parla Sergio Centofanti.


    L’indulgenza plenaria legata all’anniversario delle Apparizioni si può ricevere visitando Lourdes fino all’8 dicembre prossimo. Ma in questo mese di febbraio la si può ottenere in tutto il mondo come ha spiegato ieri il Papa:

     
    “Fino all’intero giorno dell’11 febbraio, memoria della Beata Vergine di Lourdes e 150° anniversario delle Apparizioni, è possibile ricevere l’indulgenza plenaria, applicabile ai defunti, alle solite condizioni – Confessione, Comunione e preghiera secondo le intenzioni del Papa – e sostando in orazione dinanzi ad un’immagine benedetta della Madonna di Lourdes esposta alla pubblica venerazione. Per gli anziani e gli ammalati ciò è possibile mediante il desiderio del cuore. Maria, Madre e Stella della Speranza, illumini i nostri passi e ci renda sempre più fedeli discepoli di Gesù Cristo”.
     
    Nel suo Messaggio per la Giornata Mondiale del Malato che si celebrerà l’11 febbraio, memoria della Beata Vergine di Lourdes, il Papa ha affermato che Maria, “associata al Sacrificio di Cristo” , “soffre con coloro che sono nella prova, con essi spera ed è loro conforto sostenendoli con il suo materno aiuto”. Quanti soffrono – ha aggiunto – “recano i segni della passione del Signore” che vuole entrare “nell’animo di ogni sofferente attraverso il cuore” di sua Madre: infatti – scrive il Papa – “non si può contemplare Maria senza essere attratti da Cristo e non si può guardare a Cristo senza avvertire subito la presenza di Maria”.
     
    Venerdì prossimo 8 febbraio arriveranno a Roma le reliquie di Santa Bernadette Soubirous: ad accoglierle nella Parrocchia dedicata alla veggente di Lourdes sarà mons. Armando Brambilla, vescovo ausiliare di Roma che celebrerà alle 18.00 una Messa per i malati.

    inizio pagina

    Oggi su "L'Osservatore Romano"

    ◊   No alla ricerca della carriera, sì al servizio con spirito di povertà: in cultura, il cardinale Tarcisio Bertone - nella  Messa presieduta nella cattedrale di Como - ricorda Tolomeo Gallio, primo segretario di Stato pontificio alla fine del Cinquecento.  

    Umberto Utro sul martirio di Sant’Agata e sulle radici cristiane della Sicilia.

    In libreria lo studio filosofico “Ingresso alla bellezza. Fondamenti a un’estetica trinitaria”: sull’argomento un articolo dell’autore, Enrico Maria Radaelli, direttore del dipartimento di estetica dell’associazione internazionale “Sensus communis”.

    Nicoletta Pietravalle illustra la preziosa esposizione di vetrate cinquecentesche alla National Gallery di Londra.

    Nell’informazione religiosa, statistiche finora inedite (aggiornate al 2006) sulla presenza dei religiosi e delle religiose nel mondo.

    In rilievo, nell’informazione internazionale, il Ciad: migliaia di civili in fuga dalla capitale investita dai combattimenti.

    inizio pagina

    Oggi in Primo Piano



    Il documento delle università romane sui “grandi prematuri” e le parole del Papa all’Angelus rinnovano la speranza di un risveglio delle coscienze sul tema fondamentale della vita

    ◊   Torna in primo piano, in Italia, il confronto sul diritto alla vita dei bambini nati in estrema prematurità. A riaccendere il dibattito, che si accosta a quello più generale sull’aborto e la difesa della vita sin dal concepimento naturale, è stato un documento stilato dalle facoltà di Medicina e Chirurgia delle Università Romane, nei giorni scorsi. Occasione dell’intervento, un convegno tenutosi all’ospedale “Fatebenefratelli” all’Isola Tiberina. Nel documento conclusivo, i direttori delle cliniche di ostetricia e ginecologia di Tor Vergata, "La Sapienza", dell’Università Cattolica e del Campus Biomedico, sottolineano che “un neonato vitale, in estrema prematurità, va trattato come qualsiasi persona in condizioni di rischio ed assistito adeguatamente”. Un documento che contiene un messaggio importante, come sottolinea il prof. Giuseppe Noia, docente di medicina prenatale del Policlinico “Gemelli” di Roma, al microfono di Chiara Calace:


    R. – Il messaggio importante dal punto di vista culturale è questo: che quella che 15 anni fa veniva considerata una barriera ormai insuperabile, per cui anche per bambini di circa un chilo si pensava, solo perché ne sopravvivevano il 10 per cento, non ci fosse nulla da fare, oggi sappiamo invece che non lo è. Infatti questi bambini sopravvivono, in base anche al peso e all’età gestazionale, fino al 90 per cento. Il grosso problema però qual è? Se io assisto questo bambino, poi questo bambino sarà un disabile. Ma il criterio di una futura disabilità non può essere il criterio per cui io lo assisto o non lo assisto. Molte volte noi nel campo della medicina facciamo degli interventi che non risolvono la malattia del nostro paziente, eppure li facciamo. Nel momento in cui il bambino nasce, cambia completamente il suo status giuridico. E come status giuridico l’individuo è persona umana e noi dobbiamo assisterlo. Quindi, il criterio selettivo di dire “io assisto solo quelli che hanno percentualmente la possibilità di non avere disabilità", è assolutamente un criterio che io personalmente non condivido, ma che penso anche moltissimi colleghi non condividano. Il messaggio che deve venire è un messaggio di speranza, non un messaggio che si arrende dinanzi a fatti per i quali in quel momento non si può far nulla. Se avessimo pensato così 15 anni fa, quei bambini di un chilo oggi non sopravviverebbero. Invece, sappiamo che proprio una medicina di speranza, che ha continuato senza accanimento a scegliere vie scientifiche e mediche per curarle, oggi permette a tante famiglie di avere bambini che hanno un’ottima vita.

     
    Il documento delle Università romane viene valutato positivamente dalla Pontificia Accademia per la Vita. Ecco l’opinione del presidente dell’istituzione vaticana l’arcivescovo Elio Sgreccia, intervistato da Giancarlo La Vella:


    R. – Mi sembra un documento eticamente valido e doveroso da parte dei professionisti, che rispetta il diritto alla vita, che lo conferma in quella casistica speciale. Indubbiamente quando nasce, o per parto prematuro o sciaguratamente per un’interruzione di gravidanza, un feto che mostra segni di capacità di vivere, l’obbligo del professionista è di assisterlo per farlo vivere e questo gli viene conferito da tutte le leggi. Dopo di che si deve esaminare certo il tipo di assistenza proporzionata e adatta ad ogni singolo soggetto. La possibilità deve risultare anche dalla concretezza individuale di ogni feto che nasce, ma questo il documento lo dice. Dopo di che, il discorso della difesa della vita è più ampio, perché noi vogliamo che questa sia accettata ed accolta fin dal concepimento. Questo per diritto naturale.

