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Sommario del 29/12/2008

Il Papa e la Santa Sede

  • L'Africa nel cuore del Papa per il 2009, mentre si chiude un anno intenso per Benedetto XVI. Il bilancio di padre Lombardi
  • Oltre 2 milioni di persone hanno partecipato ad incontri pubblici con il Papa nel 2008
  • Oggi su "L'Osservatore Romano"
  • Oggi in Primo Piano

  • Nuovi raid israeliani su Gaza. Il nunzio a Gerusalemme: si torni al dialogo
  • Qualità della vita in Italia: Aosta prima, Caltanissetta ultima
  • Nuovo barcone con 150 immigrati al largo di Lampedusa
  • Migliaia di giovani a Bruxelles per l'Incontro europeo della Comunità di Taizé
  • Chiesa e Società

  • Spente a Betlemme le luci di Natale in segno di lutto per la situazione a Gaza
  • Cresce il bilancio delle vittime del colera in Zimbabwe
  • Danni in Bolivia, Colombia e Brasile per le alluvioni
  • Cuba: dopo 50 anni cinque vescovi celebrano la Messa di Natale nelle carceri del Paese
  • Famiglia e crisi economica: le preoccupazioni dell’arcivescovo di Santo Domingo
  • La crisi economica: tema comune nelle celebrazioni di Natale per anglicani e cattolici
  • Messaggio di Bartolomeo I per il Natale "unica realtà contro le falsità e le illusioni"
  • Campagna della Caritas di Roma per i bambini del Congo
  • Pellegrinaggio a Roma di 600 responsabili degli Scouts e delle Guide di Francia
  • Convegno a Palermo di Pax Christi in preparazione della Marcia della Pace di fine anno
  • Napoli: il pranzo di Natale dei poveri con il cardinale Sepe
  • Messa all’Ilva di Taranto 40 anni dopo la visita di Paolo VI
  • Detenuti in preghiera per Eluana Englaro a Pordenone
  • Ostia: Messa in memoria della donna e del figlio morti nel rogo della loro baracca
  • E' morto il filosofo Pietro Prini
  • 24 Ore nel Mondo

  • Vittime civili in un nuovo attentato kamikaze in Afghanistan
  • Il Papa e la Santa Sede



    L'Africa nel cuore del Papa per il 2009, mentre si chiude un anno intenso per Benedetto XVI. Il bilancio di padre Lombardi

    ◊   Quello che sta per concludersi è un anno che ha visto Benedetto XVI impegnato su molti fronti: dai viaggi pastorali da un estremo all’altro del globo al dialogo ecumenico e interreligioso; dalla difesa dei cristiani perseguitati nel mondo al richiamo ai grandi valori contro gli eccessi prodotti dalla grave crisi economica che ha colpito il pianeta. Il direttore della Sala Stampa vaticana, e nostro direttore generale, padre Federico Lombardi, traccia un bilancio di questi mesi, con uno sguardo alle aspettative ecclesiali per il 2009:

    R. - Direi che il Pontificato ha trovato perfettamente la sua linea come annuncio della fede cristiana, con un magistero di livello straordinario, e anche come affermazione dei valori essenziali per il bene dell’umanità di oggi e di domani. Un annuncio positivo, che si presenta al mondo di oggi senza timidezza, e mi pare che i grandi viaggi internazionali - in particolare di quest’anno - abbiano manifestato questa cifra.

     
    D. - Quali "fotogrammi" ci portiamo via dal viaggio negli Stati Uniti, con la visita all’Onu, dalla Gmg di Sydney e dalla visita a Lourdes?

     
    R. - Spicca, certamente, il discorso di Benedetto XVI davanti all’Assemblea delle Nazioni Unite e, certamente, la sua preghiera a Ground Zero, quella che forse ha toccato più profondamente l’animo degli americani. Per quanto riguarda la Giornata mondiale della gioventù, abbiamo i grandissimi momenti di abbraccio tra il Santo Padre e la splendida, gioiosa assemblea dei giovani. In Francia, certamente il Papa ha potuto presentare il suo magistero in un modo positivo, ascoltato con attenzione non solo dalla Chiesa ma anche dal mondo culturale francese, raggiungendo quindi quello scopo di dialogo tra la Chiesa e il mondo di oggi che tutti desideravamo.

     
    D. - Sul fronte dell’ecumenismo e del dialogo con l’Islam, questo 2008 segna sicuramente dei progressi importanti…

     
    R. - Sì. Per l’ecumenismo, l’immagine che forse ci rimane più presente è quella del discorso di Bartolomeo I, al Sinodo dei Vescovi: il Patriarca ecumenico che annuncia in modo molto intenso l’amore per la Parola di Dio nella tradizione ortodossa. E cosa ci può unire di più che questo andare insieme alla radice della nostra fede? Per quanto riguarda il dialogo interreligioso, nel campo del rapporto con l’Islam probabilmente il momento più significativo è stato quello del recente Forum cattolico-musulmano, nel quale la Dichiarazione finale ha dimostrato che sono stati trattati veramente con onestà e con chiarezza i punti dei diritti umani, della libertà religiosa, che sono cruciali nel rapporto con l’Islam.

     
    D. - Il 2008 è anche caratterizzato come Anno Paolino, e Benedetto XVI da alcuni mesi sta dedicando le sue catechesi dell’udienza generale all’Apostolo delle genti. Cosa si aspetta il Santo Padre da questo momento celebrativo che prosegue anche nel 2009?

     
    R. - L’Anno Paolino non è forse qualcosa che viene molto rilevato dalla grande stampa laica internazionale , ma nella vita della Chiesa è molto importante. In questo, la catechesi del Papa è un aspetto molto importante del suo servizio, nel quale egli mette veramente a frutto la grande profondità della sua cultura teologica e la sua grande spiritualità. E’ una via per aiutare il popolo cristiano a ritrovare - in rapporto con la figura appassionata di apostolo, come è quella di San Paolo - l’atteggiamento di missionarietà, di desiderio di annunciare questo dono della fede che si è ricevuto. Anche a livello ecumenico, questo Anno Paolino è importante: molto interessante è come gli ortodossi, in particolare, l’abbiano sposato come una delle chiavi della loro pastorale nel corso di quest’anno.

     
    D. - Padre Lombardi, l’evento ecclesiale più significativo dell’anno è stato sicuramente il Sinodo dei Vescovi sulla Parola di Dio dello scorso ottobre. E’ il segno della rilevanza che il Papa attribuisce a questo tema fondamentale per la vita del cristiano?

     
    R. - E' stata un’esperienza particolarmente felice. Il clima era estremamente sereno e ciò è una cosa molto importante, perché ci sono state sul tema della Parola di Dio tante discussioni - sull’esegesi, sul metodo storico critico, e così via. Invece, mi pare che si sia sperimentato e messo in luce come la comunità della Chiesa attualmente sia serenamente matura per una lettura che - pur tenendo conto di tutte le dimensioni culturali e critiche che bisogna considerare nel leggere il testo sacro - viene compiuta nella fede della Parola di Dio come nutrimento e fondamento della sua vita cristiana. E direi che il Papa ha dato il suo contributo con il libro su Gesù, che è un libro esemplare di lettura spirituale-teologica della Scrittura e di comunicazione agli altri di questa lettura.

     
    D. - Benedetto XVI ha mostrato, in più occasioni, una grande attenzione per la crisi economica mondiale. Aspettando la sua Enciclica sociale, il Papa torna a ribadire la centralità della persona umana anche nei rapporti economici…

     
    R. - Certamente. Una cosa che mi sembra significativa è che tutte le persone - credenti o non credenti - hanno capito molto facilmente che alla base del tipo di crisi economica che si sta verificando ci sono delle componenti etiche. C’è stata cioè una ricerca del guadagno attraverso una dinamica della finanza slegata dalla produzione, dalla laboriosità effettiva, e questo si paga. Il fatto che il Papa ritorni spesso su questo argomento dice non solo la sua partecipazione alle sofferenze e alle difficoltà che tante persone portano in conseguenza di questa crisi, ma anche il richiamo al fatto che per uscirne - per ricostruire un’economia più degna dell’uomo e più solida, più rispondente alle esigenze della persona umana e della sua dignità - bisogna riuscire a costruire l’economia su valori fondamentali per uno sviluppo equo, solidale, giusto per tutti.