    Intanto, ieri, all’Angelus - in occasione della 30.ma Giornata nazionale per la Vita - promossa dall'episcopato italiano, il Papa ha ribadito che tutti siamo impegnati ad “accogliere la vita umana come dono da rispettare” ancor più “quando essa è fragile e bisognosa di attenzioni e di cure”. Parole su cui si sofferma la prof.ssa Claudia Navarini, docente di Bioetica all'Ateneo Pontificio "Regina Apostolorum" e membro del Consiglio esecutivo dell’associazione “Scienza e Vita”, intervistata da Alessandro Gisotti:

    R. – La riflessione del Papa e il richiamo al dovere di difendere e tutelare la vita fragile è sicuramente una dimostrazione di attenzione, di tenerezza, proprio di civiltà. Quindi, quando il Papa parla di queste tematiche non si riferisce ad una nicchia, cioè quella dei cattolici o alcuni cattolici che debbono per dovere di appartenenza difendere la vita umana, ma ad un presupposto indispensabile per la convivenza civile.

     
    D. – Anche oggi leggiamo su alcuni giornali che le parole del Papa sono un ‘no’ alla libertà della donna...

     
    R. – E’ un grave fraintendimento quello di pensare che tutelare la vita debole – in questo caso la vita nascente – sia una sorta di imposizione o di mancanza di libertà, perché intanto bisogna ribadire, come tante volte è stato fatto, che la vera libertà per la donna è la libertà di non abortire e proporre come unica alternativa, di fronte ad una gravidanza difficile o a dei dubbi sulla salute del feto, l’aborto quasi in modo automatico. Dobbiamo dire, dunque, che in tante occasioni l’aborto non è una scelta libera, ma anche qualora lo fosse, anche i casi che non possiamo escludere in cui ci siano davvero donne che intendono ribadire, rivendicare la loro autodeterminazione attraverso l’aborto, bisogna capire che cosa succede. La nostra libertà non è assoluta, la nostra libertà non si spinge ad esempio fino al punto di poter uccidere un innocente.

     
    D. – La legge 40 sulla procreazione assistita, il dibattito sulla clonazione, sulle cellule staminali ed embrionali... C’è un confronto molto acceso in Italia e non solo, a volte ci sono delle sfumature anche di tono ideologico, però possiamo dire anche che c’è un risveglio delle coscienze ...

     
    R. – Sì, anzi credo proprio che a partire dal dibattito sul referendum, relativo alla legge 40, sia proprio ricominciato questo momento di sensibilità e di sensibilizzazione dell’opinione pubblica, che sta portando dei risultati importanti. E’ diventato possibile intanto riparlare di temi che sembravano sepolti, primo fra tutti quello dell’aborto come grave male per la società e per le singole persone, di capire come la vita del bambino non nato, cioè la vita dell’embrione sia vita umana. Esiste un valore della vita umana indipendentemente dalla sua efficienza che va salvaguardato, altrimenti scivoliamo in una visione eugenetica della vita in cui vale soltanto colui che ha delle qualità di un certo tipo. Chiaramente è un principio pericolosissimo, che è stato denunciato nella storia, ma che poi in maniera più o meno sibillina, magari con un volto più benevolo rispetto a quelli dei grandi totalitarismi, ritorna per vanificare il senso del valore sacro, indisponibile, della vita umana, che non decidiamo noi.

    inizio pagina

    Rieletto presidente della Serbia l’europeista Boris Tadic

    ◊   In Serbia riconfermato nel ballottaggio di ieri il presidente europeista. Boris Tadic, che ha sconfitto l’ultranazionalista Nikolic, ha dichiarato di voler proseguire “sulla strada della democrazia” per “un futuro europeo” della Serbia, ma anche per contrastare “criminalità e corruzione” e “migliorare la vita dei cittadini”. Da parte sua, la Slovenia, presidente di turno dell’UE, ha accolto positivamente la rielezione di Tadic facendo nuovamente riferimento alla potenziale adesione dello Stato balcanico all'Unione Europea. Sul risultato del voto di ieri in Serbia, Fausta Speranza ha intervistato il prof. Domenico Caccamo, docente di storia moderna all’Università La Sapienza di Roma, in particolare esperto di Europa orientale:


    R. - Si tratta di una pacificazione della Serbia verso se stessa - se vogliamo- perché la Serbia è un Paese culturalmente europeo: la Serbia di oggi, la Belgrado di oggi ha un aspetto europeo in definitiva. Quindi, indubbiamente, l’elettorato serbo ha scelto la strada di un incontro con l’Unione Europea. Quali saranno le conseguenze immediate di questo successo elettorale di Tadic, è più difficile dirlo. Probabilmente la dichiarazione unilaterale dell’indipendenza del Kosovo, della quale ormai si parla da mesi come una cosa imminente, che deve venire da un giorno all’altro se non da una settimana all’altra, è probabile invece che sia un po’ ritardata da questo fatto. E questo perché indubbiamente le potenze protettrici del Kosovo - le potenze che si trovano dietro al Kosovo cioè sia Paesi europei sia gli Stati Uniti - non vorranno “dare uno schiaffo” al presidente filo-occidentale, neo-rieletto, facendolo trovare subito di fronte a questa situazione difficile dell’indipendenza del Kosovo. E quindi i kosovari dovranno aspettare ancora qualche settimana o qualche mese: questa è la mia previsione, la mia impressione.

     
    D. – Professore, Stati Uniti pro indipendenza del Kosovo, Europa più cauta, spinte nazionaliste. Cosa c’è da dire oltre queste semplificazioni giornalistiche?

     
    R. – Un altro termine che manca a questa sua elencazione, è la Russia di Putin: anche la Russia è un elemento importante nel gioco. La questione della Serbia e la questione del Kosovo sono interessanti in sé per sé, ma sono interessanti ed importanti soprattutto in quanto sono un campo di scontro nel quadro della nuova guerra fredda che esiste tra Stati Uniti e Federazione Russa. In definitiva cioè, dietro al Kosovo ci sono gli Stati Uniti, i quali si battono per la causa dell’indipendenza del Kosovo. Però oltre all’indipendenza del Kosovo, gli Stati Uniti vogliono anche il Kosovo nell’area occidentale e hanno truppe proprie, americane, nel Kosovo, delle fortezze militari addirittura, quindi, oltre all’indipendenza c’è qualche cosa di più, l’inserimento del Kosovo nel dispositivo della NATO. La Russia naturalmente si oppone e quindi si crea questa situazione di tensione proprio nei Balcani fra gli Stati Uniti e la Russia che si schiera dalla parte del nazionalismo serbo. Tra l’altro in Russia, nella stampa russa, proprio a proposito di queste questioni balcaniche, riemergono degli accenti di panslavismo: un panslavismo settecento-ottocentesco. Insomma, una cosa vecchia veramente: un appello alla solidarietà slava e panortodossa che fa fare un passo indietro alla situazione politica attuale.

    inizio pagina

    Violento terremoto nella regione africana dei Grandi Laghi: decine le vittime

    ◊   E' di circa 40 morti il bilancio provvisorio del sisma di sesto grado della scala Richter che ha colpito ieri la regione dei Grandi Laghi in Africa. Epicentro del terremoto Bukavu, nell’est della Repubblica Democratica del Congo. Il sisma colpisce il Paese in un momento di grave crisi umanitaria, teatro da più di dieci anni di una logorante guerra civile. A Bukavu è presente Beatrice Luccardi, responsabile di un progetto della Cooperazione internazionale Sud-Sud in favore dei pigmei, finanziato dal ministero degli Esteri italiano. Ecco la sua testimonianza al microfono di Chiara Calace:

     
     
    R. – Nella zona di Bukavu, il bilancio in termini numerici è basso, se si considerano eventi di questa portata: per ora si parla di cinque morti e di 169 feriti gravi. C’è da considerare, però, quanti di questi feriti gravi saranno adeguatamente curati, considerate le risorse locali. E’ un Paese che esce dalla guerra e le risorse sono molto limitate. C’è poi il fatto che la maggior parte degli edifici sono stati colpiti in modo più o meno grave, quindi l’intera città dorme all’aperto. Cosa succederà? Ci saranno altre scosse? Siamo nella stagione delle grandi piogge e ieri notte, per fortuna, non ha piovuto, ma quanto durerà? La situazione è forse più grave di quanto possano dire le cifre, in questo momento.

     
    D. – Si parla del crollo di una chiesa gremita di fedeli nei pressi di Bukavu. Ci puoi confermare questo dato?

     
    R. – Ci sono state due chiese purtroppo che hanno subito dei crolli durante il sisma. La situazione più grave è stata a Kabara, a 25 chilometri a nord-ovest di Bukavu, dove una parte della chiesa è caduta. La gente ha cercato di uscire e una bambina è morta nella ressa. In un’altra chiesa, a Oualungu, ci sono stati una dozzina di feriti. Il problema è stato che il terremoto è avvenuto alle 9.30 del mattino di domenica e sia nelle chiese cattoliche che in altri luoghi di culto c’era partecipazione. C’è una grande religiosità qui nella regione.

     
    D. – La gente come sta vivendo questo tragico momento?

     
    R. – La gente ha un grande coraggio, come ha già dimostrato durante la guerra e lo dimostra anche in questa occasione. Si trovano sfollati, persone che non possono rientrare in casa, che fanno un sorriso per strada. Sono passata poco fa e avevano un piatto di patate con i fagioli. Noi che passavamo, abbiamo chiesto come va e loro hanno risposto “si campa” e ci hanno offerto un piatto.

     
    D. – La Chiesa cosa sta facendo in questo momento?

     
    R. – Qui a Kivu la Chiesa è in prima linea per aiutare le persone. Già ieri, a mezzogiorno, la Caritas era attiva e l’ospedale provinciale coordinava i primi aiuti. Questa mattina sono già in corso varie riunioni. Sicuramente continuerà anche grazie alla grande esperienza acquisita durante il periodo della guerra e la credibilità che ha conquistato durante i dieci anni di guerra.

    inizio pagina

    Una mostra a Perugia celebra la pittura rinascimentale del Pintoricchio

    ◊   A 550 anni dalla nascita di Pinturicchio, maestro della pittura rinascimentale umbra, si è aperta il 2 febbraio al Palazzo dei Priori di Perugia una mostra monografica a lui dedicata. L’esposizione sarà visitabile fino al 29 giugno e offre ai visitatori quasi l’intero corpus delle opere realizzare dal Pintoricchio. Il servizio è di Paolo Ondarza:


    (musica)

     
    Esponente della nuova cultura di Quattrocento – Cinquecento, che alla conoscenza delle tre arti sorelle – pittura, scultura e architettura – sommava poesia, musica e letteratura, Bernardino di Betto di Biagio, detto "Il Pintoricchio", ha origini familiari modeste ma il fervore culturale della Perugia a lui contemporanea lo porta presto ad essere tra i protagonisti dell’arte dell’Italia centrale. Il nomignolo che i contemporanei gli diedero racconta il disprezzo di chi a inizio carriera lo descriveva “piccolo e di poco aspetto”, se paragonato al divin pittore “Il Perugino”. La curatrice Vittoria Garibaldi:

     
    “Purtroppo, Pintoricchio ha subito un parere negativo di Vasari che lo ha praticamente cancellato dalla storia dell’arte per quasi tre secoli; ma oggi, lo possiamo veramente rimettere in pieno al suo giusto posto all’interno dei grandi, cioè tra i grandi della storia dell’arte”.

    Attento alla natura nelle vedute, studioso della luce che dona vita agli oggetti e con un occhio ai coevi pittori nordici:

    “Pintoricchio è un insieme amalgamato dal ricordo dell’antica Roma, dalla conoscenza dei maestri fiamminghi, dalla conoscenza della pittura fiorentina e romana e in modo particolare del suo alunnato sia con Perugino ma anche all’interno delle botteghe miniatorie dell’Umbria”.

    Viaggiando tra Umbria e Lazio è presto eletto a Roma “pittore del Papato”: dipinge la cappella Bufalini all’Aracoeli, decora gli appartamenti Borgia, istoria le pareti di Santa Maria del Popolo. Sale, infine, sui ponteggi della Sistina a fianco dei grandi maestri toscani. Un’esperienza memorabile ...

    “Il cantiere della Sistina era un crogiuolo di grandi menti e di grandi artefici e quindi è stata veramente per lui una grande scuola da cui ha appreso e a cui sicuramente ha dato!”.