     
    D. - Passiamo ad un altro tema che ha caratterizzato il 2008: la persecuzione dei cristiani in varie parti del mondo, in particolare nello Stato indiano dell’Orissa. Benedetto XVI non ha mai mancato di dare voce a chi non ha voce…

     
    R. - Sì. In particolare, la situazione in India e anche, per certi aspetti, quella nel Medio Oriente, sono connesse al fatto che, purtroppo, nel mondo di oggi i fondamentalismi sono in grande crescita e questo porta a negare il rispetto per la fede, per la credenza degli altri, ad emarginare, ad usare violenza nei confronti di chi ha una fede diversa. E' un problema molto grosso. Nel Medio Oriente avviene altrettanto: il fatto che tanti cristiani vengano spinti ad emigrare, vengano messi in condizioni molto difficili di vita, è un segno che un equilibrio di civiltà, di convivenza - che ha potuto durare per secoli, anche se attraverso vicende diverse - è messo in questione. E per noi, come persone religiose, è uno dei fatti più drammatici del tempo di oggi: che il nome di Dio, che la religione come tale, siano occasione di tensione e di violenza invece che di armonia, di amore e di contributo ad una costruzione dell’umanità di oggi nella pace. Su questo dobbiamo essere molto consapevoli e non abbassare assolutamente la guardia.

     
    D. - E’ alle porte il 2009, già si conoscono le mète di alcuni viaggi del Papa, tra cui anche la visita in Terra Santa. Ma è in programma anche il Sinodo per l’Africa, in ottobre, preceduto dal viaggio che Benedetto XVI compirà in Africa in marzo. Inoltre, come detto, si aspetta la pubblicazione della terza Enciclica, quella a carattere sociale. Quali aspettative si possono nutrire per l’anno ormai alle porte?

     
    R. - E' evidente che diversi punti sui quali si nutrono delle aspettative sono tuttora problematici: bisognerà essere piuttosto prudenti nel guardare a questo anno che inizia. Un elemento però chiaro è quello dell’attenzione all’Africa. Grandi sono le sofferenze di tanti popoli dell’Africa: sono spaventosi massacri di poveri, sono situazioni di fame, come quella dello Zimbabwe in questi giorni… Cosa dobbiamo fare perché non solo queste situazioni limite, drammatiche, vengano superate ed evitate, ma perché un continente dalle grandi potenzialità, dalle grandissime risorse non solo materiali ma soprattutto umane, possa dare il suo contributo all’umanità e alla Chiesa di oggi e di domani? L’impegno del Papa ci dà un esempio, ma tutti dovremo guardare verso questo continente nell’anno che viene.

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    Oltre 2 milioni di persone hanno partecipato ad incontri pubblici con il Papa nel 2008

    ◊   Sono oltre due milioni e duecentomila i fedeli ed i pellegrini che hanno partecipato ad incontri pubblici con Benedetto XVI in Vaticano o nella residenza di Castel Gandolfo nel corso del 2008. Lo rende noto la Prefettura della Casa Pontificia. In particolare, alle 42 udienze generali del mercoledì hanno partecipato più di 534 mila pellegrini, alle udienze particolari circa 226 mila persone, alle celebrazioni liturgiche 324 mila fedeli, agli Angelus 1.130.000 pellegrini. Dall’inizio del suo Pontificato nell’aprile 2005, Benedetto XVI ha incontrato 11 milioni e 123 mila persone.

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    Oggi su "L'Osservatore Romano"

    ◊   Un sussulto di umanità per porre fine alla violenza inaudita: in prima pagina, l’appello del Papa affinché israeliani e palestinesi escano dal vicolo cieco dello scontro e scelgano la via del negoziato. Un articolo di Luca M. Possati dal titolo “Il rischio di arrivare a un punto di non ritorno”

    La condizione umana tra disperazione e speranza: in cultura, Domenico Marafiotti analizza il contrastato universo poetico ed esistenziale di Salvatore Quasimodo a quarant’anni dalla morte

    Un progetto di revisionismo rimasto incompiuto: Massimo Marchetti sulle polemiche suscitate dalla mostra “Italics. Arte italiana fra tradizione e innovazione 1968-2008” al Palazzo Grassi di Venezia

    Il viaggio ultraterreno del cardinale Newman tradotto in musica: Edoardo Caprino su “Il sogno di Gerontius” secondo Edward Elgar

    Come e perché la verità può essere dipinta: Damiano Pomi sul Credo nell’arte cristiana italiana

    Nell’informazione religiosa, un articolo di Giuseppe Magliozzi dal titolo “Cure, abiti e una medaglia del Papa per i terremotati di Messina”: ne furono accolti 436 nell’ospedale allestito a Santa Marta, in Vaticano

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    Oggi in Primo Piano



    Nuovi raid israeliani su Gaza. Il nunzio a Gerusalemme: si torni al dialogo

    ◊   Non si ferma l'offensiva aerea israeliana contro Hamas nella Striscia di Gaza: finora sono almeno 310 morti e 1.420 feriti, secondo fonti palestinesi. Secondo dati ONU, tra le persone che hanno perso la vita almeno 51 sono civili, tra cui donne e bambini. Non si fermano neanche i lanci di razzi da Gaza verso cittadine israeliane del Neghev: stamane è morto un israeliano. Il servizio di Fausta Speranza.

    Giunta al terzo giorno, l'operazione ‘Piombo fuso’ lanciata da Israele contro Hamas continua con una fitta serie di raid aerei e ingenti forze di terra schierate. Nelle ultime ore, colpito il ministero dell'Interno di Hamas e uccisi sette palestinesi, di cui sei bambini. Colpiti anche altri tunnel usati dai palestinesi tra Egitto e Striscia di Gaza. E l’Egitto schiera 10.000 militari ed agenti di polizia: ieri circa 80 palestinesi sono riusciti a passare e una quarantina sono stati arrestati dalle guardie di frontiera. Intanto da parte di Hamas non si fermano i lanci di razzi verso cittadine israeliane del Neghev: un israeliano è rimasto ucciso ad Ashqelon: almeno quindici i feriti. L'area immediatamente a sud di Sderot è stata proclamata 'zona militare chiusa’. Sul fronte dell’emergenza umanitaria, ottanta camion con aiuti sembra stiano transitando dal valico di Kerem Shalom, nel Sud della Striscia. Sul fronte politico interno a Israele, dibattito oggi alla Knesset: il leader del Likud (opposizione nazionalista) Netanyahu sostiene che Israele sarà costretto ad abbattere il regime di Hamas a Gaza, che definisce “una base avanzata dell'Iran” nella Regione. Il ministro della Difesa, Barak, spiega che “l’operazione sarà estesa e approfondita secondo necessità”. Guardando ai palestinesi, mentre l’Autorità nazionale palestinese sospende i negoziati di pace fino a nuovo ordine, ci sono episodi di violenza che la dicono lunga sulla tensione in Cisgiordania: quattro israeliani feriti nella colonia di Kiryat Sefer, da un palestinese armato di un cacciavite. Ieri due dimostranti palestinesi uccisi dal fuoco di militari israeliani durante gravi incidenti verificatisi a Naalin e a Ramallah. Al di fuori dei territori, accese manifestazioni di protesta contro le incursioni israeliane a Teheran e al Cairo.

     
    Ma fin dove arriverà questa escalation di violenza? Risponde l’inviato del Corriere della Sera Antonio Ferrari, intervistato da Giada Aquilino:

    R. – Dipende. E’ chiaro che non è ancora finita, è chiaro che potrebbe anche intensificarsi. Ci sono due elementi che vanno tenuti in considerazione: ovviamente, l’uso eccessivo della forza da parte di Israele, ma dall’altra anche la responsabilità di Hamas. Israele, che non ha agito di sorpresa, lo aveva detto: “Se continuerete ad attaccarci, se romperete la tregua, colpiremo duramente”. Israele forse sta facendo il lavoro “sporco” anche per conto di quel vertice dell’Autorità nazionale palestinese che a parole condanna naturalmente quanto sta accadendo e chiede a Israele di fermarsi ed al mondo di intervenire, ma dall’altra, in fondo, sapeva di non potere risolvere da sola la situazione. Ma non soltanto il vertice dell’Autorità palestinese: anche Stati arabi come Arabia Saudita, Egitto e Giordania. Perché non temono solo la continua esplosione di violenza nella Striscia di Gaza, ma temono il contagio e temono soprattutto che questo significhi un tentativo dell’Iran di condizionare la vita politica della regione con Hezbollah in Libano e con Hamas in Palestina, allungando i propri tentacoli sul Mediterraneo. Questo lo temono come la peste.

    D. – Israele, in pieno clima elettorale, ha ammassato truppe di fanteria e blindati lungo il confine con Gaza. Scatterà l’offensiva di terra?

     
    R. – E’ possibile una operazione di terra, ma non un’operazione di ri-occupazione - io credo – anche perché l’Ingelligence lo sconsiglia in tutti i modi; ma un’operazione mirata per cercare di neutralizzare i cespugli di missili che vengono lanciati ogni tanto contro le vicine città israeliane. A meno che non vi sia da parte di Hamas – ma non se ne colgono segnali – l’intenzione di fare un passo indietro.

     
    E sulla situazione umanitaria a Gaza ascoltiamo Claudette Habbash, direttore di Caritas Gerusalemme, al microfono di Federico Piana:

    R. - A Gaza c’è una situazione drammatica, piovono continuamente bombe e adesso sono più di 1500 le persone ferite che devono ricevere assistenza sanitaria ma a Gaza ci sono solo 1400 letti; allora gli ospedali lanciano appelli per medicine e posti letto, per il sangue, per tutto. I bombardamenti continuano: poco fa, una moschea è stata completamente distrutta, come anche la casa vicina, e cinque fratelli e sorelle - della stessa famiglia - sono morti.

     
    D. – Di cosa hanno bisogno le persone che soffrono?

    R. – Hanno bisogno di urgenti interventi medici; tanti hanno perduto le mani, le gambe, e hanno bisogno di cure immediate. La loro situazione è molto difficile: non possono andare verso Israele, verso l’Egitto, verso la Giordania e non sono potuti uscire neanche di casa.

     
    D. – Possiamo raccontare anche quali sono le difficoltà degli operatori umanitari come voi, che stanno sul campo e cercano di aiutare queste persone?

     
    R. – Il nostro centro medico è aperto per rispondere alle urgenze. Adesso abbiamo tre dottori che lavorano e aiutano tutti quelli che hanno bisogno; per gli altri servizi è invece difficile. Il nostro ambulatorio mobile non può lavorare.

     
    Sulla situazione ascoltiamo infine mons. Antonio Franco, nunzio in Israele e delegato apostolico a Gerusalemme e in Palestina. L’intervista è di Federico Piana:

    R. – Purtroppo si assiste, spettatori inermi, con tanta tristezza nell’animo perché questa escalation di violenza rimette di nuovo tutto in questione per quanto riguarda queste aspettative che si erano create di un certo progresso nei negoziati. Certo la questione di Gaza è particolare perché c’è una divisione anche tra i palestinesi: è un gruppo, Hamas, che praticamente è in conflitto anche con l’altra parte dei palestinesi. Anche qui, a Gerusalemme, c’è un certo nervosismo, si percepisce nella popolazione araba una certa reazione psicologica emozionale a tutta questa violenza e a questi morti che stanno aumentando giorno dopo giorno.

     
    D. – Che cosa potrebbe fare la comunità internazionale, di più di quello che sta facendo?

     
    R. – Ci vuole anche, ad un certo momento, che si arrivi alla possibilità di soccorrere le vittime civili; credo che ci siano delle possibilità maggiori da parte della comunità internazionale di agire per ottenere che ci sia un’azione più immediata, per raggiungere le vittime che sono quelle poi che soffrono le conseguenze di questi attacchi.

     
    D. – Come si può portare, a questo punto, la pace, secondo lei, in questo groviglio di odio e di violenza?

     
    R. – Non credo che ci siano ricette, soluzioni. La prima cosa sarebbe quella che ha chiesto anche il Santo Padre: che ci sia un’interruzione di questa violenza, si ritorni ai negoziati: ma ci vuole buona volontà da tutte le parti.

     
    D. – Non resta che la preghiera…

     
    R. – Veramente si sente l’impotenza di fare qualcosa sul piano pratico e quindi rimane la preghiera. Ma rimane quel senso di frustrazione, quel senso di angoscia per questa realtà sulla quale non si riesce ad incidere, non si riesce a fare niente di positivo.

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    Qualità della vita in Italia: Aosta prima, Caltanissetta ultima

    ◊   Aosta prima, Caltanissetta ultima: è questo il risultato della classifica 2008 sulla “Qualità della vita nelle province italiane” realizzata dal Sole 24 Ore e giunta quest’anno alla 19.ma edizione. L’anno scorso era sempre al nord, Trento, la città italiana dove si viveva meglio, e in Sicilia, Agrigento, quella che deteneva il primato negativo. L’indagine prende in considerazione sei macro-aree: tenore di vita; affari e lavoro; servizi, ambiente e salute; ordine pubblico; popolazione; tempo libero. Alessandro Guarasci ha intervistato il vicario della diocesi di Aosta, mons. Pietro Lovignana, e il co-direttore della Caritas di Caltanissetta, Giuseppe Parruzzo:

    D. – Mons. Lovignana, è reale quest’agiatezza della Valle d’Aosta?

     
    R. – In termini generali sì, anche se, in questi ultimi anni, noi riscontriamo - attraverso la Caritas - un incremento di richieste di aiuto, e quindi di famiglie che vivono in una situazione precaria. In parte si tratta di persone o famiglie immigrate recentemente, ma anche di famiglie comunque che sono nella nostra regione da parecchio tempo.

     
    D. – Resistono i valori morali per i quali la Valle d’Aosta era conosciuta, almeno fino a una decina di anni fa?

     
    R. – Purtroppo noi abbiamo degli indici molto negativi, sia dal punto di vista del matrimonio, sia dal punto di vista dell’interruzione della gravidanza. Recentemente è stata pubblicata una ricerca statistica fatta fra tutti gli studenti della nostra regione negli anni scorsi e vediamo che, dal punto di vista morale e religioso, la situazione dei nostri giovani è abbastanza preoccupante. Faccio un esempio: dai 13 ai 18 anni, da noi due ragazzi su dieci vengono in chiesa, dopo i 18 anni un ragazzo su dieci; mentre le medie nazionali sono quasi doppie.

     
    D. – Dunque una certa agiatezza economica sembra allontanare i giovani dalla frequentazione della Chiesa ...

     
    R. – Quest’agiatezza ha in qualche modo, forse, allontanato dalla serietà della vita, non soltanto dalla frequentazione religiosa ma, diciamo, dalla necessità di affrontare la vita anche da un punto di vista di conquista e di valori che in qualche modo permettano di rimanere in piedi.

     
    D. – Giuseppe Parruzzo, davvero Caltanissetta è una città così povera come emerge dall’indagine del “Sole 24 Ore”?

     
    R. – La cosa che veramente mi rattrista non è solo vedere quali sono queste difficoltà, che sicuramente ci sono nella nostra provincia e sono veramente forti: il discorso del reddito, dell’occupazione e così via. La cosa che mi rattrista è il fatto che si facciano le classifiche: il migliore, il peggiore, il più povero, il più ricco … E’ come se volessimo sempre avere l’idea di dividere questo mondo nei migliori e peggiori o nei più poveri e i più ricchi …

     
    D. – Comunque, quali sono le specificità, le qualità positive della vostra città, che però non emergono da questa indagine?