    Spello conserva un indiscusso gioiello e capolavoro del Pintoricchio: la “Cappella Baglioni”. Ma è a Siena che il pittore raggiunge le massime vette con gli affreschi della Libreria Piccolomini tanto ammirati da Raffaello. In mostra gran parte delle sue opere:

    “Sono particolarmente affascinata, forse dal suo capolavoro umbro, che è la Pala di Santa Maria dei Fossi, una pittura ricchissima di colori, di fascino, di armonie, ma anche di dettagli. Riuscire a combinare insieme la storia antica e la quotidianità di tutti i giorni”.
     
    In vecchiaia, la gloria abbandona Pintoricchio: muore ricco ma solo, l’11 dicembre 1513. Lo ricordarono come un artista “sordo, piccolo e di poco aspetto” ma che seppe essere grande.

    inizio pagina

    Chiesa e Società



    Iraq: per l'arcivescovo latino di Baghdad, Sleiman, l'emigrazione dei cristiani è diventata esodo

    ◊   ''La situazione della popolazione cristiana irachena e' quella di una comunita' che ha perso fede nel proprio Paese. Percio' l'emigrazione si e' trasformata in un esodo, in una fuga. La paura domina ogni aspetto della vita e ogni episodio di violenza diventa una minaccia mortale''. E' quanto afferma mons. Jean Benjamin Sleiman, arcivescovo latino di Baghdad in un'intervista alla rivista ''Terrasanta'' della Custodia francescana di Gerusalemme, pubblicata alla vigilia dell’appello del Papa all’Angelus di ieri, che è tornato ad invocato la pace in Iraq. ''Bisogna aggiungere poi - afferma il presule - le difficolta' economiche. Le minacce dei fondamentalisti di vendicarsi di chiunque lavori per gli alleati o addirittura per lo Stato o anche per compagnie straniere, ha fatto perdere a molti il posto lavoro. Tanti altri lo hanno perso perche' le fazioni dominanti lo hanno preteso. Infine c'e' da segnalare che l'esodo verso il Nord procura una maggiore sicurezza ma non necessariamente il lavoro. Comunque i villaggi cristiani del Nord mancano terribilmente di infrastrutture, di imprese artigianali, industriali o commerciali''. In quanto al ruolo che i cristiani potranno avere per il futuro del Paese, mons. Sleiman sottolinea che ''purtroppo il nuovo Iraq, anche se la sua Costituzione menziona i cristiani, sembra ignorare le minoranze. Il Paese verrebbe diviso tra le tre grandi maggioranze: la sunnita, la sciita e la curda. In tale contesto c'e' uno spazio importante per le chiese cristiane d'occidente che potranno avere una funzione positiva in questa fase. ''Le comunita' cristiane d'Occidente - spiega l'arcivescovo latino di Baghdad - possono innanzitutto richiamare alla mente di tutti, specie dei governanti, che l'Oriente cristiano esiste e puo' svolgere un ruolo molto positivo a servizio della pace, della coesistenza e dei rapporti culturali. La presenza cristiana nei Paesi arabo-islamici va protetta anche per il bene delle stesse societa' arabo-islamiche: le aiuta a non chiudersi e a non isolarsi in fondamentalismi narcisisticamente violenti''. (R.P.)

    inizio pagina

    Preoccupazione della Croce Rossa del Ciad e di Medici Senza Frontiere Ciad per la difficoltà di assistere i feriti negli scontri in corso nella capitale

    ◊   Preoccupazione esprime la Croce Rossa del Ciad per la difficoltà di raggiungere i feriti e trasferirli verso le strutture mediche, a causa del protrarsi delle ostilità nel Paese africano. Una nota di Medici Senza Frontiere (MSF) riferisce che dall’inizio degli scontri a N’Djamena, circa 200 persone sono state trasferite in diversi ospedali della capitale ed altri 50 sono stati curati da una propria equipe di 15 persone in un ospedale della Croce Rossa ciadiana. La maggior parte sono civili, colpiti da arma da fuoco. Nella giornata di oggi è inoltre previsto l’arrivo da Bangui, capitale della Repubblica Centrafricana, di un aereo con altri operatori umanitari e nuovo materiale medico e chirurgico. MSF lavora in Ciad dal 1981: 80 operatori internazionali e 1000 operatori ciadiani sono impegnati a fornire assistenza ai rifugiati dalla regione sudanese del Darfur, alla popolazione residente e agli sfollati interni nel Ciad orientale. (R.G.)

    inizio pagina

    Per il presidente dei vescovi indiani, il cardinale Toppo, sulle ceneri dell'Orissa, la Chiesa rinascerà più forte

    ◊   "Una distesa di cenere, questo quello che rimane nelle zone colpite dalle violenze anti-cristiane di Natale in Orissa: chiese dissacrate, case bruciate; i villaggi su cui si è abbattuta la violenza degli estremisti indù ora sembrano un grande forno crematorio a celo aperto". E' quanto racconta all'Agenzia AsiaNews il presidente della Conferenza episcopale indiana il cardinale Telesphore Toppo sulla sua recente visita nella zona di Bubhaneshwar, nello Stato di Orissa, al centro delle violenze di Natale alla locale comunità cristiana che hanno causato 6 morti e migliaia di sfollati. "I fanatici seguaci dell’ideologia hindutva - riferisce il porporato - hanno ucciso, distrutto ogni cosa, senza che la comunità cristiana abbia commesso alcuna azione che potesse spiegare una simile reazione. La campagna di violenze è stata premeditata. Ma questa è la storia della Chiesa: ha sempre sofferto molto e dalle sue ceneri si è sempre risollevata più forte. I cristiani hanno sofferto immensamente nella storia, ma non possiamo soffrire più di quanto ha fatto Gesù per noi. Nonostante il dolore che ancora prova, questa gente ha una luce di speranza negli occhi, nei campi per gli sfollati ho visto una fede forte, salda. Quando incontravo qualcuno il suo viso si illuminava: - spiega il cardinale Toppo - c’è attesa nel loro sguardo, si aspettano che gli indiani li aiutino a ricostruire le loro vite; hanno patito psicologicamente, spiritualmente e fisicamente, ma le forze del male non piegheranno il loro Spirito." (R.P.)

    inizio pagina

    In occasione del Capodanno lunare, i leader delle sei religioni di Hong Kong invitano tutti i fedeli ad affrontare le sfide della perdita di moralità e dello spreco di risorse naturali