     
    R. – Abbiamo tanto cuore, in questa nostra città, prima di tutto. Siamo stati sempre stimolati dal nostro vescovo a fare sempre tanto, a fare sempre meglio, e devo dire che le nostre specificità sono proprio quelle di cercare di far sì che nessuno manchi almeno del necessario. Non è facile. Noi, per esempio, come Caritas abbiamo attivato il micro-credito: c’è una banca che in un momento di crisi ci ha messo a disposizione 250 mila euro, e noi facciamo dei prestiti a interesse zero.

     
    D. – La pastorale familiare sta dando dei risultati positivi, a Caltanissetta?

     
    R. – Devo dire di sì. La pastorale familiare in questo si è impegnata facendo anche una pastorale per i separati, per esempio, per i divorziati e oltre questo ha proprio instaurato un servizio psicologico per le coppie in crisi. Questo devo dire che ha dato degli ottimi risultati.

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    Nuovo barcone con 150 immigrati al largo di Lampedusa

    ◊   E’ sempre emergenza al centro di prima accoglienza di Lampedusa: 1560 gli immigrati ancora ospitati nella struttura, tra questi – secondo Save the Children – 196 minori. Mentre il barcone con circa 150 immigrati a bordo, segnalato ieri a 80 miglia a sud dell’isola si trova al momento in acque di competenza maltese. Intanto secondo il ministro della Difesa La Russa la linea dura chiesta dalla lega contro la Libia, accusata di non rispettare gli accordi sul controllo delle coste, “non serve a niente: verso Tripoli occorre pazienza”. Ma le mete dei viaggi della speranza non sono solo italiane, riguardano l’intera area mediterranea. Lo conferma al microfono di Paolo Ondarza, Gabriele Del Grande, direttore dell’Osservatorio sulle vittime dell’immigrazione Fortress Europe:

    R. – La frontiera mediterranea interessa principalmente Italia, Grecia e Spagna, quindi Canarie, Lampedusa, isole del Mar Egeo. Ricordiamo che la metà delle persone che sbarcano a Lampedusa sono pesrone in fuga dalla guerra civile in Somalia o dalla dittatura eritrea, o dall’Etiopia o dal Darfur. La vera emergenza sicuramente è il soccorso in mare, la vita che queste persone rischiano in mare. A questo proposito bisogna riconoscere il lavoro di salvataggio svolto dalla nostra guardia nel canale di Sicilia.

     
    D. – Parlavamo di emergenza in relazione alle condizioni in cui si trovano a viaggiare i numerosi immigrati che quotidianamente sbarcano; ecco, troppi di loro non ce la fanno…

     
    R. – Noi siamo andati a contare il numero delle vittime documentate sulla stampa internazionale; quindi si tratta di una cifra assolutamente approssimata per difetto. Ebbene, dall’ ’88 ad oggi, ormai 13 mila persone hanno perso la vita lungo le frontiere europee; dico almeno, perché potrebbero anche essere 10 volte di più. Non abbiamo nessuna notizia di quanti naufragi fantasma sono avvenuti nel mezzo del Mediterraneo: spesso sono avvenuti senza che nessuno lo sapesse; spesso succede che i pescatori ritrovano corpi in mare: questo mare – che storicamente è un mare di pace – è diventato di fatto un grande cimitero.

     
    D. – Ma l’Europa perché non è pronta ad accogliere?

     
    R. – Ma in realtà la politica europea è molto contraddittoria: con una mano si chiudono le frontiere, con l’altra invece si chiede l’ingresso di migliaia e migliaia di lavoratori stranieri. L’immigrazione non è un’emergenza: l’immigrazione è un bisogno demografico, economico dell’Europa. Le politiche che però si attuano, creano poi fenomeni di clandestinità; pensate che in Europa – stima la Commissione Europea – vivono attualmente tra i 6 e gli 11 milioni di migranti senza documenti. La legge sull’immigrazione è fondamentalmente irrazionale, illogica, distante dalla realtà, perché è evidente a tutti che nessuna persona dotata di buon senso assumerebbe mai uno straniero dall’altro lato del mondo senza averlo prima mai visto né conosciuto, eppure la legge prevede che avvenga così.

     
    D. – Quindi in che senso andrebbe rivisto, riscritto l’approccio nei confronti dell’immigrato?

     
    R. – Bisognerebbe evidentemente investire di più sul Mar Mediterraneo, creare le condizioni perché le persone possano rimanere anche a casa loro, e allo stesso tempo fare in modo di creare maggiore mobilità, far venire le persone non con il requisito del contratto di lavoro ma con dei visti per ricerca di lavoro, creare anche delle situazioni perché la domanda e l’offerta di lavoro si incontrino. Questo fondamentalmente dovrebbe essere l’obiettivo delle politiche europee, che in realtà in questo momento cercano di armare le polizie degli Stati della riva sud del Mediterraneo per combattere questo fenomeno: guardiamo quello che succede con la Libia, i vari governi di destra e di sinistra italiani hanno chiesto alla Libia di bloccare le partenze verso Lampedusa, verso la Sicilia. La Libia qualcosa sta facendo, ma nessuno parla dei 50 mila migranti arrestati, detenuti in condizioni veramente disumane, ogni anno, nelle carceri libiche, a volte abbandonati in pieno deserto, lungo la frontiera; sono storie veramente allucinanti che avvengono a poche miglia da casa nostra, con finanziamenti italiani, con finanziamenti europei.

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    Migliaia di giovani a Bruxelles per l'Incontro europeo della Comunità di Taizé

    ◊   Al via oggi a Bruxelles il 31.mo “Incontro europeo dei Giovani” animato dalla Comunità di Taizé. Al raduno ecumenico partecipano oltre 40 mila giovani, provenienti da vari Paesi europei e da altri Continenti. Questa nuova tappa del “Pellegrinaggio di fiducia sulla terra” fa seguito ad un recente incontro svoltosi a Nairobi, in Kenya, e si inserisce nel cammino spirituale avviato nel 1978 a Parigi da Frère Roger, fondatore della Comunità. Si tratta di un itinerario alimentato dalla speranza di costruire una società migliore, come spiega al microfono di Amedeo Lomonaco, frère Richard, della comunità di Taizé, raggiunto telefonicamente a Bruxelles:

    R. – I giovani hanno una grande speranza di costruire un futuro diverso. In questi tempi di crisi, anche molti di loro che hanno completato gli studi senza avere certezze per l’avvenire, sono arrivati a Bruxelles per trovare nella preghiera, nel silenzio, un nuovo slancio. Uno slancio per poi superare questi problemi. Qui a Bruxelles c’è una meravigliosa accoglienza delle parrocchie, delle comunità ecclesiali: loro sperano, e lo speriamo anche noi come fratelli, che l'aiuto fraterno possa contribuire a costruire questo avvenire.

     
    D. – Come si articola l’incontro di quest’anno e verso quali temi convergono i momenti di preghiera, di riflessione?

     
    R. – Quella di quest'anno è una nuova tappa del ‘Pellegrinaggio di fiducia sulla terra’. Prende spunto dal recente viaggio in Kenya di Frère Alois, priore della nostra comunità. Il priore si è recato nel Paese africano a fine novembre. In occasione dell'incontro dei giovani africani, ha portato la ‘Lettera dal Kenya’. Nel documento ha affrontato temi che verranno ripresi in questi giorni a Bruxelles. La prima riflessione è: ‘Di che sorgente viviamo noi cristiani e come possiamo liberare le sorgenti vive che sono dentro di noi?’. Poi c’è un’altra domanda: ‘Come non subire passivamente gli avvenimenti ma, nella forza dello Spirito Santo, avere la responsabilità della propria vita?’. C’è poi ancora un’altra domanda al centro anche del nostro incontro di Bruxelles: ‘Come andare sempre oltre ciò che siamo già riusciti a fare?’ Bisogna infatti comprendere che Dio è sempre più grande di noi. Vorremmo anche poter seguire questo cammino di un superamento di noi stessi per vivere più in comunione con Cristo.

     
    D. – L’incontro risponde alla vocazione europea di Bruxelles. Si può realmente costruire l’Europa della fiducia anche in questo momento dominato da grandi incertezze?

     
    R. – Sì, perché qui a Bruxelles una parte della riflessione si riferisce proprio alla Costituzione europea; c’è un messaggio all’Unione Europea che è stato pubblicato anche in nome dei giovani. Per partecipare a questo incontro ci sono giovani non solo dei Paesi dell’Unione Europea. L’obiettivo è di cercare insieme il modo di costruire un’Europa aperta anche agli altri popoli.

     
    D. – Quale atmosfera si respira oggi a Bruxelles e quale messaggio trasmettono i giovani?

     
    R. – Sono felici, cantano, sono sempre molto contenti di incontrare coetanei di altri Paesi. E’ bellissimo vedere anche quanti si conoscono, quanti sono amici pur provenendo da Paesi molto lontani. Questo incontro cerca proprio di ricreare una rete di relazioni, di relazioni anche cristiane improntate sulla fiducia.

     
    D. – Nel messaggio rivolto ai giovani che partecipano a questo incontro ecumenico della comunità di Taizé, il Papa esorta proprio ad avere fiducia, a non avere paura, a lasciare che i cuori si dilatino, si allarghino. Si vedono, nei giovani, la voglia e la capacità di migliorare la società?

     
    R. – Certo, perché questi giovani devono trovare nuovi modi di vivere insieme, di creare qualcosa di forte, di bello. L’incontro li prepara proprio a prendere delle responsabilità quando torneranno nei loro Paesi. Questo è l’unico modo per migliorare la società.

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    Chiesa e Società



    Spente a Betlemme le luci di Natale in segno di lutto per la situazione a Gaza

    ◊   “Quello che sta succedendo a Gaza è inaccettabile per qualsiasi cristiano”. E’ quanto ha dichiarato al quotidiano Avvenire, padre Marwan della Custodia di Terrasanta, annunciando lo spegnimento delle luci natalizie a Betlemme che, dopo tanto tempo, si era riempita di pellegrini e turisti. Mercoledì scorso, per la messa di mezzanotte, erano stati accesi sulla piazza della mangiatoia sia l’albero di Natale che la grande cometa: un allestimento costato sette anni di trattative tra francescani e ortodossi. “La nostra gioia è durata troppo poco – ha detto padre Marwan – abbiamo rinviato le feste dell’Azione Cattolica e con i bambini. Abbiamo lasciato illuminata solo la Croce e resterà tutto al buio finché su Gaza non finiranno i bombardamenti”. Intanto da Gaza, il parroco della Santa Famiglia, padre Manuel Mussallam, ha detto alla Misna che la chiesa è intatta ma la scuola delle suore del Rosario, distante solo pochi metri, ha riportato alcuni danni per la caduta di un razzo. "La deflagrazione ha fatto esplodere tutte le finestre delle aule ancora piene di alunni - ha aggiunto il religioso - alcuni bambini hanno riportato lievi ferite a causa dei vetri. Subito dopo si sono barricati nei locali del Convento con le suore finchè non sono arrivati i genitori a riportarli a casa".(B.C.)

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    Cresce il bilancio delle vittime del colera in Zimbabwe

    ◊   L’Organizzazione Mondiale della Sanità ha aggiornato il bilancio delle vittime del colera in Zimbabwe. Secondo le ultime stime, i morti sono 1.564 e i casi sospetti oltre 29 mila. Solo alcuni giorni fa, è giunto nel Paese africano il primo aereo cargo dell'Unicef con scorte mediche d'emergenza per il colera ma la situazione sanitaria è gravissima: i principali ospedali hanno chiuso, mancano i farmaci e le attrezzature. Accanto al colera aumenta anche il numero dei bambini malnutriti, nel 2008 – denuncia Save the Children - si registra un incremento di oltre il 60% rispetto al 2007. Cinque milioni di persone, il 50% della popolazione, hanno bisogno di aiuti alimentari per sopravvivere e per il mese di gennaio mancano almeno 18 mila tonnellate di cibo. (B.C.)


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    Danni in Bolivia, Colombia e Brasile per le alluvioni

    ◊   Dopo le intense precipitazioni di febbraio che avevano provocato oltre 60 vittime, in Bolivia è di nuovo emergenza. A rischio – riferisce la Misna – i dipartimenti di Cochabamba, Santa Cruz e La Paz dove si registrano smottamenti, straripamenti di fiumi e crolli di ponti. Allerta anche in Brasile dove la protezione civile ha annunciato l’evacuazione di 67 mila persone a Rio de Janeiro, ci sarebbero vittime ma non è stato reso noto alcun bilancio ufficiale. Dodici i comuni dello stato di Rio che sono in stato di emergenza. Disagi e vittime anche in Colombia dove le massicce precipitazioni che si abbattono dalla metà di settembre hanno provocato 70 vittime e oltre un milione di disastrati. (B.C.)

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    Cuba: dopo 50 anni cinque vescovi celebrano la Messa di Natale nelle carceri del Paese

    ◊   A cinquanta anni dal trionfo della Rivoluzione cubana alcuni sacerdoti, tra cui cinque vescovi, hanno potuto per la prima volta, nella cornice del lavoro della pastorale carceraria, celebrare la Santa Messa in diversi carceri di Cuba la mattina del 25 dicembre scorso. Oltre a quelle celebrate dall’arcivescovo dell’Avana, cardinale Jaime Ortega presso l’istituto “Combinado del Este” e dal suo ausiliare mons. Juan de Dios Hernández nel penitenziario de “La Condesa”, altri riti eucaristici nelle prigioni sono stati celebrati anche dai vescovi di Santiago di Cuba, Santa Clara e Camagüey. Padre Félix Hernández, che ha accompagnato, insieme con alcuni seminaristi, il cardinale Jaime Ortega al più grande carcere cubano nei pressi della capitale, racconta delle cortesie delle autorità del penitenziario e soprattutto descrive “l’immensa gioia dei 17 detenuti che un po’ sorpresi hanno presso parte alla Messa. Una pianola elettrica è servita, con l’aiuto dei seminaristi, ad interpretare alcuni canti natalizi”, ha aggiunto il sacerdote che da quasi 20 anni lavora con i carcerati e poi ha osservato: “Sono passi che vanno nella direzione di migliorare l’assistenza spirituale nel mondo delle carceri. Anche noi dobbiamo trovarci in condizioni dir rispondere a questa nuova sfida. Questo Natale 2008 sarà per tutti noi, che lavoriamo nella pastorale carceraria, una data indimenticabile: per la prima volta in quest’ultimi cinquanta anni - ha rilevato in una dichiarazione alla rivista digitale ‘Palabra Nueva’ – abbiamo potuto celebrare il Natale in diverse carceri del Paese”. Alla fine della Messa il cardinale Ortega ha parlato a lungo con i reclusi consegnando loro come piccolo dono, alcune stampe del Bambin Gesù e della Madonna della “Caridad del Cobre”, patrona di Cuba. Padre Félix Hernández ha commentato questi momenti dicendo che sono stati “brevi ma intensi e in molti dei presenti l’emozione ha fatto scorrere qualche lacrima. Vivere l’esperienza di Dio che si fa uomo e che condivide anche la condizione del carcerato”, ha aggiunto, “è qualcosa di meraviglioso”. Va ricordato che nel mese di luglio del 2007, qualche settimana dopo la V Conferenza generale degli episcopati dell’America Latina, la capitale cubana ha ospitato l’Assemblea ordinaria del Consiglio episcopale (Celam); nell’incontro delle nuove autorità dell’organismo di coordinamento ecclesiale con le autorità dell’isola, si è parlato proprio della pastorale carceraria. In concreto, in quella occasione sono state chieste misure che consentissero uno svolgimento del lavoro pastorale con meno ostacoli e rallentamenti burocratici. Ciò che è accaduto, dunque, può rientrare in quella “grande speranza che ci porta Gesù”, come ha detto il cardinale Jaime Ortega nel suo messaggio natalizio 2008; “speranza che non riguarda l’attesa di miglioramenti personali e sociali che quasi sempre si risolvono nell’ordine materiale. In queste ore, scrive il porporato, ci diciamo: ‘spero che il prossimo anno sia migliore’, e quest’attesa somiglia a quella impaziente di chi aspetta il treno o l’autobus. Avere speranza in Dio, ha spiegato, è tutta un’altra cosa. Questa speranza ci ricorda che Dio ci ama, che per amore si è fatto uno di Dio per morire sulla croce, e che è vivo, che ha vinto sulla morte, e che oggi e sempre è presente nella nostra storia. Questa è la vera speranza: Lui c’è, ci ama, e vive fra noi”. (A cura di Luis Badilla)