    ◊   Per il nuovo anno, “è necessario affrontare le sfide che vengono poste alla pace: la perdita del senso della moralità, lo spreco di risorse e lo sgretolamento delle famiglie”. Per fare questo, “è fondamentale migliorare la qualità dell’educazione e rafforzare la moralità sociale”. Questo l’invito lanciato dai leader delle 6 religioni di Hong Kong (cattolicesimo, cristianesimo protestante, taoismo, buddismo, islam e confucianesimo) nel loro tradizionale messaggio - di cui riferisce l’agenzia AsiaNews - per il nuovo anno lunare, che inizierà il prossimo 7 febbraio. Questo periodo - scrivono i leader religiosi - è buono “per riflettere sul passato e cercare di stabilire armonia, prosperità e stabilità per il Territorio. Le nostre religioni sono rattristate dalle notizie di violenza domestica, dall’abuso di Internet fra i giovani e dal distacco nei rapporti fra genitori e figli. Il tradizionale senso di moralità viene minacciato dall’aumento di materiali pornografici, che fanno crescere il tasso di divorzi e diminuire quello delle nascite: tutti fattori di instabilità sociale. Lo spreco di risorse ci porterà inoltre verso il degrado ambientale, il cambio del clima ed una crisi ecologica”. La società, quindi, “deve accogliere questa chiamata a risvegliarsi. Oltre a migliorare le politiche governative per rispondere a questi quesiti, il bisogno primario è quello di migliorare la qualità dell’educazione e rafforzare la moralità sociale. L’obiettivo è quello di tornare ad una disciplina virtuosa e ad una responsabilità comune”. (R.G.)

    inizio pagina

    Mongolia: la Chiesa cattolica festeggia 15 anni di vita

    ◊   La Chiesa cattolica festeggia i 15 anni di presenza in Mongolia. E' del 1992 infatti l'apertura della prima missione, ad opera di un sacerdote filippino, missionario della Congregazione dell’Immacolato Cuore di Maria (Cicm), arrivato nel Paese asiatico con due confratelli. Oggi sono presenti 64 missionari di 18 Paesi, appartenenti a 9 Congregazioni religiose, e un diocesano coreano, insieme con 6 missionari laici di 3 diversi Stati. I cattolici della Mongolia sono 415, con 70 battezzati nel 2007, anno in cui sono stati celebrati i 15 anni di relazioni diplomatiche regolari tra Mongolia e Santa Sede. Il vescovo Wenceslao Padilla, prefetto apostolico di Ulaan Baatar, tracciando ad AsiaNews un bilancio di quanto è stato fatto, incoraggia la cura delle vocazioni nelle parrocchie locali, mentre l’attività dei missionari nelle opere sociali, educative e di carità, “dovrebbe essere bilanciata - afferma - con un corrispondente coinvolgimento nelle attività spirituali, aiutando così i fedeli locali a conoscere la Bibbia, i sacramenti e gli atti di carità come primo nutrimento per la vita dell’uomo. Nel gennaio 2007 alle tre tradizionali parrocchie dei SS. Pietro e Paolo, Santa Maria e Buon Pastore, è stata aggiunta la parrocchia di Maria Ausilio dei Cristiani, a Darhan, la seconda maggior città mongola, con 80mila abitanti, a circa 200 chilometri a nord della capitale. Nel 2008 ai 5 centri missionari di Dair Ekh, Niseh, Shuwuu, Yaarmag e Zuun Mod, è stata aggiunto quella di Arvaiheer. Le parrocchie e i centri missionari sono frequentati da circa 500 bambini, che la domenica partecipano alla messa e al catechismo tenuto dalle Suore Missionarie della carità e da catechisti mongoli. Altri 200 bambini e ragazzi frequentano il Villaggio dei bambini di Amgalan, il Centro Verbist per la cura dei bambini di strada e un Centro per ragazze a rischio a Dairekh. I bambini che non possono pagarsi gli studi sono accolti dalle scuole S.Paolo a Ulaan Baatar e Zuun Mod. La Scuola tecnica vocazionale Don Bosco insegna un mestiere a chi non va all’università, mentre gli studenti universitari e delle scuole superiori possono stare nei dormitori gestiti dalla Chiesa. Ci sono anche il "Centro arcobaleno" a Sharhad per i bambini con speciali bisogni e il programma della parrocchia S. Maria per l'infanzia con particolari problemi, che si occupano di circa 600 bambini. (R.P.)

    inizio pagina

    Thailandia: i 25 anni di porpora del cardinale Kitbunchu, sempre in difesa della fede e della dignità dell'uomo

    ◊   Primo cardinale nella storia della Chiesa cattolica in Thailandia, il card. Michai Kitbunchu ha celebrato la messa in occasione del 25.mo anniversario di ordinazione. In particolare il porporato ha voluto ringraziare, riferisce l'Agenzia AsiaNews, i missionari che più di 400 anni fa con il loro coraggio e perseveranza hanno dato vita alla prima comunità cattolica, facendo sì che la Chiesa thailandese germogliasse e si preservasse nel tempo”. Nato nel 1930, Michael Michai Kitbunchu è stato ordinato sacerdote nel 1959 insieme ad altri 32 seminaristi di Propaganda Fide e nominato cardinale nel 1983 da Giovanni Paolo II. Il porporato è sempre stato un coraggioso difensore della fede, prendendo anche ferme posizioni contro l’aborto ogni volta che organizzazioni non governative si sono appellate ai diritti delle donne per legalizzare l’interruzione di gravidanza. Durante il suo mandato, in materia di educazione il cardinale ha dato il suo pieno appoggio alle scuole cattoliche gestite dalle diocesi del Paese, dove religiosi e religiose offrono un prezioso servizio di formazione e guida. In particolare il card. Kitbunchu vede l’educazione cattolica come un diritto per i meno privilegiati e un dovere per facilitare lo sviluppo di una comunità. Tuttavia, il cardinale mette in guardia dai pericoli del materialismo e consumismo, "ostacoli che impediscono di discernere tra giusto e sbagliato. Pertanto - precisa - il principio guida in una società deve essere l’amore, la solidarietà verso il prossimo senza distinzione di cittadinanza, razza o religione". (R.P.)

    inizio pagina

    Acceso dibattito nel Colorado per imporre anche alle organizzazioni cattoliche una legge che vieta le assunzioni in base al credo religioso