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    Famiglia e crisi economica: le preoccupazioni dell’arcivescovo di Santo Domingo

    ◊   “Occorre tenere sotto controllo la violenza e fare il possibile per aiutare i più bisognosi”, tenendo conto che “la priorità è famiglia”. Così ieri, nell’omelia della Santa Messa per la festività liturgica della Sacra Famiglia, l’arcivescovo di Santo Domingo e primate dell’America il cardinale Nicolás de Jesús López Rodríguez. Il porporato, come già fatto da diversi vescovi della Repubblica Dominicana, ha manifestato forte preoccupazione per le conseguenze della crisi economica ed ha chiesto alle autorità “di fare sempre di più per dare sollievo ai più poveri, in particolare fornendo loro il cibo necessario per la giornata”. Riponendo fiducia nella protezione del Signore e della sua Madre Santa, la “Vergine di Altagracia”, l’arcivescovo di Santo Domingo ha auspicato “un 2009 in cui le condizioni di lavoro e di vita possano migliorare dopo un anno molto difficile dal punto di vista economico e sociale”. “Dobbiamo chiedere al Signore pace e tranquillità” ha aggiunto, precisando che il mondo intero vive gravi difficoltà per via della crisi economica. “Abbiamo il diritto e il dovere - ha continuato - di chiedere di più e di meglio, in particolare per le famiglie, perciò dobbiamo pregare per i bimbi, per i giovani, per gli anziani e per tutte le famiglie della Repubblica Dominicana”. L’arcivescovo di Santo Domingo che, al termine della Messa, ha benedetto la delegazione della chiesa locale che prenderà parte al VI Incontro mondiale delle famiglie in programma dal 13 al 18 gennaio prossimo in Messico, ha poi rilevato la “pericolosità dello squilibrio economico”. Il porporato ha insistito sul fatto che non basta pensare che la crisi sia solo frutto di errori e di evoluzioni cicliche ma “va ricordato anche il peccato, l’egoismo, la corruzione e la prevaricazione”. In questa situazione, secondo il cardinale Nicolás de Jesús López Rodríguez, si deve vedere anche “l’allontanamento dal piano salvifico di Dio” che, a volte, possiamo ritrovare “nelle guerre, nella tentazione di dominio, nell’umiliazione degli ultimi”. Guardando le molte sfide future e alle feste di fine anno, l’arcivescovo dominicano ha lanciato a tutti “un invito per evitare lo spreco e ricordare che dopo le celebrazioni la vita riprende con un bastimento di ostacoli e problemi gravi”. “Il denaro va usato con responsabilità e cura” ha poi commentato il porporato che ha evidenziato come i negozi, durante questo periodo, siano stati pieni di persone che hanno comprato spesso anche cose non utili. Infine, il cardinale ha chiesto ai cristiani di “vivere secondo la legge di Dio, pregando costantemente per l’unità della famiglia, perché al suo interno ci sia il rispetto e l’ubbidienza e soprattutto regni l’amore”. (L.B.)

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    La crisi economica: tema comune nelle celebrazioni di Natale per anglicani e cattolici

    ◊   L’economia di mercato deve farsi guidare dalla morale. E’ uno dei passaggi – riportato dall’Osservatore Romano - dell’omelia dell’arcivescovo di Westminster, il cardinale Cormac Murphy-O’Connor, durante la messa di Natale. Il porporato, invitando a guardare alla nascita di Gesù come l’evento che ha cambiato la storia dell’umanità, ha cercato di relativizzare la crisi finanziaria che ha colpito le maggiori economie. Non ha mancato però di criticare le istituzioni finanziarie che hanno deluso milioni di persone, invitandole a non promuovere gli interessi di determinati gruppi ma a lavorare per il bene comune. “L’economia di mercato – ha precisato – funzionerà perfettamente solo se si ha un proposito morale sottostante”. Il tema è stato toccato anche dal primate anglicano Rowan Williams nel sermone di Natale nella cattedrale di Canterbury. L’arcivescovo ha contrapposto la concretezza della salvezza offerta da Dio all’umanità, per mezzo della nascita di Gesù, alle illusioni apparse nella storia per un ritorno all’età della prosperità. Il primate ha poi esortato i fedeli a offrire aiuto a quanti sono colpiti dalla crisi economica ed ha anche ricordato le sofferenze della popolazione palestinese. Un pensiero è stato rivolto pure allo Zimbabwe sempre più afflitto da una crescente povertà che ha le sue radici nella dilagante corruzione. (B.C.)

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    Messaggio di Bartolomeo I per il Natale "unica realtà contro le falsità e le illusioni"

    ◊   Le feste del Natale sono “l’unica risposta ai mali che affliggono il mondo”, schiacciato dalle falsità del mondo finanziario e dalle illusioni con cui vengono nutriti i giovani, vere e proprie “divinità secolarizzate”, “smentite” dalla storia. È quanto afferma Bartolomeo I, patriarca ecumenico di Costantinopoli, nel suo Messaggio natalizio inviato a tutto il mondo, ripreso dall'agenzia AsiaNews. “La nascita del nostro Signore – sottolinea nel Messaggio il patriarca - non ci promette una beata chimera o una astratta eternità, ma ci offre la possibilità della nostra partecipazione alla vita divina. In un mondo in piena crisi e confusione, queste parole intrise di verità suonano strane. Le speranze della maggior parte degli uomini, basate per lo più su verità e divinità secolarizzate, sono state smentite e umiliate. La personalità umana è stata schiacciata dalle statistiche, i sondaggi, i computer e la finanza: cose prive di contenuti. La natura viene continuamente offesa e l’ambiente soffre; i giovani sono stati illusi e si stanno ribellando, protestando per le ingiustizie del presente e l’incertezza del loro futuro. Un velo di buio avvolge il nostro pianeta e si ha l’impressione che si voglia nascondere il messaggio che viene da Betlemme”. “La Chiesa però - afferma Bartolomeo I - richiama tutti ad una più saggia riconsiderazione di tutto e ad una rivalutazione delle priorità che bisogna dare alla nostra vita, nel rispetto della persona e di Dio. E non smetterà mai di denunciare con voce forte, grazie anche alla sua millenaria esperienza, che il Bambino nato nel presepe di Betlemme è l’unica speranza per tutti, è la Parola e il compimento della vita, è la liberazione mandata dal nostro Dio per tutto il Suo popolo”. “L’incarnazione del Figlio di Dio – precisa il patriarca ecumenico – non è un fatto simbolico, come le incarnazioni professate da varie mitologie, ma è una realtà storica avvenuta in un momento storico ben definito. Questo fatto, l’incarnazione della Parola, ci dà la possibilità di superare i nostri limiti, non nel senso di un raggiungimento delle virtù , come proclamato dai filosofi greci, né con la serenità professata dal buddismo o da altri elementi di spiritualità orientali, quali il Karma o le reincarnazioni”. (R.P.)