    ◊   A rischio le attività della Caritas nello Stato americano del Colorado, a causa di una legge che vieta ogni discriminazione nelle assunzioni di personale sulla base del credo religiose e dell’orientamento sessuale. Il testo, in sede di approvazione al Parlamento lo scorso anno, era stato però emendato per dispensare le organizzazioni religiose e quello no-profit. Ma in seguito si è acceso un aspro dibattito per abolire l’emendamento. Il presidente della Caritas dell’arcidiocesi di Denver Christopher Rose ha difeso i diritti della Chiesa cattolica, “di aiutare i poveri ed i sofferenti”, compito che non spetta soltanto al Governo, ma da secoli anche alle comunità religiose”, che spesso lo assolvono “meglio e con meno risorse”; e quindi “l’effetto reale della legge” secondo Rose sarebbe “di eliminare l’impegno religioso dalla pubblica piazza, stroncando le organizzazioni di servizio”. Gli ha fatto eco l’arcivescovo di Denver Charles Joseph Chaput, sostenendo che le “organizzazioni cattoliche sono liete di collaborare con il Governo e vogliono cooperare con tutte le persone di buona volontà, ma non a costo della loro identità religiosa”. Il presule ha spiegato che “la Caritas “non ha alcuna interesse per una filantropia generica; al contrario, è uno strumento di ministero sociale cattolico”. E, “quando non potrà più avere la libertà di cui ha bisogno per essere ‘cattolica’, porrà fine ai suoi servizi". Nel dibattito è intervenuto anche il cardinale Paul Josef Cordes, presidente del Pontificio Consiglio Cor Unun, sostenendo che “teologicamente, l’attività caritativa e le buone azioni dei fedeli sono sempre legate alla proclamazione della Parola e nessuno deve spezzare questo legame”. (R.G.)

    inizio pagina

    Aprirà a Roma la sede europea della Campagna del Millennio per rilanciare gli obiettivi di sviluppo fissati dall’ONU per dimezzare la povertà nel mondo entro il 2015

    ◊   Dopo l'apertura delle sedi regionali per l'Africa e per l'Asia, anche in Europa aprirà una sede della Campagna del Millennio. Il quartier generale sarà a Roma, sotto la guida dell'italiana Marina Ponti, chiamata dall’ONU di New York per rilanciare in Europa il raggiungimento degli Obiettivi del Millennio. Per fare ciò – ha dichiarato la neo incaricata Direttrice - “è necessario incidere sui processi decisionali nazionali. Le Nazioni Unite possono solo creare delle piattaforme per consensi internazionali, ma poi spetta ai singoli Governi il compito più importante: tradurre tali impegni in concrete politiche e programmi. Noi – ha aggiunto Marina Ponti - crediamo fermamente che i Governi 'faranno la cosa giusta' solo quando sentiranno una vera pressione dai loro cittadini, dai loro elettori". La presentazione della nuova sede europea si terrà nel corso di una conferenza stampa, mercoledi mattina, presso la sede della FAO a Roma. All'incontro interverranno insieme a Marina Ponti e Patrizia Sentinelli, vice ministro italiano per la Cooperazione internazionale, diversi esponenti della società civile e rappresentanti degli Enti locali partner della Campagna. (R.G.)

    inizio pagina

    Cresce in Europa lo stress sul lavoro: tra le prime cause è la precarietà

    ◊   Lo stress legato all'attività lavorativa è una delle principali sfide dell'Europa in tema di salute e sicurezza sul lavoro. Lo stress - come riferisce l'Osservatorio europeo dei rischi - è infatti il secondo problema sanitario legato all'attività lavorativa, un problema che interessa il 22% dei lavoratori dell'Unione Europea, secondo dati riferiti al 2005. Ma il numero di persone che lamentano situazioni di disagio provocate dallo stress o aggravate dal lavoro è destinato ad aumentare nel tempo. Dagli studi condotti emerge che una percentuale compresa tra il 50 e il 60% di tutte le giornate lavorative perse è riconducibile allo stress. Si è calcolato che nel 2002 il costo economico annuo dello stress legato all'attività lavorativa, nell'Unione europea composta allora da 15 Paesi, ammontava a 20 mila milioni di euro. La ricerca dell'Osservatorio europeo dei rischi individua anche alcune cause che mettono a repentaglio la salute dei lavoratori, sottoponendoli a un rischio psico-sociale. Innazitutto il lavoro precario, che è solitamente un'occupazione a basso reddito e a bassa qualità, con poche opportunità di formazione e progressione di carriera. I lavoratori con contratti precari tendono a svolgere i lavori più pericolosi, a lavorare in condizioni peggiori e a ricevere meno formazione in materia di salute e sicurezza sul lavoro. Il fatto di lavorare in condizioni incerte può inoltre dare luogo al fenomeno dell'insicurezza del lavoro, che a sua volta può aumentare in maniera esponenziale lo stress causato dall'attività lavorativa. (R.G.)

    inizio pagina

    Nasce una banca dati on line delle riviste teologiche italiane con il sostegno della CEI

    ◊   Una banca dati gratuita su Internet per reperire e consultare tutti gli articoli delle riviste teologiche. Il progetto “Riviste on line”, ideato e curato dal professor Francesco Testaferri, dell’Istituto Teologico di Assisi, ha ricevuto il sostegno della Conferenza episcopale italiana. Grazie a questa iniziativa si potranno compiere ricerche su un database contenente tutte le informazioni sugli articoli pubblicati dalle riviste teologiche, specificando titolo, autore, fascicolo, pagine. Entro breve tempo la banca dati conterrà 20 mila articoli di 100 diverse testate, a partire per ora dal 2000, ma con l’intento di inserire presto pubblicazioni dal 1995. L'adesione al progetto rappresenta per le riviste teologiche una vetrina a livello nazionale e internazionale, per far conoscere il proprio lavoro e sensibilizzare i lettori. (R.G.)

    inizio pagina

    Spagna: ad Oviedo ciclo di conferenze per i 1200 anni dell'offerta della "Croce degli Angeli" alla Chiesa di San Salvador

    ◊   Si apre oggi a Oviedo, in Spagna. il ciclo di Conferenze sul tema “La Croce, cammino di vita”, organizzato dall’Arcidiocesi asturiana nell’ambito delle celebrazioni dell’Anno Santo 2008. Aperto il 13 gennaio con l’Eucaristia presieduta dal nunzio apostolico in Spagna mons. Manuel Monteiro; l’Anno giubilare commemora i 1.200 anni dell’offerta della “Cruz de los Angeles” alla Chiesa di San Salvador di Oviedo da parte del re Alfonso II il Casto (808) e il 1.100° anniversario del dono della “Cruz de la Victoria” alla chiesa medesima da parte del Re Alfonso III il Grande (908). Su mandato del Santo Padre, la Penitenzieria Apostolica ha disposto la concessione dell’indulgenza plenaria alle consuete condizioni a quanti prendano parte alle celebrazioni giubilari nella Cattedrale di Oviedo o nel Santuario asturiano di Covadonga, dove si venera l’effigie mariana della “Santina”, alla quale Giovanni Paolo II affidava l’intera famiglia asturiana il 21 agosto 1989. Nella medesima arcidiocesi si stanno inoltre svolgendo i lavori di preparazione al sinodo diocesano, che si terrà nell’ultimo trimestre del 2009 intorno al tema della nuova evangelizzazione. La fase preliminare di ascolto, discernimento dei segni di tempi e scelta dei temi è iniziata nel gennaio 2007, con la convocazione del Sinodo da parte dell’arcivescovo di Oviedo, Carlos Osoro Sierra, e si integrerà con le celebrazioni giubilari in un unico quadro pastorale di riflessione, riconciliazione e rinnovamento della comunità cristiana in Asturia. (M.V.)

    inizio pagina

    24 Ore nel Mondo



    Tornano gli attentati kamikaze in Israele: tre morti in un centro commerciale a Dimona

    ◊   Dopo una pausa di oltre un anno, il terrorismo torna a colpire nel cuore di Israele. Un kamikaze si è fatto esplodere nel centro commerciale di Dimona, nel Neghev, uccidendo almeno due persone e ferendone un’altra decina. Un secondo attentatore suicida è stato ucciso dalle guardie della sicurezza prima che si facesse esplodere. L’atto è stato rivendicato dai Martiri di Al Aqsa, considerati vicini al partito Al Fatah del presidente palestinese, Abu Mazen. Salvatore Sabatino ne ha parlato con Maria Grazia Enardu, docente di Storia delle relazioni internazionali in Medio Oriente presso l’Università di Firenze:

     

     
    R. - Questo è un attentato molto particolare, non solo perché statisticamente dopo un periodo così lungo di fortuna qualcosa di molto sfortunato doveva accadere, ma perché pare che sia rivendicato non da Hamas ma dall’ala militante di Al Aqsa, cioè da Fatah, e anche, pare, dal Fronte di liberazione palestinese il cui capo storico è George Abbash, morto pochi giorni fa.

    D. - Quanto questo attentato può influire sul già difficile cammino di pace israelo palestinese?

     
    R. - Molto, anche perché Dimona è un luogo molto simbolico in Israele. Dimona non è soltanto il luogo dove c’è un reattore nucleare che produce armi atomiche e di Israele, è anche una delle città del "ventre molle" di Israele: è una città di sviluppo, un po’ come Sderot, cioè di immigrati di due diverse ondate, il cui reddito è abbastanza basso e le condizioni economiche non sono un gran che. C’è anche voglia di colpire Israele socialmente nei suoi luoghi più deboli, più indifesi.

     
    D. - Secondo lei, a questo punto, quale sarà la risposta di Israele?

     
    R. - Sarà una risposta molto difficile, perché una cosa è dichiarare avversario ufficiale Hamas, una cosa è colpire due organizzazioni che sono parte, e grande, di Fatah e dell’OLP intera. E dunque che potrebbero essere collegate in modo più o meno diretto - ma questo è da discutere - con il presidente Abu Mazen.

    Cisgiordania
    Due attivisti palestinesi, membri del braccio armato della Jihad islamica radicale, sono rimasti uccisi questa mattina nel villaggio di Qabatiya, nei pressi di Jenine, nel nord della Cisgiordania in un conflitto a fuoco con soldati israeliani. Lo riferiscono fonti mediche. Il numero dei morti, dalla ripresa dell'intifada a settembre, sale così a 6.017, in maggioranza palestinesi, secondo una elaborazione dell'AFP.

    Iraq
    Almeno nove civili iracheni, tra cui un bambino, sono rimasti uccisi sabato scorso nel corso di un’operazione delle forze americane contro estremisti di al Qaida, a sud di Baghdad. Oggi, nel nord dell’Iraq aerei turchi hanno bombardato tre postazioni dei ribelli curdi. Intanto, è stato annunciato che i negoziati per un accordo di amicizia e cooperazione di lungo termine tra Iraq e Stati Uniti cominceranno nella terza settimana di febbraio. La decisione è stata presa ieri sera nel corso di una riunione del Consiglio politico per la sicurezza nazionale presieduta dal presidente Talabani. Il 26 novembre scorso, il presidente americano, George W. Bush, e il premier iracheno, Nuri al Maliki, avevano firmato in videoconferenza un documento con le linee guida dei negoziati, compreso il punto della presenza delle truppe americane in Iraq.

    Pakistan
    Almeno 5 morti e 25 feriti, di cui dieci in gravi condizioni, per l'attentato suicida avvenuto questa mattina nella città pachistana di Awalpindi. L'attentatore si è lanciato contro un bus sul quale viaggiavano degli studenti della scuola militare di medicina, nell'ora di punta, in una zona tra le più trafficate. Negli ultimi sei mesi, a Rawalpindi ci sono stati ben sette attentati kamikaze e proprio in questa città pakistana il 27 dicembre scorso è rimasta uccisa, in seguito ad un attentato, la leader dell'opposizione, Benazir Bhutto.

    Ciad
    Migliaia di civili stanno fuggendo dalla capitale del Ciad, N'Djamena, approfittando di una tregua nei combattimenti, dopo che il ribelli - al termine di due giorni di combattimenti - hanno annunciato di essersi ritirati dalla città. Una versione, quest'ultima, diversa da quella fornita dalle truppe governative, che affermano di aver respinto il loro attacco e di averli cacciati dalla capitale. L'esodo da N'Djamena è confermato oggi anche dall'Alto commissariato dell'Onu per i rifugiati (UNHCR), che cita funzionari del Camerun. Il ponte che collega la capitale del Ciad alla città camerunense di Kusseri è stato riaperto nella giornata di ieri, consentendo ai civili di fuggire ai combattimenti e di riparare nel Paese vicino. Secondo Helene Caux, portavoce a Ginevra dell'UNHCR, che cita fonti camerunensi, i ciadiani passano il confine ''a migliaia”.