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    Campagna della Caritas di Roma per i bambini del Congo

    ◊   “Lasciateci in pace! Siamo bambini” è la campagna promossa dalla Caritas di Roma a favore dei piccoli della Repubblica Democratica del Congo, spesso reclutati come soldati. L’iniziativa ha dato il nome ad una pubblicazione che raccoglie storie, disegni e fotografie realizzati da ex bambini-soldato congolesi e dai loro coetanei romani. Per i curatori del libro – si legge su Avvenire – si ritrova la testimonianza di “un’umanità ferita lasciata in balia della violenza e dell’indifferenza del resto del mondo”. Il ricavato della vendita del volume andrà a finanziare le attività della Caritas a Goma a favore dei più piccoli. Intanto la situazione resta critica nella Repubblica Democratica del congo e in particolare nella regione del Nord Kivu – ricordata dal Papa nel suo messaggio natalizio “Urbi et Orbi” – le scuole, infatti, sono chiuse e aumentano i casi di colera. Padre Mario Perez, direttore del Centro don Bosco di Ngangi, ha ricordato anche l’emergenza sfollati. Sono almeno 500 i bambini e 300 gli adulti che trovano aiuto e sostegno ogni giorno nell'istituto salesiano. (B.C.)

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    Pellegrinaggio a Roma di 600 responsabili degli Scouts e delle Guide di Francia

    ◊   E' iniziato oggi il pellegrinaggio a Roma di circa 600 responsabili degli Scouts e delle Guide di Francia. La visita alla Sede Apostolica desidera essere per capi scout e cappellani un tempo forte di vita personale e comunitaria, nonché di “rilettura” della fraternità scout nel cuore stesso della cattolicità. I dirigenti dello scoutismo francese rifletteranno in particolare sul modo di accompagnare i giovani adulti e sulla proposta di un progetto e di una responsabilità di vita significativa e condivisibile. Sono previsti incontri con ecclesiastici di Curia e laici impegnati, visite alla Sinagoga di Roma e alla Cappella Sistina. Il 1° gennaio il gruppo parteciperà alla Messa celebrata da Benedetto XVI nella Basilica Vaticana. Una liturgia eucaristica specialmente dedicata ai rappresentanti dello scoutismo cattolico d’Oltralpe sarà officiata il 2 gennaio nella Basilica Lateranense dal cardinale Renato Raffaele Martino, presidente del Pontificio Consiglio Giustizia e Pace. (R.P.)

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    Convegno a Palermo di Pax Christi in preparazione della Marcia della Pace di fine anno

    ◊   Si apre domani a Palermo il convegno di fine anno di Pax Christi sul tema “Pace e terre del Sud”, momento di riflessione e preparazione alla “Marcia della Pace” ospitata il 31 dicembre dal capoluogo siciliano. In un contesto ancora segnato dalle sofferenze e dai lutti degli anni ’80 e ’90, l’iniziativa desidera cogliere alcuni promettenti segni di speranza e di pace: l’associazionismo antiracket e contro l’usura, un’informazione libera da condizionamenti, le campagne di educazione alla legalità, le cooperative di servizi e di lavoro nelle terre confiscate alla mafia. Da esponenti di diversi settori della comunità palermitana emergeranno testimonianze sulla volontà di cambiamento e contributi sui temi della povertà, dell’immigrazione, dell’economia sostenibile. Una tavola rotonda conclusiva dal titolo “Segni di speranza in terre di mafia” riunirà don Luigi Ciotti (Associazione “Libera”), Rita Borsellino (Movimento “Un’altra storia”) e Nino Fasullo (della Rivista “Il Segno”), con il coordinamento di don Tonio Dell’Olio di Pax Christi. Al termine dei lavori, mons. Tommaso Valentinetti, arcivescovo di Pescara-.Penne e presidente di Pax Christi, presenterà la “Marcia della Pace 2008”, ispirata al Messaggio di Benedetto XVI per la Giornata Mondiale della Pace 2009. (R.P.)

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    Napoli: il pranzo di Natale dei poveri con il cardinale Sepe

    ◊   Quasi 300 persone hanno partecipato sabato scorso al tradizionale pranzo di Natale che si è tenuto al Palazzo arcivescovile di Napoli. Un banchetto organizzato ogni anno, da quando è arcivescovo della città, dal cardinale Crescenzio Sepe che – riporta Avvenire – ha aiutato i camerieri a servire ai tavoli. Un’iniziativa, realizzata anche in collaborazione con la Caritas, definita dal porporato come “un segno di predilezione per queste persone che sono i fratelli più amati”. Il cardinale Sepe ha anche auspicato altri gesti di solidarietà di questo tipo soprattutto per chi, ha ammonito l’arcivescovo, “se ne sta chiuso nelle proprie tenebre e non vuole aprirsi alla luce”.(B.C.)

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    Messa all’Ilva di Taranto 40 anni dopo la visita di Paolo VI

    ◊   Per ricordare la visita di Paolo VI, avvenuta nel Natale di 40 anni fa all’Ilva di Taranto - l’allora Italsider - ieri mons. Benigno Luigi Papa, arcivescovo della città pugliese, ha presieduto una celebrazione eucaristica indossando gli stessi paramenti sacri utilizzati da Papa Montini in quell’occasione. Nella sua omelia, il presule ha ricordato che la Chiesa “continuerà ad essere vicina al mondo del lavoro” e “alle sorti di vita di uomini e donne che hanno il diritto di trovare nel lavoro la possibilità di esprimere tutte le proprie personali potenzialità” . Il lavoro anche come “mezzo – ha detto mons. Papa - di santificazione personale e di partecipazione all'opera della redenzione dell'umana famiglia”. L’arcivescovo di Taranto ha poi invitato a non perdere la speranza nonostante la difficile situazione economica. La celebrazione ha chiuso il ciclo di iniziative nel 40.mo della visita di Paolo VI – ricordata anche ieri dal Papa all’Angelus - che ha visto la pubblicazione di un libro e la sua presentazione nella cattedrale tarantina. (B.C.)

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    Detenuti in preghiera per Eluana Englaro a Pordenone

    ◊   Prosegue la mobilitazione in favore di Eluana Englaro, la donna da 17 anni in stato vegetativo permanente. Oltre cento detenuti del carcere di massima sicurezza di Tolmezzo, vicino Pordenone, la zona della famiglia Englaro, hanno pregato per il rispetto di ogni vita, da quella di Eluana a quelle di tanti che vivono la stessa condizione di sofferenza. Il vescovo di Concordia-Pordenone mons. Ovidio Poletti – riferisce Avvenire – ha colto l’occasione della posa della prima pietra della casa “Madre della vita” per ragazze in difficoltà intenzionate a portare a termine la gravidanza, per sottolineare “l’ostinazione con cui si vuole arrivare ad una determinata conclusione” per la vicenda Englaro. Pur ribadendo “il pieno rispetto della dignità della persona” e la sofferenza e il travaglio della famiglia di Eluana, ha espresso il dubbio che l’interesse per questa vicenda sia dettato da “un progetto di carattere politico-legislativo di testamento biologico”. Il presule si è poi domandato “se siamo davvero preoccupati della sofferenza di questa persona o se ‘il caso’ viene strumentalizzato in funzione di altro”. (B.C.)

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    Ostia: Messa in memoria della donna e del figlio morti nel rogo della loro baracca

    ◊   “Spero che la morte di mio figlio e mia moglie servano perché nessuno debba più vivere in una baracca come la mia. Qualcuno ha detto che la colpa della loro morte è mia perché vivevo in una baracca, ma io ho un lavoro con un contratto regolare. Nonostante questo, non riesco ad avere un'abitazione decente”. E’ quanto ha detto Cristinel Verbuncu durante la Messa, organizzata ieri dalla Comunità di Sant’Egidio nella Chiesa Regina Pacis di Ostia. La benedizione è stata impartita da un sacerdote romeno-ortodosso. La moglie ed il figlio di Cristinel sono morti, venerdì scorso a Castel Fusano, in seguito ad un incendio provocato da un fuoco acceso per cercare di scaldare l’alloggio di fortuna fatto di legno e cartoni. La moglie Dorina era arrivata dalla Romania con il figlio di 3 anni per trascorrere le feste di Natale insieme con il marito, in Italia da diverso tempo. A Castel Fusano vivono circa 400 disperati, accampati in baracche fatiscenti e pericolose. (A.L.)