    Kenya
    Il sudafricano Ciryl Ramaphosa ha deciso di abbandonare i negoziati in corso in Kenya, dove era giunto appena ieri. Accusa il governo di non aver accettato, almeno di fatto, il suo ruolo di mediatore. Lo rende noto un comunicato delle Nazioni Unite che precisa che il capo dei mediatori, l'ex segretario generale dell'ONU, Kofi Annan, ha dovuto accettare “con riluttanza” la decisione. E' - a parere unanime degli osservatori - un altro durissimo colpo alla trattativa, anche perchè colpisce lo sforzo di mediazione della superpotenza regionale, il Sudafrica, che aveva inviato una personalità di spicco. Si cerca di risolvere la crisi in cui è sprofondato il Paese dopo i contestati risultati elettorali e che ha provocato un migliaio di morti, quasi 300 mila sfollati, distruzioni e violenze senza fine. Il capo dei mediatori è Kofi Annan che venerdì sera - al termine di una giornata molto drammatica - aveva annunciato che le parti avevano concordato una "road map" di pacificazione, che prevedeva entro 7-15 giorni la fine delle violenze, la facilitazione della distribuzione degli aiuti umanitari e una prima intesa politica, mentre un'intesa più globale in tal senso era prevista per fine anno. Ma lo scorso fine settimana è stato tutt'altro che pacifico. Da venerdì notte a ieri sera si sono contati almeno un centinaio di morti, quasi tutti nell'ovest, e centinaia di case bruciate, tra blocchi stradali e violenze, mentre la gente, disperata, continua a fuggire dopo aver perso tutto.

    Oggi ultimo atto della crisi di governo in Italia
    Il presidente incaricato, Franco Marini, ha ricevuto questa mattina una dopo l’altra le delegazioni di Alleanza nazionale, Forza Italia e Partito Democratico. Nel pomeriggio, i colloqui con i tre presidenti emeriti della Repubblica, Francesco Cossiga, Oscar Luigi Scalfaro e Azeglio Ciampi. Silvio Berlusconi ribadisce la richiesta di elezioni immediate. E Marini va ormai verso la rinuncia al mandato. Il servizio di Giampiero Guadagni:


    Sembra dunque chiuso il tentativo di Franco Marini. La posizione di Forza Italia, annunciata da tempo, spinge di fatto il presidente incaricato direttamente al Quirinale per rimettere il mandato nelle mani del Capo dello Stato. Berlusconi, che ha confermato l’appuntamento di oggi nonostante il lutto che lo ha colpito con la morte della madre, ha ribadito che la cosa migliore è andare subito al voto perché serve un governo immediatamente operativo. Per il leader di Forza Italia, sarebbe una dannosa perdita di tempo un governo per il referendum anche perché, afferma, questa legge elettorale può dare ottimi risultati. Il dialogo può aprirsi solo dopo il voto, ha detto Berlusconi, che ha definito una cosa non concreta, un’utopia, l’ipotesi circolata in queste ore, e riportata dal Giornale, secondo la quale il leader di Forza Italia avrebbe prospetatto ieri ai suoi fedelissimi un patto elettorale con il segretario del Partito democratico (PD), Walter Veltroni: patto fondato su alcuni precisi punti, con l’obiettivo di rilanciare l’Italia. E d’altra parte il PD aveva subito espresso netta contrarietà all’ipotesi. Da Marini questa mattina anche il presidente di Alleanza Nazionale, Gianfranco Fini, che ha confermato l’urgenza di tornare elle urne, e rilanciato l’idea di una legislatura costituente per mettere mano alle riforme. Proposta analoga a quella concordata nei giorni scorsi da Berlusconi e dal leader UDC, Pierferdinando Casini. Per il quale, peraltro, l’accordo bipartisan dovrebbe valere già durante la campagna elettorale, che, sottolinea, non può essere soltanto una contrapposizione frontale.

    Immigrazione
    Una piccola imbarcazione con a bordo 31 extracomunitari è stata intercettata stamane intorno alle 7.30 a mezzo miglio da Punta Sottile, dalla motovedetta 878 della Guardia costiera di Lampedusa. Sullo scafo in legno, lungo sette metri, erano stipate 31 persone, di cui 4 donne. L'imbarcazione è stata scortata al porto di Lampedusa e gli extracomunitari sono stati trasferiti al Centro di accoglienza per le procedure di identificazione. Secondo un primo esame, i clandestini sarebbero in buone condizioni di salute.

    Gli Stati Uniti alla vigilia del “super martedì” delle Primarie
    Alla vigilia del "supermartedì", secondo i sondaggi, si amplia il distacco di Barack Obama, candidato democratico alla Casa Bianca, sulla rivale Hillary Clinton in Stati importanti come California e Missouri, mentre si conferma un testa a testa in New Jersey e grande stacco in Georgia. In campo repubblicano, il senatore dell'Arizona, John McCain, consolida il suo vantaggio su Mitt Romney sia a New York che nel New Jersey, anche se Romney guadagna punti in California, lo Stato più popoloso nella sfida di domani.

    Sri Lanka
    Ancora un attentato oggi in Sri Lanka, giorno di festeggiamenti per il 60.mo anniversario dell'indipendenza dell'isola. Secondo una fonte militare, una potente esplosione nel nord-est del Paese ha squassato un bus facendo dieci morti e molti feriti. Si tratta del secondo attentato della giornata. Poco prima, un soldato era stato ucciso e tre feriti dall'esplosione avvenuta sul ciglio di una strada nel sud dell'isola. Secondo il Ministero della difesa, i due attentati portano la firma delle Tigri tamil per la liberazione dell'Eelam (LTTE), i ribelli induisti che si battono da tre decenni per l'indipendenza del nord e del nord est del Paese, popolato al 75% da cingalesi buddisti.

    Russia
    Gli osservatori dell'Organizzazione per la sicurezza e la cooperazione in Europa (OSCE) devono monitorare le elezioni presidenziali russe del 2 marzo: lo chiede il candidato comunista, Ghennadi Ziuganov, motivando l'appello con “la necessità di vedere cosa in realtà sta succedendo qui”. Oggi, a Mosca, il presidente della commissione elettorale centrale, Ciurov, sta negoziando con rappresentanti dell'Odihr (il dipartimento dell'OSCE che si occupa del monitoraggio elettorale) le condizioni per gli osservatori dell'organizzazione. Argomento principale del contendere è la durata della missione, che l'Odihr vorrebbe allungare per seguire meglio la campagna. (Panoramica internazionale a cura di Fausta Speranza)

     

    Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LII no. 35

     
    E' possibile ricevere gratuitamente, via posta elettronica, l'edizione quotidiana del Bollettino del Radiogiornale. La richiesta può essere effettuata sulla home page del sito www.radiovaticana.va/italiano.

    inizio pagina