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    E' morto il filosofo Pietro Prini

    ◊   Si è spento la notte scorsa a Belgirate, in provincia di Novara, dov’era nato, il filosofo Pietro Prini: aveva 93 anni. ‘Esponente di un platonismo cristiano’, secondo una sua stessa definizione, fu influenzato in particolare dall'opera del filosofo esistenzialista francese Gabriel Marcel. Laureato in filosofia nel 1941 con una tesi su ‘Il problema dell'essere e delle categorie nella Teosofia di Antonio Rosmini’, partecipa alla Resistenza. Dal 1965 sino alla pensione insegna Storia della filosofia alla Sapienza di Roma. Nella capitale ha fondato e diretto la Scuola di Perfezionamento in Filosofia e di preparazione all'insegnamento della filosofia. Tra le sue opere sono da ricordare ‘Il paradosso di Icaro’ (1975), ‘L'ambiguità dell'essere’ (1989), ‘Storia dell'esistenzialismo da Kierkegaard a oggi’ (1989), ‘La filosofia cattolica italiana del Novecento’ (1990), ‘Il corpo che siamo’ (1991), ‘Il cristiano e il potere’ (1993), 'Lo scisma sommerso' (1998). (S.C.)

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    24 Ore nel Mondo



    Vittime civili in un nuovo attentato kamikaze in Afghanistan

    ◊   È di almeno due morti e di 18 feriti il bilancio dell'attentato compiuto a Charikar, vicino a Kabul, nella provincia afghana di Parwan, dove un terrorista suicida alla guida di un'autobomba si è fatto saltare in aria davanti a un ufficio del locale governatorato. Nell'esplosione è rimasto colpito anche un veicolo statunitense, che si è incendiato e che, secondo la fonte, era l'obiettivo dell'attentato. I due morti, ha aggiunto la fonte, sono civili afghani, mentre fra i feriti vi sarebbero forse alcuni “stranieri”.

    Iraq
    Un nuovo processo, il settimo, contro il deposto regime iracheno si è aperto oggi a Baghdad a carico di 24 imputati, tra cui Ali Hassan al-Majid, cugino del defunto presidente Saddam Hussein e noto come "Ali il Chimico", già condannato a morte due volte. Sono comparsi stamane 24 imputati (su un totale di 32), accusati di aver partecipato alla “persecuzione dei partiti religiosi” a partire dagli anni '70 fino alla caduta del regime nel 2003. Figurano anche l'ex vicepremier, Tareq Aziz, l'ex ministro degli Interni, Mahmud al-Ahmad, e i due fratellastri di Saddam Hussein, Watban e Sabawi al-Hasan, un tempo responsabili dei due principali servizi di sicurezza del Paese. Dall'oltre milione di pagine di atti processuali, redatte in base a oltre 700 testimonianze, emerge che il partito più colpito dalle persecuzioni dell'ex regime è stato ad-Dawa (l'Appello), formazione sciita per anni clandestina, a cui appartiene l'attuale premier, Nuri al-Maliki, e i cui membri sono stati arrestati e “liquidati” a centinaia tra gli anni '70 e '80. Un alto funzionario di ad-Dawa, Walid al-Hilli, ha stamani definito “storico” questo processo e ha ricordato che risale al 1980 il decreto dell'ex regime con cui si stabiliva la pena capitale per chiunque appartenesse, o fosse soltanto sospettato di appartenere, al partito sciita.

    Pakistan
    In Pakistan, è salito ad almeno 41 morti il bilancio dell'attentato compiuto ieri con un'autobomba nella valle di Swat, nella provincia di Frontiera del Nord-Ovest (Nwfp), all'interno del cortile di una scuola dove si stavano svolgendo le operazioni di voto per il rinnovo del locale consiglio provinciale. L'attentato è stato rivendicato in un messaggio diffuso via radio da Shah Dauran, considerato vicino al leader religioso talebano pakistano, Maulana Fazlullah.

    India-Pakistan
    Contatti sono stati avviati tra vertici militari pakistani e indiani per allentare la tensione tra i due Paesi. Lo riferisce il giornale pakistano The News, secondo il quale i direttori generali delle operazioni militari dei due Paesi si sono telefonati ieri. Da un paio di anni, da quando i due Paesi hanno ripreso normali contatti e prima che gli attentati di Mumbai raffreddassero i rapporti facendo parlare di guerra, i due responsabili militari si telefonavano settimanalmente ogni martedì. Ma la telefonata di ieri, secondo il giornale, “è stato un evento straordinario”. Secondo la fonte militare citata dal quotidiano pakistano, la telefonata è stata voluta da entrambi proprio per ridurre le tensioni e tentare di bloccare la spirale verso la guerra che ha colpito India e Pakistan nei giorni scorsi.

    Bangladesh
    Si sono ufficialmente chiusi i seggi nel Bangladesh, chiamato stamattina alle sue prime elezioni democratiche in sette anni. Oltre 81 milioni i bengalesi aventi diritto al voto. Due ore prima della chiusura dei seggi, oltre il 50% degli elettori aveva già votato e la Commissione elettorale nazionale pensa di raggiungere il risultato del 75% del numero dei votanti. Nonostante la chiusura, all'esterno dei seggi si sono formate lunghe code e le autorità hanno garantito a tutti la possibilità di esprimere il loro voto. Già stasera si procederà allo spoglio, ma i risultati potrebbero arrivare dopo qualche giorno.

    Somalia
    “Avevo promesso di restituire il potere se non fossi riuscito a riportare la pace, la stabilità e la democrazia in Somalia. Ho quindi deciso di restituirvi il potere”: con questa dichiarazione, resa al parlamento di transizione a Baidoa, il presidente somalo, Abdullahi Yusuf Ahmed, ha rassegnato stamani le sue dimissioni. Il potere ad interim passa al presidente del parlamento. Yusuf lascia sei mesi dopo gli accordi di Gibuti fra il governo e l’Alleanza per la ri-liberazione della Somalia, ai quali si sono opposte le Corti islamiche. E lo fa affermando che la comunità internazionale che aveva promesso maggiori aiuti per il popolo somalo non ha onorato la promessa. In Somalia, dove il caos e l’anarchia imperversano dal 1991, anno della destituzione del presidente Siad Barre, la situazione umanitaria è a livelli gravissimi. Sulle prospettive future sentiamo il vescovo di Gibuti, mons. Giorgio Bertin, amministratore apostolico di Mogadiscio:

    R. - Le prospettive sono quelle che i moderati del governo di transizione ed i moderati dell’opposizione rafforzino la loro alleanza e che la comunità internazionale sia disposta ad aiutarli. È probabile che nell’immediato, se veramente le truppe etiopiche si ritirano, ci sia un vuoto di potere e che allora si assista alla presa di potere, in diverse zone, di diversi gruppetti che si rifanno al movimento islamista radicale - ma che non sono uniti neanche loro - e in questo contesto potrebbero spuntare ancora dei “signori della guerra”. Bisognerà veramente vedere se i due gruppi saranno capaci di avere l’appoggio della comunità internazionale, dislocata nelle acque attorno alla Somalia a causa della pirateria. Potrebbe essere l’occasione perché la comunità internazionale si impegni di più.

     
    Dopo 36 anni, un ambasciatore USA in Libia
    È atterrato sabato sera a Tripoli Gene A. Cretz che, dopo 36 anni in cui la carica non è stata ricoperta, si insedia come nuovo ambasciatore degli Stati Uniti d'America in Libia. La rappresentanza diplomatica Usa nel Paese arabo è infatti stata riaperta solo nel 2004, ma senza ambasciatore e solo per occuparsi di questioni di carattere puramente commerciale. Da ieri mattina, invece, è nuovamente presente, con tutte le sue funzioni di rappresentanza, il nuovo ambasciatore americano che ha iniziato le normali procedure per il completo accreditamento presso il Governo libico. (Panoramica internazionale a cura di Fausta Speranza)
     
     
    Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LII no. 364

     
    E' possibile ricevere gratuitamente, via posta elettronica, l'edizione quotidiana del Bollettino del Radiogiornale. La richiesta può essere effettuata sulla home page del sito www.radiovaticana.va/italiano.

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